sabato 27 gennaio 2024

Liberi come la neve (R. Nardi)

L'ispirazione è arrivata, per l'autrice, in un momento buio. Nive e  Hurs, per sua stessa ammissione, l'hanno aiutata a trovare la luce. Ecco, dunque, che - sempre per ammissione dell'autrice - Liberi come la neve nasce per aiutare che ha bisogno di venire fuori dal buio, per chi è in cerca di luce. Proprio come è capitato a lei.

Nel leggere questo libro, il libro d'esordio di Rita Nardi, devo ammettere di aver pensato che ci fossero parecchi cliché. Uno su tutti: la ragazzina ingenua e il cattivo di gran fascino che si attirano come due calamite. Un'accoppiata tutt'altro che originale. Devo ammettere di averlo pensato quasi subito.  

Non mi sono fatta portare sulla cattiva strada, però, da queste mie iniziali considerazioni. Sapevo di avere tra le mani un libro pensato più per giovani lettori (lettrici, oserei precisare) piuttosto che per lettrici fuori quota come me ed ho accettato la sfida. 

Ebbene, ho molto apprezzato il fatto che non ci fossero scene di sesso ogni tre pagine come spesso capita con libri di questo tipo. Ma andiamo per ordine.

Nive è alle soglie della maggiore età: è stata sballottata da una famiglia all'altra dopo essere rimasta orfana e questo non le ha permesso di mettere radici. Non ha una casa e lo sa bene. Ha dei ricordi, però. Ricordi molto pesanti legati in particolare all'ultimo affido dal quale è finalmente venuta fuori: ora uno zio si è fatto avanti per adottarla e viene a trovarsi in un ambiente accogliente, in una comunità accogliente, con persone che iniziano fin da subito a farla sentire a casa. In Canada, in un posto che mai avrebbe immaginato di dover raggiungere. Eppure c'è qualcosa che la lega a quella terra anche se lei ancora non lo sa.

E non sono gli occhi di Hurs, il suo magnetismo, il suo carisma. No. Quel legame ha radici ben più profonde che verranno in superficie solo a poche pagine dalla fine.

Con Hurs si crea subito un rapporto strano: sono molto simili, tutti e due portano addosso i segni di una sofferenza ancora non superata. Trovano l'uno nell'altra il motivo per guardare avanti con fiducia anche se lui, che appare sempre freddo e distaccato, incapace di amare, cerca di tenere le distanze. 

E' a questo punto che ho pensato che la storia fosse un tantino poco originale... Nel complesso, però, devo ammettere che l'impianto narrativo funziona. I personaggi sono ben resi, molto precise le descrizioni - soprattutto di lui... tanto che più volte ho provato ad immaginarlo come fosse nella sua fisicità e in più passaggi mi sono detta che questo Hurs dovesse essere davvero un gran figo - sia dei personaggi che degli ambienti. 

Ho rilevato alcune incongruenze la più eclatante è quella legata ad una importante eredità (con tanto di bella casa e un gran bel gruzzoletto) e poco dopo lei che dice di dare fondo ai suoi ultimi risparmi e di non avere un posto in cui andare... ma se ha ereditato tutta quella roba!!!! O mi sono persa qualche cosa io (ma non credo) o i conti non tornano. Ho trovato anche poco credibile il fatto che un gran bel figo come Hurs e una gran bella ragazza come Nive possano aver passato tanto tempo insieme, spesso da soli e spesso moooolto vicini, senza superare mai certi limiti... ma va bene così. 

L'intensità del loro rapporto si percepisce alla perfezione anche senza scadere in eccessi.

Ho letto comunque con piacere questa storia che non è solo una storia d'amore tra una diciassettenne e un diciannovenne. E' la storia di una comunità (molto interessanti i riferimenti alle tradizioni e ai miti della comunità Navajo), è la potenza di legami forti ma anche di legami spezzati, è la storia di madornali errori e di tentativi di non commetterne più.  

