domenica 29 gennaio 2023

Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe (G. Hendrix)

 

Le casalinghe non hanno bisogno di guide per fare nulla. 

Sanno il fatto loro, anche se apparentemente non sembrerebbe. Ormai ne sono certa. Tanto più dopo aver letto il libro di Hedrix che non avrei mai immaginato mi tenesse attaccata alle pagine come in effetti ha fatto. E non minacciate i loro figli. Mai.

Io non amo i vampiri - Dracula è una delle poche eccezioni ma parliamo di un classico d'altri tempi - ma questo libro, consigliatomi da un'amica lettrice, mi ha incuriosita e quando l'ho visto disponibile in biblioteca (non l'avrei mai detto!) ho pensato che fosse un segnale chiaro: era arrivato il momento di dedicarmi ad una lettura così.

Cosa mi aspettavo? Un romanzetto sciocco, di pura fantasia e nulla più.

Cosa ho trovato? Una storia di coraggio, di riscatto, di amore profondo, di amicizia. 

Non è un manuale, a differenza di ciò che il titolo può far pensare.

Siamo negli anni '90: casette a schiera, rapporti di buon vicinato, famiglie affiatate, casalinghe consapevoli del loro ruolo accanto ai loro mariti, Club del libro. É questa l'unica trasgressione che si concede un gruppo di amiche, capitanate  da Patricia. O meglio, diventa trasgressione nel momento in cui si rende conto che le letture imposte in maniera del tutto personale sono una gran noia e che bisogna andare alla ricerca di qualche cosa di diverso. Titoli meno classici e capaci di portare un po' di sprint alle noiose giornate che si susseguono senza troppi scossoni.

Patricia vive il momento del Club del libro come una boccata d'aria da una vita fatta di un'anziana suocera da accudire in malattia, da un marito distratto e due figli che iniziano a dare qualche pensiero. Solo con le sue amiche, tutte impegnate a leggere lo stesso titolo, trova un momento di tregua.

Quando arriva un nuovo vicino, di gran fascino ma molto misterioso, si ha la sensazione che una delle storie narrate tra le pagine sia oramai fuori dalla loro porta. Anzi... bussa alla loro porta e chiede di entrare.

Ha inizio a questo punto la storia di morti e sparizioni sospette, dubbi, intuizioni, paura... tutto sembra portare in una certa direzione ma sarà Patricia, colei che sente più di tutte le altre la necessità di fare chiarezza su ciò che sta accadendo, a pagarne il conto più alto tanto da finire in un ospedale psichiatrico.

Ciò che crede di aver visto è solo nella sua mente? Lei è sicura che non sia così ma fa fatica ad essere credibile tanto più se la persona sulla quale cadono i suoi dubbi è sempre più popolare anche in seno alla sua stessa famiglia.

In un rincorrersi di normalità e di dubbio, Patricia si arrogherà il diritto di non essere solo una casalinga con i guanti e la spugnetta anche se questo vorrà dire rischiare la propria vita, soprattutto se c'è da difendere quella dei propri figli.

In questo libro si parla di vampiri, come il titolo fa pensare? Si, ma senza parlare direttamente di vampiri. Patricia è convinta di avere a che fare con un essere fuori dal tempo e dallo spazio, un mostro che non riesce a definire in altro modo... Sarà davvero così? E se fosse davvero così, cosa potrà inventarsi per annientarlo lei, una semplice, modesta casalinga?

Storia di fantasia, finale che subisce una forte accelerazione dopo una parte iniziale (fino ad oltre la metà) piuttosto tranquilla e che strappa anche un sorriso per le modalità con le quali viene risolta la faccenda... ma non mancano momenti di tensione e spargimenti di sangue.

Se lo consiglio? É stata una lettura che mi ha intrattenuta piacevolmente, consapevole di avere tra le mani un genere che non è propriamente nelle mie corde ma che, alla fine, mi ha piacevolmente sorpresa.
***
Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe

Grady Hendrix
Mondadori editore
456 pagine
21.00 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle

venerdì 27 gennaio 2023

La ragazza che rubava le stelle (B. Barry)

 

Da ragazzina il suo soprannome era Guaio ed è già chiaro che tipetto fosse.

Zee ha dei trascorsi di ragazzina piuttosto vivaci ma oggi fa la psicologa ed è prossima alle nozze. È orfana di madre, suicidatasi anni prima, e quando una sua paziente compie lo stesso estremo gesto per lei sarà come tornare indietro nel tempo ed aprire non solo lo scrigno dei ricordi ma anche ferite mai guarite.

Sia sua madre Maureen che la sua paziente Lily erano affette da disturbi della personalità: ora sente il bisogno di fare chiarezza su quanto accaduto soprattutto perché il senso di colpa, per non essere stata in grado di aiutare Lily, la schiaccia ogni giorno di più.

Questo, però, vuol dire fare un viaggio nel passato non solo nei trascorsi di quella donna ma anche dei suoi e della sua famiglia tanto più dal momento in cui decide di andare a Salem, dove vive suo padre. Affetto da un Parkinson che progredisce giorno dopo giorno, Zee si troverà ad accudirlo quasi a tempo pieno e ciò richiede pazienza, attenzione, lucidità e tempo, tanto tempo.

Tanti sono i personaggi che entrano in scena in un intreccio narrativo che, secondo il mio parere, va letto con attenzione e con poca superficialità altrimenti si rischia di perdersi. In un continuo rincorrersi di ricordi e vita presente, il lettore deve fare molta attenzione ai cambi di scenario e di periodo, altrimenti rischia di andare in confusione. Così, almeno, è stato per me.

