martedì 23 maggio 2023

Persone normali (S. Rooney)

  

 Certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano, amori indivisibili, indissolubili...

Così canta Antonello Venditti. E quanto abbiamo pianto, da ragazzine, su quelle note per amori così forti che sembravano poterci cambiare la vita per sempre o per l'attesa di quei giri immensi che riportassero, alla fine, il nostro amore al nostro cospetto!

Poi ci sono amori che, pur partendo con tali premesse, restano indissolubili ma non vengono vissuti in modo canonico, condividendo un tetto, una famiglia, la quotidianità.

Perchè gli amori fanno giri immensi... almeno certi amori... e poi ritornano anche se in modo diverso da come dovrebbe essere.

Persone normali propone una potente storia d'amore. Ma non è un romance.

L'autrice indaga nell'esistenza di due giovani anime che si riconoscono e sanno di appartenersi pur provenendo da ambienti sociali differenti (basti sapere che la mamma di lui si guadagna da vivere facendo la donna di servizio in casa di lei) avendo un diverso carattere ed un diverso posto nella cerchia di amici o a scuola. 

Sono anime che si sfiorano continuamente, che si completano fin dai tempi del liceo ma sono anche anime che si perdono, che fanno cammini lungo sentieri differenti pur sentendosi l'una parte dell'altra. Due anime complementari, l'una fatta per l'altra anche se questo vuol dire perdersi di vista, soffrire in silenzio, restare nell'ombra, accettare scelte poco condivisibili dell'altro.

Devo ammettere che la storia di Marianne e Connell mi ha fatto un po' arrabbiare. Ed anche lo stile dell'autrice - che ad esempio nei dialoghi non usa mai virgolette per aprire e chiudere un discorso - mi ha leggeremente indispettita. Ma poi ho capito che ciò che più innervosiva era il fatto di vedere qualche cosa di molto personale in quella storia.

La vita è fatta di scelte. lo so bene. Ma quando trovi scritta, nero su bianco, una storia che alimenta anche delle riflessioni di carattere personale su ciò che è stato, che avrebbe potuto essere, che non hai voluto che fosse e metti in pausa la tua mente per tornare a sentire battiti che sembravano oramai dimenticati... bhè, allora vuol dire che quella storia ti ha toccata nel profondo, che tu lo voglia o no.

Io mi sono anche trovata a riflettere su cosa voglia dire essere normale, vivere una storia normale, concedersi un amore normale, pensare ad un futuro normale. 

Riflessioni anche dolorose, queste, anche per gli stessi personaggi che in determinati momenti della loro vita hanno sacrificato la loro felicità sull'altare di quella normalità che si voleva preservare ad ogni costo... senza però riuscire a darsi una risposta su ciò che si intenda, davvero, per normalità.

Romanzo un tantino scomodo, ma toccante, da interiorizzare.
E chi si aspetta una storiella d'amore come tante cerchi altro.
***
Persone normali
Sally Rooney
Einaudi editore
pag. 240
12.00 euro copertina flessibile, 16.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle, audiolibro

venerdì 19 maggio 2023

La vita felice (E. Varvello)

 

Elia racconta un periodo delicato della sua vita a distanza di trent’anni. Ora è un uomo, non più un adolescente, ed analizza da una diversa angolazione ciò che accadde a lui e alla sua famiglia quando era poco più che un ragazzino.

Perché, di fatto, era un ragazzino quando qualcosa ha scosso l’esistenza sua e dei suoi genitori. 

Se, da un lato, dal punto di vista personale Elia scopre di non essere più un bambino grazie all’attrazione per la madre del suo amico Stefano, dall’altra le fondamenta della sua famiglia, del suo nido felice, vengono minate alla radice mostrando tutta la fragilità di equilibri che sono tali solo in modo apparente. Quelli che vanno salvaguardati sempre e comunque dall’interno, soprattutto quando si è parte di una piccola comunità avvezza al giudizio e alla condanna impietosa.

