mercoledì 31 luglio 2019

Fish Boy (C. Daykin)

Non è un libro semplice, soprattutto se si pensa che è un libro per ragazzi.
Non è semplice perchè scritto in modo particolare.
Non è semplice perchè parla di tematiche importanti come la solitudine, la malattia, il bullismo... 
Non è semplice perchè richiede riflessione e credo che in un giovane lettore questo possa ridurre il tutto ad una storia di fantasia e nulla di più.
Un lettore adulto, invece, riesce a comprendere le sottigliezze di un carattere schivo ma per difesa, di abitudini strane dovute alla necessità di trovare il proprio spazio, della difficoltà ad avere amici ma solo perchè non è ancora arrivato quello giusto.

Fish Boy - così lo chiamano tutti - è un ragazzino di dodici anni che vive in un mondo tutto suo. Ama il mare e si trova a proprio agio in acqua, conosce alla perfezione il mondo marino, sa distinguere le specie animali, le loro caratteristiche e peculiarità ma nel mondo emerso non si trova molto a proprio agio.
Non ha amici fino a che nella sua scuola non arriva Patrick, un ragazzino con il quale si intende fin da subito e che considera quasi una sua proprietà esclusiva, tanto da diventare geloso se lo vede parlare o scherzare con altri.
Non ha amici ma ha parecchi ragazzini attorno, a scuola, per lo più impegnati a prenderlo in giro, a bullizzarlo, e sottolineare aspetti della sua vita che potrebbero metterlo in difficoltà.
Fish Boy reagisce sempre a modo suo, rifugiandosi nel suo mondo. Non vuole essere parte di quel gruppo di bulli al quale, per paura, a scuola si aggregano in tanti. Lui si sente parte di un noi diverso, un noi che lo chiama dagli abissi, che dialoga con lui...

Il personaggio che mi ha fatto più tenerezza in assoluto è stata  la madre di Billy (questo è il vero nome di Fish Boy): una donna fragile, vittima di una malattia alla quale non si riesce a dare un nome, sempre più stanca ma con la voglia di combattere anche se flebile... E' una donna che incarna tante donne che ho conosciuto e che hanno sofferto, soprattutto nel sapere di avere dei figli che soffrono con loro, per loro.

E poi i bulli. Billy riesce ad avere un comportamento distaccato, riesce a dare il giusto peso a quei gesti di scherno... ma non è semplice, a quell'età, reagire in quel modo. Con insegnanti che non si accorgono di niente, con famiglie inesistenti, con situazioni che a volte tendono a sfuggire di mano.

Eppure Fish Boy alimenta il suo mondo fuori da tutto il resto e vive avventure straordinarie, inimmaginabile. Avventure che nemmeno Patrick riesce a condividere con lui perchè Billy le vive nuotando in acqua mentre lui non sa nuotare. Sembrano così diversi, Billy e Patrick, che la loro amicizia sembra impossibile. Invece no. I due ragazzini dimostrano come le differenze possano avvicinare, possano aiutare a completarsi l'uno con l'altro. Una lezione che molti adulti dovrebbero imparare...

Una storia che va compresa e letta con attenzione, forse non adatta a lettori troppo giovani.
Mia figlia ha letto qualche pagina poi l'ha abbandonato... è una lettrice esigente e non ha apprezzato. Magari più avanti, vedremo!
***
Fish Boy
Chloe Daykin
Giunti Editore
300 pagine
14.00 euro

I ragazzi dell'altro mare (L. Di Fulvio)

I ragazzi dell'altro mare è arrivato a casa mia a seguito di un progetto scolastico cui ha partecipato qualche anno fa la classe di mia figlia. Un paio d'anni fa, se non erro, in prima media.
Lo ha letto lei ed ora l'ho letto anche io. 
A lei è piaciuto e l'ho trovato piacevole anche io.

Essendo reduce da una bellissima avventura (quella di cui ho parlato ieri), questo libro non è riuscito a reggere il livello del precedente ma è stata comunque una lettura piacevole con una storia ben strutturata ed anche ben scritto.

Anche stavolta i protagonisti sono dei ragazzini e, con loro, un gabbiano. 
Gabby è il nome che Lily, Red e Max gli danno: è un gabbiano di città che non conosce il mare, non si è mai alimentato cacciando e non conosce nemmeno l'odore del mare. Eppure... ne sente il richiamo, come se qualche cosa lo volesse riportare alle sue origini.

Partendo da quella che viene considerata come una leggenda - legata alla presenza di un Altro Mare dove si trova l'ingresso per l'Altro Mondo - i ragazzini si troveranno ad affrontare un'avventura che mai avrebbero immaginato e Gabby si trova coinvolto in situazioni che, di fatto, non gli dovrebbero riguardare ma che alla fine lo pongono in prima, primissima linea nell'affrontare il pericolo.

Tante le sorprese che aspettano i tre ragazzini ma anche per il protagonista pennuto ci saranno delle importanti ed inaspettate sorprese.  

Riusciranno ad arrivare nell'Altro Mondo? Sarà davvero un'avventura pericolosa come dicono tutti oppure no? Ed una volta arrivati, i ragazzini e Gabby sapranno ritrovare la strada per tornare indietro?

Sull'epilogo, non posso negarlo, ho trovato qualche similitudine con la storia infinita così come ho trovato in comune con altre storie d'avventura per ragazzi la presenza di una ragazzina particolarmente coraggiosa che emerge sui maschietti. Lily sa il fatto suo, si fa rispettare, è capace di prendere decisioni anche su due piedi e non si tira indietro quando c'è da affrontare il nemico. E' una ragazzina decisa, che non ha paura di niente... o meglio, una ragazzina che sa affrontare le sue paure.

E poi c'è Gabby: è un co-protagonista piuttosto buffo. Quando, nella prima parte, incontra i tre ragazzini non riesce bene a capire i loro comportamenti. Non hanno le ali, non hanno peli o penne, emettono strani suoni, si muovono in modo buffo e sgraziato.... Quando, poi, arriveranno tutti nell'Altro mondo riuscirà a comprendere meglio le caratteristiche di quell'allegra compagnia e riuscirà anche a dialogare con loro.

Un unico appunto: la figura del cattivo... non è poi così cattivo ma non dico altro...

Apprezzabile alla fine del libro, un capitolo molto originale dal titolo Diario di bordo del mozzo Max. Il ragazzino decide che qualcuno dovesse trascrivere le avventure dell'allegra compagnia dei Pirati (questo è il nome che si sono dati all'inizio della storia) e lo fa inserendo anche delle spiegazioni su termini come filibustieri, gomena, scafo, cima ed altri termini legati alla vita in mare che qualche lettore, soprattutto se giovane, potrebbe anche non conoscere.  
***
I ragazzi dell'altro mondo
Luca Di Fulvio
Gallucci Editore
168 pagine 
14.90 euro

martedì 30 luglio 2019

Il rinomato catalogo Walker & Dawn (D. Morosinotto)

Bello! Probabilmente il libro più bello che ho letto questo mese e non mi capita spesso di fare confronti perchè ogni libro che leggo mi lascia sempre qualcosa.
Stavolta Il rinomato catalogo Walker & Dawn è stata una grandissima sorpresa.
Un libro d'avventura per ragazzi ma che cattura anche chi ragazzo non lo è più da qualche anno (non chiedetemi quanti!). 

Ho avuto la prova tangibile di ciò che sostengo da tempo: la lettura non ha età e c'è un libro adatto per ogni lettore, in ogni momento della sua vita.

La storia di Te Trois, Julie e dei loro compagni d'avventura è arrivata al momento giusto: mi ha incuriosita, catturata, intenerita, anche commossa.

Te Trois è il coraggioso, il ragazzino che è alla ricerca di avventure.
Julie è l'invulnerabile, la ragazzina che rincorre la sua libertà e vuole essere felice.
Eddie è lo sciamano, pronto a scoprire i segreti della vita.
E poi c'è il piccolino - Tit - fratello di Julie e bambino particolare, silenzioso, vulnerabile ma non troppo.

Sono loro i protagonisti di una storia davvero avvincente e che si tinge anche di giallo, senza eccessi, senza forzature e senza esagerazioni.
 
Siamo agli inizi del 1900, in Louisiana, nella zona della terra paludosa del delta del Missisipi, detta bayou. Quattro ragazzini nati e vissuti in questa zona vivono come l'ambiente circostante e l'epoca in cui vivono permette loro di fare. Non conoscono la modernità, non hanno grandi interessi che non siano casette di legno, avventure in canoa, pesca sul fiume. Ed è proprio in una di queste occasioni che si imbattono in un piccolo tesoro: tre dollari arrivati misteriosamente tra le loro mani. Un tesoro davvero! I quattro ragazzini si confrontano su come spenderli e proprio qui ha inizio l'avventura quando decidono di fare un ordine dal mitico Catalogo Walker & Down. Se, però, a destinazione arriva qualche cosa di diverso da quanto ordinato, e se  arriva qualcuno a reclamare quell'oggetto arrivato per sbaglio, si inizia a sentire puzza di bruciato. 
Quell'orologio - perchè è di un orologio che si tratta - arrivato per sbaglio in busta chiusa tra le mani dei ragazzi, deve avere un valore inestimabile per essere desiderato da un tizio pronto anche ad uccidere per averlo indietro!!!
E quale grande ricompensa ci sarà per chi riuscirà a riportarlo al legittimo proprietario? 
Ecco cosa intendono fare i ragazzini: lasciare tutto e partire all'avventura sperando di diventare ricchi.