La storia è ben costruita, vengono introdotti temi come la malattia, la cura, l’omosessualità ma anche i misteri di esistenze che hanno tutte qualche cosa da dire oltre l’apparenza. Tutte, senza eccezioni. Zee se ne renderà conto strada facendo.

Un aspetto che mi ha un po’ confusa, devo ammetterlo, è stato il fatto di iniziare paragrafi dando per scontata una situazione nuova che il lettore non conosceva e che viene spiegata poi. Questo mi ha indotta a fermarmi spesso per cercare di capire dove, nelle pagine precedenti, avessi letto qualche cosa che portasse a quel punto: fino a che non mi sono resa conto che quello di anticipare fatti nuovi e darli per scontati era una scelta narrativa dell’autrice ho sinceramente pensato di essermi persa dei pezzi.

Capito, però, il meccanismo, la lettura è andata avanti spedita e alla fine mi è pure piaciuta la complicità creata con il lettore che deve fare 2 + 2 da solo. I tanti elementi che vengono forniti durante la lettura, i tanti personaggi che interagiscono (e che in alcuni casi sembrano parte di una storia diversa) alla fine diventano delle chiavi di lettura importanti dell'intera storia ed è il lettore che trae le sue conclusione, non è l'autrice che svela tutto in modo esplicito.

Non è una lettura che rifarei, lo ammetto, per una storia che a tratti mi è sembrata un po’ troppo intricata: ma la vita, a ben guardare, forse non lo è anche nel caso delle esistenze apparentemente più semplici? 

Ps. non ho ben compreso il titolo. Si parla di stelle ogni tanto, è vero... ma non l'ho capito soprattutto in riferimento alla ragazza protagonista (forse alla fine c'è qualche accenno, ma dal titotolo mi aspettavo qualche cosa di diverso).
***
La ragazza che rubava le stelle
Brunonia Barry
Garzanti editore
395 pagine
10.00 euro copertina flessibile, 3.49 Kindle

giovedì 26 gennaio 2023

Le tre del mattino (G. Carofiglio)

 

Con Le tre del mattino mi sono trovata tra le mani un libro scorrevole ma non per questo superficiale. 

Anzi. Le tematiche approfondite con la storia di Antonio e di suo padre sono diverse: la malattia, il rapporto tra genitori e figli, la crescita di un ragazzo che, in poco tempo, si trova a vivere tutto ciò che si è perso in precedenza senza nemmeno rendersene conto.

Antonio frequenta il liceo, non ha molti amici e, soprattutto, non ha buoni rapporti con la sua famiglia. Con suo padre in particolare, reo di aver lasciato il tetto coniugale e, di conseguenza, anche suo figlio.

Antonio ha dovuto fare i conti con crisi epilettiche per le quali pare si sia trovata una cura efficace. Per verificare che tutto sia tornato a posto si reca proprio con suo padre a Marsiglia dove il dottore che lo tiene in cura intende effettuare una prova sul campo, per verificare che a determinate condizioni le crisi non si ripresentino. Il tutto per scrivere definitivamente la parola fine a quel problema.

I due si troveranno a vivere, proprio a Marsiglia, ore intense fatte di vicinanza, di condivisione, di confidenze e di quella conoscenza reciproca che negli anni precedenti è sempre mancata.

In due giorni Antonio imparerà a conoscere volti di suo padre che gli erano sconosciuti, conoscerà le sue passioni e le sue verità scoprendo di essersi perso molto, fino a quel momento.

Ed anche per suo padre sarà lo stesso: riscoprirà un figlio che fino a quel momento aveva vissuto poco e con il quale non aveva mai avuto occasione di aprire il suo cuore e la sua anima.

Si confronteranno punti di vista diversi, si incastreranno elementi che fino a quel momento erano sembrati spaiati: nei suggestivi paesaggi di Marsiglia, tra vie malfamate e luoghi del divertimento, tra panorami indimenticabili e misteriosi luoghi nascosti, i due si ritroveranno per non lasciarsi più.

Si tratta di una storia emozionante. Nel momento in cui crollano le difese, crollano i pregiudizi e l'uno si apre all'altro si avverte nell'aria la meraviglia di un rapporto tutto da costruire e potenzialmente capace di cambiare la vita ad entrambi.

Più che sul discorso della malattia, lo ammetto, mi sono trovata a riflettere sul rapporto genitore/figlio. Su quanto spesso si tenda ad allontanarsi da qualcuno senza nemmeno capire il perché. Su quanto sia facile giudicare senza dare all'altro occasione di dire la sua, senza offrire alcuna possibilità. Soprattutto in casi come questo, quando c'è di mezzo una separazione ed un figlio che si è trovato a fare i conti con un'assenza pesante. 

Da questa storia, che mi ha colpita al cuore sul finale, ho imparato a non lasciare sospesi, a non restare ai margini delle persone che amo e a dare loro - anche nelle situazioni più difficili - una possibilità: perchè il tempo a nostra disposizione non è eterno, anche se ci piacerebbe pensare che sia così.
***
Le tre del mattino
Gianrico Carofiglio
Einaudi editore
165 pagine
16.50 copertina flessibile, 8,99 Kindle

giovedì 19 gennaio 2023

La somma dei giorni (I. Allende)

 La vita di Isabel Allende è stata una grande, grandissima avventura e lo è ancora oggi, credo.