In quella comunità che viene scossa dall’uccisione di un bambino, la scomparsa di una ragazza arriva pesante come un macigno. Sarà proprio questo a sconvolgere quella famiglia ma solo ora, a distanza di anni, Elia riesce a dare una reale dimensione ed un reale peso a quanto accaduto. Perché all’epoca, anche per via di una madre che faceva finta di non vedere e non sentire per salvaguardare la reputazione del nucleo familiare, tutto è apparso ovattato e meno nitido di quanto non lo sia, invece, a posteriori.
Elena Varvello concede ad Elia di raccontare in prima persona ma lo fa prestandogli uno stile narrativo particolare: il racconto delle sue vicende personali di ragazzino in cerca di una dimensione si alternano ai ricordi (o, per lo meno, a quello che Elia immagina possano essere tali) di quanto accaduto a quella ragazza e a suo padre. Perché, di fatto, lui era coinvolto nell’accaduto anche se sua moglie ha tentato fino all’ultimo di non vedere. 

Il racconto è un crescendo di tensione ed emozioni: il racconto della sfera personale del protagonista e quella della cronaca che riguarda suo padre si alternano lasciano il lettore sul filo di lana in entrambi i casi. In alcuni punti mi sono trovata catapultata all’improvviso nel racconto di qualche cosa di differente da ciò che stavo leggendo poco prima. Se, sulle prime, questa cosa mi ha un po’ spiazzata, poi mi ha conquistata lasciando accesa la mia attenzione su più fronti.

Dopo Solo un ragazzo, romanzo con il quale ho conosciuto (ed apprezzato) l’autrice, con La vita felice Elena Varvello torna a proporre come protagonista un giovane che, nella fase matura della sua vita, affronta quel passato che non gli si è mai del tutto scrostato di dosso. Se lo sente ancora appiccicoso, quel dubbio latente che cresceva in lui da bambino (anche se forse non se ne rendeva nemmeno conto) in merito alla figura di suo padre e quella verità alla quale, all’epoca, probabilmente non è riuscito a dare il giusto peso.

Vede, oggi, davanti ai suoi occhi l’uomo che suo padre è stato e i tanti segnali di un malessere che cresceva in lui ma che, allora, apparivano come poca cosa. O - dipende dai punti di vista - che all'epoca faceva più comodo considerare tali o addirittura non vedere .

Elia si scopre ferito nel profondo… ancora oggi.

È un romanzo di crescita e consapevolezza quello che ho avuto tra le mani e che consiglio.
***
La vita felice
Elena Varvello
Einaudi editore
pag. 190
18.50 copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 17 maggio 2023

Il respiro delle anime (G. Paoli)

  

Carlo Alberto Marchi mi sta simpatico. Perché è un giornalista, prima di tutto. E perché è un giornalista onesto, cosa non secondaria soprattutto in un ambiente che - lo dico per esperienza - spesso premia chi troppo onesto (o di parola) non è.

Mi è simpatico anche perché è curioso. Molto curioso. Una dote, quella della curiosità, fondamentale per ognuno, tanto più in un giornalista che dimostra, con la sua curiosità, di non volersi appiattire sul lavoro facile. 

Mi piace come Gigi Paoli pone il suo personaggio di punta con semplicità, senza ricercatezze letterarie o efferatezze dal punto di vista descrittivo ma anche in modo estremamente efficace.

Un giornalista, si diceva, che nella vita lavora e fa il papà. Fa il papà e lavora. Si rende conto perfettamente di aver perso una qualsivoglia dimensione sociale tra gli impegni di lavoro e quelli legati a sua figlia. E lo posso comprendere: avendo fatto la giornalista per tanto tempo so cosa vuol dire non avere orari, veder cambiare ogni parvenza di programma quotidiano all'improvviso, feste che saltano per un'urgenza di cronaca, ore ed ore passate a cercare qualche cosa che non arriva. Lo capisco, Marchi, eccome. Ed anche per questo mi è ancora più simpatico perché mi sono rivista parecchio in lui anche se, va detto, all'epoca non avevo una figlia a carico... non avevo proprio figli!

Detto ciò,  la storia narrata per una buona metà del libro sembra non portare da nessuna parte, quasi come se si avvitasse su sè stessa tanto da lasciar dubitare che possa esserci davvero qualche cosa di interessante da scrivere, dal punto di vista giornalistico intendo (e, di riflesso, dal punto di vista del lettore).

Poi piano piano qualche cosa si muove fino ad arrivare alla grande sorpresa finale che nobilita definitivamente tutto il resto.

Un incidente stradale che assume contorni piuttosto strani con il passare delle ore; molte morti per overdose nell'arco di poche ore; un suicidio bollato come tale piuttosto in fretta... qualche cosa non torna. Tutto troppo semplice. 

E se, invece, ci fosse un legame tra ciò che sta accadendo a Firenze? Se ci fosse qualche cosa di diverso da ciò che sembra? 

Mosso dalla sua innata curiosità e con una buona dose di humor e autoironia, Marchi arriverà ad avere delle informazioni molto preziose, forse troppo, tanto da diventare vera e propria materia che scotta nelle mani di un giornalista. Quando, però, il giornalista è una persona onesta può anche accadere che il buonsenso abbia la meglio sulla voglia di fare uno scoop e la necessità di salvaguardare determinati contatti imponga di seguire una strada meno sensazionalistica. 

L'esperienza dell'autore sul fronte della cronaca giudiziaria rende tutto molto credibile: i contatti di chi si occupa di giudiziaria, la necessità di salvaguardare le fonti, i tempi passati dietro a telefonate, auspicati appuntamenti, informazioni che non arrivano... tutto molto realistico e che mi ha fatto fare un tuffo nel passato.

Il caso è intricato ma ben strutturato senza quella violenza sulla quale, in libri di questo genere, spesso si calca la mano per impressionare maggiormente il lettore. 

Lettura godibilissima, voglia di leggere altre avventure di questo giornalista che mi auguro possa prendersi maggiore cura della sua personcina...
***
Il respiro delle anime
Gigi Paoli
Giunti editore
pag. 382
13.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

giovedì 11 maggio 2023

Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore (H. Rubenhold)

 

"Depravate abitanti di Dorset Street e di Dean and Flower Street" che tutto sommato non lasciano un gran vuoto nella società dell'epoca. Anzi, se sono state uccise... vuol dire che si è fatta un po' di pulizia!

Una considerazione aberrante. Eppure, quelle parole furono realmente pronunciate - più o meno negli stessi termini - da parte di un alto funzionario del Colonial Office che si sentì in dovere di prendere carta e penna e scrivere una lettera al Times per manifestare la sua preoccupazione. No, non per la morte di cinque donne definite, appunto, depravate, quanto perchè sulla scia del trambusto provocato da quelle morti magari donne con quelle stesse caratteristiche avrebbero potuto spostarsi per invadere il suo scintillante vicinato portando "la corruzione su vie fino ad oggi incontaminate".

Era questo il sentire comune dell'epoca davanti alla morte di donne che vennero descritte dai giornali come ubriacone disgustose e diseredate: secondo le notizie diffuse (evidentemente raccolte in modo sommario e tutt'altro che approfondito) si trattava di prostitute disperate, sporche e inclini al turpiloquio. Donne, dunque, la cui dipartita non era stata così dannosa per la società. 

Semplice, tutto molto semplice. Allora come ancora oggi, quando dietro al mito di Jack lo Squartatore - diventato una specie di personaggio "mitizzato", appunto - quelle donne restano in ombra, catalogate come vittime dalla dubbia moralità e senza che nessuno si sia mai preoccupato di cercare la verità sulla loro vita. Non era forse interesse della stampa scandalistica dell'epoca dare un'immagine di un certo tipo delle vittime del mostro seriale? E a chi sarebbe interessata la vita di quelle "depravate" ormai morte? A nessuno... A nessuno importava chi fossero realmente quelle vittime. 

Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane hanno avuto una vita segnata fin da quando sono venute al mondo con vite in condizioni svantaggiate, difficoltà di ogni tipo e, soprattutto, nate del sesso sbagliato. Come se tutto ciò fosse una colpa già in partenza.

Se si considera poi che nel corso della loro esistenza possano aver fatto delle scelte discutibili (soprattutto per i canoni dell'epoca), il discorso potrebbe chiudersi qui.

Invece no. 

Hallier Rubenhold restituisce loro dignità. 

Lo fa mettendo a frutto un gran lavoro di ricerca e ricostruendo le loro vite. Lo fa senza dare il minimo spazio a quello che diventerà, nel tempo, un personaggio tanto da alimentare anche un certo mercato (a lui sono ispirati non solo libri e film ma anche videogiochi, gadget...).Viene nominato marginalmente e chi si aspetta di trovare tra queste pagine un noir o un fiume di sangue degno del misterioso soggetto... bhè... resterà deluso.

Si avvicina più ad un romanzo storico, ad una biografia. L'autrice racconta la vita di quelle cinque donne contestualizzandola nel periodo storico di riferimento, negli usi e costumi di un'epoca che non considerava le donne al pari degli uomini e, soprattutto nei bassifondi e negli ambienti più malfamati come quelli che vengono descritti, non considerava le donne come persone da aiutare e difendere ma come poco di buono, svergognate da mettere all'indice se avessero tenuto un comportamento anche di poco differente da quello che le avrebbe viste come mogli e madri.

Tra le pagine di questo libro si incontrano amori e passioni, dolori e ambizioni, sogni e delusioni. Si incontrano bambine cresciute in ambienti difficili, ragazzine che hanno dovuto sgomitare per assicurarsi un pasto caldo, donne che hanno dovuto fare delle scelte importanti per potersi conquistare il diritto ad un'esistenza dignitosa. Un diritto cancellato con violenza da una mano misteriosa che le ha relegate ad essere solo vittime. E nemmeno meritevoli di compassione, a dire il vero.

Triste. Molto triste. Questa lettura mi ha lasciato addosso una gran rabbia e mi ha fatto pensare a quanto siano facili certi giudizi. A quanto lo siano oggi e a quanto lo siano stati anche in passato. Rabbia e tenerezza per quelle esistenze difficili e per una sorte terribile.

Non è stato piacevole leggere questo libro sapendo la sorte che attendeva ognuna di loro dietro l'angolo ma le cinque protagonisti di questa lettura - perchè sono LORO le protagoniste, non LUI - mi hanno coinvolta. Ho trovato dei tratti comuni tra loro, non posso negarlo. Ma trovo che sia davvero troppo semplice ricordarle come le prostitute vittime di Jack lo Squartatore... 

Sono state ragazze, donne che avrebbero meritato una sorte differente. Avranno pur commesso degli errori - chi di noi non ne commette - ma nulla può giustificare la loro uccisione così come nulla può giustificare la superficialità con cui sono state trattate.
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Le cinque donne. La storia vera di Jack lo Squartatore
Hallie Rubenhold
Neri Pozza editore
pag. 432
19.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 10 maggio 2023

Dolores Claiborne (S. King)

Anni: 65.

Luogo di residenza:  Little Tall Island (isola immaginaria del Maine).

Occupazione: domestica presso la facoltosa Vera Donovan.

Nome: Dolores Claiborne.

Situazione attuale: sospettata della morte della sua datrice di lavoro, venuta a mancare a seguito di una caduta dalle scale.

Stephen King propone ai suoi lettori un romanzo diverso dal solito e piuttosto originale. Io ammetto di avere molto da recuperare di suo ma non credo si sbagliare nel considerarlo originale. 

Innanzitutto è proposto come un monologo frutto dell'interrogatorio da parte della polizia - effettuato all'indomani della morte della signora Donovan - e non ci sono altri interlocutori che intervengono. E' lei che lascia intendere che qualcuno le porge delle domande ma non passa mai la parola a nessuno, per tutto il romanzo.

E poi non ci sono scene che si possono collegare allo stile di King: niente di spaventoso (io ho sempre abbinato King a storie da non leggere la sera prima di andare a dormire per non fare brutti sogni) e, soprattutto, niente riferimenti al soprannaturale che nei sui libri - almeno da quel che ne so - ricorrono spesso.

In realtà il libro l'ho ascoltato in versione audiobook e devo dire che è stato un ascolto molto piacevole. Merito, anche stavolta, del lettore: Frances Sternhagen non si limita a leggere... Dà vita a Dolores visto che è sempre e solo lei che parla. 

Nel corso dell'interrogatorio la donna ripercorre i suoi quarant'anni di lavoro a servizio della signora Donovan ma va anche oltre: arriva a raccontare l'omicidio del marito, Joe St. George, risalente a parecchi anni prima. Confessa così un delitto per la quale non è imputata visto che è stato archiviato come un incidente. E in merito alla morte della sua datrice di lavoro... bhè... è tutto da scoprire. 

