martedì 29 luglio 2014

Gli occhiali d'oro (G. Bassani)

Anche questa volta mi sono imbattuta in un libro piuttosto datato ed ambientato in un periodo di guerra. Ultimamente, pur non facendolo di proposito, mi è capitato in più occasioni.
Gli occhiali d'oro è un libro di un autore che mi era sconosciuto prima di imbattermi in questo testo preso in prestito in biblioteca. Sulla prima pagina c'è scritto che si tratta di una donazione che è andata ad arricchire il patrimonio bibliotecario già esistente.

Si tratta di un libro piccino che, sulle prime, non mi infondeva molta fiducia. Andando avanti nella lettura mi sono affezionata al personaggio e mi sono lasciata incuriosire dal suo modo di fare, dal suo modo di essere...

Il libro è ambientato in una Ferrara ricca nel periodo del fascismo. Il narratore è un giovane studente di origini ebree che racconta del suo incontro con il dottor Athos Fadigati: è un medico stimato, di buona fama che lascia, però, dietro di se, una scia di chiacchiere, di ipotesi, di dubbi... Ad alimentare tutto ciò è la sua presunta omosessualità che, nell'epoca in cui è ambientato il romanzo, era considerato un peccato mortale, segno di perversione assoluta. 

Fadigati è un uomo molto discreto e di animo buono. Persona di grande cultura, il dottore svela pian piano la sua profonda solitudine fino a che, azzardatosi ad intavolare una relazione con un ragazzo, si troverà ferito e bastonato, abbandonato di nuovo a se stesso ma con tante chiacchiere di più addosso e... parecchi beni materiali in meno.

La vita del narratore, del ragazzo ebreo, si intreccia con quella del dottor Fadigati, il professionista omosessuale. I due si trovano invinghiati in un'amicizia che, seppur mantenendo le dovute distanze per una serie di motivi, li porterà a trovarsi in sintonia e li guiderà verso un epilogo doloroso ed inaspettato.

Il linguaggio utilizzato dall'autore è piuttosto datato (non potrebbe essere altrimenti visto che è stato pubblicato per la prima volta nel 1958), non scade mai nel volgare descrivendo i personaggi in modo tale da far immaginare le loro caratteristiche anche dal punto di vista umano, non solo fisico.
Il dottore mi ha fatto una gran tenerezza, lo ammetto. L'ho immaginato imbarazzato, impacciato nei suoi dialoghi con le persone che gli stavano accanto nel tentativo di non lasciar trapelare troppo della sua vita. Quel poco che trapela, però, basta per il narratore per capirne l'indole e le debolezze, trasmettendole al lettore. Ho avuto l'impressione che il dottore vivesse con una certa difficoltà la sua omosessualità. Dai dialoghi, dai quali soprattutto all'inizio traspare il suo imbarazzo... dal modo con cui viene preso in giro dai bulli di turno... ho avuto l'impressione di una persona che non riuscisse a convivere con serenità con questa sua caratteristica.
L'epilogo, poi... non voglio svelare nulla per non togliere il gusto della lettura a chi non avesse avuto ancora modo di leggerlo ma posso dire che, chiuso il libro, mi è rimasta addosso una certa amarezza non solo per le vicende storiche che segnarono la vita delle persone che hanno vissuto all'epoca ma anche per quel dottore... lo stimato dottor Fadigati.

Ps. il titolo deriva dagli occhiali che il dottore indossava, divenuti quasi il segno distintivo della sua diversità.
Ho anche letto in giro che dal libro è stato tratto un libro ma ammetto di non averlo visto.

lunedì 28 luglio 2014

Il mondo negli occhiali (A. Munter)

In biblioteca ho scovato un libro dall'aspetto un po' vintage e che, in effetti, si è dimostrato essere tale visto che risale al1973, pubblicato in Italia dalla Emme Edizioni, scritto da Anke Munter e tradotto da Rosellina Marconi. 
Si tratta del libro Il mondo negli occhiali che ho letto insieme ai miei figli nei giorni scorsi: un libro che parla di diversità e di accettazione con testi ed illustrazioni che stimolano la fantasia di chi legge.

Nicola è un bambino che viene escluso dai giochi dei suoi compagni perchè porta gli occhiali e, così dicono, non può giocare al gioco del calcio o agli indiani perchè per via degli occhiali non può correre come loro. Lo hanno soprannominato "il gufo"...

I bambini anche negli anni settanta sapevano essere cattivi e lo sono, a volte, tutt'ora... ovviamente quando dico "cattiviti" mi riferisco a dei comportamenti poco delicati nei confronti di chi ha qualche cosa di poco comune... ovviamente non lo fanno di proposito ma posso garantire - e lo dico per esperienza - che a volte sono proprio cattivelli in quel che dicono e che fanno, sia ciò fatto di proposito oppure no... 

