venerdì 24 luglio 2020

Il treno dei bambini (V. Ardone)

Amerigo mi ha fatto sorridere, emozionare, piangere anche.
Lo ha fatto con l'ingenuità dei suo sette anni, prima, ma anche con il peso delle sue scelte, poi. 

Amerigo è il protagonista del libro Il treno dei bambini: nel 1946, anno in cui prende avvio la storia, è uno di quei bambini che sono stati destinati a delle famiglie del Nord per un periodo della loro vita, in attuazione di una iniziativa del Partito Comunista che, a quell'epoca, voleva offrire un'occasione a bambini senza genitori o che, pur avendoli, vivevano in una situazione di povertà.

Amerigo sulle prime non si rende conto di ciò che lo aspetta, non comprende la scelta di sua madre di mandarlo al Nord. Piano piano, però, questa esperienza si carica di aspettative e di desideri... 
Ben presto, però, il ragazzino si rende conto di quale grande sacrificio dovrà fare e, con lui, tutti gli altri. Deve separarsi dal suo ambiente, dai suoi affetti, dalle sue certezze che, seppur fragili, eppure ci sono, per andare incontro all'ignoto che si cela dietro quel treno in cui tanti bambini sono saliti verso il Nord.

Da quel Sud Italia che non ha molto da offrire a chi fa i conti ogni giorno con la miseria, appena conclusa la Seconda guerra mondiale, verso quel Nord di belle speranze dove ci sono famiglie pronte ad accogliere ragazzini abituati a vivere per strada, senza genitori o rimasti soli con uno di essi nelle difficoltà quotidiane: è questo il viaggio che affronta quel treno. 

Questo il tragitto di un'esistenza che passa da un affetto tiepido (quello di sua madre, sempre troppo silenziosa e sempre troppo poco espansiva verso quel ragazzino) e da un abbandono (quello di un padre mai conosciuto, partito per l'America) ad una nuova quotidianità in cui c'è condivisione ma anche benessere e affetto, anche se all'inizio mascherato da diffidenza, soprattutto da parte dei piccoli della casa che offre accoglienza.

Per un legame che si allenta ce n'è uno che nasce e si consolida. Un legame destinato, però, ad interrompersi nel momento in cui quei bambini dovranno fare ritorno a casa loro. Se così sarà, visto che per alcuni quella che doveva essere l'esperienza di una stagione diventa una nuova quotidianità stabile e definitiva.

Amerigo fa sorridere con il suo modo ingenuo e scanzonato di affrontare la vita, con i suoi ragionamenti, i suoi discorsi. In alcuni passaggi avrei voluto stringerlo al petto, soprattutto quando quel suo sorriso di ragazzino senza troppi pensieri inizia a velarsi per via della consapevolezza di quello che gli sta accadendo.

Amerigo vive un'esperienza che lo segna profondamente e che lo porterà a fare delle scelte importanti attorno alle quali si troverà poi a riflettere nutrendo anche qualche rimpianto.

La cifra stilistica cambia e matura con il maturare del ragazzino.
Lo stile narrativo non lascia indifferenti: uno stile diretto, vero, reale che rende vivi quei ragazzini sporchi e dagli occhi grandi, con quelle scarpe troppo strette ma altrettanto preziose per potervi rinunciare.
La scelta dell'autore di proporre due diversi di rivolgersi al lettore - nella prima e nella seconda parte - secondo il mio parere è vincente. Per lo meno a me questa scelta è piaciuta.

Il romanzo racconta situazioni realmente accadute, all'epoca. Fa luce sulla scena politica dell'epoca, propone momenti e iniziative che si ritrovano nella storia. E offre emozioni grandi al lettore che sappia comprendere il messaggio che quel ragazzino lancia. 

La felicità ha un prezzo. Ma qual è, poi, la felicità? Dove la si trova? In quali ambienti, dentro a quali abbracci? E chi lo dice che un amore poco manifestato non sia altrettanto grande di quello che si manifesta in modo più chiaro e immediato? Chi lo dice che il sacrificio di una madre, che permette a suo figlio di allontanarsi dalle sue braccia e dal suo cuore per aspirare ad una vita migliore, non sia comunque il segno di un amore grande?
Amerigo si interroga su tutto questo e induce il lettore a fare lo stesso.

