sabato 30 novembre 2019

Le ragazze di New York (S. O. Schnall)

Olivia è una donna in carriera dei nostri tempi.
Charlotte è una studentessa in cerca di un lavoro che, agli albori degli anni '50, è stretta tra le decisioni di un padre dispotico e la voglia di coltivare le proprie aspirazioni.

Olivia vive un momento delicato nel suo lavoro (lavora nella pubblicità) ed è alla ricerca della svolta. Si imbatte, così, in una storia risalente alla fine degli anni '40, inizi anni '50, che la incuriosisce e può rappresentare quella svolta che cerca con tutta se stessa: è la storia del concorso di Miss Subways, concorso che si è realmente tenuto tra il 19541 e il 1976 a New York.
O meglio, è la storia delle ragazze che, all'epoca, sognavano di indossare la fascia di Miss.

Con le proprie fragilità, le proprie convinzioni, la voglia di affermarsi nelle rispettive società dell'epoca, Olivia e Charlotte vedranno le loro esistenze intrecciarsi per scoprire che ognuna ha lottato per affermarsi e per combattere quegli stereotipi e quei pregiudizi che, se potevano essere ammissibili anni fa, anche oggi sono purtroppo persistenti, anche se mascherati in altro modo.

Le ragazze di New York racconta la loro storia consegnando nelle mani dei lettori due donne diverse per età ed aspettative ma, a ben guardare, con tanti punti in comune.
Non mancano rispettivi problemi di cuore, più o meno seri, così come non mancano prove che la vita mette lungo il loro cammino. Allo stesso tempo, però, non manca quella  tenacia e quella forza di carattere che serve - in qualunque epoca si viva - per inseguire i propri sogni.

L'autrice usa uno stile non eccessivamente impegnato, tale da attribuire alla storia quella leggerezza che non è, però, sinonimo di superficialità.

Devo ammettere che nella prima parte del libro ho trovato una storia piuttosto scontata, con una trame piuttosto banale ed immaginavo già il finale senza paura di essere smentita. Sono stata sull'orlo della noia in diversi punti, lo ammetto!

A metà libro qualche cosa è cambiato. 
E' arrivata l'idea giusta al momento giusto con qualche complicazione che scompiglia le carte a dovere e devo dire che ho rivalutato la storia, soprattutto da metà libro in avanti, appunto.

Il personaggio che mi è piaciuto più di tutti in assoluto è Ben: un vicino di casa di Olivia che mi ha affascinata fin da subito con la sua dolcezza, la sua tenerezza, la sua discrezione ed il suo modo di fare. Un personaggio positivo, un ragazzo che ogni donna vorrebbe incontrare e, ben presto lo si scoprirà, un ragazzo con il quale la vita non è stata magnanima ma rispetto alla quale ha trovato un ottimo modo per riscattarsi.
Vorrei segnalare un aspetto, dovuto probabilmente alla mia distrazione: da quanto letto mi era sembrato che Ben fosse molto più giovane di quanto invece non sia. Mi sono lasciata trarre in inganno da qualche descrizione che, probabilmente, ho preso troppo alla lettera.

Non posso dire, invece, che mi sia piaciuto Sam, fidanzato storico di Olivia che mi è sembrato un immaturo ed anche presuntuoso ad un certo punto della storia, per poi riconquistare qualche punto verso la fine.

In merito alle due protagoniste la figura di Olivia non mi ha particolarmente impressionata. Mi è piaciuta molto di più Charlotte... ma la Charlotte settantenne, non la ventenne che in alcuni passaggi e alcuni ragionamenti mi ha innervosita un bel po'.

Romanzo leggero, senza grosse pretese, che si lascia leggere anche in fretta ma che non posso certo considerare come tra i più belli letti questo mese.
Piacevole. Niente di più.
*** 
Le ragazze di New York
Susie Orman Schnall
Feltrinelli Editore
274 pagine
15.00 euro

mercoledì 27 novembre 2019

Zarina (E. Alpsten)

E' uno dei romanzi più appassionanti che mi siano capitati tra le mani quest'anno. Zarina è un romanzo che mi ha fatto conoscere la figura di una donna straordinaria la cui sorte ci è stata consegnata dai libri di storia ma che ha svelato tratti della sua vita sconosciuti ai più. 
A me, perlomeno!

Il romanzo prende avvio con la morte dello zar di Russia, Pietro il Grande. E' il febbraio del 1725 ed in quel momento Cateria I, sua moglie, si trova davanti ad un bivio: la polvere o la gloria.
Questo è l'avvio di una storia che porta il lettore indietro nel tempo, a quando una giovanissima Marta, umile lavandaia, inizia a muovere i passi in una società che ha le sue regole ed i suoi comandamenti. Figlia illegittima di un contadino, Marta (questo è il vero nome di Caterina) è destinata ad un radicale cambiamento nel momento in cui lungo il suo cammino incontra Pietro, zar di Russia. 

E' un romanzo che all'inizio mi ha messo un po' di paura visto che non è uno dei generi che prediligo e, per di più, con una mole di oltre 600 pagine. Le vicende storiche mi hanno sempre messo un po' in soggezione e, onestamente, credevo che questo potesse essere un ostacolo alla lettura. 
Mi sono dovuta ricredere.

