Non è un romanzo ma una storia di vita vera. Quella di Nouk, una ragazzina che decide di non mangiare più e, di riflesso, di non crescere più. E' la storia autobiografica dell'autrice, Geneviève Brisac, che lascia una testimonianza del periodo in cui era malata di una malattia che risponde al nome di anoressia.
Piccola - Petite nella versione originale - è il titolo di un libro piccino piccino, di cento pagine appena, che sembra quasi adattarsi alla figura esile della ragazza di cui si parla.
E' un libro che si legge in fretta ma che, al di là dell'argomento trattato, mi è sembrato scritto in modo un po' confuso. Mi spiego meglio. L'autrice alterna momenti in cui parla in prima persona a repentie virate nelle quali parla in terza persona, poi fa dei salti nel passato in modo improvviso... mi ha spiazzata.
Credo che sia stata una scelta precisa quella di utilizzare uno stile così eterogeneo, quasi a voler dare conto del turbinio di pensieri che vengono in mente all'autrice nel raccontare un periodo tanto doloroso della sua vita. Però, secondo me, alla fine è il contenuto stesso che ne perde. Sembrano degli appunti messi insieme senza cercare omogeneità che non sia la storia stessa. Un'impressione mia, ovviamente.
E' comunque un libro veloce, troppo veloce, forse, tanto da lasciare alcuni sospesi importanti. Il finale arriva in fretta e lascia qualche cosa di indefinito, non so come dire, ma è questa la sensazione che ho provato. Mentre andavo avanti con le pagine mi chiedevo ma come avrebbe potuto l'autrice articolare un finale nelle poche pagine che restavano. E in effetti un finale vero e proprio non c'è, lo si lascia intendere ma sembra arrivare tutto così in fretta da lasciare un po' d'amarezza.
Emerge comunque la sofferenza della ragazzina, il suo sentirsi inadeguata, la sua voglia di normalità senza, però, trovare la giusta motivazione per arrivare a tale normalità. Nemmeno le cure a cui viene sottoposta le sono efficaci realmente. Esternamente, forse, ma non nell'anima.
Poi accade qualche cosa che la cambia. E la storia prende un'altra direzione. Molto velocemente, a dire il vero, forse troppo. Avrei preferito a questo punto un finale un po' più strutturato.
Forse, però, la sofferenza ha guidato la penna dell'autrice e con la sofferenza non si scende a patti.
Alla fino del nono capitolo l'autrice riconosce di aver fatto un po' di confusione e chiede quasi scusa al lettore.
Mi rendo conto che non è molto onesto ammucchiare, come sto facendo, un po' di ricordi alla rinfusa. Se si racconta una storia, non va bene farlo a metà. Ma i primi amori non vanno toccati. Se fosse un romanzo, invece... Ne farò un romanzo, e allora potrò far ridere, o far piangere, con queste immagini che ho dimenticato. Questa, invece, è solo la storia di Nouk, una Nouk smarrita, devastata a sua insaputa, fermamente decisa a non amare più nessuno, confortata nella sua paura degli uomini, come un paranoico che vede il suo delirio confermato dalla realtà.
Questo libro mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: libro scritto da un'autrice.