Da madre mi sono molto emozionata. Da madre, prima che da lettrice.
Ho sofferto con quei personaggi, ho sorriso con loro. Li ho compresi ed anche ammirati per le loro scelte. Così come li ho criticati per altre...
Libro coinvolgente, scritto in modo coinvolgente e forte di una trama coinvolgente. Lo consiglio.
***
Il treno dei bambini 
Viola Ardone
Einaudi Editore
200 pagine
17.50 copertina flessibile, 8.99 kindle

giovedì 23 luglio 2020

Una mamma silenziosa (C. Mitchell)

Una gravidanza non voluta. 
Una giovane senza una famiglia solida alle spalle. 
Una situazione troppo grande da affrontare. 
La voglia di trovare una soluzione che possa essere il più possibile soddisfacente.

Da qui prende le mosse la storia che Caroline Mitchell racconta nel libro Una mamma silenziosa, che ho avuto modo di leggere per Thrillernord, in un crescendo di tensione e colpi di scena mettendo in campo un numero tutto sommato ridotto di personaggi ma con un’abilità tale da creare una sorta di bolla attorno a quelle persone che entrano in contatto l’una con le altre tanto da dare vita ad un racconto molto ricco e serrato.

Roz, la giovane ragazza in dolce attesa, incarna il prototipo della ragazza cresciuta da sola e abituata a trovare da sola le soluzioni ai problemi che incontra lungo il suo cammino. E non basta lo scetticismo della sua migliore amica a convincerla a fare attenzione: quando si imbatte in un blindatissimo sito che favorisce adozioni garantendo la massima discrezione è convinta di aver trovato la soluzione ai suoi problemi.
Problemi al plurale, perché Roz è convinta non solo di trovare una sistemazione adatta alla creatura che cresce in lei ma, allo stesso tempo, di sistemarsi con un bel gruzzoletto soprattutto quando si rende conto che la coppia che l’ha contattata è una coppia molto ricca, molto in vista e attenta, attentissima al massimo riserbo.
Tutto bello e semplice. Non mette in campo molte precauzioni: si fida. Punto e basta.
Tutto troppo bello e troppo semplice.

Roz si troverà a fare i conti con una situazione che le sfugge di mano. Entrano in scena persone dalla personalità instabile, con grandi pesi sulla coscienza ma pronti (ancora) a tutto più di arrivare ai propri obiettivi.
Nella coppia che accoglie Roz nella propria casa e che vuole apparentemente riservare a lei e alla sua creatura (una bambina, si scoprirà strada facendo) il miglior trattamento a cui si potrebbe aspirare, ha molto da nascondere.

La mente sembra essere lei, Sheridan: solo nelle more del racconto si riescono a mettere insieme i tanti pezzi che dipingono il personaggio e lo rendono a dir poco inquietante sia per i modi che per gli equilibri psicologici oltre che per i tanti  segreti che nasconde.

Lui, Daniel, la vera star della coppia, sembra un attore secondario nella storia di Roz ma a ben guardare non è propriamente così. Ci sa fare, quello sì. Ed è decisamente più bravo di sua moglie nel dissimulare un carattere che è ben diverso da quello che mostra a tutti, al pubblico così come a Roz.
Non dico oltre circa la trama perché i passaggi sono così repentini e inaspettati sui ruoli dei vari personaggi, sulle loro reali intenzioni, sulla paternità della bambina ma anche sui risvolti personali che Roz nemmeno immagina ma che, invece, si registrano tra le persone che tengono a lei.
Perché lei è convinta di essere una ragazza sola ma avrà modo di scoprire che non è così.

La storia così concepita è terribile: il pensiero di cedere un figlio per denaro è inaccettabile, secondo il mio parere. La trama, però, è ben congegnata, i dettagli curati, i personaggi capaci di riservare delle sorprese. Ammetto di aver letto in fretta il libro, in ogni momento libero, tanta era la voglia di capire come quella situazione che andava intricandosi sempre più si sarebbe risolta. E se si sarebbe risolta.
Ho trovato poco credibile il discorso della paternità e i risvolti che tutto ciò ha negli equilibri familiari… anzi, auguro a tutte le ragazze che hanno a che fare con una gravidanza indesiderata che la situazione si evolva come capita a Roz (ovviamente tralasciando l’avventura a casa di Daniel e Sheridan!)…

La pecca maggiore, secondo me, ma non dal lato stilistico o della storia, sono alcuni errori in cui mi sono imbattuta e che credo si sarebbero potuti evitare con una revisione del testo più attenta.
Questo, però, non sminuisce una storia che funziona, per chi ama il genere.
***
Una mamma silenziosa 
Caroline Mitchell
Newton & Compton Editori
381 pagine
12.90 euro copertina flessibile, 9.90 copertina rigida, 4.99 Kindle

sabato 18 luglio 2020

Due novelle del Seicento (A. Albertazzi)

Non ho fatto gli studi classici per cui non mi sono mai appassionata a testi di un certo tipo.
Ma crescendo si matura e si impara ad apprezzare anche ciò che, magari da ragazzina, sembrava troppo lontano dai propri gusti. In particolare per una personcina come me sempre impegnata a fare i conti o a studiare materie giuridiche la letteratura  classica appariva come un mondo lontano anni luce.

Con la maturità di oggi, però, posso dire di aver apprezzato il libro Due novelle del Seicento, di Adolfo Albertazzi, testo curato nella sua parte critica da Diletta Pacini per la casa editrice indipendente Divergenze.

Un paio di premesse.

Ho conosciuto la casa editrice Divergenze in occasione del Festival Letterario Libri a 180° che si è svolto lo scorso anno nella mia città. 
Conoscendo la casa editrice Divergenze ho conosciuto una realtà che promuove opere di autori classici e contemporanei, riscoperte del passato, esplorazioni della tradizione e di una letteratura che agisce sull’attualità. 
Non solo romanzi ma anche novelle. Come nel caso del libro di cui vorrei parlare oggi.
Ed ho anche scoperto tanta cura nella scelta dei materiali con copertine che non puntano ad un'immagine per attirare l'attenzione ma che puntano, anche in questo caso, sulla qualità e sulla sobrietà. 
Tenere tra le mani un volume Divergenze trasmette una sensazione di bellezza, di solidità. Questa è l'impressione che ho avuto già al primo tocco delle Due novelle.

Fabio Ivan Pigola (Direttore Editoriale) e i libri Divergenze in occasione del Festival dello scorso anno
Sempre nella stessa occasione ho conosciuto Diletta Pacini, che ha curato la sezione critica del volume, e che ho scoperto essere mia concittadina proprio alla vigila del Festival quando ho visto comparire il suo nome tra coloro che ci avrebbero dato una mano nelle presentazioni degli autori. 

Diletta Pacini ed Alessandro Moscè alla rassegna "Casette Garden Party"
Anche di recente ha collaborato con l'organizzazione del Festival in occasione di incontri con autori nell'ambito di rassegne - tutt'ora in corso - che fanno da prologo all'edizione 2020 di Libri a 180 gradi. 

Quando ho saputo del suo impegno con Divergenze l'ho letta con piacere precisando che la mia è una opinione di modesta lettrice senza particolari competenze critiche.

Veniamo al libro.
Nella prima delle due novelle viene proposta una storia di amore e tradimento, di vendetta e di malelingue. Non si può non sorridere con quei personaggi e con le loro avventure fino a rendersi conto che, a ben guardare, la menzogna come la verità possono portarsi dietro dei rischi concreti a seconda dei casi!
Lo sa bene Procolo Querciagrossa...

Anche nella seconda novella protagonisti sono i sentimenti: l'amore, il corteggiamento, il tradimento, l'inganno... Due donne, due giovani donne, ed un bel giovanotto si troveranno alle prese con una situazione che sfugge loro di mano ma che, alla fine, ha un epilogo che non può non strappare un sorriso. 

In entrambi i casi vengono narrate storie di un'umanità che non è poi così lontana da noi. Oggi come allora i sentimenti, i legami, gli amori portano a galla quella fragilità umana che non risente del passare degli anni, dei secoli. Ed è un'umanità che non può fare altro che abbandonarsi al caso, di più non può fare!

Con una buona dose di ironia l'autore propone in ritratto, in piccolo, di un'epoca: le convenzioni dell'epoca, le abitudini dell'epoca ed anche l'evolversi dei rapporti personali di allora si inseriscono in un contesto più ampio della casa dei protagonisti della prima novella o del convento in cui si trovano a dimorare le giovani donne protagoniste della seconda.

Con un linguaggio d'altri tempi i protagonisti strappano una risata e inducono il lettore a fare il tifo per l'uno o per l'altro.
E' stata una lettura piacevole con una nota critica molto interessante e che merita di essere letta.
E per me è stata la prova che non ci sono testi irraggiungibili: con una diversa maturità ciò che in precedenza si considerava poco nelle proprie corde può diventare qualche cosa di diverso. Di coinvolgente, di divertente e che possa anche lasciare degli insegnamenti.
***
Due novelle del Seicento
Adolfo Abertazzi con la nota critica di Diletta Pacini
Divergenze editore
90 pagine
13.00 euro

martedì 14 luglio 2020

Frieda (A. Abbs)

Una storia romanzata ma biografica. La storia di una donna che risponde al nome della baronessa Frieda von Richtofen e che è realmente esistita così come reali sono state le sue passioni e le sue scelte. Questo è quanto racconta l’autrice nel libro che ho avuto modo di leggere grazie alla collaborazione in corso con Thrillernord: partendo da fatti reali resi, poi, in chiave romanzata. Frieda è una donna di nobile origine. Ha un marito gran lavoratore e tre figli che l’adorano. Ha una bella casa, ha delle persone a suo servizio, una famiglia di alto lignaggio alle spalle ed una vita come tante. Frieda, però, è una donna incompleta, insoddisfatta. Le sta stretta la routine che la vede ogni giorno fare meccanicamente le stesse cose, vivere senza passione, senza ambizioni.  Le sue stesse origini aristocratiche le vanno strette così come tutte le convenzioni dell’epoca soprattutto sul fronte dei rapporti personali.

Ad un certo punto della sua vita la baronessa von Richtofen fa degli incontri che le cambieranno la vita e che le permetteranno di riscoprire quel fuoco che, da sempre, covava sotto la cenere.
Venuta a contatto con il trasgressivo ambiente intellettuale tedesco durante un viaggio a Monaco di Baviera (siamo nel 1912), la sua mente si apre a nuove vedute. Prima tra tutte quella del libero amore. Un concetto inaccettabile nella sua casa, per quel marito così freddo e rigido nelle sue posizioni… Un concetto che, invece, mette radici in quell’anima inquieta e che porterà a grandi cambiamenti per quella donna che si rende conto di essere aver indossato, fino a quel momento, la maschera che tutti coloro che aveva attorno le avevano cucito addosso.
La vita di provincia non fa più per lei. Non si riconosce in quella sessualità così anonima, priva di slancio, obbligata e doverosa con suo marito. Una consapevolezza, questa, che arriva a seguito di esperienze di libero amore con altri uomini, fuori dal tetto coniugale.
Cresce in lei un’inquietudine che cercherà di sedare scoprendo la passione, la serenità, l’entusiasmo e la gioia del sesso… tutti aspetti, questi, della vita fino ad ora per lei sconosciuti.

Frieda è una donna lacerata tra la sua voglia di libertà, la sua ricerca di una nuova dimensione e il suo amore di madre. La nuova Frieda non si riconosce più nella vecchia Frieda, quella che si è lasciata alle spalle. Ma a legarla a lei ci sono i suoi figli e sarà il dover rinunciare al loro amore la sofferenza maggiore.

Frieda è una donna che sceglie.  
E’ una donna coraggiosa, sfida le convenzioni dell’epoca e afferma il suo diritto alla felicità. Paga un prezzo molto alto ma, influenzata anche dalle sue frequentazioni, trova un senso alla sua vita, lontana da quell’uomo che sente di non amare più. Un marito che ha sempre anteposto il lavoro a tutto il resto, pur avendo in mente la felicità della sua donna e dei suoi figli. Un uomo distaccato, sempre troppo impegnato con i suoi alunni, le sue lezioni, l’etimologia dei nomi che studia per poter stringere al petto il proprio figlio con naturalezza, per lasciarsi andare alla passione con la sua donna.

Ciò che emerge con maggiore chiarezza è la Frieda che afferma, al cospetto di suo figlio “…ho lasciato vostro padre perché non lo amo più, non voi”. 
Inaccettabile all’epoca ma segno di un cambiamento nella mentalità di allora.

L’incontro che più di tutti segnerà la vita di Frieda è quello con David Herbert Lawrence.
Un incontro che concretizza uno strappo definitivo con il suo passato e che impone una domanda: quando una donna può dire di essere veramente libera? Che tipo di libertà trova quella donna?
Frieda è una donna che fa una scelta, anche se inizialmente apparentemente forzata, di seguire il suo cuore, le sue aspirazioni, il suo essere donna come mai avrebbe immaginato di poter essere.
Ho scoperto, con questa lettura, da dove arriva l’ispirazione per L’amante di Lady Chatterly di Lawrence e delle analogie tra la vita di quella donna e la vita di Frieda. Anzi, ho ritrovato anche in parte lo stesso stile di Lawrence, alcuni richiami in particolare a dei passaggi di quell’opera. Onestamente non conoscevo questa figura e devo dire che ho seguito con una certa apprensione l’evolversi delle vicende.

Lo stile è fluido, la storia cattura, Frieda stupisce nel bene e nel male. Almeno per me è stato così. Non ho alcuna intenzione di giudicarla per le sue scelte ma ammetto di aver sentito a fior di pelle la sofferenza che le sue scelte hanno provocato nelle persone che l’amavano. Ognuna a modo suo ma l’amavano. E mi sono anche fatta delle domande: può una donna rinunciare alla sua felicità per evitare di far soffrire persone che ama? 
Frida fa una scelta. 
E riconosco il suo coraggio.
***
Frieda
Annabel Abbs 
Einaudi Editore
384 pagine
21.00 euro copertina rigida - Kindle 9.90 euro

domenica 12 luglio 2020

Mai una gioia: amori e altri inciampi (L. Landucci)

Avevo bisogno di una lettura leggera, che mi tenesse compagnia senza chiedermi troppo in cambio. Senza chiedermi troppi ragionamenti, troppo coinvolgimento, troppe emozioni.

Mai una gioia non è stato il libro giusto perchè, lo dico subito, mi ha emotivamente coinvolta. 
Ed è stato molto piacevole scoprire le emozioni che erano lì, a portata di mano, un capitolo dopo l'altro.

Mi sono rivista molto nella protagonista: una giovane donna come tante, senza caratteristiche fisiche che la facciano emergere anzi... si sottovaluta anche un po', non si valorizza più di tanto, subisce le continue critiche di una madre che le manifesta con continue invettive il suo affetto e si fa coccolare da un cane, una labrador, che le dona tanto amore, la comprende e... la ascolta.

Una di quelle donne che, come lei stessa ammette, si è sempre accontentata delle prime cose che le sono capitate tra le mani, lasciandosi conquistare dall'apparenza e senza cercare di capire se davvero facessero per lei... come se non poter aspirare ad altro. In tutto questo sua madre - personaggio che mi ha innervosita fin dal nostro primo incontro ma che, alla fine, mi è diventata anche simpatica - non aiuta affatto! Anche nel suo modo di affrontare la vita, la quotidianità mi sono rivista parecchio in lei ed ho subito provato un profondo affetto.

L'autrice racconta una storia di profonda amicizia ma anche avventure amorose che non scadono mai nel banale, mai nello scontato. Avventure che emozionano, catturano e fanno anche sorridere.

Cristina, questo il nome della protagonista, si trova a fare i conti con scelte importanti, che potrebbero cambiare la sua vita. Si trova ad affrontare difficoltà inaspettate, si trova a reagire ad un imprevisto che l'ha messa a terra sia dal punto di vista fisico che morale. Si trova a fare i conti con se stessa: deve riconoscere le sue debolezze, fare i conti con il suo modo di affrontare la vita, con le sue fragilità. 

Non mi dilungo sulla storia ma mi concedo qualche riflessione.
Ciò che mi è piaciuto più di tutto in assoluto e stata la capacità dell'autrice di conquistare il lettore senza svelare troppo, troppo in fretta. Voglio dire... se alla fine di un capitolo Cristina è alle prese con un appuntamento, ad esempio, all'avvio del capitolo successivo la narrazione parte in modo particolare, come se gli sviluppi di quell'appuntamento fossero passati in secondo piano e meritassero di essere solo accennati. Questa cosa mi è piaciuta molto... ha dato naturalezza al racconto senza sminuire le aspettative del lettore. Così come il finale... geniale, secondo il mio parere.

Brava. 
Mi è davvero piaciuto molto tutto ciò. 
E spero di essermi spiegata.

Io ammetto di non amare particolarmente i romanzi rosa, le scene d'amore, le situazioni troppo sdolcinate: in questo libro non ho trovato eccessi di nessun tipo ma tanti riferimenti a situazioni che mi hanno fatto riflettere soprattutto sul rapporto con se stessi e sul rapporto con gli altri, siano essi genitori, amiche/ci, amori...
Con una buona dose di ironia l'autrice affronta tematiche importanti come il rapporto con il proprio corpo, con la propria autostima... e mi ha positivamente stupita.

L'autrice racconta una storia di rinascita, e non soltanto per quel che riguarda la protagonista. Cristina cambia... 
E' una donna nuova alla fine: migliore? Peggiore? Non si giudica ma si rende conto di essere diversa e va bene così.

Anche qualche altro personaggio secondario, secondo il mio parere, cambia strada facendo... un esempio su tutti, la sua amica Sabrina. 

Non dico altro perchè la storia merita di essere letta.
***
Mai una gioia: amori e altri inciampi
Lea Landucci
340 pagine
Kindle unlimited - 12.48 euro copertina flessibile

sabato 11 luglio 2020

La mappa del destino (G. Cooper)

La mappa del destino è un libro arrivato da me a seguito di uno scambio e, nello sceglierlo, non mi sono soffermata sulla trama... 
Ho scelto d'istinto, conoscendo lo stile di Cooper e avendo letto altri suoi libri legati a temi misteriosi, cattedrali, libri e salti temporali.

Mi sono trovata tra le mani una storia scorrevole malgrado i tanti intrighi e i diversi salti temporali indispensabili per mettere in mano al lettore le tessere di un puzzle che va via via componendosi, capitolo dopo l'altro.

Anche stavolta i protagonisti - un gruppo di archeologi guidati da Luc Simard - hanno a che fare con un misterioso manoscritto. Un piccolo tesoro che racchiude un grande segreto: il libro finemente rilegato viene alla luce dall'interno del muro dell'abbazia di Ruac che, distrutta da un incendio, fino a quel momento aveva conservato una importantissima quanto sconosciuta eredità. 
E' un testo scritto in codice ed arriva tra le mani di Luc dalle mani dell'abate Menaud che lo ha trovato.

Ma non è solo questo il mistero... C'è un grande tesoro artistico celato per migliaia di anni e che torna alla luce grazie ad una mappa. Il tesoro è conservato all'interno di una caverna che si apre agli occhi degli studiosi meravigliati da tanto splendore. Ma non basta. Non sono solo le pareti della caverna a catturare le attenzioni di Luc... ci sono anche delle misteriose piante raffigurate sulle pareti ed anche sul manoscritto, a quanto pare. Cosa saranno mai? E perchè qualcuno ha pensato bene di tramandare ai posteri quelle immagini? 

Prende le mosse da una situazione di questo tipo un'avventura che porta il lettore alla scoperta di segreti e misteri ma anche di comunità che, a modo loro, hanno fatto di tutto per difendersi e difendere quel segreto che ora è a rischio...

Ora che Luc e il suo staff hanno scoperto la grotta e sono sulla strada giusta per comprendere il significato di quanto scritto nel misterioso libro, alcuni delicati equilibri vengono minacciati da vicino.
Scatta, così, quello spirito di autoconservazione che può portare - se necessario - anche alla morte, all'omicidio.
Luc non può nemmeno immaginare cosa possa esserci sotto quella scoperta di gran valore artistico e storico. Solo quando inizierà a fare i conti con la morte di diversi membri del suo staff inizierà a comprendere che qualche cosa non va e si rende conto di essere, suo malgrado, la pedina di un gioco pericoloso. Molto pericoloso.

Glen Cooper è abile nel dare tante informazioni al lettore senza confonderlo. E quando ci sono di mezzo salti temporali e riferimenti storici il rischio è alto. 
Ho letto questo libro per lo più in spiaggia e mi sono resa conto di essermi completamente isolata da tutto il resto, durante la lettura. 
Pur non volendo soffermarmi troppo sui dettagli la storia è scivolata via con piacere.

Mi è piaciuta la figura femminile, Sara. Una donna in gamba, sul lavoro e nella vita. Figura positiva, ben resa dall'autore.
***
La mappa del destino
Glenn Cooper
TEA su licenza della casa editrice Nord
410 pagine
13 euro