giovedì 30 giugno 2022

Un aereo senza di lei (M. Bussi)

Questa volta Bussi l'ha portata un po' troppo per le lunghe per i miei gusti. Ha voluto girare e girare ancora attorno ad una storia che, malgrado i vari personaggi entrati in scena, fino al 90% della lettura mi è sembrata come un serpente che si mordesse la coda.

Bussi mi ha abituata all'accelerazione finale nei suoi libri, ai colpi di scena inaspettati ma stavolta mi ha tenuta un po' troppo sulle spine arrivando ad essere un tantino ripetitivo, a tratti.

Due neonate su un aereo. L'aereo precipita e, delle 169 persone che erano a bordo, se ne salva solo una. Tutti gli altri morti sul colpo o intrappolati tra le fiamme. Difficile, però, stabilirne l'identità. Sarà l'erede di una famiglia d'alto lignaggio oppure di una modesta famigliola che fa fatica ad arrivare alla fine del mese? Difficile davvero darle un'identità. Saranno necessarie indagini e la pronuncia di un giudice. Una pronuncia, però, che inevitabilmente salva una bambina ma ne uccide un'altra. Possono le due famiglie rassegnarsi, soprattutto quando mancano elementi certi che attestino l'identità della bambina?

Diciotto anni dopo quel tragico evento, quando quella bambina è diventata maggiorenne, un diario svela diciotto anni di indagini e fornisce risposte a domande rimaste per tanto tempo insolute.

Sono risposte che possono sconvolgere la vita di quella ragazza e non solo. Le due famiglie, o almeno chi quelle famiglie è ancora in vita, dovranno fare i conti con un passato che è legato ad un presente alquanto sconvolgente.

Per lei, Emilie Vitral (ma è davvero questo il suo nome?) la "sopravvissuta" della tragedia del Natale del 1980, "La miracolata del Mont Terrible" e non solo.

Le indagini, a dire il vero, quelle ufficiali, si chiusero in fretta e diedero un nome a quella bambina: Emilie Vitral, appunto, di origini modeste. Quelle ufficiose, invece, vennero commissionate ad un investigatore privato dall'altra famiglia, quella ricca, affinchè durassero 18 anni: al compimento del diciottesimo anno Emilie avrebbe saputo la verità e scelto cosa fare, qualunque essa fosse.

I diciotto anni di indagini vengono raccontati dalle pagine di un diario ed è tra quella pagine che ho trovato che ci si dilungasse troppo. Poi, la svolta arriva in un paio di giorni e devo ammettere che questo mi ha innervosita un po'. Tutto così veloce, sul finale, che mi ha spiazzata.

Il personaggio che mi è piaciuto di più è quello di Malvina, la sorella di una delle due bambine. Una figura molto particolare, una pazza o un'abile attrice? Un personaggio davvero trasformista che ha dato un pizzico di colore ad una storia che altrimenti sarebbe stata un po' troppo piatta se si esclude il finale.

Ormai lo stile di Bussi mi è familiare e, nonostante i rallentamenti dovuti alla particolare struttura narrativa di questo libro, la storia mi è piaciuta.

Ps. il titolo... ora che ci penso... magari poteva essere un po' meno preciso.
***
Un aereo senza di lei
Michel Bussi
Mondadori editore
404 pagine
12. 50 euro copertina flessibile, 9.90 Kindle

mercoledì 29 giugno 2022

La donna di Brooklyn (T. Enerson Wood)

 

Da bambina mi sono sempre chiesta come si facessero i ponti e le gallerie. 

Due curiosità che mi sono portata dietro a lungo e alle quali ho dato delle riposte differenti, a seconda del periodo storico in cui venissero realizzate le due costruzioni. Diversi i tempi, diverse le tecnologie, diversi i materiali.

Leggendo La donna di Brooklyn mi sono data delle risposte e mi sono immersa in un’epoca piena di sorprese così come tante sorprese ha riservato il personaggio principale, Emily: una donna e un sogno, quello di realizzare il più grande ponte che possa unire Manhattan con Brooklyn. Un sogno che condivide con suo marito, il capitano Whas Roebling.

