sabato 18 maggio 2024

Le notti senza sonno (G. A. Cerone)

Libro corposo, doppio caso attorno al quale si snodano le indagini dei personaggi nati da Gian Andrea Cerone, autore al suo esordio che è capace di imbastire una trama complessa, ricca, accattivante.

Un buon mix tra un giallo, un noir ed un thriller. 

Tutto questo è il libro che offre ai lettori una squadra alle prese con due indagini che corrono in parallelo e che si posizionano in un momento storico a noi molto vicino visto che ci si affaccia sull'emergenza Covid, in una Milano del 2020 che inizia a fare i conti con qualche cosa di nuovo e di cui ancora non si conoscono le conseguenze.

Dico subito che quando ho letto Covid ho avuto la tentazione di chiudere tutto e abbandonare perché non mi piace leggere storiche richiamano quel periodo. Devo anche ammettere, però, di aver fatto bene a non cedere a tale tentazione.

Il commissario Mario Mandelli e l'ispettore Antonio Casalegno sono le due figure portanti dell'intera storia: complementari l'uno all'altro, tirano le fila di indagini per niente facili e condotte con una squadra che a mio parere ha tutte le carte in regola per diventare protagonista di altre storie in futuro.

Cinquantenne il primo, persona posata e con una moglie che ama e nei confronti della quale sembra perennemente in debito; l'esatto contrario l'altro: meno tranquillo e con i segni di sofferenze vissute nel passato con le quali dimostra, però, di aver raggiunto un buon equilibrio. Sono due persone che si completano, si sostengono, si bilanciano: di fatto danno l'idea di dare vita ad un unico investigatore pur essendo due persone, Mandelli e Casalegno.

Poi c'è Milano, altra grande protagonista: una città in continuo cambiamento, teatro di violenze che quotidianamente arrivano agli onori della cronaca.

Una città dalle molteplici anime, dai tanti odori, da tanti colori anche nella sua anima oscura. Un'anima che esiste, non è del tutto un'invenzione. Le storie sono inventate, è vero, ma l'ambientazione non è poi così lontana da ciò che realmente Milano è. E lo ammette lo stesso autore in una recente intervista, nel presentare il suo romanzo. Lo dice lui, non io... che sono piuttosto lontana da Milano e ci sono stata giusto un paio di volte...

La storia. Il primo capitolo è molto intimo e propone un momento di vita quotidiana di Mario Mandelli che lascia già immaginare alcune caratteristiche di quel commissario che sarà la colonna portante di tutto il resto. La narrazione crea una certa ansia nel lettore ed io devo ammettere che, davanti al male che dilaga, pagina dopo pagina, ho dimenticato la minaccia del Covid ed ho avuto la prova che ciò che aleggia nell'aria non diventa mai qualche cosa di troppo lasciando spazio a tutto il resto. Meglio così.

I due casi: il ritrovamento in un cassonetto dell'immondizia di una mano colorata di blu, un nastrino blu che lega delle rose blu e due bulbi oculari; una rapina ad una gioielleria finita con un omicidio e la scomparsa di gioielli di grandissimo valore. Si aprono due strade d'investigazione diverse che, in particolare nel caso del ritrovamento dei resti umani, si sviluppa con una tensione crescente.

Due casi, due indagini parallele che si snodano tra le pagine e che procedono su binari diversi entrambe attorno a diverse declinazioni del male, che assumono toni più o meno oscuri ma che, comunque, sono facce della stessa medaglia.

Ottima la costruzione narrativa. Unico neo, secondo il mio punto di vista, i tanti personaggi che entrano in gioco, i tanti nomi e le tante situazioni che richiedono particolare attenzione da parte del lettore (anche per via di descrizioni molto lunghe e meticolose... e che non sempre sono necessarie) che, altrimenti, rischia di perdersi dei passaggi importanti.

Volutamente non amo scendere troppo nei dettagli per quanto concerne l'analisi di situazioni specifiche: in fatto di armi, di medicina, di dinamiche particolari... è una storia di fantasia che mira ad intrattenere gli amanti del genere e mi basta così.

Concludo dicendo che leggerei volentieri altre indagini di Mandelli e Casalegno
***
Le notti senza sogno
Gian Andrea Cerone
Guanda editore
pag. 576
14.00 Euro copertina flessibile, Audible, 9.99 Kindle

martedì 14 maggio 2024

Un luogo chiamato libertà (K. Follett)

Era da un po' che non leggevo Follett e la prima, primissima cosa che mi viene da dire in merito a questo libro è che non mi aspettavo di trovare passaggi piuttosto infuocati dal punto di vista erotico. Niente di esagerato, sia chiaro, ma proprio non mi aspettavo certe descrizioni che l'autore offre in un contesto in cui, comunque, stanno più che bene.

Inghilterra, XVIII secolo. Quando un improvviso ed inaspettato dissesto finanziario minaccia una potente famiglia di proprietari terrieri, pur di far fronte a questo momento di difficoltà i Jamisson sono disposti a
tutto.
Anche ad ingannare.
Anche ad uccidere, se necessario.

Si contendono il possesso e lo sfruttamento di diverse miniere scozzesi, unica via d'uscita dalla situazione incresciosa in cui si trovano. Sono gli uomini che decidono il da farsi, è impensabile che ci sia una donna a prendere decisioni, a fare scelte, ad alzare o abbattere muri. Eppure, sono le figure femminili, secondo il mio parere, le più forti.

Lo è la figura di Lizzie, giovane aristocratica che crede fermamente negli ideali della libertà, del rispetto, della dignità. 

Lo è la signora Jamisson, personaggio secondario nell'ambito dell'intero racconto ma con un ruolo determinante che emergerà solo negli ultimi capitoli ma che ne trasmette tutta la forza e la capacità di tirare le fila di situazioni apparentemente lasciate in mano agli uomini.

Lizzie entrerà a far parte della famiglia Jamisson ma alla base del suo matrimonio ci sarà l'inganno. Un inganno che si troverà a subire consapevolmente, viste le circostanze, ma che non le impedirà di lottare per l'affermazione di ciò in cui crede: la libertà. Libertà di amare, prima di tutto, ma anche libertà di scegliere, libertà di non subire le scelte altrui.

Il personaggio maschile forte, il protagonista - McAsh - è, invece, un minatore del quale credo di essermi un tantino innamorata, in senso letterario intendo. Non ci sta a fare la vita che altri hanno scelto per lui, non ci sta a subire, a vivere da schiavo, ad essere considerato proprietà altrui. Farà di tutto per rivendicare il suo diritto - e non solo suo - di vivere libero in un ambiente e in una società in cui appare prematuro parlare di questo... parlare di libertà! 

Il passaggio che mi è rimasto scolpito nella mente - giusto per rendere l'idea - è quello in cui gli aristocratici parlano dei minatori dicendo che "...non soffrono come noi, non sentono il dolore allo stesso modo in cui lo sentiamo noi". Frase pronunciata davanti alla morte di una ragazza a seguito di un crollo in una miniera e riferita a suo fratello. Una frase che rende perfettamente l'idea di come venissero considerate le vite dei minatori, all'epoca. Degli schiavi... Inimmaginabile per me. Ma comune all'epoca, quando uomini e donne venivano venduti alla stregua di animali e, spesso, trattati pure peggio.

Un'altra storia, questa, che mi ha ricordato quanto io sia fortunata ad essere nata nell'epoca in cui sono nata e nel posto in cui sono nata.

Follett traccia i contorni di un'epoca fatta di grandi cambiamenti, di nuove scoperte e di tanta voglia di liberà da più fronti: ho molto apprezzato i riferimenti storici e le descrizioni degli ambienti, precise e meticolose, così come la struttura complessiva del romanzo.

Finale che mi auguravo.
Lettura corposa ma scorrevole con tanti personaggi che richiedono, ognuno, la dovuta attenzione.
***
Un luogo chiamato libertà
Ken Follett
Mondadori Editore
pag. 464
Euro 7.75 copertina flessibile

giovedì 2 maggio 2024

Una capra sul tetto (A. Fleming)

So bene che un libro consigliato dai 10 anni di età potrebbe essere poco nelle corde di un lettore adulto ma posso garantire di aver letto libri per ragazzi scritti in punta di penna, appassionanti, coinvolgenti e capaci di coinvolgere anche me, che giovane lettrice non lo sono più da un po'.


 

Purtroppo non è il caso di questo libro che mi ha lasciata un po' perplessa... 

Dei tanti personaggi che entrano in scena ho fatto fatica a capire, fino alla fine, cosa ci stessero a fare in quella storia (tranne qualcuno).

Un racconto corale, con tante esistenze che si incontrano e legate dalla presenza di una misteriosa capra sul tetto che - così dicono - porta sette anni di fortuna a chi la vede. 

Ecco, dunque, che quando Kid (bizzarra scelta anche questa per identificare una ragazzina... che di fatto sembra non averlo, un nome), si trasferisce a NewYork con i genitori per prendersi cura dell'appartamento di un ricco parente viene a conoscenza dell'esistenza di questa misteriosa capra sul tetto. Assieme a Kid il lettore incontra questi personaggi che trasmettono qualche cosa di sè: le paure di Will, la disabilità e il coraggi del signor Jonathan, lo skater Joff cieco ma impavido... 

Sono tutti personaggi che mettono sul piatto le proprie fragilità ma anche le proprie potenzialità che spesso vanno oltre le apparenze.

Io non ho proprio capito il senso della storia. Lo ammetto. E in alcuni punti ho proprio pensato che il racconto fosse confuso, come se parole e personaggi si rincorressero verso una direzione che non riuscivo a capire quale fosse.

Non riesco nemmeno a dire più di tanto, sono onesta.

Non è una storia che suggerirei a giovani lettori, soprattuto se si avvicinano con titubanza alla lettura: credo che sia molto alto il rischio che si perdano nelle more del racconto ma anche che perdano la voglia di prendere qualche altro libro tra le mani.

Probabilmente, come dico sempre, è un mio limite, un problema mio... però a lettura finita non so dare un
senso a quel che ho letto e non è un gran bel segno.

***
Una capra sul tetto
Anne Fleming
Mondadori editore
159 pagine
16.00 euro copertina rigida, 4.99 Kindle

mercoledì 1 maggio 2024

L'erede dei Gainsbourg (S. D. Scott)

 Mi aspettavo una storia d'amore melensa e sdolcinata. Mi sono dovuta (piacevolmente) ricredere.

Perché se è vero che tutto ruoto attorno ad una storia d'amore, ciò che ho letto tra le pagine di questo libro è qualche cosa di più. 

In un ambiente fatto di titoli nobiliari, di patrimoni da salvare, di matrimoni di convenienza, mi aspettavo la solita storia di lei che accetta un matrimonio per preservare le proprietà di famiglia ma con l'accordo di non consumare... poi, strada facendo i due si innamorano davvero e vissero tutti felici e contenti.

Invece noi.

C'è un matrimonio di mezzo, c'è un patrimonio da salvare, ci sono accordi presi a tavolino ma la storia prende una direzione diversa da quella che avevo immaginato anche grazie ad uno stile scorrevole, per niente sdolcinato (anche quando avrebbe potuto esserlo). Buone le descrizioni del periodo storico - non lo definirei un romanzo storico ma la storia è ben contestualizzata - che permettono di immergersi in atmosfere d'altri tempi.

Protagonista una donna forte, Athena Gainsbourg, unica figlia del Conte Stamford che amministra la miniera di famiglia confrontandosi con piglio deciso con un mondo che ragiona al maschile. Suo padre, oramai ammalato, propone al medico chirurgo Nigel Gainsbourg (cugino della ragazza) di sposarla ed ereditare il tutto, evitando che le proprietà di famiglia finiscano - per linea ereditaria diretta - in mani sbagliate. Athena non è affatto convinta che sia la strada giusta soprattutto perché è una donna libera che non intende barattare la sua libertà in questi termini ma i fatti le dimostreranno che quando di tratta di fare delle scelte bisogna mettere sul piatto tanti elementi diversi, quelli che possano portare al male minore. Oltre alle miniere di famiglia è in ballo anche la sorte della sorella di lui, Edwina, segregata in una struttura per problemi psichiatrici e sulla quale incombe la minaccia di terapie mutilanti che lui intende a tutti i costi evitarle.

Questo il contesto, questo il nodo della questione. Da qui la storia prende direzioni inaspettate che, lo ammetto, mi hanno piacevolmente sorpresa.

Figura molto affascinante quella di Athena che ho amato fin dalle prime righe del libro. Una donna fuori dagli schemi per l'epoca (siamo nel periodo Vittoriano), una storia d'amore che non stona affatto con la complessità della situazione che si delinea, finale piacevole.

Non avrei mai immaginato di gradire una storia che, lo ammetto, ho scelto per rispondere ad una challenge di lettura cui sto partecipando. 

Piacevole. Non un capolavoro, sono onesta, ma lettura gradevole.
***
L'erede dei Gainsbourg

Scarlett Douglas Scott
PubMe editore
242 pagine
15.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited