martedì 27 febbraio 2018

I love Tokio (La Pina)

Fino ad ora non ho viaggiato molto (ahimè!) ed il libro I love Tokyo mi ha permesso di arrivare, anche se solo con l'immaginazione, in una terra a me tanto lontana ma che, lo ammetto, non mi dispiacerebbe affatto conoscere da vicino. 
Chissà, magari in futuro! Mai mettere limiti alla provvidenza...

Partiamo da una premessa: non avrei mai comprato questo libro se non mi fosse stato utile per un paio di Challenge di lettura a cui sto partecipando. Non tanto perchè non mi incuriosisse l'argomento, quanto per via del fatto che La Pina non mi attira affatto come autrice e, onestamente, non so nemmeno se l'ho mai ascoltata in radio. Ricordo di avere visto tutti i suoi tatuaggi in una qualche pubblicità (...cioè credo di aver visto lei ed aver notato i tatuaggi... e anche le treccine ora che ci penso) ma non le ho mai riservato attenzione. 

Poi ho avuto tra le mani questo libro. Un libro atipico, lo ammetto. Non un romanzo, non una biografia, non una guida, non un vero e proprio racconto di viaggio ma un'appassionata condivisione di esperienze, luoghi, sapori, odori e particolarità che la città di Tokyo riserva all'autrice ogni volta che la ospita e che potenzialmente potrebbe riservare ad ogni altro visitatore che la scegliesse come meta. Una condivisione che è diventata testo ma anche immagini, fumetti, musica, foto da offrire al lettore in particolare grazie ai QR code sparsi tra le pagine. Idea carina, impostazione grafica accattivante e stile di scrittura molto in linea con il personaggio. Uno stile discorsivo che non risparmia termini modaioli ma anche aggettivi che tendono ad esaltare tutto ciò che viene narrato. 
Il tutto, secondo me, senza stonare.

Ecco dunque che La Pina racconta le emozioni legate ad ogni suo viaggio verso una destinazione che ama, gli itinerari consigliati non solo per conoscere i luoghi caratteristici di Tokyo ma anche per viverla appieno cogliendone ogni particolarità. Racconta il modo di essere di quella gente che l'ha accolta a braccia aperte, racconta le abitudini, le esagerazioni, situazioni normali ma anche situazioni sopra le righe.

Di questo libro mi è piaciuto prima di tutto l'impianto grafico che richiama molto i contenuti e che sa di fresco. Mi hanno molto incuriosita i riferimenti al fatto che sia una terra sicura in cui i bambini vanno in giro da soli fin da piccolissimi senza alcun problema ed anche al fatto che chi potrebbe provocare problemi - di sicurezza o simili - potremmo essere solo noi visitatori, non certo loro.
Mi ha anche colpita l'idea di una popolazione molto attenta alla pulizia, molto elegante e stilosa, grande lavoratrice ma anche capace di follie allo stato puro.

Curioso il discorso sui tatuaggi. La Pina racconta come chi abbia tatuaggi sul proprio corpo non sia ben visto perchè accomunato alla mafia del posto. Dice che chi è tatuato non può entrare nei fantastici bagni termali, ad esempio (luoghi che mi hanno fatto venir voglia di partire seduta stante) poi, però, compare una foto sua e di suo marito - tutti e due mooolto tatuati - ai bagni termali. Che succede, allora? Si fanno delle eccezioni? Questa cosa non l'ho ben capita: lei è molto categorica nel dire che nei bagni termali non viene fatto entrare nessuno che sia tatuato, anche se occidentale. E loro?

La Pina offre tanti motivi per fare un pensierino su un viaggio a Tokyo, offre tanti motivi per amarla ed esalta solo aspetti positivi di un viaggio di questo tipo. Di aspetti negativi proprio non ne ha trovati. Fornisce in pillole indicazioni di vario genere, frutto della sua esperienza e lo fa con una scrittura che non può certo dirsi ricercata o particolarmente erudita ma efficace per la tipologia di prodotto che aveva in mente ed al quale ha dato forma. 
Si legge in fretta, i caratteri belli grandi aiutano anche chi avesse qualche difficoltà nella lettura ed i tanti colori che compaiono tra le pagine sono perfettamente in linea con la città che viene raccontata.

Con questo libro partecipo alla Visual Challenge come libro bonus in cui compaiono quattro oggetti indicati nella foto del mese: una macchina, un libro, un paio di occhiali e una bottiglia.
Partecipo anche alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle per l'obiettivo libro con fiori in copertina, nell'ambito della macro-categoria Tre manici di scopa.
 

lunedì 26 febbraio 2018

Assalto a Villa del Lieto Tramonto (M. Lindgren)

Siamo arrivati al gran finale della Trilogia di Helsinki e, a dirla tutta, mi dispiace un po'. Siiri, Irma e Anna-Liisa, le tre nonnine protagoniste delle varie avventure alla Villa del Lieto Tramonto, mi mancano già.
Mi manca già, a lettura conclusa da poco, la loro ironia, il loro modo scanzonato di prendere la vita, la loro consapevolezza di avere il tempo oramai contato senza farne un dramma. Anzi. 

