mercoledì 29 novembre 2023

Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (M. Murgia)

 

Onestamente non sapevo cosa aspettarmi dall'ultimo libro di Michela Murgia. Quando uscì non lo presi in considerazione perché non ho voluto lasciarmi prendere dalle emozioni... aveva appena annunciato la sua malattia, Michela... e non volevo che questa cosa potesse in qualche modo influenzare il mio giudizio.

L'ho ascoltato - purtroppo per via di una infiammazione agli occhi ultimamente sto ascoltando molto, leggendo poco - dopo la sua morte ed ammetto che non è stato facile vedere lei, sentire le sue parole come se uscissero davvero dalla sua bocca soprattutto nella prima storia.

Storie. Sono storie singole, storie di vite che si intrecciano, si intersecano forse senza che i protagonisti se ne rendano conto. Il lettore è un osservatore privilegiato ed ha la possibilità di unire i puntini e comprendere quei legami che loro stessi probabilmente ignorano. Sono esistenze che si sfiorano, a volte.

Per tutti i protagonisti la vita ha in serbo un cambiamento, una prova, una scelta. Uno scossone, in un modo o nell'altro, a vite tranquilli e sempre uguali a loro stesse. Fino ad un certo momento.

Nel primo racconto ho immaginato proprio lei: in quella donna che si trova ad affrontare una terribile malattia, nei suoi rituali, nelle sue scelte ho visto lei. La malattia è la sua. Anche il coraggio, il carattere, cedo. Però Michela ha messo su carta più voci, più personaggi ai quali non ha dato un nome ma una identità fatta di scelte, di situazioni, di sensibilità. 

Della Murgia ho letto poco, lo ammetto. Ho letto solo Accabadora (che tra l'altro mi è piaciuto molto) e il suo stile mi ha confermato che probabilmente dovrei recuperare tutto il resto.

Forse, ora che ci penso, a tenermi lontana da lei e dai suoi libri è stata la sovraesposizione mediatica che in alcuni momenti della sua vita l'hanno avuta per protagonista. E' stato un po' come mi capita con le ultime uscite di cui poco prima o a ridosso dell'uscita si parla in ogni dove... e questa cosa mi allontana. 

Ora probabilmente era il momento giusto.

Ogni storia mi ha fatto riflettere. Dal modo di affrontare la malattia alla maternità, dal covid ad uno degli ultimi racconti che mi ha decisamente spiazzata: un racconto intimo, sensuale, eccitante anche, scritto in punta di penna raccontando un rapporto intimo in maniera estremamente delicata ma efficace. In questo la Murgia mi ha spiazzata, piacevolmente spiazzata.

Non sono molte pagine e, come spesso mi capita di dire quando leggo racconti, ogni storia avrebbe meritato di essere sviluppata in un libro a sé... è una mia idea, questa, dovuta al fatto che non amo i racconti. In questo caso, in particolare, ho avuto a che fare con storie intense che avrei volentieri letto in tanti singoli libri.

Lei, però, non potrà mai più dare seguito a questo mio desiderio. Purtroppo.***
Tre ciotole
Michela Murgia
Mondadori editore
144 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle, Audiolibro

sabato 25 novembre 2023

La mia bottiglia per l'oceano (M. Bussi)

 

Il prestigiatore delle parole. Michel Bussi, l'illusionista. L'autore che è capace di indurre a credere qualcosa che non è, di portare il lettore in una direzione e poi svoltare all'improvviso in un'altra. Michel Bussi nel suo libro La bottiglia per l'oceano si è fatto palesemente ispirare da Dieci piccoli indiani, testo che cita anche più volte tra le pagine.

Questa volta, però, ho trovato meno alchimia rispetto ad altri suoi libri precedenti.

Questo non vuol dire che il libro non mi sia piaciuto. Il suo stile mi piace, il suo modo di tenere il lettore appeso ad un filo pure ma, stavolta, quel filo mi è sembrato più sottile. Tutto qui.

Siamo in un'ambientazione particolare, in Polinesia, nell'isoletta di Hiva Ova (Isole Marchesi). Sono andata a cercare qualche immagine, lo ammetto, per capire bene l'ambientazione e devo dire che si tratta di un posto da sogno. Un sogno che, però, per i protagonisti, si trasforma ben presto in un incubo.

Il celebre scrittore Pierre-Yves François sceglie cinque scrittrici per uno stage, allo scopo di scoprire nuovi talenti. Sono chiamate a scrivere partendo dal titolo La mia bottiglia per l’oceano con un incipit molto particolare: Prima di morire vorrei...

Scatta la competizione e si innesca un meccanismo molto particolare: si ha la sensazione che lo scrittore abbia messo in conto degli escamotages molto particolari per ispirare le cinque scrittrici. Su tutti, la sua scomparsa. Ma è davvero così? Pierre-Yves si è nascosto per mettere un pizzico di pepe alla storia?

La situazione inizia a degenerare e si susseguono eventi che poco hanno a che fare con uno scherzo o una tattica per ispirare l'estro delle autrici. Iniziano a spuntare vecchie storie attorno alle quali indagare ma anche una triste realtà con morti che si susseguono seguendo - a quanto pare - un copione ben preciso.

Per esclusione, tutti iniziano a dubitare di tutti. Emergono le storie delle concorrenti, legami personali, vecchie frizioni, situazioni irrisolte. Il tutto in un paesaggio naturale tanto affascinante quanto teatro di immani tragedie.

Su questo punto vorrei soffermarmi un po'. Le morti che si susseguono sembrano passare un tantino sottobanco per quanto riguarda le reazioni dei protagonisti... viste con poco coinvolgimento emotivo, quasi con distacco. Questa cosa, secondo me, ha stonato un po' soprattutto se penso che sull'isola c'erano una coppia (marito e moglie) ma anche madre e figlia. Persone comunque legate tra loro che sembrano assistere alla morte con tanto, troppo distacco. 