 

Oramai ne sono certa.

Lo avevo capito leggendo i suoi libri precedenti ma con La somma dei giorni ne ho avuto la prova definitiva.

Tra quelle pagine, che l'autrice ha iniziato a scrivere nel 2006, ho trovato le memorie di una donna che non ha fatto, stavolta, un esercizio di fantasia ma che ha cercato di restare il più vicina possibile alla realtà parlando delle vicende che hanno riguardato la sua famiglia a cavallo tra la morte di sua figlia (in diverse pagine i ricordi la portano a prima della sua scomparsa) al 2006.

Mi sono trovata a vivere tante avventure anche stavolta con la consapevolezza che no, non erano fantasia. Quei personaggi erano persone, uomini e donne realmente esistiti e per la gran parte ancora viventi tanto che - come l'autrice stessa dichiara - hanno letto il libro prima che uscisse e qualcuno ha anche chiesto espressamente di non essere citato, rendendo necessaria una nuova stesura delle pagine in cui, invece, la sua presenza era prevista.

La Allende racconta ciò che ha vissuto in prima persona ma anche tutto ciò che ha conosciuto, che ha immaginato, che ha visto nei suoi viaggi, che ha toccato con mano e quel pizzico di magia che non manca mai nei suoi racconti come, ora lo so, nella sua vita.

Il racconto è strutturato a mo' di diario. Scrive a quella figlia perduta, a Paula. Non sono lettere ma vere e proprie pagine di diario. Paula è sempre presente proprio perché è a lei che l'autrice si rivolge quasi come se la volesse in qualche modo coinvolgere in ciò che non ha potuto vivere in prima persona ma che è vivido nei ricordi.

Il ritratto di Isabel è piuttosto chiaro. L'autrice non si fa sconti soprattutto per quanto riguarda i rapporti familiari quando ammette di essere stata una madre molto presente per i suoi figli e per la sua intera famiglia, tanto da sconfinare nell'invadenza in alcune circostanze.

Nel turbinio dei ricordi mi è sembrato di vedere davanti a me le persone citate, i loro sguardi, quasi di sentire le loro voci. I ricordi dell'autrice si sommano alle riflessioni sulla vita, sulla suo essere scrittrice e sul mondo contemporaneo: i riferimenti storici non mancano e sono, come di consueto, precisi e circostanziati.

La parte che riguarda le riflessione sulla scrittura mi hanno permesso anche di immaginare l'autrice al lavoro: il suo isolamento, i luoghi scelti per l'isolamento creativo, il diverso approccio che ha avuto con la scrittura nel tempo, il silenzio, la quiete... 

Ho letto queste memorie con molto interesse: posto che Isabel Allende è la mia autrice preferita, posto che la considero come capace di offrire storie ricche, ricchissime, non avevo ancora avuto l'occasione di approfondire dettagli riguardanti la sua vita. Ora posso dire di conoscerla meglio e di guardare alla donna, prima che alla scrittrice, con occhi diversi.

Bel libro.
***
La somma dei giorni
Isabel Allende
Feltrinelli
315 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

martedì 17 gennaio 2023

Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

 

Sono affezionata allo stile di De Giovanni e ai suoi personaggi. 

Le serie che propone, poi, sono sempre molto piacevoli da leggere (nei limiti in cui possano essere piacevoli omicidi e morti di vario tipo, ma questo è un altro discorso) e ogni volta che termino un'avventura ne vorrei avere a disposizione subito un'altra.

Mi è capitato anche stavolta, dopo aver letto l'ultimo della serie dei Bastardi di Pizzofalcone anche se, non posso negarlo, ho notato un po' di stanca... o meglio, di solito all'indagine principale si sommano le vicende personali dei protagonisti o dei personaggi secondari (che, comunque, in storie così articolate finiscono di diventare co-protagonisti per forza di cose) e stavolta ho notato un po' di lentezza sia nel caso dietro al quale si indaga che dal punto di vista delle storie di ognuno.

Ma ci può stare, soprattutto su una lunga serie, con personaggi che si fanno conoscere piano piano e che restano comunque legati ad una trama di fondo che è quella della squadra, in questo caso... una cosa che mi ha un po' innervosita è il fatto che ancora si metta in discussione la sua sopravvivenza. Della squadra, intendo. Si ha continuamente la sensazione che escano fuori, di tanto in tanto, nuovi motivi per dire definitivamente basta alla storia di quel chiacchierato Commissariato di Polizia come se non si riuscisse mai, davvero, a redimerne i membri. Oramai la storia dei Bastardi, quelli veri con la b minuscola, è archiviata (o almeno dovrebbe esserlo) e continuare a tenere in bilico il commissariato mi è sembrato voler tirare per le lunghe una situazione che dovrebbe essere - dopo tante avventure in serie - chiusa. Invece no. E si torna ancora ad avere il fiato sul collo di chi vorrebbe (ma a quanto pare non può) scrivere CHIUSO sul portone di quel commissariato.

Posta tale premessa, l'indagine ha a che fare con il ritrovamento del cadavere di un uomo nella sua officina. Un'officina ordinata, precisa, pulita e che nemmeno sembra il posto in cui si aggiustano automobili con grasso sulle mani, viti e accessori in giro. Se nell'officina appare tutto troppo in ordine - compresa la chiave inglese sporca di sangue che ha colpito l'uomo e che è stata rimessa in bellavista al suo posto - i pensieri della squadra non sono affatto in ordine. Nessun nemico, nessun problema in capo a quell'uomo che a quanto pare tutti stimavano, soprattutto nel giro degli amanti delle macchine d'epoca e di un certo valore. "Aveva le mani d'oro". Aveva... perchè ora sarà difficile trovare qualcuno abile quanto lui a prendersi cura delle bambine.

Indagini serrate, come sempre, ma ammetto che fin da subito c'è l'atteggiamento di una persona che gravita attorno alla figura della vittima che mi ha fatto pensare... un figura assente ma che dovrebbe essere presente e che mi è sembrato strano che non venisse presa affatto in considerazione da Lojacono e dai suoi. 

Finale che non sorprende più di tanto ma che lascia comunque tanta amarezza addosso.

Sul fronte personale emerge, su tutte, la figura di Vicky: la figlia di Elsa Martini che mi sembra davvero un peperino. Una ragazzina in gamba, che sa il fatto suo ma che porta dentro una grande fragilità legata all'assenza di quel padre che per tanto tempo è stato all'oscuro della sua esistenza.

Novità anche per Laura Piras così come per l'agente Romano che si trova a vivere una situazione più difficile del previsto. E Lojacono? Novità in vista anche per lui? Chissà... probabilmente servirà un altro libro per scoprirlo.

Sono dodici i volumi della serie, fino ad ora. Se mi hanno stancato? Bhè... no. Magari non tutti hanno tenuto lo stesso ritmo ma io un'altra storia dei Bastardi la leggerei volentieri.
***
Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone

Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
pag. 304
18.50 euro copertina flessibile, 9,99 Kindle

domenica 15 gennaio 2023

Le ossa parlano (A. Manzini)

Doloso. L'ultimo libro della serie che ha per protagonista Rocco Schiavone è doloroso. 

Non che gli altri non lo siano stati - anzi, ce ne sono alcuni che mi sono rimasti nel cuore - ma in questo caso si ha a che fare con il cadavere di un bambino (ossa... per la precisione) e la storia che emerge dalle indagini è molto dolorosa.

Vengono ritrovate nel bosco le ossa di  Mirko Sensini: un bambino che venne visto seduto su un muretto davanti alla sua scuola di Ivrea dopo le lezioni per poi sparire nel nulla. Il suo nome è tra i tanti bambini dispersi negli anni nella zona e non solo ma emergono elementi precisi che non lasciano dubbi sulla sua identità.

Caso delicato, molto delicato. Delitto che inquieta ma provoca anche molta rabbia in tutti coloro che si trovano ad indagare oltre che nella famiglia toccata da un lutto così profondo. 

Aleggia nell'aria, in modo nemmeno tanto celato, l'interrogativo "...ma chi può fare questo ad un bambino?" e si cerca la risposta nei vari ambienti frequentati dalla giovane vittima.

Anche stavolta accanto alle indagini in quanto tali Manzini offre un convincente spaccato sulla personalità dei personaggi a cui il lettore si è oramai affezionato. A lui su tutti: quel Rocco Schiavone che appare sempre così rude agli occhi degli altri ma che continua a portare con dignità i segni che situazioni dolorose gli hanno lasciato addosso.

A dire il vero non si hanno grossi sviluppi dal punto di vista personale ne' del protagonista ne' degli altri personaggi ma restano ancora dei sospesi che secondo il mio parere vanno chiusi definitivamente (forse in un prossimo libro?).

Le indagini sembrano ruotare su loro stesse anche piuttosto a lungo per arrivare poi ad un finale che stupisce ma solo in parte. Stupisce e fa arrabbiare. Non potrebbe essere altrimenti visto che si ha a che fare con un omicida ma ... come sempre avviene quando a compiere gesti di questo tipo sono coloro che dovrebbero avere un ruolo uguale e contrario a quello che realmente hanno, la rabbia è all'ennesima potenza.

Quanto ai personaggi secondari, assume un ruolo di sempre maggior rilievo Michela Gambino della scientifica e al di là delle vicende personali di Italo Pierron, sempre più preso dal gioco d'azzardo, altro degno di nota non avviene se non la nascita dei cuccioli di Lupa.

In ogni caso, la lettura è piacevole, lo stile di Manzini non delude anche se ci si chiede, arrivati all'episodio n. 18 delle vicende di Rocco Schiavone, quanto ancora abbia da dire, da raccontare, da vivere assieme ai lettori.
Io, personalmente, vorrei che la sua storia continuasse con qualche evoluzione, però. Altrimenti sarà necessario puntare più sui casi che non sulle vicende personali del vicequestore e della sua squadra.
***
Le ossa parlano
Antonio Manzini
Sellerio Editore
416 pagine
15.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

venerdì 13 gennaio 2023

Oltre l'inverno (I. Allende)

Isabel Allende mi ha nuovamente conquistata. Non la leggevo da un po' ma la sua capacità di offrire tante storie in una storia, il cuore che mette in ciò che scrive, la scorrevolezza dei suoi pensieri, la preparazione dal punto di vista del contesto storico-politico - cornice che ogni volta diventa protagonista anche quando non dovrebbe - mi hanno rapita. 

Tra le pagine di Oltre l'inverno spunta un cadavere ma chi si aspetta un thriller ad alta tensione ha sbagliato lettura.

 

Non è l'autrice giusta.
Non è il libro giusto.
Ma allora, c'è da chiedersi, che c'entra stavolta un cadavere tra quelle righe?

