lunedì 31 agosto 2015

Asino chi non legge... la mia esperienza

Lo scorso anno ne avevo sentito parlare in modo piuttosto vago. Il figlio di una mia amica aveva partecipato e me ne avevano parlato con tanto entusiasmo.
Quest'anno sono stata invitata da un'amica lettrice, amante della lettura, a partecipare in tandem con lei e non me lo sono fatto ripetere due volte.

Ieri sera è stato il nostro turno: alle 20.20, tanto per essere precisi, siamo state protagoniste anche noi a Rivafiorita, Villa degli Oleandri (Porto San Giorgio, Fermo) della maratona di lettura non stop Asino chi non legge, organizzata dall'Associazione Culturale Compagnia delle Rane e ideata e diretta da Oberdan Cesanellicon l'Assessorato al Turismo e alla Cultura del comune fermano.

Quando la mia amica Danila mi ha chiesto, al momento dell'iscrizione, se avessi in mente un libro da proporre - si potevano leggere incipit e prime pagine rispettando una certa tempistica - non ci ho pensato due volte ed ho suggerito un libro a me molto caro.
Si tratta di Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza

Ne ho parlato tempo fa, per un Venerdì del libro, e non vorrei annoiare ripetendo le motivazioni per cui mi è tanto caro (chi fosse curioso può recuperare qui il post): un libro che, secondo il mio punto di vista, si prestava anche per essere letto a due voci, trattandosi - almeno all'inizio - di uno scambio epistolare. Danila è stata d'accordo con me.... Ci siamo preparate cronometrando le nostre prove e ieri sera è arrivato il grande momento. Non era la prima volta che leggevo in pubblico, l'ho fatto altre volte ed anche per un pubblico vario per età ed interessi. Nonostante questo, non nego di aver affrontato la lettura con una certa emozione. 
Emozione dovuta ad una serie di motivazioni (il fattore emotivo prima di tutti gli altri): con Danila si è creata una sintonia che mi ha messa a mio agio... Lei leggeva le lettere di Chiara Mandalà, io le risposte della scrittrice. Bello, è stato proprio molto bello... almeno secondo il mio punto di vista.

In tutto si sono alternati 170 lettori dalle ore 17.30 del 29 alle 24 del 3 agosto: interessante la scelta dei titoli proposti... scorrendo l'elenco di tutti i partecipanti, con l'indicazione del libro scelto, ho trovato dei classici, dei libri che conoscevo ma che non ho ancora letto, libri a me sconosciuti ed anche qualche scritto inedito.
E' stato bello scorrere tutti quei titoli: dietro ad ognuno ci sarà stata, sicuramente, una motivazione ben precisa che ha motivato la scelta ed è bello anche questo, pensare ai tanti lettori che, per un motivo o per l'altro, hanno proposto un libro per loro speciale.

Conserverò gelosamente il ricordo di questa esperienza e mi piace pensare, tanto per riallacciarmi all'aspetto emotivo collegato alla scelta di questo libro, che mia nonna possa aver approvato.

Grazie a Danila per avermi scelta come compagna di viaggio in questa avventura: probabilmente se non me l'avesse proposto lei non avrei preso l'iniziativa di partecipare da sola. E la ringrazio anche per la bellissima immagine che ha creato, partendo da una foto della nostra performance. Belle anche quella... sempre secondo me!

venerdì 28 agosto 2015

Se io fossi (Marina Marazza) - Venerdì del libro

Avevo notato il libro Se io fossi di Marina Marazza appena arrivato in libreria dove era stato esposto incellophanato. La volta successiva, dopo diversi giorni, l'ho trovato di nuovo incellophanato e mi sono subito detta che sarebbe stato difficile vendere un libro senza che i potenziale acquirente potesse sfogliarlo, senza capire cosa trovare tra quelle belle pagine grandi.

La copertina mi aveva subito attirata ma, lo ammetto, non avrei mai comprato un libro di questo tipo a scatola chiusa.

Si tratta di un libro di gran formato con una bellissima illustrazione in copertina e solo dopo diverso tempo - probabilmente si sono resi conto che non si poteva allettare i potenziali compratori in quel modo - l'ho trovato in esposizione senza quell'antipatico cellophane.

Le aspettative alimentate dalla copertina sono state rispettate anche dalle illustrazioni proposte all'interno.
Testi semplici, brevi ma efficaci. Frasi che prendono per mano il giovane lettore e lo conducono con delicatezza e leggerezza a capire che ognuno è speciale così com'è.

L'ho comprato non per mia figlia ma come dono da fare ad una sua amichetta per il suo compleanno. E' una bimba di dieci anni per cui un po' cresciutella per libri con grandi illustrazioni e poco testo ma la scelta non è stata casuale: il libro si presta ad essere apprezzato anche da lettori di quell'età che possono comprendere il messaggio più di quanto non potrebbe fare un bambino più piccolo che, magari, si lascerebbe attirare dalle belle immagini e poco più.

A me piacciono i libri di gran formato che si prestano ad essere collezionati come piccoli tesori: io e mia figlia abbiamo pensato che la sua amica potesse avere la stessa sensibilità ed apprezzare sia il libro per le sue caratteristiche grafiche che il messaggio che lancia.

Un libro che vorrei proporre per questo Venerdì del libro e che trovo molto adatto per un regalo. 
Bello a vedersi, bel messaggio in esso contenuto, formato da collezione. 
La mia segnalazione, stavolta, è breve perchè merita di essere letto, sfogliato, gustato senza svelare troppo. Almeno secondo me!

domenica 23 agosto 2015

Zorro nella neve (P. Zannoner)

Un altro libro per ragazzi (consigliato dai 12/13 anni in su) che ho letto e mi è piaciuto.
Dirò di più, un libro che consiglio caldamente anche ai grandi, non solo agli adolescenti. La storia da un certo punto in avanti ad un lettore maturo appare un po' scontata... ma questo non toglie nulla al piacere della lettura. Diciamo che ha un'evoluzione naturale che ogni lettore vorrebbe che avesse, ecco. Così è più corretto, credo.

Zorro nella neve è arrivato tra le mie mani per sbaglio. Ero in biblioteca alla ricerca di un altro libro, di altro autore e di altro genere. Quel libro - che pure il sistema di ricerca dava come disponibile - disponibile non era probabilmente perchè sistemato male, in un posto sbagliato, da qualcuno che deve averlo consultato e che non lo ha lasciato sopra al tavolo dove vanno lasciati i libri che vengono sfilati dalla loro posizione... Potevo forse gettare la spugna? Certo che no.
Tra le novità ho visto un bel volumetto che mi ha attirata. Letteralmente conquistata quando, prendendolo tra le mani, mi sono accorta che le due impronte che si vedono, su fondo bianco, sono ruvide... toccando l'imponta della scarpa e quella della zampetta si sente qualche cosa di ruvido sotto ai polpastrelli... "Forte!" mi sono detta... e l'ho preso. 

Dopo aver abbandonato il gruppo con il quale è uscito sulla neve, Luca si allontana nell'oscurità a bordo del suo snowboard sicuro delle sue capacità di sciatore. Lui non ama la confusione. Ama la solitudine. Ed anche azzardare un po'... Ma non ha fatto bene i conti e ben presto si trova disperso, sommerso dalla neve, capace di respirare solo grazie ad una bolla d'aria che si è creata in profondità. 

Zorro è un cane da salvataggio in forza al Soccorso Alpino e Bruno è il volontario suo amico e conduttore. A loro - assieme a Simone e ad un altro cane - il compito di cercare Luca. Cercare e salvare Luca. Perchè verrà salvato grazie al fiuto di Zorro. 

Mary è una studentessa impegnata come volontaria in un canile. Ama i cani e cerca una famiglia adottiva per i tanti cagnolini abbandonati che popolano il canile. Ce ne sono cinque, in particolare, cuccioli appena arrivati, che hanno bisogno del suo impegno per trovare una casa.

Le vite di Luca e di Mary si incrociano. E si incrociano anche con quella di Zorro e di altri amici a quattro zampe che sono i veri protagonisti della storia.

L'autrice dà voce anche a loro. Trasmette la loro impazienza, la loro attenzione, la loro disciplina ma anche la loro paura di restare soli e abbandonati dentro ad una gabbia per sempre.

Quella di Zorro nella neve è una storia di amicizia, di amore, di sintonia e reciproco affetto che non può lasciare indifferenti. Se non si è amanti degli animali può essere un modo per abbattere le distanze con loro. Se li si ama già, un mero rafforzativo...

Se lo leggesse mia figlia - prima o poi lo proporrò anche a lei, nessun dubbio in merito - si convincerebbe ancora di più che l'unica vera mancanza nella nostra famiglia è quella di un cucciolo... Ad un certo punto ammetto che avrei voluto essere io ad avere in braccio quei cuccioli, ad incontrare quegli occhioni scuri e vivaci, a raccogliere quell'abbraccio peloso! Figuriamoci che effetto potrebbe fare una lettura così su una ragazzina che chiede da tempo di avere un cucciolo!

Non mi pento affatto di aver preso in prestito un libro per ragazzi. Molto belli i pensieri di Zorro, ai quali l'autrice dà voce. 
Il libro è stato ispirato da un'esperienza realmente vissuta dall'autrice e... Zorro è un cane da soccorso che esiste davvero!

Chiudo riportando la frase scritta sull'ultima di copertina:
Quando niente di quello che vivi sembra fatto per te, è tempo di cambiare strada. L'importante è scegliersi buoni compagni di viaggio.
Anzi, prima di chiudere... Posso fare una dedica? E' la prima volta che mi viene in mente una dedica... 
Dedico la storia di Luca, Zorro e Mary alla mia amica Cristiana, al suo amore per i cani, per la sua Margot e alla dolcezza trasmessa dallo sguardo di quel bellissimo esemplare che le fa compagnia e che cresce accanto a lei in questo periodo di vita.
***
Zorro nella neve
Paola Zannoner 
Il Castoro Editorie
15.50 euro

venerdì 21 agosto 2015

La porta dei morti (Sibyl von der Schulenburg) - Venerdì del libro

Questa volta il titolo porta fuori strada. Nel senso che non si tratta di un giallo in cui scorre sangue e ci sono omicidi misteriosi, indagini e quant’altro. Il libro di Sibyl von der Shulenburg mi ha permesso di prendermi una pausa dal genere che ultimamente mi appassiona.
Si tratta, a modo suo, di un thriller ma in senso molto originale, almeno secondo il mio punto di vista. E' un libro tutto da gustare.
Mi sono trovata tra le mani un volume piccino, maneggevole, comodo da portare in borsa ma – unico neo – con i caratteri un po’ troppo piccini per i miei gusti. Lavorando davanti ad un pc, passando ore davanti ad uno schermo, trovarmi a leggere caratteri troppo piccini mi stanca parecchio. Cosa che con caratteri un pochino più grandi ho notato meno.
Comunque si tratta di un dettaglio.
Lucia è una ragazzina orfana di padre che si trova, improvvisamente, catapultata in un mondo che non le appartiene. Deve vivere per qualche tempo con sua nonna Giulia perché sua madre non sta molto bene e deve essere seguita in ospedale. Lei non può seguirla. Starà con la nonna. Nonna paterna. Giulia. Una donna che fino a sei anni prima era diversa da quella persona magra, trascurata, che ora vive in un mondo tutto suo. Vive da sola in una casa in cui ha sistemato decine e decine di animali – cani e gatti – che vivono in condizioni tutt’altro che buone.
Lei è una Hanimal horder, tanto per usare un termine anglosassone: una sorta di collezionista compulsiva di animali. La sua è una reazione psicologica ben precisa ad un trauma che non ha mai superato. Non è l’amore per gli animali in quanto tale che muove le sue gesta ma qualche cosa di più. Qualche cosa legato ai ricordi, al passato ed anche al futuro. Non immaginavo che esistesse davvero gente con problemi di questo tipo… Giulia incarna alla perfezione il personaggio che le è stato cucito addosso.
Lucia si trova a vivere una situazione che rischia di sfuggirle di mano. Avverte parecchie stranezze nella casa della nonna senza poter fare molto. Non è quello il soggiorno che aveva immaginato ma non può dirlo a sua madre che ha bisogno di serenità. Quella casa, poi. Una casa molto particolare. Magica. Una casa in cui torna a rivivere la tradizione etrusca dei tempi che furono in un misto di mistero, antiche credenze e fenomeni inspiegabili.
E’ una storia che mi ha appassionata, coinvolta, incuriosita ed anche commossa. Un libro molto originale con il quale l’autrice dimostra tutte le sue conoscenze in materia psicologica: i personaggi – quello di Giulia in particolare – vengono tracciati con dovizia di particolari soprattutto dal punto di vista psicologico. Le descrizioni sono fluide, precise, efficaci. Sia delle situazioni che dei personaggi. Molto affascinante il racconto delle tradizioni etrusche legate alla morte, al passaggio, alla vita nell’oltretomba… Molto umana la reazione di Lucia davanti a ciò che le si presenta quando si trova a vivere situazioni che mai avrebbe immaginato di vivere.

Ho avuto modo di segnalare in un precedente Venerdì del libro un altro titolo di questa autrice e devo dire che questo mi è piaciuto di più. Torno a proporre un suo libro per l'appuntamento odierno perchè credo davvero che meriti di essere letto.

Dal sito della casa editrice Il Prato - che ha publicato il libro - apprendo che di recente l'autrice ha vinto il Premio Speciale della Critica nell'ambito del  World Literary Prize: si tratta di un grande premio letterario itinerante che viene ospitato di edizione in edizione in una delle grandi capitali o nelle più celebri località turistiche del mondo e che ques'tanno ha fatto tappa a Parigi. Si tratta di una manifestazione internazionale che ha lo scopo di integrare, promuovere e conoscere le culture di tutti i popoli, la loro lingua, le loro tradizioni, nel nobile ideale di fratellanza universale.
***
La porta dei morti
Sibyl von der Schulenburg
Il Prato Editore - collana Gli Antidoti
cartaceo euro 10.00 (in questo periodo in offerta qui a 6.34 euro)
e-book euro 3.99 (disponibile qui)

mercoledì 19 agosto 2015

Nuovi arrivi#14 e in biblioteca#11

 
Nel giorno del mio compleanno - che cade oggi, eh si! - arriva un aggiornamento sugli ultimi libri che hanno fatto ingresso in casa nostra. Mi sono fatta un doppio regalo... o meglio, un doppio prestito dalla biblioteca del mio comune.

Per quanto riguarda l'acquisto, si tratta di un nuovo titolo della serie Milla&Sugar che in questo periodo sta appassionando mia figlia. Lo aveva adocchiato tempo fa ma non lo prendemmo visto che ne aveva scelto un altro e visto che ne aveva (ne ha tutt'ora, a dire il vero) diversi da leggere nella nostra libreria di casa.
Ha messo in ordine i suoi libri separandoli con un poggialibri verde che si intravede dopo i primi diciassette volumetti contando da sinistra... tutta la zona di destra è dei libri da leggere... se per un po' evitiamo di comprare da leggere ne ha comunque eccome!

Visto, però, che davanti alla richiesta di un libro non so dire di no e che anche io, da amante della lettura, ho parecchi libri a casa ancora non letti, anche stavolta ho preferito assecondare la sua richiesta. Fino a che mi sentirò chiedere libri non dirò mai di no...

Con un altro acquisto, effettuato all'inizio dell'estate, però abbiamo beccato un doppione! E' la prima volta che ci capita e la mia cucciola si è lasciata ingannare dalla copertina... Il libro di Tea Stilton "Un matrimonio da sogno" lo aveva comprato tempo fa nella versione di destra, nella foto... e avendo una memoria fotografica piuttosto precisa, non ha fatto caso al titolo quando ha scelto l'altro ma si è lasciata attirare dalla copertina. Quanti sono i libri di Tea Stilton in circolazione? Noi proprio quel doppione abbiamo scelto, facendoci ingannare da una diversa edizione, una diversa copertina, diversi colori e una diversa illustrazione... Pazienza. Lo regaleremo ad un'amichetta! 
Un libro non va mai perduto.

Ed ora veniamo alle mie, di letture.

Continuo a tener duro cercando di evitare di comprare libri, sempre nell'ottica non di farne ammucchiare troppi che sono in attesa di essere letti... ma visto che, soprattutto grazie ad interessanti consigli di lettura, scopro giorno dopo giorno autori nuovi, la voglia di procurarmi altri titoli oltre a quelli di cui dispongo già in casa è davvero tanta.
Così, mentre sto leggendo uno dei libri che avevo in casa da tempo, ho fatto una capatina in biblitoteca ed ho preso un altro libro di Anne Holt - autrice norvegese che mi ha positivamente colpita e che fino a poco tempo fa mi era del tutto sconosciuta - e cercavo un libro di Mauro Corona.
Della Holt ho preso il secondo della serie di Vik e Stubø.
Di Corona il titolo che cercavo sul sistema di consultazione telematico della mia biblioteca veniva dato come disponibile ma poi, al momento della ricerca, il ragazzo della biblioteca non l'ha trovato. Probabilmente qualcuno l'ha preso in mano e non l'ha messo al posto giusto... 
Ci siamo lasciati, con il bibliotecario, con il suo impegno a cercarlo ben benino per avvertirmi non appena spuntasse tra gli altri. 
Così, visto che difficilmente quando vado in biblioteca me ne torno a casa con un solo prestito, ho cercato qualche cosa da leggere tra i nuovi arrivi e mi sono fatta attirare dalla copertina di una lettura consigliata per ragazzi. Zorro nella neve è pensato per ragazzi ma non credo che faccia male a me se lo leggo. Ho letto parecchi libri consigliati per i più giovani ma che mi sono piaciuti moltissimo, pur essendo lontana dall'età consigliata. Ricordo, tanto per citare un esempio, il Giardino Segreto o, più di recente, Incantesimo di fuoco.
Spero di averci visto giusto anche stavolta.

Buona (fine) estate e buone letture!

martedì 18 agosto 2015

La dea cieca (A. Holt)

Anne Holt mi convince sempre più.
La dea cieca è il suo secondo libro che leggo ed ho avuto conferma di quanto mi piaccia il suo stile. Si capisce tra le righe che si tratta di un’autrice preparata, che conosce ciò di cui parla: conosce molto bene, per esperienza personale, i meccanismi investigativi e legali ed è molto credibile nelle sue descrizioni accurate.
Apprezzo molto la finezza narrativa che sta nell’evitare descrizioni macabre quando parla di omicidi, cadaveri, uccisioni annessi e connessi (cosa che non si può dire per altri autori che, invece, non si risparmiano nel descrivere fiumi di sangue e scene macabre). Rende perfettamente l’idea di ciò che accade anche senza eccedere in descrizioni di questo tipo e devo dire che lo apprezzo molto.
 
In questo romanzo la protagonista principale è una donna, Hanne Wilhelmsen, una investigatrice che sarà affiancata nell’indagine su due casi di omicidio – apparentemente slegati l’uno dall’altro ma che nascondono qualche cosa di molto più grande della morte di quei due – da  Håkon Sand, un politiadjutant, una figura che esiste nell’ambito della polizia norvegese. Si tratta di un giurista, superiore di grado ai normali funzionari, che sono in forza alla polizia in Norvegia. Una figura che non conoscevo e che in questo romanzo emerge particolarmente accanto alla protagonista. Sono due figure che si completano: Sand ha il compito, tra l’altro, di guidare formalmente le indagini e comparire in tribunale per conto del pubblico ministero. Un ruolo non da poco visto che sarà lui a dare forma a ciò che viene scoperto, una prova dopo l’altra, nel corso delle indagini e che dovrà convincere il giudice circa la fondatezza delle proprie convinzioni.
 
Quello di Hanne è un personaggio chiave nel romanzo: ha grosse responsabilità e ne è perfettamente consapevole, è una donna forte, che non si arrende davanti agli ostacoli, 
 
Come nel romanzo che ho letto in precedenza – Quello che ti meriti – anche in questo viene usato quasi esclusivamente il tu nei dialoghi. Nell’altro libro l’autrice spiega che in Norvegia solo di rado, ed in casi particolari, ci si rivolge agli altri con il lei. Si usa abitualmente il tu anche tra chi non ci si conosce e nel libro questo aspetto emerge chiaramente, nel primo che ho letto così come in questo.
Hanne Wilhellmsen è un’ispettrice meticolosa, precisa, attenta. Donna bellissima, rispettata dai colleghi ed esempio di integrità e passione per il proprio lavoro, ha alzato un netto muro tra la vita privata ed il lavoro. Nessuno può dire di conoscerla veramente così come nessuno può avere la certezza della fondatezza delle voci secondo cui abbia una compagna nella sua vita e non un compagno.
Si trova alle prese con due omicidi che apparentemente non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro ma che, con l’avanzare delle indagini, si sveleranno per ciò che sono: punti di partenza di una caccia grossa, portata avanti dalla polizia tra tanti buchi nell’acqua a segno di come il sistema sia ben protetto.
Dalle indagini, portate avanti assieme ad Håkon Sand, emergeranno coinvolgimenti inaspettati in un giro di droga che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
In questo contesto viene anche coinvolta una bella avvocatessa, Karen Borg: è lei a scoprire casualmente il primo cadavere ed è lei che sarà scelta come difensore da colui che viene arrestato per aver commesso tale omicidio. Le strade dei tre personaggi principali si intrecceranno abilmente in una storia che si fa leggere tutta d’un fiato.
 
Le precise descrizioni dei meccanismi investigativi, dei cavilli, delle procedure mi hanno letteralmente ammaliata. L’autrice ha la capacità di portare il lettore all’interno della storia in prima persona e le pagine scorrono, una dopo l’altra, senza risparmiare sorprese.
Mi è molto piaciuto e continuerò a leggere altro di questa autrice.
Solo un piccolo dettaglio mi ha un po’ infastidita, ma si tratta davvero di un dettaglio. L’autrice ripete spesso nome e cognome dei personaggi anche quando non serve, quando basterebbe scrivere Karen o Hanne, semplicemente, senza stare a ripetere a iosa nomi e cognomi. Ho risolto il problema allontanando il fastidio leggendo solo il nome e sorvolando sul cognome ogni volta che mi sembrava di troppo.
Come ho notato nel primo libro che ho letto di questa autrice,la Holt lascia emergere risvolti umani anche nei cattivi. E questa cosa non mi dispiace affatto. 380 pagine volano via d’incanto con un giallo che cattura.
***
Anne Holt
La dea cieca
Einaudi – Stile Libero
Euro 18.50

venerdì 14 agosto 2015

Quello che ti meriti (A. Holt) - Venerdì del libro



Gli autori norvegesi di gialli mi piacciono.
O meglio, i gialli di autori norvegesi mi piacciono. 

Ne ho avuto conferma leggendo Quello che ti meriti, di Anne Holt.
Sono arrivata a lei cercando libri disponibili nella biblioteca del mio comune nell'ambito del genere giallo ed è spuntato questo nome. Ho cercato l'elenco di libri da lei scritti ed ho iniziato da qui.
A dire il vero on line ho anche trovato delle recensioni negative su questo libro ma non mi sono lasciata disarmare. Un paio di aspetti mi avevano incuriosita: il fatto che fosse un'autrice donna ed il fatto che tra i protagonisti del libro ci fosse una donna, con un ruolo anche importante. 

Dopo aver letto Nesbø (ed essermi affezionata ad Harry Hole, personaggio da lui creato), ho avuto modo di conoscere altri personaggi – con storie sempre ambientate in Norvegia, con la città di Oslo in sottofondo – frutto della fantasia di un'autrice donna.

Il contesto è terribile, a dire il vero. L'investigatore Stubø è alle prese con bambini scomparsi. Casi che hanno una matrice comune e che lo mettono davanti alla necessità di fare in fretta con le ricerche del colpevole per evitare il peggio.


Stubø è un uomo molto intuitivo, le sensazioni che prova sono sempre molto importanti nelle sue indagini ed anche se evita di mostrare questo suo lato in modo troppo palese, si lascia guidare dall'intuito nella vita così come nel suo lavoro.
E questo suo sesto senso gli dice che, per venire a capo del caso, ha bisogno dell'aiuto di Vik, una criminologa che non ha nessuna intenzione di farsi coinvolgere, almeno all'inizio.

Lei è alle prese con delle ricerche su un vecchio crimine per il quale ha motivo di credere che abbia pagato un innocente.
Lui sa che solo l'aiuto di lei può aiutarlo ad arrivare ad una svolta: ha bisogno di qualcuno con cui confrontarsi, con cui poter parlare ad alta voce degli elementi che emergono di giorno in giorno, qualcuno che sia obiettivo e professionale, più di chiunque altro.

Posto che quelle narrate sono situazioni terribili, terrificanti visto il tragico coinvolgimento di bambini (non che sequestri che abbiano come protagonisti adulti lo siano meno ma con i bambini è tutto amplificato) uno degli aspetti che ho notato è come si faccia emergere poco la tragicità delle situazioni. Non so se riesco a spiegarmi ma ho notato che vengono narrati crimini che hanno come vittime bambini calcando poco la mano sull'entità di ciò che accade. Rapire un bambino, ucciderlo, restituirlo cadavere alla famiglia è qualche cosa di inaudito, inammissibile, imperdonabile... ho avuto la sensazione che tutto ciò venga posto quasi con rassegnazione, come routine anche se poi non ci si risparmia sulle indagini.
Stubo, per lo meno, non si risparmia.

A parte questo, devo ammettere di aver letto con ingordigia pagina dopo pagina tanto mi incuriosivano gli sviluppi delle ricerche. A differenza di alti romanzi in cui si arriva al colpevole senza dare quasi la possibilità di far capire al lettore come si tirano le conclusioni, in questo caso come lettrice mi sono sentita coinvolta nelle indagini, non mi sono trovata davanti ad un dato di fatto senza capire come.

I due protagonisti vedranno le loro vite intrecciarsi per una serie di vicissitudini, i diversi casi che li tengono occupati avranno degli importanti punti in comune e le loro vite si intrecceranno in modo leggero, delicato, quasi impercettibile.

I personaggi non sono proposti con superficialità, non sono inseriti nella storia giusto per completare il puzzle del racconto ma ognuno ha un ruolo ben preciso andandosi a completare l'uno con l'altro.

Accanto agli aspetti che caratterizzano il giallo, l'autrice riesce a tracciare anche gli aspetti umani dei vari personaggi anche del colpevole. E' un mostro, ma è comunque un uomo. Questo è passato dal racconto, dalle capacità narrative dell'autrice.

Il libro mi è piaciuto, mi ha tenuto attaccata alle pagine.... Non concordo con le recensioni negative, con quelle – soprattutto – che assegnano una stellina, che lo definiscono noioso, monotono e scontato. Per me non è affatto così. 
I personaggi restano impressi nella mente del lettore, siano essi vittime o carnefici. Ben descritti, ben posti pur nella terribile realtà che li riguarda.

Posto che storie violente che hanno come protagonisti bambini non possono essere definite belle storie e posto che non l'ho scelto per questo ma perchè era il primo di una serie (ed avendo commesso errori nella scelta cronologica di altri libri ho voluto iniziare dal primo) in se il libro mi è piaciuto e leggerò altro di questa autrice.

Per questo Venerdì del libro di ferragosto la mia proposta non è molto allegra ma, per gli amanti del genere, credo che sia una lettura che possa piacere. Da qualche parte ricordo di aver letto che si trattava di un libro che avrebbe lasciato il segno nel lettore, ed anche qualche notte insonne. Bhè... sarà che l'ho letto durante un periodo di permanenza in casa d'altri, sarà che non dormivo a casa mia ma in un letto altrui seppur con la mia famiglia... devo dire che qualche ora di sonno l'ho proprio persa... A causa di Anne Holt e della storia che ha proposto? Sarà anche per via del fatto che, nei ringraziamenti finali, l'autrice dice che - pur trattandosi di un romanzo di pura fantasia - ad ispirarla è stato un reale caso di malagiustizia? Sarà stato il pensiero che di bambini rapiti (e purtroppo anche uccisi) ce ne sono davvero e che le sensazioni che ha trasmesso l'autrice, a tal proposito, sono palpabili? Non saprei... Forse un po' di tutto questo.... chissà!

venerdì 7 agosto 2015

Facciamo finta che non sia successo niente (M. Dawson) - Venerdì del libro

Mi sono presa una breve pausa dal genere che più amo e l'ho fatto leggendo una storia d'amore.
Mi è bastato per convincermi che non è proprio un genere che mi appassiona.

La prima, primissima cosa che non mi è piaciuta di Facciamo finta che non sia successo niente è stato il modo usato dall'autrice per rivolgersi al lettore nelle more del racconto. Se n'è venuta fuori con "...e voi penserete che" o qualche cosa del genere, facendo interloquire la protagonista con chi aveva il libro sotto agli occhi. Non mi piace proprio che un autore si rivolga in questo modo al lettore. Per me è stata una nota stonata.

La storia mi è sembrata piuttosto banale e scontata.
La storia di un amore farcito da infedeltà, ripensamenti, maturazioni, ricadute ed ancora ripensamenti. Il racconto si dipana su due piani temporali con la protagonista: racconta la sua situazione attuale e fa un tuffo nel passato raccontando quello che successe oltre 25 anni prima. Qualcosa che aveva ancora degli strascichi sulla sua vita: un amore appassionato, perduto ma mai dimenticato. Un amore che rispunta tra le pieghe delle vita di tutti i giorni e che tenta di riportare la bobina indietro, quasi a voler recupare il tempo perso come se, davvero, non fosse successo nulla.
Una storia come tante: lei che tradisce lui convinta di vivere il vero amore della sua vita, lui che scopre tutto, l'altro che sembra davvero pronto a lasciare la sua famiglia (perchè è sposato) per lei ma che poi... non dico altro... mi limito a dire che, passando per una grande delusione, Annabelle va avanti per la sua strada senza però liberarsi del tutto di quello che ha creduto (e crede ancora) essere l'amore della sua vita.

Ci potrebbero essere degli interessanti spunti di riflessione...
Come, ad esempio, la percezione che ha un figlio della vita sessuale dei genitori.
O come l'adrenalina che farcisce ogni tradimento, che travolge i suoi protagonisti e che li fa volare di qualche metro sopra alla terra... L'incoscienza legata a questo status, quella che porta a fare cose impensabili in condizioni normali. Tutto questo ci può stare, ma non è niente di nuovo... Centinaia di romanzi sono farciti con gli stessi argomenti...
Almeno questa è stata la mia impressione.

L'autrice scrive in modo semplice e descrive la protagonista, Annabelle, come una ragazza impulsiva (prima), una moglie infelice e trascurata, non ancora una donna ma quasi una ragazzina non ancora cresciuta anche dopo il sì. La descrive poi come una donna matura che non ha ancora fatto i conti con il passato e non ha la forza (o la voglia) di fare i conti con il suo presente. Fatto sta che Annabelle è ancora insoddisfatta, si sente trascurata, lontana da suo marito. Da quello stesso marito che sentiva altrettando lontano subito dopo averlo sposato.

Non mi è sembrata una storia originale. E' un libro che si legge in poche ore giusto per staccare la spina e si va avanti una pagina dopo l'altra per tentare di capire come Annabelle ne uscirà. 

Non è uno di quei libri che ho rischiato di lasciare a metà lettura ma devo dire che non mi ha entusiasmata. Anzi, mi ha convinta (non che ce ne fosse bisogno, a dire il vero), che si tratta di un genere che non fa per me.
Lettura estiva, da ombrellone, che non richiede nemmeno molta attenzione a dire il vero.

Se non lo si legge non si perde molto. Non me ne voglia l'autrice ma non sono affatto stimolata a cercare altri suoi libri.  

Per questo Venerdì del libro, reduce dalla lettura della settimana scorsa che mi ha positivamente colpiata per originalità e tutto il resto, stavolta la mia opinione sul libro che ho appena terminato di leggere è un po' tiepida.

Se capita tra le mani magari è un libro che si lascia leggere ma senza grosse aspettative.
Torno ai miei gialli... ai thriller annessi e connessi... mi sento meglio in loro compagnia!

martedì 4 agosto 2015

L'uomo dei cerchi azzurri (F. Vargas)

Ho fatto la mia conoscenza con Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau (scrittrice francese) sulla scia di un consiglio di lettura. Non del libro specifico - L'uomo dei cerchi azzurri - ma di un consiglio di lettura generico, riguardante la scrittrice.
Cercando di evitare l'errore fatto in precedenza con altri libri che ho letto nella successione cronologica sbagliata, ho voluto fare conoscenza con lei partendo dall'inizio. L'uomo dei cerchi azzurri è il primo libro in cui fa la sua comparsa l'ispettore Jean-Baptiste Adamsberg

Ecco, dunque, che ho fatto la conoscenza di un commissario molto atipico, particolare nei metodi e nella personalità. Un personaggio strampalato, che abbottona la camicia sistemando il bottone del lunedì con l'asola della domenica... un personaggio che mi ha quasi fatta andare fuori di testa con i suoi discorsi strampalati, con le sue deduzioni fuori dalle righe, con le sue sensazioni "a pelle" che hanno guidato, pagina dopo pagina, la sua indagine. 

Abituata com'era alla figuara di Harry Hole, che negli ultimi tempi mi ha particolarmente coinvolta, stavolta mi sono trovata davanti ad un personaggio completamente diverso e ad uno stile di scrittura diverso. Molti i dettagli proposti dall'autrice ma pochi quelli macabri. Non si lascia andare ad eccessive descrizioni efferate pur avendo a che fare con degli omicidi. L'autrice punta molto sulle storie dei suoi personaggi, sui loro pensieri, sul loro essere "normali" seppur davanti a situazioni particolari e fuori dal comune.

Adamsberg, commissario di polizia del 13° arrondissement di Parigi (non avendo mai letto nulla di autori francesi sul genere giallo mi sono dovuta abituare a riferimenti che non conoscevo affatto), mi ha spiazzata con il suo modo di fare. Ho avuto l'impressione che volesse scombussolarmi i pensieri mentre io sentivo di aver bisogno di ordine, di linearità. 

L'indagine che porta avanti ha a che fare con uno strano personaggio che disegna cerchi azzurri con un gessetto sull'asfalto. Al centro di questi cerchi azzurri fa trovare di tutti fino a che - cosa che Adamsberg sentiva - farà trovare un cadavere... più di uno a dire il vero.

Il commissario si trova ad indagare mettendo insieme pezzi di vita con situazioni che si compongono davanti ai suoi occhi. Tornerà a pensare ad un suo amore mai dimenticato, conoscerà personaggi singolari che non lo convinceranno fino alla fine, collaborerà con il suo vice - Adrien Danglard - che è il suo esatto contrario sia nella vita che nei metodi. Un personaggio che completa Adamsberg proprio perchè così diverso da lui.

Daglard è padre di cinque figli (quattro suoi - due coppie di gemelli ed uno di sua moglie) tutti a suo carico da quando sua madre se n'è andata.
Adamsberg, invece, è solo e rincorre un amore-non amore.

Daglard è una persona metodica e riflessiva.
Adamsberg è una persona intuitiva, che vede sfuggire i pensieri quando tenta di metterli in ordine per poi tornare - ordinati - quando meno se lo aspetta.

Adamsberg camminò fino a sera. Era l'unico modo che aveva trovato per fare una cernita dei propri pensieri. Come se grazie al movimento del camminare i pensieri venissero sballottati quasi fossero particelle di un liquido. Finchè le più pesanti non cadevano sul fondo e le più fini rimanevano in superficie. 
Questa è una descrizione efficace - estrapolata da uno degli ultimi capitoli - del modo di fare e della personalità del nostro commissario. Un tipo che più si concentra e meno produce. Un tipo strano, non c'è che dire. Mentre aspetta che la soluzione del caso arrivi, si lascia andare a discorsi che non hanno nulla a che fare con ciò su cui sta indagando ma che lo aiutano a creare la situazione giusta affinchè l'intuizione arrivi. Inizialmente questa cosa mi ha disturbata un po' - abituata come sono ad arrivare subito al dunque sulla scia di precedenti libri letti di altri autori - ma poi ho capito che questa era una caratteristica importante del personaggio, proposta con uno stile di scrittura semplice, comune, con pensieri di persone comuni, uomini e donne di tutti i giorni.

Se mi è piaciuto? Diciamo che ho iniziato a conoscere il personaggio e ad inserirmi nei tratti narrativi proprio di questa autrice che potrò sicuramente apprezzare di più continuando a leggere.

Il libro non mi è dispiaciuto ma resto ancora affezionata ad Harry Hole, molto meno lento e molto più dannato di Adamsberg. Personaggi diversi, storie diverse, stili diversi... genere che mi piace.
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L'uomo dei cerchi azzurri
Fred Vargas
Einaudi StileLibero
15.50 euro