giovedì 30 dicembre 2021

La ricamatrice di Winchester (T. Chevalier)

Una "donna in eccedenza". Questa è la definizione che viene data alle classiche zitelle nell'Inghilterra degli anni '30. Violet è una "donna in eccedenza". Dopo aver perso il suo fidanzato a causa della guerra, dopo aver subito a lungo il suo status Violet decide di dare una scrollata alla sua vita andando anche contro i precetti dell'epoca. 

Non è semplice, sia chiaro, ma a 38 anni suonati, quando oramai per la società dell'epoca si è destinate ad essere in eccedenza per tutta la vita, Violet prova a cambiare il proprio destino e a lasciare un segno. Dopo aver trovato un lavoro come dattilografa a Winchester, la protagonista del libro di Tracy Chevalier cerca la sua strada all'interno di una delle realtà femminili più importanti dell'epoca: l'associazione delle ricamatrici della cattedrale. Ago e filo non hanno mai fatto parte della sua realtà eppure le cose possono cambiare. Così come può cambiare la tradizione che vede che ad interessarsi di un'altra realtà legata alla vita della cattedrale sia di unico appannaggio maschile (o quasi): la tradizione campanaria.

 

La prima parte del libro mi è sembrata decisamente lenta. 

Nella seconda parte ci sono delle evoluzioni che, però, non bastano per rendere la storia più frizzante al punto tale da farmi dimenticare tutta la lentezza precedente se non fosse per lo sprint finale che, a ben guardare, ho gradito.

Non sono riuscita proprio a capire, nella prima parte, che tipo di storia l'autrice volesse narrare. Tutto molto armonico e gradevole dal punto di vista stilistico ma a tratti eccessivamente descrittivo e pronto a perdersi su dettagli che nulla hanno dato, a mio parere, alla storia. 

Vengono toccati argomenti importanti (tanto più se si pensa all'epoca storica in cui la storia si snoda) come l'omosessualità, i pregiudizi nei confronti di chi è considerato sesso debole, combattere per trovare il proprio spazio in una società che di spazio ne intende concedere davvero poco... Vengono presentati personaggi dalla forte personalità: penso a Violet ma anche a Gilda che probabilmente eguaglia (se non supera) la stessa figura della protagonista. Ed anche la madre di Violet, a suo modo, è una donna forte.

I personaggi maschili onestamente mi sono sembrati piuttosto fumosi. Lo è Arthur, un uomo che non sono ben riuscita a decifrare ma che mi avrebbe fatto piacere conoscere più a fondo anche in funzione del ruolo che assume negli sviluppi della storia. Un personaggio dalle grandi potenzialità, secondo il mio parere, ma non adeguatamente approfondito.

E poi Jack: mi è sembrata una figura buttata nel mezzo della storia senza un perché... ma non dico altro per non spoilerare. 

Il finale? Moderno. E per quanto mi riguarda soddisfacente. Un finale diverso avrebbe sminuito l'intento dell'autrice. Parere personale, ovviamente.

Tirando le somme, un libro che consegna al lettore la storia di una donna che si fa largo nel mondo a modo suo, e questo mi piace. Poteva avere più slancio, però, soprattutto dando più spessore ad alcuni personaggi ed evitando alcuni dettagli inutili. Violet è una donna che mi piace anche se, tra una pagina e l'altra, commette delle ingenuità. A ben guardare, però, quale persona nell'arco della sua vita non lo fa?
 
Ps. bella copertina!
***
La ricamatrice di Winchester
Tracy Chevalier
Neri Pozza Editore
287 pagine
18.00 euro copertina flessibile

mercoledì 29 dicembre 2021

Caraval (S. Garber)

Pronti per un viaggio in un mondo magico?

Iniziamo col dire che Caraval è un bel volume, voluminoso, importante e piacevole da tenere tra le mania ma... scomodo da portare in giro in borsa come sono abituata a fare io. Il vantaggio di avere un libro voluminoso con copertina rigida tra le mani nel mio caso viene bilanciato dalla difficoltà di portarmelo in giro. Ma... in questo periodo non è stato un gran problema visto che durante la pausa natalizia sono stata quasi sempre a casa per cui...

Posta tale premessa devo dire che il libro di Stephanie Garber mi incuriosiva molto per averne sentito parecchio parlare in giro. Io non sono una grossa estimatrice di fantasy ma l'ho letto comunque con piacere perchè avevo bisogno di qualche cosa che mi permettesse di andarmene sulle ali della fantasia.

Mi sono trovata all'interno di un gioco che, lo ammetto, ho fatto un po' fatica a comprendere. 

Quello che non ho fatto fatica a comprendere, invece, è lo stato d'animo delle due protagoniste, due sorelle orfane di madre e segregate (è proprio di questo che si tratta) da un padre che non si risparmia dall'usare maniere forti per imporre le sue regole. Non che siano chiuse all'interno di una torre, in uno scantinato o in una camera ma, di fatto, è così che si sentono viste le limitazioni che l'uomo impone e le punizioni che infligge se ci si azzarda a fare di testa propria.

Prima, primissima figura che ho odiato fin da subito: il padre! Non ho capito il perché di un atteggiamento tanto violento, come se vivesse una continua sfida con le figlie che dovrebbe amare e proteggere più di sé stesso. Proprio la voglia di allontanarsi da questo padre tiranno è il sogno che lega le due ragazze anche se con modalità differenti: Rossella è più sognatrice, è certa che ci sia una via di fuga a portata di mano; Donatella è la più impulsiva delle due, pronta ad evadere lasciandosi andare alle tentazioni quotidiani e a seguire il suo istinto senza farsi troppe domande. 

Le due ragazze sognano da sempre di vivere nel magico mondo di Caraval: un vero e proprio spettacolo itinerante e senza tempo, carico di mistero e di fascino con personaggi leggendari. Nel momento in cui arriva l'invito al tanto desiderato gioco (arriva molto in fretta, a dire il vero) le due ragazze si troveranno catapultate in un gioco in cui niente è come sembra, dove tutto può essere il contrario di tutto e dove il tempo scivola via tra le dita ad una velocità impressionante. 

Ben presto le due giovani si perdono e Rossella ha 5 giorni di tempo per ritrovare sua sorella facendo attenzione, lungo il cammino che la porterà a lei, a tutto ciò che le capita attorno.

Seconda cosa che ho odiato? Rossella/Donatella - Sella/Tella... Rossana/Rossella... nomignoli, diminutivi, nomi che si somigliano mi hanno fatto impazzire ma probabilmente è un mio limite.

Quello che viene proposto dall'autrice è un mondo fatto di mistero e di magia, di personaggi che interpretano un ruolo ben preciso e che non si riesce a capire fino alla fine se siano veri oppure no. Realtà o finzione? Per quasi tutto il racconto si propende per la finzione, nella certezza che sia tutto un gioco. Ma fino a che punto? Il sangue che scorre, fino a che punto fa parte del gioco? Le privazioni, i contrasti, gli scontri, fino a che punto sono frutto dell'immaginazione?

Rossella e Donatella che da tanto tempo desideravano vivere l'esperienza di Caraval si trovano, in due parole, invischiate in un gioco più grande di loro con personaggi difficili da decifrare e, soprattutto, con una "missione" che ho davvero fatto fatica a capire. Vincere il gioco per vincere un desiderio. Ok. Ma come si vince il gioco? Qual è, sostanzialmente, questo gioco? Cercare indizi per ritrovare Donatella? E, una volta ritrovata, tutto finisce così? E se Donatella non la ritrovasse mai? E se non la ritrovasse in vita? Sarebbe morta davvero? Oppure...

Tanti i cambiamenti di fronte: ho avuto l'impressione di entrare in un tendone delle meraviglie e di trovarmi davanti a tante, tantissime porte magiche che portavano in direzioni differenti ma pur sempre all'interno di quel tendone.

Per gli amanti del genere è una lettura da non perdere, per chi vuole approcciarsi ad un genere che faccia davvero volare con la fantasia è la storia giusta tenendo conto, però, che non è un volume autoconclusivo. 