In un’epoca in cui tanti sono i diritti preclusi alle donne (inimmaginabile che una donna possa seguire i lavori di un cantiere edile in mezzo a tanti uomini così come è inimmaginabile che una donna possa solo immaginare lontanamente di avere diritto al voto), Emily scompiglia le carte in una società che all’inizio fa fatica ad accettarla – con i suoi sogni, le sua ambizioni e le sue capacità – ma che alla fine non può che riconoscere il suo ruolo in un’impresa titanica e non solo.

Emily è una donna innamorata di un uomo e del suo sogno, ma ne coltiva anche di propri, di sogni. Vuole fare qualcosa per essere dalla parte delle donne, per veder loro riconosciuti diritti in quel momento storico preclusi e non si tira indietro davanti ad un impegno formale, in prima linea. Quando, però, il suo ruolo all’interno dell’impresa del marito la pone sotto i riflettori, Emily deve fare una scelta: difendere il sogno suo e di suo marito, lavorando per realizzarlo ma abbandonando i proprio o fare una scelta diversa. Emily, pur affrontando dei dubbi durante il suo cammino, fa la sua scelta senza chiudersi però tutte le porte davanti.

L’autore offre una storia romanzata ma ispirata a vicende vere, offre un periodo storico caratterizzato da ambiziosi progetti ma anche morti sul lavoro, un concetto alquanto rudimentale di sicurezza negli ambienti lavorativi così come nuovi orizzonti che si aprono per il mondo femminile. La costruzione del ponte e tutto ciò che vi concerne e le vicende legate alle rivendicazioni femminili si intrecciano senza mai sovrastare l'una sull'altra.

Emily è una donna forte che cerca la sua strada anche quando le circostanze non le fanno sconti. Deve combattere contro i pregiudizi, contro i limiti di una società che riserva alle donne un posto di contorno, contro usi sociali che le vanno sempre più stretti. Una personalità ben delineata, la sua. Un po' meno quella di suo marito che si porta dietro il retaggio di un guerra che lo ha segnato nel profondo e che lo rende oscuro, misterioso e più difficile da "leggere" in alcuni atteggiamenti.

L’aspetto che più mi ha fatto riflettere è quello legato alle malattie sul lavoro, alla sicurezza sul lavoro. Quello che mi ha dato l’impressione di rallentare la narrazione, invece, è stata la minuzia delle descrizioni di carattere tecnico circa la costruzione del ponte. In alcuni passaggi mi sono arrivate un po' a noia, devo ammetterlo. A ben guardare, però, abbiamo a che fare con la costruzione del ponte di Brooklyn… se non merita descrizioni approfondite lui, costruito peraltro in un periodo storico lontanissimo dalle tecnologie moderne, chi le meriterebbe, allora?

La storia che mi ha incuriosita sotto diversi punti di vista. Lettura piacevole anche se, come accennavo, rallentata nelle parti più tecniche.
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La donna di Brooklyn
Tracey Enerson Wood
Piemme editore
424 pagine
18.90 copertina rigida, 9.99 Kindle

lunedì 27 giugno 2022

Il libricino della felicità. Come liberarsi dalle zavorre e raggiungere i propri obiettivi (M. B. Alonzi)

 

Molto pretenzioso il titolo di questo librettino che ha l'ambizione di insegnare come liberarsi delle zavorre e raggiungere il propri obiettivi.

Ricordo di averlo comprato tempo fa su richiesta di mia figlia che era alla ricerca di qualche cosa di motivazionale in un particolare periodo della sua vita. A dire il vero lo ha riempito di post it e di sottolineature con l'evidenziatore, ma ha 16 anni... probabilmente voleva sentirsi dire ciò che ogni giorno noi genitori cerchiamo di trasmetterle ma senza essere  delle business & career coach da 5 milioni di click come l'autrice.

Buone le intenzioni. Per il risultato da lettrice cinquantenne devo dire che sono rimasta un tantino perplessa. Non sono molto ferrata in tecniche motivazioni e posso riportare solo la mia impressione a pelle. Non mi è sembrato di leggere niente di nuovo.

Ti ameranno per quello che sei.

Lascia andare il passato.

Il momento giusto non esiste. Ora è il momento giusto.

Non è tua la colpa di chiunque non ti ami o non ti abbia amato.