Storia coinvolgente che, seppur con alcuni punti deboli, si lascia leggere.
***
La mia bottiglia per l'oceano
Michel Bussi
Editore e/o
pag. 405
15.30 copertina flessibile, 11.99 Kindle, Audiolibro

martedì 7 novembre 2023

L'arte della guerra (Sun Tzu)

 

Letto su suggerimento di un amico, L'arte della guerra è arrivato tra le mie mani in un periodo in cui non avrei proprio voluto sentir parlare di guerra... mi basta la realtà.

Il suo invito, però, è stato quello di leggerlo pensando non tanto ad una strategia di battaglia fisica contro qualcuno quanto ad una strategia per affrontare la vita, il lavoro, tutte le situazioni che ci si presentano davanti ogni giorno.

Da quel che ho potuto capire si tratta del più antico testo di strategia militare che offre per punti, una strategia ben precisa. Ma l'autore non si limita a dare indicazioni su come attaccare e come difendersi, su quando attaccare e quanto ritirarsi, sugli atteggiamenti da tenere in battaglia. Sun Tzu si sofferma anche sulle modalità in cui vanno prese le decisioni, su precise valutazioni dell'ambiente esterno e sulla necessità di conoscere il proprio nemico per gestire poi il conflitto non allo scopo di distruggere ma allo scopo di vincere, tenendo presente che la miglior battaglia è quella che si vince senza combattere

Ad un certo punto, devo ammetterlo, mi sono chiesta se il mio amico non avesse commesso un grande errore nel suggerirmi un testo così ma solo riflettendo a posteriori mi sono resa conto di aver letto qualche cosa di estremamente contemporaneo ed adattabile a tutti gli ambiti di vita. In particolare, applicando i principi enunciati all'ambito lavorativo e alle dinamiche sociali che si vivono quotidianamente. 

Una precisazione: non intendo dire che il mio ambiente lavorativo sia un campo di battaglia, non mi piace pensare di essere tra gente da combattere o da fare alleate... i vari principi enunciati, però, si adattano benissimo a tutto ciò. Quell'invito a non arrendersi, soprattutto a non essere impulsivi, a conoscere prima di agire, a gestire le problematiche non in modo distruttivo ma costruttivo, ad aspirare alla conquista della vittoria sempre e comunque ma con lucidità e metodo... ecco, sono principi che non vanno intesi come riferiti esclusivamente all'ambito militare.

È un testo molto semplice, enunciato per punte e che in poche pagine sembra concentrare enunciati scontati. 

Un testo che in alcuni passaggi mi ha lasciato decisamente interdetta ma che va valutato nel suo insieme e non in modo letterale.

Un invito a fare in modo che sia l'obiettivo che guida le nostre azioni e non le nostre azioni che definiscano il nostro obiettivo.

Se e come riuscirò a mettere in pratica qualche cosa che ho letto è, però, tutto da vedere.
***
L'arte della guerra
Sun Tzu
Universale economia Feltrinelli
pag.94
Euro 7.00

lunedì 30 ottobre 2023

Siddhartha (H. Hesse)

L'ho letto perché assegnato come lettura mensile a mia figlia, quinta liceo, dall'insegnante di lettere. Come quasi sempre accade in casa mia, i libri che finiscono (o dovrebbero finire) in mano ai miei figli passano prima tra le mie, di mani. 

Ho subito capito che non sarei stata capace di apprezzarne appieno il messaggio. Ora, a lettura ultimata, mi trovo in grande difficoltà nell'esprimere il mio pensiero in merito.

Non ho fatto studi classici. Non ho studiato filosofia. Non mi sono mai soffermata a pensare a viaggi spirituali che potessero, in qualche modo, avvicinarmi all'esperienza del protagonista di questo libro. 

Siddhartha, questo è il suo nome, è un ragazzo indiano del VI secolo a.C. che cerca di dare un senso alla sua vita. Fa delle scelte coraggiose, a partire da quella che lo allontanerà, ben presto, da suo padre e dalla strada che lui avrebbe voluto tracciargli davanti ai piedi. 

Sceglie, assieme al suo fedele amico Govinda, di percorrere la strada dei Samana, degli asceti che vivono in povertà e che si immedesimano in tutto ciò che incontra. Quello che trova, però, non lo soddisfa e ben presto inizia a percorrere un'altra strada e poi un'altra ancora fino a che non incontra una donna che gli cambierà letteralmente la vita. Kamala diventerà la sua maestra, vivrà nel lusso, nel gioco e nel vizio fino  a che non si rende conto di aver toccato il fondo. Condizione, questa, necessaria per poi poter risalire. Arriva anche a pensare al suicidio, per scontare i peccati di cui è consapevole di essersi macchiato ma c'è altro, per Siddhartha, prima della morte.

Si apre qui un altro capitolo della sua vita.

Hesse, almeno questo è quello che ci ho capito io, invita a riflettere su ciò che realmente conta nella vita e sulla necessità di guardarsi dentro. E' quello che fa Siddhartha. 

Non è un libro semplice. Non posso certo dire il contrario. E io ho anche fatto un po' di fatica a seguire determinati passaggi. Non ho mai fatto studi filosofici e tra queste pagine mi è parso di capire, invece, che i riferimenti filosofici siano parecchi. Siddharta è alla ricerca della saggezza e della spiritualità, del senso del mondo, del proprio essere e di ciò che possa indurlo verso la rinascita. Ho letto recensioni "illuminate" da parte di chi ha anche trovato sollievo nella propria anima dopo aver letto questa storia. Mi spiace ma non è proprio il mio caso.

Se lo consiglio? Mmmmm a mia figlia sicuramente non lo consiglierei, conoscendola. Ma se la prof. dice che lo si debba leggere, allora lo si deve leggere.

E in bocca al lupo a lei, giovane lettrice del 2023!
***
Siddhartha
Herman Hesse
pag. 198
Adelphi
13.00 euro copertina flessibile, 4.99 Kindle, Audiolibro

martedì 24 ottobre 2023

Il vento conosce il mio nome (I. Allende)

Solitamente non vado dietro alle ultime uscite ma con Isabel Allende, la mia autrice preferita, ho fatto volentieri un'eccezione. 

Onestamente non sapevo cosa aspettarmi ed è stata una conferma. La Allende è e resta la mia autrice preferita. Anche dopo tanto tempo.

La penna della Allende indaga nella vita di persone che sono costrette a lasciare la loro casa e non certo per loro volontà ma perché costrette. Costrette soprattutto da ciò che la storia dell'epoca ha portato con sé

Devo ammettere di aver pensato, sulle prime (e non avendo letto, per scelta, la trama o qualsivoglia recensione) che potesse trattarsi di una raccolta di racconti. Mi sbagliavo e di grosso.

Il lettore si trova davanti - in particolare - a piccole esistenze sconvolte da un mondo violento che li costringe a lasciare le persone che amano e ad andarsene lontano. Per Samuel la fuga vuol dire la sopravvivenza dei nazisti e per Anita, alle prese con un triste sistema di immigrazione statunitense, vuol dire cercare con tutta sé stessa di mantenere viva la speranza di una vita migliore e, con lei, di riabbracciare la sua mamma.

Per entrami si legge la tragicità di scelte che quei bambini si trovano a subire. Ed entrambi faranno la loro strada. Una strada che, seppur accidentata, a ben pensare è molto più fortunata di quella di tanti altri bambini che ancora oggi restano vittime, in un modo o nell'altro, degli eventi.

La storia viene narrata su diversi piani temporali (si parte da Vienna, 1938 per arrivare a tempi più attuali) che si intrecciano magistralmente consegnando al lettore storie di personaggi difficili da dimenticare.

Samuel, prima, e Anita, poi, sono in fuga. Le loro storie sono dolorose ma anche piene di coraggio e di forza di volontà. Sono piene di personaggi crudeli, è vero, ma anche di persone di buon cuore. Le loro esistenze si incontrano... ed è magia. Non una magia fatta di bacchette magiche e stelline dorate. No. La magia è nell'anima dei due così come nelle sensazioni che vengono trasmesse a chi sta da quest'altra parte, quella del lettore.

Sono anche altri i personaggi che entrano in ballo ma sono Samuel e Anita che restano impressi nella mente e nel cuore di chi legge. Nei miei, almeno.

Isabel Allende non ha perso il suo smalto. Racconta la storia, con tutte le sue brutture e con le violenze che ne hanno segnati i tratti ma lo fa, oltre che con estrema preparazione, anche con la massima delicatezza senza mai scadere nello scontato. Non si risparmia, l'autrice, anche da una chiara critica al sistema dell'immigrazione. E non risparmia - ma questa è una cosa soggettiva di ogni lettore, una considerazione che dovrebbe riuscire a trarre da solo - un dato di fatto: la storia non ci ha insegnato niente. 

I fatti di cronaca ce lo ricordano ogni giorno. Putroppo.
***
Il vento conosce il mio nome
Isabel Allende
Feltrinelli editore
pag. 320
22.00 euro copertina flessibile, 12.99 Kindle, Audiolibro

domenica 8 ottobre 2023

Eppure cadiamo felici (E. Galiano)

Enrico Galiano ci sa fare. Sa arrivare al cuore dei lettori soprattutto - credo, perché non è il mio caso - dei più giovani. Perché affronta argomenti che li toccano da vicino, offre storie in cui possono rivedersi, tocca corde che in loro vibrano in modo molto più intenso di quanto non possa avvenire in un lettore adulto. Che, pure, un libro così può apprezzarlo, come è capitato a me.

Il volto di Gioia (questo il nome della protagonista che io immagino proprio come quello che cattura dalla copertina) mi fissava dalla libreria da tempo. Acquistato su indicazione di mia figlia assieme a Dormi stanotte sul mio cuore, ha aspettato un po' ed un paio di settimane fa è arrivato il suo momento. Entrambi hanno aspettato un po', a dire il vero, perché non li ho letti subito. 

Gioia è una diciassettenne in cui tante ragazzine di quell'età possono rivedersi. Vive in un mondo tutto suo, ha un'amica immaginaria, una famiglia che perde pezzi, si è guadagnata l'appellativo di MaiUnaGioia da parte dei suoi compagni di classe che, se possono, la evitano. 

Ha un professore, però, che rappresenta il suo punto di riferimento e che le sta accanto, a modo suo, offrendole ogni volta l'occasione di riflettere su aspetti che la riguardano da vicino, pur parlando d'altro. Parla con lei anche quando non parla con lei, quando parla con l'intera classe ma lei ha orecchie attente per capire. È un professore che avrei voluto avere anche io, sono sincera, e per rendere l'idea del ruolo che abbia avuto nella vita di Gioia mi limito a dire che lo considera quasi un padre, più di quanto (ed è facile pensarlo conoscento la storia di quella famiglia) non lo sia stato il suo.

Quando Gioia incontra Lo, per caso, scopre di non essere sola al mondo: anche se molto misterioso quel ragazzo è capace di ascoltarla, di ridere con lei, di amarla. Succede tutto così per caso, come spesso accade tra adolescenti. E altrettanto in fretta accade qualcosa di più grande di lei.

Ammetto che in alcuni momenti mi sono sembrate delle situazioni piuttosto inverosimili. Ma funzionano. Il mondo adolescenziale è descritto in maniera molto efficace - e lo dico da madre di due adolescenti - e la storia porta anche a riflettere su cosa voglia dire amare una persona e volere il suo (non il proprio) bene. 

L'amore è anche sacrificio, spesso. E Gioia ne ha le prove. 

Non posso dire se si arriva ad un lieto fine e cosa succeda ai due ragazzi perché sarebbe come spoilerare tutto il libro. Soprattutto... il lieto fine dal punto di vista di Gioia può essere diverso da quello dal punto di vista di Lo... Ma il libro va letto.