Siamo a Brooklyn in epoca contemporanea, in pieno inverno. Neve, tante neve. Freddo, tanto freddo. Può capitare, con condizioni meteo di questo tipo, di avere un piccolo incidente in auto mentre si sta tornando a casa. É quello che capita a Richard Bowmaster, professore universitario, che tampona la macchina di una giovane donna immigrata illegalmente dal Guatemala. Evelyn Ortega, questo il suo nome: non capisce e non parla bene l'inglese, fa fatica ad esprimersi, prende il biglietto da visita che Richard le porge e si allontana. Niente di grave, dunque, ed ognuno prende la propria strada. Quando però la ragazza si presenta, disperata ed impaurita, all'uscio di casa di Richard, la situazione si complica. Da uomo mite e tranquillo qual è, Richard non sa cosa fare e chiede aiuto ad una sua vicina. Si tratta di Lucía Maraz, una donna cilena con dei trascorsi personali piuttosto burrascosi e che conosce appena, giusto un saluto ogni tanto. La situazione, però, richiede una collaborazione che vada oltre il formalismo.

Dal momento in cui Evelyn bussa a quella porta si intrecciano tre destini, tre vite di persone molto differenti l'una dall'altra ma che hanno qualche cosa in comune: la necessità di affrontare una situazione inaspettata e per niente facile da risolvere.

Le vicende di oggi si alternano ai ricordi che lasciano emergere i trascorsi - dolorosi, per lo più - dei protagonisti. Ecco, dunque, che si conoscono le storie di ognuno ed è questo che più mi è piaciuto della storia. 

C'è un cadavere, è vero. Ma è stato l'aspetto che meno mi ha interessata. Le storie, quelle sì che mi hanno conquistata.

Se dovessi fare un'analisi di come si evolve la situazione dal punto di vista delle indagini su quella morte potrei dire che di fatto non ci sono indagini... non ci sono ispettori, non ci sono volanti della polizia, medici legati annessi e connessi. E questo, per gli amanti del genere, potrebbe rappresentare una grande pecca. Ma io so che la Allende mirava ad altro. O meglio, secondo me è così. Credo che quello del cadavere sia stato solo un espediente per raccontare le tante storie, compresa la sua (sua del cadavere), di quando era in vita, ovviamente.

E a me, questa cosa, è piaciuta. Non era un commissario che cercavo. Cercavo questo. C'è una storia d'amore. Ma non era un romance che cercavo. E la Allende non mi ha delusa.
***
Oltre l'inverno
Isabel Allende
Feltrinelli editore
304 pagine
12,00 euro copertina flessibile, 6,99 Kindle

mercoledì 11 gennaio 2023

Arabesque (A. Gazzola)

Finalmente qualche cosa cambia nella vita di Alice Allevi

Finalmente, sì, perché attendevo da tempo qualche cosa che cambiasse quella routine che oramai sembrava standardizzata per la specializzanda in medicina legale che è sempre più investigatrice che medico.

Non più specializzanda, ora, ma specialista in Medicina Legale. Una libera professionista, insomma. Autonoma ed indipendente. Così, almeno, dovrebbe essere anche se c'è sempre qualcuno pronto a metterci lo zampino.

Basta con il praticantato, con le umiliazioni subite attorno al tavolo di un'autopsia da parte di Claudio Conforti. Perché ora lei è specializzata e le si aprono le porte di una professione che può riservare delle belle soddisfazioni. O no? Dubbio più che legittimo visto che conoscendo il tipo ci si potrebbe aspettare di tutto...

Nel momento in cui un magistrato chiede la sua consulenza - non è la migliore ma, chiamandosi Allevi, è la prima della lista in ordine alfabetico - sente tutta la responsabilità dell'incarico che le è stato affidato, senza più avere il fiato sul collo di quel Conforti che vorrebbe tanto tenere alla larga ma che, a quanto pare, tanto alla larga non sta. Così per lo meno dovrebbe essere ma, lo sarà davvero? Le strade dei due si separeranno definitivamente?

Il caso su cui viene chiesta la sua consulenza è quello della morte di una ballerina di danza classica che, ben presto, si rivelerà collegato alla morte di un'altra donna, anni prima. Legame, questo, che riserverà delle sorprese perché in un modo o nell'altro la vicenda chiama in causa proprio quell'uomo il cui pensiero le toglie il sonno la notte. No, non parliamo di Arthur, no. E questo aspetto della vita di Alice è tutto da scoprire tra le pagine, non posso spoilerare e spiattellare ai quattro venti come vanno le cose. Basti pensare che ho avuto la sensazione di essermi persa un passaggio. Voglio pensare che sia stata distrazione da parte mia della lettura e non dell'autrice che possa aver sorvolato su un importante aspetto dalla vicenda.

Narrazione scorrevole, Alice non si smentisce mai e, tra una figuraccia e l'altra, riesce comunque ad arrivare a svelare il mistero. Per chi si aspetta qualche cosa di eclatante dal punto di vista professionale no... non è ancora arrivato il momento (se mai arriverà) ma qualche scossone dal punto di vista della sua vita personale lo si ha, eccome!

Curiosa di proseguire con la serie? No, per ora no. Lascerò decantare un po'.
***
Arabesque
Alessia Gazzola
Longanesi editore
352 pagine
17,60 euro copertina rigida, 12.00 euro copertina flessibile, 9,99 Kindle

martedì 10 gennaio 2023

Cena con delitto al castello di Balmoral (C. McGeorge)

 

Un castello, una famiglia reale, la vigilia di Natale, un delitto, un assassino da scovare.

