sabato 28 novembre 2020

Cuore di pietra (C. Fletcher)

Un altro libro per ragazzi? Eh sì! Perché no?


Un'altra avventura che ha a che fare, questa volta, con le statue anche se mi aspettavo un ruolo dominante dei draghi, vista la copertina.

George Chapman è il protagonista di Cuore di pietra, una storia che non avrebbe mai potuto immaginare.

Orfano di padre, costantemente alle prese con un gruppetto di bulli che non lo lascia in pace, desideroso di essere accettato ma con una vita che gli consiglia, invece, di starsene a testa bassa e, se possibile, scomparire.

Durante una visita al Museo di Storia Naturale di Londra, il ragazzino viene incolpato ingiustamente per uno scherzo fatto da un compagno del quale, però, non ha alcuna intenzione di svelare il nome. Si prende la colpa e la punizione: restarsene chiuso in una stanza del museo. Quando, però, la noia ha la meglio e scappa, compiendo d'istinto un gesto che danneggia una statua al di fuori del Muse non si rende conto che questa cosa gli cambierà l'esistenza e lo catapulterà in un'avventura inimmaginabile.

Perché George non sa che, fuori, c'è un mondo parallelo in cui le statue di Londra (sì, le statue) sono in eterno conflitto tra loro, suddivise nei benevoli Destati, sculture con sembianze antropomorfe, e nei feroci Marchiati, mostri di pietra dilaniati dall'odio contro il genere umano. Non sa che possono prendere vita ma restare invisibili agli occhi di tutti tranne che ai suoi e a quelli di una ragazzina che ha la sua stessa capacità.

Non si spiega cosa gli stia accadendo, nè perchè. Soprattutto, che cosa debba fare per riportare quell'ordine che appare oramai spazzato via.

La storia è narrata in modo semplice e chiaro. Sono tante e meticolose le descrizioni che permettono di avere un'idea soprattutto delle ambientazioni: l'autore non si sofferma più di tanto sulla caratterizzazione dei personaggi e questa, secondo me, è una pecca. Avrei gradito conoscere meglio la figura di George ma anche quella di alcuni personaggi che vivono l'avventura accanto a lui.

Mi è piaciuta l'idea di assegnare ad ogni statua una storia ed anche qui mi serebbe piaciuto un po' più di approfondimento magari sacrificando un po' l'azione. Si susseguono così tanti eventi che sembra inverosimile che si svolga tutto nell'arco di 24 ore: poi, però, se si pensa che uno dei personaggi è un Orologiaio che ha il potere di controllare il tempo, allora tutto si spiega.

George cresce in questo arco di tempo. Che siano 24 ore o 24 giorni per lui è tempo di crescere, di affrontare i propri sospesi con il passato e di fare delle scelte per il futuro.

E' un libro che ho avuto in scambio. Non lo sono andata a cercare in modo specifico, è arrivato da me come se fosse l'ora che l'avessi tra le mani. Lo consiglio a giovani lettori che amino l'avventura e che siano pronti a mettersi in gioco sulla velocità degli eventi e con co-protagonisti molto particolari.

Non è un libro autoconclusivo ma non so dire, con esattezza, se gli altri volumi della serie siano facilmente reperibili. Proverò a cercarli se non altro per capire se quell'ordine verrà davvero ripristinato oppure no.
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Cuore di pietra
Charlie Fletcher
Mondadori
420 pagine
8.50 copertina rigida

venerdì 27 novembre 2020

Morte di una sirena (Rydahl & Kazinski)

Morte di una sirena è un romanzo che ho letto in collaborazione con Thrillernord e che  mi ha spiazzata. Toni cupi, descrizioni crude, situazioni spesso disgustose e in alcuni passaggi davvero inverosimili: gli autori propongono la storia di Hans Christian Handersen (che non era ancora quell’Handersen che è arrivato a noi grazie alle sue favole per bambini) e che è alle prese con una pesantissima accusa. 

La morte violenta di Anna viene attribuita a lui: quell’ometto strano che si recava da lei, donna di strada, non per “consumare” ma per ritagliare la sua figura nella carta. Un uomo strano, l’ultimo che è stato visto in compagnia della povera ragazza ritrovata cadavere e martoriata nel corpo. Molly, sua sorella e anche lei donna di vita, è la prima accusatrice di un Hans Christian che rischia davvero grosso.

Riesce ad ottenere la possibilità di difendersi: ha tre giorni di tempo per dimostrare la sua innocenza. In questa impresa troverà un’alleata proprio nella sua accusatrice. Molly cerca vendetta per la morte di sua sorella e si rende conto che non può essere quell’omuncolo che ha davanti agli occhi il colpevole.