E così via discorrendo. Non ho trovato niente di nuovo in queste pagine ma immagino che chi si trovi in un momento di smarrimento, di sofferenza e sia particolarmente fragile possa aver bisogno di avere sotto agli occhi tutto ciò.

Personalmente non ho trovato la strada miracolosa verso la felicità. Ho trovato stimoli a delle riflessioni, quello sì, che peraltro non rappresentano niente di nuovo soprattutto nel percorso di un adulto equilibrato (o che, per lo meno, crede di esserlo).

L'obiettivo dell'autrice, se non ho capito male, è quello di offrire un diverso punto di vista per cercare di ricostruire il proprio percorso verso la felicità.

Mha... per me è stata solo una perdita di tempo ma probabilmente non ero la lettrice giusta. Ho chiesto a mia figlia, con delicatezza, se leggere questo libro le sia stato d'aiuto... Mi ha guardata un momento ed ha detto: "...per alcune cose sì". 

Ne sono contenta. 

Ciò mi convince ancor di più del fatto che non fossi io la lettrice giusta. Ecco perchè dico che probabilmente potrà essere utile per qualcuno... io però non ci ho trovato niente di nuovo.
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Il libricino della felicità. Come liberarsi delle zavorre e raggiungere i propri obiettivi
Maria Beatrice Alonzi
autopubblicato
162 pagine
15.00 euro copertina flessibile, 9.90 Kindle

venerdì 24 giugno 2022

Forse ho sognato troppo (M. Bussi)

E tu, mamma? C'è qualcuno a cui hai voluto talmente bene da non volerlo dimenticare? Così tanto che per tutta la vita troverai cose che ti fanno pensare a lui?
Rischioso, molto rischioso fare una domanda del genere alla propria madre perchè potrebbero venire a galla ciò che nessuno avrebbe mai immaginato. Una storia, in particolare, che parla la lingua di un grande amore impossibile ormai finito sotto la polvere ma mai del tutto dimenticato. Una storia fatta di segreti, di promesse, di misteri. Una storia che torna prepotentemente a bussare alla porta della protagonista senza che lei abbia fatto niente per evocarla.

Nathalie è la protagonista del libro Forse ho sognato troppo di Michel Bussi. Il terzo che leggo di questo autore dopo Ninfee nere e Tempo assassino.
La sua è una vita fatta di viaggi, di lontananze, di riavvicinamenti per via del suo lavoro da hostess. Ha una famiglia tranquilla ma ha anche un passato che torna prepotentemente attuale quando una serie di coincidenze sembrano volerle far rivivere il tempo che fu, l'amore che fu.

Nathalie iniziata ad avere qualche perplessità quando si verificano attorno a lei delle circostanze che le fanno rivivere un particolare momento della sua vita a cui è legato un segreto che nessuno potrebbe mai immaginare e che inizia a farle credere di essere pazza.

Solo lei può conoscere determinati dettagli del suo passato, della sua storia con Ylian che ora è su un letto d'ospedale a lottare tra la vita e la morte per uno strano incidente. Solo lei può sapere cosa accadde. Cosa sta succedendo, allora? Circostanze che si tipetono, dettagli che sembrava aver dimenticato, scene che si ripropongono... cosa le sta accadendo? Chi sta tessendo la trama di una ragnatela che la pone sempre più vicina ad un pericolo al quale non riesce a dare una forma, un nome, una identità?

Bussi intreccia una trama che ha dell'incredibile e ancora un volta il lettore è spaesato, viene lasciato a navigare a vista in una storia che sembra non avere un perchè. Poi, all'improvviso, la svolta.

Due i piani temporali scelti per una narrazione che pone al centro non solo la vita della protagonista ma la sua vita familiare, gli equilibri faticosamente raggiunti (non è facile per chi è spesso lontano da casa per lavoro trovare un equilibrio stabile): al 1999 risalgono i ricordi di una Nathalie sposata e con una bambina piccola che si trova a vivere un amore travolgente ma impossibile; il 2019 è l'oggi di quella stessa donna che ha sepolto nel suo profondo un segreto sigillato a doppia mandata. Un segreto che, lo devo ammettere, ha alimentato in me una certa antipatia per quella donna.

Non è stato l'amore clandestino a farmi provare sentimenti contrastanti per quella donna ma lo è stata una sua scelta a mio modo di vedere terribile, seppur dovuta ad un grande amore.