Sono tutte ultranovantenni e nel terzo volume della trilogia - Assalto a Villa del Lieto Tramonto - si trovano alle prese con situazioni misteriose, uno strano giallo tra le mura della struttura che le ospita e che, oramai, è stata trasformata in un contenitore senz'anima. E pure senza persone, a dire il vero, visto che

Villa del Lieto Tramonto in versione 2.0 è diventata un luogo asettico dove non mette piede quasi più nessuno oltre agli anziani ospiti. A distribuire le medicine ci pensa un robot così come è tutto meccanizzato in mensa allo stesso modo delle camere e di tutte le stanze che vanno sempre più strette alle nostre brave protagoniste. Sono fondamentalmente tutte persone sole quelle che vengono ospitata nella struttura, che non hanno parenti prossimi o che, pur avendoli, li hanno sparpagliati per il mondo e non hanno tempo per loro. E quando viene loro a mancare - dopo una ristrutturazione complessiva - anche quei minimi contatti umani che erano rappresentati dal personale oramai estinto, la situazione si raffredda sempre di più tanto che quando si verificano dei decessi (e, a dire il vero, se ne verificano più d'uno) i cadaveri vengono rinvenuti a distanza di tempo nonostante i ritrovati tecnologici che dovrebbero immediatamente allertare i soccorsi ad ogni anomalia.
Gli unici contatti umani sono quelli con dei soggetti che si presentano per diffondere la parola del Signore in un modo alquanto insistente e con palesi obiettivi che vanno oltre la vocazione religiosa.  Continue richieste di donazioni, tentativi di indurre qualcuno a lasciare ogni bene alla congregazione religiosa Il risveglio della fede, strani decessi di anziani circondati dalle macchine, un curioso black out elettrico, fanno pensare al perpetrarsi di continue violenze psicologiche e tecnologiche sugli anziani ospiti. Ma a chi denunciare il tutto se non c'è più nessuno di riferimento?

Le protagoniste arrivano in fretta a capire che l'aver rimpiazzato persone con le macchine è un'idea nata morta. Anzi, che fa morti. Però si accorgono in fretta che nessuno muove un dito. 

E ci pensano loro a farlo mettendo a punto un piano che le vede nuovamente protagoniste dopo le avventure del passato. Innanzitutto vogliono vederci chiaro su quella congregazione che, a quanto pare, era nata negli Stati Uniti e sbarcata in Finlandia negli anni Ottanta, impegnata in azioni di beneficenza non meglio identificate ed impegnata nel settore della cura degli anziani che, a quanto pare e stando dai conti correnti degli ospiti che si svuotano pian piano, è piuttosto redditizio.

E poi cercano un modo per liberarsi da quella gabbia in cui si sono ritrovate e dove non intendono continuare a perdere prezioso tempo che può essere investito in attività di gran lunga più serene di quanto non sia mangiare schifezze residue di altri pasti in mensa o sentirsi leggere ogni mattina versetti dei salmi da una voce metallica. 

Come già avvenuto in precedenza, le tre protagoniste si fanno amare. Hanno un modo così delicato e scanzonato di dire grandi verità che non le si può non amare. Come, per esempio, quando con le loro avventure mettono in risalto la condizione di anziani soli lasciati in strutture costosissime, che dovrebbero dare loro tutto ciò di chi hanno bisogno ma in cui manca qualche cosa di fondamentale: il calore umano. 
O come, per esempio, quando prendono con ironia il loro status di vecchiette sulla soglia del trapasso "Tic tac, tic tac, tic tac".
Irma, in particolare, con la sua disarmante innocenza che nasconde una donna geniale e coraggiosa. 
O la professoressa Anna-Liisa che vive un tormento personale che a fatica riesce a confidare alle amiche. 
O come la terza protagonista, Siiri, che ha trovato l'amicizia in quella struttura e che per niente al mondo getterebbe la spugna davanti alla necessità di difendere quanto ha di più caro e che, in quel preciso momento della sua vita, risponde al nome delle sue amiche.

Sono donne forti nonostante l'età. Donne che cercano di vedere l'aspetto positivo in ogni situazione e che appaiono anche ingenue più d'una volta ma che, invece, sono acute ed attente. Si lasciano anche passare per delle vecchiette rimbambite ma non lo sono affatto. 

Mi spiace davvero che la trilogia si sia conclusa. Ed anche che il tempo passi inesorabilmente per quelle simpatiche vecchine come potrebbero esserne tante di mia conoscenza. Per la mia nonnina il tempo è scaduto già da un po' ed è inutile dire che abbia visto un po' di lei in quelle descrizioni che l'autrice fa con dovizia di particolari sia su persone che circostanze.