Perchè se è vero, come è vero, che vengono narrate con dovizia di particolari le vicende storiche della Russia dell'epoca del dominio di Pietro il Grande fino alla sua morte, è anche vero che le attenzioni sono focalizzate su di lei, su una giovane donna che subisce numerosi soprusi, anche violenze fisiche, subisce scelte fatte da altri a suo danno ma che, ogni volta, ne esce a testa alta. 
Marta diventerà Caterina I: una donna intelligente anche se non ha mai imparato a leggere e scrivere, una donna saggia, orgogliosa, misericordiosa ma, prima di tutto, una donna.
Una donna prima che una sovrana, è questo l'aspetto che mi piace sottolineare. 
E' una donna con le sue paure, il suo orgoglio, le sue necessità.

Ciò che più mi ha messo in difficoltà in diversi punti è stato l'uso di tanti termini russi con i quali ho preso familiarità solo verso la fine. Anche con i nomi ho dovuto fare uno sforzo immane per non perdermi. A parte questo - e chiudendo un occhio su descrizioni di scene di sesso di cui avrei fatto volentieri a meno - ho apprezzato lo stile narrativo, il ritmo che l'autrice è riuscita a tenere fino alla fine e quella tensione che ho avvertito per tutto il racconto.
Sì, tensione! 
Perchè ho capito che vivere accanto ad un tipo come Pietro il Grande è come vivere continuamente appesi ad un filo.

Arrivata all'ultima pagina e soddisfatta della lettura mi sono ritenuta fortunata a non essere nata a quell'epoca: figlie femmine considerate come una disgrazia, torture, uccisioni, una guerra lunga e snervante che ha lasciato sul campo tante morti, quel puzzo di carne bruciata o di sangue che viene descritto in più e più parti che sembra arrivare davvero alle narici, Pietro che non si sottrae a violenze di ogni tipo anche nei confronti di qualcuno a lui molto vicino... 
E' una fortuna non essere nati lì, perchè anche per i più ricchi i momenti di gloria potevano diventare in fretta momenti di disperazione ei nemmeno la ricchezza, a quanto pare, era garanzia di serenità. 

E poi mi hanno colpita le numerose morti di bambini e bambine, neonati o bambini di pochi mesi. Una tristezza infinita... Così come mi ha colpita la sorte del primo figlio di Pietro, Alessio, in merito al quale non dico altro (per non spoilerare) ma che, alla fine, continuamente mortificato da suo padre, mi ha pure fatto pena, nonostante tutto!

Ultima osservazione - altro motivo per cui dico di essere fortunata di non essere nata all'epoca - è legata al rapporto dello zar con tutte le donne che ha avuto voglia di avere... Continui tradimenti fin da quando Caterina era la sua compagna (non ancora moglie) ma anche dopo, figli sparsi ovunque, amplessi consumati con altre donne anche davanti agli occhi della zarina.... un principio valido per lo zar, quello della libertà estrema dal punto di vista sessuale, ma esteso anche ad altri uomini che pur avendo moglie si concedevano di tutto e di più. 
E le donne? 
Eh no, loro non potevano mica tradire!!! Pena l'uccisione o l'esilio in un convento.
Non che io sia una tifosa dei tradimenti, ci mancherebbe... però questa cosa mi ha innervosita un bel po'. Poi, tenendo conto del periodo storico,  mi sono resa conto che era quello che permetteva la società dell'epoca.

Sono, infine, rimasta un tantino meravigliata dai fiumi di alcol che passano dalle coppe alle gole dei tanti protagonisti del racconto che, volenti o nolenti (perchè a volte erano vere e proprie torture), ingurgitavano di tutto. 
Anche la stessa zarina, in più occasioni, finiva ubriaca... e pure con il pancione.  

Bel libro. Lo consiglio. 
Un ultimo appunto: bellissima copertina ma la ragazza, secondo quanto ho capito dalle descrizioni, non somiglia affatto alla zarina... capelli scuri, boccoli... in copertina c'è un'altra donna.
***
Zarina
Ellen Alpsten
Dea Planeta
621 pagine
17.00 euro

martedì 26 novembre 2019

Il mio nome è Jack Reacher (L. Child)

Recensito per Thrillernord
Grazie ai racconti brevi che danno vita a Io sono Jack Reacher ho avuto modo di conoscere un personaggio che mi era (ancora) sconosciuto. Lo ammetto, non avevo letto nessuna avventura che avesse come protagonista questo personaggio, prima d’ora, ed è stato un piacere fare la sua conoscenza grazie a racconti autoconclusivi che permettono di tracciare i contorni di una figura che emerge in modo chiaro dalle descrizioni di Lee Child. Più che le storie in quanto tali, più che i misteri, le stranezze, le situazioni, gli episodi che vengono narrati, ciò che colpisce – almeno nel mio caso, in quanto lettrice profana – sono proprio le caratteristiche dell’ex militare, senza fissa dimora Jack Reacher che attirano l’attenzione.