Questi gli ingredienti della storia raccontata nel libro Cena con delitto al castello di Balmoral che ho letto nei giorni scorsi e che ho lasciato decantare un po' prima di recensire.

Un castello: ambientazione suggestiva che lascia immaginare una festa da sogno, decorazioni da capogiro, tavola imbandita e vini costosi.

Una famiglia reale: ogni riferimento a persone realmente esistite è puramente casuale ma le caratteristiche sono quelle che si possono immaginare. Legami familiari più o meno stretti, più o meno autentici, eredi al trono, giovani rampolli di famiglia... su tutti la personalità del sovrano che sembra voler giocare uno scherzetto ai suoi congiunti ma che, alla fine, ci lascia la pelle. Eh già: il sovrano Eric ha organizzato una festa intima per la sua famiglia e personale ridotto all'osso ma si capisce subito che non ha intenzioni molto "natalizie". Non dico altro per non spoilerare, basti sapere che si respira nell'aria la sua volontà di rinunciare al trono e designare il suo successore ma allo stesso modo si comprende subito che bolle altro in pentola in particolare in fatto di eredità.

La vigila di Natale sarà da ricordare e non solo per il clan dei Windsor visto che il delitto che si compirà tra le mura di quel castello avrà - com'è naturale che sia avendo a che fare con una famiglia reale - un'eco ben più ampia di quella che avrebbe qualsiasi altro delitto.

Il delitto, arriviamo al punto... non spoilero nulla se dico che a morire sarà il sovrano, apparentemente avvelenato. E non spoilero niente se dico che le alternative per arrivare al colpevole non sono molte visto che i potenziali assassini sono tutti lì, tra quelle mura, considerata la bufera che imperversa fuori e l'impossibilità per chiunque di avvicinarsi o allontanarsi dal castello di soppiatto.

Un assassino da scovare: chi si accollerà questa responsabilità? Qui sta il bello, secondo me. Non entrano in scena famosi investigatori o chissà quale altro super segugio. A portare avanti le indagini, anche se non fino alla fine, sarà  lo chef Jonathan Alleyne.

Piano piano verranno scoperti gli altarini di una famiglia che sarà pure reale ma di segreti e di misteri ne serbava parecchi - e non si poteva certo immaginare nulla di diverso, a dire il vero.

Ho apprezzato il fatto che le indagini venissero portate avanti dallo chef che, da persona fedele alla vittima, fa di tutto per poter arrivare a scovare il colpevole ma sa bene che, avendo tutta la famiglia come potenziale sospettata davanti a sé, non riuscirà a portare avanti il compito con semplicità.

Molti i punti che mi hanno fatto pensare ad una storia prevedibile ma che, comunque, mi è sembrata gradevole da leggere.

Alcuni aspetti mi hanno lasciata un po' l'amaro in bocca come il riferimento al fatto che qualcuno si potesse intrattenere guardando Ballando con le stelle (siamo in un castello scozzese) così come al fatto che nessuno si sia mobilitato dall'esterno a fronte del silenzio di un sovrano che, come viene dato per consueto, dopo il messaggio di Natale avrebbe dovuto telefonare (abitudine consolidata) a qualcuno (che ora non ricordo chi fosse ma comunque qualcuno di importante). Come si può pensare che un sovrano non rispetta un appuntamento importante e nessuno se ne curi?
Tutto si svolge molto in fretta, è vero, e in parte questo mio dubbio sarà chiarito nel finale con l'evolversi della situazione... ma mi è sembrato poco credibile.

Finale a sorpresa, diverso da quello che avrei immaginato ed anche per questo gradito.

Insomma, posto qualche difettuccio, giallo natalizio gradevole che ricalca la struttura di gialli analoghi piuttosto comuni ma che aiuta a trascorrere qualche ora cercando di capire chi possa essere stato.
***
Cena con delitto al castello di Balmoral
Chris McGeorge
Piemme editore
374 pagine
19.90 copertina flessibile, 9.99 Kindle

giovedì 5 gennaio 2023

Il Natale di Poirot (A. Christie)

 

A Natale si è tutti più buoni. Più o meno. 

Nel libro di Agatha Christie se ne ha una prova in quello che è diventato un classico del giallo, in particolare nel periodo natalizio. Scritto nel 1939 narra le vicende che hanno per protagonista la famiglia Lee convocata dal patriarca, Simeon, per passare tutti insieme la vigilia e il giorno di Natale.

Tutti insieme a scambiarsi grandi sorrisi e abbracci - molti di loro non si vedevano da parecchio tempo - al cospetto di un uomo che appare subito come un burattinaio che è pronto a condurre un gioco che lui stesso ha studiato a tavolino, in ogni dettaglio.

Il signor Lee non è stato, in gioventù e negli anni della maturità, un padre affettuoso così come non ha coltivato un buon rapporto con la defunta moglie e il suo carattere emerge a chiare lettere proprio nel momento in cui tutti si aspetterebbero armonia e serenità: è un uomo che ama divertirsi alle spalle degli altri, dei suoi famigliari nello specifico.

L'autrice presenta tutti coloro che si trovano in casa con lui: Alfred e Lydia, George e Magdalene, David e Hilda (figli e rispettive mogli), Harry (figlio), a sorpresa l'unica nipote Pilar Estravados (figlia della sua figlia defunta due anni prima), Stephen Farr figlio di un vecchio amico di Simeon, in realtà figlio illegittimo di Simeon. A loro si sommano il Sovrintendente Sugden e il Colonnello Johnson della Polizia, Tressilian maggiordomo, Horbur cameriere personale e lui, Hercule Poirot che arriva sul posto come consulente della polizia.