Nicola non si lascia scoraggiare ed è estremamente positivo. Lui proprio i suoi amici non li capisce... perchè mai dovrebbero pensare che portare gli occhiali debba essere un limite?
Lui sa di essere speciale perchè grazie ai suoi occhiali riesce a vedere un mondo che gli altri nemmeno riescono a sognare. Lui mette in moto la fantasia e vede oltre l'usuale, oltre le immagini che lo circondano. Vede... bhè, per sapere cosa vede bisogna leggere il libro. 
Posso dire che, a suo modo, e grazie anche a delle immagini molto colorate e ricche di elementi, aiuta a comprendere che ciò che spesso è visto come qualche cosa di strano, la diversità, è invece qualche cosa di straordinario.
Se negli anni '70 portare gli occhiali era considerato come qualche cosa di "diverso" rispetto a chi invece non li aveva, oggi è molto più comune incontrare un bambino o una bambina con gli occhiali per cui l'impatto è diverso ma il messaggio resta comunque valido. 
Nicola viene rappresentato come un bambino sorridente, allegro, spensierato e alla fine si integra alla perfezione nel gruppo di amici che, all'inizio, tendeva ad isolarlo per qualche cosa che veniva considerato strano.
Sarà pure un libro vintage ma ci è piaciuto molto. Trovo che lanci un messaggio estremamente positivo ed anche il fatto di descrivere il bambino con immagini allegre, capaci di trasmettere serenità... bhè, trovo che sia molto importante. 

Approfitto di questa occasione per dire che spesso i bambini ci danno delle grandi lezioni di vita e sono molto più pronti ad affrontare la realtà di quanto non lo siamo noi...

Ne ho prova ogni volta che mia figlia mi sorride e si comporta con una naturalità tale da farmi commuovere: l'avere addosso apparecchi acustici da quando aveva cinque anni per lei non è affatto un limite. E' così serena, sicura di se, tranquilla che ogni volta che vede qualcuno che la guarda con particolare stupore è pronta a spiegare cosa ha addosso e per che cosa serve. 
A volte siamo noi grandi che non riusciamo a superare ciò che, ai nostri occhi, sono degli ostacoli insormontabili...
Certo, ora che ha nove anni inizia a chiedere se potrà mai toglierli... inizia a guardarsi allo specchio con occhi diversi... ma affronteremo anche questo strada facendo e, conoscendola, so già che sarà lei ad insegnarci la strada giusta per farlo.
Ho visto molto di lei in quel faccino sorridente di Nicola... se non altro hanno in comune le lentiggini!!!!

venerdì 25 luglio 2014

Un cavalierie prima dell'alba (M.P. Osborne) - Venerdì del libro

In città siamo pronti a fare un tuffo nel passato visto che questa sera inizia La città Medioevo: il Centro Storico è pronto a diventare un palcoscenico sotto le stelle per ospitare scene medievali con oltre mille personaggi pronti a vestire i panni di dame e cavalieri. Fino a domenica sera il centro cittadino si trasformerà, complice anche la struttura medievale che lo caratterizza, in un luogo d'altri tempi con le comari, gli armigeri, i prigionieri, gli orfanelli e tantissimi altri personaggi di un tempo che fu. 
A casa mia il medioevo è stato rievocato nei giorni scorsi da mia figlia che ha letto il libro Un cavaliere prima dell'alba, della collana La magica casa sull'albero de Il battello a vapore Piemme Junior
Non potevo non lasciarmene incuriosire e l'ho letto anche io. Ecco, dunque, che la nostra proposta per questo Venerdì del libro invita a fare un tuffo nel medioevo.

La storia narrata è quella di due fratelli che si trovano, magicamente, a vivere in prima persona le avventure di cui stavano leggendo in un libro. Magicamente, proprio così, vanno a finire dentro a quella storia ed i protagonisti non sono più, soltanto, quelli di cui il libro parla ma diventano protagonisti anche loro. Annie e Jack diventano, così, parte integrante di una storia di castelli, dame e cavalieri andando a finire in un periodo storico lontano ma carico di fascino e di mistero.
E' una storia avventurosa che è piaciuta molto a mia figlia tanto da indurla a chiedermi di procurarle - comprandoli o cercandoli in biblioteca - anche altri libri della stessa collana. Siamo andate alla ricerca di qualche indicazione on line ed abbiamo scoperto che Annie e Jack sono i protagonisti di tutti i libri della collana ma vanno a finire in epoche storiche diverse, in situazioni sempre molto particolari e si trovano a vivere un'avventura dopo l'altra. 

Ammetto che non conoscevo questa collana "avventurosa" e vista la reazione di mia figlia credo che d'ora in avanti avremo modo di approfondire questo genere.

Segnalo una interessante curiosità: nell'ultima parte del libro, a storia terminata, viene proposto un approfondimento tematico. Nel nostro caso si invita il lettore ad andare alla scoperta dei favolosi castelli medievali per conoscerne le caratteristiche e le peculiarità. C'è anche l'invito a realizzare un personalissimo castello con tanto di istruzioni e indicazione del materiale da usare.
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Un cavaliere prima dell'alba
Mary Pope Osborne
Piemme Junior - Il battello a vapore - collana La magica casa sull'albero
euro 6.90

giovedì 24 luglio 2014

L'alba di un mondo nuovo (A. Asor Rosa)

Alberto Asor Rosa è un autore che mi era sconosciuto prima di leggere il libro L'alba di un mondo nuovo. Per questo, non so dire quale sia il suo genere letterario, quali le sue caratteristiche in fatto di scrittura o di argomenti proposti. Quello che posso dire è che in questo libro l'autore rende il lettore partecipe di un viaggio nella memoria. La sua vita... i suoi ricordi. 
Si rammenta bambino e mette insieme tanti frammenti che, sistemati organicamente l'uno dopo l'altro, danno origine ad un viaggio nei ricordi. E' un bambino che comincia ad andare a scuola alla fine degli anni '30 e che vive da vicino l'esperienza della guerra fino a quando ne sarà dichiarata la fine, con lo scoppio della pace!

L'autore non racconta solo la sua storia, quella della sua famiglia, di suo padre e sua madre ma quella di un'Italia che si trova davanti a dei cambiamenti importanti, di una società che si trova a vivere grandi sofferenze e grandi cambiamenti.

Alberto Asor Rosa scrive bene. Molto bene. Usa un linguaggio forbito ma non pesante, abbonda nelle descrizioni che permettono quasi di fotografare le situazioni davanti agli occhi. L'unica cosa che mi è piaciuta poco sono i periodi a volte molto lunghi: è una modalità di scrittura che personalmente mi piace poco perchè se non si è sufficientemente concentrati e se l'argomento non è dei più leggeri ci si può anche perdere... Posto che non sempre mi capita di mettermi a leggere con la dovuta concentrazione - spesso è un modo per rilassarmi, per viaggiare con la fantasia in leggerezza - e posto che il tema della guerra non è uno dei miei preferiti, devo riconoscere all'autore la capacità di tenere il lettore (almeno per me è stato così) appiccicato alle pagine. E poi anche l'uso della punteggiatura, a volte, mi è sembrato stonato come l'uso delle virgole prima degli incisi o due volte i due punti in una stessa frase. Questa volta, a differenza di altre, però, sono dettagli a cui non ho dato molto peso perchè, comunque, la narrazione merita.

L'edizione che ho avuto io tra le mani - si tratta di un prestito preso in biblioteca - è del 2002 e appena ho visto i caratteri mi sono resa conto che le 325 pagine che avevo davanti a me non sarebbero state scorrevoli e leggere come quelle di altri libri più "da ombrellone" che presentavano lo stesso numero di pagine. Ed in effetti è stato proprio così. Ci ho messo un po' a leggerlo, più del previsto.

In particolare mi sono molto piaciute le descrizioni del suo rapporto con le parole e con i libri.
Questo fu il vero prodigio: con le parole, - le parole scritte, questa volta, - si poteva superare ogni confine conosciuto. Il mondo non finiva più sulla soglia di casa mia, o dentro la cerchia ristretta della scuola, e neanche ai margini estremi delle lunghe affabulazioni paterne, che pure tanto avevano contribuito ad avviarmi lungo questa strada. Scopersi che, se solo lo avessi voluto, c'era il modo per me di spingermi ovunque, nel tempo come nello spazio, in ogni momento della giornata e della vita, foss'anche per il più segreto e apparentemente vuoto e inutile. Cominciò un lungo viaggio.
Se non fossi stato costretto dal bisogno di sopravvivenza e dagli affetti, avrei preferito di gran lunga il mondo meraviglioso delle parole scritte a quello delle parole dette, volatili, d'ogni giorno, e che pure fino a qualche mese prima, prima di scoprire questo nuovo prodigio, m'era sembrato così seducente.

Per chi ama i colpi di scena non è proprio il libro giusto. I ricordi dell'autore sono ricchi di descrizioni ma il colpo di scena non arriva se non alla fine quando mentre Alberto è al cinema con sua madre accade qualche cosa di straordinario: viene annunciata la fine della guerra.

Ps. in più passaggi ho avuto bisogno del vocabolario per conoscere il significato di alcuni termini e questa cosa non mi è dispiaciuta affatto visto che è stato un arricchimento lessicale molto gradevole.
***
L'alba di un mondo nuovo
Alberto Asor Rosa
Einaudi Editore
euro 15.00

venerdì 18 luglio 2014

Mentre la mamma è al lavoro... (S. Teodosi) - Venerdì del libro

"Cosa fai mamma quando noi siamo a scuola?".
"Sono al lavoro".
"Ok... ma che cosa fai quando lavori? C'è qualcuno in ufficio con te oppure sei da sola? Rispondi al telefono? Scrivi al computer? Prendi decisioni importanti? Risolvi problemi? Dimmi, mamma, che fai?".

La curiosità dei bambini non ha confini e domande di questo tipo non sono certo novità per mamme che lavorano... Da quando abbiamo letto il libro Mentre la mamma è al lavoro... ogni tanto i miei figli mi chiedono anche "...mamma, hai fatto i capricci oggi al lavoro?".


Eh si, perchè nel libro - che fa parte della stessa collana di cui ho parlato qui qualche tempo fa nel recensire un altro libro della serie, con un papà per protagonista - viene proposto un parallelo tra ciò che fa una bambina a scuola e ciò che fa, nello stesso momento, la sua mamma in ufficio.

Partono insieme dopo aver fatto colazione e mentre l'una va a scuola l'altra va in ufficio, mentre la bimba è in classe con i suoi compagni e la sua maestra la mamma è in riunione con i suoi colleghi e il suo capo, mentre la bimba fa colazione durante la ricreazione la mamma fa la pausa caffè e così via... e quando, di sera, mamma e figlia si raccontano la propria giornata, la piccina dice di non aver fatto mai i capricci e la mamma risponde "...anche io"... A questo punto mia figlia mi ha guardato con fare interrogativo e, ripercorrendo mentalmente tutte le tappe del libro mi ha chiesto se a me capita di fare i capricci in ufficio qualche volta...

Il libro è molto carino: strutturato con due immagini parallele che propongono cosa fanno mamma e figlia nello stesso momento, propone in un colpo immediato un messaggio che viene veicolato dalle immagini (curate da Sara Gioria) prima che dal testo. Il testo è scritto con caratteri che rendono adatta la lettura anche a bambini alle prime armi con i libri e noi l'abbiamo trovato davvero carino. 

Lo suggeriamo per questo venerdì del libro dedicandolo a tutte le mamme che lavorano e a tutti i bimbi che, passando del tempo lontano dalla loro mamma, si chiedono cosa stia facendo in loro assenza. E che gioia ritrovarsi, poi, in un caldo e caloroso abbraccio quando il lavoro dell'una e l'attività scolastica dell'altra terminano!!!
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Mentre la mamma è al lavoro...
Silvia Teodosi
GradoZero Edizioni
11.90 euro

martedì 15 luglio 2014

Nuovi arrivi#7

C'è chi va a spendere in profumeria per tirarsi su nei momenti giù... e chi, come me, va in libreria... spende qualche decina di euro in libri e se ne torna a casa con un animo più sollevato... 
Capita. Capita a me! 
In questi giorni mi sento un po' giù ed oggi ho deciso di sollevare un po' il mio morale andando in libreria... Io e mia figlia, per la precisione. Sono andata con lei... ottima compagnia quando si tratta di fare compere in fatto di libri.
E' uno di quei periodi in cui si ha la sensazione di sbagliare tutto, di essere inadeguati, di avere sempre qualcuno pronto a criticare e mai qualcuno che si premuri di chiederti come va, come stai, cosa ti succede. Ecco, con questo umore ho decido di non rispettare l'impegno che avevo assunto di non comprare più libri fino a che non ne avessi smaltiti un bel po' di quelli che ho in casa, comprati da tempo ma in attesa di lettura.
E, lo ammetto, sono proprio contenta di averlo fatto!
Spinta dall'umore un po' tetro di questi giorni l'occhio mi è subito caduto su una storia che non mi è sembrata per niente allegra... suspense "...da un maestro del thriller nordico" con La casa nell'ombra. Con una piccola curiosità: sullo scaffale erano presenti diverse copie identiche nella copertina e in tutto il resto ma con un numero di pagine differente... subito ho pensato che si trattasse di un'edizione che avesse, magari, in appendice un'anteprima di un altro libro... che ne so... invece il libro più grande ha solo caratteri più grandi. Ed io ho scelto proprio quello. Ah, dimenticavo... stesso prezzo!

Per cercare di colorare le mie letture non solo di nero, poi, ho virato verso I nodi del destino: un bel mattoncino che era venduto all'interno di una pochette di plastica trasparente che ho regalato alla principessa di casa affinchè possa portare con se, soprattutto al mare, il suo libro preferito senza doversi preoccupare di sgualcirlo troppo. Io ne ho già una in uso da tempo (che a dire il vero non era destinata a un libro ma a prodotti solari) e che ben si presta. Ora ne ha una anche lei.

 
Per l'ometto di casa abbiamo scelto due librini piccini piccini di una collana che fino ad ora non abbiamo mai avuto tra le mani: si tratta di due librini a tema "mostruoso" ma in chiave divertente. Spero che gli piacciano...
La principessa di casa ha scelto due titoli della ricchissima collana di Geronimo Stilton che ultimamente le piace parecchio. E sia!

Se le mie letture non riusciranno a tirarmi su il morale, c'è sempre quel tipo, anzi quel topo di Geronimo che sarebbe felice di farmi divertire un po' con le sue storie ;-)

Ps: spesa complessiva euro 38 circa.

sabato 12 luglio 2014

In biblioteca#8 e Bibliobus

Il servizio di prestito interbibliotecario tra le biblioteche del circuito di cui fa parte quella del mio comune, e di cui mi servo spesso, è sospeso. O meglio, alcune biblioteche del circuito hanno iniziato a sospendere il servizio per via del periodo estivo. Torneranno tutte attive a settembre, se non ho capito male. Me ne sono resa conto in occasione di uno dei nostri ultimi giretti per fare rifornimento di libri in prestito quando, elenco di titoli alla mano, non mi è stato possibile richiedere ciò che avevo in mente. Niente paura: avendo individuato la biblioteca che aveva quei libri disponibili abbiamo fatto una passeggiatina in auto e ce li siamo andati a prendere. Così, abbiamo anche avuto occasione di conoscere una biblioteca nuova, non molto distante da quelle che frequentiamo di solito che, però, ci è piaciuta meno di altre.

Parlo al plurale visto che erano con me i miei bimbi che non hanno molto apprezzato la sistemazione della sezione ragazzi. Non si può parlare di una vera e propria sistemazione visto che, per evidenti motivi di spazio, i volumi per i più piccoli sono stati sistemati sulle scale. Eh si, proprio sulle scale, senza alcuno spazio per poterli sfogliare e maneggiare. 

In compenso, ci è stato sugerito di cercare il Bibliobus: un particolare bus che porta i libri in giro, in particolare in spiaggia. L'avrei cercato volentieri: peccato che sia in giro solo di mattina (e noi eravamo in biblioteca di pomeriggio). Trovo, in ogni caso, che sia una bella idea quella di portare in giro tra i turisti libri da toccare, guardare, sfogliare e leggere, soprattutto per i più piccoli. La trasferta ci è stata comunque utile sia perchè ho trovato i titoli che cercavo, sia perchè abbiamo avuto modo di conoscere un'altra tipologia di biblioteca, a servizio di un altro comune ma dalla quale ho attinto più volte proprio per via del prestito interbibliotecario.

A dire il vero, segnalo oggi i prestiti ma uno di quei libri l'ho letto già e recensito ieri: Il giro del mondo in 80 giorni... ed anche alcuni librettini dei bambini sono stati già letti. Siamo fuori tempo nel proporre questo post... avremmo dovuto farlo qualche giorno fa. Pazienza!
Dal nostro registro di famiglia - perchè ogni volta che torniamo a casa con dei libri presi in prestito registriamo il titolo, la biblioteca di provenienza e la scadenza - risulta che potremo disporre dei prestiti fino al 7/8 di agosto ma credo che verranno letti tutti prima... siamo già a buon punto.

venerdì 11 luglio 2014

Il giro del mondo in 80 giorni (J. Verne) - Venerdì del libro

Phileas Fogg mi ha portata con se in un avventuroso viaggio intorno al mondo e non avrei mai creduto che sarebbe stato così coinvolgente! Ho appena finito di leggere - ed intendo proprio "appena" nel senso che ho letto l'ultima pagina giusto qualche minuto fa - un gran classico di Jules Verne: Il giro del mondo in 80 giorni. O meglio, nella sua versione originale, Le Tour du monde en quatre-vingts jours. Chi non lo conosce? Tutti, vero? Ebbene, io non l'avevo letto prima d'ora... pur essendo un gran classico noto di generazione in generazione fin da quando, nel 1873, venne stampato e messo in circolazione per la prima volta. Molto, moltissimo tempo è passato da allora fino ad arrivare ad avere una versione piuttosto moderna come quella proposta da Giunti Junior nella collana Classici Tascabili.
L'ho preso in prestito in biblioteca e, così come indicato nella targhetta appiccicata sulla prima pagina dopo la copertina, si tratta di un libro donato da un lettore che, nella dedica, accompagna questo titolo dicendo che si tratta di un'opportunità per viaggiare nel mondo nel silenzio della cameretta.
Ed è proprio vero. Fogg mi ha portata con se attorno al mondo e mi ha fatto temere per lui e per i suoi compagni di avventura così come mi ha fatto sorridere, sperare, quasi disperare ad un certo punto. Fogg è un gentiluomo londinese dal carattere calmo e tranquillo che ha scommesso 20.000 sterline con i compagni del Reform Club puntando tutto su un'avventura alquanto singolare: avrebbe fatto il giro del mondo in 80 giorni. Quelli che, ai tempi d'oggi, sembrano davvero tanti per fare il giro del mondo, vanno invece considerati all'epoca in cui si svolge l'avventura quando i mezzi di trasporto non erano certo quelli moderni e le distanze venivano coperte con tempistiche decisamente diverse da quelle odierne. 
Ebbene, Fogg (la cui immagine è rimasta stampata nella mia mente come quella di un distinto personaggio con un fido orologio nel taschino) dimostra di essere un uomo di carattere, di non perdere mai le staffe anche nei momenti più difficili ma, soprattutto, dimostra di avere un gran cuore sotto quella apparente corazza di freddezza.
La scommessa lo porterà attorno al mondo (non lo ripeto più, perchè l'ho già detto vero che mi è sembrato di essere lì con lui?) ma lo porterà anche ad incontrare persone che, in un modo o nell'altro, segneranno la sua esistenza. Uno su tutti: il domestico francese Passepartout che, convinto di essere andato al servizio di un tranquillo personaggio si trova coinvolto in un pazzo viaggio intorno al mondo. 
E' un libro per ragazzi, anche stavolta, che ho letto con estremo piacere e coinvolgimento: mi spiace non averlo letto prima e lo consiglio caldamente e senza riserve. 
Verne propone uno stile che, seppur datato, non appare appesantito ne' sorpassato: le sue descrizioni, seppur minuziose in diversi passaggi, coinvolgono il lettore e lo portano da una città altra, da una stazione ad un ponte cadente, da un porto all'altro, con piacevole leggiadria. 
Mi è piaciuto e lo consiglio caldamente: è un altro libro che consiglierò ai miei figli quando saranno nell'età giusta per leggere "libri da grandi".
Gran bel viaggio attorno al mondo con il signor Fogg... e con Verne! So che questo libro ha ispirato anche delle trasposizioni cinematografiche (ma io non ho visto nessun film della serie) ed anche delle vere e proprie spedizioni intorno al mondo (alle quali io, ovviamente, non ho partecipato!).

Segnalo anche che l'edizione Classici Giunti è ben curata ed anche economica visto che costa 7.50 euro: mi sembra un ottimo prezzo. 
Per questo Venerdì del libro porto il mio contributo sul filo di lana, quasi alla fine della giornata, al limite della scadenza del tempo a mia disposizione e devo dire che mi sono sentita anche io un po' Fogg, in questo!
***
Il giro del mondo in 80 giorni
J. Verne
Giunti Junior
7.50 euro

mercoledì 9 luglio 2014

Il mistero degli Elfi (G. Stilton)


Con l'arrivo dell'estate si iniziano a scegliere, di solito, libri di "disimpegno"... e stavolta mi sono proprio superata! Eh si, Il mistero degli Elfi di Geronimo Stilton l'ho letto io e non mia figlia... almeno non per il momento visto che l'abbiamo preso in biblioteca affinché lei lo leggesse. Ma come è finito tra le mie mani? E' presto detto. Mia figlia l'aveva infilato nella mia borsa in occasione della visita alla sua bisnonna (la mia dolce nonnina): l'altro giorno il cielo era scuro e temevamo che sarebbe venuta la pioggia così, per non rischiare di annoiarci, avevamo portato entrambe un libro: lei il suo, io il mio... ma non avevo fatto i conti con la mia distrazione che, sommata alla fretta di uscire, hanno prodotto un piccolo incidente. Nella mia borsa sono finiti due libri di Geronimo Stilton: quello che mia figlia stava già leggendo e questo sugli elfi.
Visto che poi ha piovuto davvero (...non commento questa cosa... un'estate così non merita che si sprechino parole per commentarla!) ci siamo ritrovate con i due libri in mano e... non mi sono tirata indietro!

Così, mentre la principessa di casa proseguiva nella sua lettura, io ho iniziato (e finito in fretta) la storia dal sapore natalizio proposta da Stilton.
Il nostro caro tipo, o meglio topo, è sempre tanto impegnato. Così impegnato da dimenticare tutto il resto anche alla vigilia di Natale. Ma gli accadrà qualcosa che gli farà capire il vero senso del Natale... non è una storia molto originale, detta così. A ben guardare, però, originale lo è visto che al famoso direttore dell'Eco del Roditore accade... bhè, se svelo il resto non c'è gusto per chi volesse leggerlo. 

Si tratta di un libro in perfetto stile Stilton con i caratteri che vedono anche la presenza di dettagli grafici colorati e divertenti, immagini che arricchiscono il racconto e, dulcis in fundo, anche una serie di suggerimenti per attività natalizie da effettuare con i bambini, compresa una ricettina per dei gustosi biscotti. Siamo lontani al periodo natalizio per cui terremo a mente le attività suggerite per quando arriverà il momento di decorare l'albero di Natale o di preparare la tavola della vigilia. Per la ricettina... bhè, prendiamo un appunto ed i biscotti possiamo anche farli in tempi non natalizi, giusto? Anche se è suggerita la forma di una stella, una stellina la si può mangiare in ogni momento!

Mi sono divertita nel leggere questo libro. Non ci ho messo molto, lo ammetto, e sono certa che piacerà anche alla principessa di casa che in questo periodo è in fase di estremo amore per le storie di Geronimo

Per chi fosse interessato ai tanti libri di Stilton, mi sono imbattuta in una promozione da Giunti che propone uno sconto del 25% sulle tante avventure di Stilton & c fino al 19 luglio.

Noi ne abbiamo presi diversi in biblioteca ed alcuni li abbiamo avuti in dono da un nostro amichetto... nonostante ciò devo ammettere che la principessa di casa è rimasta un bel po' davanti a quella lunga fila di libri in promozione... credo che prima del 19 luglio ci faremo un salto, se non altro per prendere qualche titolo delle serie più nuove, che non siamo riuscite a trovare in biblioteca. E se mi capiterà... non farò certo i complimenti e leggerò qualche altra sua storia, perchè no?

venerdì 4 luglio 2014

La bella addormentata. Una fiaba d'autore per parlare di razzismo ai nostri figli (B. J. Tahar) - Venerdì del libro

Chi non conosce La Bella Addormentata di Perrault? Un racconto classico che è arrivato a noi in diverse versioni. Una di queste mi ha particolarmente colpita in occasione di una delle ultime uscite in biblioteca è quella di Tahar Ben Jelloun, poeta, romanziere e giornalista marocchino. Mi ha colpita a partire dalla copertina e dalla dicitura che vi era riportata: una fiaba d'autore per parlare di razzismo ai nostri figli.
"Interessante" mi sono detta... ed oggi propongo le mie riflessioni per questo Venerdì del libro
La traduzione del testo è curata da Anna Maria Lorusso e le illustrazioni sono di Giovanni Manna.

L'autore propone una rivisitazione della celebre fiaba di Perrault indicando una morale che, però, non ho ben capito.
L'autore, nell'ultima pagina del libro, scrive la seguente morale:
Accettare di dormire cento anni
e imparare la pazienza
aspettare l'amore
chiudendo gli occhi e le porte del proprio cuore
è raro ai nostri giorni.
Vivere non può essere una favola così inverosimile
tuttavia, per vincere le forze del male,
per sconfiggere il demonio
che riposa nel cuore degli uomini
non bisogna forse rifiutarsi di portare in se stessi
i germi di questo flagello
e rispondere alla cattiveria con indifferenza?
Ogni essere tende a perseverare nel suo essere
la gelosia scava il suo solco di amarezza nei corpi
l'invidia scava il viso e annerisce i cuori
l'odio inietta il sangue giallo negli occhi.
Quanto alla bontà
essa è al di sopra di tutte queste cose
la sua eleganza la rende irraggiungibile.
Bho! Ammetto di essere rimasta un po' spiazzata. Innanzitutto la principessa non accetta di dormire cento anni ma subisce ciò che le accade.
Non ha alcuna voce in capitolo: si ferisce e la profezia della strega cattiva si avvera, lei cade in un sonno di cento anni ma non può fare null'altro che aspettare... è costretta a farlo perchè non c'è altra via d'uscita. Dov'è la scelta in tutto ciò? Onestamente non la vedo. Chiude gli occhi e le porte del suo cuore perchè non può fare altrimenti. Lo ripeto: non sceglie affatto.
E per il resto... il bene, il male, la cattiveria, il demonio... mha... probabilmente sono io che non capisco...

Volendo partire dall'inizio - e non dalla fine come ho invece fatto riportando la morale esplicitata dall'autore - il libro è strutturato in due parti: la prima ricalca quasi in toto la storia classica mentre nella seconda parte viene introdotta una variante. La principessa si sveglia con la pelle nera.
Nel momento in cui il principe si avvicina a lei per baciarla e risvegliarla dopo cento anni di sonno vede che ha la pelle nera. C'è una fata accanto alla principessa e dice al principe che
...per conservare la sua giovinezza ha dovuto rinunciare al colore bianco della sua pelle; era necessario un piccolo sacrificio, ma voi non siete uno di coloro che hanno pregiudizi sulle persone di colore.
Per essere un libro che vorrebbe aiutare gli adulti a parlare ai bambini di razzismo mi sembra un passaggio sbagliato... Perchè avere la pelle nera deve essere visto come frutto di un sacrificio? Allora è davvero un motivo di diversità e discriminazione? E' come se la bella principessa bianca avesse dovuto accettare di diventare nera come sorta di punizione per aver mantenuto la sua giovinezza... non mi sembra proprio un passaggio opportuno.

Ma andiamo avanti. Il principe risponde alla fata che lui non è razzista ma lo è sua madre, convinta che i neri siano stati creati da Dio solo per essere schiavi. La storia, poi, prosegue tracciando i contorni di una regina davvero spregevole, che indirizza alla ragazza parole cariche d'odio e di ripugnanza per il fatto di essere scura di pelle. La storia si snoda tra tante cattiverie e parecchie immagini molto forti. La cattiveria della regina la porta ad ordire tranelli terrificanti contro i suoi nipoti, a chiedere ad un orco di uccidere la principessa nera e portarle il cuore che poi verrà mangiato... lei che muore avvelenata... insomma, la storia di Perrault già di per se contiene delle immagini abbastanza forti ma credo che in questa interpretazione ce ne siano ancora di più.

A me il libro non è piaciuto affatto. L'ho proposto come lettura della buona notte ma il lieto fine non compensa gli occhi sgranati di mia figlia quando ha sentito parlare di cuori strappati dal petto, di bambini abbandonati in acqua affinchè affogassero, di avvelenamenti e cose del genere... Dopo aver letto di sera la prima parte ho preferito evitare di proseguire nella lettura con i bimbi per proporre loro storie allegre, positive, capaci di evocare in loro immagini tranquillizzanti... Ho finito di leggerlo da sola, senza di loro... e credo di aver fatto la scelta giusta.

Tornando alla morale, non credo che con le tante immagini di violenza e cattiveria proposte nelle more del racconto si sia trasmesso molto di quello che è stato poi riassunto nella morale... Ovviamente, si tratta - come sempre - di una opionione molto personale.

La prossima volta prima di proporre un libro così particolare ai bimbi mi riprometterlo di leggerlo tutto, da capo a piedi, e poi valutare... Come lettura della buona notte è stata sicuramente una scelta sbagliata: magari in altro momento della giornata anche se resta in me il dubbio che, anche se di giorno, passaggi così forti e particolari non passerebbero comunque inosservati a bambini sensibili ed attenti.

Per parlare di razzismo ai miei figli, onestamente, preferisco percorrere altre vie. Questa mi è sembrata un po' troppo traumatica.

martedì 1 luglio 2014

Il giorno dell'ombra (N. Sahgal)

Il giorno dell'ombra è l'ultimo libro che ho letto nel mese di giugno ma ammetto di aver fatto fatica ad arrivare alla fine. Con un paio di letture, questo mese, non sono stata fortunata. Mi era capitato con La terrazza proibita. Vita nell'harem e mi è capitato nuovamente ora.
Parecchie le similitudini anche se si tratta di storie ovviamente diverse.

In entrambi i casi la protagonista è una donna e si tratta di due donne di etnie diverse dalla mia, di culture diverse dalla mia e che, lo ammetto, conosco poco.
Come per l'altro libro ho trovato la copertina molto interessante e, dopo averlo letto, lo trovo anche molto calzante. 
Viene narrata la storia di una donna che decide di rivendicare il suo diritto di esistere e di scegliere. Da donna accondiscendente e perennemente dipendente dalla scelte di suo marito, Sirmit passa ad una condizione differente anche se ne deve pagare le spese.

Simrit Raman è una moglie ed una madre devota. E' una donna indiana che incarna il prototipo di una donna di quel Paese: il suo pensiero, come viene indicato nella presentazione "ha la stessa presa di un insetto su una lama d'acciaio" e ne è perfettamente consapevole. La sua è una vita passiva fino a che, però, non arriva ad una svolta. Decide di lasciare suo marito pur dovendo pagare un prezzo altissimo visto che ha accettato (anche in questo caso traspare il carattere accondiscendente della donna) un accordo "consensuale" che le impone condizioni economiche pesanti soprattutto in fatto di tasse... Suo marito è un uomo ricco, molto ricco... che ha intestato alla moglie un enorme capitale azionario per risparmiare sulle tasse ma che ha destinato a suo figlio, uno solo dei suoi numerosi figli, ma che potrà goderne sono al raggiungimento del 25° anno d'età. Fino a quel momento, sua madre sarà letteralmente strangolata dalle tasse. Questa, in soldoni, la storia di Simrit. Una donna che, in questo contesto, aiutata da un amico fidato, cercherà di alzare la testa e rivendicare il suo diritto di esistere. 

Ho trovato la storia un po' troppo ripetitiva e piatta per i miei gusti. L'autrice si dilunga spesso su aspetti economici legati alle vicende del marito della protagonista ma anche su questioni politiche che introducono personaggi che, secondo me, poco danno alla storia. Probabilmente sono io a non averne ben capito il valore: probabilmente si vogliono tracciare i contorni di diversi aspetti della storia e della cultura indiana attraverso i personaggi. Fatto sta che ho avuto la tentazione di saltare più e più pagine... tentanzione alla quale ho ceduto senza fatica.

Nelle more del racconto emergono caratteristiche della cultura indiana che si deducono da considerazioni che vengono fatte dai personaggi. Un esempio calzante è quello relativo al divorzio. Nel momento in cui Raj, l'amico di Simrit, cerca una consulenza per capire come poter alleggerire il peso economico che grava sulle spalle dell'amica, si sente dire:
 "... ma il divorzio non appartiene alla nostra tradizione (...). Accade di rado. Dopotutto, ci si accorda pensando che il matrimonio durerà, senza prevedere l'eventualità del divorzio. Perciò era senz'altro opportuno lasciare le cose come stavano".
Pur non volendo addentrarmi maggiormente nella trama, segnalo un passaggio che, pur nell'insieme deludente, mi è piaciuto. E' una frase... non di più... un po' pochino per poter dire di aver apprezzato il libro ma vorrei comunque riportarla.
Distesa, assolutamente immobile, si rifiutava di ridiventare parte di un ordinario segmento di vita.
Un passaggio che rende bene l'idea della scelta di Simrit. Complessivamente, comunque, devo dire che la lettura non mi ha entusiasmata più di tanto...