mercoledì 30 marzo 2016

La formula del professore (Y. Ogawa)

Lo scorso anno ho partecipato in modo attivo alla campagna di promozione della lettura #ioleggoperchè. Ho vestito i panni del Messaggero e mi sono impegnata su diversi fronti per diffondere il piacere della lettura. Nel corso della serata clou di tale iniziativa ho (o meglio, abbiamo) distribuito parecchi libri che vennero forniti in un particolare kit, il kit del Messaggero.
Per chi non avesse seguito l'iniziativa, l'Associazione Italiana Editori ha pubblicato e diffuso 24.000 copie di diversi libri da diffondere - grazie ai Messaggeri - in ogni dove. Dei libri che erano nel mio kit per me, personalmente, ne è rimasto solo uno: La formula del professore di Yoko Ogawa.

Sincera sincera? 

Non mi ispirava affatto e ne è prova il fatto che è rimasto per quasi un anno tra i libri da leggere, senza che io sentissi alcuna empatia nei suoi confronti.
Le copertine di tutti i libri che hanno fatto parte di questa iniziativa erano tutte simili e tutt'altro che accattivanti. La copertina non avrebbe fatto mai la differenza, nessun effetto catalizzante. 
Nell'ultima di copertina non è riportata una vera e propria trama ma solo qualche frase che pone, al centro del romanzo, i numeri. Per una come me, che la matematica non l'ha mai particolarmente amata, non c'era nemmeno la trama ad aiutare. 
Autrice per me sconosciuta. Nnon c'era nemmeno l'affezione per l'autrice a fare la differenza nonostante si trattasse (l'ho scoperto poi) della più importante scrittrice giapponese contemporanea.

Ma a fare la differenza sono arrivate le Lgs che hanno pensato bene, nell'ambito della challenge in corso, di inserire come obiettivo n. 4 la lettura di un libro che contenesse, nel titolo, un mestiere. Detto fatto: il professore citato nel titolo faceva proprio al caso mio. Ed ecco, dunque, che ho scelto questo libro per l'obiettivo n. 4 della seconda tappa.
Chiedo scusa per la lunga premessa ma era dovuta per spiegare come mai un libro con un titolo così e con un contenuto fuori dalle mie corde fosse arrivato tra le mie mani. 
E... l'ho letto in un giorno!

La storia è molto poetica, emergono i sentimenti, i delicati equilibri tra l'oggi, il domani e il ricordo di quello che è stato. 

Un anziano professore - ex docente universitario di Teoria dei numeri presso il Centro di ricerche di Matematica dell'Università, vittima anni prima di un incidente stradale che gli ha stroncato la carriera - soffre di una malattia per la quale la sua memoria dura solo 80 minuti. Dimentica tutto ciò che non rientra in questo arco di tempo. Ecco perchè per riportare alla mente le cose importanti si appiccica sui vestiti decine di foglietti su cui appunta ciò che va ricordato.
Quando viene assunta una governante per aiutarlo nella vita di tutti i giorni, succede qualche cosa di speciale, reso ancora più speciale dall'ingresso, nella vita dell'uomo, del figlio di lei. Ruto.
E' l'unico che viene chiamato per nome anche se non di un vero nome si tratta ma di un soprannome inventato dal professore e legato al mondo dei numeri.

Il professore, seppur nella sua stranezza, è un genio. Il suo mondo è racchiuso nei numeri, nelle formule, nei quesiti matematici. Un personaggio molto particolare, disinteressato a tutto il resto, anche per via del suo problema legato allo scherzo che la mente gli fa continuamente. Questo mondo verrà rivoluzionato quando incontra la governante che comprende la situazione e lo aiuta. Ancor più quando, conoscendo Ruto, il professore farà emergere una particolare affezione per i bambini, un senso di protezione innato e fino a quel momento sopito. 
Tra Ruto e il professore si crea un'aurea di delicatezza e schiettezza che li porta, nell'arco di tempo che è loro concesso dalla memoria, di diventare amici. Il professore gli trasmette (a lui ma anche a sua madre) il suo amore per i numeri con una passione ed una semplicità tali da far emergere tutta la maestosità che una formula matematica racchiude in sè. 
Ma ad accomunare Ruto e il professore sarà anche altro: la passione per il baseball.

La profonda amicizia che nasce e cresce tra i tre personaggi viene trasmessa al lettore con una scrittura fluida e pulita, intensa e capace di trasmettere emozioni. Il legame tra il professore e la sua governante non sfocia in nulla di sconveniente: non è questo che li lega. Lei è paziente e curiosa di apprendere tutto ciò che il professore le insegna. Anche se dopo 80 minuti non sa più chi sia quella donna e torna a chiederle data di nascita o peso alla nascita, lei è paziente e non si sconforta nemmeno quando deve ripetere continuamente le stesse cose che, in altri, sarebbero date come assodate.

E' una storia tenera, dove i sentimenti emergono con delicatezza ed intensità tanto da lasciarmi attaccata alle pagine anche senza la necessità di un colpo di scena. 
I numeri hanno un ruolo importante: i protagonisti scoprono dei legami inimmaginabili grazie a determinate combinazioni tra i numeri ed il professore trasmette tutto ciò che sa, tutto il suo genito e la sua sconfinata saccenza, con una naturalità che fa innamorare del mondo della matematica anche chi, come me, non ha mai avuto grande predisposizione.

Per me questo romanzo è stata una scoperta ed il professore si è impresso nella mia mente come una figura molto potente e tenera, allo stesso tempo.

martedì 29 marzo 2016

Il cane di terracotta (A. Camilleri)

Il commissario Salvo Montalbano mi ha tenuta compagnia il giorno di Pasquetta trascorso, come i precedenti, a casa di parenti. Un'abitazione isolata dal resto del mondo, una giornata un tantino uggiosa, un libro in mano. Le 273 pagine in cui Montalbano è alle prese con una delle sue avventure sono scivolate via senza fretta e con piacere.

Avendo letto altri due libri che lo hanno come protagonista, sapevo a che tipo di narrazione andavo incontro nello scegliere un'avventura di Montalbano. Il dialetto siciliano mi ha fatto perdere qualche breve passaggio per via dell'uso di termini a me del tutto sconosciuti ma si arriva comunque al senso del discorso per cui la lettura è risultata comunque scorrevole. 

Montalbano è un personaggio che richiama inevitabilmente l'immagine del personaggio televisivo ma questo non inficia affatto la narrazione. Io ammetto di non aver mai visto una puntata della serie pertanto per me ogni storia è una storia nuova. So che ad interpretarlo, come personaggio televisivo, è Zingaretti ma nulla più.

Montalbano è alle prese con un doppio mistero: uno dei giorni d'oggi e, un altro, che ha radici nel passato. Saranno le sue intuizioni, la sua ironia, il suo modo di fare luce sui dettagli che lo aiuteranno a portare avanti un'indagine che non è affatto semplice. 
Un misterioso sequestro di merci, un ritrovamenti straordinario: un doppio ritrovamento, a dire il vero, di un deposito d'armi ma anche di due cadaveri la cui morte risale ad almeno 50 anni prima. Ed un mistero che va letto con una chiave del tutto particolare visto che la posizione in cui i cadaveri vengono rinvenuti e la presenza di alcuni particolari oggetti lascia pensare ad una sistemazione rituale non certo realizzata a caso. Attorno a tutto ciò si snoda l'avventura e non mancheranno sorprese.