Per quanto mi riguarda il mio è un sì senza troppo entusiasmo perché mi sono trovata a fare i conti in più punti con delle serie perplessità.

Non so se ho voglia di leggere il seguito, sono sincera... vedremo.
***
Caraval
Stephanie Garber
Rizzoli editore
430 pagine
18.00 euro copertina rigida - 14.00 euro copertina flessibile - 6.99 kindle

lunedì 27 dicembre 2021

L'isola di Arturo (E. Morante)

Ci ho messo un po' a leggere il libro di Elsa Morante L'isola di Arturo. Arrivato in casa nostra come lettura mensile assegnata a mia figlia dall'insegnante di italiano, mi sono lasciata andare al suo richiamo e l'ho letto anche io.

È uno di quei libri che avevo in mente da tempo ma che mi spaventavano un po'.

E devo dire che, in effetti, la lettura non è stata propriamente scorrevole per via di uno stile d'altri tempi che ha richiesto un po' prima che entrassi appieno nella storia. Ci ho messo molto tempo a leggerlo e l'ho alternato con altre storie più leggere e scorrevoli, devo ammetterlo. Posso immaginare la difficoltà di un'adolescente come mia figlia che, in effetto, non è per niente attirata dalla storia di Arturo.

Mi sono trovata tra le mani quelli che definirei un libro di formazione che ha per protagonista un bambino, prima, e un adolescente poi assieme ad un'isola. L'isola di Procida è parte imprescindibile del racconto: un mondo che allontana i suoi abitanti da tutto il resto, che sembra bastare loro (e ad Arturo in particolare) per avere tutto ciò di cui si ha bisogno. Eppure è un mondo chiuso, una limitazione geografica che Arturo non ha scelto ma che subisce.

La trama è nota a tutti: la storia di Arturo è quella di un bambino che cresce in una situazione familiare particolare. Orfano di madre e con un padre spesso assente si troverà a vivere sotto lo stesso tetto di una giovanissima matrigna. Una convivenza non semplice e che lo porterà a fare delle scelte importanti

Siamo nell'anno  1938. Arturo Gerace, orfano di madre, morta nel darlo alla luce, vive in una solitudine che gli basta. Questo, almeno, è quello che crede. Non ha amici, ha una famiglia molto particolare con un padre assente ma la cui figura lo illumina ogni volta: Arturo ha un atteggiamento adorante nei confronti di suo padre e questo lo lega indissolubilmente a lui nonostante tutto. Eh già, dico nonostante tutto perché a mio parere quella del padre non è una figura positiva. Pur essendo il suo unico vero legame con le sue radici, quell'uomo mi ha destabilizzata in moltissime occasioni con il suo comportamento di sufficienza nel confronti di un figlio per il quale ogni tanto ha degli slanci d'affetto che sembrano riempire la vita di quel ragazzino ma che, più spesso, ha un atteggiamento di indifferenza assoluta.

Eppure Arturo ama quell'uomo e ne assorbe tutta l'energia tanto da metterlo sempre e comunque al primo posto e considerarlo come esempio.

Il romanzo trasmette moltissime emozioni. Mi è sembrato di avvertire sulla mia pelle quella solitudine che riempie il mondo di Arturo, la gelosia che prova nel crescere e che è il sentimento dominante per tutto il racconto anche quando lui non se ne rende conto, così come il disagio di trovarsi in situazioni che non riesce a controllare.

L'arco di tempo nel quale si consuma la storia è piuttosto breve e resta in sospeso la sorte di quel ragazzo che viene costretto dalle circostanze a fare una scelta che mai avrebbe preso in considerazione visto il suo legame morboso con l'isola. È lui stesso che, da uomo maturo ormai, racconta l'epoca della sua fanciullezza e giovinezza e lascia trasparire, nei suoi commenti, la sua maturità di oggi a fronte delle reazioni istintive di allora. Reazione che, a ben guardare, hanno segnato in maniera indelebile la sua vita in determinati frangenti.

L'unica figura femminile nel periodo della sua infanzia è quella di Immacolatella, una cagnetta con la quale entra subito in sintonia. Poi, nell'adolescenza, la situazione cambia ma l'assenza di una figura femminile, l'assenza di sua madre, inizia a pesare ogni giorno di più.

La sua solitudine è fatta di carenza di affetto, di gesti gentili, di manifestazioni di sentimenti che non vadano oltre lo scodinzolare della cagnolina e questa sua solitudine mi ha molto colpita. Così come mi ha colpita la sua capacità di crescere da solo, di maturare piano piano, strada facendo (anche commettendo degli errori) a fronte dell'assenza di una vera educazione. Non va scuola, non ha nessuno accanto che lo possa aiutare a crescere confrontandosi con qualcuno: mette a frutto gli unici strumenti che ha e che altro non sono se non il suo spirito d'osservazione, la sua personalità, i suoi sogni.

E mi ha colpita profondamente l'atteggiamento manifestato nei confronti delle donne sia da parte di suo padre che da altri personaggi secondari: i comportamenti riservati alle donne, all'unica donna della vita di Arturo e suo padre nelle more del racconto, mi hanno rattristata molto. Vedere, poi, che per Arturo quel modo di fare è stato l'unico esempio di come relazionarsi con l'altro sesso, senza un minimo di rispetto, di attenzione, di dolcezza mi ha rattristata ancora di più.

Bisogna tener conto dell'epoca storica in cui siamo, va bene, ma questo aspetto della vicenda - che domina gran parte della seconda sezione del libro - mi ha davvero rattristata. Per la ragazza che si trova alle prese con Arturo e suo padre ma anche per loro stessi che, secondo me, ne sono usciti decisamente impoveriti. 

Su tutto, domina la gelosia. Un sentimento dai colori forti che era inevitabile, secondo il mio parere, in una storia di questo tipo.  

Credo di poter dire che questo libro vada letto con la consapevolezza di avere per le mani un romanzo importante, non semplicissimo e non eccessivamente scorrevole ma capace di emozionare. Non so cosa dirà mia figlia se mai arriverà alla fine... ma per ora so che sta facendo tanta fatica, più di quanto non sia capitato a me soprattutto agli inizi quando la storia mi era sembrata dura a decollare.
***
L'isola di Arturo
Elsa Morante
Einaudi Editore
402 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 9.90 copertina rigida, 6.99 Kindle

mercoledì 22 dicembre 2021

Centoventotto (A. Mafessoni)

 

Andrea Mafessoni è un giovane autore coraggioso. 

Dico coraggioso perché propone una storia ed un personaggio che, secondo il mio parere, non sono per tutti ma per lettori che amano il mistero, il giallo ma soprattutto il coraggio. Mi riferisco al coraggio di una scrittura che sembra mordere attimi nella sua fugacità e che offre un personaggio non necessariamente simpatico ed empatico per un lettore tradizionale.

Rick – un giovane informatico milanese - non è un personaggio che si muove per accaparrarsi le simpatia dei lettori: questa è l’impressione che ho avuto nell’assistere alla sua evoluzione, nel tentare di seguire i suoi ragionamenti, le sue deduzioni. Mi è sembrato quasi una macchina, in alcuni passaggi, come se fosse privo di sentimenti e di emozioni. Si trova ad indagare attorno ad un omicidio con un atteggiamento di sufficiente, dando l’idea di una marginale partecipazione. È una sensazione che ho provato solo all’inizio del suo percorso investigativo, però, perché ben presto la situazione cambia.

Non è un personaggio eccessivamente impostato. Anzi, i suoi comportamenti in più punti mi hanno lasciata un po’ interdetta. Probabilmente era proprio questo l’obiettivo dell’autore: colpire il lettore in modo originale e affatto scontato, usando quasi il suo personaggio come arma di “disturbo” se mi viene concesso il termine.

Molti i riferimenti all’ambiente informatico che è quello in cui vive e di cui si nutre il protagonista ma, a ben guardare, anche l’autore che con una terminologia precisa e puntuale dimostra di non aver inserito concetti a caso o per sentito dire.

