martedì 30 gennaio 2018

L'uomo giusto al numero sbagliato (E. Casey)

Sincera sincera? Ma sì: un libro con questo titolo e questa copertina non l'avrei mai letto di mia spontanea volontà. Non che qualcuno mi abbia costretto, ci mancherebbe: mi sono imbattuta in questa serie partecipando alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro adatto per lo spicchio Rosa, obiettivo n. 2 (primo di una serie).
Non amo particolarmente i romance e un titolo così mi ha fatto subito pensare ad una storia melensa tutta cuoricini e farfalle nello stomaco.

Non è proprio così. 
Quella di May Wexler è una storia un po' strampalata che unisce la storia d'amore all'azione, alla suspense.
Dico strampalata perchè la protagonista si trova in mezzo ad una situazione pericolosa - senza rendersi conto di aver frainteso una serie di messaggi arrivati al suo cellulare - per venire fuori dal quale si troverà a contatto con un gruppo di soggetti molto particolari. Verrà accolta così, seduta stante, in un gruppo che inizialmente fa fatica ad inquadrare tra i buoni o tra i cattivi, in cui troverà protezione ed anche un nuovo lavoro oltre che un bel pezzo di ragazzo che, neanche a dirlo, le farà battere il cuore.

Ciò che mi è piaciuto di più di tutta la storia è la sensazione di famiglia che ho avvertito in questo gruppo. Ragazzi che stanno insieme per lavoro, condividono pericoli, gloria e delusioni a volte ma che lasciano trasparire sensazioni positive fin dal primo momento in cui May entra in contatto con loro. 
Ciò che mi è sembrato più assurdo, invece, è la straordinaria forma fisica che dimostra di avere quell'anonima ragazza che risponde al nome di May Wexler che, in più di una occasione, riesce a mettere al tappeto avversari super preparati, abituati ad affrontare quotidianamente il pericolo. Arriva lei, fotografa di matrimoni senza una storia particolare alle spalle, senza un presente degno di nota e pure senza toppe aspettative per il futuro che riesce a mettere ko chi, per un motivo o per l'altro, si trova ad aggredirla.

Tutto sommato, comunque, nonostante qualche forzatura e malgrado una certa velocità con cui vengono bruciate le tappe soprattutto dalla protagonista, è stata una lettura di evasione che non mi è dispiaciuta. Qualche momento hot descritto a dovere ha completato il quadro. Dopo diverse letture in cui ho avuto a che fare con chi parla con i morti, chi li vede, chi li sente annessi e connessi, mi ci voleva proprio qualche cosa di più leggero e simpatico.

Il personaggio maschile, descritto nei minimi dettagli dal punto di vista fisico, mi è sembrato un po' carente dal punto di vista della personalità che non viene approfondita affatto, se non per qualche minimo dettaglio. Forse - so che si tratta del primo volume di una serie - si riuscirà a sapere qualche cosa di più di lui nel prosieguo. Vedremo.

Ps: ad incontrarne di uomini così!!!

domenica 28 gennaio 2018

Schegge di ricordi (M. Lombardi)


C'era una certa questione in sospeso nel primo libro della serie di Giulia e Livia
Ora non c'è più!

Mi ero ripromessa di leggere quanto prima il seguito del libro Schegge di verità ed eccomi qui, a parlare del seguito.
Nel libro Schegge di ricordi l'autrice cambia la prospettiva del suo racconto. Non è più Giulia la protagonista principale ma è Livia e si scopre anche che il pazzo che le rapì aveva puntato su di lei il mirino delle sue attenzioni, non su Giulia come si era pensato nel primo volume. Subito si era pensato che Livia fosse diventata una vittima semplicemente perché si era trovata nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, in compagnia di Giulia. Ora ci si rende conto che, anche se all'inizio può essere stato così, è scattata un molla perversa nella mente di quell'uomo che ha cambiato gli equilibri iniziali.
Diciamolo subito (o ricordiamolo, per chi avesse letto il primo libro o la mia recensione in merito): Mario Gerli, questo è io suo nome, è un pazzo squilibrato che ha un'ossessione che risponde al nome di Livia.