Camilleri fornisce ulteriori elementi che permettono al lettore di meglio conoscere il protagonista: il suo rapporto con Livia, la sua donna e poi il suo amore per la buona tavola, le sue emozioni che spesso non riesce a controllare lo rendono un commissario molto umano. Non uno di quei supereroi che arrivano dai thriller stranieri dove sembrano essere fatti d'acciaio. No. Salvo è uno come tanti. Uno che quando cade si fa male, che quando si becca una pallottola va a finire in ospedale e viene messo a riposo per un po'.

Sarà proprio in questo periodi di riposo che le sue indagini subiranno una importante svolta. E' un uomo deduttivo, molto acuto e dai metodi alquanto particolari. Accanto a lui gravitano dei personaggi che sono noti a chi ne segue le avventure ed anch'essi rivelano qualche cosa in più del proprio carattere, del proprio modo di essere.

Anche stavolta l'edizione che ho avuto tra le mani, come per gli altri due letti, è la Sellerio: un formato maneggevole ma caratteri piccini.

Mi è piaciuto ed intendo continuare a leggere le avventure di Montalbano: mi diverte con la sua ironia, con le sue battute, con il suo modo di fare. Mi intrigano le sue indagini ed è un personaggio simpatico. I morti non mancano ma non c'è quell'accanimento descrittivo che spesso si ha con altri autori ed anche questo mi piace.

Ps. a prosito di Livia. Continua ad arrabbiarsi ogni volta che Salvo le dà buca per via delle sue indagini e mi auguro che prima o poi si abitui a questa cosa. Mi spiace per lei, questo va detto, che vede spesso cambiare i suoi programmi per via degli impegni del suo uomo, legati al suo lavoro. Non credo, però, che questa cosa possa mai cambiare!
Livia, cara, se ami quest'uomo dovrai accettarlo così com'è ;-)

Con questa lettura partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 2: un libro di un autore che abbia più di 60 anni. Andrea Camilleri ne ha più di 60.

lunedì 28 marzo 2016

Il fiume dei cadaveri (J. Walter)

Quando mi sono recata in biblioteca, qualche giorno fa, per fare la mia scorta di letture per il periodo pasquale, Il fiume dei cadaveri non era previsto.
Mentre attendevo il bibliotecario che cercava ciò che gli avevo chiesto, invece, questo libro mi ha chiamata dallo scaffale in cui era sistemato, assieme agli altri della collana Maestri del Thriller. Tutte copertine bianche, tutte con lo stesso timbro identificativo della collana. Ne ho preso uno a caso, sono sincera. Questo.
E' così che ho conosciuto Caroline, un'agente di polizia che indaga sul ritrovamento di diversi cadaveri nei pressi del fiume che attraversa Spokane, nello stato di Whashington.
Gli elementi che emergono dal ritrovamento dei vari cadaveri portano in una direzione ben precisa ma Caroline inizia ad avere qualche dubbio. E se fosse la direzione sbagliata? Se fosse necessario un diverso ragionamento per arrivare al colpevole?
Caroline è un personaggio psicologicamente fragile. Ha ucciso un uomo in passato, nell'esercizio della sua professione. Ne porta ancora addosso le conseguenze psicologiche Sua madre sta morendo di cancro e lei ha perso il suo equilibrio tanto che inizia a dubitare delle sue capacità di discernimento, della sua lucidità. Ecco perché quando si trova nel mezzo di una nuova operazione antidroga, che però fallisce, ciò che accade non fa che peggiorare la situazione.
Sarà capace di affrontare con lucidità il caso di un serial killer che fa sparire ed uccide prostitute per poi farle ritrovare, cadavere, nei pressi del fiume? Caroline non si tira indietro, ma sa che c'è qualche cosa che non va.
Accanto a lei, tra i vari colleghi, ce n'è uno che le sta particolarmente vicino, seppur nell'ombra, da quando sei anni prima sparò ed uccise quell'uomo. Si tratta di Alan Dupree che serba, da quel momento, sentimenti profondi per la collega. Sentimenti mai manifestati, mai sfociati in una relazione, ma che continuano a mettere in subbuglio la sua mente e il suo cuore. Dupree ha famiglia e, anche se è in crisi con sua moglie, non è libero di manifestarsi con Caroline. Almeno non in modo diretto.

L'ambiente è quello della prostituzione e della droga: una ambiente molto favorevole per storie di questo tipo, ricorrente in molti libri di questo genere ma le motivazioni che sono alla base dei delitti si riveleranno piuttosto originali così come particolare sarà il colpevole, soprattutto dal lato psicologico.

La lettura scorre veloce, il caso tiene impegnata la polizia su diversi fronti e il ritmo è crescente. Fino a metà niente di speciale, a dire il vero, ma pian pianino la situazione si evolve e il ritmo sale. Finale inaspettato che, secondo il mio parere, lascia aperta la porta ad un possibile ulteriore episodio che abbia come protagonisti Caroline ed Alan.

Non è un libro indimenticabile ma una piacevole lettura per chi ama il genere.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6 : un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

venerdì 25 marzo 2016

Olga di carta (E. Gnone) - Venerdì del libro

E' arrivato in casa nostra in occasione dell'inziativa Regala un libro per Natale a cui io e i miei figli abbiamo partecipato. E' stato un dono di Barbara che abbiamo molto gradito. Parlo al plurale perchè Olga di carta è un libro che è molto piaciuto a mia figlia, destinataria del dono, ed anche a me che ho appena terminato di leggerlo. E lo suggerisco subito subito per questo Venerdì del libro pre-pasquale.
Me lo ha consigliato proprio mia figlia, che tra l'altro, lo ha già prestato ad un'amichetta e ne ha un'altra in attesa. Aspettava che io finissi di leggerlo per poi prestarlo a lei.

Olga Papel è una bambina che ha una dote straordinaria: racconta storie incredibili, capaci di lasciare tutti a bocca aperta e in attesa per il seguito. Grandi e piccini.
Olga non racconta storie inventate. No no. Lei dice di aver vissuto quelle avventure ed è così brava a narrare dettagli che sembra davvero che il suo sia un racconto di viaggio più che una storia inventata. Un viaggio fantastico, meraviglioso, avventuroso e non privo di difficoltà.
La bambina è alle prese con la storia di un personaggio un po' particolare: una bambina di carta che si chiama Olga come lei.
Olga di carta è una bambina che parte per una grande avventura: vuole trovare una maga che possa esaudire il suo desiderio: diventare una bambina normale, come tutte le altre.
Lungo questo cammino Olga di carta incontra tanti personaggi che la aiuteranno e le saranno vicini, in un modo o nell'altro, ma si imbatterà anche in qualche tranello e dovrà affrontare parecchie difficoltà prima di arrivare al cospetto della maga.

L'autrice propone un doppio racconto: mentre parla della vita di Olga Papel propone - utilizzando graficamente un carattere diverso - la storia di Olga di carta che la stessa Olga Papel racconta ai suoi amici e non solo. 