Tante le prove davanti alle quali si troveranno, soli in giro per il mondo e mi è sembrato di essere lì con loro...
Il personaggio che ho amato più di tutti in assoluto è quello di Julie: una ragazzina forte, che dimostra a tutti di essere tale ma che nasconde un animo tormentato e una incontenibile voglia di libertà, di serenità, di felicità.
E' una ragazzina che sente sulle sue spalle il peso della responsabilità nei confronti di suo fratello, subisce i pregiudizi dell'epoca ma non per questo si fa da parte o si tira indietro davanti all'avventura. E' la più convinta di tutti: bisogna arrivare fino alla fine dell'avventura. Non per soldi, non è per questo! Ma per la propria libertà.

Ha una storia alle spalle che merita di essere conosciuta e che mi ha intenerita.
Ma ha anche un futuro tutto da conquistare e lei non si tira indietro. Per niente!

Mi è molto piaciuta la scelta dell'autore di affidare la narrazione in prima persona ai vari personaggi... anche a quello che parla meno di tutti e che sembra vivere in un mondo tutto suo: spetterà a Tit raccontare l'epilogo e mi sono sinceramente commossa.
Faccio i miei complimenti all'autore per aver imbastito una storia scritta davvero bene - non in modo complicato (è pur sempre un racconto per ragazzi) ma nemmeno in modo superficiale o banale. Anzi, la struttura è quella di un racconto d'avventura con tutti i canoni per catturare le attenzioni di ogni lettore, uomo o donna, ragazzino o ragazzi, giovanotto o signorinella! 
Molto incisive le descrizioni dei personaggi così come degli ambienti e molto efficace il modo in cui ognuno riesce a trasmettere emozioni.

E' un libro che rileggerei (e non ho l'abitudine di rileggere libri che ho letto) e che consiglierò ai miei figli così come lo consiglio a lettori più maturi.

Bello. Non credo debba dire altro.
***
Il rinomato catalogo Walker & Dawn 
Davide Morosinotto
Mondadori 
347 pagine
4,99 euro formato e-book

sabato 27 luglio 2019

L'origine perduta (M. Asensi)

Per prima, primissima cosa vorrei fare i miei complimenti all'autrice per la sua immensa conoscenza dell'argomento. Non può essere solo invenzione e, se anche lo fosse, dovrei complimentarmi comunque per la completezza, per i particolari, per l'articolazione di una storia ricca, ricchissima.

In 502 pagine Matilde Asensi conduce il lettore per mano verso la conoscenza di una civiltà antichissima partendo da una maledizione che ha misteriosamente ridotto ad un automa un uomo. 
Daniel Cornwall è il suo nome.
E' un etnologo inglese che, dopo aver annotato delle misteriose parole incomprensibili, viene ritrovato in stato catatonico, vittima di una misteriosa malattia: agnosia e illusione di Cotard.
Si tratta di una sindrome rarissima che comporta un'alterazione cerebrale molto pericolosa e per la quale non si conosce rimedio.

A cercare di fare chiarezza su quanto accaduto a Daniel, nel tentativo di trovare un rimedio che gli possa salvare la vita, è suo fratello Arnau: mentre il primo è uno studioso di storia antica, Arnau è un esperto informatico che ha creato un vero e proprio impero in quanto abilissimo hacker. Due realtà completamente diverse, due interessi decisamente opposti in due fratelli che, nella vita, hanno percorso strade decisamente differenti.

Con l'aiuto dei suoi due collaboratori, Proxi e Jabba, Arnau cerca di capire come aiutare suo fratello mettendosi in contatto anche con la donna per cui Daniel lavora. Una donna distaccata, altera, che accusa Daniel di aver rubato degli importantissimi documenti relativi ad una ricerca che, poi, lo ha portato nello stato in cui si trova per aver letto delle parole misteriose, rivelatesi letali.