A me è piaciuto anche se non è stato amore a prima vista, devo ammetterlo. Ci ho messo un po' a capire che non si trattava della solit storia sdolcinata tra adolescenti. Discorso diverso per la copertina: per quella, sì, è stato amore a prima vista.
***
Eppure cadiamo felici
Enrico Galiano
Garzanti editore
346 pagine
12.00 euro copertina rigida, 13.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited, Audiolibro

domenica 1 ottobre 2023

Grande meraviglia (V. Ardone)

 

Non racconterò la storia di Elba. Non racconterò cosa voglia dire essere una bambina nata da una donna dichiarata matta e sentirsi dire "...matta la madre, matta la figlia, matta tutta la famiglia". Non racconterò cosa voglia dire, per quella bambina, crescere in una struttura destinata ai matti. E nemmeno cosa voglia dire fingersi matta, per quella bambina, per poter stare nel solo posto che considera come casa.

Non racconterò nemmeno la storia di Fausto, il dottorino. Non racconterò il suo impegno tra i matti affinché i manicomi venissero chiusi e quelle persone venissero trattate in modo diverso, con maggiore umanità e calore. Non racconterò nemmeno cosa voglia dire dover assistere a pratiche di un certo tipo per calmare quei matti... così come non racconterò come sia possibile che persone semplicemente scomode, stravaganti, un po' sopra le righe venissero considerata matte e meritevoli del relativo trattamento. 

Non racconterò come la strada di Elba e di Fausto si siano incontrate, mescolate e se poi abbiano preso ognuna la propria direzione ne' perché.

Quello che voglio raccontare sono le emozioni che la lettura di questa storia ha alimentato in me. Emozioni contrastanti che faccio anche fatica a mettere nero su bianco. Ho provato tanta rabbia, a tratti, ma anche tanta compassione... mi sono emozionata pagina dopo pagina al pensiero di ciò che stava accadendo riga dopo riga e di quanto possa essere accaduto veramente in strutture così. 

Non di meno, la storia di Fausto - che nella seconda parte del libro diventa protagonista assoluto - mi ha fatto riflettere su quanto sia facile trascurare le persone che si hanno accanto sacrificandole sull'altare dell'impegno sul lavoro, accanto a chi si ritiene possa avere maggiore bisogno. 

Mi ha fatto riflettere sul fatto che un medico, oltre ad essere tale, è un uomo prima di tutto, un marito, un padre... e che spesso si fanno dei sacrifici troppo grandi dei quali ci si rende conto solo a posteriori.

Io questo libro l'ho sentito... e non lo dico solo perché l'ho effettivamente ascoltato (e la bravissima Emanuela Ionica che mette il cuore in quello che legge e lo si capisce a pelle) ma perché l'ho proprio sentito nel profondo.

Viola Ardone è una conferma. Mi aveva catturata con Il treno dei bambini, letteralmente conquistata con Oliva Denaro, e ammaliata con questo suo ultimo libro che consiglio senza riserve.

Devo ammettere che dal punto di vista emotivo è un gran colpo. Ma anche Oliva Denaro lo è stato, tanto per fare un esempio. E li consiglio entrambi a chi amasse storie di donne ma storie non facili... tutt'altro.
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Grande meraviglia
Viola Ardone
Einaudi editore
pag. 304
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle, Audiolibro

venerdì 22 settembre 2023

La rilegatrice di storie perdute (C. Caboni)

 

L’idea di fondo non è originalissima ma funziona.

Non è originalissimo il fatto che il libro venga strutturato su due piani temporali con una donna dei tempi moderni che si imbatte in una storia d’altri tempi, narrata in parallelo.

Funziona, però. A catturare – e credo che fosse proprio questo l’intento dell’autrice, visto il titolo – è la storia della rilegatrice che dà il nome al libro che, di fatto, è colei che dal passato torna prepotentemente in un presente nel quale mette qualcuno sulle tracce di ciò che ha lasciato. Il fascino che arriva dal passato, da due secoli fa, dunque, piuttosto che il presente.

Clarice, è questo il nome di quella donna d’altri tempi che coinvolge ed appassiona la stessa Sofia prima che il lettore. 

Sofia Bauer è una bibliotecaria romana che vive un momento difficile con il marito da cui si sta separando. La storia di Clarice le arriva tra le mani per via di un libro molto antico che intende restaurare. Non è un libro qualunque, però, e se ne rende conto in fretta. C’è una storia segreta racchiusa tra le note a margine di quelle antiche pagine e Sofia non può ignorare tutto ciò.
Scopre, ben presto, di avere molto in comune con quella nobildonna d’altri tempi che le parla dal passato: amano entrambe i libri, non hanno accanto l’uomo giusto, hanno la necessità di ricominciare da zero.
Clarice è una bambina che si trova a fare i contri fin da giovanissima con una realtà che non le fa sconti. 

E' coraggiosa, Clarice. Ha le idee chiare ed è pronta a battersi per ciò in cui crede, per le sue aspirazioni. Apprende in segreto l’arte della legatoria e sceglie un modo alquanto singolare per far arrivare la sua storia ai posteri. Un modo efficace, una chiave di lettura che va trovata e che Sofia vorrà decifrare.

Posto che tra le due narrazioni ho preferito quelle che riguarda Clarice, la storia è scorrevole e incuriosisce. C'è un mistero di fondo che ad un certo punto sembra portare ad un nulla di fatto ma che in realtà...

Bhè, è tutto da scoprire.

Accanto alle due donne non mancano figure maschili così come, nelle more del racconto, ci si imbatte in protagonisti molto particolare: i libri e la magia che è scritta tra le righe.

Come precisato dall'autrice nelle note finali si tratta di un'invenzione, di una trovata narrativa che non si avvicina a nulla che possa essere trattato come una storia vera. Sarebbe stata affascinante, però, se fosse stata una storia vera.
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La rilegatrice di storie perdute
Cristina Caboni
Garzanti editore
304 pagine
13.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

martedì 19 settembre 2023

Il sorriso lento (C. Bonvicini)

Mentre ascoltavo questo libro (perché l'ho ascoltato, non letto) ho pensato che non fosse il momento giusto per affrontare una storia come questa. Una storia dolorosa di cui avrei fatto volentieri a meno. 

Ma non sono riuscita a smettere. 

La scrittura di Caterina Bonvicini è efficace ma delicata, mi è arrivata quasi come una carezza anche quando quanto narrato ha provocato in me un dolore profondo.