Innanzitutto l’aspetto fisico: un uomo imponente, dal fisico ingombrante, non troppo attento al proprio aspetto e senza un luogo in cui tornare. Va dove ha voglia di andare, con il minimo indispensabile al seguito: spazzolino da viaggio, passaporto, carta di credito.
E poi il suo modo di fare: è un ex militare che dimostra di essere molto intuitivo e logico nelle sue scelte, ha un forte spirito di osservazione e questa cosa viene sottolineata anche dall’autore con precise descrizioni di persone, luoghi e circostanze.
Ha un modo di fare un po’ particolare: non è più in servizio ma, si sa, certe abitudini tardano a morire per cui anche se non dovrebbe si trova a mettere lo zampino un po’ qui e un po’ là!
Dimostra di avere un grande cuore e di non andare alla ricerca di onori di nessun tipo: non ha perso le vecchie abitudini, quelle che aveva quando ancora era in servizio, e questa cosa emerge con chiarezza ogni volta che, pur non avendo alcun obbligo e alcun titolo per farlo, cerca di dare un contributo per la risoluzione di situazioni ingarbugliate…

Ho apprezzato soprattutto la meticolosità nelle descrizioni e il personaggio mi piace. I racconti brevi sono molto efficaci, trasmettono molto seppur in poche pagine: trasmettono molto di lui, soprattutto, e questa cosa mi ha messo addosso una gran voglia di recuperare la serie che lo vede come protagonista, rimediando così a quella che, ora lo so, è una mia mancanza.
Per chi conoscesse già il personaggio e avesse letto le sue avventure niente paura: sono racconti inediti che consiglio di recuperare.
Per chi non lo conosce ancora… bhè, è ora di fare la sua conoscenza, come lo è stato per me, iniziando da qui, perché no?
***
Il mio nome è Jack Reacher
Lee Child
Longanesi Editore
215 pagine
6.99 e-book
16.90 cartaceo

martedì 19 novembre 2019

Una morte perfetta (A. Marsons)

Letto tutto d'un fiato magari senza fare troppa attenzione ai dettagli, lo ammetto, ma con la voglia di arrivare alla fine senza pause. Così è andata con Una morte perfetta, letto in un paio di giorni sfruttando ogni attimo utile, complice anche il kindle che mi ha permesso i leggere anche in condizioni di luce proibitive.
Conoscevo già Kim, la protagonista della serie, e l'ho ritrovata più in forma che mai. Grintosa, con la voglia di arrivare dare il proprio contributo affinchè venga fatta giustizia.

Questa volta l'ambientazione è più macabra del solito: un terreno nascosto ai più nel quale vengono conservati cadaveri - donati dai familiari - per effettuare delle ricerche scientifiche. Si tratta di un singolare laboratorio nel quale si studiano gli effetti della decomposizione sui cadaveri, in diverse condizioni ambientali e climatiche. E' proprio in questo singolare luogo che viene scoperto il cadavere di una giovane donna che non ha un nome ed ha un volto sfigurato. Pian piano Kim e la sua squadra si rendono conto di avere a che fare con un serial killer che segue delle modalità di azione ben precise e la loro diventa una lotta contro il tempo per arrivare ad un nome e, soprattutto, ad impedirgli di colpire ancora.

Kim non è la sola donna protagonista della storia. Ce ne sono altre due che hanno un ruolo importante e trovo che le figure femminili siano dominanti.

Lo è Kim con il suo carattere ed il suo modo di fare ma anche con il dolore che si porta dentro. Un dolore che ha saputo trasformare in forza motrice senza lasciarsi risucchiare verso il basso come, invece, è accaduto ad altri.

Lo è Tracy: una giornalista che si scontra spesso con l'ispettore detective Kim Stone e che, con il suo modo di fare sempre sopra le righe e apparentemente senza scrupoli mostrerà una personalità del tutto diversa e, soprattutto, un passato che ha qualche cosa da dire. 

Lo è anche Catherine, un personaggio che appare secondario - è una collaboratrice del centro di ricerca, studia gli insetti e le loro reazioni a contatto con i cadaveri - che rivelerà un passato in cui non le sono state risparmiate sofferenze ed un presente diverso da quello che appare.

Sono tutti e tre personaggio forti e gli uomini restano decisamente in secondo piano.

L'autrice riesce a tenere il lettore appiccicato alle pagine con una scrittura intrigante, semplice ma non banale, con un ritmo crescente ed una tensione palpabile. Avevo già avuto modo di apprezzare la Marsons in passato e non posso che confermare la mia prima impressione. 

Una riflessione mi è sorta spontanea: come a situazioni simili di sofferenza, di violenza, di costrizione ognuno risponda e reagisca a modo diverso. C'è chi serba rancore e cerca vendetta, rispondendo alla violenza con la violenza ma c'è anche chi trae forza dalla sofferenza che fu, trae la spinta per fare in modo che cose del genere non succedano più, seguendo la via della legge.

Finale sorprendente, almeno per me. Avevo immaginato un colpevole del tutto diverso.

Va detto che quella con Kim Stone è una serie che andrebbe letta in ordine, come ben si capisce quando si tratta di personaggi seriali: è vero che si tratta di un libro autoconclusivo e che la storia si comprende alla perfezione anche senza conoscere i precedenti ma è anche vero che se manca qualche tappa vengono a mancare dei tasselli importanti soprattutto per ricostruire il vissuto dei protagonisti, di Kim e di coloro che lavorano con lei. 