Arnau è dubbioso: come possono le parole avere un effetto tale? Cerca di fare chiarezza partendo per un avventuroso viaggio che lo porta in luoghi lontani, che lo costringe a fare i conti con un passato che appare più vivo che mai. E poi quella donna: è davvero la megera che tutti gli descrivono?

In un'avventura lunga due mesi, Arnau ed i suoi compagni cambieranno profondamente e il ritorno alla realtà non sarà semplice.  
Avranno successo? O sarà un buco nell'acqua?
 
Il romanzo è ben scritto ma è molto, forse troppo, ricco per chi, come me, non è abituato a dettagli storici tanto precisi e numerosi.
Innanzitutto è di un formato piuttosto scomodo da portare in giro soprattutto d'estate ma come potrebbe essere altrimenti con un tomo da poco più di 500 pagine. L'ho portato al mare con me, nel tentativo di accelerare la lettura ma è stata una gran fatica.
 
Faticose soprattutto le prime 200 pagine dove viene proposta una ricostruzione storica molto minuziosa e che sembrava non non finire mai. Nonostante ciò, la storia mi ha incuriosita e sono andata avanti - lo ammetto - alternando la lettura con un altro libro più leggero perchè in alcuni momenti ho avuto bisogno di staccare. Tante, tantissime le informazioni date dall'autrice al lettore ed io in alcuni momenti mi sono anche persa per poi ritrovare la retta via qualche pagina più avanti.
 
Posta la profonda preparazione dell'autrice sugli argomenti trattati, credo che in diverse descrizioni si sia dilungata troppo fornendo dettagli inutili ai fini della storia. 
A parte questo, dopo le prime 200 pagine l'avventura è entrata nel vivo.
 
Mi è piaciuta molto la scelta dell'autrice di dare un ruolo importante ai personaggi femminili. In particolare, ho amato la figura della nonna di Daniel e Arnau che, pur rimanendo esclusa dalla parte centrale del racconto, quando Arnau è lontano, ha un ruolo fondamentale nella vicenda. E poi mi è piaciuta la figura di Proxi: una collaboratrice importante per Arnau, una donna molto intelligente capace di intuizioni importanti a fronte di due uomini che tendono a perdersi nei ragionamenti. 
Una ragazza decisa, dalla profonda conoscenza, molto intuitiva e importantissima per lo svolgimento dell'avventura. 
 
Ho apprezzato la scelta di dare un ruolo così importante ad un personaggio femminile, nel caso di Proxi, n un mondo, quello dell'informatica ed anche dello studio del passato, che spesso vede dominare gli uomini.
 
Tanti, tantissimi i particolari descritti dall'autrice che, seppur consapevole di mettere in mano ai lettori un romanzo magistrale, mettendo in perfetto equilibrio passato e presente, archeologia e nuove tecnologie, non dimentica lo scopo principale del romanzo che non è tanto quello di impressionare con l'impeccabile cornice storica quanto fargli vivere un'avventura mixando una buona dose di suspense e... di meraviglia! Ecco, è la meraviglia la sensazione che mi ha pervasa davanti ad una storia così particolare e ben costruita. 
 
Non è un romanzo semplice, ne' da leggere ne' - tantomeno - da scrivere per cui, nonostante la mole, nonostante l'iniziale lentezza della storia torno all'apertura di questa recensione: i miei complimenti all'autrice che ha alternato momenti in cui i protagonisti sembravano lontani mille miglia da una soluzione, smarriti, impauriti e privi di qualsiasi idea, a momenti di intesa illuminazione per arrivare a decifrare una lingua antica la cui struttura logica appare talmente straordinaria da sembrare più il risultato di un disegno preordinato piuttosto che di un'evoluzione naturale, come dovrebbe essere.
***
L'origine perduta
Matilde Asensi
Sonzogno Editore
502 pagine
19.00 euro

giovedì 25 luglio 2019

Gli ultimi giorni di Anita Ekberg (Alessandro Moscè)

Una bellezza statuaria irripetibile, la donna più desiderata all'epoca, una femmina della fantasia felliniana viva e vera. 
Anita Ekberg è stata, per anni, il sogno di tanti uomini che l'hanno vista sguazzare nella fontana di Trevi ed hanno impressa nella memoria quell'immagine.
Eppue Anita Ekberg, in vecchiaia, è stata dimenticata.
Finita in rovina, passa i suoi ultimi giorni in una casa di riposo senza nessuno accanto che non sia qualche ospite decrepito e fino a poco prima sconosciuto.