Ho pianto leggendo la storia di Lisa e di Clara così come di tutti gli altri che gravitano loro attorno in questo libro. Ho pianto di dolore, un dolore serio, profondo, come se quanto narrato mi riguardasse in prima persona perchè, un po', è stato proprio così.

Lisa e Clara sono amiche da sempre. Con loro una cerchia di amici con cui dividere gioie e dolori. Il plurale, il "noi", è d'obbligo in ogni situazione visto che il gruppo è tale sempre. Lo è anche davanti a circostanze che arrivano improvvisamente a turbare ogni equilibrio: la malattia. 

Non è semplice da gestire, però. Il "noi" è sempre presente ma la verità è che la malattia non parla al plurale perchè nonostante la massima partecipazione, l'affetto profondo, la vicinanza costante, chi si ammala lo fa in prima persona ed in prima persona affronta ciò che la malattia comporta.

Ecco, dunque, che l'autrice - con la voce di Clara - porta il lettore attraverso il tortuoso percorso del prima, del durante e del dopo la malattia di Lisa.

A questa storia di profonda amicizia si somma anche quella di Ben: uomo di un'età lontana da quella di Clara e che si trova a fare i conti con situazioni che tendono a sfuggirgli di mano: il marito di troppe donne, il padre di troppi figli, l'amico di troppi amici. Tutto "troppo", tanto quasi da schiacciarlo sotto le sue responsabilità. Quando poi la malattia entra nella sua vita e colpisce la sua giovane e promettente ex moglie, qualche cosa si incrina e quel "troppo" sembra quasi annullarsi davanti a quello che è comunque un grande dolore, pur essendo lei una ex.

L'incontro tra Ben e Clara porta entrambi a riflettere, in un modo o nell'altro, sul senso della perdita. Ed anche il lettore è condotto per mano verso tale profonda riflessione.

Devo ammettere di aver pensato, sulle prime, che si trattasse di un'altra raccolta di racconti: quando si è passati dalla storia di Clara a quella di Ben mi sono sembrate storie a camera stagna, distanti, senza alcun punto di contatto. Ed ho anche sbuffato visto che non amo i racconti.

Mi sono, però, ricreduta quando ho capito dove l'autrice volesse portarmi e dove volesse condurre i suoi personaggi.

I discorsi di Ben, soprattutto quelli all'inizio della sua storia mi hanno un po' rattristata ma nel complesso la sua storia si è ben incastrata con quella delle due amiche.

Una lettura che non dimenticherò per un sacco di buoni motivi. 

E che, forse, è arrivata proprio al momento giusto, contrariamente a quanto io abbia pensato all'inizio.

Ps. il titolo mi è piaciuto molto. Nel contesto si tratta di un concetto molto toccante...
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Il sorriso lento
Caterina Bonvicini
Garzanti editore
212 pagine
20.00 euro copertina rigida, Audible

venerdì 8 settembre 2023

La moglie del mercante di stoffe (L. Rochon)

Come al solito i libri di questa casa editrice ingannano. O meglio, il titolo e quanto indicato in copertina ingannano perché se è vero che la moglie del mercante di stoffe è uno dei protagonisti della storia, il libro non è incentrato affatto su di lei. Ed il punto di vista predominante non è quello della Monna Lisa, anche se (è lei la moglie del mercante di stoffe) ha un ruolo di primo piano in tutto il racconto.

Siamo nella Firenze di inizio '500 ed è stato bellissimo immaginare di immergersi in quell'atmosfera, di mettere il naso in quelle botteghe in cui si muovono i personaggi, di passare lungo quelle strade polverose. 

Inutile dire che sia stato altrettanto bello avere a che fare con personaggi illustri, consegnati a noi dalla storia e proposti con descrizioni tali da far immaginare al lettore di essere lì, dietro quelle tele, dietro la porta di quei laboratori, sotto ai portici di quei vicoli...

Che la narrazione proposta sia prettamente femminile è indubbio ma non è il punto di vista di Madonna Lisa il preminente quanto quello di Beatrice: una ragazzina rimasta sola dopo la morte del padre e abbandonata dalla madre. Si rimbocca le maniche e cerca di sopravvivere vendendo olio sopraffino. Non è facile il suo compito così come non è facile muoversi e vivere in un ambiente ostile soprattutto per i più poveri ed indifesi. Lei cerca di andare avanti a testa alta anche se i morsi della fame la piegano ogni giorno di più. Proprio in un momento difficile fa la conoscenza di tal Leonardo: un signore elegante appena rientrato a Firenze e pronto a prendere le sue difese. Non sarà questa la sola conoscenza importante per la ragazza: conoscerà Agnella, una vedova che vive facendo la guaritrice e che è ben introdotta nelle più importanti famiglie fiorentine. Ed ancora una certa Madonna Lisa, colei che si farà ritrarre da Leonardo in quello che diventerà il famosissimo ritratto di Monna Lisa. Ma anche Michelangelo: un giovane scultore con il quale la ragazza entra in sintonia ed al quale rivela di avere la passione per il disegno, un interesse considerato strano per una giovane dell'epoca. Incoraggiata da Michelangelo, Beatrice vedrà intrecciare la sua storia a quella di Lisa e dello stesso Leonardo.

Tante le figure importanti, tante le esistenze narrate con passione e trasporto. 

Ho conosciuto un Leonardo che mette in discussione la sua esistenza, le sue passioni, la sua stessa vita.

Ho conosciuto un Michelangelo alle prese con quella che sarà una delle sue opere più importanti: quel David che alimenta una certa discussione perché troppo bello, troppo maschio, troppo virile, troppo vero. 

Ed ho anche toccato con mano la rivalità tra i due. Sottile ma presente. 

Ho conosciuto una Lisa sofferente, spezzata dal dolore per aver perso sua figlia.

Ho conosciuto la Firenze di quel periodo: una città vivace, fulcro di arti e mestieri, madre di personaggi che nella storia sono persone come tante ma che noi lettori di oggi sappiamo essere i grandi artisti che hanno lasciato opere d'arte straordinarie. 