Suggerisco, dunque, di leggere la serie in ordine:
Urla nel silenzio, 4 gennaio 2016
Il gioco del male, 1 settembre 2016
La ragazza scomparsa, 31 agosto 2017
Una morte perfetta, 30 agosto 2018
Linea di sangue, 6 maggio 2019
Le verità sepolte, 4 novembre 2019

Personalmente ho qualcosina da recuperare - ho letto questo libro ora in quanto utile per un paio di challenge a cui sto partecipando - e lo farò. E' un impegno e, a ben guardare, anche una necessità per avere tutti i tasselli al loro posto prima di pensare di leggere i libri successivi a questo.

Per gli amanti dell'alta tensione, del thriller... da non perdere.
Consigliato.
***
Una morte perfetta
Angela Marsons
Newton Compton Editori
394 pagine
1.99 Kindle

domenica 17 novembre 2019

Veleno. Una storia vera (P. Trincia)

Ho letto il libro Veleno. Una storia vera di Pablo Trincia in pochissimo tempo ma non per questo posso dire che sia stata una lettura semplice. 
Scorrevole perchè ben scritto, quello sì, ma non semplice perchè si tratta di una storia vera. E' una terribile storia vera che ha per protagonisti bambini, bambine, padri, madri, fratelli, sorelle, zii e zie, anche preti. Ha per protagonista un'intera comunità che, all'improvviso, da un tranquillo luogo come tanti altri, nel quale tutti si conoscono e dove tutti sanno tutto di tutti scopre di essere teatro di una realtà fatta di violenze, pedofilia, riti satanici, omicidi...e nessuno si è mai accorto di niente!

Pablo Trincia racconta un terribile fatto di cronaca sparito poi dai giornali fino a che la storia non è stata da lui stesso ricostruita, assieme ad Alessia Rafanelli, facendo emergere un serie di falle nelle indagini, negli interrogatori, nelle procedure che fanno accapponare la pelle.

E' una storia che risale a venti anni fa e che ha inizio con un bambino allontanato dalla propria famiglia - con delle difficoltà economiche - e che diventerà poi il bambino zero, colui dal quale tutto ha inizio. Inizia a raccontare delle cose strane: Dario, così viene chiamato, racconta di violenze, di riti satanici, di uomini incappucciati, percosse a lui e ad altri bambini da parte dei suoi genitori ma anche di altre persone. Nomi si sommano a nomi, descrizioni a descrizioni, racconti su racconti, sempre più aberranti, sempre più ricchi di dettagli. Indagini, perquisizioni, interrogatori: esplode un caso che lascerà dietro di se tanta sofferenza, che allontanerà bambini e bambine alle proprie famiglie, lascerà anche diversi morti oltre che una scia d'incertezza che permarrà anche dopo le sentenze che seguiranno a tutto ciò.

Trincia racconta i fatti e arriva a sollevare degli interrogativi importanti.
I racconti di quei bambini sono attendibili? 
Anche quando appaiono inverosimili, esagerati, improbabili vengono sempre considerati come attendibili. Da qui accuse nei confronti di persone rispetto alle quali non sono mai state trovate prove vere. Allora cosa è realmente successo per arrivare a quel punto? 
Che si sia avuto a che fare con un incredibile ed inimmaginabile caso di suggestione collettiva? 
Perchè? A che fine? Chi ne ha tratto vantaggio?

Non entro nel merito del racconto perchè questo richiederebbe pagine e pagine: mi limito solo a dire che viene narrata una storia terribile per tutti. In tanti hanno sofferto e ancora oggi, dopo tanti anni, non si è riusciti a voltare definitivamente pagina: cinque processi lenti e dolorosi, più di venti persone accusate di crimini orrendi, madri e padri a cui i propri figli sono stati letteralmente strappati dalle braccia per essere poi dipinti come dei veri e propri mostri, 16 bambini da zero a dodici anni allontanati per sempre dalle loro famiglie e tante ferite ancora aperte.
Non può lasciare indifferenti una storia come questa. 
Da qualunque punto di vista la si voglia leggere non si riesce a restare indifferenti.
E se, da una parte, i contenuti sono forti, sono potenti, con una storia capace di catturare l'attenzione del lettore a prescindere da tutto, dall'altra la narrazione è precisa, piena di particolari, con descrizioni efficaci e condivisione di quei pensieri che hanno guidato l'inchiesta portata avanti da Trincia prima di arrivare a scrivere il libro. Un'inchiesta coraggiosa, delicata, difficile da portare avanti e che mi ha fatto riflettere a lungo su quanto sia difficile stabilire dove sia la ragione e quale sia il limite, in questo caso così come anche in tanti altri, tra la realtà e la fantasia.

All'autore devo riconoscere il merito di avermi fatto conoscere una storia che magari ho anche sentito venti anni fa ma che ho del tutto rimosso. Una storia che non può essere seppellita sotto un ammasso di forse perchè quella gente non lo merita. 

Trincia è bravo non solo nel descrivere luoghi e situazioni ma anche nel trasmettere emozioni dando un'anima a coloro che, tra le pieghe delle pagine, potrebbero restare come dei personaggi come tanti altri. In questo caso no. Ho avuto l'impressione di sentire la sofferenza di quelle madri, di sentire le vocine di qui bambini impauriti, smarriti, si avvertire il tremito della voce di coloro che sono stati chiamati a rispondere di orrori che hanno sempre negato, fino alla fine.

E' un libro terribile perchè terribile è la storia raccontata. Lo sarebbe stato se tutto ciò che venne raccontato da quei bambini fosse stato provato ma lo è stato anche con assenza di prove, con vite e famiglie distrutte per sempre.

Ora, a lettura conclusa, oltre al dispiacere per quanto accaduto, mi resta l'amaro in bocca per un interrogativo che mi ronza nel cervello: qualcuno proverà dei sensi di colpa per quanto accaduto, per come sono andate le cose? Me lo chiedo e credo che continuerò a farlo a lungo, anche senza voler dare giudizi di nessun tipo.

Molto bella la scena finale: commovente, descritta con delicatezza ma allo stesso tempo con efficacia. E' questa, credo di poterlo dire, la caratteristica della narrazione di Trincia. Racconta con delicatezza e rispetto e lo fa anche quanto mette in dubbio procedure, dichiarazioni, fatti. 
Con delicatezza ed efficacia, senza essere mai pesante.

Ora mi viene da dire: il caso è definitivamente chiuso? Possiamo dire così?
Ha davvero pagato chi doveva pagare? 
Ed ancora, chi ha pagato doveva davvero pagare?
Resta in me questo dubbio e, credo, resti anche in tanti altri. 
Trincia compreso.
***
Veleno. Una storia vera
Pablo Trincia
Einaudi Editore - Stileliberoextra
284 pagine
18.50 euro

venerdì 15 novembre 2019

Vicolo cieco (P. Highsmith) - Venerdì del libro

Qui sono tutti squilibrati!”. Questa è stata la prima cosa che ho pensato appena ho concluso la lettura del libro Vicolo cieco. E non avevo in mente solo il protagonista – che praticamente si trova schiacciato nella morsa di eventi che gli sfuggono di mano – ma anche gran parte di coloro che gli stanno accanto.

La storia si apre con un omicidio: il lettore sa perfettamente quale mano si è macchiata di quel sangue ma sembra che lo scorrere del tempo non abbia per niente scalfito la vita del colpevole che continua ad aprire giorno dopo giorno il suo negozio come niente fosse mentre l’omicidio resta senza colpevoli. Si tratta di un uomo che ha ucciso sua moglie ma nessuno lo sa e, a quanto pare, nessuno è destinato a scoprirlo.
Si passa poi alla storia di Walter: un giovane avvocato che si trova a fare i conti con il ritrovamento del cadavere della moglie Clara in circostante analoghe a quelle in cui venne trovato quello dell’altra donna.
Una donna scostante, Clara, nevrotica, irritante ed insopportabile della cui morte Walter viene fortemente sospettato per una serie di circostanze che lui stesso contribuisce a creare, grazie ad una serie di comportamenti che non riesce a controllare e che lo incastrano in qualche cosa di più grande di lui.
Se, da una parte, abbiamo un marito omicida che nessuno sospetta essere tale, dall’altra abbiamo un marito che viene accusato di aver ucciso sua moglie e che, pur non avendo commesso il fatto, costruisce a suo carico una serie di indizi che lo inchiodano.
Ammetto che ad un certo punto ho dubitato anche della sua innocenza pur sapendo come si sono svolti i fatti: l’autrice è talmente abile a confondere le idee del protagonista, ed anche quelle del lettore ad un certo punto, che mi sono detta che magari Walter avrebbe potuto essere pure colpevole ma di averlo lui stesso dimenticato e di averlo fatto passare al lettore in modo tale che non se ne accorgesse! Segno, questo, dell’abilità dell’autrice di creare una macchina infernale con meccanismi perversi che paiono sostenere tutto ed il contrario di tutto.

Una situazione a dir poco paradossale, quella che vede coinvolti Walter e Mr. Kimmel (questo il nome dell’omicida vero) così come è paradossale l’epilogo che, lo ammetto, mi ha sorpresa.
I due protagonisti sono affiancati dal tenente Corby – che indaga su entrambe le morti – e che è fuori di testa pure lui: ha dei metodi investigativi del tutto fuori dalla norma ma dal racconto sembra che sia tutto ammesso, anche i modo violenti che attua come niente fosse per tentare di ottenere una ammissione di colpa, che non arriverà mai. E’ un personaggio che non mi è piaciuto, lo ammetto, e che avrei gradito venisse proposto in una diversa chiave interpretativa. Ma ci può stare. Nel complesso del racconto, in una gabbia di matti, una figura così ci può stare!
Ciò che mi ha un po’ disturbata nella lettura è stata l’assenza di suddivisione in capitoli. Si passa da un luogo all’altro, da una circostanza all’altra senza nemmeno spaziare i paragrafi, senza indicare capitoli differenti. Probabilmente è un problema delle versione che ho letto io – l’ho letto in ebook – e magari è stata superata con degli aggiornamenti ma ammetto che mi ha proprio dato fastidio trovarmi catapultata in una situazione differente da un momento all’altro in questo modo. Mi sono imbattuta anche in qualche errore: Clara che diventa Cara, la lattina di birra che diventa latrina… refusi su cui chiudere un occhio, comunque. Mi ha disturbato di più l’assenza di capitoli che non questo.
E’, comunque, una lettura interessante, arrivata alla mia attenzione grazie alla collaborazione con Thrillernord, con una struttura narrativa concitata, claustrofobica, al pari di quanto lo sono gli eventi che travolgono i protagonisti.
Lo segnalo per il Venerdì del libro di oggi. 
Vi è mai capitato di leggere la storia di un personaggio vittima dei suoi comportamenti?
***
Vicolo cieco
Patricia Hisghsmith
La nave di Teseo
360 pagine
Kindle 7.99

giovedì 14 novembre 2019

Miss Alabama e la casa dei sogni (F. Flagg)

Godibile ma a tratta un po' soporifero. E' questa l'impressione che ho avuto nel leggere Miss Alabama e la casa dei sogni di Fannie Flagg.

Il suo modo di scrivere mi piace e mi piacciono le sue storie. Personaggi ben costruiti con qualche cosa da raccontare, come in questo caso, riuscendo anche a strappare qualche sorriso con quel pizzico d'ironia che non guasta.
Stavolta, però, ho fatto fatica a procedere spedita con la lettura perchè in alcuni punti la storia mi è sembrata ripetitiva e un po' scontata. 
Lettura comunque gradevole ma avevo immaginato qualche cosa di più dinamico.

La protagonista assoluta del racconto, secondo il mio parare, non è Maggie: sessantenne, ex Miss Alabama, bella, bellissima anche ora che la gioventù l'ha lasciata da un po' ma con una vita che non la soddisfa. Anche se il romanzo è focalizzato su di lei, la presenza - o meglio, l'assenza - di quella che secondo me è la vera protagonista è la nota più gradevole di tutta la storia.
E' Hazel il personaggio che mi è piaciuto più di tutti e che, pur essendo passata a miglior vita da qualche tempo, è colei che la cui presenza si avverte sotto ogni riga, in ogni capitolo, in ogni situazione.

Una donnina positiva, proprietaria dell'agenzia immobiliare in cui Maggie ha trovato lavoro anni prima, una figura che mi ha messo addosso tanta positività e che assente davvero non lo è stata e non lo sarà mai.

Maggie ha un progetto in mente: lasciare questa vita programmando la sua dipartita, mettendo a punto ogni minimo particolare e facendo in modo di non lasciare tracce.  Soprattutto, si è impegnata a fare in modo che resti di lei il ricordo di una bellissima Miss Alabama non certo di una signora anziana depressa e senza uno scopo nella vita. Perchè lei è convinta di essere arrivata ad un punto morto della sua esistenza, senza stimoli, senza aspettative, senza prospettive.

Ma, si sa, qualche inconveniente ci può sempre scappare. 
Per via di una serie di imprevisti dovrà rinviare il suo proposito e si troverà a riprogrammare tutto da capo.

Tra amiche che si fidano di lei, concorrenti senza scrupoli, ex amori che tornano a bussare alla porta e qualche sorpresa davvero fuori dal comune, i giorni che la separano dal trapasso programmato diventano sempre più di quelli che aveva previsto.
E se in questo arco di tempo si trova a risolvere problemi e ad affrontare imprevisti si trova anche a rivalutare la sua esistenza.

Con dei salti temporali e spaziali che non disturbano affatto la narrazione, l'autrice riesce a descrivere tanti personaggi e tante situazioni che ruotano attorno alla figura di Hazel e di Maggie: mi è sembrato di stare davanti al fuoco e sentire mia nonna raccontare una delle sue storie... un'immagine, questa, che evoca in me positive sensazioni. Anche se a tratti un po' lento e ripetitivo, come accennavo sopra, tirando le somme trovo che sia una lettura piacevole, delicata, emozionante. 
***
Miss Alabama e la casa dei sogni
Fannie Flagg
Bur Rizzoli
395 pagine
10.00 euro

mercoledì 13 novembre 2019

Mamma cerca casa (G. Risari - M. Di Lauro)

Un sogno, un desiderio, una necessità.
Mamma cerca casa è un bel libro illustrato che racconta, con tatto, una storia purtroppo molto comune: la ricerca di un'abitazione da parte di una mamma, di un figlio, di un'intera famiglia.

Il narratore in prima persona è un bambino che, con la leggerezza propria della sua età, cerca di immaginare la casa ideale per i suoi genitori, per la sua famiglia. Tanti i desideri che potrebbero trovare concretezza ma, a ben guardare, il desiderio è uno solo, grande, immenso, potente: quello di una casa che equivale, in parallelo, ad una vita migliore. 

Non c'è una vera e propria storia da raccontare nel senso che non si parla di un'avventura, di un mistero, di un amore ma il contenuto è davvero ricco: in quelle parole ci sono le aspettative, i sogni, le speranze che prendono vita nell'immaginazione del bambino.

E' un libro dedicato dall'autrice, Guia Risari, ai migranti di ogni luogo e al Paese di Utopia. Una bella dedica, una storia che si concretizza in parole ed immagini che conquistano. 
Conquistano le parole, che fanno volare la fantasia e richiamano l'immagine del focolare domestico, con una madre ed un bambino che sembrano voler pianificare il futuro intero.
Conquistano le immagini che sono immediatamente evocative, semplici ed efficaci, come se arrivassero direttamente dalla penna di un bambino (e non lo dico in senso dispregiativo... intendo che sono immagini pure, cariche di significato e capaci di arrivare).

Il formato cartonato rende il libro molto bello anche da vedere e da tenere in mano e - chiedo scusa per una sorta di deformazione professionale - adatto anche per le letture ad alta voce.
Mi capita spesso di leggere ad alta voce nelle classi e credo proprio che proporrò anche questa storia quando ne avrò occasione.
Potrebbe essere anche un ottimo spunto di riflessione per parlare di radici, di identita, di appartenenza ad un ruolo ed anche, perchè no, della ricerca di radici e di identità da parte di chi è costretto a spostarsi ed a lasciare la sua terra.
Adato per lettori dai 6 ai 9 anni. 
Perfetto per le scuole primarie, bellissima idea per un regalo di Natale.
***
Mamma cerca casa
Guia Risari - Massimiliano Di Lauro
Edizioni Paoline (#giftedby)
14.00 euro

mercoledì 6 novembre 2019

Suite francese (I. Némirovsky)

Suite francese era da tempo tra gli e-book da leggere ma, evidentemente, aspettavo il momento giusto. Ed è arrivato.

Conoscevo questo libro di fama ma non avevo mai approfondito la trama così come la sua gestazione letteraria.
Ora ne so qualche cosina in più.
Non mi soffermerò sul fatto che si tratta di un'opera incompiuta - nata da una diversa idea dal punto di vista della struttura dell'opera - per via della sorte dell'autrice ma è evidente che la consapevolezza che la storia avrebbe dovuto proseguire e non finire così come è finita non può non influenzare il mio giudizio complessivo.

Siamo nel 1940 e la città di Parigi è stata appena bombardata.
I Francesi sono costretti, loro malgrado, a lasciare la loro città per cercare di salvarsi la vita. E' da qui che inizia il racconto, proposto attraverso le vicende di persone che si portano dietro non solo i propri bagagli (proprio dal punto di vista fisico) ma la propria storia, le proprie radici, la propria posizione sociale, le proprie convinzioni, le proprie speranze.

E' proprio questo un aspetto che mi sento di sottolineare: dalle vicende narrate emerge a chiare note che la guerra, la paura che ne consegue, non guardano in faccia a nessuno. Non che avessi bisogno di una conferma per convincermene ma è la primissima cosa che emerge dalla lettura. Ancora prima della sofferenza, della morte... è l'uguaglianza che si concretizza tra le persone a prescindere da tutto e da tutti, davanti alla guerra.

Si può essere visconti, artigiani, semplici operai... quando viene sganciata una bomba sopra la città non ci sono riguardi per nessuno. Si è tutti vittime. Anche gli stessi soldati tedeschi, arrivati in Francia e stabilitisi poi come vincitori, sono vittime. Vittime del loro ruolo, lontani da casa, privati degli affetti, pronti a fare il loro dovere ma pur sempre uomini.
Sono vittime le donne che restano e gli uomini che vanno al fronte, anche se non muoiono. Sono tutti vittime della guerra. Questo è stato il mio primo pensiero in assoluto.

La paura accomuna tutti così come la morte. 
Accomuna vinti a vincitori perchè sono sempre - la paura e la morte - dietro l'angolo. 
Accomuna chi ha la casa piena di provviste e chi vive di stenti. Chi ha fiducia nel futuro e chi, invece, si lascia andare agli eventi.

Ho molto apprezzato le capacità descrittive dimostrate dall'autrice che non solo riesce a rendere alla perfezione ambienti e personaggi ma riesce a trasmettere quell'inquietudine, quell'angoscia, quelle aspettative che i personaggi devono aver provato nelle varie circostanze. 
In molti romanzi mi è capitato di criticare descrizioni del tutto superflue ed inefficaci: non è questo il caso. Anzi, personalmente è ciò che più mi resterà nel cuore: quella capacità di trasmettere emozioni, suoni, colori, immagini filtrate con quella paura latente che è propria dei periodi di guerra. E, credo di poter dire, dalla sua esperienza personale.

Tanti i personaggi che, con la loro storia, aiutano a tratteggiare i colori complessivi di una vicenda che resta - è vero - in sospeso così come restano in sospeso le sorti di parecchi personaggi che, onestamente, avrei voluto seguire fino agli esiti delle loro scelte, delle loro avventure. 
Da una Parigi bombardata arriviamo alla partenza dei soldati tedeschi verso la Russia. E' questo l'arco temporale raccontato. E se è vero che, comunque, l'abbandono dei territori francesi da parte dei tedeschi è comunque un punto d'arrivo visto che l'invasore se ne va, non tutto viene compiuto.
Tenendo conto, però, di quanto detto in premessa, mi sento di essere indulgente e metto alla prova la mia immaginazione cercando un finale alla storia personale dei vari protagonisti, non tanto alla Storia del conflitto (sappiamo bene com'è andata a finire).