Nel libro Gli ultimi anni di Anita Ekberg l'autore, Alessandro Moscè (che ieri sera ho avuto l'onore di presentare in occasione del primo appuntamento della rassegna Aspettando... Libri a 180 gradi, a Sant'Elpidio a Mare, la mia città) propone un periodo molto particolare dell'esistenza di una donna che è stata un'icona del cinema mondiale. 

E' stanca, Anita. E' malata. E' sola.
Un giornalista la contatta per un'intervista e, anche se inizialmente tenta di rifiutare sostenendo di essere ormai una vecchia decrepita, grazie a lui inizia un racconto farcito di ricordi, di dialoghi con le persone che sono state più importanti nella sua vita, scrive lettere che non spedirà mai e si interroga su cosa ci sarà, dopo.
L'autore - che ammette di aver dato vita ad una biografia romanzata - alterna il racconto di un presente fatto di orari scanditi dalla somministrazione dei medicinali, dai dolori all'anca, dalla pancia gonfia a dei ricordi che sono ancora vivi nella sua memoria: Federico Fellini, Salvatore Quasimodo, Giulietta Masina, Gianni Agnelli.

Belle le lettere che Anita scrive. Sono cariche di sentimento, cariche di emozioni anche se non partiranno mai, anche se non arriveranno mai ai rispettivi destinatari.
 
Un racconto lucido, ben scritto, che pone il lettore davanti al contrasto tra i tempi che furono, fatti di riflettori accesi, di corteggiamenti, di bella vita, con la realtà fatta, invece, di malattia e solitudine.

E' lei la protagonista assoluta, tutti gli altri personaggi - non molti - che le gravitano attorno hanno un ruolo secondario; è lei che arriva al cuore del lettore. La sua fragilità, le sue paure, i suoi momenti di smarrimento: Anita è una donna come tutte le altre, a prescindere dal suo passato.
E' proprio questo il messaggio che passa dalla lettura di questo libro: nella malattia, così come nella morte, si è tutti uguali e non c'è successo o ricchezza che tenga.

Ammetto di essermi rattristata davanti all'immagine di quella donna anziana e sofferente che mi ha fatto pensare a mia nonna o a tante altre persone anziane che ho visto spegnersi di giorno in giorno. Una storia triste, fondamentalmente triste - secondo la mia opinione - che però non chiude le porte alla speranza anche quando sembra che non ce ne sia nemmeno uno spiraglio.
Una storia che emoziona. Una storia che fa riflettere, a prescindere dal nome e cognome della protagonista.

Ps. l'incontro con Moscè è stato il primo di una serie di quattro serate messe a punto in attesa del Festival dell'Editoria che si terrà a fine agosto nella mia città. Il prossimo appuntamento è fissato per l'8 di agosto con Chiara Moscardelli.
***
Gli ultimi anni di Anita Ekberg
Alessandro Moscè
Melville Edizioni

176 pagine
18,50 euro

sabato 13 luglio 2019

Un caso speciale per la ghostwriter (A. Basso)


Siamo arrivati ad un punto di svolta nella vita di Vani Sarca, la protagonista della serie che Alice Basso ha messo nelle mani di lettori che, se somigliano a me, avranno sicuramente tenuto dei comportamenti strani.
La sottoscritta, tanto per dire, si è talmente affezionata a Vani da andare in giro per casa e dire “…su Vani, andiamo al mare che oggi è una bella giornata” prima di infilare il libro in borsa e partire con i figli al seguito che si guardano perplessi perché sanno che nessuno di loro due si chiama Vani!
Ecco, giusto per dare un’idea.
Di mestiere Vani Sarca fa la ghostwriter per la casa editrice L’Erica: scrive per altri ed è un personaggio fantasma all’interno della casa editrice visto che nessuno sa di lei. O quasi.
La sua è una dote innata che le permette di comprendere la persona che ha davanti e riesce non solo a scrivere proprio come farebbe lei ma anche a intuirne pensieri e comportamenti. 
Comprende le persone ma non le sopporta. 
Non sopporta avere molta gente attorno, ama avere i suoi spazi, non ha intenzione di cambiare il suo modo di fare tantomeno il suo modo di vestire o di porsi.
Dopo diverse vicissitudini, Vani è preoccupata per la scomparsa di Enrico Fuschi: è il suo capo, un uomo con cui non ha avuto sempre un rapporto sereno… anzi, si è scontrata con lui più o più volte ma stavolta la situazione sembra essere davvero preoccupante. 