Dolores è una donna molto ben descritta dall'autore. Dandole la parola in modo esclusivo è lei stessa che, nel narrare sostanzialmente la sua vita, si descrive. Pian piano emerge una donna che ha dovuto subire le angherie del marito violento, alcolizzato e particolarmente incline a dare attenzioni indesiderate alla loro figliola. E quanto Dolores parla dell'omicidio del marito - nel quale peraltro una qualche influenza ha avuto anche la signora Donovan - racconta una storia dolorosa e toccante. Lo fa senza pietismo e senza cercare di essere in alcun modo compatito. Dolores racconta a testa alta capitoli dolorosi della sua vita e, allo stesso modo, racconta in modo appassionato il suo rapporto con la signora Donova. Una signora che inizialmente appare insopportabile al lettore, stando alle descrizioni della protagonista, ma con la quale ben presto si scopre che Dolores ha instaurato nel tempo un rapporto molto intenso e schietto.

Dolores mi ha emozionata, mi ha conquistata con il suo modo di essere e di affrontare la vita. Mi ha anche fatto pensare, in alcuni passaggi legati alla delicata situazione di una signora Donovan che ha oramai perso le sue facoltà mentali - alla mia nonnina che è stata per tanto tempo a letto accudita con amore dalla mia mamma... alcune scene mi hanno davvero riportarlo lei davanti agli occhi e mi sono anche un po' commossa. 

Mai avrei pensato di commuovermi con un libro di King... mai dire mai! 

Bel libro, bella storia, ottimo il lettore che ringrazio per aver reso ancora più emozionante una storia che già lo sarebbe stato di suo ma che con una lettura meno efficace probabilmente avrebbe perso un po'. 

Ho provato a cercare il libro cartaceo: mi piacerebbe leggerlo per vedere se fa lo stesso effetto dell'ascolto ma nelle biblioteche vicine a me non l'ho trovato e l'ho chiesto ad un paio di amiche ben fornite di libri di questo genere ma alle quali Dolores manca. Avendolo ascoltato non mi va di spendere per comprarlo... lo ammetto senza problemi. Se riuscirò a trovarlo in prestito da qualche parte lo leggerò e mi auguro che possa essere, per me, un'altra bella esperienza di lettura.

***
Dolores Claiborne
Stephen King
Sperling & Kupfer
9.90 copertina flessibile, 7.99 Kindle, audiolibro
pag. 278

martedì 9 maggio 2023

Poet X (E. Acevedo)

La copertina mi ha attirata a prima vista e non mi sono posta molte domande: ero in biblioteca e ci ho messo dieci secondi netti a farmi registrare il prestito. 

Ed è stata una bella sorpresa, come quelle che non ti aspetti e che non hai in nessun modo cercato.

Mai e poi mai avrei immaginato di leggere un romanzo in versi ed arrivare all'ultima pagina con il cuore gonfio d'emozione. Non sono un'amante della poesia, non vengo da studi classici e se avessi saputo che dietro a quella bella copertina si celasse un romanzo in versi probabilmente nemmeno l'avrei preso in considerazione.

Ringrazio il mio istinto, dunque, che mi ha spinta verso questi occhi, questo volto, questa chioma e mi ha fatto emozionare.

C'è potere nella parola.

Sì, è vero. L'ho sempre sostenuto e sempre lo sosterrò. Con ancora più forza dopo aver letto questo libro.

Xiomara, la protagonista, è una guerriera. E non uso questo aggettivo tanto per fare ma perchè, di fatto, ogni giorno combatte con le unghie e con i denti per difendersi da chi vede in lei, nelle sue curve, nel colore della sua pelle, nelle sue rotondità, tanti motivi per attaccarla, per prenderla in giro, per puntarle il dito contro. 

Xiomara trova la sua dimensione tra le pagine di un quaderno dove, ogni giorno, lascia i suoi pensieri, le sue aspettative, i suoi sogni. Tra quelle righe verga le sue insoddisfazioni, le sue passioni nascoste, i tumulti giovanili che in una quindicenne iniziano a farsi spazio con forza. Tra quelle righe scrive anche la sua voglia di libertà che non è semplice da definire ma alla quale anela ogni giorno con maggiore voracità.

Libertà. La libertà di vivere la sua età. La libertà di non credere in ciò che la famiglia vorrebbe imporre. La libertà di amare. La libertà di essere amata. La libertà di essere sè stessa e di non doversi reprimere ogni giorno sempre più.

Ma nella società in cui vive, nella famiglia in cui vive, quella libertà sempre davvero lontana. 

Xiomara racconta in versi, ma in modo molto efficace, il suo essere quindicenne in una società che la vorrebbe diversa e che le impone dei limiti che non è disposta a rispettare. Quel suo atteggiamento ribelle che si manifesta dopo essere stata per tanto, troppo tempo in silenzio, diventa il suo modo di affermare la sua dimensione esistenziale.

Non è semplice e lei lo sa bene. 

Ci vuole coraggio e lei lo sa bene.

Rischia di essere punita per alcuni comportamenti che vanno fuori dai canoni dell'educazione che le è stata impartita. E lo sa bene.

Con coraggio, però, affronta tutto ciò e scopre la parola può essere un'ancora di salvezza, anche quando sembra che tutto attorno stia crollando.

Lettura che consiglio anche a giovani lettrici e che sono contenta di aver notato nell'espositore della biblioteca. So che può apparire sciocco ma... è una lettura che mi ha chiamata. Era il momento giusto. E 
ne sono contenta.

Ps. non sono abituata a rileggere libri già letti ma in questo caso ho avuto la curiosità di andare a sfogliare di nuovo quelle pagine e soffermarmi su alcuni passaggi. Bello! Particolare e consigliato!
***
Poet X
Elizabeth Acevedo
Sperling & Kupfer
355 pagine
16.90 euro copertina rigida, 9.99 Kindle, audiolibro

lunedì 8 maggio 2023

Lo sciamano (S. Esposito)

 

Ho scoperto Salvatore Esposito nelle vesti di scrittore imbattendomi nel suo libro Lo Sciamano e devo ammettere di non aver dato troppa importanza al fatto che fosse un attore a venirmi in mente in abbinamento con quel nome. Proprio lui, quel Salvatore Esposito che con questo libro ha fatto il suo esordio come scrittore. Non ho fatto in tempo a mostrarmi scettica perché mi sono subito detta che nulla esclude che un attore possa essere anche un buon scrittore e viceversa, giusto? Perché non dargli un’opportunità? Così un’opportunità gliel’ho data. Ed eccomi qui con una storia niente male per le mani, un personaggio molto particolare che risponde al nome di Christian Costa e alla voglia di leggere altro di suo.

Christian è un profiler con particolare esperienza in delitti rituali. Il metodo che applica è molto particolare sia per come si comporta sulla scena del crimine che per la grande capacità intuitiva e deduttiva che lo porta, nella maggior parte delle situazioni, a chiudere un caso con successo.

Lo Sciamano - così lo chiamano proprio per via delle sue caratteristiche operative e per la sensibilità, del tutto speciale che ogni volta dimostra - non va troppo per il sottile. È un personaggio piuttosto schivo e particolare che sconta un passato doloroso che lo ha indotto a costruirsi addosso una corazza fatta di silenzio e scetticismo nei confronti del prossimo. Un passato che, però, torna a bussare alla sua porta nel momento in cui viene chiamato ad occuparsi del ritrovamento del cadavere di una donna che torna a galla tra le onde al largo di Ostia e quello di un’altra donna, seviziata fino alla morte, in un’antica villa di Chiaia, a Napoli. Le indagini condurranno ben presto verso una precisa, terribile direzione e quel passato che Christian tende a lasciare fuori dalla sua esistenza sembra voler tornare a chiedere il conto.

Sono sincera, protagonisti che hanno a che fare con indagini su casi di omicidio – a prescindere dal ruolo che rivestano – e che abbiano un passato particolare che torna a galla non sono una novità. Capita spesso che gli autori vogliano colpire il lettore non solo per il caso attorno al quale si lavora ma anche per vicende personali che, se si pensa soprattutto ad un personaggio seriale, sono destinate a fidelizzare il lettore che con lui trovasse empatia. Non sempre la si trova – a me è capitato con personaggi seriali amati da tutti ma non troppo amati da me – e con Christina l’ho trovata.

E’ un personaggio che mi incuriosisce sia per il modo di essere che per il modo di fare. Lo stile dell’autore mi è piaciuto: ho sentito anche il peso dei silenzi, tra una riga e l’altra, e questo mi è piaciuto molto. Un libro adrenalinico al punto giusto e dai risvolti psicologici interessanti che non mi aspettavo potesse colpirmi, ne sono sincera, soprattutto perché temevo che il titolo fosse evocato da una buona dose di magia o di poteri sovrannaturali che venissero chiamati in causa nelle more del racconto. Non è stato così e non posso che compiacermene. Quel “potere” che ha lo Sciamano non è magia intesa come potere magico ma è una sensibilità più acuta rispetto ad altri. Io, per lo meno, così ho interpretato il suo modo di fare e le sue caratteristiche.

Cercherò anche il secondo della serie. E bravo Esposito (glielo avrei detto anche se si fosse chiamato Mario Rossi)!
***
Lo Sciamano
Salvatore Esposito
‎ Sperling & Kupfer editore
326 pag.
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

giovedì 4 maggio 2023

Carlo Vecce - Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo - Incontri con l'autore

 

Tornare ad incontrare gli autori di persona è un piacere doppio. 

Lo è perchè è sempre bello incontrare coloro che poi sono gli artefici di ciò che un lettore si trova ad avere tra le mani, ad apprezzare, a vivere... ma lo è ancora di più per via del proliferare dei tanti, tantissimi incontri on line che hanno preso piede per causa di forza maggiore nel periodo del Covid ma che ancora oggi persistono e che a me, personalmente (non me ne voglia nessuno) hanno un po' stancato. Mi hanno impigrita, nel tempo per cui ora che lo stato di necessità è solo un lontano e brutto ricordo, basta! Torno volentieri ad incontrare gli autori di persona.

Una delle ultime occasioni mi è stata fornita dalla festa dell'IIS Leonardo Da Vinci di Civitanova Marche, frequentata dai miei figli, che in una giornata di approfondimento attorno alla figura di Leonardo ha invitato il prof. Vecce, professore ordinario di Letteratura italiana all'Università di Napoli "L'Orientale e che ha insegnato anche all'Università di Pavia, all'Università D'Annunzio di Chieti-Pescara e all'Università di Macerata. 

Il suo libro Il sorriso di Caterina mi incuriosiva parecchio - bellissima anche la copertina, secondo me - ed è stato un piacere ascoltarlo, introdotto dalla Prof.ssa Eleonora Ciccalè. 

Ho così scoperto che Leonardo è un personaggio molto marginale - com'è giusto che sia visto che la storia non è la sua - così come ho scoperto che il territorio di riferimento è poco distante da quello oggi martoriato dalla guerra in Ucraina. Un mondo affascinante, quello che racconta Vecce, ma duro, un luogo incontro di popoli e di civiltà.

E lei, Caterina, viene fatta schiava: la storia racconta cosa vedono i suoi occhi in quel viaggio che è costretta ad affrontare nella sua esistenza prima di diventare la madre di Leonardo.

Per raccontare ciò l'autore si è avvalso anche di carte geografiche che accompagnano il lettore, dall'interno del libro, nel suo peregrinare assieme alla protagonista. E la carta geografica, ecco una piccola magia, diventa una protagonista del libro!

Tredici i capitoli in cui è strutturato il romanzo con 13 protagonisti che raccontano in prima persona: 11 uomini e 2 donne. Un avvio in terza persona per poi trasformare il tutto in un racconto più intimo, personale usando la prima persona.

Molto affascinante il racconto dell'autore che parla di Caterina come una giovane che, per via della sua condizione, perde la capacità espressiva: viene trapiantata in una terra che non è la sua, in una diversa cultura e acquisisce un nuovo modo per esprimersi con il disegno.

Molto interessante scoprire, anche, che l'autore ha scritto il libro in modo seriale, capitolo dopo capitolo, chiudendo la storia di ognuno dei personaggi che raccontano per dare vita ad un romanzo corale.

Un romanzo polifonico, dunque, attorno ad una figura che ammetto di conoscere poco e che approfondirò volentieri. 

A quel punto, oltre che raccontare il piacere di un incontro, potrò anche dire la mia su quanto narrato. Spero al più presto.

Archivio questo incontro con segno positivo e mi auguro che ci siano sempre più scuole che educano i loro alunni alla lettura appassionandoli anche grazie agli incontri con gli autori che sono sempre motivo di arricchimento.

martedì 2 maggio 2023

Il filo della tua storia (N. Erlick)

Raramente leggo libri usciti di recente. Chi mi segue lo sa.

Ancora più raramente se sono molto pubblicizzati soprattutto in rete da chi, ancor prima dell’uscita, ne caldeggia l’acquisto. Solitamente lascio decantare ed attendo un po’ se il genere mi più piacere.

Ho avuto occasione di leggere Il filo della tua storia perché adatto per una challenge a cui sto partecipando ma devo ammettere di aver trovato tra le mani una storia lenta, ripetitiva, noiosa almeno per un buon 60% delle lettura.

La trama è originale, non posso dire il contrario: improvvisamente (e fino alla fine non si capisce perché ciò avvenga e per mano di chi, ammesso che possa esserci qualcuno dietro ad un evento del genere) in tutto il mondo vengono recapitate scatole con dei fili all’intero… Corti, lunghi, di media lunghezza, cortissimi… ad ognuno il suo dopo il compimento del 22’ anno d’età. Ed ognuno è libero di scegliere se aprire o meno quella scatola sapendo che non si tratta di fili per cucire bottoni sulle camicie ma di una proiezione della durata della vita di ognuno.

Questa cosa ovviamente scompiglia le esistenze ed ognuno reagisce a modo suo. La conseguenza più eclatante è – come dice ad un certo punto una ventiduenne – è che l’ineguaglianza si mette una nuova maschera. Eh sì, perché se fino all’arrivo dei fili si veniva discriminati per il colore della propria pelle, per la propria fede, per la propria etnia, per la propria inclinazione sessuale, da quel momento in avanti tutto passa in secondo piano e il mondo intero viene suddiviso in base alla lunghezza del filo. Ovviamente  chi ha il filo corto, avendo delle aspettative di vita piuttosto brevi, non può  (o non vuole, perché anche questo capita) aspirare a determinati lavori, a determinati ruoli o, semplicemente, a sposarsi ed avere figli.

Improvvisamente è come se la caducità della vita assumesse nuovi contorni, più concreti, più certi. E le valutazioni che vengono fatte assumono contorni nuovi fino ad arrivare alla consapevolezza (ma servivano questi fili per arrivare a tanto?) della necessità di vivere appieno ogni giorno come fosse l’ultimo.

In ogni famiglia ci sono fili corti e fili lunghi e a questa situazione c’è chi reagisce con rassegnazione e chi, invece, scende in campo per combattere la nuova discriminazione che si va facendo largo a tutti i livelli della scala sociale: anche sul pianerottolo di un condominio si guarda con pietà il filocorto dell’appartamento vicino, come se non avesse più nessun motivo per vivere. Il tutto, proiettato in una scala mondiale lascia ben immaginare come ci si inizi a comportare, anche da parte delle istituzioni, dei datori di lavoro etc… davanti ai filicorti. Poi c'è anche chi decide di non aprire la propria scatola e continuare a vivere la propria vita come niente fosse.

Storia originale, sì. Ma lenta, lentissima nella prima parte tanto che ho avuto la tentazione di mollare tutto… al di là di questo concetto di discriminazione di fondo ho avuto l’impressione che il ritmo della narrazione fosse davvero piatto e privo di qualsivoglia colpo di scena che giustificasse il prosieguo della lettura. Ammetto di essere andata avanti solo per tentare di capire dove tutto ciò avrebbe portato, quale direzione avrebbero preso le vicende nate dalla penna dell’autrice.

Alla tristezza di fondo che mi ha trasmesso questa storia (sì, tristezza, perchè ammetto che a 50 anni d'età si inizia a pensare al tempo che si ha ancora a disposizione e questa lettura non è arrivata nel momento giusto, per me) si somma quel pizzico di buonsenso che i protagonisti mettono in campo nel momento in cui si rendono conto che il mondo non aveva smesso di girare con l’arrivo delle scatole e dei fili e che, allo stesso tempo, stare a piangersi addosso avrebbe voluto dire usare male il tempo (poco o tanto) che ognuno aveva da vivere.

Il tutto viene declinato al singolare proponendo le storie di alcuni personaggi in particolare. Alcuni filicorti e fililunghi che diventano i protagonisti e dei quali si attende di conoscere le sorti. Una volta arrivati a questo punto è arrivato un po’ d’interesse da parte mia anche se le conclusioni mi hanno lasciato addosso un sensazione di incompiuto.

Non è una lettura che rifarei. Non ho trovato il giusto feeling con quanto raccontanto ma ciò resta, ovviamente, un'opinione del tutto personale (come sempre, d'altronde).
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Il filo della tua storia
Nikki Erlick
Longanesi editore
400 pagine
18.60 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle