sabato 30 gennaio 2016

Ossa fredde (A.J.Cross)

Non so dire, con esattezza, da quanto tempo il libro Ossa fredde di A.J.Cross fosse in attesa nella libreria di casa. Ricordo di averlo acquistato parecchio tempo fa per lasciarlo lì, abbandonato a se stesso... E forse avrei fatto bene a lasciarlo lì!
E' un libro lungo, di oltre 500 pagine, molte delle quali oserei dire inutili... 
 
L'autrice (che usa uno pseudonimo e non il suo vero nome) è una criminologa e psicologa forense. La protagonista del libro è una psicologa forense.
Un dettaglio non da poco, questo, visto che l'autrice trasferisce in Kate - questo il nome della protagonista - il suo sapere, ciò che fa nel suo quotidiano. Lo fa anche piuttosto bene visto che rende il personaggio credibile. Un personaggio che si fa un sacco di domande, che prende appunti, che lascia liberi pensieri su pensieri per arrivare al bandolo della matassa. 
Questo, però, non basta a rendere il romanzo godibile al 100%. Tanti (forse troppi) dettagli, capitoli nei quali si continua a girare a vuoto rischiano di spiazzare il lettore che resta continuamente in attesa di un colpo di scena che tarda ad arrivare.

La storia si riassume in fretta: a Birningham vengono ritrovare ossa di una ragazza, un'adolescente scomparsa parecchi anni prima. Al primo ritrovamento ne segue un altro, poi un altro. I casi vengono riaperti e Kate - psicologa forense ed insegnante universitaria - si vede coinvolta in modo diretto nelle indagini dell'Unità delitti insoluti con cui collabora. Mentre le indagini sono in corso, l'assassino di allora torna a colpire.

Questo è quanto. Il tutto, si sviluppa in tante, tantissime pagine che in alcuni punti mi hanno fatto perdere il filo del racconto. Tanti nomi, tanti personaggi, alcuni dei quali minuziosamente descritti, altri invece proposti in modo appena accennato. 

Onestamente, forse perchè il genere mi piace ed ho letto molti autori di diverso calibro, questo libro mi ha spiazzata. Non sono riuscita a seguire le intuizioni di Kate cosa che, invece, in altri libri (di altri autori) con altri protagonisti è stato molto più semplice.
La svolta? All'ambiente in cui cercare l'assassino si arriva con chiarezza ma poi, svelato il nome, ho detto "...chi?" tra me e me. 
Bho, forse mi sono distratta nel momento cruciale del racconto. 
Un dettaglio mi ha incuriosita alla fine, sono proprio le frasi finali... che mi hanno lasciato pensare ad ulteriori sviluppi futuri.
So che Kate sarà protagonista anche di un'altra avventura, seguente a questa ma al momento non sento proprio il bisogno di cercarla!

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro di almeno 400 pagine.

venerdì 29 gennaio 2016

L'incredibile bimbo mangia libri (O. Jeffers) - Venerdì del libro

Avete mai incontrato un bambino che ama i libri al punto tale da... mangiarseli? 
No? Bhè, io si! 

L'ho incontrato oggi pomeriggio in occasione della mia prima esperienza con il progetto "Favole in corsia", partito oggi ed avente l'obiettivo di portare un pizzico di serenità e di fantasia, grazie alle storie, nel reparto pediatria dell'ospedale civile di Fermo.
Un progetto al quale ho aderito con entusiasmo ed al quale ho partecipato non senza emozione. Ho fatto parte del primo gruppo in assoluto, assieme ad altre tre lettrici volontarie e a due tutors, per l'appuntamento di apertura di quello che vuole essere un appuntamento fisso, ci auguriamo gradito ai piccoli degenti e ai loro genitori.
Uno dei libri disponibili nella libreria della ludoteca interna all'ospedale, fornito proprio in attuazione del progetto di lettura di storie in corsia, è L'incredibile bimbo mangia libri. Un libro che, tra tanti, mi ha particolarmente colpita.

Eh si, perchè la storia di un bimbo che mangia i libri mi ha subito incuriosita e, dopo aver scorso velocemente il testo, ho subito capito che la storia sarebbe piaciuta anche a giovani uditori del reparto. Perchè un bimbo con un pancione grande grande, pieno di libri, che mangia pagine e pagine, ingurgitando frasi e parole non poteva che piacere tanto quanto è piaciuto a me!
E' un libro cartonato che si presenta molto bene, con illustrazioni accattivanti che riescono a completare alla perfezione i testi. 
Testi concisi e molto efficaci.

Enrico è il protagonista della storia. Un giorno scopre che i libri sono buonissimi da mangiare. Prima assaggia qualche parolina, poi frasi intere, intere pagine per arrivare ad un libro dopo l'altro, tutto intero!
Oltre che buono di sapore il libro è anche ricco di sapere. Enrico lo sa bene, perchè da quando mangia libri lui impara alla perfezione tutto ciò che il libro contiene.
Ben presto, però, si accorge che i libri non sono fatti per essere mangiati e che trasmettono sapere anche in un altro modo: leggendoli.

Con testi ben calibrati abbinati ad accattivanti immagini, l'autore riesce a trasmettere con semplicità ed efficacia l'importanza delle lettura e di un uso corretto dei libri.
Enrico fa sorridere ma anche riflettere. Ed anche se capisce che i libri non si mangiano ed inizia ad avere piacere nel leggerli... bhè ogni tanto qualche morso gli scappa pure... ed il libro ne porta i segni!
    
 
A me la storia è piaciuta molto ed è piaciuta anche alla piccola paziente che l'ha ascoltata. Non ho proprio letto ma... diciamo... interpretato. Era una bimba piccina per cui ho ritenuto che fosse meglio enfatizzare alcuni passaggi piuttosto che altri. Stretta tra le braccia del suo papà, è passata da un'iniziale diffidenza verso quella sconosciuta che le leggeva una storia ad un atteggiamento più interessato - non staccava gli occhi dal libro - per concludere poi con un dolcissimo sorriso quando, in particolare, ha visto i segni del morso di Enrico sulle ultime pagine del libro. 

E' stata un'esperienza emozionante, tenera, indimenticabile. So quanto sia difficile sorridere in un momento di sofferenza per cui, a costo di apparire troppo sdolcinata, posso dire che non dimenticherò quel sorriso!

Le storie mi hanno aiutata, ci hanno aiutate a portare un sorriso ad una piccola paziente (ed anche ad altri, visto che poi abbiamo letto altre storie anche in altre camerette) e questo ci ha -  credo di poter parlare a nome di tutte le altre lettrici - ripagate dell'impegno che l'essere lettrici volontarie comporta.

L'incredibile libro mangia libri merita, lo consiglio senza riserve e lo segnalo per questo Venerdì del libro.

sabato 23 gennaio 2016

La corte delle malerbe (L. Bottazzo)

Non ho mai amato libri che propongono singoli racconti. Io amo le trame, quelle che catturano dalla prima all'ultima pagina senza interruzioni. 
Quando ho inizato a leggere La corte delle malerbe. Casi umani micropolitani, ho pensato che non fosse un libro fatto per me. Ma mi è bastato poco per inquadrarlo meglio e, alle fine, mi è piaciuto.
Concepito in modo originale, questo è indubbio!
Lorenzo Bottazzo propone dei casi umani che strappano un sorriso in situazioni che possono apparire surreali ma che, a ben guardare, sono anche piuttosto comuni. Situazioni che fanno anche riflettere, altre che emozionano. 
Il libro è strutturato in capitoli brevi con racconti che hanno come protagonista principale Jeans Bon (al secolo, Luigi Bon) ed alcune persone che gli ruotano attorno. 
Ogni capitolo è introdotto dall'analisi di una specie di pianta cattiva, di quelle che fanno parte delle così dette malerbe. Sono erbe infestanti, che danno fastidio e che spesso sono velenose oltre che dannose. Erbe che, però, riservano anche delle sorprese come dei bellissimi fiori, dei frutti esteticamente particolari. Vengono presentate per analogia con degli episodi di vita quotidiana dei vari personaggi e, a ben guardare, le analogie con ciò che accade ci sono davvero!
I capitoli sembrano apparentemente slegati l'uno dall'altro ma, a ben guardare, non è affatto così.
Non avevo mai letto un libro come questo, sono sincera. E' un libro che va capito, si deve saper leggere anche tra le righe, secondo me!
Le spiegazioni di carattere botanico sono molto precise. Così come le vicende che vengono narrate sono, nella maggior parte dei casi, piuttosto strampalate. Tanto strampalate da riportare alla realtà che si può vivere ogni giorno. 
Il formato del libro è molto comodo per chi, come me, ama portare sempre dietro qualche cosa da leggere.
Fa parte della collana Gli antidoti, edita da Il Prato. Una collana che non mi è nuova e che mi ha sempre riservato delle positive sorprese.
Il libro di Bottazzo si lascia leggere senza problemi e si presta sia ad una lettura leggera che ad una più attenta, cercando tra le righe, appunto. 

Da pignola quale sono ho notato una frase stonata - una sola, suvvia! possiamo chiudere un occhio! - nel complesso di un racconto ben scritto.
Come ci vede avvicinarsi... 
Bhè, io non l'avrei mai usato. Credo proprio che non si scriva così grammaticalmente. Mi sbaglio?
Lo so, lo so! Sono pignola! E vabbè, era solo per segnalare ciò che mi è saltato agli occhi. 


Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
 
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.
***
La corte delle malerbe - Casi umani micropolitani
Lorenzo Bottazzo
Editore Il Prato
acquistabile qui a 10.00 euro

venerdì 22 gennaio 2016

Diario segreto di Pollicino (P. Lechermeier - R. Dautremer) - Venerdì del libro

E se Pollicino tenesse un diario?
Se raccontasse tutto ciò che gli accade, giorno dopo giorno? 
Che immagine verrebbe fuori della sua vita, della sua famiglia, della sua sorte? 

Tutti conoscono la storia di Pollicino così come i Fratelli Grimm l'hanno proposta. Pochi - forse - sanno che Pollicino un diario lo ha tenuto davvero ed ha raccontato, secondo il suo punto di vista, quello che gli è accaduto dal momento in cui in casa non c'era più niente da mangiare in avanti. Nel Diario segreto di Pollicino è racchiuso un mondo. Un mondo fatto di parole, di scarabocchi, di immagini, di pensieri, di speranze. 

Proprio come avviene in ogni diario segreto che si rispetti. 

L'ho trovato per caso, cercando un libro da regalare a mia figlia nel giorno dell'Epifania. Visto che a scuola stanno imparando i diversi stili narrativi, tra i quali anche il racconto in prima persona dei diari segreti, ho voluto cercarle qualche cosa di particolare che potesse anche ricollegarsi a ciò che sta studiando.
Ammetto di averlo comprato a scatola chiusa, senza farmi troppo guidare dalla curiosità, poi soddisfatta nel momento in cui ho avuto il libro tra le mani. 
Un librone, oserei dire, visto che è piuttosto pesante e molto ricco. 
La prima cosa che mi ha  colpita è stato proprio il fatto di avere tra le mani un libro molto corposo. Poi le immagini che mi hanno letteralmente rapita. I ritratti di Pollicino sono davvero molto belli ma anche tutte le altre illustrazioni meritano. 
Alcune, va detto, sono particolarmente inquietanti ma trasmettono alla perfezione le emozioni che Pollicino vuole raccontare con esse.
Pollicino si presenta e presenta la sua famiglia, lascia degli appunti sparsi tra le pagine per arricchire il suo racconto e ci riesce alla perfezione. Come in ogni diario segreto vengono riportate date in perfetta sequenza e spesso vengono anche indicati dei titoletti che aiutano ad inquadrare bene l'argomento. 

Pollicino è un bambino per cui racconta a modo suo quello che gli accade. Devo dire che lo fa in modo molto efficace. La storia è quella che tutti conoscono ma il suo punto di vista è davvero molto particolare. 
Ammetto che a me il libro è piaciuto molto. L'ho trovato molto originale e davvero particolare.
Unico neo che ho rilevato è che si usano caratteri molto piccini che, seppur armonici con le immagini utilizzate, a volte sono difficili da leggere perchè si perdono sul fondo delle pagine colorate. Gli appunti che sembrano scritti a ma no si perdono ancora di più visto che sono ancora più piccini.

Non è un libro adatto a bambini piccoli visto che non viene proposta una narrazione tradizionale. Non inizia con il classico c'era una volta, insomma. 
Quello che propone ai lettori è un viaggio nella fantasia molto originale ma, proprio per via della difficoltà di lettura, in certi punti si rischia di fare fatica, soprattutto se si legge di sera, quando si è affaticati dopo una lunga giornata di lavoro. E non lo dico solo io che sono una lettrice over 40... No no, anche mia figlia ha subito notato i caratteri piccini piccini. 
Posso anche immaginare che caratteri più grandi avrebbero invaso troppo le immagini e spezzato quell'equilibrio magico che si crea tra ciò che si vede e ciò che si legge... però in effetti ci vuole tanta concentrazione e ci si affatica davvero.

A parte tale difficoltà, sono certa che la storia di Pollicino così come da lui stesso narrata resta nella mente e nel cuore più di quanto non faccia quella classica. Sono due diversi punti di vista, due diversi modi di raccontare la stessa vicenda. Un interessante esperimento che, secondo me, è molto ben riuscito.

Questa è la nostra proposta per questo Venerdì del libro.
Qualcuno conosce questo libro? 
Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate...

giovedì 21 gennaio 2016

La barca dei folli (S. Dionisi)

Un atto di coraggio. Secondo il mio parere Stefano Dionisi ha compiuto un atto di coraggio nel raccontare la sua esperienza con cliniche psichiatriche. 
Un atto di coraggio. 
Così lo considero. 
Dionisi è un attore, un personaggio dello spettacolo che ha avuto dei problemi di carattere psichiatrico e nel suo libro racconta quanto gli è accaduto. Lo considero un atto di coraggio per chiunque, tanto più per un personaggio pubblico, costantemente sotto ai riflettori e magari pure sulle copertine dei giornali.
Quando ho avuto modo di incontrarlo, in occasione della presentazione del suo libro, sulle prime non l'ho riconosciuto soprattutto perchè non pensavo che potesse essere lui a portare una testimonianza di quel tipo, in quel particolare contesto.
Sentendolo parlare, poi, ho capito. 
Nel suo libro La barca dei folli racconta quanto gli è accaduto e che lo ha portato in contatto con una realtà molto particolare, quella delle cliniche psichiatriche.
La lettura è proseguita senza troppe sorprese perchè, a dirla tutta, in occasione della presentazione del volume l'autore aveva detto praticamente tutto quello che poi ho ritrovato tra le pagine. L'effetto sorpresa è sfumato per gran parte della lettura che, comunque, è andata avanti senza problemi.
Dionisi racconta un periodo particolare della sua vita e racconta anche l'influenza che ha avuto, su di essa, la figura del padre. Una figura assente che però, nel momento in cui torna a far parte dell'oggi di suo figlio, lascia dietro di se dei lunghi tentacoli scuri, un'eredità che Dionisi sente addosso in modo molto chiaro. Anche suo padre, anni prima, ebbe dei problemi di squilibrio mentale che si espresse in modalità diverse, anche sua sorella - zia dell'autore - manifestò dei problemi di questo tipo. 
Mario, il padre di Dionisi, gli dice chiaramente che per spezzare questa catena non avrebbe dovuto avere figli per cui la nascita di Stefano secondo lui sarebbe stata un errore che lui e sua moglie avrebbero dovuto evitare di commettere per spezzare quella catena di sofferenza.
Dionisi racconta tante storie diverse, quelle dei suoi compagni di viaggio nelle varie cliniche in cui verrà ricoverato: storie di sofferenza, tutte, di difficoltà, di disagio che intaccano l'equilibrio mentale fino ad arrivare anche al fisico.

L'autore rende i lettori partecipi, con lucidità ed immediatezza, di quanto accadeva all'interno delle cliniche, le terapie che venivano somministrate, come se ne veniva fuori (quando se ne veniva fuori, cosa tutt'altro che scontata) e sottolinea anche come spesso siano i soldi a fare la differenza tra chi può permettersi trattamenti di un certo tipo e chi no. Dal racconto di queste storie emerge anche l'importanza dell'affetto, del contatto fisico per i pazienti che vengono isolati dal mondo e trattati in una clinica.
Un mondo sconosciuto ai più, quello dei problemi mentali, o che spesso i più fanno finta di non conoscere, di non vedere. 
Un mondo che, però, non è un'invenzione ma che è una chiara realtà sempre esistita e, anche se se ne parla meno di quanto avvenisse in passato, lo è ancora oggi. Magari cambiano le terapie, cambiano le tecniche di cura ma quanto la mente decide di andarsene per una strada diversa da quella tracciata la situazione che si palesa è sempre quella di un disagio mentale da cui la società rifugge.

Il libro fa parte della collana Strade blu Mondadori e appena l'ho avuto tra le mani ho notato una particolarità delle pagine: non sono tagliate tutte allo stesso modo e ce ne sono alcune, in modo sistematico dopo un certo numero di pagine regolari, che sporgono di qualche millimetro verso l'esterno. Non che ciò sia un problema ai fini della lettura ma ammetto di aver avuto la sensazione che quelle pagine irregolari avessero voluto fare un percorso proprio, diverso dalle altre, proprio come ha fatto la mente di Dionisi rispetto alla normalità

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
 
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 3: un libro che sia un esordio letterario.
***
La barca dei folli
Stefano Dionisi
Mondadori collana Strade Blu
18.00 euro

martedì 19 gennaio 2016

La piuma (G. Faletti)

Ho amato Giorgio Faletti de Io uccido.
E l'ho apprezzato anche con tutti gli altri suoi romanzi che ho letto, l'uno dopo l'altro, fino ad arrivare alla delusione con Tre atti e due tempi che proprio non mi è piaciuto. O meglio, diciamo che è quello che mi ha lasciato in bocca una certa amarezza.
Quando seppi dell'uscita del libro La piuma scelsi di non cercarlo, non chiederlo in prestito, non comprarlo perchè dalle recensioni lette avevo capito che non sarebbe rientrato nelle mie aspettative, in ciò che di Faletti ho amato di più.
Con Io uccido mi sorprese, mi lasciò letteralmente a bocca aperta. 
Non gli davo affatto fiducia come scrittore ed avevo scelto di ricordarlo con ciò che più mi era piaciuto di lui. 
Poi ho avuto occasione di cercare questo suo ultimo lavoro per partecipare alla Challenge che sto seguendo. 
L'ho preso in prestito oggi e domani lo restituirò. L'ho letto in fretta, non perché fossi disinteressata o frettolosa, quanto perché si tratta proprio di un libro molto breve.
Raccoglie diversi racconti con i quali Faletti fa riflettere sulla cecità dell'uomo, sulla superficialità di certe scelte. 
Con le brevi storie de Il Re e il Generale, de Il Curato e il Cardinale, de La Ballerina innamorata e de La Donna di Tutti fa emergere, non senza poesia, tristi realtà. Realtà nelle quali non c'è spazio per l'amore, per la pietà, per la solidarietà.
Poi conclude con la breve storia de L'Uomo del Foglio Bianco che, invece, si rende protagonista di qualche cosa di diverso. 

Vengono usati caratteri molto grandi e sono presenti anche delle illustrazioni del suo amico Paolo Fresu.

Il libro mi ha lasciato addosso una strana sensazione addosso. Tutto sommato sono storie piuttosto scontate, Faletti non scopre niente di nuovo pur lasciando aperta la porta della speranza. 
Continuo ad amare il Faletti di Io uccido ed è così che continuerò a ricordarlo. La piuma? Una parentesi poetica che non mi ha disturbata ma non mi ha nemmeno catturata più di tanto.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa si tratta di uno dei libri bonus che ci sono stati segnalati dalle Lgs.
***
La piuma
Giorgio Faletti
Baldini & Castoldi Editore
13.00 euro 

lunedì 18 gennaio 2016

D'amore e ombra (I. Allende)

Non ho mai amato i romanzi storici, i riferimenti a situazioni storiche realmente esistite, ad episodi che, comunque, richiamassero alla storia. Questo, per lo meno, è quello che ho sempre pensato rifuggendo sistematicamente tutti quei libri che, nella trama di presentazione, alludevano a qualche cosa del genere.
Eppure, nel leggere i libri di Isabel Allende, dove i riferimenti a periodi storici reali sono molto chiari e circostanziati, mi sono trovata letteralmente rapita dal modo in cui l'autrice propone personaggi e storie rinviando a fatti realmente accaduti.

Così è stato con La casa degli spiriti, così è stato nuovamente con D'amore e ombra dove il riferimento al periodo della dittatura del Generale - mai chiamato per nome ma il cui riferimento è piuttosto preciso e chiaro - con tutto ciò che ne è derivato, in Cile, diventa un resocondo preciso e dettagliato di certi avvenimenti. 

Nella dedica iniziale del libro, l'autrice sintetizza la storia che, da lì' a poco, sarebbe andata a narrare.
Questa è la storia di una donna e di un uomo che si amarono in pienezza, evitando così un'esistenza banale. L'ho serbata nella memoria affinché il tempo non la sciupasse ed è solo ora, nelle notti silenziose di questo luogo, che posso infine raccontarla. Lo farò per quell'uomo e quella donna che mi confidarono le loro vite dicendo: prendi, scrivi, affinché non lo cancelli il vento.
La Allende racconta, dunque, una storia vera pur aggiungendo elementi narrativi che, comunque, non snaturano il racconto.  
E' una storia d'amore che corre, in parallelo, con la triste storia del popolo cileno martoriato dalla dittatura di Pinochet. Una dittatura militare pronta a reprimere con la violenza ogni tipo di opposizione, nella maggior parte dei casi una opposizione inesistente. Moltissime persone vennero sequestrate, torturare e uccise in nome della necessità di difendere lo Stato e lo stesso Generale si rese colpevole di crimini contro l'umanità che, nel libro della Allende, compaiono - seppur in minima parte - con estrema chiarezza.

Quella della Allende è una lucida testimonianza di un'epoca, resa con toni decisi ma senza mai andare sopra le righe. E la storia d'amore che viene narrata in questo contesto è intensa, profonda e capace di lasciare un segno nel lettore tanto i personaggi sono resi vivi, con cuori pulsanti. 
D'altronde, oramai l'ho imparato, la Allende ha la capacità di descrivere i personaggi con tale minuzia di particolari e con tale intensità da renderli quasi palpabili. Passa dal raccontare la storia di una persona a quella di un'altra con una leggerezza tale da incantare il lettore,  con una maestria tale da incastrare alla perfezione l'uno con l'altro i vari personaggi, le varie vite ed esperienze, i diversi percorsi.

Con D'amore e ombra ho avuto l'ennesima conferma di quanto questa autrice mi piaccia: mi piace il suo modo di raccontare la realtà, in tutta la sua tragicità, senza mai annoiare il lettore ma dandogli sempre un motivo per andare avanti con curiosità anche quando parla di vicende storiche note. 

Dire che il libro narra la storia d'amore che si alimenta tra Irene e Francisco sarebbe molto, troppo limitativo. Quella narrata è la storia di un popolo, di tante famiglie toccate in modo più o meno diretto dagli orrori di quell'epoca, di una convinzione politico-militare che ha portato alla morte un numero indefinibile di persone, alla scomparsa di tantissimi uomini, donne e bambini senza un perché e senza che nulla più si sapesse di loro. 
E' una storia di violenza cieca ma anche di coraggio.
Un coraggio dimostrato da diversi personaggi seppur espresso in modo differente l'uno dall'altro. 

E' una storia in cui le donne hanno un ruolo importante: questa è un'altra caratteristica dei libri della Allende. Ci sono sempre donne che hanno dei ruoli determinanti. Donne di carattere, donne capaci di lasciare un segno, donne normali che fanno della loro normalità il loro punto di forza.
Ed anche questa volta non mancano riferimenti ad un'alea di mistero, di magia, di soprannaturale. Altro elemento, questo, che ho trovato come ricorrente almeno nei libri che fino ad ora ho letto di questa autrice. 

E' una lettura che consiglio: cattura il lettore dalla prima all'ultima riga ed anche se i caratteri sembrano sempre più piccini, è una storia che si legge tutta d'un fiato.
Come ho notato ne La casa degli spiriti, l'autrice usa spesso delle frasi piuttosto lunghe nelle quali propone dialoghi o pensieri che non necessitano di virgolettati per essere efficaci. Anzi, questo modo di scrivere rende molto bene l'idea dell'irruenza di certi pensieri e di certe affermazioni, che non necessitano di filtri per arrivare al lettore. Nemmeno di filtri grafici come potrebbero essere le virgolette.
I dialoghi sono ridotti al minimo, la narrazione è serrata.
La Allende si conferma la mia autrice preferita.
Corro in biblioteca a cercare il libro successivo, Eva Luna.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 2: un libro del mio autore preferito.

sabato 16 gennaio 2016

Il ladro di merendine (A. Camilleri)

Salvo Montalbano, prima che catturare la mia attenzione per le sue indagini mi diverte.
Dopo aver letto La forma dell'acqua, primo romanzo della serie, ne ho avuto conferma con Il ladro di merendine.
Mi diverte il linguaggio usato da Camilleri che, se all'inizio, con il primo libro, mi era sembrato un ostacolo per la mia comprensione, alla fine ha iniziato a suonarmi familiare. Anche quando mi è capitato di incontrare parole a me del tutto sconosciute, nello stretto dialetto siciliano, le frasi si comprendono a senso e quelle parole stampate sulle pagine sembrano risuonare in testa come se venissero pronunciate da qualcuno di reale.

Giusto per citare un esempio, Montalbano che chiede ad un collega se, in sua assenza, sia successo qualche cosa di nuovo, si sente rispondere:
Niente da pigliarsi sopra il serio, dottori. Hanno dato foco al garaggi di Sebastiano Lo Monaco, ci sono andati i vigili pompieri del foco che hanno astutato il foco. Cinque macchini automobili che stavano nel garaggi sono state abbrustolite. Poi hanno sparato a uno che di nome suo di proprio si chiama Quarantino Filippo, ma l'hanno sbagliato e hanno pigliato la finestra della di cui la quale è abitata dalla signora Pizzuto Saveria la quale che per lo spavento appigliatosi è dovuta andare allo spitale. Doppo c'è stato un alro incendio, assicuramente tolòso, un incendio di foco. Insomma, dottori, minchiate, babbasiate, cose senza importanzia.
Mentre leggevo, e sorridevo, mi sembrava dei vederlo davanti ai miei occhi e sentirlo davvero il collega di Montalbano che rispondeva così!

Faccio presente che non ho visto nemmeno una puntata della serie televisiva per cui quanto proposto in tv non mi ha affatto influenzata anche se nel pensare a quel commissario che ama la buona tavola è stato inevitabile vedere davanti ai miei occhi il volto di Luca Zingaretti. Uomo di gran fascino, secondo me, come credo che davvero sia capace di essere Montalbano nonostante il suo carattere particolare, il suo voler sfuggire alle responsabilità, il suo modo di essere.

Stavolta un uomo viene trovato ucciso in ascensore, accoltellato. E poco prima un tunisino è stato assassinato a bordo di un motopeschereccio di Mazara del Vallo. Anche se i suoi superiori sono convinti che non ci siano collegamenti tra i le due morti, tanto da trattare separatamente i due casi, ben presto Montalbano scoprirà che non è così.
Emergono storie di tradimenti, di ricatti, di soldi, di traffici strani che affiorano in superficie pian pianino, una intuizione dopo l'altra.

In questo romanzo Montalbano svela un lato molto debole della sua personalità, la sua difficoltà di affrontare le situazioni legate ai propri affetti.
Livia, la sua donna, da una parte.
Suo padre dall'altra.
Ma anche un bambino che irrompe nella sua vita.
Oltre ai due casi di omicidio Salvo Montalbano si troverà ad affrontare anche situazioni personali che faranno emergere il suo lato umano più di quanto non sia avvenuto nel romanzo precedente.
Il ritmo del racconto non è incalzante come ci hanno abituati autori stranieri che scrivono thriller ma Camilleri ci sa fare e cattura il lettore, lo irretisce (nell'accezione positiva di questo termine) e lo tiene stretto a se fino alla fine.
Leggero altro di suo. Tornerò da Montalbano, non c'è dubbio!
Mi è piaciuto anche il formato del volume - anche se i caratteri usati sono un tantino piccini - molto agevole da portare sempre con me in borsa.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.

venerdì 15 gennaio 2016

Un'eccezionale nevicata (R. Curtis) - Venerdì del libro

Le previsioni meteo annunciano neve nei prossimi giorni, dalle mie parti. Così, ho pensato di proporre per questo Venerdì del libro un libro tematico. Un'eccezionale nevicata è un libro arrivato tra le mani di mio figlio a seguito dell'iniziativa Regala un libro per Natale 3

Racconta la storia di un'amicizia ed ha come contesto una giornata in cui cade tanta neve. Protagonisti sono un ragazzino un po' solitario ed un insegnante burbero e severissimo che vengono a trovarsi in contatto in circostanze particolari, in un giorno in cui per via di una eccezionale nevicata nessuno tranne loro è a scuola.
Riusciranno a trovare un punto di contatto? O resteranno l'uno solitario e silenzioso, l'altro burbero e severo? 

