Prendi due studenti che non brillano affatto tra i banchi di scuola e che hanno tutte le carte in regola per essere considerati i classici bulletti.
Lei è Francesca, una tipa apertamente fascista, nata nella periferia di Roma e consumatrice occasionale di droghe.
Lui è Momo, alias Mansur, che non si tira mai indietro quando c’è da menare le mani ma dotato di un ottimo senso dell’umorismo. Il colore della sua pelle lo porta ad essere etichettato come straniero ma è italiano da due generazioni, anche se questo sembra interessare poco.
Non amano la scuola, Francesca e Momo che, contrariamente a quanto il loro essere fascista e di colore potrebbe far pensare, sono ottimi amici.
Sono ignoranti e se ne vantano.
Ad avere a che fare con loro è il professor Romano che tenta, per quanto possibile, di indurli lungo la retta via della cultura. A dire il vero ha perso il gusto di insegnare, Romano: i ragazzi con i quali ha a che fare hanno perso la voglia di imparare, non ne sentono il bisogno. Perchè, dunque, dovrebbe impegnarsi per loro?
Quanto una studentessa scompare, una loro coetanea che risponde al nome di Rossella Catrambone, tutto sembra portare a loro, a Momo in particolare che sembra sia un simpatizzante dell’Isis.
C’è un mistero da risolvere in un ambiente molto particolare, quello della scuola. E le ricerche iniziano in modo alquanto singolare, tra un libro e l’altro (quelli che solitamente si leggono all'ultimo anno di liceo e che i due rifiutano) perché sarà proprio la cultura a guidare i ragazzi e il loro Prof. Alla ricerca della ragazzina scomparsa.
Sarà proprio tra quei libri che Momo e Francesca non conoscono affatto che si celano indizi necessari per mettere insieme il puzzle e risolvere il mistero. In questo contesto emerge una realtà molto particolare: il mondo scolastico si manifesta sotto aspetti inimmaginabili e mostra anche delle particolari fragilità. Il tutto corre parallelamente alla ricerca che viene portata avanti ovviamente anche dalle forze dell’ordine (con una poliziotta che sente puzza di bruciato e rischia grosso scegliendo una via di indagine non convenzionale… ed anche con un poliziotto altrettanto particolare).
Tra le righe di questo libro ho letto un’aperta critica al mondo scolastico, che tratta gli studenti come numeri e toglie loro quello spirito critico e quello spirito di iniziativa che, invece, sono indispensabili per la loro crescita. A questo punto ha un suo perché il titolo del libro visto che viene a galla proprio lui, “Il Gioco”, qualche cosa che non è per niente sorpassato e archiviato come si potrebbe pensare visto che affonda le sue radici nel passato. Ma è anche una riflessione sul mondo dell'insegnamento e su qui si aprirebbe un discorso infinito.
Il romanzo è molto ricco di contenuti e spunti di riflessione. Scritto in maniera scorrevole, è costruito su un impianto narrativo piuttosto complesso che, però, non rende la lettura macchinosa. Anzi… le vicende dei ragazzi si seguono con piacere e con una certa ansia dovuta alla necessità di salvare una giovane vita.
Non mancano i colpi di scena, gli sviluppi inaspettati.
Invito a non lasciarsi spaventare dalla mole di pagine. La ricerca appassiona, sono curiosi gli sviluppi e il finale... bhè, da gustare.
***Il Gioco
Giovanni Floris
416 pagine
Solferino editore
19.00 euro copertina flessibile, 11.99 kindle