In una Copenaghen d’altri tempi, siamo nel 1834, fatta di contrasti profondi, dove ad una profonda povertà si sovrappongono gli sprechi e la ricchezza sfrenata e la lussuria degli ambienti di corte, si consolida una coppia alquanto bizzarra: uno scrittore squattrinato, senza arte ne’ parte, ed una prostituta alla quale, tra l’altro, rimane anche l’affido della bambina della defunta, la Piccola Marie.

Tre giorni mi sono sembrati decisamente troppo pochi per tutto ciò che capita a quella coppia di investigatori improvvisati e, onestamente, in più passaggi ho trovato le descrizioni fin troppo meticolose, tanto da rallentare parecchio una narrazione che sembra proseguire a fatica. Nonostante il disgusto per alcune situazioni devo dire, però, che sono stata spinta dalla curiosità di capire come la situazione potesse risolversi…

Ci ho messo un bel po’ di tempo a concludere la lettura che avevo immaginato più scorrevole e decisamente meno cupa. Ho avuto l’impressione che fosse sempre notte, nonostante le descrizioni di un sole accecante.

I toni cupi predominano e credo che questa sia stata una scelta ben precisa degli autori: quella di rendere gli ambienti dell’epoca, soprattutto quelli dei bassifondi, dove sporcizia e miseria la fanno da padroni. A ciò si contrappongono gli sprechi e la lussuria che si vive a palazzo. Si insiste molto su questo, soprattutto sugli sprechi che caratterizzano i banchetti mentre fuori la gente muore di fame. Nonostante i difetti che mi sono saltati agli occhi devo però dire che l’idea mi è piaciuta. E la ricerca del colpevole – la cui identità viene svelata già all’inizio ma rispetto al quale gli autori riservano delle sorprese – è caratterizzata da alcune forzature e situazioni decisamente inverosimili, fino ad arrivare a riferimenti magici che poco hanno a che fare con le circostanze. Eppure mi ha colpita il fatto che sia la follia a fare da filo conduttore dell’intera vicenda.

La follia di un Handersen che sente vorticare nella sua mente idee e pulsioni che sarebbe tentato di soffocare ma che lo tormentano e lo portano, ad un certo punto, a tenere comportamenti lontani dalla sua indole tranquilla.

La follia di una donna privata dell’unico affetto rimastole – quello della sorella – che si vede strappare via con violenza i propri sogni e  che viene spinta a fare di tutto che farà per trovare un colpevole che deve pagare per quanto ha fatto.

La follia che muove il colpevole e che è, nel suo caso, sommata ad una lucidità tale da dare quasi dignità ai suoi comportamenti.

Ciò che accade – tenendo da parte la lentezza della narrazione, la confusione e assurdità di alcune situazioni – ma ha fatto riflettere molto sul desiderio di voler essere diversi da ciò che si è.

In un’epoca in cui tutto doveva essere tenuto sotto controllo, dove il popolo doveva vedere solo ciò che il regno voleva far vedere, dove si muovevano marionette con fili tirati dall’alto, dove si aveva bisogno di ordine e di tranquillità, c’è stato qualcuno che ha tentato di sovvertire l’ordine naturale delle cose. E ad un certo punto mi ha anche fatto compassione, il colpevole. Un personaggio assurdo e pericoloso, un malato, un folle che ha cercato disperatamente e ad ogni costo, di arrivare all’obiettivo che ha motivato ogni sua scelta.

Mi ha fatto compassione anche lui, Handersen: il continuo sottolineare il suo aspetto dimesso, il suo fallimento come scrittore viene nobilitato, secondo il mio parere, dal suo coraggio nel non abbassare la testa sul finale davanti ad una richiesta di silenzio, per il bene del regno.

Trova un modo sottile per raccontare quanto accaduto, riesce anche ad avere successo ma c’è un grande fallimento alle porte, il fallimento di un’intera città che resta indifferente davanti ad una morte che, come altre, verrà poi raccontata in una delle sue fiabe più famose.
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Morte di una sirena
Rydahl & Kazinski
Neri Pozza
402 pagine
18.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

mercoledì 25 novembre 2020

Stepsister. Sorelle di sangue (J. Donnelly)

Una scarpetta di cristallo, una matrigna, due sorellastre, un principe in cerca di una moglie.

Cenerentola, direte voi! Invece no. Stepsister è un retelling di Cenerentola, questo è vero, ma racconta una storia del tutto diversa. Una storia in cui la ragazza che calza la scarpina diventa regina accanto al principe che diventa re ed in cui matrigna e sorellastre vengono abbandonate a loro stesse, alla povertà più nera e, soprattutto, al giudizio impietoso di chi è pronto a puntare il dito portando continuamente a galla le loro malefatte.