La storia, in breve, si snoda attorno alla morte violenta di Claudio Moneta, dirigente della Mirror, azienda nella quale il protagonista lavora. Riccardo Senna, Rick per gli amici, si trova invischiato in una storia più grande di lui così come il lettore si trova tra le mani una narrazione particolare che non risparmia soprese e colpi di scena.

La mia non è una mente incline alla matematica, devo ammetterlo, ai sistemi binari, alle cifre, alle combinazioni eppure mi sono divertita nel leggere i tanti riferimenti al mondo informatico. Ho anche sorriso, in alcuni passaggi, mentre in altri mi sono chiesta se quello che trovavo scritto tra quelle righe fosse possibile oppure no.

Consigliato agli amanti del genere che amano sperimentare qualche cosa di atipico.
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Centoventotto
Andrea Mafessoni
0111edizioni
190 pagine
15.30 euro copertina flessibile - 4.99 Kindle  

martedì 21 dicembre 2021

La casa di tolleranza. Tre avventure del commissario Bordelli


 

Non conoscevo il commissario Bordelli se non per sentito dire ed ho iniziato da qui, da tre racconti che l’autore propone tornando alle origini della carriera di quel commissario di cui ha tanto parlato nella serie che lo hanno per protagonista.

Ho incontrato, così, un giovane vice commissario che, nel ’49, all’età di 39 anni, è in Pubblica Sicurezza da due. Porta nella mente e nel cuore ricordi di un recente passato che vorrebbe ma non può cancellare, di quella guerra che gli è rimasta appiccicata addosso e che ogni tanto fanno capolino tra i suoi pensieri. Ho subito visto in lui un uomo sensibile, buono, acuto, pronto a mettersi in gioco per arrivare alla verità anche quando ha per le mani qualche cosa di diverso da un caso ufficiale passato per i fascicoli depositati sui tavoli delle forze dell’ordine.

Nel primo racconto, quello che poi ha dato il titolo al libro – La casa di tolleranza – Bordelli (simpatico l’abbinamento tra Bordelli e casa di tolleranza) conosce una giovane donna che presta servizio in quel posto. Nella casa di tolleranza deve fare dei controlli ma l’occasione gli apre le porte di un’amicizia profonda con Rosa, che poi apparirà anche nel secondo racconto ambientato sempre a Firenze ma 9 anni dopo. Bordelli si trova ad indagare su un caso che, in partenza, un caso non è ma è il frutto di dubbi legati ad una misteriosa presenza. Curioso ma anche voglioso di fare chiarezza il vice commissario usa tatto, discrezione ma anche grande acume per venire a capo di quel mistero.

Nove anni dopo Rosa è sempre presente ed il mistero arriva da un cimitero: una stranezza che porterà Bordelli a fare un viaggio indietro nel tempo in un periodo sgradevole che ancora gli brucia sulla pelle e che ha segnato in modo definitivo la vita di tante persone. È una storia di amicizia e tradimento, di soldi e di affetti, tanto dolore legato ai campi di concentramento e a tutto ciò che hanno comportato.

Nell’ultimo racconto siamo a Natale del 1966 quando Bordelli ricorda di essersi ritrovato, alla vigilia di Natale del ’43, con due sconosciuti a condividere ricordi: il più giovane, un ufficiale del San Marco di 20 anni, fiorentino come lui ed un certo Curzio Malaparte (inserito come omaggio alla sua persona ma frutto della fantasia dell’autore in questo contesto) che era sulla Linea Gustav come ufficiale di collegamento presso l’Alto Comando Americano. Il primo ad evocare ricordi è proprio Bordelli che rammenta una grande amicizia di quando era un bambino ma che porta ancora nel cuore. Poi toccherà al ventenne raccontare degli aneddoti divertenti per chiudere con Malaparte che è stato testimone di storie terribili e ne racconta una, agghiacciante, che fa stringere il cuore.

Sono momenti di grande intimità tra persone che non si conoscono ma che si trovano a condividere l’esperienza della guerra ed ho apprezzato il modo in cui Vichi ha saputo rendere, con delicatezza, tematiche importanti.

Scritti in modo scorrevole, i tre racconti mi hanno fatto venire voglia di conoscere meglio questo personaggio di cui ho sentito tanto parlare ma con il quale solo ora ho preso confidenza. Sono contenta di aver scelto di iniziare da qui. Ci sono diverse avventure che lo hanno per protagonista e le cercherò, giusto per farmi un'idea di come è diventato quel giovane vice commissario.
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La casa di tolleranza. Tre avventure del commissario Bordelli
Marco Vichi
Guanda editore
pag. 252
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

giovedì 16 dicembre 2021

Un Natale indimenticabile (T. Ashley)

 

Classica storia natalizia, tanti buoni sentimenti e scontatissimo finale.

Un Natale indimenticabile è un libro che avevo immaginato di iniziare e finire nell'arco di un paio di giorni ma che si è trascinato, pagina dopo pagina, per più del previso. Non che non fosse scorrevole o scritto male ma... ho avuto l'impressione che la storia non arrivasse mai al dunque, che si "trascinasse", proprio questo è il verbo giusto, di pagina in pagina senza mai arrivare a quella svolta che prima o poi ci sarebbe dovuta essere. E che immaginavo fin dall'inizio. 

La trama è originale almeno nella parte iniziale ed ho subito pensato che promettesse bene poi, però, l'autrice si è persa.

Tabby finisce in carcere per un crimine che non ha commesso ma per il quale viene inchiodata dalla testimonianza di una persona della quale si fidava. Come se non bastasse, il suo ragazzo la lascia e non crede nella sua innocenza ma è fermamente convinto del contrario. 

Giunta all'ultimo periodo di detenzione, quando può continuare a scontare la pena a casa ma con il classico braccialetto di controllo, Tabby trova lungo il suo cammino un angelo che ha l'aspetto di una signora anziana. Mercy, questo, è il suo nome, non è un angelo inteso in senso spirituale (non si tratta di un fantasy in cui ci sono angeli con le ali) ma ha l'animo di un angelo. Sempre pronta a prendersi cura delle persone in difficoltà l'anziana donna tende la sua mano a Tabby tanto da ospitarla ed assumerla come assistente nell'azienda di famiglia che ha bisogno di nuove idee e nuova energia per potersi risollevare dopo un periodo di difficoltà.

La fiducia e l'affetto di Mercy non bastano, però, per abbattere del tutto il muro di diffidenza di Randal, nipote della dell'anziana donna, per un'ex galeotta. L'uomo, futuro amministratore dell'azienda di famiglia, è convinto che dietro a quegli occhi scuri ci sia la mente di una criminale pronte a truffare sua zia. La Marwood’s Magical produce decorazioni natalizie e Randal ha delle idee in testa per poter riconvertire la produzione: Mercy, però, è una donna decisa e, su consiglio di Tabby, non intende cambiare rotta semmai migliorare il migliorabile rendendo proprio la sua assistente una figura importante al suo interno.

Randal è sempre più scettico nei confronti di quella ragazza così particolare che non sembra essere affatto nelle sue corde. Eppure... tra un disastro e l'altro, tra una delusione ed una grande soddisfazione, le vite dei due si incrociano in maniera molto più intensa di quanto non potessero inizialmente pensare.

Il periodo natalizio è perfetto per il finale che è stato messo su carta dall'autrice, evoca la magia del Natale, dei fiocchi di neve, dei buoni sentimenti... però mi aspettavo qualcosina di più.

La storia di Tabby è originale, dicevo, ma gli sviluppi della storia un po' meno. L'autrice si dilunga molto sull'azienda, ripete più e più volte i progetti che la proprietaria ha in mente, si dilunga sui lavori da fare, sulle modifiche da apportare, su tanti dettagli che ad un certo punto mi hanno annoiata. Aspettavo una svolta che è arrivata in modo piuttosto banale per poi arrivare allo scontatissimo finale.

Che dire? Per essere una storia di Natale ho apprezzato la figura di Mercy: una donna buona, sempre pronta a vedere il bicchiere mezzo pieno, pronta a dare a tutti un'opportunità, capace di trasmettere serenità e buon umore. Una figura perfetta in una storia natalizia.

Per il resto, al di là dei progetti per l'azienda poco si sa di Mercy: la sua personalità viene resa in modo superficiale ed è un peccato perchè credo che avrebbe potuto emergere maggiormente visto che già qual poco che si sa di lei non è male, così come quella di Randal (che pure mi sembra una figura interessante) non è approfondita come avrebbe meritato.

Onestamente avrei preferito meno dettagli aziendali e più informazioni di carattere personale che avrebbero senza dubbio arricchito l'intera trama. 

Il finale arriva molto velocemente e non mi aspettavo niente di diverso.

Non è un libro che rileggerei e di storie natalizie ammetto di averne lette, in passato, di più appassionanti.
***
Un Natale indimenticabile
Trisha Ashley
Newton Compton Editori
415 pagine
9.50 copertina rigida - 14.90 copertina flessibile - 4.99 Kindle

giovedì 9 dicembre 2021

Delitto di Natale a Palermo (S. Toscano)

 

E chi lo ha detto che a Natale siamo tutti più buoni?

A quanto pare non è così e a darne la prova è Mimmo Fisichella che, nel raccontare all’amico Fabrizio Corsaro – giornalista di mestiere – un delitto consumatosi proprio a Natale tempo prima, conferma che non è proprio vero, o almeno non sempre, che nel periodo natalizio si fanno largo i buoni propositi.

Il racconto breve che l’autore propone è dedicato ad un vecchio caso e Fabrizio Corsaro compare solo nel primo capitolo e come narratore nella prima parte per cedere poi il posto al vero protagonista: l’ex capo della Omicidi di Palermo che, assieme a suo fratello, lo aveva tirato fuori da un bel guaio qualche anno prima. Ora era distaccato dalla Dia e si ritrovano dopo un po’.

Il periodo storico dell’incontro è quello attuale visto che Mimmo è reduce da una brutta esperienza con il Covid mentre i ricordi che si fanno largo tra le pagine del racconto risalgono alla seconda metà degli anni Novanta, quando Fisichella era da poco a Palermo per il suo incarico.

Tra le pagine l’autore racconta di una Palermo legata alle sue tradizioni, molto rigida nelle sue posizioni e poco incline alla modernità. Un ambiente che a Fisichella piaceva poco ma che ha dovuto farsi piacere, visto che avrebbe dovuto lavorarci. Proprio qui, a Palermo, si consuma un delitto nella notte di Natale: una morte naturale, così viene subito fatta passare la dipartita di un anziano signore morto in casa mentre i suoi due figli e le loro rispettive compagne se ne stavano al piano di sotto a giocare a carte. Ben presto quella morte naturale viene identificata per quello che è: un omicidio.

Le indagini sono piuttosto concentrate in pochi giorni e ben presto l’evolversi della situazione fa crollare il mito del Natale come periodo in cui si è tutti più buoni: non è proprio così!

Scrittura scorrevole con incursioni in dialetto locale puntualmente tradotto nei passaggi più ostici per agevolare la lettura che scivola via in un’oretta. Un giallo non troppo cruento ma comunque un giallo con un delitto che, in assoluto sempre condannabile, a Natale lascia ancor di più l’amaro in bocca.

L’autore, introducendo il racconto con l’incontro tra Corsaro e Fisichella, si ricollega ad un personaggio già noto nei suoi precedenti romanzi dando comunque continuità al filone già tracciato con i fratelli Corsaro.
***
Delitto di Natale a Palermo
Salvo Toscano
Newton Compton Editori
61 pagine
3.90 copertina flessibile - 0.49 Kindle

mercoledì 8 dicembre 2021

Fa troppo freddo per morire (C. Frascella)

Dopo averne sentito tanto parlare ho fatto anche io la conoscenza di Contrera. Di mestiere fa l'investigatore privato ma il suo ufficio è una lavanderia che gli viene prestata da un amico. Quello stesso amico che gli chiede, un giorno, di indagare in merito ad un delitto del quale è stato accusato un ragazzo che è sotto la sua protezione. Tutto gioca a sfavore di quel ragazzo anche se Contrera non è convinto della direzione che stanno prendendo le sue indagini.

 Contrera è un personaggio molto particolare

Strappa anche qualche sorriso con i suoi atteggiamenti ed il suo modo di fare ma è una persona profondamente sola. Per scelta, a quanto pare. Nella sua vita ha fatto scelte che le sono costate un prezzo altissimo. Si è giocato il lavoro e la sua dignità è finita sotto la suola delle sue scarpe. Se ne rende perfettamente conto e tutt'ora, pur cercando un minimo riscatto, è costantemente tentato di comportarsi in linea con ciò che è stato, non con ciò che vorrebbe (e dovrebbe essere).

Oltre al lavoro tra le forze dell'ordine ha anche un matrimonio fallito alle spalle così come una figlia con la quale non può certo di avere un buon rapporto. O, meglio, un rapporto proprio non ce l'ha. 

La sua famiglia è sua sorella e sono i suoi nipoti: vive in casa loro ma il capo famiglia, suo cognato, non perde l'occasione per dargli un ultimatum dietro l'altro invitandolo caldamente ad andarsene.

Devo ammettere di aver avuto tra le mani un romanzo originale, con un protagonista altrettanto originale rispetto al quale non avevo aspettative, pur avendo letto parecchie recensioni in merito. 

La storia si svolge in inverno e quel freddo che l'autore descrive, con la neve che cade e il ghiaccio che sembra penetrare nelle ossa mi ha dato l'idea del freddo che può provare un'anima inquieta e sola come quella di Contrera. E' un uomo particolare, che ha delle grandi capacità investigative che emergono quasi per caso tra una riga e l'altra, come se fosse qualche cosa di estremamente naturale. 

Contrera, il nostro è stato un incontro pieno di sorprese e devo dire che mi ha fatto piacere conoscerti. Alcuni tuoi comportamenti mi hanno innervosita, sappilo ma nonostante tutto credo che tu sia una persona in gamba e dal grande cuore. 

Ps. Contrera, tornerò a cercarti.
***
Fa troppo freddo per morire. La prima indagine di Contrera
Christian Frascella
Einaudi editore
336 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

lunedì 6 dicembre 2021

Giallo al Collegio dei Santi Innocenti (G. Zucca)

Anche all’Istituto Santi Innocenti è arrivato il Natale e, con lui, un mistero bello e buono per il tenente Rovesi. Gavino Zucca propone, in un racconto breve, un’avventura che ha, questa volta, tinte meno fosche del solito. Probabilmente per rispetto del periodo natalizio questa volta Roversi non ha a che fare con cadaveri ma con un mistero che richiede comunque tutte le sue attenzioni. Il furto di una fede nuziale da una mostra allestita proprio in occasione delle festività natalizie richiede che si indaghi sul possibile colpevole senza sottovalutare nessuna pista.

Attenzione, però.

Fondamentale non lasciarsi andare a facili giudizi e a dare risposte frettolose perché la realtà può essere ben diversa da quel che sembra. Mai giudicare dalle apparenze: anche in questo caso vale tale assunto.

In una indagine che si concentra in pochi giorni (oltre che in poche pagine), Roversi e il suo amico Gualandi si trovano a fare luce su una storia che nessuno fino a quel momento aveva mai lontanamente immaginato (o quasi nessuno, a dire il vero) e che, a quanto pare, ha risvolti che portano in direzioni diverse.

La narrazione è scorrevole ed immediata. Come avvenuto nei precedenti volumi della serie che ha per protagonista Roversi sono i ragionamenti a voce alta, i dialoghi tra i personaggi che portano per mano il lettore verso la soluzione del mistero.

Ho apprezzato la scelta dell’autore – credo proprio che sia stata una scelta – di mettere tra le mani dei lettori una storia che non fosse troppo cruenta in questo periodo: abbiamo tutti bisogno di leggerezza e quella di proporre una storia ambientata nel periodo di Natale, anche se la serie è marcatamente legata a delitti o, comunque, a diverse tipologie di reati, credo che sia stata azzeccata.