Non la giudico per aver amato fuori dal matrimonio. Assolutamente. Non riesco ad accettare la sua scelta, però. Quella stessa scelta che èil perno attorno al quale ruota tutta la storia.

***
Forse ho sognato troppo
Michel Bussi
Edizioni e/o
429 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

giovedì 23 giugno 2022

L'ultimo canto (L. Harmann)



Non aveva commesso nessun reato, nessun crimine. 
Era ebreo ma non era certo colpa sua. 
Ammesso che si possa parlare di colpa. 
Non era colpa sua così come non era colpa di tutti coloro che si sono trovati nella sua stessa identica situazione in quegli anni in cui giungere nell’orbita dei nazisti voleva dire morire.

Quella narrata dall’autore (che ho letto in collaborazione con Thrillernord) è la storia di Joseph Schmidt: un cantante di fama, abituato ad incantare il pubblico con la sua voce e a firmare autografi. Un cantante ebreo, però, e come tale destinato (per volere altrui) a vivere la stessa situazione di tutti gli altri ebrei in quell’epoca.

La narrazione relativa alle vicende riguardanti Jospeh all’epoca dei fatti ho avuto la sensazione che arrivasse alle mie orecchie sussurrata con voce flebile, anche quando non ci sono dialoghi. Non perché poco efficace ma perché la situazione raccontata arriva al lettore trasmettendo tutta la sofferenza che il protagonista prova sulla sua pelle e che, in un cantante, è rappresentata proprio dalla flebile voce che gli resta. Praticamente niente. Della sua vita non gli resta niente, nemmeno la voce che era il suo tesoro più prezioso.

A ciò si alterna la narrazione in prima persona da parte di chi si chiede perché un uomo di fama come lui possa essere finito in una situazione del genere… Sono le osservazioni di una ragazzina, prima, di una donna matura poi, quelle che accompagnano il racconto in prima persona delle tante sofferenze che hanno piegato Schmidt fino alla fine.

Ma viene inserito anche un terzo punto di vista che intervalla gli altri due, quello di chi, dall’interno del sistema, ha un compito ben preciso da portare a termine e si interroga su cosa voglia dire “caso particolare” ogni volta che ci si rivolge a Schmidt. Quest’uomo, una pedina del cosiddetto sistema con un ruolo ben preciso, offre un punto di vista che, pure, fa riflettere.

“E tutte le persone che si trovano in una situazione simile a quella del cantante?”.

Questa lettura mi ha fatto venire i brividi. Non solo per la sorte del cantante, le sofferenze, le umiliazioni che, purtroppo, sono note di quel periodo… ma proprio per i vari punti di vista che si intrecciano e per le riflessioni che tutto ciò alimenta.

Per i nazisti un ebreo era un ebreo, sia che fosse un personaggio famoso che un pezzente. Era il fatto di essere ebrei l’unica discriminante e, allo stesso tempo, l’unico elemento che accomunava tutti verso lo stesso, medesimo, atroce destino. Ognuno di loro avrebbe avuto un motivo per essere curato, accudito, risparmiato da quella sorte.

Ognuno.
O nessuno.
Dipende ovviamente dai punti di vista.
Terribile tutto ciò. 
***
L'ultimo canto
Lukas Hartmann
Guanda editore
240 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 euro Kindle

martedì 21 giugno 2022

L'equazione del cuore (M. De Giovanni)

Si può sempre rimediare ad un errore? 

Quando questo errore è fatto di anni di distanze, di scarso interesse per l'altro, di lontananza del cuore oltre che fisica? Se è fatto della convinzione di bastare a se stessi senza tener conto di nient'altro?

Si può rimediare? Non sempre. Perché il tempo a disposizione non è infinito e può capitare che sopraggiunga qualche cosa che strappi via la persona rispetto alla quale tale errore è stato commesso.

Massimo è un uomo razionale. Non si lascia andare ai sentimenti, non reagisce mai d'impulso, è abituato a fare i suoi calcoli affinché tutto quadri. E per lui, quadra tutto quando può vivere nella sua solita routine, lontano dal resto del mondo, immerso nella sua solitudine. 

Quando in un terribile incidente stradale muoiono sua figlia Cristina (che aveva scelto di vivere la sua vita altrove e con la quale l'uomo intratteneva brevi colloqui telefonici) e suo marito, nel quale il piccolo Checco di nove anni resta gravemente ferito tanto da finire in coma, Massimo viene strappato alla sua quotidianità.

Si meraviglia di non riuscire a provare e a manifestare quel dolore che dovrebbe, Massimo. Si rende anche conto di non essere stato il padre che avrebbe dovuto e di avere a che fare con una donna, la sua defunta figlia, che non conosceva affatto. E quel bambino? Quel ragazzino che ogni volta che lo andava a trovare lo guardava con ammirazione e raccontava di lui come di un eroe? Si rende conto di non averlo mai baciato o abbracciato, non avergli mai manifestato il suo affetto. E di aver sbagliato.

Quello di Massimo, professore di matematica in pensione, è un viaggio interiore doloroso ma necessario. Si trova davanti una situazione che mai avrebbe immaginato di dover gestire e fa appello alla sua razionalità per mettere insieme i pezzi di una situazione che, a dire il vero, mi è sembrata più banale di quando non avevo immaginato.

L'indagine che si trova a fare il protagonista per capire cosa possa essere realmente accaduto a sua figlia e a suo genero porta verso una verità molto banale, sono sincera... ma non è questo che colpisce del libro. A colpire è lui, il protagonista. Sono il suo carattere, il suo status improvvisamente scosso da un terremoto emotivo inimmaginabile e il percorso che si trova a fare, suo malgrado.

La parte più tenera è quella che riguarda il nipotino sopravvissuto anche se, per causa di forza maggiore, resta in disparte come personaggio. 

Il finale mi ha lasciata un po' interdetta. Come se quelle pagine bianche lasciate alla fine del volume fossero messe a disposizione del lettore per scegliere il suo, di finale. L'ho vissuto come un sospeso lasciato volutamente dall'autore per permettere al lettore di dare lui l'epilogo che ritenesse più giusto.

E non so ancora se ho gradito o no questa cosa, ci sto ancora pensando, a dire il vero. Un finale diverso, in qualunque altra direzione fosse andato, avrebbe richiesto ulteriori sviluppi della storia che, a ben guardare, vengono lasciati sospesi.

 

De Giovanni mi ha abituata al suo modo di indagare nell'animo umano ma stavolta mi ha lasciata più spiazzata del solito scommettendo su qualche cosa di diverso, soprattutto appunto nel finale. 

Pur essendo rimasta interdetta e letteralmente senza parole sul finale, devo dire che De Giovanni è un autore che si fa leggere con piacere, sempre e comunque.
***
L'equazione del cuore
Maurizio De Giovanni
Mondadori editore
252 pagine
19.00 euro copertina rigida, 10.99 Kindle

venerdì 17 giugno 2022

Trittico dell'inganno (S. M. May)


 
Tre in uno. 
Il trittico dell’inganno raccoglie i tre volumi che raccontano la storia di un popolo che ha come unico obiettivo quello di estendere il proprio dominio su nuovi pianeti accrescendo, in questo modo, il proprio potere. 

Abbiamo a che fare con un impero che domina basandosi su un consiglio di nobili corrotti, su un gioco di violenza e sangue, su un ricco mercato di schiavi per debiti che sono – forse – l’aspetto più triste dell’intera storia. In questo contesto entrano in gioco Frances, Sapphire e Jen: un erede che aspira a diventare duca, un detective al quale la vita non ha fatto sconti e che ne porta i segni sulla pelle e nell’anima, un ufficiale misterioso e dal gran fascino. 

Si tratta di un mondo immaginario che, onestamente, non mi è proprio piaciuto. La colpa, però, è mia perché sapevo in partenza che non sarebbe stato un libro nelle mie corde ma ho comunque voluto provare visto che spesso mi sono ricreduta rispetto a “pregiudizi di lettura” che sono miserabilmente caduti davanti a stori coinvolgenti, personaggi interessanti, personalità ben delineate e una scrittura fluida.
Qui, per me, è tutto “troppo”.
Tanta, troppa violenza.
Sesso MM secondo il mio parere gratuito.
Esseri umani considerati meno di niente, usati per un macabro gioco nel quale o si vince o si muore, sfruttati sessualmente quando non usati come pedine di un gioco terribile, violento e nel quale non si ha il minimo rispetto per la vita. 