E vissero tutti felici e contenti, dunque? No. Proprio no. Della regina di Francia, Ella, non si parla quasi per niente, se non nel finale. Si sa solo che viene scelta da principe come sua sposa e niente di più.

Quella che è chiara, invece, è la sorte della matrigna (che perde il senno tanto da parlare con i cavolfiori come se fossero cavalieri) e delle sorellastre.

Isabelle e Octavia si trovano a fare i conti con un presente fatto di odio, di offese, di miseria. Sono loro, le due "brutte sorellastre" mutilate nel fisico - su spinta della matrigna - per far entrare a tutti i costi i loro piedini in una scarpetta che non appartiene loro ma, soprattutto, continuamente mutilate nell'anima. 

Innanzitutto devo dire che la copertina, secondo il mio parere, è fuorviante. Non è una storia romantica quella che viene proposta, mentre la copertina mi ha fatto pensare a qualche cosa di quel genere. Bella, non dico di no, ma poco calzante - giusto per restare in tema di scarpette!

Isabelle è la protagonista indiscussa con Octavia che, pur restando confinata a personaggio secondario, ha comunque un ruolo importante. 

Isabelle non è bella. Lo sanno tutti. Glielo ripetono da sempre e da sempre l'immagine che le restituisce lo specchio ne è una conferma. Ma quello che nessuno sa - lei per prima - è che Isabelle è una ragazza coraggiosa, testarda, impavida e pronta a tutto per cambiare la sua sorte. E se, sulle prime, è convinta che il suo desiderio sia quello di diventare bella, con il tempo si renderà conto che non è affatto così, e che non è la bellezza che fa la differenza.

Se la sua mappa della vita è disegnata in un certo modo, se le linee hanno un inizio ed una fine (piuttosto breve) ci sarà la possibilità di cambiare il corso degli eventi? Diversi saranno i tentativi posti in essere per cambiare qualche cosa ma solo lei, con le sue scelte, potrà davvero farlo.

La storia è un invito ad avere fiducia nelle proprie capacità, a guardare avanti con coraggio, a non rassegnarsi all'immagine che gli altri hanno dipinto di noi. E' il riscatto di quella categoria di persone che è stata confinata ai margini, giudicata dalle proprie azioni e mai perdonata per i propri errori.

Secondo me tutti noi commettiamo sbagli. L'importante è non lasciare che gli sbagli ci definiscano.

Trovo che sia tutto qui il senso della storia. Nelle parole pronunciate da Isabelle e che sono il frutto di una nuova consapevolezza, quella che la porta a non rassegnarsi al suo destino, a quel destino che non le fa giustizia. Isabelle traccia nuovi percorsi per la sua vita e lo fa con sacrificio, con coraggio, con spirito d'iniziativa. E malgrado i tentativi di interferenza, sarà solo lei a poter determinare quei cambiamenti che, sulle prime, sembravano impossibili.

Il libro è un fantasy per ragazzi che mi sento di suggerire anche ai miei figli, e non solo a mia figlia. No. Perchè l'orgoglio di un personaggio femminile, il suo riscatto, la sua affermazione come una persona che può andare oltre i suoi sbagli ed i giudizi che il resto del mondo le ha cucito addosso, sono la base di una riflessione che devono fare tutti, lettori e lettrici, soprattutto se giovani.

E' una storia in cui gli errori hanno come contrappeso la consapevolezza di aver sbagliato. E' una storia in cui la magia fa la sua parte e ben ci sta nel contesto dipinto dall'autrice con una narrazione chiara e scorrevole, mai volgare o sopra le righe. 

E' una storia di coraggio, soprattutto. E d'amore. Inteso, però, nella sua accezione più ampia, a cominciare dall'ore per sé stessi. 

Devo ammettere che all'inizio ho pensato che non fosse una storia per me. Mi sono ricreduta strada facendo. Una fiaba oscura che, però, porta ad altro... l'ho letta con piacere. Una fiaba in cui c'è posto anche per la fata madrina ma con caratteristiche ben diverse da quelle che la storia di Cenerentola ci ha consegnato. E, lo ammetto, è decisamente una figura più affascinante di quella vecchietta con i capelli bianchi a cui la nostra mente è abituata a pensare. 

Ps. la protagonista dimostra che si può sbagliare, ma si può anche imparare dai propri errori e riscattarsi. Ma a sbagliare non è solo lei... anche qualche personaggio insospettabile. Perchè mai niente è come sembra!
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Stepsister. Sorelle di sangue
Jennifer Donnelly
Mondadori editore
468 pagine
18.00 euro copertina flessibile - 8.99 Kindle

martedì 17 novembre 2020

Fairy Oak. La storia perduta (E. Gnone)

Il tempo passa anche in quel luogo fantastico che risponde al nome di Fairy Oak, dove vivono streghe e i maghi, Magici del Buio o Magici della Luce.

Non c'è magia che tenga contro il passare del tempo, ed è giusto che sia così. 

Ed è bello lasciarsi andare a ricordi che sono ancora vivi nella mente dei protagonisti che, a distanza di anni, tornano a vivere entusiasmanti avventure conservate nel cuore e nella mente come bagaglio affettivo, prima di tutto, di cui non liberarsi mai.

E non sbaglio nel dire bagaglio affettivo perché questo, secondo me, è quel che si legge in questa nuova avventura di Pervinca e Vaniglia Periwinkle, le due sorelle nate a distanza di poche ore l'una dall'altra, tanto simili nell'aspetto quanto diverse per carattere, modi di fare e poteri. 

Perché gli affetti, i legami, si costruiscono nel tempo e lo si fa con le attenzioni per un cane che non viene quasi mai liberato dalla catena, lo si fa nel condividere un lavoro programmato per dei compiti scolastici ma che, a ben guardare, porta ben oltre... lo si fa anche condividendo un sogno e lavorando tutto insieme per creare le condizioni affiché diventi realtà. Ecco... così secondo il mio parere si crea quel bagaglio affettivo che oggi, con Vì e Babù che fanno i conti con gli acciacchi dell'età e con i capelli bianchi, si legge nel luccichio dei loro occhi quando si imbattono in vecchie foto.

Il libro è strutturato con una narrazione su due piani temporali: le magiche sorelle di oggi ricordano il passato ed è la parte che riguarda il racconto dell'avventura che domina su tutto il resto. 

La memoria va all'Anno della Balena, quando quel gruppetto così eterogeneo di amici si trovò alle prese con una ricerca di storia che li portò ad andare indietro nel tempo per stilare gli alberi genealogici delle rispettive famiglie cercando di arrivare alle origini non solo della comunità locale ma della stessa Fary Oak. 

L'avventura va vissuta con loro, con i protagonisti. Non può essere raccontata.

Mi permetto solo di raccontare ciò che mi è rimasto addosso alla fine della lettura.

Mi è rimasta addosso la leggerezza (attenzione, questo non vuol dire superficialità) di una storia ben scritta che viene meglio compresa se si è letta tutta la serie, ovviamente, ma che non penalizza chi dovesse avvicinarsi a quest'ultimo volume magari con l'obiettivo di recuperare tutto il resto. E, di questo, va dato merito all'autrice che si è resa conto che molti ragazzini di oggi, che volessero avvicinarsi a questa lettura, potrebbero essere stati troppo piccoli all'uscita dei precedenti volumi per averli già letti. Ecco, dunque, la delicatezza (per me tale è stata) di inserire delle note in libertà, alla fine del libro, che forniscono alcuni punti fermi utili alla comprensione di alcuni aspetti del racconto.

E poi l'emozione legata alla scoperta dell'amicizia anche da parte di chi era abituato (o era stato abituato) a restare in un angolo. La gioia di quella scoperta mi ha rasserenata.

Che dire, poi, della sensibilità di quei bambini davanti alle ingiustizie? Questo aspetto del racconto mi ha riempito il cuore di speranza perché è questo che voglio pensare: che possano essere le nuove generazioni a far cambiare tante brutte abitudini che abbiamo noi adulti... Chi leggerà il libro capirà bene cosa intendo.

Da ultimo, ma non per importanza, mi è rimasta addosso la serenità che traspare da personaggi positivi che hanno un ruolo importante ma mai invasivo. Penso a zia Tomelilla che con il suo modo di fare mi ha trasmette un senso di calma che in questi giorni frenetici proprio ci voleva.

E' una storia pensata per giovani lettori, è vero, ma il l'ho letta da lettrice matura e non mi vergogno a dire che ho viaggiato con piacere sulle ali della fantasia e mi sono sentita fisicamente accanto ai vari personaggi nel vivere ogni attimo.

Scrittura scorrevole, storia avvincente, narrazione precisa, ricca di dettagli e delicata ma intensa quando necessario. E' stata una lettura piacevole. Ed è stata la prova che le storie non hanno età, che viaggiare con la fantasia fa sempre bene e che quando una storia è interessante e il libro è ben scritto, è ben scritto e basta. Che sia esso per giovani lettori oppure no.
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Fairy Oak. La storia perduta
Elisabetta Gnone
Salani Editore
400 pagine
17.10 euro copertina rigida

venerdì 13 novembre 2020

L'uomo alla finestra (S. Doering)

Destabilizzante. Il libro L’uomo alla finestra - letto in collaborazione con Thrillernord - è stato, per me, destabilizzante.