E devo anche ammettere che sono curiosa di leggere l'altro libro uscito di recente di questa autrice che è già in casa mia, arrivato per mano di mia figlia.

Onestamente è una lettura che mi sento di consigliare anche a lei: due modi diversi di affrontare il dolore, quello di Nive e di Hurs, due diversi modi di guardare al futuro, un'unica potente luce alla fine del tunnel.

Buon esordio, almeno secondo me.
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Liberi come la neve
Rita Nardi
Garzanti editore
450 pagine
15.90 Euro copertina flessibile, 3.99 Kindle, Audiolibro

martedì 23 gennaio 2024

Le aquile della notte (A. Basso)

Anita Bo è un tipetto. Eh sì. Un bel tipetto. Alice Basso ne offre una descrizione molto precisa sia dal punto di vista fisico che caratteriale, così come nei modi di fare.

Siamo nel 1935 - le vicende che hanno per protagoniste Anita Bo e Sebastiano Satta Ascona (il suo capo) - sono ambientate in pieno fascista e la Basso non fa sconti a nessuno nel proporre ciò che propone. 

Cosa propone? Una giovane donna dallo spirito battagliero, una giovane donna a cui l'imminente ruolo di moglie e madre va assai stretto, una giovane donna che non digerisce i dettati di un regime che proprio non riesce ad accettare. Una giovane donna che, quando può, non nasconde la sua insofferenza davanti ad un certo modo di fare e di imporsi, quello che porta invece tanti altri ad allinearsi ed abbassare la testa. A fare la spia, anche. 

Due parole (forse qualcuna in più) per chi non conoscesse Anita: si tratta di un personaggio seriale che personalmente mi ha catturata sempre più anche se, all'inizio, aveva risentito (almeno per quel che mi riguarda) delle ombre del precedente personaggio di punta di Alice Basso che si allungavano pericolosamente su tutto ciò che fosse arrivato dopo di lei. Perchè era una lei anche nella precedente serie. Detto questo, Anita è alle soglie di un matrimonio con un giovane fedele al regime al quale ha chiesto del tempo, prima del fatidico sì, per sperimentare un'esperienza lavorativa. Fa la dattilografa presso una piccola casa editrice di Torino al cospetto di quel Sebastiano con il quale ha trovato feeling non solo dal punto di vista lavorativo. Con lui, che condivide il suo stesso pensiero politico e che, pure, è promesso alla figlia di un pezzo grosso del partito, porta avanti una vera e propria missione inventando storie che siano - seppur sotto mentite spoglie - qualcosa di importante dal punto di vista politico e non mere traduzioni di gialli come invece i due cercano di far credere per restare sotto copertura.

Questa volta Anita e Sebastiano si trovano fuori dalla redazione immersi in ambienti rurali - dove la famiglia di MaVi (la fidanzata di Sebastiano) la fanno da padroni. Fanno il vino, loro. Ed anche i due protagonisti saranno in un modo o nell'altro coinvolti. Un ambiente affascinante, descritto alla perfezione dall'autrice ed anche ricco di qualche interessante sorpresa.

C'è un caso attorno al quale indagare, c'è il classico "morto" ma fin da subito ho avuto l'impressione che la storia puntasse principalmente sui risvolti rosa del rapporto tra i due. Sono sincera: inizialmente ho storto un po' il naso ma questa sensazione è passata in fretta perchè la Basso è brava a rendere tutto senza eccessi e a bilanciare la loro storia con tutto il resto. I due protagonisti sono ironici (lei soprattutto), arguti (entrambi, ma lei soprattutto) e profondamente rispettosi anche se... ci sono tutte le premesse per un prosieguo. 

Quanto al caso: interessanti capovolgimenti di fronte che, però, ad un certo punto si intuiscono. 

Lettura molto piacevole, scrittura che altro non è se non una conferma per me, stile che cattura ee Anita che è sempre più nelle mie corde.

Se poi penso che c'è anche una versione audio del libro e che a leggerlo è la stessa autrice, bhè... la storia diventa quasi tridimensionale, con personaggi che escono letteralmente dalle pagine grazie al piglio della Basso. Ho ascoltato parte del libro in momenti in cui non potevo leggere e devo dire che è stato uno spasso. Lo consiglio ma iniziando dal primo volume. Perchè se è vero che i casi sono sempre autoconclusivi, è pur sempre una serie... e se la si inizia a metà si perdono informazioni importanti sui protagonisti e su tutti gli altri personaggi che gravitano loro attorno.

Ps. le descrizioni di MaVi (con la sua boccuccia, le sue manine...) sono davvero molto, molto efficaci. Tutte lo sono, a dire il vero, ma le sue in particolari sono fantastiche!
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Le aquile della notte
Alice Basso
Garzanti Editore
360 pag.
16.90 copertina flessibile, Audible, 9.99 Kindle

venerdì 19 gennaio 2024

Tutto a posto tranne l'amore (A. Premoli)

Ho perso una scommessa con una mia amica e... ho dovuto - dovuto dovuto - leggere il libro Tutto a posto tranne l'amore. 

"Un gioco da ragazzi per te che sei una lettrice incallita" ha detto la mia amica sorridendo quando ha vinto la scommessa. 

La verità è che per me è stata una punizione vera e propria. Pesante pure. Perchè non amo storielle di questo tipo, non amo Newton&Compton, non amo storie ambientate le periodo del Covid 19. Mi sono trovata tutte e tre le cose insieme. I primi due elementi li conoscevo, il terzo no perchè l'ho iniziato senza leggere sinossi né recensioni. A che serve - mi sono detta - se è una punizione che devo subire comunque? Lo leggo e basta.

Ebbene... posto che la scrittura di Anna Premoli sia scorrevole e che le sue siano - così mi dicono - storie leggere di mero intrattenimento, devo dire che quella degli ex-coniugi Paravicini, Ludovico e Ginevra, è proprio prevedibile e molto, molto banale. Non me ne voglia l'autrice, non me ne vogliano i suoi lettori... questo è ciò che ho pensato... ed evidentemente questo è ciò che chiede il grande pubblico se è vero quanto scritto in copertina è autrice "...numero 1 nelle classifiche italiane".

La storia in soldoni: una ex moglie che ricompare dopo anni per restituire quanto avuto nel tempo come assegno di mantenimento da parte dell'ex marito per dimostrare di essere oramai autonoma e non aver bisgono di nessuno; un marito che è stato lasciato e che non serba un buon ricordo di quella separazione; un periodo storico molto particolare (quello del Covid 19).

Un romance che non scende mai nel volgare e che non è affatto spinto, questo glielo devo... ma una storia che a me è sembrata davvero troppo rosa, troppo banale, volta solo a far sognare lettrici (e lettori) che vogliano vivere su una nuvoletta con un paio di occhiali rosa in volto. 

Io non demonizzo i romance, non è questo il discorso. Il punto è che si capisce fin dalle prime pagine dove la storia voglia andare a parare ed anche quella che dovrebbe essere la svolta della storia dei due ex-coniugi è piuttosto prevedibile.

La storia propone i punti di vista dell'uno e dell'altra, con due voci narranti (ogni capitolo porta il nome di colui o colei che parla) e forse questo è stato un aspetto che ha movimentato un po' la storia: leggere i punti di vista di entrambi e non una sola voce narrante. Pochino, però!

Dopo 314 pagine non posso che ribadire che è stata davvero una punizione... anche se in alcuni passaggi i due protagonisti mi hanno strappato un sorriso, per il resto... niente, nulla più...
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Tutto a posto tranne l'amore
Anna Premoli
Newton Compton Editori
pag. 314
12.00 euro copertina rigida, Kindle Unlimited, Audiolibro

martedì 16 gennaio 2024

Gli adorabili. Miss Fallaci alla conquista del'America (O. Fallaci)

Pubblicato lo scorso anno, il libro è una raccolta di scritti della giornalista che osservava Hollywood come inviata de L'Europeo tra il 1954 e il 1959. Viaggiando tra Roma, New York e Los Angeles, la Fallaci ha raccontato le vite di coloro che sono diventati dei veri e propri miti: da Audrey Hepburn a James Dean, da Ava Gardner a Brigitte Bardot, da Ingrid Bergman a Sofia Loren a Brigitte Bardot

Nomi altisonanti dello spettacolo raccontati con piglio ironico e con quella schiettezza che hanno permesso di consegnare ai lettori de l'Espresso allora, così come ai lettori di oggi in un unico libro, persone normali, come tante altre, arrivate al grande pubblico in alcuni casi in modo improvviso e quasi violento ma, in ogni caso, persone con storie a volte anche difficili alle spalle. Persone normali che cercano il modo giusto per farsi notare e diventate, poi, quello che sono diventate.

La Fallaci racconta le storie di ognuno in modo diretto e sfuggendo a sensazionalismi di sorta. Lo fa in modo chiaro e scorrevole (ovviamente raccogliendo in un unico libro tante storie sono racconti che non si potrebbero configurare come biografie complete di ognuno) così come più si conviene ad una brava giornalista consapevole di dover arrivare ad un pubblico vario. 

I gossip, diciamo così, arrivano sempre al pubblico, è vero. 

Ma quelli narrati dalla Fallaci non mi sento di configurarli come gossip: i personaggi vengono resi a 360°, non identificati con le vicende amorose o scandalistiche che in più casi arrivavano prima di ogni altra cosa.

La Fallaci racconta i tormenti, le crisi, gli stessi pensieri che rendono ognuno di loro prima di tutto persone. Persone prima che divi. Qualcuno con grande talento, qualcun altro con grande bellezza e fascino, qualcun altro con grande fortuna. Tutti vengono raccontati sottolineando aspetti della loro vita a volte sconosciuti ai più ed arrivati alla Fallace grazie a testimonianze dirette, dei diretti interessati o di persone a loro vicine.

E' quello che - ad esempio - capita con Marylin che, di fatto, la Fallaci personalmente non incontrerà mai ma della quale riesce a tracciare un profilo inedito e profondamente diverso da quell'immagine di bionda svampita che veniva riflesso all'epoca... e lo fa grazie al lavoro d'indagine che riesce a portare avanti avvicinando persone a loro volta a lei vicine. 

Molto intenso il racconto che riguarda Anna Magnani e Sofia Loren. Sarà perchè sono dive di casa nostra ma sono i due personaggi di cui ho letto con maggiore interesse e delle quali sono riuscita ad immaginare  dettagli raccontati, situazioni, immagini. 

Efficace e toccante anche il racconto della vita di James Dean che, a dire il vero, si apre con la sua morte per poi toccare le tappe salienti della sua vita.

Un particolare effetto mi ha fatto il pensiero di Joan Collins (che sono abituata a vedere, conoscere e riconoscere con il suo attuale aspetto, quello di Alexis di Dynasty che guardavo da ragazzina con mia madre) che viene descritta come una diciassettenne pronta a scalare il successo da diva... Ho provato a fare mente locale ma di tutti i personaggi citati è l'unica che riesco ad immaginare solo con il suo aspetto attuale - o, per lo meno, con quello degli anni di Alexis - non da più giovane.  

Lettura non troppo impegnata, quella appena conclusa, ma comunque piacevole.
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Gli adorabili
Oriana Fallaci
Rizzoli editore
pag. 352 pagine
18.50 copertina flessibile, 9.99 Audible

lunedì 15 gennaio 2024

Donne coraggiose (S. M. Lane)

  

Non chiamatelo romanzo storico. Semplicemente perché non lo è.

Al di là del fatto che sia ambientato in guerra, per il resto è un romanzo d’amore, nulla più.
Questa è la prima considerazione che mi viene da fare. Troppo poco, secondo il mio parere, ambientare una storia in un periodo storico preciso (come può essere quello della guerra, siamo nel 1944) per definirlo, appunto, storico.
Detto questo, la lettura scorre senza problemi se, però, non si hanno grosse aspettative proprio sul fronte “storico”. 

Le protagoniste, le donne coraggiose che motivano il titolo, sono tre inglesi che si arruolano come infermiere e le cui esistenze si incontrano sul fronte in Normandia.
Sono Scarlet (che oltre ad aiutare i soldati feriti mira a ritrovare il suo fidanzato Thomas partito per il fronte) Ellie e Lucy. Ognuna porta con sé la sua storia, le sue aspettative, il suo modo di essere. Per ognuna la guerra vorrà dire entrare in contatto con la sofferenza, con le atrocità che ogni conflitto si porta dietro ma, soprattutto, vorrà dire incontrare l’amore, in un modo o nell’altro.

Ed è questo l’aspetto che predomina su tutto. 

Sono donne coraggiose, è vero. Non potrebbe essere altrimenti quando si viene messe alla prova con gli orrori della guerra. E se coraggiose non lo si fosse in partenza lo si diventerebbe per forza di cose.
Le storie d’amore, però, predominano su tutto. Anche sugli stessi orrori della guerra che sembrano passare in secondo piano davanti a tutto il resto.
Devo ammettere di aver pensato, fin dalle prime pagine, che l’obiettivo di quelle infermiere fosse stato fin da subito quello di trovare l’amore e non mi è piaciuto molto visto che da un romanzo storico mi aspetto altro. La storia d’amore ci può stare, certo, ma non può essere dominante. Almeno secondo il mio punto di vista.

Ammetto che la scelta dell'autrice di proporre subito, fin dalle prime pagine, l'aspetto sentimentale della storia mi è piaciuta poco. Probabilmente è un mio problema: per chi cerca una, anzi tre, storie d’amore ambientate nel periodo della guerra è la lettura giusta. La scelta dell'autrice è quella giusta. Le situazioni si evolvono nella direzione giusta.

Se si cerca altro, allora meglio di no.

Io, onestamente, avrei preferito altro.
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Donne coraggiose
Soraya M. Lane
La Corte Editore
367 pagine
8.99 Kindle, 20.00 euro copertina flessibile

domenica 14 gennaio 2024

Di tenebra e d'amore (S. Zucca)

Il suo sogno è, da sempre, quello di diventare un'artista. Un'artista vera.

 

Questo è il sogno di Odyle a cui il destino, invece, ha giocato un brutto tiro. Non una novità, a dire il vero, per una ragazza dell'epoca.

Siamo alla fine dell'Ottocento. Un'epoca in cui le donne non potevano avere grosse ambizioni o sogni che andassero oltre il voler diventare la moglie di un buon partito. Odyle è costretta a lasciare la Francia, sua terra d'origine, per rifugiarsi in Inghilterra: le convenzioni dell'epoca non fanno per lei tanto che l'idea di appartenere a qualcuno, di dover sacrificare i propri sogni e le proprie aspirazioni per vivere all'ombra di un uomo la portano a fuggire lontano e a chiedere protezione a qualcuno che possa garantirle un'esistenza tranquilla, lontano dalla minaccia rappresentata da quell'uomo a cui era stata destinata. 

Inizia così la storia di una donna di fine Novecento che incarna la voglia di un cambiamento, di un riscatto sociale che non tarderà ad arrivare. Si lascia alle spalle un passato doloroso con un unico raggio di sole rappresentato dal suo più caro amico, Claude, che si augura di ritrovare, un giorno. E affronta un presente fatto di una nuova identità, di un lavoro da istitutrice per le due figlie di Lord Moran che, assieme alla moglie, custodisce un grande dolore. Un presente, quello di Odyle, fatto anche di emozioni nuove che la mettono davanti a delle scelte ben precise...

Devo ammettere che, pur non essendo un'amante delle storie romantiche e sdolcinate, ho affrontato questa lettura confidando in qualche cosa di più di un comune romance. E così è stato. L'ambientazione d'altri tempi, la personalità dei personaggi, il susseguirsi delle vicende hanno catturato la mia attenzione e la storia d'amore non ci ha stonato affatto.
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Di tenebre a d'amore
Silvia Zucca
Mondadori editore
pag. 424
14.99 Euro copertina flessibile, 2.99 Kindle

mercoledì 10 gennaio 2024

Soledad. Un dicembre del Commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

 Di Ricciardi non mi stancherò mai. 

A chi sostiene che le serie, soprattutto se lunghe, sono destinate a stancare io rispondo che sì, può essere, ma per quanto mi riguarda non è questo il caso.

Le vicende di Ricciardi, soprattutto quelle personali piuttosto che le sue indagini, continuano a tenermi attaccata alle pagine e sono certa che lo faranno ancora visto che tutto lascia pensare che la sua storia non finisca qui.

Le indagini, questa volta, sono rivolte a cercare il colpevole della morte di una ragazza trovata cadavere in casa propria. Poco distante, sua madre costretta a letto, una donna anziana che sostiene di non essersi resa conto di nulla proprio per via della sua condizione. Quali erano le frequentazioni di quella ragazza? Chi pu

Devo ammettere che la soluzione del caso è piuttosto prevedibile ma questo nulla toglie, almeno per quanto mi riguarda, al piacere della lettura visto, come accennavo, che ho seguito con maggiore interesse tutto il resto.

Ho seguito con particolare apprensione quanto accade al Vicequestore Garzo: si trova a fare i conti con le conseguenze dell'affermazione di quel sistema davanti al quale, fino a poco tempo prima, ha sempre abbassato la testa. Il suo è un cambiamento radicale che lo rende quasi irrioconoscibile agli occhi del lettore così come agli occhi di chi si trova ad averlo accanto. Lo stesso Ricciardi non riconosce quel superiore sempre così distaccato e asservito al regime nella figura minuta, abbattuta, provata che si trova davanti da un giorno all'altro.

Ma ho seguito con apprensione anche quanto accade al Brigadiere Raffaele Maione: le ombre del fascismo si allungano anche sulla sua famiglia seppur in modalità diverse rispetto a quanto avviene al suo superiore. Da madre ho provato una stretta al cuore mentre entravo nei meandri della storia che lo riguarda ed ho sofferto con lui.

Lo stesso Ricciardi e le persone che ama subiscono le conseguenze delle imposizioni di quel regime e si apre, sul finale, un nuovo capitolo. Questo, per lo meno, è quanto ho immaginato io. 

Ritengo che la storia di Luigi Alfredo Ricciardi sia tutt'altro che conclusa ed attendo con ansia un seguito. La serie è lunga, lo so (siamo al volume n. 17)... ma poco importa. Sono affezionata a questi personaggi e alle loro storie. Spero di averli presto ancora con me.

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Soledad. Un dicembre del Commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi Editore
pag. 279
18.50 copertina flessibile, 10.99 Kindle

lunedì 8 gennaio 2024

Conversazione in Sicilia (E. Vittorini)

Capisco mio figlio e quel suo "...non ci ho capito niente". Conversazione in Sicilia è un libro assegnato come lettura mensile in terza liceo dall'insegnante di lettere e, come al solito, ho cercato di essere preparata anche io per potermi confrontare con lui prima della consegna del lavoro (una sorta di recensione scritta, di commento da consegnare all'insegnante).

L'ho visto smarrito. E non posso che darli ragione. Perché la lettura di questo libro non è semplice. 

La trama, tutto sommato, non è affatto difficile all'apparenza: Silvestro racconta del suo viaggio in Sicilia dove decide, a distanza di quindici anni, di fare visita a sua madre dopo aver appreso da una lettera del padre che se n'è andato a vivere con un'altra donna. Proprio suo padre lo invita (lui così come i suoi fratelli) a fare visita a quella donna rimasta sola.

Lui, che quindici anni prima ha lasciato la sua famiglia per andarsene al Nord (non indaghiamo oltre... ora ha quasi 30 anni per cui è partito da ragazzino. Ma dove è stato? Con chi? Come se l'è cavata un quindicenne del Sud nello sconosciuto Nord?) lungo il viaggio in treno incontra diversi personaggi con i quali si trova a riflettere su alcuni aspetti della vita. La narrazione è dialogica e devo ammettere che in alcuni momenti mi è sembrato di assistere a scambi di vedute a dir poco surreali. In particolare Silvestro, volente o nolente, si trova a riflettere su tematiche quali l'oppressione, la sofferenza e, in linea generale, del "mondo offeso": quella parte dell'esistenza più travagliata, quella collettività che fa i conti con soprusi, con sgarbi, con malattie.

Quando incontra sua madre sembra quasi che i due non si vedessero da qualche ora. Nessun particolare slancio emotivo avviene tra i due: se, da una parte, sua madre inizia a raccontare aneddoti del passato facendo anche riferimento all'infanzia dei suoi figli, dall'altra Silvestro si rende conto di avere dei ricordi differenti da quelli della donna seppur in relazione alla medesima situazione. Dopo il viaggio in treno, dunque, il protagonista affronta un nuovo viaggio e stavolta è un viaggio nei ricordi. 

Anche nell'incontro con alcuni personaggi della zona in cui si è recato in visita a sua madre si hanno dei dialoghi molto singolari. Ripetitivi, a volte... In ogni caso si torna a riflettere sullo stato in cui versa la collettività e, in particolare, sul senso del dolore. Sono tutti d'accordo circa il fatto che tutti siano sofferenti ma non tanto per problemi propri quanto per il dolore di quello che viene definito il mondo offeso.

Di questo mondo fanno parte, ad esempio, i malati che Concezione (la madre di Silvestro) accudisci da un uscio all'altro. Malati rassegnati al loro attuale stato di cose, che accettano silenziosamente il fatto di far parte proprio di quel mondo offeso di cui sopra.

La storia si snoda in un breve arco temporale, giusto pochi giorni e l'unico riferimento è quello all'8 di dicembre (da cui si desume in che periodo dell'anno siamo).

La parte finale è del tutto interpretabile... dall'incontro con un soldato-bambino in un cimitero (sotto l'effetto di fumi dell'alchool bisogna capire cosa è vero e cosa non lo è) alla notizia della morte del fratello andato in guerra fino alla scena finale quando, nel momento in cui Silvestro intende comunicare a sua madre che sta per ripartire, la trova in cucina che lava i piedi ad un uomo anziano che non si capisce chi possa essere. Suo padre? Suo nonno? Un vecchio amante della madre?

Resta tutto così, sospeso.

Non è stata una lettura semplice da interpretare oltre all'oggettività delle situzioni raccontate (che di per sé sono piuttoso semplici... ma ci si chiede: "...e allora?") e ammetto di non aver avuto molto feeling con nessuno dei personaggi. Se dovessi scegliere forse propenderei per la figura di Concezione... ma solo se dovessi realmente scegliere.
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Conversazione in Sicilia
Elio Vittorini
Bompiani Editore
pag. 197
14.90 Euro copertina rigida, 13.00 Euro copertina flessibile, 8.99 Kindle