Nel libro precedente avevamo lasciato Vani con un Enrico Fuschi che ha fatto una scelta importante della quale, ora, paga le conseguenze. 
Una scelta che li ha avvicinati... o allontanati a seconda dei punti di vista.

Da quel momento Fuschi ha fatto perdere le sue tracce e tanto basta per allarmare i suoi amici, anche quelli che – come Vani – non ammetterebbero mai di essere preoccupati per lui.
Inizia la ricerca e con lei si mobilitano tutti coloro che, nonostante il suo caratteraccio, ad Enrico ci tengono.

Ho molto apprezzato la scelta dell’autrice di proporre la vita di Enrico in modo originale… Non avevo capito subito cosa avessi davanti agli occhi, avevo pensato ad una storia parallela ma ben presto ci è svelato l'arcano... Andando avanti con la lettura ci si imbatte in un personaggio complesso, con un passato che nessuno avrebbe mai immaginato. Emergono segreti, abitudini, frustrazioni che nessuno avrebbe mai associato a quel burbero personaggio che è abituato a prendere a pesci in faccia il suo prossimo, senza fare troppe distinzioni. E non avrei mai immaginato di arrivare a provare tenerezza per lui proprio come Vani non avrebbe mai immaginato di provare preoccupazione per una persona alla quale, volente o nolente, tiene.
Ecco, sta qui la chiave di volta. 
Emergono in modo prepotente e più marcato del solito i sentimenti ma non in modo sdolcinato… i rapporti interpersonali hanno un altro sapore stavolta.

Già nelle precedenti avventure si era avuto sentore di come quella ragazza così particolare, così strana, a volte anche antipatica nei suoi atteggiamenti (non possiamo nasconderlo), stesse maturando. E la maturazione arriva anche con delle scelte importanti che riguardano sia la sua vita personale che professionale. Scelte che toccano, in modo più o meno diretto, anche coloro che ha attorno.

Mi sono anche trovata, e non mi è capitato mai, a comprare il primo volume della serie in questi giorni (da me letto tempo fa) perché mi è venuta voglia di far conoscere Vani a mia figlia e lei non ama i prestiti bibliotecari che tentano di scandire i suoi tempi di lettura… io lo presi in biblioteca all’epoca ed ora è l’unico che mi manca, ma ancora per poco! 
Sta arrivando e la mia serie sarà completa… 

Vani Sarca è uno di quei personaggi che il lettore si abitua a vedere come personaggio reale, ad immaginare la sua persona, il suo abbigliamento, il suo modo di esprimersi ed anche i suoi significativi silenzi. 

Questo quinto libro mi è piaciuto e, secondo il mio parere, è forse uno dei più riusciti. Posto, ovviamente, che mi sono piaciuti anche tutti gli altri. Lascio, dunque, tirare le giuste somme!

Ps. cinque stelline vanno ad Irma: personaggio conosciuto in una precedente avventura e che, secondo me, pur restando in secondo piano è una presenza importante, un collante discreto ma molto potente.

E cinque stelline vanno ai libri: tanti ne vengono citati in modo diretto, tanti altri hanno vengono riportati alla mente con riferimenti specifici... bello, molto bello!

Se posso permettermi: "Vani, mi manchi già!".
***
Un caso speciale per la ghostwriter
Alice Basso
Garzanti Editore
376 pagine
17.90 euro

mercoledì 10 luglio 2019

Il paese delle meraviglie (G. Culicchia)

Il titolo non l'ho capito. Non sono proprio riuscita a dargli un perchè dopo aver letto la storia. Sicuramente è un mio limite.

A parte ciò, Il paese delle meraviglie mi ha colpita nonostante i dubbi che si sono affollati nella mia mente dopo le primissime pagine. Dubbi legati più che altro alla scelta stilistica ma che, pian piano, si sono diradati fino a trasformarsi nella consapevolezza di quanto fosse stata una scelta azzeccata.
L'autore dà voce a dei personaggi che solo con il loro particolare modo di esprimersi e approcciarsi alla vita risultano "veri" e credibili. Zazzi non sarebbe Zazzi se non parlasse in modo sguaiato, senza filtri... e Attila non sarebbe Attila se non trasmettesse quell'emozione che sembra fare da leit motif ad ogni sua scelta. E' un ragazzino delicato anche quando cerca di fare il duro.

Attila è un ragazzino molto timido che affronta la vita per lo più a voce bassa e arrossendo quando qualcuno gli parla.
Zazzi è il suo compagno di banco, adolescente come lui, ma fatto di tutt'altra pasta. Zazzi, alias Franz, è un fascista convinto, un ragazzo che si relaziona agli altri con prepotenza, un tipo aggressivo, con cambi d'umore improvvisi ed estremi ma capace di tenere fede senza mai farsi prendere dai dubbi a quell'amicizia che lo lega con Attila.