Lo è stato perché fin dalle prime righe ho avuto a che fare con una protagonista altamente disturbata, in preda ad allucinazioni, disorganizzata, stressata, caotica, con disturbi del sonno e dell’attenzione, che assume sostanze che contribuiscono a questa situazione e che ha il terrore di vivere accanto ad un rapitore di bambini.

Lei che è una madre single, separata dal marito, e con due figli a carico, lei che ha scelto una casa con un bel giardino per farli giocare all’aperto, lei che con i bambini ci lavora visto che è operatrice di una scuola materna, lei che viene a sapere – da chiacchiere di paese, non certo da fonti verificate – che il vicino probabilmente ha rapito una bambina di nome Ava. Una bambina che la ossessiona al punto di fare ricerche nei suoi confronti fino al tormento.

Tutto ciò mi ha destabilizzata perché, nonostante tali premesse, Grace (questo è il suo nome)continua a lavorare con i bambini nella scuola materna senza problemi, di notte va a fare jogging lasciando i suo figli (la più piccola ha tre anni) soli in casa e decide di vestire i panni di detective andando alla ricerca di prove usando metodi decisamente poco convenzionali.

E lui? Il presunto rapitore di bambini? Per tutto il racconto, non compare, non parla, non si relaziona con nessun se non di riflesso.

La narrazione, nella prima parte del libro, è ad alto ritmo soprattutto per via dell’atteggiamento di una protagonista a dir poco squilibrata.

Poi succede qualche cosa che cambia completamente la situazione. Un evento traumatico che fa aprire un’indagine e che, in un modo o nell’altro, riguarda anche, Grace.

La sua mente fa voli pindarici fino ad arrivare ad un’improvvisa (ed anche ingiustificata, viste le circostanze) pace che rappresenta l’avvio della seconda parte del libro dove la protagonista è completamente diversa.

Si scopre appassionata, bisognosa di contatto fisico, trova anche il modo per soddisfare le sue pulsioni come se stessimo leggendo un romance. Ma non è affatto così.

Mi ha destabilizzata anche l’uso di termini secondo me del tutto inopportuni. 

Usare "rosso mestruale" per dire rosso scuro, o ghiadole perianali per descrivere nemmeno ricordo più cosa o dire continuamente che la protagonista puzza di sudore... alla fine tutto ciò mi ha disgustata e credo che siano stati dettagli del tutto inutili. Si potevano trasmettere le stesse immagini usando termini diversi e meno pesanti.

Probabilmente è una scelta stilistica pensata per rendere il personaggio nella sua follia più assoluta… per poi ridimensionare il tutto nella seconda parte e sul finale.

E’ una storia che non ti aspetti. Che manda in confusione il lettore perché quei ritmi così forsennati che scandiscono le giornate della protagonista sembrano entrare dentro alla propria vita alzando la tensione al massimo per poi improvvisamente portare tutto alla normalità.

Ci sono delle incongruenze (una ragazzina che una pagina prima ha 16 anni poi ne ha 13, una figlia di tre anni che ha atteggiamenti fin troppo da grande, qualche errore di stampa) e non so se siano dovute a delle libertà che ci si è presi nella traduzione ma ciò che resta, più che queste incongruenze, è quella sensazione di storia destabilizzante sotto ogni punto di vista, anche ai limiti dell’assurdo in alcuni passaggi.

Per chi cerca una storia di questo tipo è il libro adatto.

***
L'uomo alla finestra
Sharon Doering
Newton Compton Editori
343 pagine
9.90 euro copertina rigida - 4.90 Kindle

giovedì 12 novembre 2020

Il risveglio del lupo (B. Repetto)

Siamo nella Terra del Vespro. Un luogo in cui la guerra miete vittime e dove i mercanti mettono in vendita schiavi al miglior offerente. 

Cederik, un giovane di quattordici anni dalle nobili origini rimasto orfano in modo improvviso e violento, viene venduto ad un cavaliere misterioso che anziché scegliere un servo forte e muscoloso sceglie lui: gracile, delicato ma con una speciale luce negli occhi.

Inizia così la storia di Cederik e del suo padrone (tal ser Nemo) che, per un periodo di tre anni - questo è l'arco temporale in cui si svolge la storia di questo primo volume (visto che è parte di una serie, il ciclo dei Cavalieri del Sole) - lo porta con se in un viaggio che appare senza meta ma, senza dubbio, con uno scopo...