La storia è accompagnata da immagini molto belle che completano la storia alla perfezione. A mio figlio è piaciuta molto e, a dire il vero, l'ho proposta anche a scuola dove sono stata come lettrice volontaria in occasione dell'iniziativa Libriamoci, letture a voce alta nelle scuole. 
Leggendo ho sfogliato il libro e i bambini sono stati catturati sia dal racconto che da quanto avevano sotto gli occhi.

Per noi è stato un bellissimo e graditissimo regalo e mi sento di suggerirlo per chi sia alla ricerca di una bella storia d'amicizia. Mio figlio ha otto anni ma il libro è piaciuto anche a mia figlia che ha un paio di anni in più e l'insegnante della classe in cui la storia è stata letta ne ha preso spunto per un lavoro di gruppo sull'amicizia.

E' molto bello già a partire dalla copertina che ha il titolo in argento e propone fiocchi di neve argentati che brillano quando si ha il libro tra le mani, sotto la luce.
Le illustrazioni, di Rebecca Cob (i testi sono di Richard Curtis, leggendario creatore di Mr. Bean e Bridget Jones) sono molto belle e trasmettono emozioni anche se vengono guardate senza leggere il testo. Le pagine in cui è illustrata la nevicata fanno proprio venire freddo!!!

Ottimo per un regalo: a noi è piaciuto tanto. Bel formato, si presenta molto bene e contiene una bella storia d'amicizia: cosa si può volere di più? Qualcuno può rispondere "...la neve"... chissà che con un po' di pazienza non arrivi davvero anche quella!!!

mercoledì 13 gennaio 2016

I garbati maneggi delle signorine Devoto (R. Bistolfi)

Una storia d'altri tempi.
Quella proposta da Renzo Bistolfi nel suo libro I garbati maneggi delle signorine Devoto, ovvero Un intrigo a Sestri Ponente è una storia d'altri tempi che mi ha fatto sorridere pensando alle similitudini dei vari personaggi con persone che conosco. Persone che, pur vivendo in tempi moderni, non hanno perso certe abitudini, soprattutto in un paesino piccolo come il mio.
Si tratta di un libro che, probabilmente, se non fosse stato suggerito come bonus per la gara di lettura che sto seguendo non mi avrebbe mai attirata. Il titolo non mi avrebbe attirata e, a dire il vero, nemmeno la copertina. E avrei commesso un errore nel non leggerlo. 
Eh si, perchè le signorine Devoto mi hanno tenuto compagnia in modo leggero, mi hanno strappato qualche sorriso sottoponendomi anche un intrigo di paese che non ha risparmiato sorprese.

Devo dire in partenza che ho molto apprezzato la presentazione dei personaggi che fa l'autore prima di iniziare il racconto. In questo modo non ci si perde tra amiche, figli, preti e così via discorrendo. Si ha a portata di mano una tavola che può essere consultata con facilità ogni volta che si fa difficoltà a capire di chi si sta parlando. Devo ammettere che fino ad ora non mi era mai capitato che un autore facesse una scelta di questo tipo così come non mi era mai capitato di trovare il sommario in apertura del libro. Ho apprezzato anche questo. Scelta singolare.

Siamo a Sestri, un luogo caro all'autore. Luogo in cui è nato e cresciuto e che ha sempre nel cuore.
Ed i personaggi non sono del tutto frutto della sua immaginazione perchè, come egli stesso dice nelle note in coda, hanno preso forma da ricordi che sono affiorati in lui con nitidezza.

Ecco, dunque, che prendono forma le storie delle tre sorelle Devoto e dei loro vicini, dell'inquilina Giovanna la bella farmacista, della famiglia Ferretti che un ruolo tanto importante avrà nella storia.
Santa, Siria e Mariannin sono tre signorine, perchè mai sposate, di una certa età. Vivono insieme da sempre ed hanno modi impeccabili dal vestire al ricevere gente in casa. Siamo nell'anno 1958 ma loro vantano un'eleganza ed un modo di fare che richiamano il passato.
Hanno sempre avuto una vita tranquilla trascorsa tra la casa, la Chiesa, le amiche e poco più. Ma negli ultimi tempi la loro tranquilla esistenza è turbata da alcuni accadimenti particolari dei quali si troveranno a tirare le fila per arrivare ad una scoperta che mai avrebbero voluto fare.

All'inizio ho pensato che la storia procedesse con lentezza. Venivano presentati tanti episodi con minuziose descrizioni che mi sembravano scollegate tra loro invece mi sbagliavo. Pian pianino le storie si intrecciano, gli eventi si collegano, le situazioni si completano. 

Mi sento di consigliare questo libro e non mancherò di farlo anche con le lettrici a me più vicine.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa si tratta di uno dei libri bonus che ci sono stati segnalati dalle Lgs.
***
I garbati maneggi delle signorine Devoto, ovvero Un intrigo a Sestri Ponente
Renzo Bistolfi
Tea Libri
14.00 euro

martedì 12 gennaio 2016

Nuovi arrivi#20 e in biblioteca#18

Il 2016 è iniziato con un sacco di nuovi arrivi in fatto di letture. Eh si, la regola del "...non comprare niente fino a che non avrò smaltito un po' di libri che ho in casa" è rimasta un tantino disattesa ed oggi è arrivato il nuovo bottino. Diciamo che mi sono fatta qualche regalino per l'Epifania visto che la Befana sembra essersi dimenticata di me e non mi ha lasciato nessuna calza! Non mi ha portato nemmeno il carbone. Niente di niente!
Harry Hole mi è rimasto nel cuore e, visto che non sono riuscita a trovare alcuni libri della sua serie in biblioteca, non ho potuto fare altro che comprarli. Si tratta de La ragazza senza volto e La stella del diavolo di Jo Nesbø.
Sarò pure monotona ma mi sono affezionata a quel personaggio così singolare e, avendo letto uno degli ultimi libri della serie saltandone molti altri, sto onorando l'impegno di recuperare le avventure che avevo lasciato per strada.
E poi Simoni: ho ripreso in mano di recente la sua trilogia e per concluderla mi mancava Il labirinto ai confini del mondo che ora è arrivato ed attende di essere letto.
Avevo poi in programma da tempo di prendere due libri in biblioteca. Oggi ho approfittato: dovevo restituire un prestito che era in scadenza ed ho ottimizzato il viaggio. Ho portato a casa D'amore e ombra di Isabel Allende e Il ladro di merendine di Andrea Camilleri. Quest'ultimo è molto sgualcito e questo mi fa capire che è stato letto da parecchi utenti. Spero meriti!
E poi i giovani lettori di casa sono stati accontentati: la principessa di casa ha acquistato, anche se con poca convinzione, Pollyanna in una edizione che non avevo mai visto prima (a tre euro ad un mercatino) e l'ometto di casa ha avuto il volume numero 12 della raccolta del Signor Acqua con Storie attorno al signor fuoco. Ci piace sempre più ed ogni volta che ne leggiamo uno impariamo un sacco di cose. L'ho comprato volentieri.
Ed ora non resta che tuffarsi nella letture. Di carne al fuoco ne abbiamo un bel po'!