Quella raccontata dall'autrice è la guerra della gente comune in una Francia che sembra assopita, inerme (anche se i soldati l'hanno difesa ma di questo aspetto si parla pochissimo) davanti alla sorte che le è stata riservata. Quando, dopo la vittoria dei tedeschi, le famiglie del posto saranno costrette ad ospitare gli aggressori nelle loro case, si crea una situazione paradossale ma profondamente umana: il nemico pian piano perde le caratteristiche dell'aggressore per diventare un amico, un ragazzo dagli occhi dolci, dalle mani calde, dal cuore grande oppure un uomo che ha lasciato una moglie incinta di pochi mesi, una sorella malata, una madre morente. Qui trova spazio anche l'amore che è quello che, alla fine, più mi è rimasto impresso per i suoi paradossi. 
Sono Bruno (il tedesco) e Lucille (la moglie francese in attesa di un marito prigioniero di guerra ma che non ha mai amato e che, per di più, la tradiva manifestatamente) i personaggi che mi sono rimasti maggiormente nel cuore.
 
Lei che combatte contro la necessità di un amore.
Lui che spera di poter tornare da lei a guerra finita, senza più pesi sul cuore e sull'anima.
Entrambi che dimenticano di essere già sposati come se fosse solo un dettaglio.
Entrambi pieni dell'affetto (più o meno manifestato ma presente nell'aria) e della presenza, seppur silenziosa e discreta, dell'altro tanto da sfidare anche le convenzioni dell'epoca nonchè, nel caso di lei, l'atteggiamento ostile di una suocera che finisce per odiarla più di quanto non facesse già in precedenza.

Comunque tutti i personaggi hanno qualche cosa da raccontare e danno un contributo importante al racconto, a prescindere da quelli che sono piaciuti maggiormente a me.
Un classico, Suite francese, che ho scoperto con piacere. Per niente pesante, per niente noioso, per niente ripetitivo. Uno spaccato vero (triste) ed emozionante dell'epoca.
Non sarebbe male se lo leggessero anche i nostri giovani, giusto per avere un'idea...
***
Suite francese
Irène Némirovsky
Edizioni Fermento
435 pagine
Kindle Unlimited

domenica 3 novembre 2019

L'ultima a morire (C. Gagietta)

Ha intuito e fa sogni rivelatori che l'aiutano a mettera a frutto quelle sensazioni che le restano appiccicate addosso ogni mattina. Sandra Rizzo è un personaggio singolare: un agente della Polizia Locale del Reparto di Infortunistica Stradale che ha a che fare, oltre che con la solita routine quotidiana, con dei singolari casi di morti sulle strade che paiono legati da un comune filo conduttore. Che sia davvero un serial killer ad agire lungo le strade cittadine?

L'autrice del libro L'ultima a morire propone una protagonista senza dubbio inusuale nel panorama del giallo italiano. Una donna, innanzitutto, e per di più non un commissario (figura blasonata – è il suo mestiere, no? – di tante serie di successo) ma un semplice agente come tanti. Una donna piuttosto comune, a mio parere, i cui tratti non sono descritti come quelli di un’eroina invincibile ma come una persona normale alle prese con la vita quotidiana, proprio come potrebbe avvenire a chiunque altro.

Una scelta che ho gradito, devo dire la verità, per un tocco di originalità in più.

Va detto che si tratta del secondo libro di una serie: sono parecchi i riferimenti a quanto accaduto alla Rizzo nel libro precedente pertanto consiglio caldamente di iniziare dall’altro (peraltro anche citato dall’autrice nel libro stesso, quando la protagonista prende in mano un volume da un angolo lettura allestito in un locale) perché ci sono molti sospesi che lasciano al lettore la sensazione che manchi qualcosa. E poi trovo che sia fondamentale per meglio conoscere il personaggio: in questo secondo libro la sua personalità non è approfondita più di tanto, credo che ciò sia dovuto al fatto che molto di lei viene detto nel precedente.

La trama secondo il mio parere parte un po’ lenta e fino a più della metà del libro il lettore si chiede quando arrivi una vera svolta, un elemento che possa alzare un pochino l’asticella del racconto e forse questo è il vero punto di debolezza di un romanzo dalle buone potenzialità. Sembra tutto troppo piatto per essere un giallo. Pochi elementi, poche novità, tutto troppo normale.

L’autrice usa uno stile narrativo semplice e, se mi è concesso un appunto, forse si dilunga di tanto in tanto in dettagli che sono del tutto inutili ai fini del ritmo del racconto: gli ingredienti della parmigiana che tira fuori dal frigo, dettagli sull’abbigliamento dell’uno o dell’altro personaggio… Secondo me sono delle divagazioni che distraggono il lettore e non gli permettono di arrivare al punto.

Ciò che ho apprezzato maggiormente sono stati i contenuti aggiuntivi: grazie a dei QR code inseriti all’interno della pubblicazione, leggibili scaricando un’apposita app, ho avuto la possibilità di ascoltare l’autore leggere alcuni capitoli (anche se onestamente migliorerei l’audio), ho potuto accedere a delle immagini, a dei filmati. Una bella idea che, secondo il mio parere, va meglio sviluppata e potenziata.

Si tratta di un libro che ho letto nell'ambito della collaborazione con Thrillernord: credo che ci siano dei buoni margini di crescita sia per quanto concerne lo stile narrativo che in merito alla trama.
***
L'ultima a morire
Chiara Gagietta
Mazzanti Libri
217 pagine
20.00 euro