Ser Nemo non parla molto del suo passato ma nemmeno Cederik lo fa. Oltre a raccontare più volte di essere di origini nobili e che i suoi genitori sono stati uccisi e che a muoverlo, a motivare la sua esistenza ora è la vendetta, non dice molto di più. Potrebbe essere un principe ma lo si lascia all'immaginazione del lettore visto che nulla da questo punto di vista viene svelato. Così come niente viene svelato in merito a quel cavaliere così abile e astuto che lo ha preso sotto la sua ala protettrice. Lo ha mandato qualcuno a cercare quel ragazzo? Perché non lo tratta semplicemente da schiavo ma lo aiuta nella sua crescita, giorno dopo giorno, da ragazzo acerbo in giovane uomo?

Ser Nemo sa perfettamente di aver acquistato un agnellino e il suo obiettivo è quello di tirare fuori da lui il lupo che si cela dietro la luce che ha visto nei suoi occhi.

Per tutto il racconto si narra la formazione impartita, con metodi che più si addicono alla crescita di un cavaliere, ad un ragazzo fragile e timoroso che impara dai suoi errori ed è pronto a far venire allo scoperto il guerriero che è in lui.

Tre anni. La formazione è lunga tre anni e la narrazione a tratti è piuttosto ripetitiva visto che non si racconta altro che non siano scontri, ferite, attacchi da parte di briganti...

Ho avuto l'impressione che la storia, seppur inserita in un'ambientazione medievale, fosse una sorta di trasposizione di The karate kid... mi è sembrato di dare a Cedrik le sembianze di un giovane Daniel LaRusso che vuole imparare a combattere ma che quasi non si rende conto degli insegnamenti che gli vengono impartiti dal suo maestro con "dai la cera" - "togli la cera"... i più giovani non sanno cosa intendo dire ma chi ha superato gli 'anta magari lo sa! Ecco, ho avuto quell'impressione. E verso la fine ho anche letto tra le righe un po' di Rambo con ferite ricucite con ago e filo così a freddo... insomma, qualche deja-vu.

Ma... sono indulgente. 

Molto indulgente perché la scrittura mi è comunque parsa scorrevole e mi è piaciuta ed essendo anche una penna femminile che parla di combattimenti, di cavalieri, di addestramento, di medioevo... l'ho gradita ancora di più perchè solitamente mi sono imbattuta in autori, non autrici, alle prese con questi argomenti. E negli scrupoli di coscienza che emergono in Cedrik in alcuni momenti ho letto sensibilità femminile...

E' una scrittura acerba, non posso certo definirla matura e mi auguro che l'autrice non me ne voglia: mi sembra molto promettente soprattutto trattandosi di un'idea strutturata in una serie (il finale non è un finale... ma un to be continued) e malgrado la trama un po' piatta, malgrado la descrizione di tre anni di addestramento, malgrado la faccia di Daniel San sul corpo di Cedrik devo dire che sono curiosa di conoscere meglio questo personaggio, capirne le origini e gli obiettivi oltre alle potenzialità. 

Una lettura senza pretese, adatta a giovani lettori (è un libro per ragazzi) e ma non a chi sia troppo esigente dal punto di vista dell'ambientazione storica (che praticamente non c'è se non per brevissimi accenni) o dal punto di vista della personalità dei personaggi che - me lo auguro - verranno fuori sul lungo termine.
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Il risveglio del lupo
Barbara Repetto
178 pagine
7.90 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

mercoledì 11 novembre 2020

Un matrimonio perfetto (S. Pinborough)

L’apparenza è tutto. Nel mondo in cui vivono Jason e Marcie, William e la sua giovane seconda moglie Keisha, l’apparenza viene prima di tutto. E non importa se questo vuol dire dover indossare costantemente una maschera, se vuol dire dover nascondere segreti sempre più in profondità, sorridere e fare finta di vivere di una felicità sintetica, plastica. Non importa se bisogna compiere delle azioni tutt’altro che pulite. Bisogna salvare l’apparenza. 

E' questo l'ambiente in cui si snoda la storia raccontata nel libro Un matrimonio perfetto, letto in collaborazione con Thrillernord.

Lo sa bene Marcie che si è conquistata con le unghie e con i denti un posto nell’alta società.

Lo sa bene Jason che ha fatto di tutto per poter essere all’altezza di tutti gli altri.

Lo sa anche William, che dopo meno di un anno dalla morte della moglie – donna elegante, amata e rispettata da tutti – torna con una giovane moglie nuova di zecca che, però, nasconde e nasconderà sempre un velo di sporcizia sotto le unghie laccate e limate alla perfezione.