L'atmosfera è tutt'altro che natalizia soprattutto dopo che il patriarca comunica telefonicamente al suo avvocato di voler cambiare il proprio testamento e dopo che tutti ascoltano, perchè convocati nella staza in cui sta avvenendo il colloqui telefonico.

Cosa lega quella famiglia? O meglio, c'è qualche cosa che lega quella famiglia? Un pizzico di amore fraterno o filiale si fa fatica a rintracciarlo... il passato o il presente di ognuno dei convenuti allunga delle ombre sul rapporto con Simoeon tanto che appare inevitabile "il fattaccio" compiuto il quale (l'assassinio del patriarca) Johnson, Sugden e Poirot iniziano ad indagare, a fare domande, a raccogliere elementi da mettere insieme.

Tutti mentono: Poirot non ha dubbi in merito, dopo aver ascoltato le diverse versioni dei fatti. Il punto sta chi lo fa in modo innocuo e chi, invece, per nascondere la sua colpa.

L'idea narrativa di fondo non è originalissima nel senso che altri romanzi sono stati strutturati, nel tempo, allo stesso modo. A rendere originale la storia, però, è lo stile della Christie che descrive alla perfezione i personaggi senza esagerazioni, che non ha bisogno di ambientazioni eccessivamente scenografiche o di espedienti tali da trasmettere un omicidio "sopra le righe". Con eleganza viene concentrato il tutto sulle capacità di Poirot: capacità d'osservazione, d'ascolto, di deduzione tanto da arrivare a dire - una volta che viene svelato il mistero - "...ma come ha fatto a capirlo??". 

Si tratta di una lettura che non può mancare per gli estimatori dell'autrice ma anche per chi volesse lasciarsi andare ad un giallo scorrevole, che ha il sapore del passato anche (e non potrebbe essere altrimenti) per lo stile di scrittura, che intrattiene e stuzzica il lettore coinvolgendolo nelle indagini, pezzetto dopo pezzetto.

Un piccolo appunto: l'uso del passato remoto mi è sembrato inopportuno soprattutto nelle descrizioni di quanto accaduto pochi attimi prima. Il passato prossimo avrebbe reso il tutto ancora più scorrevole e grammaticalmente corretto, secondo me. Ma chi sono io per criticare la Christie??? 

Ultima considerazione: ho trovato disponibile in biblioteca una vecchia edizione (1977 per la modica cifra di lire 800!!!) con le pagine ingiallite... al piacere di avere tra le mani un libro che mi ha dato l'impressione di essere senza tempo ho dovuto sommare la difficoltà di dover fare attenzione a sfogliare le pagine per non rovinarlo e il colore delle pagine ha reso un po' più faticosa la lettura, ma ciò riguarda l'edizione che ho trovato io, non certo il libro in assoluto. In edizioni più recenti il problema, di certo, non sussiste. In ogni modo, non disdegno edizioni vintage che hanno sempre un loro fascino.
***
Il Natale di Poirot
Agatha Christie
Mondadori editore
Edizione del 1977 - 213 pag.

martedì 3 gennaio 2023

Un po' di follia in primavera (A. Gazzola)

Mi ero quasi dimenticata di Alice Allevi. Ho letto i primi libri della serie parecchio tempo fa poi, lo ammetto, lo stile della Gazzola, quella sua protagonista sbadatella, pronta a fare magre figure ma anche con un acume degno dei più grandi investigatori privati mi aveva stancata. Credo che questa sia la controindicazione che si presenta quando si leggono più libri della stessa serie tutti uno dietro l'altro, senza concedersi le pause che, invece, ci sarebbero tra un'uscita e l'altra. Così, in questo periodo di festa per via delle vacanze di Natale ho pensato bene di riprendere da dove avevo interrotto.

Ho ritrovato l'Alice Allevi di sempre: meno dubbiosa, stavolta, dal punto di vista dei propri sentimenti ma con le solite caratteristiche soprattutto in qualità di specializzanda al cospetto di quell'uomo che da sempre le fa girare la testa e che anche ora, dopo aver aggiunto una la stabilità di cui sopra dal punto di vista sentimentale, qualche pensiero glielo dà.

L'indagine che si avvia a seguito del ritrovamento del cadavere di un noto psichiatra della zona apre il sipario su un mondo, quello dei misteri della mente, che appare affascinante e terribile al tempo stesso. La vittima Ruggero D'Armento, era abituato a lavorare con la mente altrui: dalla personalità magnetica, uomo di gran fascino, lo psichiatra viene trovato morto nel suo studio, in un ambiente che  dovrebbe essere protetto, in quanto ambito medico di un certo livello, ma che a quanto pare tanto protetto non era.

L'indagine non è semplice e, come al solito, la curiosità di Alice la porterà a ficcare il naso in faccende più grande di lei ma anche stavolta sarà proprio grazie alla sua curiosità e al suo carattere che si metteranno insieme dei pezzi di un puzzle che, altrimenti, sarebbero rimasti a lungo sparsi sul tavolo.

Mi aspettavo un cambiamento, un'evoluzione del personaggio: un cambiamento c'è stato ma fin da subito me ne è sembrata poco convinta pure lei.