Continua ad avere lei in mente anche dopo averla persa e cerca di fare di tutto per continuare a tormentarla, più di quanto non abbia già fatto.
E riesce a farlo, ad arrivarle vicino, fin troppo vicino. Riesce anche a toccarla senza che lei si renda conto che quelle mani sono state le stesse che l'hanno tenuta immobile durante le continue violenze subite in prigionia.

Sarà difficile, per lei, scrollarsi di dosso la repulsione per il sesso maschile che le violenze subite le hanno lasciato addosso. Eppure, pur essendosi ripromessa di non lasciarsi mai più avvicinare da un uomo, arriva qualcuno che riesce pian piano ad abbattere le distanze.
Torna in scena il commissario Claudio Sereni, colui che aveva dovuto cedere le indagini sul rapimento delle due ragazze al collega Arco perché era stato vittima di un incidente stradale. Torna a seguire il caso di Livia e Giulia che è tutt'altro che chiuso. Il pazzo è libero e, purtroppo, molto vicino alle due ragazze tanto da rappresentare una minaccia costante. La necessità di svolgere al meglio il suo lavoro porta Sereni a stare sempre più vicino ad una Livia che, pian piano, abbassa le sue difese e trova un amico, un sostegno e, perché  no, un amore in quell'uomo dalle spalla larghe e dalle mani rassicuranti.
Così, alla paura dovuta alla vicinanza, seppur nell'ombra, di Gerli, per Livia fa capolino un sentimento diverso. Quel sentimento che le mancava e che la stessa Giulia aveva avvertito come mancanza per la sua amica, fin dai primi giorni successivi alla sua liberazione.

Ciò che più mi è piaciuto di questo romanzo è il fatto che accanto alle indagini, descritte con dovizia di particolari, i personaggi si mostrano con sempre più chiarezza al lettore.
Il pazzo di Gerli, nella sua personalità corrotta dal male ma legata anche a ricordi di un passato che l'ha segnato per sempre.
La fragilità di Livia, che supere l'iniziale smarrimento dal punto di vista psicologi per trovare, pian piano, una sua dimensione.
La dolcezza di un commissario, Claudio Sereni, che riesce ad abbandonare le vesti del duro (dovute al suo mestiere) per rappresentare un rifugio sicuro e discreto per quella donna che, in pochissimo tempo, l'ha affascinato.

Ciò che mi ha maggiormente stranita, durante la lettura, è stata la disinvoltura con cui il pazzo è riuscito a stare vicino alle sue vittime mentre le indagini si facevano sempre più serrate ma sempre più lontane da lui. Nessuno riusciva a beccarlo. Nessuno di coloro che avrebbero dovuto farlo perché, a ben guardare, qualcuno ci riesce anche se avrebbe dovuto tenersi alla larga. 
La figura della giornalista non mi è piaciuta molto. Sarà per deformazione professionale, ma non posso pensare che una giornalista possa approcciare un sospettato di rapimento, sequestro di persona, stupro ma anche un assassino pur di avere lo scoop. No, non mi è piaciuta ma fa parte della storia ed è un personaggio ben inserito nel racconto. Magari c'è pure chi è pronto a fare di tutto per la carriera, per uno scatto in avanti per cui non è una figura così poco credibile come inizialmente mi è sembrata.

Su tutti, il personaggio che ho preferito è stato Sereni. Dopo una fugace comparsa, più che altro come personaggio fuori campo, nel primo volume, stavolta è lui che la fa da padrone accanto a Livia e mi ha positivamente colpita.
Una specie di principe azzurro che non ha il mantello e la spada ma una pistola sempre a portata di mano. Un principe azzurro che immagino di gran fascino, dal fisico mozzafiato e con una delicatezza che non avrei mai attribuito ad un tutore dell'ordine pubblico, non so perché ma avevo questa idea.