Lo sa benissimo lei, Keisha: una donna che sa di essere fuori posto, che sente appiccicati addossogli sguardi inquisitori di tutti coloro che le sorridono con accondiscendenza, ma che non intende fare il minimo passo indietro in una vita che le ha promesso, fin da subito, agi e ricchezza a fronte di un unico sacrificio. Avere accanto un marito anziano che per lo più la disgusta: è questo il prezzo che deve pagare. E trovarsi a desiderare che muoia al più presto è un pensiero costante con cui la bella signora si trova a fare i conti in ogni momento. E che potrebbe costarle caro

Ed ancora, può essere, Keisha, una minaccia per Marcie? Sta forse tentando di flirtare con suo marito?

L’apparenza.

E’ l’elemento portante di un ambiente fatto di lustrini e sorrisi di circostanza sotto al quel covano segreti, uno dopo l’altro, uno sull’altro. Apparenza che va a braccetto con la menzogna.

Mercie ha dei segreti. Li ha anche Jason. Ma anche William ha i suoi scheletri nell’armadio. E che dire di Keisha? Lei, donna bellissima ed eccentrica, sanguigna e passionale, viene considerata da tutti come colei che di segreti sembra averne più di tutti ma che, a ben vedere, quasi non riesce a reggere il confronto con tutti gli altri.

“Un matrimonio perfetto” è un thriller molto particolare. E’ come se la storia si svolgesse tutta sul filo del rasoio e come se ogni minimo errore possa causare la catastrofe. La vita dei protagonisti può essere paragonata ad un meccanismo delicato e sofisticato, i cui ingranaggi sono soliti funzionare alla perfezione ma che potrebbero subire dei danni irreparabili se solo un granello di polvere vi penetrasse dentro.

E se non si tratta di un granello di polvere ma di qualche cosa di più… bhè, in questo caso ecco una trama capace di depistare il lettore anche con un pizzico di mistero, di pratiche oscure alle quali si è legittimati a credere oppure no.

Devo ammettere che la trama mi ha un po’ spiazzata perché ho trovato qualche cosa di diverso da ciò che mi aspettavo. E quel che ho trovato non mi è dispiaciuto affatto.
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Un matrimonio perfetto
Sarah Pinborough
Piemme
380 pagine
18.50 copertina rigida - 9.99 kindle

venerdì 6 novembre 2020

Il miracolo delle piccole cose (Madre Teresa di Calcutta - a cura di Padre Brian Kolokiejchuk)

Quella che ho avuto tra le mani è una biografia scritta in modo particolare. 
Padre Brian Kolokiejchuk, postulatore della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta e direttore del Centro Madre Teresa percorre le tappe salienti della Santa con testimonianze concrete.

Non propone una cronologia con tanto di date, il passare delle quali rende l'idea del trascorrere del tempo nella sua vita ma propone tante piccole testimonianze estrapolate dalla quotidianità, che hanno avuto per protagonista Madre Teresa, e che - loro sì - segnano l'esistenza di una donna che è vissuta vicino agli ultimi.

Diciamolo subito: è un libro di chiaro taglio religioso e non potrebbe essere altrimenti. E' un aspetto, questo, che emerge con chiarezza fin dalle prime pagine (non potrebbe essere altrimenti) e sottolineato alla fine di ogni capitolo dalla presenza di spunti di riflessione e preghiere.

Santa Teresa ha fatto dell'amore per Gesù un concreto impegno: quello di essere vicina ai poveri, agli ultimi senza mai rinviare a domani. 

E' questo l'aspetto che più colpisce di tutto il racconto: il voler intervenire senza mai rinviare a domani, perchè domani quell'affamato potrebbe non esserci più. Non ha mai delegato agli altri ma si è impegnata in prima persona. Nelle sue parole, nei suoi racconti, non si trovano spiegazioni elaborate del significato della misericordia ma la ricca eredità di una spiritiualità della misericordia e della compassione vissuta in persona e concretizzata nell'impegno verso gli altri.

Senza esitazioni, senza mai tirarsi indietro nemmeno davanti ai potenti del mondo, senza parlare troppo ma facendo qualche cosa di concreto: quella donna piccina, dal viso rugoso ha dimostrato una forza senza misura, di quelle che non guardano agli ostacoli ma allo scopo finale. Fare del bene, aiutare chi ha bisogno, tradurre l'amore in azione concreta subito.

