martedì 23 luglio 2024

Ritratti di donne 2. A cura di Sara Rattaro. Autrici varie

 

Donne che scrivono di donne.

Nel libro Ritratti di donne 2, edito da Morellini Editore, sono raccolte brevi biografie di 27 donne che hanno lasciato, in qualche modo, un segno.

Alcune mi sono più familiari di altre ma tutte hanno avuto qualche cosa da dire.

La raccolta – che fa seguito ad un precedente volume analogo che io, però, non ho letto - è frutto di un percorso di scrittura condiviso tra le 27 autrici che si sono messe in gioco, sotto la guida di Sara Rattaro, per raccontare storie di donne straordinarie che hanno avuto un ruolo importante nella storia, in diversi periodi storici e diversi contesti.

Ogni racconto avrebbe potuto essere l’oggetto di un libro a sé stante (a dire il vero alcune delle figure proposte sono state protagoniste di libri a loro dedicate, come ad esempio Marie Curie di cui ho letto e parlato non molto tempo fa): pur essendo racconti brevi sono comunque degli interessanti spaccati su vicende focali della vita delle protagoniste.

Sibilla Aleramo, Marisa Belisario, Nellie Bly, Anna Bolena, Antonia Louise Brico, Claude Cahun, Rachel Carson, Maria Costa, Alba de Céspedes, Isabella di Brienne, Margherita Di Savoia, Amelia Mary Eahart, Oriana Fallaci, Anna Freud, Jane Goodall, Margherita Hack, Rosemary Kennedy, Anna Magnani, Maryam Mirzakhani, Dolores O’ Riordan, Rosa Parks, Beatrix Potter, Jill Robinson, Ruth Handler, Alfonsina Strada, Wislawa Szymborska e Tina Turner: queste le protagoniste dei racconti elencate in ordine alfabetico e non per ordine di comparsa tra le pagini. Dalla prima donna a competere in gare ciclistiche maschili a cantanti ed attrici, dalla prima aviatrice riconosciuta a livello internazionale a donne impegnate nel mondo della scienza, del giornalismo… tanti gli ambiti in cui emergono figure femminili – alcune meno note di altre ma non per questo con un ruolo meno importante nel contesto in cui vivono – che offrono un invito a puntare l’attenzione su ciò che le donne sono state e sono capaci di fare anche quando attorno a loro tutto rema contro.

Lettura piacevole, in più casi sono rimasta con la voglia di approfondire la figura femminile proposta (avrei tanto voluto saperne di più, soprattutto di quelle donne che conosco meno) strutturata in una particolare modalità: per ogni racconto si ha una breve biografia del personaggio, una nota dell’autrice che spiega il perché della sua scelta, il racconto vero e proprio per passare poi, in chiusura, alla biografia dell’autrice. Struttura interessante, particolare. Non avendo letto il primo volume non sono se è già stata usata in precedenza ma efficace.

È un libro che ho letto con piacere e alcune storie più di altre mi hanno particolarmente colpita ed emozionata. Su tutte mi ha colpita la storia di Tina Turner, di Rosemary Kennedy e quella di Rosa Parks. Sono rimasta con la voglia di approfondire le loro storie e credo che cercherò altro di più completo.
***
Ritratti di donne 2
A cura di Sara Rattaro. Autrici Varie
Morellini Editore
224 pagine
19.00 euro copertina flessibile, 9.99 euro Kindle

lunedì 27 maggio 2024

Sorelle. Una storida di Sara (M. De Giovanni)

Sulla trama, stavolta, non dirò molto. La sinossi che si trova ovunque dice già molto. Mi limiterò a dire ciò che il più recente libro di De Giovanni, della serie di Sara Morozzi, mi ha trasmesso.

Innanzitutto va detto che si tratta di una delle serie nate dalla penna di De Giovanni: anche stavolta l'autore permette al lettore di conoscere meglio i personaggi, di scendere a fondo nella loro esistenza e aggiungere un ulteriore tassello al mosaico che si struttura attorno alla figura di Sara.

Lei è una donna che ha la capacità di rendersi invisibile e De Giovanni, nelle primissime pagine, fa una cosa che ho molto gradito e che gradirà, di certo, chi si trova questo libro tra le mani senza aver letto altro di lei. Racconta, in poche parole, tutto ciò che è avvenuto nei cinque precedenti libri della serie e lo fa in modo estremamente efficace. Con questo non consiglio di iniziare da qui. No, io consiglio di iniziare dal primo libro della serie e passare per tutti gli altri ma trovo che sia un ottimo modo per andare incontro anche a chi questo percorso non volesse (o non potesse) farlo.

Stavolta Sara si trova, suo malgrado, alle prese con una scomparsa. Con la scomparsa di una persona importante per lei. E si trova a fare di tutto per salvarle la vita assieme a pochi, fidatissimi, compagni d'avventura. 

Su tutti, Andrea. Il cieco. 

E' la figura che più ho amato di tutto il romanzo. Una persona fragile, verrebbe da dire. Svantaggiata. Non ci vede! Eppure...  è uno dei personaggi più forti di tutta la storia. Di tutta la serie, oserei dire. Qualcuno su cui Sara può contare, qualcuno che sa quello che fa. 

Trovo che sia uno dei romanzi più intimi della serie di Sara. Uno di quelli che scava più nel profondo dei rapporti (non che non sia accaduto anche in precedenza... ma stavolta ha avuto la sensazione che questa caratteristica fosse più accentuata che mai) e che traccia nuove linee nella mappa delle relazioni tra persone. Persone, prima di tutto il resto.

Questo è quello che ho pensato per gran parte della lettura. Il finale mi ha un po' interdetta. Tutto troppo semplice, tutto così facile da sembrare davvero improbabile. Ma mi sono anche data una risposta: stavolta il finale è più che mai aperto e credo, anzi sono certa, che sia tutto calcolato per dare ancora seguito alla vita di Sara e alla sua storia.

 Il finale mi è piaciuto ed era quello che mi aspettavo ma sulla sua velocità, sulla sua semplicità mi restano dei dubbi. Spero che De Giovanni compensi questa mia interdizione con una nuova - ed ancora più intensa - storia di Sara, l'invisibile.
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Sorelle. Una storia di Sara
Maurizio De Giovanni
Rizzoli Editore
276 pagine
14.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle, Audiolibro

sabato 25 maggio 2024

Il lato oscuro (L. Unger)

Due piani temporali, due punti di vista per una storia che mi ha piacevolmente colpita. Non che sia piacevole leggere di violenze su bambini o di omicidi, non intendo questo. Piacevole esperienza di lettura, questo volevo dire, per un crime che tiene alta, altissima l'attenzione e che colpisce ai fianchi il lettore che non si lasci andare a facili giudizi.

 

Il rischio è proprio questo: pensare di aver capito tutto troppo presto, come se tutto fosse già svelato e non ci sia da fare altro che seguire le indagini che porteranno a quella verità che il lettore conosce già dall'inizio.

Niente di più sbagliato... o, comunque, parzialmente esatto. Brava l'autrice a depistare, convincere e smentire tali convinzioni fino ad arrivare ad un colpo di scena che mai avrei potuto immaginare. 

La trama, in breve. 

Rain Winter è una sopravvissuta: rapita da un uomo all'età di dodici anni assieme ai suoi amici Tess ed Hank, oggi è una donna che si prende cura di sua figlia e che, per fare ciò, a consapevolmente messo da parte la sua carriera da giornalista. 

Tess, purtroppo, venne uccisa da quell'uomo.

Hank oggi è un medico che aiuta i bambini a superare i propri traumi.

Sono loro i protagonisti della storia, dall'inizio alla fine. Lo è Tess pur non essendo fisicamente presente perché uccisa anni prima ma sempre accanto ad Hank, nella sua mente disturbata.

Lo è Hank che mostra fin da subito una doppia personalità tale da alternare momenti di lucida volontà di aiutare gli altri a momenti di rabbia incontrollabile che lo porta a compiere atti che l'altro Hank non attuerebbe mai. Due Hank che convivono, giorno dopo giorno, e che - a quanto pare - si completano. Due Hank che sono venuti alla luce a seguito di quel trauma di tanti anni prima.

Rain mi è sembrata fin da subito troppo accomodante. Troppo remissiva. Troppo succube del pensiero altrui soprattutto per ciò che riguarda la sua necessità di fare la mamma, di pensare alla piccola Lily, di prendersi cura di lei rinunciando - soprattutto - al suo lavoro, alla sua passione per il giornalismo.

Hank e Rain hanno un passato in comune ma non un presente. Hanno apparentemente superato entrambi quel trauma di tanti anni prima ma a ben guardare si scopre che non è affatto così.

Quando, poi, il loro rapitore - all'epoca catturato, arrestato ma poi rilasciato - viene trovato morto, ucciso a sangue freddo, il passato torna prepotentemente a bussare alla porta di entrambi. Sarà solo dopo un secondo omicidio, molto simile al precedente, di un altro uomo ritenuto non colpevole di violenze nei confronti della propria famiglia, che Rain sente di essere più coinvolta di quanto non potesse immaginare e decide di riprendere a fare ciò che sa fare: indagare per informare.

Lui parla in prima persona. Lei in terza. Ma è uno stile che funziona. L'autrice indaga nell'animo umano, nelle contraddizioni dell'animo umano e calca la mano su questioni che fanno riflettere. 

Quando la giustizia non è giusta, cosa accade?

Qual è il limite tra fare giustizia e commettere un crimine? 

Quali e quante sono le cicatrici che restano addosso a chi vive un trauma infantile? 

Chi possiamo dire di conoscere davvero?  Conosciamo davvero noi stessi, tanto per cominciare?

Il dolore, prima o poi, finisce? A che prezzo?

Ho particolarmente apprezzato lo stile dell'autrice che propone una storia ben strutturata ed imprevedibile. Sarò contro corrente ma a ma è piaciuto molto il personaggio di Hank, con tutte le sue contraddizioni e i suoi lati oscuri. Strano, mi vien da dire, ma è così.
Ho empatizzato meno con lei, con la giornalista, che mi è sembrata troppo forzata, troppo impostata, troppo finta. Una mia sensazione o cartina al tornasole di qualche cosa di diverso dall'apparenza?

Lo consiglio. Si era capito che mi è piaciuto?
***
Il lato oscuro
Lisa Unger
Time Crime editore
324 pag.
12.90 Euro copertina rigida, Kindel Unlimited, Audiolibro

martedì 21 maggio 2024

Le libere donne di Magliano (M. Tobino)

Scelto quasi per caso, il libro di Mario Tobino mi ha imposto una riflessione molto profonda sul mondo di coloro che siamo abituati comunemente a chiamare matti

Non sapevo cosa aspettarmi avendo scelto il libro perché attirata esclusivamente dalla copertina: non ho letto sinossi, non ho cercato recensioni. Niente di niente. Così come non sapevo di aver scelto un libro scritto nel 1953 e rieditato nel marzo 2023 con un'appendice che ho letto - per la prima volta in vita mia - con lo stesso interesse con cui ho letto tutto il resto. Eh sì, perché il protagonista (si tratta di un romanzo autobiografico trattandosi realmente di un medico che ha lavorato nei manicomi) a distanza di anni tira le somme dei progressi fatti sul fronte della cura della malattia di coloro che sono poveri di mente soprattutto sul fronte dell'umanizzazione di tutto ciò che li riguarda. Dà conto di 25 anni di vita spesi accanto ai matti e lo fa con schiettezza e lucidità prendendo per mano il lettore fino all'ultima parola dell'ultima riga.

Nel racconto Todino parla delle ospiti di un manicomio di Lucca, salvo poi spiegare che nessun personaggio è da ricercare in malati realmente esistiti ma che le loro caratteristiche sono la somma di tutto quello che, negli anni, ha avuto attorno, ha visto e curato.

Mi sono trovata tra le mani un racconto fatto in prima persona da un medico, da un osservatore piuttosto attento di ciò che gli capita accanto in un mondo fatto di deliri, di ossessioni, di pianto e disperazione ma anche di slanci di affetto, amplificazione dei sensi, emozioni. Molto indicativo, tanto per fare un esempio delle situazioni di cui parliamo, il fatto che il dottore parli di celle e non di camere nel parlare dei luoghi in cui i pazienti erano ospitati all'interno della struttura in cui il dottore lavorava...

L'autore conduce il lettore nei meandri del mistero della pazzia: raccontando delle ospiti della struttura in cui lavora alterna descrizioni a riflessioni sue personali. Entrambe, siano esse descrizioni che riflessioni, mi hanno colpita e mi hanno fatto riflettere. Su quando spesso si pensi che i matti non provino sentimenti, su quanto spesso matti, alla fine, ci si diventi per via delle circostanze della vita... e poi, cosa vuol dire essere matto? Cosa vuol dire essere matto? E' il non vivere secondo le regole comuni che fa di una persona un matto? 

Tanti interrogativi che si insinuano nella mente del lettore che non può restare indifferente. Così, almeno, è capitato a me.
***
Le libere donne di Magliano
Mario Todino
Mondadori Editorie
pag. 168
13.50 copertina flessibile, 6.99 Kindle, Audiolibro

sabato 18 maggio 2024

Le notti senza sonno (G. A. Cerone)

Libro corposo, doppio caso attorno al quale si snodano le indagini dei personaggi nati da Gian Andrea Cerone, autore al suo esordio che è capace di imbastire una trama complessa, ricca, accattivante.

Un buon mix tra un giallo, un noir ed un thriller. 

Tutto questo è il libro che offre ai lettori una squadra alle prese con due indagini che corrono in parallelo e che si posizionano in un momento storico a noi molto vicino visto che ci si affaccia sull'emergenza Covid, in una Milano del 2020 che inizia a fare i conti con qualche cosa di nuovo e di cui ancora non si conoscono le conseguenze.

Dico subito che quando ho letto Covid ho avuto la tentazione di chiudere tutto e abbandonare perché non mi piace leggere storiche richiamano quel periodo. Devo anche ammettere, però, di aver fatto bene a non cedere a tale tentazione.

Il commissario Mario Mandelli e l'ispettore Antonio Casalegno sono le due figure portanti dell'intera storia: complementari l'uno all'altro, tirano le fila di indagini per niente facili e condotte con una squadra che a mio parere ha tutte le carte in regola per diventare protagonista di altre storie in futuro.

Cinquantenne il primo, persona posata e con una moglie che ama e nei confronti della quale sembra perennemente in debito; l'esatto contrario l'altro: meno tranquillo e con i segni di sofferenze vissute nel passato con le quali dimostra, però, di aver raggiunto un buon equilibrio. Sono due persone che si completano, si sostengono, si bilanciano: di fatto danno l'idea di dare vita ad un unico investigatore pur essendo due persone, Mandelli e Casalegno.

Poi c'è Milano, altra grande protagonista: una città in continuo cambiamento, teatro di violenze che quotidianamente arrivano agli onori della cronaca.

Una città dalle molteplici anime, dai tanti odori, da tanti colori anche nella sua anima oscura. Un'anima che esiste, non è del tutto un'invenzione. Le storie sono inventate, è vero, ma l'ambientazione non è poi così lontana da ciò che realmente Milano è. E lo ammette lo stesso autore in una recente intervista, nel presentare il suo romanzo. Lo dice lui, non io... che sono piuttosto lontana da Milano e ci sono stata giusto un paio di volte...

La storia. Il primo capitolo è molto intimo e propone un momento di vita quotidiana di Mario Mandelli che lascia già immaginare alcune caratteristiche di quel commissario che sarà la colonna portante di tutto il resto. La narrazione crea una certa ansia nel lettore ed io devo ammettere che, davanti al male che dilaga, pagina dopo pagina, ho dimenticato la minaccia del Covid ed ho avuto la prova che ciò che aleggia nell'aria non diventa mai qualche cosa di troppo lasciando spazio a tutto il resto. Meglio così.

I due casi: il ritrovamento in un cassonetto dell'immondizia di una mano colorata di blu, un nastrino blu che lega delle rose blu e due bulbi oculari; una rapina ad una gioielleria finita con un omicidio e la scomparsa di gioielli di grandissimo valore. Si aprono due strade d'investigazione diverse che, in particolare nel caso del ritrovamento dei resti umani, si sviluppa con una tensione crescente.

Due casi, due indagini parallele che si snodano tra le pagine e che procedono su binari diversi entrambe attorno a diverse declinazioni del male, che assumono toni più o meno oscuri ma che, comunque, sono facce della stessa medaglia.

Ottima la costruzione narrativa. Unico neo, secondo il mio punto di vista, i tanti personaggi che entrano in gioco, i tanti nomi e le tante situazioni che richiedono particolare attenzione da parte del lettore (anche per via di descrizioni molto lunghe e meticolose... e che non sempre sono necessarie) che, altrimenti, rischia di perdersi dei passaggi importanti.

Volutamente non amo scendere troppo nei dettagli per quanto concerne l'analisi di situazioni specifiche: in fatto di armi, di medicina, di dinamiche particolari... è una storia di fantasia che mira ad intrattenere gli amanti del genere e mi basta così.

Concludo dicendo che leggerei volentieri altre indagini di Mandelli e Casalegno
***
Le notti senza sogno
Gian Andrea Cerone
Guanda editore
pag. 576
14.00 Euro copertina flessibile, Audible, 9.99 Kindle

martedì 14 maggio 2024

Un luogo chiamato libertà (K. Follett)

Era da un po' che non leggevo Follett e la prima, primissima cosa che mi viene da dire in merito a questo libro è che non mi aspettavo di trovare passaggi piuttosto infuocati dal punto di vista erotico. Niente di esagerato, sia chiaro, ma proprio non mi aspettavo certe descrizioni che l'autore offre in un contesto in cui, comunque, stanno più che bene.

Inghilterra, XVIII secolo. Quando un improvviso ed inaspettato dissesto finanziario minaccia una potente famiglia di proprietari terrieri, pur di far fronte a questo momento di difficoltà i Jamisson sono disposti a
tutto.
Anche ad ingannare.
Anche ad uccidere, se necessario.

Si contendono il possesso e lo sfruttamento di diverse miniere scozzesi, unica via d'uscita dalla situazione incresciosa in cui si trovano. Sono gli uomini che decidono il da farsi, è impensabile che ci sia una donna a prendere decisioni, a fare scelte, ad alzare o abbattere muri. Eppure, sono le figure femminili, secondo il mio parere, le più forti.

Lo è la figura di Lizzie, giovane aristocratica che crede fermamente negli ideali della libertà, del rispetto, della dignità. 

Lo è la signora Jamisson, personaggio secondario nell'ambito dell'intero racconto ma con un ruolo determinante che emergerà solo negli ultimi capitoli ma che ne trasmette tutta la forza e la capacità di tirare le fila di situazioni apparentemente lasciate in mano agli uomini.

Lizzie entrerà a far parte della famiglia Jamisson ma alla base del suo matrimonio ci sarà l'inganno. Un inganno che si troverà a subire consapevolmente, viste le circostanze, ma che non le impedirà di lottare per l'affermazione di ciò in cui crede: la libertà. Libertà di amare, prima di tutto, ma anche libertà di scegliere, libertà di non subire le scelte altrui.

Il personaggio maschile forte, il protagonista - McAsh - è, invece, un minatore del quale credo di essermi un tantino innamorata, in senso letterario intendo. Non ci sta a fare la vita che altri hanno scelto per lui, non ci sta a subire, a vivere da schiavo, ad essere considerato proprietà altrui. Farà di tutto per rivendicare il suo diritto - e non solo suo - di vivere libero in un ambiente e in una società in cui appare prematuro parlare di questo... parlare di libertà! 

Il passaggio che mi è rimasto scolpito nella mente - giusto per rendere l'idea - è quello in cui gli aristocratici parlano dei minatori dicendo che "...non soffrono come noi, non sentono il dolore allo stesso modo in cui lo sentiamo noi". Frase pronunciata davanti alla morte di una ragazza a seguito di un crollo in una miniera e riferita a suo fratello. Una frase che rende perfettamente l'idea di come venissero considerate le vite dei minatori, all'epoca. Degli schiavi... Inimmaginabile per me. Ma comune all'epoca, quando uomini e donne venivano venduti alla stregua di animali e, spesso, trattati pure peggio.

Un'altra storia, questa, che mi ha ricordato quanto io sia fortunata ad essere nata nell'epoca in cui sono nata e nel posto in cui sono nata.

Follett traccia i contorni di un'epoca fatta di grandi cambiamenti, di nuove scoperte e di tanta voglia di liberà da più fronti: ho molto apprezzato i riferimenti storici e le descrizioni degli ambienti, precise e meticolose, così come la struttura complessiva del romanzo.

Finale che mi auguravo.
Lettura corposa ma scorrevole con tanti personaggi che richiedono, ognuno, la dovuta attenzione.
***
Un luogo chiamato libertà
Ken Follett
Mondadori Editore
pag. 464
Euro 7.75 copertina flessibile

giovedì 2 maggio 2024

Una capra sul tetto (A. Fleming)

So bene che un libro consigliato dai 10 anni di età potrebbe essere poco nelle corde di un lettore adulto ma posso garantire di aver letto libri per ragazzi scritti in punta di penna, appassionanti, coinvolgenti e capaci di coinvolgere anche me, che giovane lettrice non lo sono più da un po'.


 

Purtroppo non è il caso di questo libro che mi ha lasciata un po' perplessa... 

Dei tanti personaggi che entrano in scena ho fatto fatica a capire, fino alla fine, cosa ci stessero a fare in quella storia (tranne qualcuno).

Un racconto corale, con tante esistenze che si incontrano e legate dalla presenza di una misteriosa capra sul tetto che - così dicono - porta sette anni di fortuna a chi la vede. 

Ecco, dunque, che quando Kid (bizzarra scelta anche questa per identificare una ragazzina... che di fatto sembra non averlo, un nome), si trasferisce a NewYork con i genitori per prendersi cura dell'appartamento di un ricco parente viene a conoscenza dell'esistenza di questa misteriosa capra sul tetto. Assieme a Kid il lettore incontra questi personaggi che trasmettono qualche cosa di sè: le paure di Will, la disabilità e il coraggi del signor Jonathan, lo skater Joff cieco ma impavido... 

Sono tutti personaggi che mettono sul piatto le proprie fragilità ma anche le proprie potenzialità che spesso vanno oltre le apparenze.

Io non ho proprio capito il senso della storia. Lo ammetto. E in alcuni punti ho proprio pensato che il racconto fosse confuso, come se parole e personaggi si rincorressero verso una direzione che non riuscivo a capire quale fosse.

Non riesco nemmeno a dire più di tanto, sono onesta.

Non è una storia che suggerirei a giovani lettori, soprattuto se si avvicinano con titubanza alla lettura: credo che sia molto alto il rischio che si perdano nelle more del racconto ma anche che perdano la voglia di prendere qualche altro libro tra le mani.

Probabilmente, come dico sempre, è un mio limite, un problema mio... però a lettura finita non so dare un
senso a quel che ho letto e non è un gran bel segno.

***
Una capra sul tetto
Anne Fleming
Mondadori editore
159 pagine
16.00 euro copertina rigida, 4.99 Kindle

mercoledì 1 maggio 2024

L'erede dei Gainsbourg (S. D. Scott)

 Mi aspettavo una storia d'amore melensa e sdolcinata. Mi sono dovuta (piacevolmente) ricredere.

Perché se è vero che tutto ruoto attorno ad una storia d'amore, ciò che ho letto tra le pagine di questo libro è qualche cosa di più. 

In un ambiente fatto di titoli nobiliari, di patrimoni da salvare, di matrimoni di convenienza, mi aspettavo la solita storia di lei che accetta un matrimonio per preservare le proprietà di famiglia ma con l'accordo di non consumare... poi, strada facendo i due si innamorano davvero e vissero tutti felici e contenti.

Invece noi.

C'è un matrimonio di mezzo, c'è un patrimonio da salvare, ci sono accordi presi a tavolino ma la storia prende una direzione diversa da quella che avevo immaginato anche grazie ad uno stile scorrevole, per niente sdolcinato (anche quando avrebbe potuto esserlo). Buone le descrizioni del periodo storico - non lo definirei un romanzo storico ma la storia è ben contestualizzata - che permettono di immergersi in atmosfere d'altri tempi.

Protagonista una donna forte, Athena Gainsbourg, unica figlia del Conte Stamford che amministra la miniera di famiglia confrontandosi con piglio deciso con un mondo che ragiona al maschile. Suo padre, oramai ammalato, propone al medico chirurgo Nigel Gainsbourg (cugino della ragazza) di sposarla ed ereditare il tutto, evitando che le proprietà di famiglia finiscano - per linea ereditaria diretta - in mani sbagliate. Athena non è affatto convinta che sia la strada giusta soprattutto perché è una donna libera che non intende barattare la sua libertà in questi termini ma i fatti le dimostreranno che quando di tratta di fare delle scelte bisogna mettere sul piatto tanti elementi diversi, quelli che possano portare al male minore. Oltre alle miniere di famiglia è in ballo anche la sorte della sorella di lui, Edwina, segregata in una struttura per problemi psichiatrici e sulla quale incombe la minaccia di terapie mutilanti che lui intende a tutti i costi evitarle.

Questo il contesto, questo il nodo della questione. Da qui la storia prende direzioni inaspettate che, lo ammetto, mi hanno piacevolmente sorpresa.

Figura molto affascinante quella di Athena che ho amato fin dalle prime righe del libro. Una donna fuori dagli schemi per l'epoca (siamo nel periodo Vittoriano), una storia d'amore che non stona affatto con la complessità della situazione che si delinea, finale piacevole.

Non avrei mai immaginato di gradire una storia che, lo ammetto, ho scelto per rispondere ad una challenge di lettura cui sto partecipando. 

Piacevole. Non un capolavoro, sono onesta, ma lettura gradevole.
***
L'erede dei Gainsbourg

Scarlett Douglas Scott
PubMe editore
242 pagine
15.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

sabato 27 aprile 2024

Da dove la vita è perfetta (S. Avallone)

 

Storie di donne. Storie di difficoltà e di disagio. Storie di coppie. Storie di vita.

Storie d’amore. Non quelle che si leggono sui romance ma quelle che si incontrano per strada, tra i vicoli, sotto ai portoni.

La storia di Adele e di Zeno, di Fabio e Dora sono storie d’amore inteso nella sua accezione più ampia. Sulle prime, leggendo il libro di Silvia Avallone, ho fatto fatica a comprendere come le varie situazioni potessero in qualche modo incastrarsi ma è stata questione di un attimo. L’autrice – che peraltro ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere – è abile a tenere il lettore sulle spine. Fino alla fine. Fino alla svolta finale che in parte avevo auspicato ma che non potevo immaginare in quei termini.

Non come avviene in un giallo o in un thriller. No.

Ma come avviene nella vita. Dove non si sa mai chi si può incontrare dietro l’angolo, dove non è facile delineare con chiarezza il futuro, dove entrano in giorno variabili inaspettate, più o meno importanti. Come avviene nei rapporti tra adolescenti, fatti di eccessi e slanci che si alternano a momenti di delusione assoluta. Come avviene in coppie consolidate che scoprono – nel tempo – di aver fatto male alcuni calcoli che sono le fondamenta di un rapporto non semplice da portare avanti. Su tutto, la maternità. Quella che arriva quando non dovrebbe, in un ventre che non è pronto anche se la mente dice altro. E che non arriva dove, invece, tutto sembra pronto per dare nuova vita. Senza successo. Quella raccontata è una storia di legami, più o meno forti ma sempre veri. Legami che si instaurano quasi senza un perché e diventano così forti da spazzare via ogni nuvola, legami che si vorrebbero così solidi ma che sono talmente fragili dall’essere sul punto di frantumarsi.

Scrittura intensa. Efficace. Appassionante. Ma non è una novità per me perché la Avallone mi ha abituata ad uno stile che cattura. È un libro che consiglio, che ho preso in prestito in biblioteca ma che comprerò a mia figlia perché credo che storie così possano fare bene anche a lei. Che ha diciotto anni.

***
Da dove la vita è perfetta
Silvia Avallone
Rizzoli editore
pag. 376
14.50 copertina flessibile, 2.99 audiolibro, Kindle Unlimited