È un mondo che non mi piace nemmeno immaginare lontanamente. 
Chi ama storie di questo tipo sicuramente può apprezzare maggiormente di quanto non abbia fatto io. 

Il sangue non è acqua è il racconto che apre il trittico ed onestamente l’ho trovato come una semplice introduzione anche piuttosto frettolosa alla storia. Sangue, voglia di potere, sesso M&M, violenza. Fine.
Se non avessi scelto questo trittico per una challenge a cui partecipo non sarei andata di certo avanti. Ma ci ho provato e, lo ammetto, sono arrivata alla fine con fatica. 

In Non è tutto oro ciò che luccica si è voltata pagina rispetto alla prima parte ed entra nel vivo il rapporto tra i due veri protagonisti che rispondono ai nomi di Jen e Sapphire.
Non ho provato empatia con i personaggi, le scene di sesso mi sono sembrate del tutto gratuite e non arricchiscono affatto la storia (magari è un mio limite, non so…), l’assenza quasi totale di donne (si contano sulle dita di una mano) e la considerazione che gli uomini hanno di loro sono elementi che mi hanno innervosita. Per non parlare della considerazione, in generale, della vita umana…
Ok, parliamo di un mondo parallelo, di massima fantasia ma non ho trovato la storia appassionante, tantomeno la storia d’amore (d’amore… di sesso direi…) che fa da sfondo a tutto il resto.
Galassie lontane, mondi inesplorati, vite alternative, abitudini lontane… purtroppo non sono elementi che mi hanno catturata e il mix della storia di sesso con l’avventura secondo il mio parere non ha funzionato. Per lo meno per me. Magari a chi ama più di me questo genere di racconti hanno fatto un effetto completamente diverso.
Nel terzo racconto si ha una panoramica più precisa dei mondi in cui si muovono i protagonisti e si va verso l’epilogo senza troppo entusiasmo da parte mia. 

Non me ne voglia l’autrice, purtroppo non è un libro nelle mie corde ed ammetto il mio limite. Non dico che sia scritto male ne' che manchi di fantasia. 
Dico, però, che deve piacere, con i suoi eccessi.
 
Lo consiglio comunque a chi amasse i generi trattati, a chi fosse alla ricerca di un mondo dark dove la violenza la fa da padrone e dove le persone hanno un valore relativo, a seconda della casta di appartenenza. 
***
Trittico dell'inganno
S.M. May
443 pagine
19.00 euro copertina rigida - Kindle unlimited

mercoledì 15 giugno 2022

Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

 

Oramai l'appellativo bastardi non ferisce più. Non infama come accaduto in passato.

Non ferisce i protagonisti e nemmeno il lettore che, arrivato a questo punto della serie di De Giovanni, conosce i vari personaggi come se fossero degli amici, dei parenti...

Quello di Bastardi è diventato un appellativo che accresce le qualità di un gruppo, non ha più un'accezione negativa anche se quell'aurea di fallimento che gravitava attorno a Lojacono e ai suoi, per lungo tempo, ha fatto fatica a dissolversi. Oramai i Bastardi sono tali ma non certo perché falliti, come qualcuno vorrebbe. I Bastardi sono una squadra ben affiatata, in sintonia anche quando le cose paiono mettersi male, anche quando qualche ingranaggio sembra scricchiolare. Anche quando qualcuno insinua che ci sia ancora qualche mela marcia in quel commissariato che avrebbe dovuto essere soppresso tempo fa ma che, piano piano, non solo ha risollevato la testa ma si è fregiato di importanti successi.

Stavolta i Bastardi hanno a che fare con la morte di una giovane donna che, lo si scopre presto, è promessa al figlio di un boss della malavita. Ecco che scatta l'allarme antimafia, dunque, perché di sicuro si è trattato un omicidio legato agli ambienti frequentati da quel ragazzo che, invece, non ha nulla a che fare con suo padre, il boss vero. 

Se da una parte si indaga sul ritrovamento del cadavere nudo di una giovane donna in una grotta con, a poca distanza sul pelo dell'acqua, il vestito da sposa che avrebbe dovuto indossare l'indomani, dall'altra le antenne restano ben dritte sul mondo della mafia che non può non essere responsabile quando accade qualche cosa di questo tipo.