domenica 10 gennaio 2016

Scritto sulla mia pelle (P. Vaghi)

Sapevo perfettamente ciò a cui andavo incontro nel leggere Scritto sulla mia pelle, il libro di Pietro Vaghi, al suo esordio letterario. Mi sono imbattuta nella recensione di Dolcezze di mamma ad un recente Venerdì del libro per cui sapevo a grandi linee la storia.
Forse non era il momento giusto per leggerlo ma era lì, su quella zona delle libreria di casa da cui mi chiamava. Ed ho ceduto. Ora, però, sento la necessità di una lettura un po' più allegra e spensierata. Spero di trovarla al più presto.

Il protagonista della storia è Stefano, sedici anni, genitori in crisi, un fratellino più piccolo ed un nonno malato di cui occuparsi.
Stefano si trova a fare i conti con  una tempesta di sentimenti, mossa dalla paura dell'abbandono, che segue ad una crisi coniugale. Sua madre si è allontanata da casa per avere un periodo di pausa.
Li ha lasciati con il padre che, per via del suo lavoro, è sempre stato poco presente.

Non si sa - probabilmente non lo sa nemmeno lei - se sarà di qualche giorno o per sempre. Quello che sa Stefano è che l'allontanamento dei suoi
genitori fa male. 
Fa male a lui, fa male a loro, fa male al suo fratellino. Forse chi non si è reso conto di nulla è solo il nonno, affetto dal morbo di Alzheimer, che alterna momenti di lucidità a momenti di vita in un mondo tutto suo.

Ed è proprio quella di Stefano la voce narrante. 
Una voce autentica, accorata, intensa, che a volte si perde nei meandri dei pensieri che circolano liberi nella sua testa, una voce che si strozza in gola quando si tratta di tirar fuori ciò che ha dentro, quando avrebbe tanto da dire ma non ha coraggio, voglia o occasione di farlo. 
E' un adolescente e vive un periodo di passaggio, quello dall'infanzia alla maturità. Fasi, queste, che vengono riportate nel libro e che lo vedono crescere passando per la sofferenza che solo chi ha vissuto l'esperienza della separazione dei propri cari può capire.
Stefano non riesce a comprendere cosa possa essere successo e fino a che non si trova a fare i conti, in modo violento ed improvviso, con la  realtà. Una realtà che sulle prime non vuole accettare ma che, pian piano, si fa largo tra i suoi pensieri fino a chiedergli di farsene una ragione.
Non è così semplice, però.
Cerca di fare qualcosa per mettere insieme i cocci anche se, a ben guardare, non è a lui che spetta questo compito.

L'autore mette a nudo l'anima di Stefano. Dà voce ai suoi pensieri, ai suoi timori, ai suoi sentimenti e, allo stesso tempo, propone al lettore le fragilità che possono emergere in ogni famiglia. 
Propone i personaggi senza nasconderne le fragilità e lo fa in modo efficace, con un linguaggio chiaro e diretto che mira subito al punto.

Non è, per me, uno di quei romanzi che ricorderò come indimenticabili ma l'ho letto comunque con piacere ed anche piuttosto in fretta. E' ricco di dialoghi e scorrono piuttosto bene.
In alcuni punti avrei preferito che le frasi fossero proposte in modo diverso e alcune espressioni sono apparse stridenti alle mie orecchie ma probabilmente è un'osservazione minuziosa, la mia.
Espressioni come "...mi sta cercando di svegliare..." oppure "...ho la sensazione di c'entrare qualcosa..." personalmente non le avrei mai usate.

A parte questo, la scrittura è piuttosto asciutta e si capisce al volo che è una storia nata per essere letta da adolescenti ma che lancia un importante messaggio anche ai grandi. Aiuta i grandi a comprendere meglio gli adolescenti ed aiuta gli adolescenti a comprendere innanzitutto che quando si hanno i sentimenti in subbuglio non si è un caso isolato così come li aiuta a capire che niente e nessuno è perfetto. Anche i grandi, presi spesso a modello, possono avere delle fragilità e possono aver bisogno di essere perdonati.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
 
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 3: un libro che sia un esordio letterario.
 
***
Scritto sulla mia pelle
Pietro Vaghi
Salani Editore
14.90 euro

venerdì 8 gennaio 2016

La biblioteca perduta dell'alchimista (M. Simoni) - Venerdì del libro

La biblioteca perduta dell'alchimista è un libro che ha stazionato sulla libreria di casa per parecchio. Un paio d'anni, a dire il vero. Come molti atri attendeva il momento giusto per essere letto.
E quel momento è arrivato.

Si tratta della seconda puntata di una trilogia molto fortunata per Marcello Simoni. 
Ho avuto modo di incontrare l'autore in occasione della presentazione proprio di questo libro e lo ricordo come molto bene anche se, a ben guardare, è passato un po' di tempo. Ricordo che acquistai i libro proprio in quell'occasione. Poi è rimasto a decantare per un po' per tenermi in compagnia in questi giorni.

Ed eccomi qui, a lettura finita, a proporre il secondo volume della trilogia del mercante di reliquie Ignazio da Toledo di Marcello Simoni per questo Venerdì del libro

Dopo l'Uter Ventorum, il mercante di reliquie Ignazio da Toledo è il protagonista di una nuova avventura che avrà a che fare con un altro libro misterioso. Un libro che racchiude i misteri dell'alchimia e che sarà necessario per svelare un mistero che aleggia attorno alla missione che viene chiamato a compiere assieme a suo figlio Uberto e al suo compagno d'avventura Willalme.

Questa nuova avventura si svolge 12 anni dopo quella narrata nel primo volume della trilogia.
La Regina Bianca di Castiglia è scomparsa. Suo nipote, Ferdinando III, sceglie degli uomini fidati per liberarla nella convinzione che sia stata rapita dal misterioso Conte di Nigredo. Nessuno sa chi sia, ne' dove si trovi il suo regno, ma tutti sanno che esiste e che all'interno del suo castello è celato un terribile mistero.
Ignazio non può declinare l'invito del sovrano a dare il proprio contributo affinchè sua zia Bianca venga ricondotta a casa e parte nuovamente all'avventura consapevole dei rischi che ciò comporta.

Ignazio conferma il suo carattere già mostrato ampiamente in precedenza: è molto curioso e la sua fame di sapere spesso ha la meglio sul buonsenso. E' capace di mettere a repentaglio la vita propria e degli altri pur di accrescere il suo sapere. Non ha altri scopi se non quelli della conoscenza. Questa volta è l'alchimia a far girare l'intera ruota e lui - non ne avevo dubbi - ha grandi conoscenze anche su questo fronte.
E' un eroe del medioevo: affamato di sapere ma anche pronto a sguainare la spada se necessario; acuto ed intuitivo ma altrettanto riflessivo e pacato quando ci sono decisioni da prendere. Non è una persona nata per asservire qualcuno ed anche se questa nuova missione lo vede al servizio del sovrano, ci saranno delle sorprese strada facendo.
Ammetto di aver anche cercato di dargli un volto ma di non esserci riuscita. Ho cercato di mettere insieme una serie di elementi ma ancora la sua immagine non mi è del tutto chiara.
 
Fin dall'inizio emerge la figura di suo figlio Uberto che, anche stavolta, ha un ruolo importante. Si troverà ad affrontare, da solo, una missione importante e non avrà la protezione del padre, non potrà contare su di lui bensì, nelle more del racconto, sarà la sua presenza e saranno le sue scelte ad avere un ruolo fondamentale per Ignazio.

Ed anche Willalme è un personaggio di fondamentale importanza in tutta l'avventura.

E questi sono i buoni. Attorno ad essi gravitano parecchie figure dell'epoca, tutte molto misteriose ed affatto semplici da decifrare. 
Per chi ha letto il primo volume non serve dire che la trama è piuttosto minuziosa nei dettagli e che Simoni dimostra di conoscere molto bene il periodo storico in cui ha ambientato le avventure di Ignazio. Molto interessanti, a tal proposito, anche le note dell'autore (che difficilmente leggo ma che stavolta mi hanno incuriosita un bel po') dove si apprendono i riferimenti storici reali. 

Anche se il primo della serie mi è piaciuto di più - probabilmente proprio per il fatto di essere il primo - devo dire che anche il secondo appuntamento con Ignazio da Toledo mi è piaciuto.
L'unico neo che mi sento di segnalare: nell'edizione che ho avuto io tra le mani i caratteri usati sono piccini piccini e 313 pagine mi sono sembrate il doppio proprio per questo. 

Per chi non ama il genere meglio lasciar perdere (io ammetto di non aver afferrato appieno certi legami e determinate sottigliezze, ma non mi sono fossilizzata più di tanto su quello che, probabilmente, è stato un mio limite) ma per chi ama il mistero, i romanzi storici, intrighi di un tempo allora lo consiglio caldamente, ovviamente dopo aver letto il primo perchè, seppur la storia non sia collegata in termini di avventura (sono comunque due avventure differenti in due periodi storici differenti), il primo permette di inquadrare i personaggi che poi, in questo libro, portano con sè alcune eredità dal passato.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 4: un libro che faccia parte di una serie.
***
La biblioteca perduta dell'alchimista
Marcello Simoni
Newton Compton Editori
5.90 euro

martedì 5 gennaio 2016

Io ci sono (L. Annibali - G. Fasano)

Non ci può essere amore quando c'è violenza.
Amore e violenza sono tra loro incompatibili.
Lo sono sempre. Quando si parla di un rapporto tra due innamorati, tra persone sposate ma anche tra fratelli, tra figli e genitori. 
Mai. Amore e violenza non possono assolutamente convivere perchè l'uno esclude l'altro.
E per violenza non intendo solo quella fisica ma anche quella psicologica, morale, sessuale, familiare, economica. Tante le facce di un'unica, inammissibile, medaglia che non è mai accettabile in assoluto, tanto meno quando è riferita a qualcuno che si dice di amare.

In questa spirale è caduta Lucia Annibali che racconta la sua esperienza nel libro Io ci sono, scritto con Giusi Fasano.

Lucia narra la sua storia di non-amore che non sapeva essere tale all'inizio. Come tutte le persone innamorate, non ha dato peso ai tanti campanelli d'allarme che sentiva durante la storia con il suo aguzzino. Lo amava e quando si perde la testa per qualcuno si tende sempre a giustificare ogni cosa fino a che, però, non si arriva a qualche cosa di estremo che non solo fa suonare tutti gli allarmi, ma palesa un'effettiva situazione di pericolo.
Lucia è stata sfigurata con l'acido in viso, con danni anche ad una mano.
E' una mia corregionale, ho saputo di lei all'epoca dei fatti dai telegiornali e dalle notizie di stampa ma il suo libro riesce a trasmettere molto di più di qualsiasi articolo o servizio televisivo la gravità della situazione e il suo immenso coraggio, la sua grande forza e la sua capacità non solo di non abbattersi ma di guardare avanti con fiducia.

La sua storia si svolge in Italia dove Lucia vive, lavora (nelle Marche) e dove verrà seguita in ospedale nel lungo periodo di cura e recupero seguiti a quanto le accade. Lucia è una donna coraggiosa, che affronta il dolore a testa alta nella convinzione che ora abbia inizio una sua nuova vita. 

Chi voleva annientarla non l'ha assolutamente fatto, ma è stato annientato a sua volta. 
Dovrà fare i conti non solo con la sua coscienza (ammesso che chi compie gesti del genere possa averne una) ma, soprattutto, con la giustizia.
Nel libro Lucia parla del loro non-amore, dei segnali che all'epoca non è stata capace di interpretare nel modo giusto ed ai quali ha dato il giusto valore solo a posteriori, di come è stata aggredita e tutto ciò che ne è seguito. Ne parla con lucidità e trasmette una forza ed un coraggio che in molti mancano anche davanti a prove molto meno importanti della sua.
Narra delle sue operazioni, delle sue reazioni, della sua ripresa fino al ritorno alla normalità passando poi per il processo contro i suoi aggressori. 
Al plurale, perchè non è stato il suo ex ad agire ma è stato il mandante che ha agito per mano di altri.

Al di là del fatto che il libro è scritto molto bene, in modo scorrevole e che si lascia leggere tutto d'un fiato, trovo che Lucia abbia dato - con questo suo racconto - un ulteriore esempio di coraggio a tutti coloro che sono vittime di violenza. Un invito, il suo, a non tacere, a non subire, a non considerarsi colpevoli. 
Tempo fa lessi la storia di un'altra donna che ha subito una sorte simile a quella di Lucia. Anche lei ha dato testimonianza di quanto le è accaduto con suo marito che le ha dato fuoco dopo averla cosparsa di cherosene. 
Purtroppo non sono casi così isolati come sembra. Valentina Pitzalis, Lucia Annibali sono due storie diverse ma con un denominatore comune: un non amore - o come nel caso di Valentina un amore malato, cosa che lei sottolinea spesso - sfociato in una violenza estrema.

E' una lettura che fa male perchè il pensiero di gesti di questo tipo non possono che fare male ma Lucia, come Valentina, sono due donne coraggiose che, con la loro testimonianza, lanciano un preciso messaggio a chi si trova in situazioni difficili: avere coraggio di reagire e amare se stessi prima di tutto, perchè nessuno merita di essere trattato con violenza, tantomeno da parte di qualcuno che dice di amarti!

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.

lunedì 4 gennaio 2016

Il Barattolo del Sorriso 2016. Ecco i nostri!

Seguendo il blog della Libridinosa mi sono imbattuta nella terza edizione dell'iniziativa del Barattolo del Sorriso.
Non sapevo cosa fosse e, spinta dalla curiosità, mi sono lasciata coinvolgere.
Ecco cosa dice Laura-Libridinosa per spiegare di che si tratta:
L'1 gennaio 2016
prendete un barattolo vuoto
e mettetelo da qualche parte
in camera vostra.
Ogni volta che leggerete un libro,
scrivete il titolo su una strisciolina di carta
e mettetela nel barattolo.
Il 31 dicembre 2016
aprite il barattolo
e contate quante striscioline ci sono,
quanti libri avete letto durante l'anno.
Mentre contate,
fate caso al bellissimo sorriso che state facendo!