Quella narrata è una storia di diversità - sono tanti i personaggi "diversi" che Olga incontra per scoprire che ognuno è unico e importante così com'è - ma è anche una storia d'amicizia ed un'avventura in piena regola.
Siamo tutti diversi in questo mondo - disse Melo. Poi precisò - Da vicino, perchè da lontano, invece, siamo tutti uguali.
Una storia che, nella sua semplicità, fa riflettere grandi e piccini. L'autrice introduce con estrema delicatezza e tatto i temi della diversità presentando i vari personaggi. Personaggi fantastici, frutto della fantasia di Olga Papel ma che entrano nella vita reale dei suoi amici che pendono letteralmente dalle labbra della ragazzina, tanta è la voglia di sapere come va a finire la storia. 

Olga di carta è una bambina forte, capace di tirare fuori tanti talenti che lei, a dire il vero, sembrava non conoscere. Alla domanda "...e tu, che dote hai?", sulle prime non sa rispondere ma nelle more del suo viaggio impara che ne ha di doti, eccome! 
Trovo che sia un invito a non sottovalutare se stessi, a riflettere sulle proprie capacità, sui propri talenti. Ognuno è speciale ed ha delle caratteristiche che altri non hanno. Questo scopre Olga di carta, questo è ciò che trasmette Olga Papel con la sua storia, questo è ciò su cui viene invitato a riflettere il lettore.

Bel libro. Si presenta anche bene dal punto di vista estetico. Per noi è stato un dono davvero molto gradito e sono contenta della rete di prestiti che ha attivato mia figlia con le sue amichette. Ad una condizione: che Olga di carta torni poi a casa sua (cioè a casa nostra) a prestito terminato! 

Con questo libro partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro sulla cui cover sia raffigurato un mezzo di trasporto. In questo caso ci sono una mongolfiera ed una barchetta.
Buone letture e Serena Pasqua!

martedì 22 marzo 2016

Incontri con l'autore - Jack Sintini - Forza e coraggio


Non volava una mosca in sala. Sala gremita, piena per lo più di giovani e non volava una mosca.
Ieri sera ho partecipato ad un incontro con il campione di pallavolo Giacomo (Jack) Sintini che ha raccontato la sua storia a sua volta narrata nel libro Forza e coraggio
E' stato uno degli incontri più belli a cui io abbia sino ad ora partecipato - organizzato dal Centro di Aggregazione Giovanile di Casette d'Ete con la collaborazione della libreria Il Gatto con gli stivali - sia per la particolarità della storia che, soprattutto, per la positività che quest'uomo mi ha trasmesso.

L'incontro non è stato moderato da nessuno. C'era lui, un microfono ed il pubblico. Introdotto inizialmente da alcune ragazze di un liceo sportivo che, dopo aver analizzato diverse biografie di sportivi, hanno scelto la sua come più significativa, tanto da volerlo incontrare, Jack ha preso la parola lasciando la sala in un silenzio mai sentito prima in una sala tanto grande e tanto piena di gente.
In alcuni passaggi il silenzio, durante le sue pause, era assordante e lasciava davvero palpare l'emozione che una testimonianza di questo tipo stava trasmettendo ai presenti.

Emozione. Questo è quello che mi è rimasto addosso dopo essermi alzata dal mio posto, aver ottenuto la mia copia autografata ed aver rubato uno scatto assieme. 

Ho anche pianto, posso dirlo? Perchè il suo racconto mi ha fatto pensare a persone che non ce l'hanno fatta come, invece, ce l'hanno fatta lui.
La sua è una storia di vittorie, su più fronti.
Vittorie dal punto di vista della sua carriera sportiva, vittorie nella vita privata, vittorie contro il male per eccellenza, il cancro. E vittorie ancora più grandi dopo essere stato messo in ginocchio dalla malattia ed essersi rialzato, con più grinta che mai. 

Non intendo svelare il contenuto del libro che credo di poter consigliare fin da subito, pur non avendolo ancora letto. Qualche passaggio, però, va fatto.

Jack è un ragazzino di 14 anni che cerca la sua strada: vuole diventare un campione dello sport. Inizia con il calcio ma, quando si ritrova cresciuto un bel po' e con dei piedoni che gli sono più che altro d'intralcio, il calcio non fa più per lui.
Si innamora della pallavolo e gli viene offerta un'opportunità da parte di chi vede in lui un grande potenziale, pur non avendo mai giocato una partita e pur conoscendo poco quello sport. Da questo momento, con grinta e convinzione, forza di volontà e gioco di squadra, la sua carriera è tutta in salita. Arriva a diventare un campione, a guadagnare bene, a mantenersi da solo a 21 anni e a fare una tranquilla vita da single quando conosce la donna che poi diventerà sua moglie. Un matrimonio felice, una bambina. Quando si stanno per spalancare le porte di un futuro ancora di maggiore successo inizia a sentirsi poco bene. Cancro. Deve smettere di giocare.
La malattia, la sofferenza, la voglia di farcela soprattutto per le persone che ama "...perchè se fosse stato per me non avrei certo lottato come ho fatto. L'ho fatto principalmente per mia figlia e, tutto sommato, mi sono detto che nella disgrazia il mio male era una fortuna perchè mi ero ammalato io e non lei, non mia moglie. Non volevo che mia figlia crescesse pensando che suo padre si fosse lasciato andare, che non avesse lottato".

Il cancro. Mai avrebbe potuto immaginare che quei dolori che aveva iniziato ad avvertire portassero quel nome. Chemio, sofferenza, trapianto. Ripresa.
La ripresa arriva, il male viene sconfitto. Jack può tornare ad essere il grande campione che è sempre stato. Ed arriva un'altra occasione...

Ho già detto molto, forse troppo. Queste sono le tappe più salienti di un racconto fatto con la voglia di trasmettere fiducia a chi possa trovarsi nella sofferenza, con la volontà di portare un messaggio positivo a chi prova solo dolore come quello che ha provato lui.

Non sono riuscita a trattenere l'emozione davanti a quell'uomo che parlava della sua sofferenza che mi ha richiamato alla mente la sofferenza di tanti altri. Qualcuno, come lui, ce l'ha fatta. Qualcuno no.
Jack ha reagito con forza e coraggio, proprio come dice il titolo del suo libro, ed ha avuto un atteggiamento molto particolare nei confronti della malattia. 

"Ogni volta che si compete con un avversario si pensa che possa essere invincibile - ha detto - ma poi si studiano le sue mosse e ci si rende conto che anche lui sbaglia, anche lui può perdere. Io ho affrontato la malattia come sono sempre stato abituato ad affrontare l'avversario: l'ho studiata, ne ho compresi i punti deboli e mi sono reso conto che poteva essere sconfitta. Sono anche stato fortunato, è vero, ma mai mi sono lasciato andare anche se ho avuto tante volte la tentazione di farlo. Il messaggio che voglio lanciare non è certo quello secondo cui se si reagisce con grinta si sconfigge il cancro. Non è così. La grinta non basta. Ma quello che voglio dire che un atteggiamento positivo può aiutare. Mi auguro che quello che è capitato a me, alla mia famiglia, possa aiutare chi sta combattendo contro il cancro ma anche in qualsiasi altra battaglia importante".

Non smettere mai di sperare, lottare con tutte le proprie forze per affrontare nemici che possono anche essere più grandi di noi ma che possono non essere invincibili.

Ed ora, in conclusione, mi permetto una riflessione personale.
 
Mentre sentivo parlare Jack ho pensato tanto alla mia amica Maria Luisa. 
Ha lasciato una bambina di due anni. E' morta prima di raggiungere i 40 anni di età. Cancro.
Sono certa che anche lei abbia avuto un unico pensiero in mente durante il suo calvario. 
La sua bambina. 
Sono certa che avrà lottato con tutte le sue forze per non lasciarla, per non andarsene così prematuramente.
Sono certa che avrà sopportato a testa alta le tante sofferenze che il cancro le hanno prodotto.
Non ce l'ha fatta, però. 
Ma sono certa che abbia comunque stretto i denti fino alla fine e che sua figlia possa essere orgogliosa di lei.
Ed ho pianto. 

Quando mi sono avvicinata a Jack per farmi autografare la mia copia avrei voluto dirgli tutto questo ma dalla mia bocca sono usciti solo pochi suoni. "Ci hai emozionato", ho detto. Ho parlato al plurale perchè credo che sia stata la stessa cosa anche per altri. Avrei davvero voluto dire di più ma i miei pensieri erano aggrovigliati l'uno all'altro e mi sono limitata a sorridere.
E sorrido anche ora, ripensando al gran sorriso che aveva stampato in viso Maria Luisa nel giorno del suo matrimonio, quando aveva una vita felice davanti.
E' questo che voglio ricordare di lei. 
Il suo sorriso. 
Questo il cancro non potrà mai portarlo via nei miei ricordi.

lunedì 21 marzo 2016

Le Lgs sfidano i lettori. Part One!

Tre mesi sono passati. In fretta. In frettissima. E la prima tappa della Challenge a cui sto partecipando - Le Lgs sfidano i lettori - è arrivata alla fine.
Sono molto soddisfatta di quanto sono stata capace di fare in questo periodo: ho letto in modo costante, cercato e trovato titoli che, probabilmente, se non avessi avuto lo stimolo giusto legato agli obiettivi da raggiungere non avrei mai immaginato di leggere. Qualcuno mi è piaciuto parecchio, qualche altro no. In ogni caso mi sono divertita e mi sto divertendo.

Quando mi sono imbattuta in questa Challenge, alla fine del 2015, ero alla ricerca di una competizione che mi potesse motivare in modo adeguato e che fosse ben strutturata, non confusionaria ne' generalista. Che fosse originale, non qualche cosa di già visto e rivisto. E le Lgs mi hanno catturata fin da subito per la struttura precisa e ben articolata della gara. Strada facendo ho avuto modo di capire quanto lavoro ci sia dietro ad una Challenge di questo tipo e le ringrazio, le Lgs, per avermi dato questa opportunità. 
Come quale opportunità?
Quella di sentirmi parte di un bel gruppo, in competizione ma senza esagerazioni, pronta a fare del mio meglio grazie agli stimoli giusti.

In questa prima fase siamo state affidate a Laura del blog La libridinosa e credo che abbia fatto un gran lavoro. Basta pensare all'aggiornamento continuo del file con tutte le nostre recensioni e con i punteggi. 
E poi ha dovuto sorbirsi un sacco di richieste, domande, dubbi. Ho conosciuto una lettrice che ha saputo trasmettermi la sua passione per la lettura e, con lei, un gruppo davvero simpatico di lettrici a volte un po' strampalate ma tutte pronte a condividere pensieri, dubbi e commenti. 
E con lei, ovviamente, tutte le Lgs hanno messo a punto un giochino davvero stimolante.
Da domani saremo nella seconda tappa. E non vedo l'ora di conoscere i nuovi obiettivi. Ancora qualche ora e tutto sarà svelato in modo da poter dare il via ad un nuovo tour di letture.

Mi sto proprio divertendo ed è questo che conta.
Ho letto un bel po' ed anche il mio Barattolo del Sorriso può darne prova. Ne sono davvero soddisfatta. Non che aspirassi ai primi posti della classifica ma a quanto pare sono quarta e... niente male, no?

Oggi mi sono concessa una giornata di pausa da ogni genere di lettura ma da domani torno alla carica, pronta a fare del mio meglio, ed anche di più!

Inizia il conto alla rovescia per poi ripartire con grinta. E buone letture a tutti.

domenica 20 marzo 2016

Una notte ho sognato che parlavi (G. Nicoletti)

Ho incontrato Gianluca Nicoletti in occasione di un incontro formativo per giornalisti. Un incontro che risale a due anni fa. All'epoca il protagonista del suo libro, Tommy, aveva quattordici anni. Ed era già un ragazzone non semplice da gestire, anche dal lato fisico.
Nicoletti racconta la sua esperienza accanto a Tommy, figlio autistico. Racconta come ha imparato a fare il padre di un figlio autistico. 
Ci ho messo un bel po' a prendere tra le mani il suo libro - Una notte ho sognato che parlavi - ed ora era evidentemente arrivato il momento giusto. Ricordo di averne iniziato la lettura tempo fa, per poi accantonarla a favore di un romanzo, uno di quelli che non impongono di riflettere più di tanto. Perchè Nicoletti impone una riflessione. Il suo è il racconto di una vita vera, di problemi veri, di vere difficoltà.
Parla di Tommy e della sua vita accanto a lui con lucidità e schiettezza. Non è un racconto romanzato in nessun punto. Nessuno chiede di essere compativo, nessuno vuole evocare commenti quali "...poverino... che situazione". No no, assolutamente. Nicoletti racconta la sua esperienza per far comprendere le tante problematiche che si pongono ogni giorno alla sua famiglia e di come abbia imparato ad affrontarle. Si pone anche i problema del futuro, oltre che del presente. 

Ricordo molto bene che in occasione della presentazione del libro, quando ho avuto modo di incontrarlo, mi colpì la schiettezza con cui si pose al pubblico. Un modo di fare, un modo di essere che ho ritrovato appieno tra le pagine di un libro che non può lasciare indifferenti.

L'autore è molto diretto e obiettivo nel narrare, senza filtri, ciò che capita nella realtà, nella sua realtà di padre di un ragazzo autistico. Parla anche di argomenti molto delicati come può essere quello della sessualità e rispetto ai quali anche tra genitori di ragazzi che hanno lo stesso problema si fa fatica a confrontarsi. Leggendo quanto raccontato da Nicoletti si ha la sensazione di entrare all'interno della vita di quell'uomo che una vita sua, di fatto, non ce l'ha più in quanto modulata al 100% in funzione di suo figlio. 

Emerge il punto di vista di un padre che, dall'interno, racconta quel che vuol dire, per lui, avere accanto Tommy. Un ragazzino grande e grosso capace di essere affettuosissimo ma di diventare anche violento quando si trova a vivere una situazione di disagio. 
Descrivere il suo Tommy, il suo comportamento, le sue caratteristiche di ragazzino, i suoi limiti. E pur lasciando ben comprendere la situazione di difficoltà che si trova a vivere nell'annullarsi completamente per essere accanto a suo figlio, dal racconto di Nicoletti traspare il profondo amore che lo lega a suo figlio, così grande e grosso da sovrastarlo anche fisicamente e da diventare seriamente pericoloso nei suoi momenti "no". 
E' un racconto non pensato per farsi compatire ma per aiutare a comprendere, a conoscere.