La penna di De Giovanni indaga nell'animo umano ed emoziona al di là del caso di omicidio.

Questa volta, però, ho trovato una nota stonata. Pochi i personaggi che entrano in scena e tra i quali trovare un colpevole. Poche le piste da seguire se non quella obbligata della malavita. Tutto troppo bello e troppo rosa per essere vero. Così come mi è sembrato troppo semplice arrivare a fare chiarezza su una situazione che sembrava avvitarsi sempre più su se stessa.  

Anche la svolta... arriva improvvisamente e non sono riuscita a seguire l'intuizione (mio limite, probabilmente) che ha portato in una direzione differente da quella inizialmente intrapresa. 

Tutto ciò, però, non mi disturbato più di tanto perchè più del caso, lo ammetto, mi interessavano le vite dei protagonisti, di quei personaggi che ho imparato ad amare strada facendo e dei quali ho aggiunto, libro dopo libro, nuovi tasselli. Stavolta, poi, arriva qualcun altro ad attirare l'attenzione e resta aperto un discorso che, ne sono certa, sarà ripreso nel prossimo volume. L'abilità di De Giovanni, secondo il mio parere, sta nel fidelizzare il lettore anche quando le indagini lasciano un po' a desiderare. Oppure, può anche essere, il lettore fidelizzato è più indulgente... e non vede l'ora di andare avanti sempre e comunque, verso la fine di una serie che ama.

Non so dire se questo possa essere un difetto o un pregio. Io sono affezionata ai personaggi ed anche se indagassero su un ladro di merendine mi piacerebbe conoscerli sempre più a fondo. Chi, invece, punta più sui casi, allora magari potrebbe restare con un po' d'amaro in bocca.
***
Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone
Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
296 pagine
13.50 copertina flessibile, 9.99 Kindle

lunedì 6 giugno 2022

Tempo assassino (M. Bussi)

 

Bussi è un illusionista. 

Illude il lettore, lo depista, lo porta in una direzione poi lo sballotta altrove come se fosse in balìa delle onde del mare. Quel mare che, nel caso del libro Tempo Assassino, è quello che bagna (o meglio, quelli che bagnano) la Corsica.

É proprio l'isola la grande protagonista di una storia che tiene con il fiato sospeso fino alla fine, una storia che cattura, che a tratti ha dell'impossibile ma che ben presto rivela tutta l'abilità dell'autore di prendersi gioco del lettore e consegnargli tra le mani un romanzo che leggerà - a me è capitato così - in pochissimi giorni tanta è la sua voglia di sapere come va avanti e come va a finire.

Clotilde è una donna che non ha mai messo una pietra sul suo passato. Un passato doloroso, segnato da una triplice perdita: quella del padre, della madre e del fratello in quello che è stato liquidato in fretta come un tragico incidente d'auto. Lei, unica superstite, a distanza di anni torna in quel luogo in cui la tragedia si è consumata, torna a portare a galla un passato che tutti sembra abbiano dimenticato o, meglio, archiviato.

Eppure Clotilde ha la sensazione che qualche pedina non sia al suo posto ed inizia a pensare che la verità possa essere diversa da quella che le hanno sempre raccontato.

Ma diversa quanto? Come e, soprattutto, perché? Risposte alle quali cerca di dare risposte ma, così facendo, risveglia i fantasmi di una terra che ha le sue ombre ma anche il suo orgoglio, le sue credenze, i suoi riti, la sua giustizia.

In questo romanzo adrenalinico (non sembra, ma è così) Bussi indaga nell'animo umano di chi ha sempre vissuto onorando un profondo senso di appartenenza e gioca molto sul microcosmo rappresentato dalla Corsiva in quanto terra a se stante. Sottolinea spesso la differenza tra chi è del luogo e chi non lo è, anche quando nelle sue vene scorre sangue corso a 50%. Il clan, le regole dei clan, il rispetto tra famiglie, i legami tra persone: Bussi insiste molto su tutto questo tanto da dare a questi legami un ruolo importante nella storia.