Per chi non avesse letto nulla di questa autrice consiglio di iniziare da Schegge di verità di cui questo libro è il prosieguo. 

Con questa lettura partecipo alla challenge  Di che colore sei? (e ringrazio le organizzatrici per avermi fatto conoscere questa autrice) in quanto libro adatto per lo spicchio Giallo, obiettivo n. 1 (parte di una serie). Potrebbe essere adatto anche per l'obiettivo n. 2: autrice italiana.
 

sabato 27 gennaio 2018

Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Inizio ad avere maggiore confidenza con il commissario Ricciardi ed inizio a volergli bene. Questa volta mi ha intenerita e mi è venuta voglia di stringerlo e coccolarlo come un bambino per poterlo sollevare un po' dalla sua pena.

Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, così come ho imparato a conoscerlo nelle precedenti avventure della serie nata dalla penna di Maurizio De Giovanni, è un uomo schivo, tormentato da un dono che è più che altro un tormento: sente il dolore e vede i morti di morte violenta riuscendo a sentire i loro ultimi pensieri. Non sono fastidiosi nel senso che non fanno nulla di particolare: se ne stanno nel luogo in cui il loro cadavere è stato rinvenuto ma ogni volta che Ricciardi passa di lì lui li vede, li sente, li ascolta. Non potrebbe fare altrimenti. E' un vero e proprio tormento, il suo, ed è anche ciò che lo porta a trattenersi per qualche minuto, da solo, sulla scena di ogni crimine per il quale si trova ad indagare. 

Questa volta, nell'afa agostana di una Napoli dai mille suoni e mille colori, il delitto si è consumato ai piani alti. E' stata trovata morta la duchessa Adriana Musso di Camparino, una donna bella, bellissima, seconda moglie del duca che, a sua volta, è sul letto di morte consumato da una malattia che ancora non vuole dargli il colpo di grazia. Nessuna effrazione ed un colpo di pistola in fronte, due anelli mancanti in una Napoli anni '30 che non ha bisogno, e proprio non vuole, che si alimenti uno scandalo attorno a personaggi importanti. Delicatezza, dunque, viene chiesta a Ricciardi nel portare avanti un'indagine che lui, come al solito, affronta con i suoi metodi, senza scendere a compromessi, mai.

Avendo già apprezzato gli altri libri della serie, non faccio fatica a dire che questo capitolo sia particolarmente riuscito. Lo stile di De Giovanni mi piace e mi affascina. Ancor di più quando i personaggi si danno del voi, le bambine salutano gli adulti con una riverenza, le donne in lutto portano cappellino con la veletta abbassata sugli occhi. Il periodo storico è affascinante e le ambientazioni d'effetto.

E lui è un uomo che vive un gran tormento sul piano personale. E' un uomo solo per scelta. Solo perchè sa di non poter condividere con nessuno il fardello di quello che ci si potrebbe azzardare a chiamare dono ma che dono non è.

L'ho conosciuto come un uomo riservato e lo ritrovo così, a guardare da dietro la finestra di camera sua la dolce Enrica che, dall'altra parte della strada, ricama davanti al lume ogni sera alla stessa ora e che, da qualche tempo a questa parte, lo saluta con un sorriso che lui ricambia con un cenno della testa.

Il delitto corre in parallelo con il suo tormento personale. E se, da una parte, emergono gelosie forti e radicate alla base di ciò che è accaduto alla duchessa, anche nell'animo di Ricciardi viene insinuato il seme della gelosia. Non solo in lui, a dire il vero, visto che vengono narrate diverse storie che fanno conoscere meglio personaggi già noti e ne rendono appieno l'umanità.

Il delitto non è semplice da risolvere anche se sembra che siano diverse le possibili mani che possono aver premuto quel grilletto. Come dimostrare, però, quale sia quella giusta? 

Sarà un Ricciardi riflessivo, aiutato dal fedele Maione, ad arrivare alla svolta che, sul finale, è del tutto inaspettata e fa emergere ancora di più la sua umanità.

Ricciardi è un buono. Ricco possidente di fondi ma disinteressato alla ricchezza, è un uomo che mira solo a far predominare la giustizia su tutto il resto, anche se questo vuol dire arrivare alle calcagna di persone importanti in un periodo storico politicamente molto delicato.

Emergono amori, passioni, l'odio profondo, la gelosia. In tutto questo, Ricciardi è il personaggio dominante. Non c'è nessuno capace di tenergli testa, almeno per quanto mi riguarda.

La storia è intricata ma si dipana senza lasciare nulla al caso. Non mancano colpi di scena inaspettati e, dal punto di vista personale, si dovrà aspettare di leggere il seguito per capire come andrà a finire. Stavolta Ricciardi è tallonato da vicino da una donna procace conosciuta in un precedente delitto. E i suoi sensi verranno stuzzicati da più fronti senza, però, che riesca a fare del tutto chiarezza.
La scelta narrativa di approfondire situazioni personali differenti ed anche distanti dal delitto mi è molto piaciuta. E' stato come leggere tante storie in una storia sola e restare, per tutto, con la voglia di sapere come sarebbe andata a finire. 

Alto punto al pallottoliere di De Giovanni. Ed ora corro a cercare il seguito che mi pare di aver capito sia disponibile in biblioteca.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle per l'obiettivo libro di un autore italiano nell'ambito della macro-categoria La pietra filosofale.
 
Inoltre, partecipo alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro adatto per lo spicchio Giallo, gialli e thriller, obiettivo n. 2 (autore/autrice italiano) ma sarebbe adatto anche per l'obiettivo n. 1 in quanto parte di una serie.

mercoledì 24 gennaio 2018

Percy Jackson & gli Dei dell'Olimpo. La maledizione del Titano (R. Riordan)

Aspettavo l'occasione giusta per leggere il terzo volume della saga di Percy Jackson ed è arrivata con la seconda tappa della challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle per l'obiettivo libro per ragazzi nella macro-categoria La pietra filosofale.

So che oramai il mondo intero conosce questo particolare adolescente ma, per i pochi che non lo sapessero, faccio le presentazioni.  
Percy è un Mezzosangue: figlio di un Dio dell'Olimpo e di una donna mortale. Questa è fondamentalmente la scoperta che Percy fa nel primo volume. Nel secondo scopre di avere un fratellastro molto particolare ed ha costantemente a che fare con gli Dei dell'Olimpo nonchè con mostri di diverso genere. Nel volume La maledizione del Titano, Percy si trova alle prese con una profezia che non promette niente di buono. 
Cinque andranno a ovest dalla dea in catene.
Una si perderà nella terra dove pioggia non viene.
Il flagello dell'Olimpo la strada saprà mostrare.
Il campo e le cacciatrici insieme potranno trionfare.
La maledizione del Titano uno dovrà patire
e per mano di un genitore, un altro dovrà perire. 

L'avventura ha inizio con il ritrovamento di due nuovi mezzosangue: due fratelli, Nico e Bianca. Percy si troverà coinvolto in una spedizione molto particolare e sarà alle prese con nemici pronti a tutto per farlo fuori (e non è una novità) ma anche con amici che dimostreranno di essere pronti a sacrificare la propria vita per la causa.

Tra agguerrite Cacciatrici, mostri che rinascono dalle loro ceneri, ex amici che sono diventati nemici giurati, traditori e servitori fedeli, Dei che si riuniscono in assemblea... bhé, anche questo terzo capitolo è degno della fama di Percy Jackson.

Per chi ama l'avventura, la mitologia e vuole lasciarsi andare sulle ali delle fantasia, anche questo terzo capitolo sarà capace di catturare e portare letteralmente sopra le nuvole, in mezzo agli Dei. 
Percy dimostra di essere sempre più coraggioso, anche capace di sopportare tutto il peso del mondo sulle sue spalle e non è cosa da poco per un Mezzosangue. E' pronto a sacrificare la vita per salvare quella di un'amica e tutto sommato anche stavolta ha qualche alleato, anche se in alcuni momenti è sembrato proprio che fosse il contrario.
Mi è piaciuto il personaggio di Bianca: arrivata quasi in sordina tra tutti gli altri personaggi già noti agli amanti di questa serie, avrà un ruolo importante e non mancherà di dimostrare coraggio. 
Talia e Zoe sono altri due personaggi che mi sono piaciuti: ognuna con le sue caratteristiche e, perché no, con le sue fragilità e punti deboli. Zoe in particolare: vorrei poter cercare la sua sagoma tra le stelle, proprio come avviene ad un certo punto della storia. 
I cattivi sono sempre più cattivi, i buoni fanno fatica a trovare il giusto equilibro in un gruppetto che appare male assortito ma che, alla fine, saprà il fatto suo.

Emergono, come sempre peraltro, i valori dell'amicizia e della fedeltà ma anche i legami familiari hanno un ruolo importante. 
Il finale lascia la porta aperta per un quarto volume anche se la storia è autoconclusiva, per il momento (ma so che c'è un seguito, per cui non mi resta che cercarlo). 

Avevo proprio bisogno di un libro così, con scenari fantastici e avventure inimmaginabili. Non mancano teste mozzate, scheletri fatti a pezzi annessi e connessi. Ma in una storia così, tutto è concesso! Stiamo o non stiamo parlando degli Dei dell'Olimpo?  Le descrizioni sono molto efficaci e la fantasia dell'autore non ha confini.

Un esempio su tutti: molto efficace la descrizione della riunione finale, con tutti gli Dei riuniti nello stesso luogo. Sembra quasi di essere tra loro.
C'era talmente tanto potere radunato in quella stanza, che era un miracolo che il palazzo non saltasse in aria.
Con questa lettura partecipo anche alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro adatto per lo spicchio azzurro, letture per ragazzi obiettivo 1 - fantasy. 
 

domenica 21 gennaio 2018

Barattolo del sorriso 2018

Quest'anno me la sono presa un po' comoda ma non manco all'appuntamento con il Barattolo del Sorriso.
Li abbiamo preparati sia io che mia figlia dopo aver aperto quelli dello scorso anno.
Chi mi segue dovrebbe ricordare di che si tratta: un barattolo nel quale inserire un fogliettino con su scritto il titolo, l'autore e le pagine di ogni libro che si legge nel corso dell'anno.

Questo è il terzo anno in cui partecipo. Nel 2017 si è aggiunta la variante di aggiungere anche un euro assieme ad ogni fogliettino in modo da avere, all'inizio dell'anno, un certo gruzzoletto da reinvestire in libri.

A conti fatti, ho trovato 124 bigliettini (ed un'uguale quantità di euro) per un totale di... 37.207 pagine. Il libro con più pagine è stato Il lepoardo di Jo Nesbø con 757 pagine seguito da Il cavaliere d'inverno con 699. Lunghi ma entrambi molto belli seppur di due generi completamente diversi.
Rispetto al 2016 ho letto 5 libri in meno ma 6284 pagine in più.
Numeri a parte, che poi non sono certo quello che contano in fatto di letture, posso dire di aver scoperto parecchi autori che mi hanno positivamente colpita ma anche di averne letti altri decisamente da bocciare.
Fortunatamente sono stati più i libri belli rispetto a quelli brutti o bruttini.

Anche mia figlia ha aperto il suo, di barattolo (che purtroppo non sono riuscita a fotografare con i suoi bigliettini): 24 in tutto, pari somma in euro. Niente male per essere una dodicenne superimpegnata. Lei ne è stata contenta ma ha già dichiarato di volersi superare nel 2018. Ce la farà? Tra un annetto circa lo sapremo.

Ed ora veniamo ai nuovi barattoli per le letture di quest'anno. Il mio è piuttosto semplice e rustico ma mi piace molto.

Il suo è decisamente più romantico ed anche un po' peloso visti i dettagli che ha aggiunto con l'aiuto di mia madre che si è prestata a farle da assistente.
Ora non resta che riempirli. Io non posso negare di avere già iniziato.
Lei è sul punto di inserire il primo bigliettino.

E gli euro da spendere in libreria? Bhè, non abbiamo ancora deciso cosa comprare. Per ora siamo alle prese con quelli che avevamo in casa non letti e con alcuni prestiti giunti direttamente dalle biblioteche della zona. A proposito, mi rendo conto di aver perso l'abitudine di rendere conto dei nuovi arrivi... Dovrò rimediare. In altro post! 
Buone letture!

sabato 20 gennaio 2018

Hai cambiato la mia vita (A. Harmon)

Guardando la copertina e leggendo il titolo mi ero immaginata la solita, sdolcinata storia d'amore che nulla dà e nulla toglie.
Niente di più sbagliato.
Quella che Amy Harmon racconta nel libro Hai cambiato la mia vita tutto è meno che una storia di quel genere. 
E' una storia toccante, magica, capace di commuovere, di stupire, di coinvolgere e, lo ammetto, non me lo aspettavo proprio.

E' una storia d'amore. Un grande amore che lega Georgia a Moses. L'uno l'opposto dell'altra. 
Lui è un ragazzo difficile, rifiutato da tutti a partire dal giorno in cui è nato quando sua madre lo ha abbandonato in una cesta ritrovata in una lavanderia. Un bambino sballottato da una parte all'altra fino a che non se ne è presa cura sua nonna, Bibi. Una donna dolce ma forte allo stesso tempo, che è stata capace di crescere un ragazzo difficile aiutandolo a dominare quegli strani attacchi che, sempre più spesso, lo facevano somigliare ad un pazzo, uno squilibrato.
Lei ha un anno meno di Moses. Ama la vita all'aria aperta, in mezzo ai cavalli e... ama Moses. Si innamora fin dal primo momento in cui l'ha visto e, con tenacia, lo ha inseguito e amato nonostante lui la respingesse continuamente e fermamente.

Moses non è un ragazzo come tutti gli altri. Ha un dono... lui non lo considera un dono, più che altro una dannazione. Ma questo dono lo porterà ad essere sempre più malvisto da coloro con i quali ha a che fare. Tutti, tranne che da Georgia che lo ama per quello che è. Un ragazzo strano, che la attira e destabilizza allo stesso tempo. Un ragazzo molto bello, bellissimo, forte e particolarmente creativo. Ha una vena creativa molto particolare, che lo tormenta.

Quello che lega i due ragazzi è un grande amore. Perchè anche se Moses la allontana, la respinge, la ignora, lo fa per il suo bene. E' questo il nocciolo della storia.

Entrambi i protagonisti mi hanno catturata. Lei, con i suoi capelli lunghi raccolti in una treccia, testarda, nata e vissuta tra i cavalli, nel memento in cui diventa donna mostra una personalità diversa rispetto a quella della Georgia bambina. Ha una diversa consapevolezza di se, della sua vita ma quella sua tenacia di un tempo non si è mai sopita e traspare da tutto ciò che fa. Dalla pazienza con cui doma i cavalli, dall'amore che mette nel suo lavoro con bambini e persone difficili, del coraggio con cui affronta quotidianamente la sua vita ed anche ciò che la vita le ha tolto.
Lui, con il suo dono così particolare, con il suo carattere inquieto ma la sua profonda sensibilità. Lui con quel senso del rifiuto che sembra esserglisi scolpito nel cuore, nell'anima. Lui con la sua incapacità di credere che qualcuno possa veramente amarlo. 
Nessuno mi aveva mai voluto, a cominciare dal giorno in cui ero nato. Tranne Georgia. E poichè mi aveva voluto bene, senza riserve, quando nessun altro mi amava, ero diventato subito sospettoso. Non mi fidavo. Quella era sempre stata la mia difesa contro di lei.
Mi sono commossa. Ho riso. Ho avuto i nervi a fior di pelle davanti a comportamenti ingiusti. Ho avuto paura per questa storia d'amore originale e che non è solo una storia d'amore. Non posso dire di più. 