Ovviamente si tratta del punto di vista di un padre che vive in modo diretto il problema dell'autismo. Un punto di vista del tutto personale ma suffragato dalla sua vita di ogni giorno.

Evidentemente era arrivato il momento giusto per leggere un libro così: ora, tenendo conto delle date, Tommy ha sedici anni e si avvicina la sua maggiore età... So che Nicoletti ha scritto un altro libro nel quale pensa, in modo specifico, al futuro. Quando arriverà il momento giusto leggerò anche quello. 

Con questo libro partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.

venerdì 18 marzo 2016

Un ciclone in salotto (E. Puricelli Guerra) - Venerdì del libro

Un capitolo a sera per la lettura della buonanotte. Assieme ai miei figli ho letto a voce alta un altro libro per ragazzi che propone, questa volta, un argomento molto attuale: quello delle famiglie allargate, della separazione tra genitori, della rivalità tra fratellastri per contendersi l'attenzione dei genitori e così via discorrendo.

Leo è un ragazzino che vive con la mamma da quando suo padre se n'è andato ed ha una nuova vita con una nuova moglie, nuovi figli, una nuova casa. Una situazione che, a quanto pare, Leo non ha ancora del tutto accettato visto che quando sua madre dovrà allontanarsi per un po' di tempo per lavoro e lui sarà ospite nella nuova casa di suo padre, ha un piano in mente: far rendere conto suo padre di quanto sua madre sia fantastica, fargli capire che ha sbagliato nel lasciarla e tentare di farli tonare insieme. 
Ecco, questo è il piano. 
Non è così semplice da attuare, però, perchè quando Leo entra in contatto con i suoi nuovi fratelli, con la sua nuova famiglia, la situazione gli sfugge di mano. Quando, poi, si rende conto che nella nuova famiglia c'è una ragazzina, una sua nuova sorella, che non intende rendergli affatto le cose semplici allora la situazione si complica ancora di più
La sua avventura è narrata nel libro Un ciclone in salotto della serie Un divano per dodici

E' un libro per ragazzi che al suo interno ha pochissime immagini per spezzare tra un capitolo e l'altro ma che è un vero e proprio libro da grandi, così mia figlia chiama i libri di passaggio da quelli con le immagini, quelli illustrati alle letture più impegnate. In 142 pagine emergono le problematiche che nella realtà spesso ci si trova ad affrontare in situazioni simili. La storia è raccontata a misura di bambino: il libro è suggerito a partire dagli otto anni ma, a dire il vero, mia figlia che di anni ne ha dieci in diversi punti mi ha chiesto chiarimenti su dei termini a lei poco familiari.

A soccorrere i lettori per meglio comprendere i rapporti familiari tra i vari personaggi che entrano in scena c'è un albero genealogico con nomi ed immagini, nelle ultime pagine del libro, che è stato molto utile anche per me - lettore adulto - per meglio capire abbia parentele con chi.

Leo riuscirà nella sua impresa? O sarà più semplice trovare un equilibrio con la nuova famiglia di papà e diventarne, in qualche modo, parte integrante?
Non posso svelare gli sviluppi dell'avventura per non togliere il gusto della lettura. Devo dire che, seppur in modo simpatico, ai giovani lettori viene proposto con il dovuto tatto un tema molto attuale. 

Propongo questo libro per il Venerdì del libro di oggi: un modo per affrontare la realtà quando si vive in una famiglia extra-large!

E con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 4: un libro che faccia parte di una serie.

giovedì 17 marzo 2016

Caterina. Diario di un padre nella tempesta (A. Socci)

Non è mai semplice leggere libri che narrano storie realmente accadute, quando queste parlano di dolore, di difficili prove da superare, di tragedie. Non è semplice perchè il lettore sa che quel personaggio - Caterina in questo caso - non è frutto dell'invenzione dell'autore ma è una persona reale. Sa anche che quanto le accade - il coma per un arresto cardiaco a 24 anni - è una vicenda vera e non un episodio immaginato dall'autore. Sa anche che l'autore in gran parte dei casi ha un legame diretto - come in questo caso, il padre Antonio - con il protagonista.

Ecco, alla luce di tutto ciò sfido qualsiasi lettore a restare indifferente davanti ad un racconto come quello che Antonio Socci ha affidato al libro Caterina. Diario di un padre nella tempesta. Un libro che ho ereditato da mia nonna, l'avevo acquistato per lei, che ad ottant'anni suonati aveva riscoperto il piacere della lettura in particolare di storie vere, storie di speranza.

Eh si, perchè oltre al profondo dolore che trasmette la storia di Caterina, questo libro trasmette una profonda speranza che si sia credenti oppure no.

Socci parla del suo percorso accanto ad una figlia in bilico tra la vita e la morte e lo fa narrando anche il suo contesto personale, il suo profondo credo, la sua sconfinata fede in Dio. 

I fatti: a qualche giorno dalla sua laurea Caterina Socci è vittima di un arresto cardiaco che le fermerà il cuore per un'ora e mezzo. Un cuore che, però, nonostante ciò torna a battere lasciando la ragazza in coma.

La notizia travolge la sua famiglia come un fulmine a ciel sereno. Travolge i suoi amici, i suo compagni si stanza, tutti coloro che la conoscevano ma, pian piano, attorno alla sua vicenda si mobiliterà il mondo intero visto che, su sollecitazione del padre che racconta quanto sta accadendo alla figlia sul suo blog, le richieste di preghiera di questo padre saranno raccolte da tantissime persone, anche sconosciute. Molti che non avevano mai sentito parlare di Caterina, che non la conoscevano e non l'avevano mai vista si trovano a condividere la sofferenza sua e della sua famiglia ed a rispondere all'invito a pregare perchè, come l'autore è da sempre convinto - con la preghiera si può ottenere ristoro. Solo chi chiede un miracolo pregando può aspirare ad ottenerlo. E per Caterina un miracolo c'è già nel momento in cui il suo cuore, contro ogni aspettativa, ricomincia a battere. Poi il coma e il difficile percorso verso il recupero di coscienza, di sensibilità, di reazioni.

Antonio Socci racconta questo periodo farcendo la narrazione con tante testimonianze di fede, con parecchi richiami ai Salmi, a discorsi di persone come Don Giussani e molti altri ancora ma anche racconti di altre famiglie - molte a lui sconosciute - o singole persone che lo hanno contattato, nel tempo, per manifestare la propria vicinanza a Caterina.

Posto che si tratti di una toccante testimonianza, ho trovato il libro un tantino ripetitivo in più punti, parecchio insistente su concetti già esplicitati. Nel contesto di quanto viene narrato è sicuramente poca cosa, ma ai fini della lettura qualche punto poteva essere evitato perchè, onestamente, mi sono sembrate delle ripetizioni. Sicuramente rafforzative, non dico di no, ma in un paio di passaggi un po' troppo.

Un libro che fa senza dubbio riflettere e che fa arrivare il pensiero alle tante Caterina che ci sono nel mondo. 
Un mondo in cui la sofferenza, purtroppo, non è merce rara. 

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.

mercoledì 16 marzo 2016

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome (A. Basso)

Ho terminato di leggerlo ieri sera e già Vani mi manca.
Mi manca la sua ironia, il suo modo di fregarsene di tutto e di tutti (che poi non è proprio così), la sua intelligenza, il suo intuito, la sua solitudine e l'empatia che si crea - volente o nolente - con gli altri, il suo modo di fare mai casuale, il suo essere quasi invisibile, sempre nell'ombra senza che questo sia per lei un problema ed il suo essere, allo stesso tempo, capace di stupire. 
Vani Sarca (all'anagrafe Silvana Cassandra Sarca) ha un'anima dark che cela un grande dono: è capace di mettersi nei panni degli altri dando forma a quei pensieri che gli altri, da soli, non saprebbero mettere in ordine ed ai quali non saprebbero dare una forma.
Un dono che la rende molto brava nel suo lavoro: è una ghostwriter. La migliore. E' una scrittrice senza nome visto che il nome che appare su ciò che scrive non è mai il suo.

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome è un libro che ho letto tutto d'un fiato e che ho trovato originale, mai letto nulla di simile.
Quanto mi sono sentita vicina a questa ragazza! Non tanto per i capelli corvini e l'abbigliamento dark, non tanto per il carattere schivo ma attento, quanto perchè anche a me capita molto spesso di scrivere testi che non portano mai la mia firma e discorsi che poi non vengono proposti al pubblico dalla mia voce. Anche io ho la necessità, nel mio lavoro attuale, di capire ciò che direbbero gli altri mettendo nero su bianco discorsi, lettere, interventi pensati per essere tagliati su chi parla. Un lavoro che anche io amo, anche se molto limitato rispetto all'esperienza che viene narrata dall'autrice.
Vani mi è stata subito simpatica anche per questa vicinanza con ciò che, seppur in piccola parte, faccio anche io e mi ha fatto pensare ad un'altra ghostwriter di cui ho letto qualche tempo fa in un libro. Due storie diverse, due modi di essere completamente diversi ma due figure che, comunque, hanno qualcosa in comune.

Il libro non racconta solo la storia di una ragazza che scrive libri, articoli, interventi per altri. No, per niente affatto. Sarebbe un po' pochino anche se, a dire il vero, il racconto di ciò che le accade quotidianamente nello svolgere il suo lavoro è di per se divertente ed interessante. Il suo modo di essere, poi, riesce a dare un senso ad ogni situazione che le capita.
E invece no. C'è anche una storia d'amore (e fin qui ci si poteva arrivare) ma anche un giallo. E questo non l'avrei proprio immagina. E' un evento collaterale al racconto in quanto tale ma lo completa  lo rende ancora più interessante.

Mi sono proprio divertita a leggere questo libro non perchè l'autrice sia comica. Non certo per questo. Mi sono ritrovata più e più volte a sorridere per quanto accade a Vani e, soprattutto, per come lei affronta certe situazioni. Davvero una tosta.

Ho molto apprezzato anche la figura del commissario che le si affianca in relazione al giallo di cui sopra. Un personaggio enigmatico, intrigante, affascinante e con il quale Vani si trova in perfetta sintonia. 

Alice Basso, autrice che non conoscevo, mi ha piacevolmente stupita e colpita. Non mi capita spesso ma stavolta lo dico senza timori: non vedo l'ora che venga pubblicata qualche altra avventura di Vani. Il finale mi sembra piuttosto aperto e lascia parecchi spiragli per dare il la ad una serie (e se ne ha conferma leggendo qualche pagina oltre la fine, l'intervista che segue). Seguirò questa autrice, senza ombra di dubbio.

Nel leggere la sua intervista, poi, capendo che c'è qualche cosa di autobiografico in  questo romanzo, mi è entrata in simpatia tanto quanto Vani. 
Consiglio questo libro a chi voglia leggere una storia originale, con un personaggio che lascia il segno, con una scrittura scorrevole, piacevole, intrigante. Insomma... da leggere.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa si tratta di uno dei libri bonus che sono stati segnalati nel corso della gara.

martedì 15 marzo 2016

Incontri con l'autore. Romana Petri. Le serenate del Ciclone

Mi ha accompagnato mia figlia, che ha dieci anni. Uscendo dalla sala e notando che accanto allo stabile da cui ci stavamo allontanando c'erano dei ragazzi intenti a fare un tantino di confusione con un karaoke mi ha detto: "...mamma, ma quanto sono sciocchi quei ragazzi che stanno lì a cantare invece di approfittare di un incontro come quello a cui siamo state noi!!!".

Mia figlia mi ha spiazzata con questa osservazione e devo dire che mi sono un tantino emozionata.
Credevo che si sarebbe annoiata accompagnandomi alla presentazione del libro Le serenate del ciclone di Romana Petri.
Non è stato così e, anche se per causa di forza maggiore siamo dovute andare via prima della conclusione dell'incontro, ce ne siamo andate entrambe soddisfatte. Lei per aver incontrato una scrittrice in carne e ossa, una scrittrice che l'ha catturata pur nella sua tenera età. Io per aver conosciuto un'autrice che ha saputo incuriosirmi e tenere viva l'attenzione del pubblico attorno ad una particolare storia: quella di suo padre.

Una storia che prende avvio dal momento in cui suo padre - Mario Petri - viene al mondo quando, dunque, lei ancora non ha voce in capitolo non essendo venuta al mondo. Non un padre qualunque ma un uomo di spettacolo che sua figlia racconta in un libro il cui titolo deriva da una sua particolare inclinazione: il canto.

"Mio padre a 12 anni faceva parte di un gruppetto di bulletti dell'epoca (è nato nel 1922 per cui siamo negli anni '40) e, non sapendo quale criterio usare per decidere chi dovesse esssere il capo, decisero di fare una rissa: lui vinse e venne soprannominato Ciclone per l'enfasi con cui si battè. Da qui l'appellativo che riporto nel titolo del libro. Per il resto... mio padre aveva una bella voce e quando gli dissero che avrebbe potuto sfruttarla per guadagnare qualcosa iniziò a fare serenate alle ragazze per conto dei loro innamorati". Ed ecco l'origine del titolo.

Come mai ha atteso 25 anni prima di scrivere un romanzo su suo padre?
"La sua figura, a dire il vero, compare anche su altri miei romanzi precedenti ma mai in modo dominante. Non potevo scrivere su di lui perchè... bhè, perchè i dolori non sono tutti uguali. Ci sono perdite che costano di più e perdite che costano di meno. La perdita di mio padre mi è costata tantissimo e per parecchio tempo non solo non sono riuscita ad immaginare di scrivere di lui, ma non sono nemmeno riuscita a sentirlo cantare nelle registrazioni. Dopo 25 anni ho sentito il bisogno di parlare di lui, era arrivato il momento. Onestamente sulle prime non sapevo come farlo. Di solito si parla di una persona scomparsa per saldare i conti rimasti in sospeso. Io con mio padre non ne avevo.  Leggendo l'incipit del libro La provincia dell'uomo ho avuto l'ispirazione e decisi di iniziare da quando nacque. Così è stato".

Nel libro c'è anche la figura del padre di lui, suo nonno...
"Mio nonno era una persona molto crudele. Mio padre non ha avuto, con lui, il rapporto che un figlio dovrebbe avere con suo padre. Generalmente le colpe dei padri ricadono sui figli ma ci sono delle anime che si evolvono e trasformano in amore le violenze subite: una di queste è stata mio padre".

Il libro è strutturato in diverse parti. A quale è più affezionata?
"Si, nella prima io non ci sono visto che narro la sua nascita. Sono molto affezionata alla prima parte perchè mi fa pensare che la vita diventa il ricordo di un ricordo ricordato. Il ricordo è qualche cosa già avvenuto: il ricordo del ricordolo può mutare, aggiungendo o togliendo. Nella seconda parte passo dalla narrazione in terza persona alla mia narrazione diretta, cercando di mantenere gli occhi della bambina che ero".

Che immagine aveva lei, bambina, di suo padre?
"Mio padre aveva molta prestanza fisica, era ben piazzato tanto ha ha dei trascorsi da pugile. Per pagarsi le lezioni di canto si battè come pugile professionista sfruttando la sua prestanza fisica per arrivare ad un obiettivo superiore, perfezionare il canto. Quando iniziò con il cinema io ero sul set con lui dalla mattina alla sera e ne avevo una visione mitico-eroica visto che lo vedevo vestire i panni di personaggi mitici e importanti. Questo era mio padre per me, bambina. Era, sì, mio padre ma anche un uomo dalle multiforme. Era un uomo molto onesto, che non ha mai accettato compromessi. Amava dire le cose che pensava e, a volte, questo gli è costato caro".

Lei regala al lettore anche uno spaccato di storia dal 1922 al 1985. Narra di un'aggressione da parte di suo padre ad un capo fascista. Come accadde?
"Mio padre aveva un pessimo rapporto con suo padre e quando egli minacciò mia nonna con un'accetta, allora mio padre se ne andò. Mio nonno a breve si ammalò e morì. Mio padre chiese un permesso per rientrare in occasione del funerale e in quella circostanza si trovò a vivere la morte con lo sgomento di non poter mai più recuperare un rapporto. Questo è il periodo in cui avvenne quell'episodio. In uno di quei giorni era di spalle e sentì dire da qualcuno che le sue erano belle spalle per una mitragliatrice. Si girò senza pensarci e dette un pugno in faccia a colui che aveva pronunciato quelle parole: qualcuno gli disse di scappare perchè aveva colpito un ammiraglio fascista. Per quel fatto venne condannato a morte".

E sua madre per salvarlo arriva anche a...
"A farlo passare per morto".

Questa è solo una parte della chiacchierata fatta con Romana Petri, proseguita poi parlando dei tanti personaggi famosi che giravano per casa sua e tutto il resto, fino alla morte di suo padre.
Il libro non l'ho ancora letto ma, prima o poi, lo leggerò.

L'incontro con Romana Petri rientra nell'ambito della rassegna Incipit messa a punto dall'Associazione Santa Croce con la collaborazione della libreria Il Gatto con gli stivali. L'autrice è stata intervistata dalla Presidente dell'Associazione, nonchè collega giornalista, Marisa Colibazzi.


sabato 12 marzo 2016

La ragazza di fronte (M. Oggero)

Alle prese con le prime pagine di questo libro mi sono trovata a dire, tra me e me: "...non c'è feeling... no no, di sicuro questo libro non fa per me". I salti temporali, il passaggio da un personaggio all'altro all'inizio mi hanno innervosita un tantino. Poi, pian piano, la storia si è strutturata e La ragazza di fronte mi ha presa un po' di più del previsto.

E' il primo libro in assoluto che leggo di Margherita Oggero, autrice italiana che conoscevo solo di nome e di fama, e lo stile di scrittura è piuttosto moderno, rapido ed efficace.

Marta è la protagonista: una ragazza sola per scelta, che si porta addosso gli strascichi di un amore fallito e di un abbandono che tornano continuamente a galla in un continuo tuffo nei ricordi che aiuta il lettore a meglio inquadrare il personaggio, le sue fragilità ed i suoi punti di forza. Marta è una ragazza di oggi, con un lavoro che le piace (o forse non troppo), una vita voluta per bastare a se stessa. Un scelta, questa, che invece nasconde una grande voglia di affetto, di vicinanza, di amore. L'amore della sua famiglia oramai lontana, l'amore di un uomo che si rifiuta di cercare dopo la delusione archiviata tempo prima. Sta bene da sola, Marta. Così dice. Basta a se stessa. Così dice. Ma è proprio così? Fino a che punto la solitudine dal punto di vista sentimentale - perchè qualche amica, a ben guardare, ce l'ha pure - è una scelta o è il retaggio del peso che le è rimasto addosso per via dei suo trascorsi?
Poi c'è Michele. Non cerca una donna, lui. Sta bene così. Non ha grandi rapporti con la sua famiglia, ha un nonno che l'ha cresciuto e che gli è ancora accanto, un lavoro che ama e tutto ciò gli piace. Gli basta.

Capita, però, che due persone così finiscono per incontrarsi, in un modo o nell'altro.
La loro storia nasce da sguardi scambiati in modo furtivo, da parole non dette, dal fantasticare l'uno sull'altra. 

Sono due persone normali, come tante. Ognuna con la sua vita ed i suoi trascorsi. Senza grosse pretese per il futuro, a dire il vero. Senza grossi obiettivi davanti ai propri occhi o traguardi da raggiungere. 

Il libro si lascia leggere senza problemi e l'ho visto come una giusta pausa dopo aver letto due grandi classici d'altri tempi come David Copperfield e Jane Eyre: una boccata d'aria fresca con uno stile non impegnativo e senza dubbio meno strutturato dei due precedenti. Non avrebbe potuto essere altrimenti viste le epoche così distanti in cui sono stati scritti.

Dall'alto della mia pignoleria, vogliate scusarmi per questo, mi ha innervosita un uso un po' approssimativo delle virgole quando l'autrice si trova alle prese con degli elenchi che vengono proposti al lettore come se dovesse leggerli senza riprendere fiato. 
...amava molto venire in questo posto, non per status symbol, ma per il cibo tradizionale piemontese e soprattutto perchè lo sentiva impregnato di ricordi storici, Casanova Mozart Goldoni Balzac Cavour il Risorgimento, Torino capitale eccetera....
Le capita spesso di proporre frasi così che, probabilmente volute a mo' di rapido intermezzo, mi hanno un tantino disturbata. Sono una lettrice più tradizionalista, evidentemente, e le virgole non sono state inventate a caso, secondo il mio modo di vedere. Probabilmente si tratta di un elemento distintivo dello stile dell'autrice, questo non posso saperlo non avendo letto altro. A me, però, frasi così mi hanno un po' irritata.