Devo ammettere di essermi lasciata andare anche alla curiosità (sono andata a cercare informazioni sui tanti personaggi che compaiono, sulle opere citate, sui vari protagonisti) e mi sono lasciata affascinare da vite straordinarie ma che vengono rese con estrema normalità grazie a sentimenti, paure, convinzioni, aspettative, dubbi che sono comuni in ognuno. 

Posto l'inganno iniziale devo dire che la storia cattura e lo stile non mi è dispiaciuto affatto.

Storie così potrebbero alimentare l'interesse anche di studenti che troppo spesso sorbiscono lezioni di storia dell'arte in modo passivo e tendono a dimenticare che quegli artisti e quelle figure rese in marmo o su tela sono stati, prima di tutto, uomini e donne. Poi artisti e modelli o modelle. Prima, però, uomini e donne con tutto ciò che ne consegue, fragilità e paure comprese.
***
La moglie del mercante di stoffe
Lisa Rochon
Newton & Compton editori
384 pagine
9.90 copertina rigida, 5.99 Kindle, 1.95 Audiolibro

lunedì 4 settembre 2023

È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia (C. Chinnici)

 

Un uomo prima che un uomo di giustizia.

Un marito, un padre, un amico prima che una persona che ha dato la vita per la lotta contro la mafia. 

Questo è ciò che ha voluto trasmettere Caterina Chinnici, figlia di Rocco, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983. 

Una donna che a 30 anni di distanza decide di aprire le porte del suo cuore e della sua memoria raccontando la parte più intima della vita di suo padre (e di riflesso anche la sua e della loro famiglia), quella che non è mai arrivata alla cronaca, sotto i riflettori.

Impegnata anche lei nella lotta contro la mafia, Caterina ha voluto raccontare l’uomo senza dimenticare che il suo impegno ha – volenti o nolenti – influenzato anche la vita personale di suo padre. Perché, che lo si voglia o no, quando ci si mette in prima linea contro la mafia, è soprattutto sul piano personale che si viene colpiti. E la fine di tanti magistrati, uccisi senza pietà per strada, davanti alle loro case, al ristorante, ne è la prova.

Ciò che maggiormente mi ha colpita è stato il peso, inteso come responsabilità, che arriva dal portare quel cognome. Perché è indubbio che l’essere “figlia di…” comporti una responsabilità maggiore dell’essere semplicemente Caterina. Eppure l’autrice fa di questa responsabilità un impegno: non solo e non tanto un impegno in nome del padre ma la voglia di fare con convinzione ciò che lei ritiene giusto e necessario: essere strumento di amministrazione della giustizia.

Ciò che più mi ha fatto riflettere è stata la consapevolezza di Rocco di essere un bersaglio vivente e il suo impegno a fare in modo che questo non si estendesse a chi gli era accanto: non si pensa mai a questo aspetto, davanti a persone impegnate contro la mafia. Non si pensa mai alla paura (perché credo che non si possa negare che, comunque, seppur con coraggio, queste persone affrontano quotidianamente la paura di morire in modo violento) che pure c’è. 

Mi ha molto rattristata la sua storia, che pure conoscevo anche se in modo molto superficiale. Ma mi ha ancor più rattristata il fatto che della morte di Rocco Chinnici – così racconta sua figlia – ci si sia dimenticati in fretta in una città che è ben presto tornata all’indifferenza di sempre. A ben pensare è vero: la cronaca si focalizza su certi fatti in modo quasi morboso nelle immediatezze ma poi, piano piano, tutto sfuma e anche la morte di un uomo che ha lottato contro la mafia non per se’ stesso ma per la comunità vien posta nel dimenticatoio. Dalla cronaca, forse. 

Dal sentire comune che tende ad identificarla come una morte per mafia come tante (purtroppo). Ma non certo nel cuore e nella mente di chi quell’uomo lo ha “vissuto” e perduto. No, nei familiari no. Restano il dolore e la rabbia ma anche la forza di perdonare. 

L’unica capace di permettere di guardare avanti. L'unica che ha permesso a Caterina e alla sua famiglia di guardare avanti.
***
È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia
Caterina Chinnici
Mondadori editore
144 pagine
11.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle

mercoledì 30 agosto 2023

Il Gioco (G. Floris)

Prendi due studenti che non brillano affatto tra i banchi di scuola e che hanno tutte le carte in regola per essere considerati i classici bulletti. 


Lei è Francesca, una tipa apertamente fascista, nata nella periferia di Roma e consumatrice occasionale di droghe.
Lui è Momo, alias Mansur, che non si tira mai indietro quando c’è da menare le mani ma dotato di un ottimo senso dell’umorismo. Il colore della sua pelle lo porta ad essere etichettato come straniero ma è italiano da due generazioni, anche se questo sembra interessare poco.

Non amano la scuola, Francesca e Momo che, contrariamente a quanto il loro essere fascista e di colore potrebbe far pensare, sono ottimi amici.

Sono ignoranti e se ne vantano.
Ad avere a che fare con loro è il professor Romano che tenta, per quanto possibile, di indurli lungo la retta via della cultura. A dire il vero ha perso il gusto di insegnare, Romano: i ragazzi con i quali ha a che fare hanno perso la voglia di imparare, non ne sentono il bisogno. Perchè, dunque, dovrebbe impegnarsi per loro? 

Quanto una studentessa scompare, una loro coetanea che risponde al nome di Rossella Catrambone, tutto sembra portare a loro, a Momo in particolare che sembra sia un simpatizzante dell’Isis. 

C’è un mistero da risolvere in un ambiente molto particolare, quello della scuola. E le ricerche iniziano in modo alquanto singolare, tra un libro e l’altro (quelli che solitamente si leggono all'ultimo anno di liceo e che i due rifiutano) perché sarà proprio la cultura a guidare i ragazzi e il loro Prof. Alla ricerca della ragazzina scomparsa.