Con questa lettura, che come credo si sia capito mi è piaciuta e, in alcuni punti, mi ha anche commossa oltre che divertita, partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto adatto per lo spicchio giallo, obiettivo 1 (parte di una serie).
   
Inoltre, partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina le nonnine indossano occhiali (anche se l'immagine è piccina) che rientrano tra gli oggetti dati come elementi da cercare in questo mese.

sabato 24 febbraio 2018

La figlia di Odino (S. Pettersen)


La figlia di Odino non è stata una lettura facile per me. Si tratta di un fantasy che mette in campo tanti, tantissimi ingredienti ed ammetto che in alcuni punti, seppur consapevole di non aver compreso appieno dei passaggi, sono comunque andata avanti senza farmi troppe domande.

La protagonista femminile è una ragazzina di quindici anni, Hirka, che fin dalle prime pagine si identifica come diversa rispetto al resto della gente tra cui vive. Lei non ha la coda come tutti gli altri della stirpe di Ym ma non è l'unica cosa che le manca. A differenza di tutti gli altri, infatti, non è capace di evocare e non possiede il Dono, non ha alcun contatto con la terra e con tutto ciò che in essa vive e si alimenta. Quello che non sa è che suo padre non è tale ma è stato colui che l'ha trovata tra la neve e se n'è preso cura. Nel momento in cui scopre questa verità, così come quando apprende che non ha mai avuto la coda e che non l'ha persa per via di un attacco di lupi come le è sempre stato detto, viene travolta da una verità che la sconvolge. Si sente sempre più inadeguata tanto più considerando che è arrivata all'età giusta per sopporsi a quel Rito cui anelano tutti i suoi coetanei che vivono negli undici regni di Ymslanda e a cui gli stessi sono obbligati a partecipare. E' un rito particolare, durante il quale rischia di essere scoperta e allontanata: lei è una "Figlia di Odino", così dicono, e dicono anche che lei abbia permesso agli Orbi di seguirla e portare la morte. Leggenda? Verità? Difficile da dire soprattutto in un luogo in cui la popolazione è abituata a credere a ciò che le viene detto soprattutto da quel Consiglio che la governa (sono 12 persone a costituirlo, in rappresentanza di altrettante famiglie potenti e storiche) al servizio del Veggente. Chi sia questo Veggente è un mistero. Ha le sembianza di un corso e viene adorato senza se e senza ma. 

Il protagonista maschile è Rime, erede legittimo di un posto in Consiglio ma che non ne condivide ne' i metodi ne' le finalità. Si ribella, si allontana per vestire i panni di coloro che combattono per il Veggente portando con se dolore e morte.
I due giovani si incontrano e si trovano a combattere l'uno accanto all'altra contro una realtà che è a tratti incomprensibile, contro il male che si manifesta in diverse forme. 
Su tutto, aleggiano quantità indefinibili di corvi che sono considerati dei protettori ma che aggiungono un alone di mistero in più alla storia.
Non so se sono riuscita a rendere l'idea: com'è chiaro si tratta di una storia di fantasia che è ricca di riferimenti alla mitologia nordica. Tanti, tantissimi i termini che mi hanno confusa, legati al mito nordico con nomi difficili da memorizzare. Questo mi ha un po' spiazzata, soprattutto all'inizio, sommato al fatto che la narrazione procede ad un ritmo piuttosto serrato senza dare pause al lettore.  
Ho anche fatto fatica a capire cosa fosse, concretamente, quel Dono di cui tanto insistentemente si palare per tutte le seicento pagine (ed oltre) in cui si snoda la storia. Ho dovuto mettere insieme diversi pezzi per poter avere un'idea chiara in mente.

In alcuni punti ho pensato di essere una lettrice inadeguata per un libro di questo tipo. Poi, però, la curiosità di capire cosa ne sarebbe stato dei due ragazzi ha avuto la meglio ed ho proseguito con voracità. In palestra mi avranno presa per matta quando mi sono messa sul tapis roulant con il mio bravo tablet davanti agli occhi per continuare a leggere le avventure di Rime e Hirka. Pazienza!

I personaggi che mi sono piaciuti di più... vediamo... Rime non mi è dispiaciuto affatto anche se Hirka domina in tutto e per tutto. Una ragazzina come tante che si ritrova ad affrontare una realtà del tutto nuova, che fa fatica a darsi un'identità e che trova la forza di affrontare ciò che la vita le mette davanti tirando fuori le unghie senza mai mettere da parte i principi in base ai quali è cresciuta e che, prima di tutto, non ammettono la violenza o l'inflizione della morte ad altri. In un ambiente violento, dove lei stessa viene messa alla gogna per quel suo essere diversa e per ciò che la gente crede che sia, lei non rinuncia mai ai suoi principi anche quando le circostanze lo richiederebbero.
Hirka è un personaggio forte e sensibile al tempo stesso. 

E poi, lo posso dire? Mi è piaciuto il corvo. Non il Veggente (quella figura non l'ho compresa fin dall'inizio, e non a torto a quanto pare). Mi è piaciuto il corvo che diventa l'amico più fedele di Hirka. Sempre presente, capace di rispondere al richiamo di lei con discrezione ma anche pronto ad spiegare le sue ali in caso di necessità. Pur non amando in particolare questi volatili, e pur avendo tremato all'idea di uno stormo di corvi tutti presenti contemporaneamente a volare sulle teste dei protagonisti, Kuro mi è proprio piaciuto.

Che altro dire? Libro particolare, fantasy dal buon ritmo e dai tanti, tantissimi elementi che rendono la storia ricca e corposa, non di semplice lettura ma capace di appassionare.

Il finale? Bhe, lascia il lettore con la voglia di leggere il seguito! Me compresa, nonostante io sia una lettrice alquanto atipica di storie così.

Con questo libro, che consiglio agli amanti del genere, partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto suggerito per lo spicchio nero.
 
Partecipo, inoltre, alla Challenge From Reader to Reader 2.0

venerdì 23 febbraio 2018

Il dominio del fuoco (S. Tahir) - Venerdì del libro

Sono Laia ed Elias le due voci narranti del libro Il dominio del fuoco di Sabaa Tahir. Un fantasy che mi spaventava, sulle prime, soprattutto perchè non sono molto appassionata del genere e in questo periodo avrei preferito trame lineari e semplici, magari con un bel lieto fine.
Sul lieto fine non posso e non voglio dire nulla (ci sarà? o no?) ma sulla trama e sullo stile da dire ce n'è un bel po'.
Mi sono trovata d'avanti uno scenario in cui la violenza la faceva da padrone ed ho storto un po' il naso. Andando avanti con la lettura, però, sono emersi elementi che mi hanno fatto dimenticare la sensazione provata all'inizio.
Laia ed Elias appartengono a due realtà contrapposte: quella dei Dotti lei, quella dei Marziali lui.
I Marziali hanno conquistato, nel tempo, le terre necessarie per fondare un Impero ed hanno attuato un sistema oppressivo che vede i Dotti in una posizione di netto svantaggio. Sono equiparati a degli schiavi e letteralmente banditi. A loro è impedito l'esercizio di ogni forma di cultura e sono considerati inferiori senza riserva alcuna.

Laia vive assieme ai suoi nonni e a suo fratello Darin: sarà quest'ultimo una figura chiave di una storia che gli gravita attorno pur vedendolo presente solo nella prima parte del racconto.
Elias è una Maschera, vive dall'altra parte della barricata ed ha un passato ed un presente che gli vanno stretti. E' una figura molto ben delineata tanto che il suo disagio nel vestire quei panni che gli sono stati cuciti addosso si avverte chiaramente fin dall'inizio. Elias descrive se stesso e le persone come lui - le Maschere, così chiamate perchè hanno delle vere e proprie maschere in viso che si fondono con il loro volto - in modo molto efficace, come coloro che hanno un destino fatto di potere, morte e violenza. Un destino che non hanno scelto ma che è stato loro imposto.

Mentre, da una parte, Laia si trova a perdere anche i nonni uccisi per mano di una Maschera e a perdere suo fratello rapito da quest'ultima, dall'altra Elias combatte la sua battaglia personale verso la libertà. Assieme ad altri eletti è stato scelto come possibile imperatore: quando la linea dinastica di Taius si concluderà, e la cosa è piuttosto vicina, servirà un imperatore che governerà l'Impero mettendosi alla testa di milioni di soldati e controllerà 40milioni di anime. Alcuni eletti, alcuni candidati devono sfidarsi in prove all'ultimo sangue per conquistare quel posto. Elias non è interessato a tutto ciò: vuole solo la sua libertà. Libertà da un sistema oppressivo e violento che non gli appartiene, da doveri che gli sono stati imposti fin da bambino, da prospettive di potere che non lo allettano affatto. 

I due mondi entreranno in contatto l'uno con l'altro nel momento in cui Laia decide di mettersi sulle tracce di suo fratello ed entrare a far parte della Resistenza, contro il regime. Le verrà dato un incarico delicato e da ragazzina un tantino insignificante si trasformerà in una ragazza coraggiosa, protagonista di vicende che la fanno sembrare un'eroina imbattibile, che si piega ma non si spezza.
Terribili le prove a cui le Maschere prescelte, tra cui Elias, vengono sottoposte.
Saranno indotte a vivere le loro paure più profonde, gettate in pasto a creature che non dovrebbero esistere, sollevate le une contro le altre armando le loro mani.  

Il sangue scorre in abbondanza. Morti a destra e a manca. Ma anche speranze di un futuro diverso, quelle di Elias e il coraggio di dare il tutto per tutto per difendere ciò che resta della sua famiglia, quello di Laia.
Tra i due ho preferito il personaggio maschile. Tormentato, cresciuto in un mondo fatto di violenza e di odio ma profondamente fuori luogo dentro a quei panni che non si sente affatto come suoi. La disperazione di ritrovare un fratello, da una parte. La voglia di libertà, dall'altra. Quando queste due forze si incontrano non possono che essere scintille. 

Mi ha incuriosita molto anche la figura di Darin: una figura fantasma, come accennavo presente solo nella prima parte e rispetto alla quale alcuni tasselli si compongono grazie ai ricordi di Laia. Poco presente nel senso che non interagisce con gli altri personaggi se non all'inizio ma onnipresente ed attorno alla quale si snoda la storia.
E' anche una storia di rapporti familiari molto singolari, di persone che non sono come appaiono o che hanno qualche cosa da nascondere di piuttosto importante. E' una storia in cui fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio e per il finale della quale ho comprato il secondo volume pronta per iniziare la lettura.

Consiglio per il Venerdì del libro di oggi questo titolo agli amanti del genere, che non si aspettino una storia d'amore o un'avventura come tante. L'ho trovata originale, particolare e capace di tenermi attaccata alle pagine nonostante l'odore di morte che in certi punti sembrava raggiungere davvero le mie narici.
Autrice molto efficace, non c'è che dire.
Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto rientrante nello spicchio nero, obiettivo n. 1 (libro recensito da una delle due organizzatrici).
 
Partecipo, inoltre, alla Challenge From Reader to Reader 2.0

Ps. non manca il cattivo dei cattivi che, stavolta, è una donna.

lunedì 19 febbraio 2018

Il mio segreto più dolce (A. Marino)

Non mi è semplice parlare del libro Il segreto più dolce, di Adelia Marino. Non lo è affatto. Perchè da una parte ho trovato parecchi aspetti che mi hanno fatto storcere il naso ma, dall'altra, la storia non mi è dispiaciuta del tutto. 
Parto dal dire che il romance non è un genere che amo per cui rischio di essere più critica e pignola del solito. Ho letto questo libro in quanto utile per la challenge Di che colore sei?, titolo adatto per lo spicchio rosa (romance, appunto), obiettivo 1 (libro recensito da una delle organizzatrici della gara).

Innanzitutto va detto che mi sono resa conto che si tratta del secondo libro di una serie solo a lettura iniziata. A dire il vero me ne sono resa conto navigando nella rete ma oramai ero a più di metà libro e non ho proprio avuto voglia di smettere per cercare l'altro. Spero di non essermi persa troppo. Almeno così sembra nel leggere la trama del precedente. Questa volta i protagonisti principali sono alcuni personaggi secondari nel primo libro (così mi è parso di capire) e la storia si regge perfettamente da sola.

Joey e Tom si conoscono da sempre. 
Tom è il miglior amico del fratello di lei, Eric
Lo era da ragazzino e lo è ancora oggi quando al posto di quel ragazzino c'è un giovane uomo con il corpo muscoloso, pieno di tatuaggi, una simpatica barbetta sul volto ed un cappellino perennemente in testa. Fa il tatuatore di mestiere ma sotto quella scorza da duro nasconde un cuore tenero.
Da quando il fratello di Joey se n'è andato di casa, Tom ha una promessa da mantenere: proteggere quella ragazzina, al posto di Eric, oramai troppo lontano e senza più contatti con la sua famiglia.

Promessa difficile da mantenere soprattutto se Joey si avvicina pericolosamente a Tom e soprattutto se serba nel suo cuore un sentimento mai espresso per quel ragazzo che considera troppo per lei ma che le provoca scintille ad ogni sguardo, figuriamoci ad ogni contatto! Proteggerla da tutto, anche da se stesso? Perchè un loro eventuale rapporto d'amore dovrebbe essere una minaccia per lei?

L'ambiente in cui i due protagonisti vivono è quello di famiglie molto ricche (macchine a volontà, cameriere, autisti, ville, ricevimenti, serate di gala) e la prima cosa in assoluto che mi ha fatto storcere il naso è stato il continuo riferimento ad una madre che chiede alla figlia di essere magra a tutti i costi, facendo passare il messaggio che per essere nella schiera di chi sia un fatto di taglie.
E lei che mangia mele ed insalate in continuazione. Non mi è piaciuto. Non credo che fosse un elemento importante ai fini della storia. 
Non mi è piaciuta la facilità con cui Eric, prima e Joey poi, vengono lasciati fuori da casa loro perchè non hanno voluto sottostare alle idee che i genitori avevano per il loro futuro. 
Una famiglia tanto ricca quanto superficiale nei rapporti con i figli che o fanno quello che viene imposto o sono fuori! Bell'esempio! Sarà un elemento importante, questo, ai fini della storia (a differenza delle mele e delle insalate) ma comunque ho odiato quei due genitori. 

Joey mi è sembrata molto infantile nei suoi rapporti con Tom soprattutto nella fase iniziale della storia e ciò che manca, tra i due, è dialogo. Un dialogo franco e diretto. Non parlano, non si chiariscono e lasciano continui sospesi tra loro. Situazione a dir poco irritante.
Poi verso la fine del libro le cose migliorano per arrivare anche ad una svolta. Per questo dico che non ho trovato solo lati negativi nella storia. 