Attila è un sognatore, innamorato di una ragazza di quattro anni più grande di lui ma incapace di avviare qualsiasi contatto con lei, anche solo per un ciao.
Zazzi non si fa problemi a fumare una canna davanti a tutti, non porta rispetto agli insegnanti, si atteggia a bullo di zona, profondamente amante della libertà (ovviamente intesa a modo suo).

Sono diversi e sembra strana l'amicizia di due ragazzi tanto distanti l'uno dall'altro. Eppure, quella che li lega è un'amicizia profonda che si consolida di giorno in giorno, che li vede complici ma mai succubi l'uno dell'altro, li vede prendere a morsi la vita anche quando questa ha poco da offrire.

Sono due ragazzi che nel 1977, epoca in cui si ambienta il libro, hanno quattordici anni: un anno in cui arriva la tv a colori e chi la possiede si trova un gradino sopra gli altri, un anno in cui le vicende politiche sono particolarmente fervide e legate anche a tragici momenti, l'anno in cui Francesco Moser conquista il titolo di campione del mondo di ciclismo su strada... 

La storia si snoda nell'arco di un anno scolastico. Questa è l'impressione che ho avuto io visto che nelle prime pagine la scuola è già iniziata e nelle ultime finisce. Un arco di tempo in cui sembra non succedere mai nulla nella monotonia di giorni tutti uguali ma nei quali, invece, succede di tutto. 

Ciò che più mi ha colpita è il modo in cui viene intesa e viene resa al lettore l'amicizia tra i due ragazzi. 
Un'amicizia mai realmente dichiarata ma dimostrata ogni giorno con gesti piccoli e grandi, con scelte più o meno condivise ma che comunque coinvolgono entrambi, nel bene e nel male. 

Attila sa che Zazzi è l'unico amico che ha e lo rispetta in quanto tale, anche quando i suoi atteggiamenti gli piacciono poco. Zazzi è così, non potrebbe essere diverso. Dice le parolacce, si vanta di avere avuto chissà quante donne, non ha alcun interesse per la scuola, è un fascista dichiarato e sempre pronto a farlo sapere al mondo, intavola confronti politici coloriti anche con gli insegnanti e tiene testa a tutti: è un personaggio sopra le righe ma che, secondo il mio parere, è stato ben strutturato dal punto di vista caratteriale. 
Difende le sue idee argomentando - anche se a volte gli argomenti possono essere discutibili - senza paura: in un quattordicenne non è poi cosa così comune. Sa quello che dice, nella convinzione che sia giusto.
Attila non riesce a tenere testa agli altri come fa Zazzi, ne' a parole ne' con l'uso delle mani (quando Zazzi si toglie il giubbotto e la maglietta  non è un buon presagio!). 
E non riesce nemmeno ad essere disinvolto con le ragazze. 

Diversi ma amici, in modo indissolubile.

Se Zazzi è il personaggio che, tra i due protagonisti, mi è piaciuto di più - non per quello che fa che, lo ripeto, è spesso discutibile - ma per come è posto al lettore e per come è strutturato, tra i personaggi secondari ho amato il nonno di Attila. E' un vecchietto che inizia a perdere colpi ma che è legato, anch'esso, da amore profondo a quel nipote a cui vorrebbe trasmettere tutto ciò che sa. E' un personaggio bizzarro ma importantissimo nella vita del ragazzo oltre che tassello importante della storia.

Ho molto apprezzato anche la scelta dell'autore di proporre, alla fine del libro, una cronologia degli eventi realmente accaduti nel 1977 - e richiamati durante la narrazione - per aiutare i lettori più giovani a orizzontarsi e quelli meno giovani a ricordare. 

Un romanzo politicamente scorretto ma pieno di umanità: sono proprio d'accordo con quanto indicato nell'ultima di copertina. 
***
Il paese delle meraviglie
Giuseppe Culicchia
Garzanti Editore
315 pagine
8.50 euro

mercoledì 3 luglio 2019

Ritorna (S. Benchetrit)

E' riuscito a spiazzarmi. Il libro Ritorna mi ha decisamente spiazzata tanto che, ad un certo punto, non sapevo più cosa aspettarmi o cosa augurarmi che accadesse.
E' una storia strana. E' una storia normale, fin troppo. Con un protagonista normale. Fin troppo.
Un protagonista che cerca di dare un senso alla propria vita, che si pone un obiettivo ma che, puntualmente, si trova su sentieri collaterali di quella strada maestra che crede di aver tracciato ed iniziato a percorrere.