Inutile dire che, avendo letto tutti i libri precedenti della serie, avrei apprezzato una storia più strutturata, non un racconto breve ma per questo spero che l’autore ci faccia qualche sorpresa da qui in avanti.
***
Giallo al collegio dei Santi Innocenti
Gavino Zucca
Newton Compton Editori
pag. 60
3.90 euro copertina flessibile - 0.49 kindle

giovedì 2 dicembre 2021

Dispassione (M. L. Rosati)

Una protagonista che arriva al lettore fin dalle primissime pagine e che lo porta con sé in un viaggio alla riscoperta del proprio passato e, di riflesso, del proprio presente. Fiamma è una donna dai capelli brizzolati e dalla scarsa sensibilità nei confronti del prossimo. Non le interessano i rapporti interpersonali, evita smancerie di ogni tipi, ha delle fobie che la portano a starsene per conto suo, nel suo appartamento isolata da tutti. Per scelta. Perché Fiamma è cattiva. Fiamma è una donna che non socializza, non ama raccontare i fatti suoi ne' ascoltare i fatti degli altri. Non le interessa di nessuno. Nemmeno di quella bambina così piccina e paffutella che la figlia di un'amica della sua unica amica le affida ogni tanto. 

 Ma come fa a fidarsi a lasciarla ad una donna così insensibile e così distaccata dal resto del mondo? 

Fiamma non è sempre stata così, però. Lei non lo sa, non lo ricorda. Ma c'è stato qualcosa che l'ha portata a comportarsi in quel modo così ostile nei confronti di tutto e di tutti. Quando, pian piano, alcuni sfocati ricordi tendono a riapparire nella sua mente, Fiamma si sente smarrita, ha bisogno di dare una ulteriore svolta alla sua vita per cercare ciò che - lo sente - le manca.

Dispassione: ecco cosa ha cambiato la sua vita. Uno stato di disaffezione a tutto e a tutti che, pure, non è una mancanza di sentimento o di passione ma è l'esatto contrario.

Non è semplice da definire, la dispassione ed è uno status dal quale Fiamma sente di dover uscire. Sa di essere alla ricerca di qualche cosa, di una via d'uscita ma non sa ancora quali saranno le vie da percorrere o il ruolo delle persone che, in un modo o nell'altro, le staranno accanto.

L'autrice caratterizza Fiamma alla perfezione. Trasmette le sue fobie ma anche il suo smarrimento, la sua paura, la sua sofferenza con una intensità tale da permetterle di dominare su tutti gli altri personaggi che, seppur importanti ai fini delle vicende che la riguarderanno, sembrano restare sempre e comunque sullo sfondo.

La storia riserva interessanti sorprese inaspettate, la narrazione è particolare, scorrevole ma mai banale. Molto gradevole il formato, che si infila senza problemi in borsa ed è anche gradevole al tatto.

Un libro che consiglio a chi ama le storie capaci di emozionare e che danno spazio, prima di tutto, alle persone anche se Fiamma è convinta che non sia così.
***
Dispassione
Maria Laura Rosati
‎Liberilibri editore
240 pagine
16.00 euro copertina rigida

martedì 30 novembre 2021

La sentenza della polvere (A Bongiorni)

Ho avuto questo libro con uno scambio ed è rimasto per un bel po' di tempo ad aspettare che arrivasse il suo momento. L'ho lasciato decantare per bene per poi accorgermi di avere tra le mani un noir ben costruito, ben scritto, con un sacco di intrecci che secondo il mio parere sono ben riusciti anche se in alcuni punti ho pensato che magari si stesse un po' esagerando.

 Ho scoperto una Milano violenta, molto violenta, quasi irriconoscibile per chi, come me, è abituato a pensare alla Milano bene, ai monumenti, alla capitale mondiale della moda e del design.

Quella che racconta Alessandro Bongiorni è una Milano oscura, dove è la violenza a fare da padrona legata ad un traffico consistente di droga, a metodi alquanto ortodossi per ottenere informazioni, ad ambienti malfamati, ad un giro di prostituzione non indifferente ma anche ad un ambiente politico luccicante e insospettabile al punto tale da non essere credibile.

Il vice commissario Carrera lavora proprio qui: nella questura di una Milano che ama, in ambienti che presentano una faccia oscura, è vero, ma che hanno quel piglio amorevole e quel calore che solo con una passeggiata in solitaria si riescono a percepire. Quando un giovane viene ritrovato cadavere per overdose sembra tutto nella norma, cose che capitano in quei posti. Ma nel momento in cui ci si rende conto che quel giovane è il figlio del commissario Fenisi che era tossico da tempo ma stava seguendo un percorso di disintossicazione, la situazione prende una piega diversa. 

Carrera si trova ben presto ad indagare nel torbido, partendo da una morte che non sembra poi così chiara come si può pensare. Viene così a conoscenza di un giro d'affari a molti zeri legato alla droga pesante. Eroina: la guerra è a tutto campo contro il traffico d'eroina che, a quanto pare, si consuma quotidianamente - e in modo piuttosto indisturbato - in quella Milano che sembra avere davvero una doppia faccia. Il tentativo di seguire le indagini in sordina, senza attirare troppe attenzioni viene meno quando un giornalista in cerca dello scoop, Sandro Chiodi, inizia a curiosare ma anche quando un politico che ambisce ad un seggio in Europa decide di fare della guerra all'eroina il suo cavallo di battaglia. Tutte variabili, queste, che si intersecano tra loro e che coinvolgeranno, in un modo o nell'altro, Carrera.

La strada appare tutta in salita e l'indagine avrà molti risvolti che rendono la storia ricca ed intricata senza mai, però, diventare pesante. 

L'unica grande difficoltà che ho incontrato, nella primissima parte del romanzo, è stata quella di districarmi con i nomi. L'autore non fa delle chiare presentazioni dei personaggi al lettore: Rodolfo, Rudi, Carrera... ci ho messo un po' a capire che  si trattava della stessa persona: vice ispettore Rodolfo Carrera, Rudi per gli amici. Una volta viene chiamato in un modo, una volta in un altro e sulle prime ho fatto davvero fatica perchè come per lui lo stesso discorso vale per altri personaggi.

Piano piano, però, il quadro si chiarisce e si comprendono legami, amicizia, rapporti interrotti, storie passati, amori precedenti, ambizioni attuali, rimpianti e rimorsi oltre al tanto dolore che la violenza porta inevitabilmente con sé.

Carrera è un vice ispettore molto particolare: è un uomo tormentato (e in alcuni punti mi ha fatto pensare all'Harry Hole di Nesbø) pronto a tutto pur di arrivare al suo obiettivo ma ha anche un cuore grande.

Non mancano colpi di scena e... mi sento di consigliare questa storia a chi ama l'alta tensione e non si scandalizza davanti a metodi non troppo convenzionali ma anceh davanti a scelte discutibili sotto certi punti di vista.

Bel libro, ritmo molto alto, ben scritto, consigliato a chi ama il genere.
***
La sentenza della polvere
Alessandro Bongiorni
Piemme edizioni
571 pagine
17.50 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

lunedì 29 novembre 2021

Il maialino di Natale (Jk. Rowling)

Scritto per giovani lettori, Il maialino di Natale è un libro che ho letto anche io in questi giorni.

Solitamente non vado dietro alle ultimissime uscite. Anzi, quando sento molto parlare di un libro a ridosso dell'uscita solitamente me ne tengo alla larga.

Ho fatto un'eccezione principalmente perché per una challenge di lettura che si conclude a dicembre avrei dovuto leggere un libro ambientato a Natale e questo maialino è arrivato a casa mia come dono inaspettato per mano di una mia amica che lo ha pensato come coccola per me ma anche come lettura adatta ai miei ragazzi. Una sorta di regalo collettivo!

I libri per ragazzi non mi dispiacciono.

Li leggo sempre volentieri soprattutto quando ho voglia di qualche cosa di accogliente, che mi riscaldi il cuore. Spesso i libri per ragazzi lo sono. Il maialino della Rowling non fa eccezione: è il protagonista, assieme al piccolo Jack, di una storia perfetta per il periodo di Natale e che punta l'attenzione su tanti aspetti importanti che, dietro la narrazione fantastica, emergono con chiarezza. 

Jack è molto legato al suo maialino di pezza (io avevo un pupazzetto che ho tenuto accanto a me per taaaaanto tempo per cui mi sono sentita molto vicina a quel bambino) ma per una serie di circostanze lo perde. Jack è disperato ma non sa che nel giorno della vigilia di Natale tutto può succedere. Quando si trova per le mani un pupazzetto nuovo, un Maialino di Natale come "rimpiazzo" del suo Lino la prima reazione che ha è quella di scagliarlo via lontano da sé.

Reazione comprensibile. Poi, però, quel maialino diventerà - volente o nolente - un suo alleato in una ricerca forsennata in un mondo in cui vanno a finire tutte le cose perdute. Jack non è perduto e, soprattutto, non è una cosa: come potrà arrivare in quel mondo? Chi troverà e cosa succederà? Riuscirà a ritrovare il suo amato Lino?

Durante il suo cammino Jack imparerà il valore dell'amicizia, del sacrificio, della perdita, della speranza. 

Senza dilungarmi troppo sulla trama posso dire di aver pensato immediatamente a mia figlia: lei è molto attaccata alle sue cose, le dispiace buttare via ciò che non usa e se avesse spazio conserverebbe di tutto. Ho immaginato la sua reazione nel conoscere le sensazioni provate dagli oggetti smarriti, che nessuno cerca più o quelli di cui ci si è volontariamente liberati perché sono queste sensazioni che emergono ed arrivano al lettore.

Lo stile è molto semplice, scorrevole e capace di far volare la fantasia però - non so se la mia sarà una delle poche voci fuori dal coro - in alcuni punti mi sono un tantino annoiata. Mi aspettavo qualcosina di più soprattutto dopo aver letto e amato Harry Potter. Forse gli autori famosi pagano pegno per i successi precedenti, non so, e magari dovrei liberarmi dalla zavorra legata a quel famosissimi personaggio. Storia carina, con riferimenti ad argomenti importanti ma ne ho letti di più belli, di libri per ragazzi. 

Ps. molto carine le illustrazioni. Credo che per i lettori più giovani sia perfetto. Magari per un lettore più maturo un po' meno, soprattutto se si aspetta qualche cosa che sia all'altezza dei precedenti lavori dell'autrice.
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Il maialino di Natale
JK. Rowling
Salani Editore
320 pagine
17.95 euro copertina rigida, 10.99 Kindle

mercoledì 24 novembre 2021

Il killer della neve (R. Greenwood)

La vendetta è un piatto che si consuma freddo. Quanto freddo, però?
Possono passare anche cinquant’anni prima che la voglia di vendetta venga soddisfatta?
Ed è davvero vendetta, questa, o con il passare del tempo diventa qualche cosa di diverso?

Me lo sono chiesta leggendo il libro Il Killer della neve, in collaborazione con Thrillernord, nel quale una mano assassina colpisce in concomitanza con le nevicate che rendono l’ambiente soave, ma solo in apparenza. Non è un caso se quella mano agisce proprio con la neve. Ad essere difficile da capire è, invece, se davvero quella mano possa aver lasciato correre cinquant’anni prima di tornare a colpire e cosa abbia determinato questa scelta.

Il detective Barton e la sua squadra non riescono a venire a capo di ciò che sta accadendo loro attorno. Non riescono a mettere insieme i pezzi di quel puzzle che non combaciano affatto. O, almeno, questa è la sensazione che se ne ha. Eppure sono tanti i segnali che potrebbero portare il detective verso una precisa direzione, tanti i dettagli che gli sfuggono o che gli dicono qualcosa ma non riesce a capire bene cosa sia.

Devo ammettere che per gran parte del libro ho avuto la sensazione che Barton e la mano assassina si trovassero su piani destinati a non incontrarsi mai pur essendo sostanzialmente molto vicini, più di quanto si potesse pensare.

Non manca il colpo di scena, questo va detto, ma va anche detto che nel complesso le indagini mi sono sembrate rese in modo tale da dare l’impressione che si girasse continuamente in tondo.

Posta qualche pecca del punto di vista dell’evoluzione della storia, però, devo dire che le vicende mi hanno fatto riflettere molto e non è cosa così usuale in un thriller dove l’obiettivo, in genere, non è certo quello di far riflettere più di tanto.

Innanzitutto i pregiudizi, o i facili giudizi… quanto incidono nelle scelte di ognuno? Siano essere scelte positive che negative (in questo caso sono piuttosto negative e definitive). La convinzione che una persona resti per sempre ancorata al suo passato, agli errori commessi in passato, quanto influenza la capacità di giudizio di ognuno nei confronti dell’altro?

E poi la vendetta. Il “piatto che va gustato freddo”, la voglia di riscatto. Non è vero che il passare del tempo cura le ferite, anche le più profonde. Ce ne sono, di ferite, che non smettono mai di sanguinare e per arrestare il flusso costante di dolore che provocano richiedono scelte drastiche, anche a distanza di tempo.

Per finire, nessuno può dire veramente di conoscere del tutto le persone che ha accanto. Dietro ad un sorriso, ad un paio d’occhiali da miope, ad un bastone per correggere una zoppia può esserciqualche cosa di diverso da ciò che si può pensare. Barton lo scoprirà dopo un bel po’ dall’avvio delle indagini ma alla fine ci arriva.

Posti alcuni errori nel testo (che mi auguro vengano superati nella versione cartacea visto che ho letto l’ebook), la fatica maggiore è stata quella di non poter dare una mano a Barton tutte le volte in cui ho avuto la sensazione che avesse bisogno di un aiutino.

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Il killer della neve
Ross Greenwood
Newton&Compton
352 pagine
9.90 euro copertina rigida - 4.99 Kindle

venerdì 19 novembre 2021

Cani perduti senza collare (G. Cesbron)

Siamo nell'immediato dopoguerra quando una generazione di giovanissimi si trova alle prese con una realtà fatta di abbandoni ma anche di speranza, quella di una vita migliore.

Se sul loro cammino incontrano qualcuno che non si omologa al modo di fare di chi è più interessato al sistema che non alle persone, le porte della speranza appaiono pronte a lasciar passare un raggio di luce.

Lamy, giudice dei minori, ha a che fare quotidianamente con vite difficili, situazioni spesso disperate, ragazzini abbandonati, orfani, delinquenti che vedono pendere sulla loro testa una decisione che arriva dall'alto e che, spesso, arriva proprio da lui.

Una famiglia in affido? Un istituto di correzione? Un ambiente lavorativo? Un sanatorio? Una comunità? Il giudice non è incline ad applicare fredde regole, a fare calcoli, valutazioni impersonali ma guarda a quei ragazzi illuminato dalla fede e cerca, in loro, il germe della bontà. Guarda a quei ragazzi con umanità, quella che spesso nelle aule dei tribunali, soprattutto all'epoca, mancava. 

Lamy cerca di guardare il loro cuore, di ascoltare i suoi battiti e di guardare le persone prima che i fascicoli o le relazioni e lo fa con generosità di spirito quasi come se ognuno di quei ragazzini potesse essere suo figlio. Il suo è uno sguardo amorevole che cerca di andare oltre il sistema e le sue scelte mirano alla salvezza, non alla condanna, qualunque siano le colpe compiute da quei visi acerbi, da quelle mani curiose, da quegli occhi brillanti. Sono ragazzini. Prima di tutto ragazzini. Il titolo ben si addice, riprendendo una definizione che arriva dalle pagine del libro e che li rappresenta appieno. Quei cani perduti senza collare sono ragazzini in cerca di un loro posto nel mondo, vogliosi di mordere la vita senza avere, però gli strumenti giusti per farlo. Ecco, perché, perduti senza collare... perché questa mancanza di strumenti provoca il loro smarrimento in un mondo che non fa loro sconti.

 Fanno il male ma sognano il bene!