Sarà proprio tra quei libri che Momo e Francesca non conoscono affatto che si celano indizi necessari per mettere insieme il puzzle e risolvere il mistero. In questo contesto emerge una realtà molto particolare: il mondo scolastico si manifesta sotto aspetti inimmaginabili e mostra anche delle particolari fragilità. Il tutto corre parallelamente alla ricerca che viene portata avanti ovviamente anche dalle forze dell’ordine (con una poliziotta che sente puzza di bruciato e rischia grosso scegliendo una via di indagine non convenzionale… ed anche con un poliziotto altrettanto particolare). 

Tra le righe di questo libro ho letto un’aperta critica al mondo scolastico, che tratta gli studenti come numeri e toglie loro quello spirito critico e quello spirito di iniziativa che, invece, sono indispensabili per la loro crescita. A questo punto ha un suo perché il titolo del libro visto che viene a galla proprio lui, “Il Gioco”, qualche cosa che non è per niente sorpassato e archiviato come si potrebbe pensare visto che affonda le sue radici nel passato. Ma è anche una riflessione sul mondo dell'insegnamento e su qui si aprirebbe un discorso infinito.

Il romanzo è molto ricco di contenuti e spunti di riflessione. Scritto in maniera scorrevole, è costruito su un impianto narrativo piuttosto complesso che, però, non rende la lettura macchinosa. Anzi… le vicende dei ragazzi si seguono con piacere e con una certa ansia dovuta alla necessità di salvare una giovane vita.
Non mancano i colpi di scena, gli sviluppi inaspettati.

Invito a non lasciarsi spaventare dalla mole di pagine. La ricerca appassiona, sono curiosi gli sviluppi e il finale... bhè, da gustare.

***
Il Gioco
Giovanni Floris
416 pagine
Solferino editore
19.00 euro copertina flessibile, 11.99 kindle

domenica 27 agosto 2023

La storia delle api (M. Lunde)

Arrivata in casa mia come lettura consigliata a mia figlia dall'insegnante di lettere, La storia delle api mi ha incuriosita fin da subito.

 

Aspettavo solo che arrivasse il momento giusto. Ed è arrivato con l'inizio di questa estate. Mi ha permesso di sfatare il mito (non mio... ma di altri) che sotto l'ombrellone si debbano portare libri leggeri, di semplice svago e intrattenimento.

Perché non si tratta di una semplice storia atta ad intrattenere il lettore per essere dimenticata in fretta. Si tratta dell'intreccio di tre storie, narrate in periodi storici differenti, che fanno riflettere sul rapporto tra l'uomo e la natura, su come le scelte degli uomini possano portare a tragiche conseguenze.

Tutte hanno come punto di contatto le api, la loro vita, le regole dello sciame, la loro vita, la loro sopravvivenza e quella del genere umano tutto.

Il libro si apre con una realtà futura, nel 2098, dove l'impollinazione naturale, per opera delle api, è oramai un lontano ricordo. L'uomo è costretto - per la sua sopravvivenza - a fare ciò che le api hanno fatto in passato garantendo la vita al genere umano.

Questa storia futuristica si intreccia con una più antica, quella di William, biologo inglese che nel 1852 si presenta come un uomo che non ha più uno scopo nella vita tanto da non alzarsi più dal letto. Proprio dalle api e dalla voglia di fare qualche cosa di importante attorno a quel mondo, arriverà lo stimolo a riprendere in mano la propria vita e non solo la sua.

Il terzo periodo storico proposto è più attuale, con George, un apicoltore dell’Ohio, che nel 2007 si trova a fare i conti con una vera e propria catastrofe che minaccia da vicino le api e lo stesso genere umano anche se, al momento, non ce se ne rende conto. 

Sono storie che inducono il lettore a riflettere su quanto le scelte fatte dagli umani possano influenzare gli equilibri che regolano i cicli di vita, la natura, l'ambiente. E lo fanno senza scadere nel pesante, mantenendo alto l'interesse del lettore e portandolo piano piano a comprendere quale sia il legame tra le tre storie, apparentemente tanto distanti le une dalle altre. 

Sono storie di vita di persone, prima di tutto. Sono storie d'amore, di passione, di conquiste e di perdite, il tutto collegato da un preciso filo conduttore. Non c'è da aspettarsi un manuale sulla ciò che dà il titolo al libro. La vita delle api, le loro abitudini, i loro comportamenti, si leggono tra le righe e si apprendono piano piano ma ciò che viene proposta è la vita, a tutto tondo. E la morte con lei.

Lo consiglio.

Ps. mi ha fatto sorridere il fatto che sia stata una certa Maja (solo io ricordo un'ape con questo nome?) a scrivere di api ;-)
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La storia delle api
Maja Lunde
Universale economica Feltrinelli
pag. 423
11.40 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

lunedì 21 agosto 2023

Oro puro (F. Genovesi)

 

 Ho fatto un lungo viaggio.

L’ho fatto assieme Nuno, un giovane che ha affrontato – senza nemmeno rendersene conto – il viaggio della vita. Un viaggio che segnerà la storia: parte da Palos, in Spagna, nell’agosto del 1942. È in fuga, non sa dove andare e si trova (non sa nemmeno lui come e perché) su una imbarcazione che ha una destinazione ignota. È la Santa Maria ed è diretta verso il Nuovo Mondo anche se, al momento, nessuno lo sa.

Nuno non ha mai navigato, non è mai salito su un’imbarcazione e non ha mai provato il desiderio di farlo. Eppure, affronta un viaggio assieme a quelli che diventeranno i compagni di un’avventura memorabile che cambierà la vita a lui e non solo.

Nuno è l’ultimo degli ultimi: non ha mai navigato e non sa fare nulla che abbia a che fare con il mare. Ma sa scrivere. Come sua madre prima di lui e come lei stessa le ha insegnato. Faceva la prostituta, sua madre, ed anche sua zia. Ma sapeva scrivere. Questa sua abilità si dimostrerà preziosissima a bordo agli occhi di Lui: Cristoforo Colombo. Ben presto Nuno diventerà lo scrivano personale dell’Ammiraglio e, oltre a vivere in prima persona la sua avventura sulla caravella vivrà, di riflesso, anche l’avventura che gli viene narrata dal punto di vista di colui che vuole lasciare traccia della sua impresa ai reali ma anche ai posteri.