Con questo libro partecipo alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro consigliato dalle due organizzatrici per lo spicchio rosa. Ringrazio entrambe per avermi fatto incontrare Georgia e Moses.
 

mercoledì 17 gennaio 2018

Schegge di verità (M. Lombardi)

Bello! Ben scritto, storia originale, thriller psicologico capace di catturare e tenere con il fiato sospeso anche se... il finale lascia spazio ad un seguito per cui dovrò per forza leggere il successivo! Questo mi ha un po' amareggiata, avrei preferito un finale più definitivo.
Malgrado ciò, Monica Lombardi mi ha messo tra le mani una storia che ha saputo catturarmi, non mi ha annoiata nemmeno per un minuto e mi ha lasciata attaccata alle pagine.

Con Schegge di verità ho incontrato due giovani donne, Giulia e Livia, che hanno condiviso una terribile esperienza: sono state rapite, tenute separate l'una dall'altra ed hanno anche subito delle violenze per mano non di uno ma di più mostri.
Giulia riesce a scappare ma torna a casa senza alcun ricordo. Non solo ha rimosso la sua prigionia ma ha completamente dimenticato la sua vita, il suo uomo, il suo mestiere, il suo quotidiano.  

Livia resta ancora nelle mani dei suoi aguzzini e Giulia, con l'aiuto del commissario Emilio Arco e di una giovane sensitiva, Ilaria Benni, cerca di riconquistare, attimo dopo attimo, quei ricordi che non solo possono farle recuperare la sua vita dimenticata ma anche fornire elementi importanti per risalire al luogo in cui la sua amica possa trovarsi o quali possano essere le mani che la tengono segregata in una stanza. E' lei, più che il commissario, che ha monopolizzato la mia attenzione. Di solito in storie di questo genere c'è sempre un commissario che la fa da padrone. Stavolta, a mio parere, emerge la figura di Ilaria, una figura per la quale - come lei stessa dice - la polizia non è ancora pronta ma della cui consulenza lo stesso Arco fa tesoro.

Giulia ha, accanto, anche un uomo: un affascinante psichiatra che la aiuta a fare chiarezza e che le sta accanto non solo per via della sua professione ma anche per un particolare coinvolgimento personale.
Il personaggio che mi è piaciuto di più in assoluto è stato quello della sensitiva. Ilaria: una presenza discreta ma fondamentale, un ruolo decisivo il suo ma senza travalicare mai quel limite che l'ha tenuta a dovuta distanza dalle indagini. Molto bella l'immagine di lei con il suo cane Drago che la sostiene in un momento (ma anche più) di difficoltà. E' davvero un'immagine che mi è rimasta impressa.

E poi lei mi è sembrata una donna coraggiosa ma mai sopra le righe, consapevole del suo ruolo ma mai spocchiosa, una figura importante in una storia che, a ben guardare, vede anche lei come protagonista, pur essendo un personaggio secondario.
Lo stile di scrittura è fluido, molto preciso per quanto riguarda la psicologia dei personaggi ed aspetti legati alle indagini, incalzante il ritmo.

Il finale, come accennavo, lo avrei visto leggermente differente e mi aspettavo una precisa risposta da un momento all'altro. Risposta che non è arrivata. Poi, però, rendendomi conto che la storia ha un seguito posso immaginare perché l'autrice abbia lasciato una porta aperta.
Che altro dire? Bel libro, consigliato! 

Con questa lettura partecipo alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro consigliato dalle due organizzatrici per lo spicchio giallo.