Clotilde non è una donna che molla. E questo lo ha sicuramente ereditato dai suoi avi del posto che hanno tutti un carattere deciso, un forte attaccamento alla famiglia e uno spiccato senso del dovere. Anche nei personaggi femminili, laddove le donne devono essere silenziose, vestire in un certo modo e portare rispetto si rivelano dei caratteri forti che faranno la differenza in una storia che sembra oramai perita sotto l'omertà di molti, di troppi. Una storia che poi, a ben guardare, è del tutto diversa da quella che i più hanno tentato di nascondere per tanto tempo.

Ho conosciuto questo autore di recente con Ninfee nere e l'ho ritrovato con piacere.

Molto meticolose le descrizioni degli ambienti senza che ci sia una parola fuori posto o una riga di troppo. Oltre 500 pagine, tutte necessarie per rendere al meglio una storia che mi sento di consigliare a chi ama la suspense, i misteri, le "illusioni narrative" e che non abbia la presunzione di voler capire tutto e subito perché con Bussi andrebbe ben presto fuori strada.
***
Tempo assassino
Michel Bussi
Edizioni e/o
512 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

domenica 5 giugno 2022

Due come loro (M. Marsullo)

 

Marsullo, dico a te. Proprio a te. Mi hai fregato.
Sul finale mi hai decisamente fregato. 

No, Marco Marsullo non è un mio amico e spero che voglia scusarmi se mi permetto la libertà di rivolgermi a lui in questo modo ma sono le parole che il mio cervello ha formulato prima ancora che uscissero dalla mia bocca, arrivata all'ultima pagine. 

Mi ha letteralmente fregato con un finale che non mi aspettavo. 

Shep offre le sue prestazioni lavorative per due speciali datori di lavoro: Dio e il Diavolo. No, non sono soprannomi, sono proprio loro. Il Bene ed il Male. Il bianco e il nero. Lui lavora per tutti e due e presta per entrambi la stessa attività: affianca uomini e donne che decidono di suicidarsi. Li affianca salvandoli oppure inducendoli ad affrettare la loro decisione, a seconda dei casi. Ovviamente, sono due attività similari ma con risultato diametralmente opposto ed è facile capire cosa gli chieda Dio e cosa il Diavolo.

Nelle prime pagine ho pensato che, vista la storia, sarebbe stato un libro un po' così... di gran fantasia e di puro intrattenimento. L'ho preso - sono sincera - perché l'ho trovato libero in biblioteca e da tempo mi ripromettevo di leggere qualcosa di suo. Non sono andata nemmeno a guardare la trama. Così, alla cieca, senza nemmeno aver letto una recensione in merito per cui non sapevo proprio cosa aspettarmi.  

Però... c'è un però. 

Credo che Marsullo si sia cimentato in un esperimento alquanto rischioso: un Dio che si lascia andare alle tentazioni umane, un Diavolo che è il miglior confidente che si possa avere, entrambi molto reali... bhé, si tratta di una storia talmente assurda da non essere per forza di cose credibile. Epppure... 

Dei due mi è sembrato molto più simpatico il Diavolo. Dio fa di tutto per essere simpatico ma... ho avuto più feeling con l'altro tipo. E poi ho trovato che la continua lotta tra il bene e il male, le fragilità umane che emergono anche laddove nessuno potrebbe immaginarlo, la disperazione che spesso viene nascosta dietro un sorriso, un lavoro tranquillo, una rosario sgranato quotidianamente siano state le vere protagoniste del libro. Lo stesso Shep mette sul piatto la sua, di storia, e a ben guardare non è meno fragile di coloro dei quali si deve quotidianamente occupare. Solo che, probabilmente, non se ne rende conto.

Romanzo decisamente originale (ho trovato qualche errorino di battuta... ma possibile che capiti tutto sotto i miei occhi? es. "le gambe le dondola avanti e indietro" ma poca cosa e tutto passato in secondo piano perché avevo proprio la necessità di capire dove l'autore volesse portare i suoi personaggi), una commedia frizzante, ironica al punto giusto ma per niente banale se si riesce a superare la prova iniziale con i due datori di lavoro, decisamente spiazzanti. 

Mai quanto il finale, però.

Shep? Sappiate che il suo nome è Shapiro e non sopporta nomignoli diversi dal suo, unico e solo, Shep. Come si fa a non prendere in simpatia un tizio con un nome del genere?
***
Due come loro
Marco Marsullo
Einaudi editore
201 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 9.99 euro Kindle