La storia la conosciamo tutti. Quello che non conosciamo, però, sono le sensazioni, gli umori, i sogni, le aspirazioni dei protagonisti cosa che Genovesi aiuta a chiarire dando voce a Nuno e a molti altri personaggi. Tutti molto ben definiti, a dire il vero, anche quello che sembra più insignificante.

Devo ammettere di aver letto questo libro molto lentamente. Non è stata la mole di pagine a rallentare la lettura (l’ho letto in e-book in collaborazione con Thrillernord ed ho anche potuto agevolmente portarlo in spiaggia e in borsa in questi giorni d’estate a differenza di quanto avrei potuto fare avendo tra le mani il volume piuttosto ingombrante) ma la ricchezza di quanto narrato. Descrizioni precise, sensazioni che arrivano in modo forte e chiaro e la crescita di quel ragazzino (che è la voce narrante a distanza di parecchi anni) che arriva al lettore in modo diretto e preciso.

Nuno parte sedicenne (un ragazzino all’anagrafe, nel corpo e nell’anima) ma durante il viaggio cambia, matura sotto diversi punti di vista, anche quello sentimentale visto che incontra l’amore.

Perché oltre al viaggio epocale di Colombo viene narrata anche una storia d’amore che, però, pur avendo un ruolo importante nella narrazione e nell’intera storia, non declina il libro verso il “rosa”, assolutamente. Ed anche in questo Genovesi è stato molto bravo: gli ingredienti sono tutti molto ben equilibrati per rendere la storia complessa e completa. 

Non è il primo libro che leggo di questo autore, conoscevo già il suo stile per cui l’aver letto lentamente queste pagine non mi ha stupita più di tanto. Ho cercato di cogliere ogni sfumatura e per fare ciò ho avuto bisogno di tempo e di concentrazione.

E’ una lettura che consiglio: un viaggio che porta, è vero, verso una scoperta che cambierà la geografia e che avrà anche un impatto sociale, ma che mette a nudo l’indole più egoistica degli uomini con conseguenze alla quali spesso si preferisce non pensare.
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Oro puro
Fabio Genovesi
Mondadori Editore
pag. 444
20.00 euro copertina rigida, 10.99 Kindle

martedì 1 agosto 2023

Le invisibili (G. Genisi, M. Oliva, M. Venezia, G. Verasani)

Non amo i racconti. Da sempre. Preferisco letture più corpose, storie più articolate di quelle che si consumano in poche pagine.
Il libro Le invisibili, però, mi incuriosiva. Innanzitutto perché parte di una collana che mi piace particolarmente – Nero Rizzoli – e poi perché mi incuriosivano le autrici coinvolte. Donne intente a scrivere storie di donne declinate in un modo particolare: il noir.
Tutte e quattro mettono su carta – ognuna secondo il proprio stile – storie di donne che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con la morte. Perché la provocano, la vivono quotidianamente, la anelano…
Sono donne che hanno una vita come tante, una famiglia come tante ma una storia particolare che, a quanto pare, solo loro conoscono. Perché è nel loro intimo che si insedia il male. Perché è nei momenti meno prevedibili che quel male emerge e trova la sua manifestazione.
Sono tutte donne che iniziano a fare i conti con loro stesse, con i loro istinti fino ad ora nascosti, con le loro inclinazioni più profonde. Sono donne che hanno subito e che non intendono più farlo o, per lo meno, che cercano il modo migliore per riscattare una vita vissuta sottotono e all’ombra di qualcuno. Che sia un marito, un agente, una madre, un intero paese.

A guardarle sono donne come tante: con gli occhi stropicciati al mattino, con qualche chilo di troppo, con una bellezza celata dietro ad un abbigliamento modesto giusto per non dare troppo nell’occhio. Ma sono anche donne di successo, arrivate all’apice dopo quella che per molti è stata una scalata ma che per loro è stato il destino.
Per tutte loro l’unica via d’uscita è la morte. Non la propria, però! 

Una premessa: trattandosi di autrici che hanno scritto dei libri con dei protagonisti seriali e non avendoli letti, per me tutti i personaggi che vengono citati sono nuovi di zecca.
Lo è il Maresciallo Lopez che indaga su un omicidio avvenuto in una baia con richiami alla presenza di sirene.
Lo è l’Ispettrice Micol Medici che si trova ad indagare sulla morte di un importane discografico e su un giro di giovani di belle speranze, tutte potenzialmente interessate a farlo fuori.
Lo è il Sostituto Procuratore
Imma Tattaranni che raccoglie – sotto forma di lettera – la confessione di una donna che sta scontando la sua pena e che sceglie proprio lei per fare chiarezza su alcuni aspetti oscuri della vicenda che l’ha vista protagonista.
Da ultima, ma non credo che sia un personaggio seriale, arriva la storia di Rachele che mette in piedi un accordo alquanto sui generis con una donna, Connie, vittima delle angherie di suo marito.

Sono tutti racconti scorrevoli (devo ammettere che quello che mi ha appassionata più di tutte è stato il terzo, quello scritto a mo' di lettera) con donne che vengono ben descritte seppur in poche pagine.
Ognuno dei vari racconti avrebbe potenzialmente potuto essere strutturato maggiormente ma devo ammettere che l’abilità di un autore, un’autrice in questo caso, sta anche nel dare compiutezza ad una storia quando non si hanno troppe pagine a disposizione.
Resto dell’idea che i racconti mi lascino sempre addosso un certo senso di incompiuto e, potendo scegliere, sceglierei un romanzo più strutturato ma devo dire che tutto sommato la lettura de Le invisibili, non è stata poi così male.

Chissà che non mi venga voglia di andare a recuperare le serie le cui protagonista ho incrociato tra queste pagine!
***
Le invisibili
G. Genisi, M. Oliva, M. Venezia, G. Verasani
Rizzoli editore (collana Nero Rizzoli)
228 pag.
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle, audiolibro