Non mi è piaciuto l'uso del passato remoto come forma verbale per la narrazione (ma si tratta di gusti personali)  ed ho notato diverse incongruenze nell'uso dei verbi (Era meglio chiuderla prima che uno dei due si sarebbe fatto male...) o altre imprecisioni come frasi che iniziano con la maiuscola quando prima non c'è un punto a chiudere la precedente. Sono pignola, lo so, non posso farci niente. Lasciando da parte la grammatica, si dice che Joey odia farsi tatuare e bucare la pelle, che lo fa per la prima volta per farsi applicare un piercing all'ombelico ma qualche capitolo più avanti la madre le rimprovera di essersi fatta rovinare la pelle con il piercing dopo il buco fatto sul sopracciglio... Bho! I conti non tornano. O forse sono una lettrice disattenta che ha perso qualche cosa. Non so.
Poi i particolari sull'abbigliamento che indossa l'uno o l'altro personaggio, la musica... tutti elementi che non servono a niente ai fini della storia. Sarebbe stato meglio dare più profondità ai personaggi piuttosto che descriverne l'abbigliamento.

Mi è comunque piaciuto il messaggio che passa sui ragazzi tatuati e con i pantaloni scesi sui fianchi: mai giudicare dall'apparenza perchè possono essere ragazzi dolcissimi, teneri, di sani principi come Tom dimostra di essere. Ed è proprio lui il personaggio che ho preferito, quello che per eccesso di fedeltà ad un amico mette a repentaglio quella che definisce la sua più importante storia d'amore. 
Anche su questo avrei qualche cosa da dire, soprattutto sulla reazione di lei... ma non svelo oltre per non dire troppo sulla trama.

giovedì 15 febbraio 2018

Amore illegale (E. Chase)

Ho avuto in prestito la trilogia Sexy Lawyers Series, tre romanzi in uno, da una mia amica. Ho letto il primo della serie e, per il momento, mi fermo qui.
Si tratta di Amore illegale, di Emma Chase.
Stanton è un avvocato di successo.
Sofia è la sua amica di letto.
Come la vogliamo chiamare un'amica con cui ha rapporti intimi senza null'altro a pretendere? Momenti di divertimento, nulla più.
Chiamiamola amica di letto.
Jenny è la donna che ha dato a Stanton un figlio.
O meglio, una figlia.


Erano poco più che adolescenti all'epoca con grandi progetti in mente, meno che quello di un figlio. Quando Jenny ha la certezza di essere in dolce attesa compie un grande gesto d'amore nei confronti del suo uomo: lo lascia libero di inseguire i suoi sogni e decide di crescere da sola la bambina, con i suoi genitori. Quello tra Stanton e Jenny diventa un rapporto molto aperto. Lui la considera la sua fidanzata ma, per accordo bilaterale, se la spassa senza problemi con altre donne. Sofia è una sua collega avvocato alla quale è legato da un forte legame che ha il sesso come collante. Sesso descritto in modo molto esplicito e che, in alcuni punti, ha alimentato in me un moto di schifo. Ecco, l'ho detto. In particolare in riferimento ad una certa scena.
In ogni modo, la figlia di Stanton e Jenny cresce (non ho ben capito come cresce in rapporto ai suoi genitori vedendo pochissimo un padre con il quale, comunque, una volta cresciuta si relaziona senza problemi). 
Se, da una parte, Stanton si sente legittimato a divertirsi a più non posso con altre donne che non siano Jenny, nel momento in cui gli arriva un invito ad un matrimonio che porta il nome della sua fidanzata abbinato ad un uomo che non è lui va fuori di testa e decide di tornare a casa per riprendersi la sua donna.

Il libro è strutturato con la narrazione di due punti di vista: quello di Stanton e quello di Sofia
Non di Jenny. No. Il secondo punto di vista è quello di Sofia e questo fa subito capire che sarà lei la protagonista e non quella che dalle prime pagine si pensa che possa essere.

Quella stessa Sofia che viene coinvolta da Stanton nel suo piano: lo accompagna a casa sua per fargli da spalla e da sostegno mentre tenta di riconquistare la sua donna. E per tutto il tempo in cui questa missione sarà in corso lei stabilisce una regola (che poi non rispetterà): niente sesso con Stanton per rispetto di non so chi e non so cosa visto che fino a poco prima della partenza si sono concessi di tutto. Cosa cambia? Il fatto di essere più vicini a quella Jenny che Stanton ha messo da parte per più di dieci anni?

Storia assurda, secondo il mio parere. Che non ha ne' capo ne' coda con un uomo che rivendica che cosa? La sua donna? Ma non scherziamo! Che razza di uomo se ne va, lascia la sua donna con una figlia da crescere e, come se non bastasse, se la spassa a più non posso a chilometri di distanza? Certo, si sente autorizzato perchè è stata proprio Jenny a proporre un accordo di questo tipo (ma non scherziamo!) ma dal sentirsi autorizzato a concretizzare sul serio un proposito di questo tipo ce ne passa. La lontananza da Jenny si è consolidata nel tempo, non solo per il periodo degli studi, ed è chiaro che tra i due non ha motivo di esistere alcun tipo di legame che possa andare oltre la maternità e la paternità di una stessa figlia.

Lui però non la pensa così e parte in quarta quando si sente affrontato nei sentimenti (ma quali?). 
Nessun altro può stare accanto alla sua donna (mentre lui... invece...) ed è convinto di riuscire a farla desistere dall'idea di sposarsi. 

Da donna posso dire che si tratta di una storia davvero umiliante. Ok il rapporto di coppia aperto, ci può stare. In questo caso, però, non fa bella figura Jenny e non fa bella figura Sofia (anche lei si sacrifica per amore... ma un uomo così secondo me non merita nessun sacrificio) che viene continuamente umiliata da un uomo che, a mio modesto parere, non ha un minimo di spina dorsale.

La storia prosegue senza grossi colpi di scena ed ha l'unico finale che, secondo me, può meritare una storia così. 

Non è scritto male, non dico questo. Per gli amanti della letteratura erotica devo dire che le descrizioni dei momenti hot sono piuttosto minuziose e rendono perfettamente l'idea. 
Personalmente è la storia che mi ha fatto storcere il naso. Non mi sono affezionata a nessuno dei personaggi e, in certi punti, avrei preso volentieri a schiaffi qualcuno.

Non ho nessuna curiosità di leggere il volume due. Magari più in là, quando non avrò altro da leggere. Per ora mi basta così. 

Con questo libro partecipo alla Challenge  Di che colore sei?  per lo spicchio rosa, obiettivo 2 (primo di una serie).
 

martedì 13 febbraio 2018

100 incanti (E. Bertelegni)

Originale e ben scritto. Scorrevole, partorito da una giovane penna che guida sulle ali della fantasia, e con un pizzico di magia, lettori giovani e meno giovani.

100 incanti è un libro che mi è stato caldamente consigliato da mia figlia dodicenne. Sostenendo che mi sarebbe sicuramente piaciuto, ho atteso l'occasione giusta per leggerlo. Occasione arrivata con la  Visual Challenge in quanto in copertina compare una casa che è una delle immagini da cercare per questo mese. Altra occasione è stata fornita dalla challenge Di che colore sei? in quanto libro adatto per lo spicchio azzurro (libri per ragazzi) obiettivo 1 (fantasy). 

La protagonista è una ragazzina che si ritrova, di punto in bianco, una magia tra le mani: la possibilità di realizzare 100 desideri, 100 incanti come preferisce chiamarli lei.
Non suoi, ma espressi da chiunque si verrà a trovare in contatto con lei. Nessun umano, però, dovrà saperne niente. Umano, sì, ho scritto giusto. Perché a quanto pare non è l'unica ad avere dei poteri sulla terra ma ci sono, attorno a lei, altre persone capaci di fare magie ma che riescono abilmente a celare questa caratteristica, proprio come lei dovrà fare con tutti gli altri.
Bella cosa, no? 
Ad Aurora - questo è il nome della protagonista - sembra davvero una bellissima novità. 
Ma sarà tutto rose e fiori? E, soprattutto, riuscirà a passare inosservata agli occhi degli umani che avrà attorno? 

In un arco di tempo che va dal 9 di maggio al 13 di giugno Aurora si troverà a vivere una serie di situazioni ordinarie che, però, grazie alla sua magia, diventano decisamente straordinarie. Il passare del tempo è scandito in modo particolare: non con le date scritte all'inizio dei capitoli, come spesso accade, ma con la data scritta a fondo pagina, a mo' di diario. E a proposito di diari, ogni tanto compare una vera pagina di diario che è quello in cui Aurora appunta tutti i desideri che realizza, chi lo ha espresso e l'esito (che non sempre è positivo, anzi a volte è decisamente disastroso). Originale anche questo.

All'inizio di ogni capitolo, lateralmente, la pagina riporta una serie di numeretti che sulle prime non ho ben messo a fuoco. Procedendo con la lettura mi sono resa conto che si tratta di una specie di contatore di incanti: sono numeretti scritti in grigio ma vengono evidenziati quelli che si concretizzeranno nel coso del capitolo. Così, pian piano, il lettore viene portato per mano attraverso i 100 incanti.

Si tratta di una storia originale, scorrevole, fresca e adatta a lettori giovani ma anche io, che sono un tantino fuori quota, mi sono divertita a leggere le avventure di Aurora e dei suoi amici e familiari.
Tra questi c'è una varietà di soggetti: dalla perenne innamorata al secchione di turno, dal fratello dispettoso all'amica vanitosa e chi più ne ha più ne metta. Un bel carnet di personaggi!
Mi ha molto colpito l'amore della protagonista per la sua città: Aurora parla di Roma con amore, con devozione, a fa venire voglia di andare a visitare quei luoghi, passeggiare in quelle viuzze, fermarsi davanti a quelle vetrine.
Inoltre, emerge il suo amore per l'arte. Due elementi che mi hanno positivamente colpita. A ciò si somma anche l'amore per i libri, per la lettura. Passano dei messaggi positivi, anche se si tratta di un fantasy carico di magia e che potrebbe far pensare a qualche cosa di poco concreto.

Mia figlia aveva ragione: libro consigliato!

venerdì 9 febbraio 2018

Cinder. Cronache lunari (M. Meyer) - Venerdì del libro


L'ispirazione, come è ben chiaro già dal suo nome, arriva da Cenerentola e dalla sua storia. 
Il tutto, reinterpretato in chiave moderna con un principe gravato di grandi responsabilità, una realtà fatta di minacce che arrivano da più fronti: quello di una terribile malattia che sta decimando gli umani e quello legato alla presenza del cattivo di turno. E' una cattiva, cattivissima a dire il vero, una Regina che arriva dalla Luna e che risponde al nome di Levana. Una Regina che minaccia di far scoppiare una devastante guerra se non verranno accettate le sue condizioni.

E lei? Cinder? Che ruolo ha in tutto ciò? 

Cinder è la Cenerentola di turno: vive con la matrigna e due sorellastre, lavora come meccanico ed è un cyborg. A seguito di un terribile incidente le vennero impiantati degli arti artificiali per cui è metà umana e metà cyborg. 
Cinder conoscerà di persona il principe nel momento in cui quest'ultimo si reca al suo banchetto per fruire dei suoi servizi di meccanico. Da quell'incontro si creerà un legame speciale con quel giovane che porta sulle spalle il grande peso della responsabilità di governare un regno, tanto più alla luce della morte del padre, vittima delle terribile malattia dell'epoca.

A proposito di epoche, siamo nel futuro, in una Pechino ricostruita dopo la Quarta Guerra Mondiale e dove l'elettronica è il pane quotidiano per tutti. 
Kai, il Principe Kai, guarda quella ragazza con uno sguardo diverso da quello che tutti gli altri le riservano. Lui non sa, però, che è un cyborg. Perché dirglielo? Che motivo potrebbe avere Cinder per giocare a carte scoperte con un ragazzo che le è poco più di un estraneo?

Pian piano, però, le cose cambiano e la giovane si vedrà coinvolta - suo malgrado - nei test che vengono effettuati in laboratorio per cercare un antidoto alla terribile malattia che risponde al nome di letumosi.
Non solo... si vedrà coinvolta più del dovuto con un principe che sembra apprezzarla più di ogni altro ma che non sa tutto di lei. 
E' una storia ambientata in un futuro molto lontano, con una trama che all'inizio mi ha fatto storcere il naso perché troppo scontata e poco originale. Invece no. Se, da un lato, l'ispirazione arriva chiaramente da Cenerentola, la storia prosegue su binari molto particolari con un ritmo crescente e che diventa decisamente incalzante nell'ultima parte si resta con il fiato sospeso per capire cosa potrà succedere e se Cinder potrà raggiungere il suo scopo: salvare il regno dalla minaccia della guerra che arriva dalla cattivissima di turno. 
Cinder è un personaggio positivo. La Regina Levana non sarebbe affatto d'accordo con me se leggesse queste righe ma tant'è. E' una ragazza che non conosce le sue origini e che, a ben guardare, conosce poco anche se stessa tanto che nel corso del racconto le verranno rivelate delle cose che la riguardano da vicino e che le sconvolgono la vita. E' tenace, pronta a tutto pur di tagliare il legame con la sua tutrice (tutt'altro che buona) ed anche pronta a tutto per fare la sua parte per aiutare Kai.

Questa avventura, che a ben guardare si svolge in un arco di tempo molto ridotto, qualche giorno non di più, porterà Cinder ad una nuova consapevolezza di sé, del suo ruolo e delle sue responsabilità. 

L'ultima parte l'ho letteralmente divorata pur non essendo un genere che amo particolarmente. Grazie alle varie challenge a cui partecipo ho avuto modo di avvicinarmi a letture che altrimenti non avrei degnato di uno sguardo e questo è uno di quei casi in cui sono contenta di averlo fatto e suggerisco questa lettura - che è un libro pensato per ragazzi ma adatto a tutti i lettori che amino il genere - lo consiglio per il Venerdì del libro di oggi.

Ps. non è autoconclusivo per cui per sapere cosa ne sarà di Cinder, di Kai e di tutti gli altri bisognerà leggere il seguito.
 
Con questo libro partecipo alla  Visual Challenge in quanto in copertina compare un diadema che è una delle immagini da cercare per questo mese. 
Inoltre, partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0
Infine partecipo alla challenge  Di che colore sei? in quanto libro suggerito per lo spicchio nero.