lunedì 29 settembre 2014

Rosaconfetto e... considerazioni su maschi e femmine

In occasione del laboratorio di lettura di cui ho avuto modo di parlare nel post precedente, dopo la storia di Elmer sono arrivati altri elefantini con la storia intitolata Rosaconfetto. La lettrice ha premesso che si trattava di una storia piuttosto vecchia e non ha letto da un libro ma da un testo stampato su un foglio... Tornata a casa ho provato a risalire al relativo libro ed ho trovato Rosaconfetto ed altre storie: un libro risalente agli anni settanta all'interno del quale, tra le altre storie, è contenuta anche quella degli elefantini rosa di cui abbiamo sentito in biblioteca.

La storia proposta durante il laboratorio di lettura è stata accompagnata, come nel caso di Elmer, da immagini disegnate su cartoncini proposti poi in abbinamento alla lettura, per aiutare i bambini a focalizzare ciò che veniva letto. 
Pasqualina, è lei la protagonista: un'elefantina che non vuole uscire dagli schemi.
La storia è breve ed è stata letta in fretta, forse troppo per poterne afferrare appieno il senso.
C’era una volta, nel paese degli elefanti, una tribù in cui le piccole elefantesse erano costrette a nutrirsi esclusivamente di fiori rosa per avere gli occhi brillanti e la pelle morbida come le loro mamme. Per incoraggiarle, venivano loro infilati calzini rosa, un elegante colletto e un fiocco anch’essi di colore rosa. Le elefantine guardavano invidiose fratelli e cugini tutti grigi giocare e rotolarsi nell’erba e nel fango. Nonostante gli anemoni e le peonie, Pasqualina proprio non riusciva ad assumere il colorito roseo delle altre elefantesse. Il suo colore grigio preoccupava molto i genitori, che si chiedevano chi l’avrebbe mai chiesta in moglie. Alla fine i genitori rinunciano e la lasciano in pace. Per Pasqualina è la liberazione. Si spoglia di tutti gli orpelli rosa, esce dal recinto e va a divertirsi nel fango insieme agli elefantini maschi, tutti grigi. Le altre rimaste nel recinto la osservano prima preoccupate e poi invidiose fino a che tutte, una a una la seguono. Oggi non si riesce più a distinguere di quella tribù i maschi dalle femmine perchè tutti gli elefanti sono grigi.
Una storia semplice ma carica di significato che invita a riflettere sugli stereotipi secondo i quali le femmine (alle quali viene abbinato il rosa... in tutto e per tutto) non possano fare le stesse cose che fanno i maschi e così via discorrendo. Ovviamente bisogna tener conto dell'epoca a cui risale il racconto: non è propriamente un racconto moderno ed oggi quasi quali vien da ridere al pensiero delle elefantesse/donne bardate di rosa che stanno a guardare gli altri elefantini/uomini che fanno giochi da maschi! Oggi le donne osano molto di piu' di quanto non facessero a quell'epoca e si sono fatti molti passi avanti sul fronte dell'uguaglianza tra i sessi.

La storia mi ha fatto tornare in mente un discorso che iniziai tempo fa, in un vecchio post in fatto di letture: ci sono letture da maschi e letture da femmine? Secondo me, NO. Le storie sono storie e non dico certo a mia figlia di non leggere un libro che parla di motociclismo solo perchè è uno sport prevalentemente maschile così come non dico a mio figlio di lasciare stare le storie delle fatine che, nell'immaginario collettivo, sono collegate alle bambine.

Ma è un discorso più ampio: perchè un maschietto non può indossare una maglietta rosa o una femminuccia non è graziosa con un berretto da baseball? Più volte mi è capitato di confrontarmi con mamme e papà che osservano un certo rigore in casa (...mio figlio con una felpa rosa? Non sia mai... è da femmina) e spesso è stata una battaglia persa. Io, comunque, resto dell'idea che non si possa essere così rigidi ed imporre, per forza, qualche cosa che magari al bambino non piace solo perchè "è da femmina" o "è da maschio"... Finchè sono bambini e bambine, hanno diritto di essere tali e di fare ciò che amano, che li diverte, che li stimola. Quando cresceranno e matureranno una loro personalità saranno capaci di scegliere e motivare le loro scelte ma fino a che sono piccoli, perchè influenzarli (secondo me negativamente) con certe pretese da Medioevo?
Mi sbaglio?

domenica 28 settembre 2014

Elmer maestro sul ghiaccio e... laboratorio di lettura in biblioteca

Se non ho capito male la lettrice che ci ha proposto le storie in occasione del laboratorio di lettura di ieri in biblioteca ha detto che il titolo del libro che aveva Elmer per protagonista era Elmer maestro sul ghiaccio.
Io ho fatto fatica a trovarlo on line ed ho trovato solo versioni in inglese o in tedesco e in entrambi i casi il titolo dice che Elmer è sulla neve... In ogni caso, la storia è la stessa: un'avventura sulla neve molto particolare.
Per chi non lo conoscesse, Elmer è un elefantino molto speciale: invece di essere grigio come tutti gli altri lui è di tutti i colori... E' un elefantino molto speciale che, anche nella storia sulla neve, ha un ruolo importante. 
Nel corso del laboratorio di lettura proposto ieri pomeriggio, il primo di una lunga serie di appuntamenti dal titolo Viaggio tra i colori delle storie, nella prima parte del pomeriggio sono state proposte due storie che avevano come protagonisti gli elefantini. Il primo era proprio Elmer e ci siamo immersi in un freddo ambiente invernale, contrariamente alla temperatura esterna che, invece, sembrava quasi primaverile... stranezze del meteo!
Le letture sono state accompagnate da cartelloni che proponevano le immagini che i bambini non avrebbero altrimenti potuto vedere visto che non avevano a portata di mano il libro. Un espediente che ha aiutato il giovane uditorio a seguire la storia in silenzio... La lettura non è durata moltissimo e questo ha ulteriormente favorito l'attenzione dei piccoli.

Dopo la lettura delle due storie i bambini sono stati invitati a cantare e mimare una canzoncina a tema, che parlava di elefanti per poi passare alla fase manuale del laboratorio: abbiamo costruito un Elmer portatutto usando fogli di carta su cui erano state disegnate le varie parti da colorare (dopo aver disegnato i quadrotti) e ritagliare, colla, rotoli di cartone, forbici, pennarelli. Con la carta abbiamo preparato la copertura per il corpo dell'elefantino, le orecchie e la proboscide. Poi con dei tondini adesivi abbiamo dato il tocco finale disegnandoci dentro gli occhi e applicandoli sopra la proboscide.
I bambini si sono davvero divertiti a ritagliare, colorare, incollare... il tutto assieme a tanti loro coetanei condividendo così un momento ludico ed "operativo" al di fuori dall'ambiente scolastico ed anche alla presenza dei genitori che sono stati invitati a restare con i loro figli. Qualcuno ha aiutato il propri cuccioli, qualcun altro (per espressa richiesta dei piccoli artisti) è rimasto a guardare... Alla fine ce ne siamo andati tutti con un sorriso sulle labbra per aver trascorso un paio d'ore insieme ai nostri figli in modo creativo e stimolante.
Mio figlio, che aveva passato parole (anche la mamma lo aveva fatto, a dire il vero) ai suoi amichetti, non è voluto andare via prima di scattare una foto di gruppo con i suoi compagni di classe...

Tornati a casa, abbiamo dato qualche ritocchino a qualche quadrotto che si è sembrato un po' poco colorato... e i nostri Elmer si sono resi utili. Uno è stato utilizzato per tenere in ordine i pennarelli ed un altro... le matite che in casa spuntano ovunque e quando servono non si trovano mai!
Non male, no?

L'altra storia proposta è stata Rosa confetto, con delle elefantini che hanno, a modo loro, aiutato i piccoli ad affrontare il tema dell'uguaglianza tra i sessi.

venerdì 26 settembre 2014

Il Devoto-Oli. Il mio primo vocabolario di italiano (Giacomo Devoto - Gian Carlo Oli) - Venerdì del libro

I bambini usano ancora il vocabolario? Internet, oramai, sta prendendo piede anche tra i più piccoli ma il gusto di sfogliare il vocabolario, cercare la parola in ordine alfabetico e leggere il significato è tutta un'altra cosa... usare google sarà più veloce... ma molto più riduttivo, secondo me!

Per questo Venerdì del libro ho pensato di fare una riflessione proprio sull'uso dei vocabolario: non è un romanzo da leggere, nemmeno un fumetto ma uno strumento che aiuta soprattutto i più piccoli a meglio capire ed usare la lingua italiana e, di riflesso, li aiuta anche nella lettura e nella comprensione dei testi.

Il nostro - e per il momento unico - primo vocabolario di italiano è stato (ed è ad oggi) il Devoto - Oli nella versione Junior. Il sottotitolo è Il grande vocabolario dei piccoli.
Edito da Le Monnier, ha un prezzo di copertina di 12.90 euro ma io, se non ricordo male, l'ho acquistato on line sfruttando uno sconto che avevo accumulato con acquisti precedenti. 
Le sue caratteristiche:
* 25.000 voci - sono proposti i termini più comuni: vocabolari da grandi sono sicuramente più completi ma per i nostri giovani lettori e piccoli studenti di casa va più che bene, almeno per il momento;
* 45.000 accezioni - vengono proposte spiegazioni multiple per le varie voci e così si arriva a 45.000 (facciamo a fidarci, io non le ho contate così come non ho contato le voci);
* 1.360 pagine a colori - i colori usati sono il rosso ed il nero e va bene così nel senso che se si fossero usati più colori sicuramente ciò sarebbe stata solo fonte di distrazione e niente più.

* espressioni e modi di dire - non solo vengono forniti i significati delle varie voci ma vengono spiegati anche dei modi di dire e delle espressioni comuni (es. avere un diavolo per capello) e ciò aiuta anche studenti che non fossero di madrelingua italiana visto che la spiegazione non si limita al senso letterale delle singole parola ma al significato complessivo;
* sinonimi e contrari - utilissimo strumento per meglio capire i significati della parole ma anche per usare voci che hanno lo stesso significato ma sono diverse così come per capire come si fa a dire l'esatto contrario. I sinonimi sono indicati con un simbolo che altro non è se non una S bianca in un quadratino rosso così come la C di contrari;
* etimologie - viene spiegata l'origine delle voci;
* divisione in sillabe - molto utile per aiutare soprattutto i più piccoli e sono indicati anche i segni fonetici che aiutano a capire quale sia la pronuncia giusta;
* coniugazione dei verbi irregolari;
* regole ortografiche e grammaticali.

Prima di iniziare con la lettera a il Devoto-Oli Junior si presenta: in due pagine coloro che si trovano a consultarlo vengono aiutati - letteralmente presi per mano - nel capire cosa possono fare (e cosa devono fare) per usare al meglio il vocabolario.
Vengono fornite delle chiare spiegazione su cosa sono i vari riferimenti, gli apici, i grassetti, le parole o i simboli in rosso. Insomma, trovo che sia un ottimo strumento per aiutare soprattutto i più piccoli ad amare la loro lingua. Esagero? Mha... io la penso così.
Nello spiegare i vari significati vengono anche proposti degli approfondimenti introdotti dalla dicitura SAPEVI CHE oppure altri approfondimenti introdotti da RICORDA.
Probabilmente qualcuno potrà eccepire che quelle che ho fino ad ora elencato sono caratteristiche che si trovano anche in qualsiasi altro vocabolario... non faccio obiezioni visto che si tratta del primo vocabolario dei piccoli che mi capita tra le mani. Non ho elementi per fare dei confronti per cui non è mia intenzione dire cosa sia meglio di cosa. Dico solo che ci siamo trovati molto bene con questo vocabolario, che mia figlia (soprattutto) lo usa spesso, l'ha portato anche a scuola ma poi se l'è riportato a casa. Lo consulta con facilità ed ha anche aiutato più volte il suo fratellino a farlo.

Ps. quando vengono proposte della parole che sono entrate nel gergo italiano ma sono di provenienza straniera viene indicata anche la pronuncia... 

Fino a quando ancora resisteranno i vocabolari cartacei?
C'è ancora qualcuno che usa il vocabolario o siete tutti convertiti alla rete?

martedì 23 settembre 2014

Senza famiglia (H. Malot)


La mia intenzione era quella di leggere la versione integrale, quella originale di Hector Malot: quando in biblioteca ho chiesto "Senza famiglia" mi sono stati dati cinque libri diversi, cinque diverse edizioni... Ero con mia figlia e lei ha scelto la versione Classici Junior che era più adatta a lei, De Agostini Ragazzi Editore. Io ho avuto la tentazione di prendere quel volume più vecchio e con i caratteri fitti fitti che mi la bibliotecaria aveva subito scartato nella convinzione che la lettrice interessata alla storia fosse mia figlia... la verità è che quel libro lo cercavo io... ma in quel momento ho preferito accontentare la principessa di casa e rimandare la mia lettura ad altro momento.

Senza famiglia altro non è se non la storia che ha ispirato la figura di Remi, il protagonista dei cartoni animati che guardavo io da bambina... la scimmietta, il cane... mi metteva addosso sempre una gran tristezza quel cartone animato eppure non ne perdevo una puntata.

Il romanzo originale risale al 1878 e narra la storia di un bambino di otto anni che scopre di essere stato adottato e, dovendosi allontanare dalla sua famiglia adottiva, viene affidato al maestro Vitali, un artista di strada che si sposta da un angolo all'altro della Francia assieme ad un gruppetto di singolari amici animali.

Nella versione che ha preso in prestito mia figlia vengono proposte delle immagini piuttosto grandi ed i testi sono scritti solo sulle pagine di destra. Nel vedere mia figlia con questo libro in mano l'ho vista armeggiare con il formato, un formato A4 e mi ha lasciato chiaramente capire che avrebbe preferito avere tra le mani un libro più compatto e maneggevole. Oramai inizia a sentirsi grande e sono cambiati anche i suoi gusti in fatto di letture: inizia ad apprezzare i libri che può portare con se anche quando è fuori casa per cui quelli di gran formato iniziano ad essere scomodi. E poi non sono più così importanti le illustrazioni, non come lo sono state fino a qualche tempo fa. Compirà nove anni a dicembre: siamo nella fase di passaggio verso l'adolescenza ed è cresciuta anche come lettrice. E' ancora una bambina, è ovvio, ma i suoi gusti in fatto di letture stanno cambiando...
Quella di Remi è una storia triste ma con un lieto fine. Quel bimbo che viene proposto sulle illustrazioni non è il Remi che ricordo io, quello dei cartoni animati ma la storia è, ovviamente, la stessa... Lettura agevole, proposta in forma molto più breve di quella originale, con parecchi discorsi diretti. Scorre anche per i lettori più giovani proprio grazie alla formula dei discorsi diretti.

Quella che abbiamo avuto noi tra le mani è un'edizione del 1996 ed il prezzo stampato sull'ultima di copertina è di 12.900 delle vecchie lire.

venerdì 19 settembre 2014

...e un Punto Rosso (David A. Carter) - Venerdì del libro

Per questo Venerdì del libro la nostra segnalazione è quella di un libro da guardare più che da leggere. Si tratta di ...e un Punto Rosso di David A. Carter. L'abbiamo scovato in biblioteca nel corso di una delle nostre visite durante le vacanze estive. Non l'abbiamo preso in prestito ma mia figlia si è trattenuta a lungo con questo volume tra le mani, sul tavolo destinato ai lettori più piccoli.
Si tratta di un libro cartonato che l'ha incuriosita già dalla copertina: aprendo la prima pagina ho subito letto la meraviglia nei suoi occhi vosto che il libro prende letteralmente vita. Sfogliando le pagine mia figlia si è trovata tra le mani delle vere e proprie sculture di carta che l'hanno davvero meravigliata.
Non si aspettava proprio un libro di questo tipo, le si leggeva in faccia. Le frasi riportare sulle pagine sono molto brevi e sfruttano anche l'effetto grafico dovuto al contrasto tra i colori delle pagine ed il colore del carattere usato. E' un libro indicato per bambini più piccoli dei miei, già a partire dai due anni: così si legge nella presentazione del libro anche se io, a dire il vero, non lo metterei mai in mano ad un bimbo di quell'età... troppo piccolo per non essere attirato dalle forme, dalle increspature della carta, dai colori e dalle forme. Credo che nelle mani di un bimbo troppo piccolo potrebbe fare una brutta fine... nel senso che verrebbe probabilmente scambiato per un gioco... Ne è la prova che nell'ultima pagina del volume che abbiamo trovato in biblioteca abbiamo trovato delle parti staccate.
Mia figlia si è mostrata contenta di aver potuto prendere il libro letteralmente in mano in tutte le sue parti... poi, però, mi ha guardata e mi ha detto: "...però questo pezzo doveva essere attaccato qui, nel libro, ed aprirsi mentre aprivo le pagine"... Si è resa perfettamente conto che quella parte era stata staccata... Non voglio dire che sia stato un bambino piccolo a farlo ma il fatto che, magari, a furia di maneggiarlo quella parte si sia staccata, le "costruzioni di carta" hanno mostrato tutta la loro delicatezza.

E' un bel libro, ben fatto, capace di meravigliare i bambini ma delicato da maneggiare. Ah, dimenticavo... quale storia viene raccontata? Mi limito a dire che protagonisti assieme al punto sono i numeri.

mercoledì 17 settembre 2014

Una vita tutta curve (Elisa D'Ospina)

Ho già avuto modo di parlare della presentazione del libro Una vita tutta curve di Elisa D'Ospina e consigliavo di leggerlo pur non avendolo letto in prima persona. Di solito non parlo di libri che non ho letto, non mi piace presentare anteprime o "prossime uscite" perchè non mi va l'idea di fare pubblicità a qualche cosa che non conosco. 
Mi piace leggere poi dare un giudizio: nella rubrica dell'incontro con gli autori - se qualcuno ci si è mai imbattuto l'avrà capito - parlo dell'incontro, magari propongo un'intervista ma non del libro se non l'ho letto.
Con Elisa è stato diverso perchè, dopo aver ascoltato la sua testimonianza, mi sono resa conto che parlare di tematiche legate all'accettazione del proprio corpo, all'impegno contro la bulimia e l'anoressia sia comunque importante ed ero certa che la testimonianza di Elisa meritasse.

Ora lo posso confermare.

Ho letto il libro "Una vita tutta curve" in pochi giorni... lo scorso fine settimana. L'avevo comprato in occasione della presentazione a cui ho partecipato ma poi, per un motivo o per un altro, era rimasto in attesa di essere letto... ed è arrivato il momento nella seconda settimana di questo settembre pazzerello... in concomitanza con la finale di Miss Italia 2014... 
Una coincidenza particolare: mentre guardavo la finalissima in tv - era in gara una mia bellissima concittadina - stavo leggendo il libro di Elisa che era anche lei impegnata con il concorso seppur come inviata speciale di Radio Kiss Kiss. 
Tornando al libro, come anticipavo in occasione del mio post relativo all'incontro con l'autrice, Elisa parla della sua esperienza di bambina "fuori taglia", più grande delle altre e per questo anche a disagio nel suo corpo abbondante. Parla della sua adolescenza e della sua maturazione fino ad arrivare al suo impegno nel mondo della moda come testimonial "curvy" di una bellezza più morbida, meno scheletrica di quanto le tradizionali passerelle non chiedessero.

Elisa è diventata una modella molto richiesta e nel suo libro racconta il percorso - con tutte le difficoltà e delusioni che ha portato con se - che ha seguito per arrivare ad essere quella che è: si rivolge alle donne, soprattutto alle più giovani, affinchè siano capaci di accettare una taglia in più nella consapevolezza di essere belle anche se per la moda si è delle taglie forti... e basta poco per essere tali visto che se si è al di sopra della taglia 42 per il sistema moda si è taglie forti... si è taglie regular fino alla 42.

Elisa parla in modo semplice e diretto strutturando il suo libro in capitoli: nella prima parte parla della sua fanciullezza e della sua adolescenza fino ad arrivare alle porte della maturità. Nella seconda parte arriva l'impegno curvy. In particolare, si rivolge in modo diretto alle lettrici raccontando come venga quotidianamente propinato un modello di donna, nel mondo della moda ma anche in quello della tv, che è decisamente sotto misura rispetto alla realtà. Donna è bello anche se con qualche chilo in più perchè è quella la normalità. Ognuna ha dei talenti anche se non entra in un jeans taglia 40.
Entra anche nello specifico parlando di problemi molto seri, come la bulimia e l'anoressia, racconta di siti internet e blog che esaltano queste malattie e creano un mondo lontano, lontanissimo dalla realtà e dai canoni minimi di vita salutare. 
Nel parlare di come la perfezione non esista, Elisa detta alcune regole d'oro - frutto della sua esperienza - per ritrovare la propria autostima e vivere in pace con se stesse. Sette regoline che dovremmo tenere tutte bene in mente:
* circondarci di persone che ci vogliano bene;
* eliminare dal nostro vocabolario qualsiasi termine negativo;
* esaltare i nostri pregi e camuffare i nostri difetti;
* armarci di un bel sorriso;
* usare l'ironia;
* imparare a conoscerci;
* essere noi stesse.
Non sempre è facile (ma chi ha detto che debbono per forza piacerci le cose facili?) ma è proprio vero - come ben dice Elisa - che ognuna di noi è speciali e che il bello sta nel mostrarci in tutta la nostra naturalezza. Perchè parlo in prima persona? Bhè, perchè anche io per il sistema moda sono una taglia forte... Nei jeans taglia 42 non riesco più ad entrarci... nemmeno se trattengo il fiato!!!
Il libro si chiude con un'intervista di Elisa ad un'esperta che fornisce dettagli dal punto di vista tecnico, lasciatemi passare il termine.


Consiglio la lettura del libro anche a mamme, nonne, zie ma, soprattutto, ad adolescenti che rischiano di perdersi davanti ad uno specchio che, spesso, sembra volersi ostinare a riflettere un'immagine differente da quella che si vorrebbe vedere. Si legge in fretta e non si dimentica. All'interno del libro Elisa propone alcune sue foto ed anche quella di una campagna pubblicitaria di cui è stata protagonista assieme ad alcune colleghe, bellissime colleghe, per lo scatto Curvy We Can.


Come si fa a dire che non sono belle solo perchè di una taglia in più rispetto alle magrissime modelle che la moda reclama? Suvvia...
***
Una vita tutta curve
Elisa D'Ospina
Giunti Edizioni
euro 12.90

martedì 16 settembre 2014

Nuovi arrivi#9, considerazioni su nonne lettrici e... sono in crisi!!!!

Ho cliccato il tasto pausa per un po'... Pausa dall'acquistare nuovi libri per me. Eh si... me lo riprometto da tempo ed ho deciso, al rientro dalle vacanze, di stoppare sul serio per evitare di avere una lista sempre più lunga di libri da leggere, nuovi di zecca.
Ho deciso di stoppare anche gli acquisti per i cuccioli di casa: l'ometto ultimamente è un po' restio a prendere in mano un libro da leggere da solo e, ogni volta che pensa di farlo, lo indirizzo nella libreria dei piccoli, così l'ho chiamata, perchè ci sono tanti libri a sua misura, già letti dalla sorella più grande... Per lei... bhè, stesso discorso visto che ha un bel po' di libri nuovi che la aspettano e lei comprerebbe sempre e continuamente tutto ciò che le piace e che alla fine resta lì, in attesa...
Mi somiglia, no?

Però... ho intenzione di continuare a mantenere la promessa che ho fatto a me stessa in merito alla fornitura di libri per mia nonna anche se ultimamente è un po' scostante d'umore e i suoi commenti mi fanno venire voglia di lasciar perdere. Bhè, come accennavo qualche tempo fa, la mia nonna 93 anni ed ama leggere libri che parlino di storie vede, testimonianze di fede e così via discorrendo. Me ne ha chiesti diversi, sentendo delle trasmissioni televisive in cui li presentavano... Così, quando mi capita qualche cosa che penso possa essere a sua misura... lo compro.
Qualche giorno fa le ho comprato questi due libri: 
Mia madre, qualche giorno dopo, mi ha chiesto se i libri li avevo comprati o, magari, presi in biblioteca. Alla mia richiesta di spiegazioni - volevo sapere come mai una domanda simile - mi ha risposto: "Tua nonna, quando ha visto i libri, ha detto che evidentemente non hai altro modo di spendere soldi così compri continuamente libri!". Sulle prime ci sono rimasta male perchè, non essendo propriamente letture nelle mie corde, non faccio fatica ad ammettere che scelgo accuratamente i libri solo ed esclusivamente pensando a lei, ai suoi gusti... e mi è dispiaciuto sentire un commento del genere come se fossi una sprecona che compra qualche cosa che non gradisce... Poi ho pensato che, alla sua età, può capitare di avere momenti così... e che, un po' come fanno i bambini, probabilmente non voleva ferirmi ma solo fare un commento così come gli è venuto in mente... 
Onestamente io, vedendola leggere, ho sempre pensato che lo facesse con piacere... mi è anche sorto il dubbio che, invece, lo facesse solo per farmi contenta e onestamente sono un po' dibattuta su come comportarmi da qui in avanti.
Io le compro libri con estremo piacere. Magari rinuncio io a comprarne per me ma per lei... è un po' come trasmettere speranza e positività, negli ultimi anni della sua vita, attraverso storie che parlano di speranza e di serenità... Forse farei bene a parlarle per capire cosa pensa realmente... non vorrei che per lei queste letture fossero un peso, solo per accontentarmi. Ho sempre agito in estrema buona fede... come ho agito in buona fede quando le ho comprato
 ...che ne so... starò esagerando? Ho sempre agito nella convinzione di fare qualche cosa che le piacesse e che lei apprezzasse ma ora non so più se sono nel giusto oppure no.
Bho!
Qualcuno ha un consiglio da darmi? Sarebbe indubbiamente ben accetto!

domenica 14 settembre 2014

I fiori splendenti nell'abbraccio degli amanti ('Alì Al-Baghdadi)

Ho scovato il libro I fiori splendenti nell'abbraccio degli amanti in biblioteca, mentre ero alla ricerca di qualche titolo adatto per continuare la sfida di lettura alla quale sto partecipando dall'inizio dell'anno. Si tratta di un'edizione del 1989 che, però, era nuova di zecca: il libro credo che non fosse stato mai sfogliato visto che sembrava proprio appena uscito dalla tipografia tanto era perfetto. Ho trovato solo la copertina un tantino ingiallita segno, probabilmente, di una lunga permanenza tra gli scaffali.

Inutile dire come l'autore mi fosse del tutto sconosciuto, altrettanto posso dire del titolo. mai sentito nominare fino a quel momento.
Da quel che ho appreso, cercando qualche informazione dopo aver preso il libro in prestito, dell'autore si sa poco: pare che sia vissuto al Cairo nel periodo in cui l'Egitto era governato da sovrani turchi mamelucchi e fu testimone della peste del Cairo nel 1348. Inoltre, pare che fosse benvoluto a corte malgrado avesse anche parecchi nemici dovuti, probabilmente, alla sua abilità di narratore. Nel suo libro ha raccolto una serie di aneddoti collezionati durante i lunghi viaggi nelle terre del sultano e si tratta di aneddoti legati ad astuzie e trucchi, sotterfugi e bugie messi a punto dalle donne ai danni dei rispettivi mariti. 

Il libro è suddiviso in venticinque capitoli, ognuno dei quali narra una diversa avventura. Il quadro che ne viene dipinto è quello di mariti piuttosto ingenui che vengono traditi da mogli astute e smaliziate, capaci di mettere in atto qualsiasi raggiro pur di arrivare al loro scopo: saziare i loro appetiti sessuali con degli amanti più o meno fissi. 

Devo ammettere che all'inizio sono rimasta un po' spiazzata: viene raccontata una realtà musulmana molto particolare, con donne che vengono viste come assetate di sesso, descritte come vere e proprie mantidi pronte a calarsi i pantaloni a sbuffo (è un dettaglio che appare in ogni racconto, questo pantalone a sbuffo) senza ritegno e senza alcun pudore. 
Il fatto che avessero dei mariti un bel po' tonti è considerata una scusante, una giustificazione per i loro comportamenti: si lascia intendere che quelle donne di cui si parla fossero autorizzate ad avere rapporti extraconiugali proprio per via del fatto di aver sposato degli stupidi! E gli amanti? Furbi anche loro ma si rimettono sempre all'astuzia delle donne. Sono loro, alla fine, a risultare le più forti visto che ottengono sempre quello che cercano e non ci rimettono mai!

Vengono raccontate scene spinte che si consumano tra moglie ed amanti usando dei termini che rendono molto bene l'idea ma che, ad un certo punto ed a forza di sentirli ripetuti, mi hanno fatto anche un po' sorridere. Così come mi ha fatto sorridere l'idea del marito che viene convinto dalla moglie a fare finta di essere un lampadario, completamente nudo ed una lampada in testa, per sfuggire all'ira (falsa) di un mamelucco che, invece, altro non era se non l'amante di lei che le aveva chiesto di trovare un modo per poter consumare l'atto sessuale con lei davanti al marito. E alla fine il marito è pure contento di averla scampata, contento di aver sacrificato la moglie (che vuoi che sia)....

Nella bandella dietro la copertina il libro viene descritto così:
Nella sua ricchezza espressiva, la descrizione dell'atto amoroso e delle trame elaborate che lo precedono è di per se stessa una commedia dai cento atti diversi, ora lepida, ora eccitata, ora arguta ed elegante, ora francamente comica: il capolavoro di un autore versatile e raffinatissimo.
 Mi sono effettivamente divertita nel leggere le 25 avventure... Sul fatto che sia un capolavoro... bhè, dipende dai punti di vista.

Non ho molto gradito i continui riferimenti a Dio, le invocazioni a Lui... Mi hanno un po' disturbato... Ed è certo una visione dell'Islam molto particolare, quella che viene fornita.

Un libro molto singolare, non c'è che dire, che a ben guardare non costava nemmeno poco visto che vi è impresso il prezzo di 28.000 lire dell'epoca.

Ps: sbaglio o l'immagine di copertina è anche un chiaro richiamo all'organo sessuale femminile? Mi sbaglio?

venerdì 12 settembre 2014

Ondine (B. Lacombe) - Venerdì del libro

Ieri sono stata in libreria con i miei figli con l'obiettivo di comprare un libro per un'amica della maggiore ed è stato amore a prima vista. Non solo tra me e lui ma tra noi e lui... Sembra complicato ma, a ben guardare, non lo è affatto: sia io che mia figlia appena abbiamo visto la copertina del libro Ondine di Benjamin Lacombe ce ne siamo innamorate. E' stato come essere attirate da qualche cosa di magnetico che, nonostante la vastissima scelta presente in fatto di libri per ragazzi, non ci ha permesso di allontanarci da lì. Detto fatto: l'abbiamo preso come dono per l'amica di mia figlia che si è operata di tonsille. La commessa ci ha fatto un bel pacchetto e... io appena arrivata a casa ho staccato pian pianino il nastro adesivo facendo attenzione a non rovinare la carta perchè volevo vederlo con calma, leggerlo con altrettanta calma per poi rimetterlo al suo posto... Non si fa, lo so... era un regalo bello che impacchettato ma è stato più forte di me.

Ecco, dunque, che la mia proposta di oggi per questo Venerdì del libro di metà settembre cade proprio su quello che mi è sembrato un vero e proprio capolavoro.

Inutile dire che ad avere questo effetto magnetico su di noi sono state le illustrazioni. Non abbiamo certo avuto modo di leggere la storia, in libreria, ma di apprezzare le illustrazioni sì. Il libro è di gran formato, con copertina cartonata e la storia è arricchita da bellissime illustrazioni.


La storia.
"Nata in un palazzo di cristallo in fondo al mare, Ondine è una bellissima ninfa che si innamora del nobile cavaliere Hans di Ringstetten. Riadattando la novella dello scrittore bretone Friedrich La Motte-Fouqué che per primo nel 1811 aveva tradotto in francese il mito tedesco, Benjamin Lacombe firma testo e illustrazioni di una favola dove amore e morte, fascino e paura, fantastico e bellezza si intrecciano continuamente. Mondi onirici, surreali e impalpabili sono interpretati da Lacombe con delicate tonalità preraffaellite, mentre rarefatti disegni su pagine trasparenti evocano l'evanescente mondo acquatico delle ninfe. Età di lettura: da 8 anni". 

Questo è quel che si legge nella presentazione del libro e si tratta di un sunto che ben rende l'idea di quanto narrato. La scrittura è scorrevole, i caratteri ben chiari ma ciò che dona un tocco in più sono le illustrazioni.

Si fa riferimento a disegni su pagine trasparenti: si tratta di un dettaglio che dona un tocco di raffinatezza e di mistero in più alle illustrazioni. Si tratta di pagine semitrasparenti, opache, su cui sono proposti dei disegni che enfatizzano l'ambientazione dell'immagine a cui sono abbinate. Un effetto molto particolare.
A ben guardare e dopo aver sfogliato attentamente il libro - nonchè letto la storia - non so se si sia un dono giusto per la bambina a cui è destinato: ha nove anni - la lettura è consigliata dagli otto in su - ma da quel che mi dice mia figlia pare che non sia una grande amante di libri... 
Questa cosa non ha mai rappresentato un ostacolo per impacchettare libri da donare alle amichette di mia figlia (ma anche alle mie, di amiche, a dire il vero): sono certa che l'amore per la lettura vada coltivato e che il colpo di fulmine possa scattare a qualsiasi età. Se un bambino o una bambina sono strapieni di giocattoli e in casa di libri non ne hanno "...perchè a lui/lei non piacciono" probabilmente non avrà mai modo di apprezzarli. Donare un libro non è mai uno spreco... almeno secondo me.

Tornando a noi, non so se un libro così sia adatto a lei, a questa età. In caso negativo, mi auguro che lo voglia conservare in modo da poterlo apprezzare di più, magari, più avanti. La storia è molto particolare, non è la solita storia di fate e folletti... è un po' più impegnativa... a me è piaciuta molto ed inutile dire che si tratta di un libro che terrei volentieri nella collezione dei volumi più belli in assoluto che sono passati per casa mia. Quelli più artistici e particolari, pensati magari per i più piccoli ma apprezzati anche dai grandi.

Per essere bello è bello, si è capito, vero? Faccio i miei complimenti a Lacombe che offre davvero delle bellissime immagini. Mi ha colpito un po' come mi è successo tempo fa con i libro Principesse dimenticate o sconosciute: anche in quel caso si trattò di un'attrazione improvvisa tra noi e prima o poi sarà mio! Mio, e non di mia figlia... nel senso che pur trattandosi di un libro che narra storie di principessa vorrei averlo per il mio piacere... se poi piacerà anche a mia figlia meglio ancora! Con Ondine la tentazione di non riavvolgerlo in quella carta da regalo è stata davvero tanta... Ho ancora tempo per pensarci, a dire il vero, visto che dall'amica di mia figlia non andremo prima di lunedì... Chissà che non mi venga davvero voglia di tenerlo? Vedremo...

Ps: il pacchetto è tornato come nuovo, senza il minimo segno di effrazione ;-)
***
Ondine
Benjamin Lacombe
Rizzoli Editore
18.00 euro

mercoledì 10 settembre 2014

Donne dagli occhi grandi (A. Mastretta)


Non so se sia stata più la copertina o il fatto che il titolo mi fosse familiare a farmi decidere per l'acquisto del libro Donne dagli occhi grandi... O forse il formato, comodo da tenere in borsa. Non lo so. So solo che, in occasione di un giretto in libreria prima delle vacanze ho dovuto comprarlo. E' stato più forte di me.
Ed è stato un errore perché, in tutta onestà, non mi è proprio piaciuto.

Io non amo i racconti e probabilmente è stato questo uno degli elementi che mi ha portato ad apprezzare poco il libro. L'autrice, Angeles Mastretta, parla di donne. Donne di carattere, estrose, capaci di farsi valere, dolci e delicate ma sempre pronte a fare la loro parte nella società. Donne della sua famiglia, sono per lo più zie, delle quali però trovo che si sia voluta dare un'infarinata lasciando il lettore come in sospeso. Ho avuto l'impressione di aver iniziato a conoscere i vari personaggi e di essere stata lasciata lì ad aspettare di saperne qualche cosa di più. Nel retrocopertina del libro si parla di "ritratti", di "istantanee" che a me, però, hanno davvero lasciato un po' d'amaro in bocca. Sono storie intense, ricche di dettagli ma... probabilmente per via del fatto che preferisco i romanzi più strutturati e completi non sono riuscita ad apprezzarle appieno. Alcune delle donne di cui parla l'autrice le si ritrova nel "ritratto" di altre e si crea, in questo modo, un legame tra loro. 

Bhè, avrei tanto voluto sapere come avrebbe potuto evolvere l'amicizia tra Emilio e Cristina, o come sarebbero andate le cose tra Leonor e Sergio. Nel tracciare i contorni della figura della zia Eloisa l'autrice usa, addirittura, poche righe. Non mi piace l'ermetismo... 

Ci può stare, no? Sarebbe impossibile trovare libri che piacciono a tutti indistintamente... 

Da qualche parte ho letto che il libro - Mujeres de ojos grandes nel suo titolo originale - ha preso vita quando l'autrice faceva compagnia a sua figlia malata, costretta in ospedale. Bhè, brevi racconti per stuzzicare la fantasia della bambina malata ci possono stare... ma non fanno proprio al caso mio. 

Credo che sia chiaro che se mi chiedessero di consigliare o meno questo libro, io sarei per il no. Ovviamente, i gusti sono gusti, anche in fatto di libri.

Ps: il riferimento riportato nel titolo, quello agli occhi grandi, si incontra solo in un racconto. 

***
Donne dagli occhi grandi
Angeles Mastretta
Giunti Editore
5.90 euro

lunedì 8 settembre 2014

La lunga strada verso casa (D. Steel)

Il primo libro di Danielle Steel che ho letto non mi è piaciuto. Probabilmente, ora che ci penso a distanza di qualche tempo, è stata la scelta dell'argomento di fondo a non piacermi perchè la scrittura, comunque, è fluida e leggibile senza problemi.
Da un'autrice così famosa mi ero aspettata qualche cosa di diverso ed ero rimasta delusa... 
Però... l'idea che la Steel abbia venduto milioni e milioni di copie mi ha indotta a togliermi una curiosità: cercare un altro suo romanzo per vedere se sarrebbe stato un'altra delusione oppure no. Ero stata io a sbagliare libro? Può capitare, quando si scrivono tanti romanzi, che ce ne sia uno non pienamente riuscito. O, più semplicemente, non era nelle mie corde. Ci ho riprovato certa che il suo stile sarebbe stato più o meno lo stesso ma con la voglia di fare una specie di verifica incrociata.

Ebbene, ne La lunga strada verso casa la Steel parla nuovamente di una bambina ma lo fa in modo diverso. Nella prima parte del libro descrive la terribile situazione in cui vive Gabriella, vittima delle continue violenze di una mamma che somiglia più ad un mostro che non alla donna che l'ha portata in grembo per nove mesi. Continuamente picchiata, con un padre che non è capace di fermare sua moglie ma che si limita a restare a guardare e a far finta di non aver visto, Gabriella è una vera e propria sopravvissuta. Dopo diversi ricoveri in ospedale, ecchimosi continue in tutto il corpo, traumi che sembrano quelle riportate da una persona finita sotto ad un'auto, si ritrova abbandonata da sua madre - dopo che le due erano state lasciate da un giorno all'altro da suo padre - in un convento. Qui troverà finalmente la pace. All'età di dieci anni e per dodici lunghi anni vivrà all'interno di un ambiente che la isola completamente da tutto il resto, la protegge, le trasmette tranquillità. L'abbandono da parte della madre sarà la sua salvezza. Gabriella è sopravvissuta a dieci anni d'inferno tra le mura casalinghe ed ha davanti a se una nuova vita come postulante nel convento condotto da Madre Gregoria. A 22 anni si ritrova ad aver conosciuto solo la vita del convento e ad essere del tutto impreparata a tutto il resto: con una scelta importante alle porte - quella di prendere definitivamente i voti - Gabriella si troverà a vivere un'esperienza che le cambierà ancora una volta la vita e la porterà ad allontanarsi, non per sua volontà, da quel nido sicuro in cui ha passato la sua adolescenza e la sua giovinezza. Si ritroverà da sola in un mondo che non conosce, in una società che non le appartiene, tra gente sconosciuta e completamente sola. Le prove per lei non sono ancora finite e la strada per trovare una sua dimensione è tutta in salita. Troverà ancora qualcuno capace di farle del male ed ancora una volta sarà vittima di una situazione più grande di lei per arrivare, poi, ad un'ulteriore e definitiva svolta.

Nel raccontare tutto ciò non ho raccontato praticamente nulla della trama se non qualche dettaglio: l'autrice, in questo caso, è riuscita a tenermi attaccata al libro tanta era la voglia di sapere cosa ancora avrebbe potuto succedere a quella creatura. Fino all'ultima pagina non sono riuscita ad immaginare il finale e solo ad un terzo della lettura ho pensato che la storia fosse un tantino scontata ma mi sbagliavo. 

Gli eventi si susseguono con continui colpi di scena e Gabriella è una ragazza che arriva al cuore: la sua ingenuità, la sua forza d'animo, le sue debolezze, i suoi pochi ma forti punti fermi... E' un personaggio che viene descritto in tutta la sua fragilità e, allo stesso tempo, nella sua forza.

La prima parte del libro è molto dura. Le violenze sulla bambina vengono descritte in un modo che fa accapponare la pelle, tanto più se si pensa che situazioni di questo tipo sono - purtroppo - fin troppo comuni nella realtà. Per nella consapevolezza che si trattasse di un romanzo mi sono ritrovata a pensare a quanti poveri bambini si trovano, quotidianamente, a subire le violenze più feroci da parte di genitori che, più o meno lucidi, li prendono di mira come loro preda prediletta. 

La seconda parte del libro narra il periodo della permanenza in convento. Qui, a differenza di ciò che mi aspettavo, Gabriella trova un ambiente amorevole e capace di farla rinascere, contrariamente a quello che spesso viene descritto, di ambienti del genere, dove non mancano mai suore senza cuore che impongono la disciplina con metodi alquanto discutibili. Qui avviene qualche cosa che mi ha fatto pensare che il racconto avesse qualche cosa di scontato... ma mi sbagliavo. Qui Gabriella incontra un debole, uno dei tanti che troverà nel suo cammino... e pagherà le spese di ciò che accade.

La terza parte del libro vede Gabriella uscire alla luce del sole, fuori dal convento, costretta ad affrontare una realtà per lei nuova in tutto e per tutto, come se non fosse una ventenne ma una ragazzina impacciata. Incontrerà persone che avranno un ruolo importante nella sua vita, in positivo ma anche in negativo.

L'ultima parte del libro è quella che la vede liberarsi di tutti i demoni del suo passato... e non sarà affatto facile affrontare un'impresa di questo tipo.
Questa volta se devo trovare un difetto al racconto... bhè, in alcuni punti l'ho trovato ripetitivo. Alcuni concetti vengono ripetuti troppe volte quando ne sarebbe bastata una per considerarli assodati. A parte questo, l'ho apprezzato molto più dell'altro.

La copertina del libro mi è subito piaciuti ma, terminata la lettura, mi sono resa conto di un'incongruenza: ottimo il dettaglio della valigia "di cartone" così come viene narrato ma Gabriella viene descritta come una ragazza con i capelli biondi e ricci... La ragazza scelta per comparire in copertina non sembra affatto lei. Avrei gradito un maggiore rispetto dei dettagli fisici della protagonista e la copertina sarebbe stata perfetta. La strada rende l'idea del lungo cammino compiuto dalla protagonista verso la serenità ed anche il fatto che sia sola rende molto bene l'idea della solitudine in cui la ragazza si è trovata a vivere.

Questa volta la Steel mi ha colpita positivamente. Nella narrazione usa delle immagini molto calzanti, come quando Gabriella si trova da sola "fuori":
Sembrava che tutti avessero una meta ben precisa dove andare; soltanto lei, Gabriella, era l'unca senza una direzione, senza uno scopo. Le sembrò di essere un masso di roccia in mezzo a un fiume, mentre la corrente le passava di fianco rapida e tumultuosa, trascinando tante cose con sé.
Il mio parere su questo romanzo è positivo e... I BAMBINI NON SI TOCCANO, MAI!
Sono bambini ed hanno dei diritti. Primo tra tutti, il diritto ad essere rispettati come tali.
Chi mette in atto violenze di qualsiasi tipo su un bambino è un DEBOLE oltre che un MOSTRO.

Altri libri che hanno per protagonisti bambini e che, a differenza del romanzo della Steel, sono delle storie vere:
Il bambino della casa numero 10
Il volo del silenzio
Avevo dodici anni, ho preso la bici e sono partita per andare a scuola