Trovo che sia uno dei passaggi più commoventi e più toccanti di un libro in cui un singolo uomo incarna tutto l'amore e tutta la comprensione che l'intera società dovrebbe riservare a quei cani perduti. La società, invece, li mette ai margini e tende a farceli restare. Molti i passaggi nei quali, tra le righe, emerge lo spirito cristiano che guida il giudice a portare avanti una battaglia (credo che la si possa considerare come tale) per guardare questi ragazzini con occhi diversi, con gli occhi dell'amore. Non è semplice da accettare un comportamento come il suo per chi, attorno a lui, è abituato a fredde valutazioni che non tengono affatto conto delle persone ma solo dei casi

Tra i personaggi più significativi segnalo Robert Alain che è continuamente alla ricerca della sua libertà e Marco. Mentre Robert Alain non ha una famiglia, Marco ce l'ha ma è come se così non fosse. Questi ragazzi incontrano persone che li guardano prima di tutto con amore e la loro strada inizia a seguire un percorso particolare, fatto di dignità e di speranza.

Non è un romanzo semplice da leggere, secondo il mio parere. Sono sincera. E non lo è sia per i temi trattati - che assumono le sfumature di una potente provocazione nei confronti di un sistema in cui si pensa più agli equilibri che non alle persone - ma anche per lo stile utilizzato. Dialoghi a tratti difficili da comprendere ma anche una narrazione serrata e non propriamente scorrevole richiedono una lettura attenta ed una certa apertura mentale, scevra da ogni pregiudizio.

...quando un ragazzo ruba una bicicletta, che cosa importa alla società?
La sorte della bicicletta?
O quella del ragazzo?

Bhè, trovo che le parole di Lamy lascino dei segni profondi anche in noi lettori contemporanei perché se è vero come è vero che il romanzo è stato scritto nella sua prima edizione nel 1995, è altrettanto vero che le sue riflessioni sono tristemente attuali anche oggi. Non siamo più nel dopoguerra ma di cani perduti senza collare, in giro per le nostre città, trovo che ce ne siano ancora tanti, anche se somigliano poco a quelli di Cesrbon ma pur sempre cani perduti sono. 

E il sistema che fa?  Che cosa fa la società? 

Riflettiamo.
***
Cani perduti senza collare
Gilbert Cesbron
Bur Rizzoli (collana I libri dello spirito cristiano)
315 pagine
9.80 euro copertina flessibile

giovedì 18 novembre 2021

Donnafugata (Costanza DiQuattro)

 Mi sono commossa. Arrivata all'ultima pagina mi sono commossa.

Siamo nell'Ottocento in un luogo - Donnafugata - che si trova poco lontano da Ragusa. Un luogo nel quale il barone Corrado Arezzo De Spucches, cresce e diventa il pilastro. 

Con una tecnica narrativa molto particolare che somma il romanzo storico a capitoli ambientati in periodi storici differenti - tali da portare il lettore avanti e indietro nel tempo - ma anche a pagine di diario l'autrice offre ai lettori un personaggio che, secondo il mio parere, avrebbe molto da raccontare. Molto di più di quanto non racconti già.

In un arco temporale che va dal 23 aprile 1859 al 27 dicembre del 1895, la scelta di condurre il lettore lungo la linea del tempo è una scelta azzeccata. Non usuale, questo va detto, ma secondo me azzeccata perchè nel suo presente Corrado racconta e si racconta riportando alla memoria vicende che ne hanno segnato l'infanzia, l'adolescenza, la gioventù e la maturità facendone l'uomo che è stato e che è oggi. 

Ne emerge un personaggio che domina su tutti gli altri senza mai importi, un uomo che è stato messo alla prova dalla vita ma che ha saputo essere sostegno per coloro che gli sono stati accanto, anche nei momenti più difficili.

La storia d'Italia di quel periodo, che proprio in Sicilia ha posto le sue radici, si somma a quella di un personaggio dall'animo nobile che già da bambino dimostra il suo valore, il suo modo di essere e di pensare, anche quando le convenzioni dell'epoca e quelle legate al suo status sociale avrebbero imposto altro.

La Sicilia è la co-protagonista: l'intercalare dei vari personaggi, le descrizioni, le abitudini di quei posti consegnano al lettore il ritratto di una terra sensuale, viva, calda, che non lascia indifferenti coloro che vi crescono ma anche coloro che si ne venissero adottati o si trovassero a passare per caso.

Ammetto che avrei letto un centinaio di pagine in più per conoscere meglio Corrado: un uomo che cattura, che arriva con forza e tenerezza allo stesso tempo.

Molto bella e significativa la copertina, perfettamente calzante alla storia.
***
Donnafugata
Costanza DiQuattro
Baldini e Castoldi editori
208 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 17 novembre 2021

Le colpe degli altri (C. McBeth)

Un lavoro facile, perfetto per chi si è appena laureato e cerca la sua strada nel mondo.

Questo è quanto che viene proposto a cinque neolaureati nel settore informatico che, menti brillanti e spirito indomito, sono pronti a mettere in gioco le loro conoscenze sotto forma di pirateria etica, per verificare fino a che punto fossero deboli i sistemi informatici di una clientela selezionata. Perché è questo ciò che viene detto loro: rispondendo ad un annuncio di una società informatica molto allettante per chi è fresco di studi e non vede l’ora di darsi da fare, i cinque ragazzi diventano un vero e proprio nucleo di controllo della sicurezza di reti telematiche che, su richiesta dei clienti, vengono messe alla prova. Questo è, per lo meno, quanto credono di fare. E sono convinti di aver avuto una gran fortuna, di certo più di molti altri neo laureati che prima di trovare lavoro – e di trovarne uno adatto al loro corso di studi – vedono passare un bel po’ di tempo dalla laurea.

Ma se la realtà fosse diversa da quella che è stata prospettata loro? Se questo lavoro “etico” nascondesse qualche cosa di diverso, diventasse pericoloso e riservasse delle sorprese dietro l’angolo? Se ci fosse un burattinaio che tira i fili in maniera decisamente diversa e poco onesta?

Libby, Joe, Tess, Asha e Will nel momento in cui vengono inviati in ritiro in un luogo isolato e lontano dal resto del mondo iniziano a capire che qualche cosa non funziona come dovrebbe. Il loro iniziale entusiasmo sfuma di ora in ora e, soprattutto in Joe e Libby, qualche cosa si spezza influenzando non solo il loro umore ma la loro permanenza in seno al gruppo.

Tra segreti e misteri, tra bugie e tanti non detti, il lettore si trova immerso in una lettura in cui niente è come sembra, nessuno è del tutto sincero e tutti possono, potenzialmente, presentare una doppia faccia in modo del tutto inaspettato. Tra macchinazioni più o meno ragionate, tra scelte più o meno ponderate, i protagonisti sembrano sballottati in una storia che in alcuni punti mi è sembrata un po’ farraginosa, frettolosa nei punti in cui, invece, mi sarei aspettata maggior approfondimento. Nessuno può fidarsi degli altri, ognuno può essere potenzialmente un bugiardo, tutti hanno le caratteristiche per poter fregare gli altri: la caccia al cattivo si consuma velocemente, nell’arco di pochi giorni, riservando al lettore anche qualche sorpresa soprattutto sulla parte finale della storia.

Letto in collaborazione con Thrillernord, non posso dire che sia indimenticabile, su questo voglio essere sincera. Un thriller che ha dei repentini sviluppi e improvvisi cambi di prospettiva ma che, comunque, si
lascia leggere.
***
Le colpe degli altri
Colette BcBeth
Piemme editore
414 pagine
19.50 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

martedì 16 novembre 2021

Nel mare ci sono i coccodrilli (F. Geda)

 Ne sono sempre più convinta: siamo fortunati ad essere nati dove siamo nati e nell'epoca in cui ci troviamo!

Il riferimento storico non è il caso di questo libro, perché comunque il protagonista era un bambino all'epoca dell'attentato alle torri gemelle per cui siamo, di fatto, ai tempi nostri. Il riferimento al luogo, però, mi ha convinta una volta di più.

Quella che l'autore racconta è la storia di Enaiatollah Akbari, un bambino che ha dovuto affrontare prove troppo grandi per la sua età e che nessuno, nemmeno da adulto, dovrebbe essere chiamato ad affrontare. Eppure... 

Il protagonista è un bambino di 10 anni di etnìa Hazara che vive in Afghanistan nel villaggio di Nava da dove è costretto a fuggire a causa delle persecuzioni dei talebani. Da un giorno all'altro si trova solo, consapevole che sua madre lo ha abbandonato non perché non lo amasse, ma proprio per via dell'amore che provava per lui. Gli ha voluto dare un'opportunità, la possibilità di vivere nella paura - questo è vero - ma andando verso uno spiraglio di luce che solo allontanandosi dalla sua terra avrebbe potuto incontrare.

La voce narrante è la sua: è un bambino come potrebbe essere uno dei nostri figli, dei nostri nipoti che, però, non devono fare i conti con viaggi in clandestinità, con pistole puntate contro, con le notti all'addiaccio, i viaggi della speranza stipati sul doppiofondo di un camion o con i lunghissimi viaggi a piedi con le scarpe sfondate e le dita viola. Non devono fare i conti con la fame costante, con il freddo che arriva alle ossa, con la morte dei loro compagni di viaggio periti di stenti, di inedia, di malattia lungo il cammino.

Sembra tutto così esagerato, quello che racconta Enaiatollah, così impossibile da restare fuori ogni possibile verità. Eppure... 

Eppure racconta la sua storia e lo fa senza romanzare nulla, senza fare sconti ma cambiando giusto qualche nome - così viene detto chiaramente nelle primissime pagine - quando la narrazione lo ha reso necessario. In altre occasioni, invece, quando il bambino ha incontrato persone gentili, i nomi sono rimasti, omaggio alla bontà d'animo di chi non ha puntato il dito ma ha spalancato le porte dell'amore.

Il suo è un viaggio lunghissimo,  dalla sua nascita in Afghanistan fino al suo arrivo in Italia.

Alla fine del racconto - è sua la voce narrante ma le informazioni sono state raccolte dall'autore in una lunga intervista (e lui stesso viene chiamato in causa dal ragazzino che gli si rivolge in modo diretto) - Enaiatollah ha 21 anni e i suoi occhi hanno visto tanto, troppo. Avevano già visto troppo da bambino, fino a che non è riuscito a trovare quell'equilibrio e quella stabilità che, purtroppo, non a tutti coloro che hanno vissuto la sua stessa esperienza sono stati riservati.

Uno dei passaggi più belli e che mi ha riempito il cuore è stato il riferimento a due persone italiane che si sono dimostrate gentili nei suoi confronti, senza chiedere niente in cambio: "...se tutti gli italiani sono così - dice il ragazzino - allora sarà bellissimo vivere qui". Non ricordo se sia proprio questa la frase precisa ma il senso è questo, e mi ha riempito il cuore. Mi piace pensare che sia davvero così, anche se la cronaca, anche non troppo lontana da noi, ci dice qualche cosa di diverso.

ps. il libro è arrivato a casa mia su indicazione dell'insegnante di italiano di mio figlio di prima liceo, come lettura mensile. L'ho letto molto volentieri anche io e, anche se non potendo ignorare la presenza di alcuni termini per noi incomprensibili, l'ho trovato molto adatto per ragazzini della sua età (così come, ne sono certa, è una lettura adatta anche a lettori adulti).
***
Nel mare ci sono i coccodrilli
Fabio Geda
Baldini&Castoldi
151 pagine
12.00 euro copertina flessibile - 6.99 Kindle

lunedì 15 novembre 2021

The Inheritance Games (J. L. Barnes)

Credo che se non fosse stato per una challenge di lettura a cui sto partecipando (anzi, due) non avrei mai preso in considerazione questo libro. Enigmi, misteri... troppo complicato!!! Non avevo voglia di una storia che richiedesse troppa concentrazione. Per fortuna mi sono lasciata andare alla curiosità ed ho deciso di dargli un'opportunità.

 
Credo di aver fatto bene. Mi ci voleva una storia così, in questo momento.

Mi sono trovata tra le mani una storia intricata, che procede passo passo con misteri, indovinelli, enigmi che io, onestamente, non sarei stata in grado di risolvere visto che non sono molto abile e, soprattutto, ho bisogno del mio tempo per venirne fuori. Per questo devo ammettere di non essere stata troppo a riflettere sulle varie prove che i protagonisti si trovano ad affrontare perchè se avessi cercato di risolvere io i vari quesiti avrei finito a leggere il libro tra due anni!

La protagonista di questa storia è una famiglia molto ricca. Una famiglia che vede sconvolgere tutti i suoi equilibri (dati per scontati) quando, alla morte del decano di famiglia, viene aperto un testamento che lascia tutti di stucco. Non a bocca asciutta, perché ognuno dei personaggi che compaiono hanno la loro fetta di torta. Una fettina, però... non possono certo fare l'abbuffata che avevano da sempre immaginato. Perché il nonno lascia tutto... ad un'anonima ragazzina che sembra non avere niente a che fare con quella famiglia, addirittura senza un tetto sulla testa, con modi tutt'altro che aristocratici ed abituata a vivere alla giornata. Una ragazzina che non c'entra niente con loro, con i membri della famiglia beffata.

Avery Grambs, questo è il suo nome, si trova improvvisamente catapultata in un mondo che non le appartiene e che le è sempre stato lontano anni luce: un mondo fatto di enormi proprietà, grandi responsabilità, lussi sfrenati, spese a tanti zeri. Si trova ad ereditare tutta la fortuna di un uomo che non ha mai conosciuto, un uomo che ha preferito privare la sua famiglia di quell'eredità creando una situazione alquanto imbarazzante. Ma chi è questa ragazza? Ha circuito il nonno? Ha con lui misteriosi legami di sangue? Oppure sarà stata scelta casualmente, per gioco? Nemmeno lei è in grado di darsi una risposta. Sa solo che quell'uomo non è mai entrato a far parte della sua vita. O, almeno, questo è quello che pensa...

Per avere la sua eredità del vecchio  Hawthorne, Avery dovrà però vivere per un anno nella sua immensa tenuta assieme alla sua famiglia. In particolare, si troverà ad avere a che fare con quattro ragazzi che sono più o meno suoi coetanei, i quattro nipoti del de cuius nonché giovani di grande carisma, ognuno a modo suo. Quattro caratteri diversi oltre che quattro fisicità che vengono trasmesse alla perfezione dall'autrice che non si risparmia in particolari nelle descrizioni, senza essere mai ripetitiva.

Avery si trova a giocare una partita più grande di lei. E si rende conto ben presto che si tratta di un gioco pericoloso, soprattutto perché assume consapevolezza di trovarsi in un posto e tra persone carichi di segreti, di misteri e di ambizioni che potrebbero avere la meglio su tutto, anche sulla sua stessa persona. Ci sono di mezzo un sacco di soldi... chi non farebbe di tutto, ma proprio di tutto, per vedere riconosciuti dei diritti che ha sempre considerato propri?

Chissà, però, che non sia anche lei una pedina di un gioco perverso messo a punto alle sue spalle? Dove vogliono portarla tutti quegli enigmi, dove vuole arrivare (o dove può arrivare) quel gioco? 

In un raccolto che non risparmia sorprese e colpi di scena, il lettore si trova a vivere un'avventura fantastica assieme alla protagonista - alla famiglia così come ad Avery perché sono entrambe protagoniste seppur in due posizioni opposte l'una all'altra - a tratti anche un tantino inverosimile ma che ci sta alla perfezione.

Sulle prime ho dovuto prendere appunti per non confondere i quattro fratelli. Presa confidanza con la storia, però, la lettura è proseguita speditamente e... bisognerà leggere il secondo volume per sapere come va a finire essendo il primo di una serie. Sono curiosa e lo cercherò... non posso mica rimanere in sospeso in questo modo?

Lo consiglio a chi vuole divertirsi un po' ed anche mettersi alla prova con una storia di fantasia, un po'
troppo a tratti, ma gradevole e coinvolgente.
***
The Inheritance Games
Jennipher Lynn Barnes
Sperling&Kupfer
387 pagine
17.90 copertina rigida - 9.90 Kindle