Chiaro, no? Potevo forse non lasciarmi coinvolgere? E potevo forse non estendere l'invito anche alla Principessa di casa? 
Inutile dire che l'idea le è piaciuta molto anche se si è subito preoccupata di non riuscire a riempire il suo barattolo in fretta.
Io l'ho tranquillizzata dicendole che non si tratta di una gara a chi legge di più ma di un modo per tenere conto e memoria delle tante storie che i libri ci permettono di vivere durante l'anno. 
Ed eccoli qui. Dopo aver fatto mente locale dei materiali che avevamo disponibili in casa ci siamo subito attrezzate per dare vita al nostro Barattolo del Sorriso.

Ognuna di noi si è lasciata ispirare e, tenendo conto dei materiali che avevamo sottomano, abbiamo cercato di creare un contenitore adatto per le nostre letture.

"A me piacciono le cose semplici" è stata l'affermazione di mia figlia mentre dava vita con le sue mani - c'è stato anche il mio aiuto, ovviamente - al suo Barattolo. Ha scelto il rosso come colore di fondo, dei nastrini come base per appoggiare poi la sua ballerina: un personaggio dolce e delicato che la rappresenta molto.
Io ho ricoperto il tappo (era di un colore davvero antiestetico) con un pezzetto di stoffa rosa a bollini brillanti. Vi ho incollato sopra una rosa con una farfalla: la farfalla è attirata dal fiore come i lettori sono attirati dai libri!
Poi ho decorato il barattolo con degli strass.

Abbiamo subito infilato il primo bigliettino visto che in questi primi giorni dell'anno abbiamo entrambe terminato la lettura di un libro iniziato nel periodo di Natale.

E' tutto. I contenitori sono pronti, noi ci siamo già attivate per le letture. Non basta che procedere pian pianino per poi tirare le somme l'anno prossimo.
Buone letture a tutti!

domenica 3 gennaio 2016

La scacchiera di Auschwitz (J. Donoghue)

Quanta sofferenza, quanti crimini sono stati commessi, quanta morte, quanta disperazione!
Leggere libri che parlano di Auschwitz fa risuonare alla mente, ogni volta, considerazioni di questo tipo. Le tante testimonianze che sono arrivate a noi mantengono traccia di una realtà che non può essere dimenticata, di un passato che non ci si può buttare alle spalle con indifferenza anche se, per nostra fortuna, non lo si è vissuto. 
Qualcuno prima di noi l'ha vissuto. Davvero.
E ricordo la voce di mio nonno, tremante, ogni volta in cui parlava della guerra, delle violenze, delle ingiustizie. Lui non ha avuto, per sua fortuna, un'esperienza diretta ad Auschwitz ma sapeva bene cosa accadeva. E' stato un soldato, e le medaglie che aveva al petto quando, anni dopo la fine della guerra, partecipava alle commemorazioni del 4 novembre o del 25 aprile, sono lucide e brillanti davanti ai miei occhi ancora oggi, dopo tanti anni dalla sua morte.

Spero mi venga perdonata una premessa tanto lunga ma obbligata per dire che letture di questo tipo, per quanto le storie narrate possano essere di fantasia, non lasciano indifferenti.
Quella di Emil è una storia di fantasia ma le barbarie che vengono narrate, il contesto di Auschwitz, non lo sono affatto.

L'autore del libro La scacchiera di Auschwitz è al suo esordio letterario e credo di poter dire che è stato capace di mettere in piedi una buona trama. Nonostante lo sfondo ben noto di quell'epoca di cui tanti hanno parlato nel tempo ha messo in piedi una storia originale, pur nella sua cruda realtà.

La storia, in breve e - soprattutto - senza svelare troppo.

Ad Auschwitz è necessario alzare il morale delle guardie proponendo qualche attività che possa raggiungere lo scopo. Tale compito viene assegnato all'SS Paul Meissner che vi viene trasferito dal fronte russo: è un invalido di guerra e non può più partecipare ad azioni attive pertanto deve occuparsi di amministrazione nei reparti delle SS. In questo contesto gli viene dato l'incarico di alzare il morale delle guardie e propone un club degli scacchi con l'organizzazione di relativi tornei.
Le guardie iniziano a sfidarsi l'una l'altra ma, quando si viene a sapere che tra i prigionieri c'è un abilissimo ed imbattibile giocatore di scacchi, un ebreo giunto al campo dalla Francia, qualche cosa cambia. Ad Emil, questo il suo nome, verrà dato il compito di scontrarsi con guardie delle SS: ad ogni sua vittoria corrisponderà la vita di un prigioniero. Ma se dovesse perdere, bhè, il discorso cambierebbe.

Emil ha sulle sue spalle una grande responsabilità tanto più se si pensa al contesto in cui tutto ciò accade: prigionieri malnutriti, picchiati, sfiniti dal lavoro, morti di freddo e di fame che gli cadono ai piedi durante le marce quotidiane, l'arroganza e sfrontatezza delle guardie, la violenza gratuita e che sembra non avere mai fine.

Ogni vittoria di Emil corrisponde ad un colpo per le SS: un ebreo dimostra che i tedeschi non sono poi una razza così superiore perchè può essere battuta anche se il campo di battaglia è una scacchiera.
La storia viene narrata su due piani temporali: venti anni dopo tutto ciò, Emil Clément - meglio conosciuto ad Auschwitz come "L'orologiaio" per via della sua abilità nel riparare e costruire orologi - incontra Meissner che lo va a cercare e lo mette in contatto con un altro personaggio che, all'epoca, era dalla parte degli oppressori e non degli oppressi, seppur in un'altra veste.
Da questo incontro inizia la storia attuale che porterà i vari personaggi a ricordare il passato per meglio comprendere il presente. 

Cosa possono avere in comune, a distanza di anni, un ebreo torturato e costretto in schiavitù con un ex  generale delle SS?

Nelle more del racconto emergeranno risvolti inaspettati, che nemmeno Emil avrebbe mai pensato potessero emergere.

Pur considerando la premessa fatta in apertura, circa il fatto che in ogni modo il contesto è tremendo e terribile, il romanzo mi è piaciuto. Emerge una storia originale e terribile allo stesso tempo. Terribile, come sono stati quei tempi per gli ebrei.
La lettura, almeno per me, è stata scorrevole anche se ogni tanto mi sono imbattuta in termini per me difficili; quelli che, in tedesco, identificavano i vari gradi delle SS utilizzati nel libro. Sommare questi termini a cognomi poco comuni per noi ogni tanto ha inceppato la scorrevolezza della lettura. L'autore, comunque, ha avuto l'accortezza di inserire al termine del libro un glossario con traduzione in italiano dei vari termini che per me risultavano incomprensibili (anche se poi, a furia di leggerli, erano diventati quasi familiari). Una volta fatta l'abitudine all'intercalare di questi termini, nessun problema con il racconto.

Pur non amando romanzi storici mi sono soffermata anche sull'appendice, leggendo le note storiche nelle quali l'autore ha chiarito il contesto con riferimenti reali. Un contesto definito "il peggior crimine contro l'umanità che la storia ricordi".

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro di almeno 400 pagine.