Il libro alterna racconti di Padre Brian a pensieri della stessa Santa. Una donna che è un esempio: per lei tutto aveva inizio nella preghiera, nel suo rapporto con Dio, nel permettere al suo sguardo misericordioso di penetrare le profondità del suo cuore. E, dopo aver incontrato questo sguardo nella preghiera e nella contemplazione, lo ha indirizzato verso gli altri. Con semplicità, senza cercare mai le luci della ribalta ma in modo efficace. 

Oggi, non domani.

Una testimone di misericordia. Ecco cosa viene raccontato in questa biografia. Viene narrata un storia di misericordia fatta persona. In lei.
***
Il miracolo delle piccole cose
Madre Teresa, a cura di Padre Brian Kolokiejchuk
Rizzoli
pag. 302
19.00 euro copertina rigida - 9.90 euro kindle

domenica 1 novembre 2020

Alaska. La resa dei conti (B. Novak)

So che è uscito il quarto volume della serie che ha per protagonista Evelyn Talbot ed ora che ho letto il terzo, Alaska. La resa dei conti, posso pensare anche all'ultima uscita.

Evelyn è stata rapita, torturata e quasi uccisa dal suo fidanzatino, quando aveva sedici anni. Un giovane che ha anche ucciso (dopo averle torturate) le sue migliori amiche. Sopravvissuta a colui che aveva creduto essere l'amore della sua vita, Evelyn è ora impegnata ad Hannover House, un carcere particolare, nel quale sono detenuti psicopatici che si sono macchiati di ogni tipo di delitto e che lei intende studiare per comprenderne i comportamenti ed evitare ad altre potenziali vittime di diventare tali. E' una donna determinata: vuole svelare i segreti delle menti malate.

La struttura si trova in un piccolo centro, in Alaska, e la sua presenza non è ben vista dai pochi residenti del posto che, nei due anni di apertura della stessa, hanno avuto a che fare con diversi omidici che hanno toccato da vicino la stessa Evelyn tanto che, nel libro precedente, lei stessa ha rischiato di lasciarci la pelle. 

Dopo le vicissutini narrate nei due libri precedenti, Jasper (questo il nome di colui che ha tentato di uccidere Evelyn) è ancora una minaccia e continua a colpire. Vicino, molto vicino a lei. 

Amarok, l'uomo che Evelyn ha trovato lungo il suo cammino e che le ha promesso di trovare quell'assassino, è alle prese con il ritrovamento dei cadaveri di due donne sui quali si allunga l'ombra della mano omicida che Evelyn conosce bene.

L'autrice scrive molto bene ed è capace di coinvolgere il lettore in una narrazione efficace, carica di tensione così come di tenerezza nei momenti giusti. E dico tenerezza perchè alle vicende legate agli omicidi e a quanto accade ad Hannover House si alternano le vicende personale di una donna che, violentata e torturata da ragazzina, ha ritrovato solo con Amarok la sua voglia di vivere e di avere un'attività sessuale con un uomo che le ispira fiducia e che ama. L'aspetto rosa è quello - l'ho detto anche in precedenza - che mi piace meno nel complesso del racconto ma ci sta, perchè è un aspetto importante (la fragilità da quel punto di vista) nel delineare la personalità della protagonista ed anche dell'uomo che ha accanto.

La situazione personale di Evelyn si complica con l'arrivo in Alaska di sua sorella che, chiamata da Amarok per tenere compagnia alla sua donna e per condividere con lei bei momenti, si porta dietro un fardello personale molto pesante, che Evelyn non avrebbe mai potuto immaginare. Non è stata affatto una scelta felice quella di invitarla tra le nevi, soprattutto in questo momento. E mi è sembrato anche sciocco pensare di lasciare quella ragazza sola mentre Evelyn è impegnata al lavoro... se ha paura lei a stare sola in casa, figuriamoci sua sorella, pur sempre una donna sola! Da questo punto di vista mi parso di leggere un po' di superficialità.

A tratti ho trovato la storia un po' ripetitiva, soprattutto nel ripetere quanto Jasper sia pericoloso, come si sia comportato in passato, quante vittime abbia lasciato lungo il suo cammino e quanto possa essere vicino. Perchè vicino, Jasper, lo è. E pure tanto! Troppo per passare così inosservato, sotto il naso di tutti.

Eppure, anche se con alcuni difetti, la narrazione cattura. Ed anche stavolta, come capitato nei capitoli precedenti, la tensione sale all'ennesima potenza nel finale quando si passa all'azione vera. 

Ce la faranno a mettere le manette ai polsi di quello squilibrato di Jasper?
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Alaska. La resa dei conti
Brenda Novak
Giunti Editore
432 pagina
19.00 euro copertina rigida - disponibile per Kindle Ulimited