E poi stavolta debbo dare conto di un sospeso piuttosto fastidioso, un aspetto lasciato volare via con il vento dall'autrice. Senza voler fare spoiler, Alice si prepara ad un viaggio, interessante professionalmente ed anche costoso: riesce a racimolare i soldi necessari (e non è un aspetto secondario della storia visto che parecchie pagine vengono dedicate al fatto che Alice non sappia risparmiare e che spenda tutto ciò che guadagna in scarpe e abbigliamento) ma poi di quel viaggio non si sa più niente. Crea anche una certa aspettativa, vista la compagnia con la quale avrebbe dovuto viaggiare ma non si fa più cenno per niente a questa cosa. Se l'obiettivo era quello di indirizzare il lettore verso una certa direzione, il fatto di aver lasciato un così eclatante sospeso ha vanificato ogni tentativo, secondo me. 

In ogni modo, Alice non si smentisce. La vita continua ad andare avanti senza farle sconti e il cambio repentino cui si assisterà sul finire della storia è prova di quanto fossero fragili rapporti spacciati per qualche cosa di forte ed oramai definitivo. Lei sembra sempre in attesa di qualche cosa. Ecco... questa la sensazione che mi ha trasmesso questo libro: quella di una perenne attesa che qualcuno la valorizzi come merita, che qualcuno la ami come merita, che qualcuno le riconosca le qualità che dimostra di avere. Un'attesa che spero possa finire prima o poi perché il tentativo di rendere simpatica la protagonista rendendola spesso ridicola ed impacciata alla fine stufa.

Credo che sia il momento di crescere per Alice e mi auguro che nella prossima avventura ci sia qualche cosa che vada in questa direzione altrimenti temo che la serie inizi a diventare davvero lenta e noiosa.
***
Un po' di follia in primavera
Alessia Gazzola
Tea editore
298 pagine
5.00 euro copertina flessibile, 10.00 copertina rigida, 8.99 Kindle

lunedì 2 gennaio 2023

La bibliotecaria di New York (M. Benedict e V. C. Murray)

Che cosa vuol dire essere una donna afroamericana all’indomani della Guerra Civile, quando la schiavitù era teoricamente fuori legge ma nella realtà il suprematismo bianco, le leggi Jim Crow e i linciaggi prendevano più piede?

In un contesto di questo tipo, cosa deve aver passato una giovane donna ambiziosa e capace a spacciarsi per bianca pur essendo figlia di un uomo che si era impegnato in prima persona per fare in modo che nel mondo tutti gli individui fossero liberi e potessero mostrare con orgoglio le proprie origini?

 

 Non deve essere stato facile. Tutt’altro. 

Ed è ciò che ha fatto Belle da Costa Greene. La sua scelta non è stata causale, tantomeno superficiale. Se, da una parte, suo padre si è sempre battuto per l’uguaglianza, sua madre ha sempre saputo che in un mondo di bianchi, l’unico modo per dare un futuro ai suoi figli fosse quello di fingersi come loro, bianchi.

E Belle, grazie alla sua carnagione chiara, riesce facilmente a nascondere le sue origini, il suo “sangue scuro” come lei stessa dice ad un certo punto. Riesce non solo a non far trapelare le sue origini ma ad emergere in un mondo di bianchi, per lo più in un mondo di uomini bianchi, come può essere quello della cultura e dell’arte agli inizi del Novecento.

Belle è una donna coraggiosa ed anche spocchiosa, a tratti. È sicura di sé, pronta a ritagliarsi un posto ben preciso nella società. Una scelta non facile, la sua. Anche se dimostra di avere un carattere forte supportato da una preparazione invidiabile, tale da farle conquistare un posto di fondamentale importanza nell’alta società newyorkese, le autrici hanno reso alla perfezione tutte le fragilità che si nascondono dietro un’apparente sicurezza, spavalderia anche. Ad un certo punto della sua vita Belle è dilaniata dal dubbio e si interroga su cosa sia più giusto: se continuare a vivere con una maschera e continuare a dare il suo contributo nel mondo dell’arte e della cultura dell’epoca o se gettare via la maschera, rischiando di perdere tutto per impegnarsi, magari, a difendere gli stessi ideali di suo padre a vantaggio del popolo afroamericano. Il lettore è condotto per mano a riflettere con lei, a guardare a quegli anni andando oltre la patina dorata che sembra ricoprire la vita di quella donna diventata, a quel tempo, un’istituzione. 

Devo ammettere che i suoi comportamenti, soprattutto dal punto di vista delle scelte personali, mi sono sembrati discutibili in più momenti: ma chi sono io per giudicare le scelte di vita altrui?

Quello che più mi ha colpita è stata la forza di questa donna di conquistare un posto ben preciso in un mondo nel quale, da afroamericana, quel posto non l’avrebbe mai e poi mai avuto. 

Alcune parti mi sono sembrate un po’ troppo lente e ripetitive ma nel complesso si tratta di una lettura che mi sento di suggerire.

La protagonista è realmente vissuta, è stata realmente braccio destro di JP Morgan diventando, nel 1924, primo direttore della Pierpont Morgan Library. Direttrice, ad essere precisi.

Direttrice afroamericana, a volerlo essere ancora di più. Belle ha dimostrato qualcosa a tutti coloro che consideravano (e purtroppo considerano ancora) i “neri” come persone inferiori. E l’ha fatto dando a tutti una gran bella lezione.

***
La bibliotecaria di New York
Maria Benedict e Victoria Christopher Murray
Newton Compton editore
384 pagine
9.90 copertina rigida