Il protagonista è uno scrittore che avrebbe ha una buona prospettiva davanti a sé: la realizzazione di una serie televisiva dal suo ultimo romanzo dal titolo Cemento armato. Peccato che il produttore, attirato dalla trama, abbia deciso di realizzarci una serie senza aver letto il libro e che ora voglia leggerlo. Peccato che non se ne trovi più una copia in giro se non alcune che, però, sono personalizzate (come la copia donata dall'autore a suo figlio, con tanto di dedica).
All'inizio pensa anche di strappare la dedica ed usare quella, di copia, ma ben presto cerca di percorrere strade alternative.
Si mette sulle tracce di una sua fan che, tempo prima, gli aveva chiesto un autografo: che sia proprio lei a detenere l'unica copia disponibile e utilizzabile ai fini della serie tv? 
Si mette sulle sue tracce e si ritrova in una casa di riposo dove la sua vita prende una piega diversa.

Lo scrittore è un uomo solo. Separato da sua moglie, ha un unico figlio che è partito per un lungo viaggio intorno al mondo e la sua lontananza gli pesa.
E' un uomo in certa di una sua dimensione.
Un uomo che si trova a fare i conti con una vita che gli riserva continui cambiamenti di fronte, continui adattamenti a situazioni nuove, che lo pone davanti a scelte che mai avrebbe pensato di dover fare. Come, ad esempio, decidere di leggere - per spirito di volontariato - libri a delle vecchiette che non riescono più a farlo da sole e, per di più, libri di un suo acerrimo rivale.
Eppure, anche questa scelta gli riserverà delle soprese, principalmente sul piano umano.

Ammetto di aver fatto fatica ad inquadrare il personaggio, all'inizio. Ci ho messo un bel po' per  capire dove l'autore volesse andare a parare, quale fosse la vera trama di una storia che mi sembrava, soprattutto nella prima metà, decisamente strampalata. 
Ho rivalutato il libro verso la fine. Ed ho anche compreso il messaggio che l'autore ha voluto lanciare, almeno secondo me: la vita è imprevedibile, cancella obiettivi, cambia i piani, induce a scelte che mai si sarebbero potute immaginare. La vita non ha un canovaccio, non ha una trama, non ha un filo conduttore chiaro. Ecco, questo è quello che ho capito.

Devo dire di essermi commossa verso la fine del libro ma anche divertita in molti passaggi oltre che interrogata su cosa avesse in mente l'autore per quel personaggio così particolare, così strano.
Quando, poi, nella storia ha fatto ingresso un'anatra maschio, diventata co-protagonista della storia, bhè mi sono detta che davvero la situazione ci stava sfuggendo di mano per poi capire, più avanti, che anche quel maschio d'anatra aveva un senso in una storia tanto particolare.

Il personaggio che ho preferito? Il figlio dello scrittore. Un ragazzo che è lontano dalla sua famiglia per scelta, un'assenza - la sua - che ha un peso non indifferente in tutta la storia e che incide in modo determinante sulla crescita, dal lato umano, del protagonista. Un uomo, lo scrittore, che vede maturare il rapporto con suo figlio nonostante la distanza, che si pone degli interrogativi che fino a quel momento non gli erano balenati nemmeno lontanamente nel cervello. Un uomo che realizza di avere bisogno di quel figlio lontano, di volerlo accanto a sè anche se non è più quel bambino che teneva sulle ginocchia.

Secondo il mio parere di tutto il libro la parte più bella è quella finale.
Ben scritto, storia singolare, narrazione a tratti poetica ma senza mai scadere nella banalità... ho trovato solo un'incongruenza: sull'ultima di copertina, dove di solito si indicano dei commenti da parte di giornali, riviste o critici letterari, si fa riferimento non a questo libro ma ad un altro, dello stesso autore: Il condominio dei cuori infranti. Mha... mi è sembrata una stranezza leggere cosa dicono Panorama ed Il Sole 24 Ore di un libro precedente a questo. Bho!

Il finale mi è piaciuto ma mi è rimasto un gran dubbio: la serie sul libro Cemento armato? Si farà mai? Da lì parte la storia ma poi va a finire in tutt'altra direzione.
***
Ritorna
Samuel Benchetrit
Neri Pozza editore
238 pagine
17.00 euro