E poi mi è rimasta in mente una frase che, onestamente, mi ha lasciato spiazzata.
"Te ne sei innamorato" stabilisce Augusto. "Ma se non le ho mai parlato insieme! Come faccio a esserne innamorato?
Non le ho mai parlato insieme non mi fila proprio. Ma sono pignola, lo so. E magari è solo che  dalle mie parti non si usa una frase di questo tipo ma altrove può anche essere un modo comune di parlare. Non so. Mi stona, tutto qui.

In ogni modo, il libro non mi è dispiaciuto. Non posso annoverarlo tra gli indimenticabili ma comunque tra i libri che ho letto senza fatica e con una certa curiosità.  
Anche con una certa soddisfazione, a dire il vero, visto che mi è arrivato da lontano: non era disponibile nelle biblioteche della mia zona così il mio bibliotecario di fiducia l'ha richiesto con prestito interbibliotecario e mi è arrivato dritto dritto dalla biblioteca Maria Gioia di Cervia. Io adoro le biblioteche e l'idea di avere tra le mani un libro che arriva da una biblioteca lontana da me mi raddoppia la soddisfazione.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
 Per la prima tappa si tratta di uno dei libri bonus che sono stati segnalati nel corso della gara.

giovedì 10 marzo 2016

Jane Eyre (C. Brontë)

Jane Eyre è il romanzo di esordio di Charlotte Brontë. Serve che lo dica? No, vero? Bhè, credo proprio di no. E' un romanzo talmente noto che credo di essere una delle poche che ancora l'avesse archiviato come lettura di gioventù. Visto, però, che sono convinta che un libro non abbia scadenza e che ci sempre tempo per leggerlo ed apprezzarlo, l'ho letto di recente, con mio sommo piacere.
Ed ho avuto l'ennesima prova che non sia necessario andare per forza dietro alla ultime, ultimissime uscite per leggere qualche cosa di buono.

Il libro è stato scritto nella sua prima versione assoluta nel 1847 e, nel tempo, ne sono state pubblicate parecchie edizioni. Una delle più recenti, nelle quali mi sono imbattuta in libreria è quella che ho immortalato qui sotto e che credo (dico "credo" perchè ci arrivo a naso ma non ne sono certa) che in copertina appaia un'immagine del film che dal libro è stato tratto e che io non ho visto.
Io, invece, ho avuto tra le mani un'edizione in lingua originale che ho utilizzato per leggere la storia di Jane in abbinamento all'audiolibro che mi sono procurata e che mi sono gustata giorno dopo giorno. Non sono molto abile nel leggere in inglese ma con l'aiuto della registrazione è stato bello riuscire a seguire - anche se la traduzione non era fedelissima - anche il libro in lingua. Ammetto di non aver mai letto un libro in inglese ma questa possibilità, avendo trovato un'edizione in inglese in biblioteca, mi ha incuriosita un bel po'. 
Alla fine, comunque, ho preferito continuare ad ascoltare la suadente voce femminile che narrava la storia, meno complicato e senza dubbio più veloce ;-)

L'autrice racconta la storia di una donna d'altri tempi ma che incarna valori mai sorpassati. Una bambina coraggiosa, messa alla prova dai tanti ostacoli che la vita le ha posto davanti, un'adolescente caparbia e volenterosa, una giovane capace di fare delle scelte importanti e di non scendere a compromessi anche quando il cuore le direbbe di farlo. La storia di una donna appassionata e coraggiosa, che non si lascia spaventare dalle difficoltà e che dimostra una particolare inclinazione all'insegnamento facendosi amare per quello che è: una donna semplice ma sincera, non bella ma piena di fascino e personalità, una donna caparbia e di carattere.  Una donna a cui la vita non ha regalato molto fino a che la ruota non ha iniziato a girare nella direzione giusta anche per lei, abituata ad affrontare le difficoltà a testa alta e con schiettezza.
E' un racconto d'altri tempi che ho letto con molto piacere. Anche se in alcuni punti l'ho trovato un tantino troppo prolisso nei dialoghi e nelle descrizioni di alcune situazioni, l'autrice riesce a dipingere con chiarezza i tratti dei personaggi principali, Jane in testa. Riesce a rendere palpabili le loro emozioni, le loro paure, le loro convinzioni. 
E' il primo romanzo che leggo di questa autrice e sono tentata di cercare altro di suo, pur nella consapevolezza di trovare altri romanzi piuttosto datati e, pertanto, storie narrate usando termini inusuali o frasi oramai in disuso. 

Ma è anche qui il bello, almeno secondo me. 

Dopo David Copperfield, che ho molto amato, un altro personaggio d'altri tempi mi resterà nel cuore. Jane la coraggiosa, la caparbia, la donna che riesce a riscattare un'esistenza fatta di privazioni e che riesce ad arrivare all'obiettivo che il suo cuore aveva ben chiaro fin da tanto tempo prima. E' un'orfana, condizione a cui non si anela di certo, ma è un'orfana che non si piange addosso nemmeno da bambina e che affronta con orgoglio e con coraggio le sfide di ogni giorno. Un personaggio femminile che lascia il segno anche nelle donne di oggi. 
Almeno per me è stato così. 

Ps. con una narrazione equilibrata, ricca di particolari e con fervide descrizioni, l'autrice racconta una storia di vita, è vero, ma anche una profonda storia d'amore. E non ha bisogno di scadere nel volgare per trasmettere la passione, il desiderio, il profondo amore che lega i due protagonisti. Non dico altro. A buon intenditor...

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 3: un libro che sia un esordio letterario.

mercoledì 9 marzo 2016

Nuovi arrivi#21 e in biblioteca#20

 
Nuovi arrivi in casa nostra. Un bel bottino in biblioteca per me e un paio di acquisti. 
La scusa per effettuare un acquisto mi è stata fornita da mia figlia che, dovendo incontrare un'autrice da qui a breve nell'ambito di un progetto scolastico, mi ha chiesto di poter leggere un suo libro. Si tratta di Emanuela Nava che conosciamo già come autrice visto che abbiamo letto diversi suoi libri. Erano libri per bambini più piccoli come Mamma nastrino e papà luna o come Quando i cani non avevano la coda
Questa volta si tratta di un libro per bambini più grandi, più strutturato e che tocca temi più importanti: si intitola Ci sarà la luna
Altro acquisto dettato dalla necessità è stato Dieta anti-colesterolo: un volumeto che fornisce spiegazioni sui comportamenti corretti da seguire per tenere sotto controllo il colesterolo ed ha, in coda, delle ricette. Mio marito ultimamente ha dei valori un tantino sballati in fatto di colesterolo ed è molto attento alla dieta (ora!) per cui ho cercato un aiutino per preparare qualche cosa di adatto a lui.

Per me, invece, ho chiesto ed ottenuto in prestito interbibliotecario L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome e La ragazza di fronte. Non erano disponibili nelle biblioteche della zona così abbiamo cercato altrove e sono arrivati da lontano!
Nella biblioteca di un comune limitrofo al mio, invece, ho trovato una versione in lingua inglese di Jane Eyre di Charlotte Brontë che sto leggendo in questo momento aiutata dalla versione audiolibro. Non vado forte con le letture in inglese ma ho pensato di farmi aiutare dalla traduzione offerta dall'audiolibro e devo dire che mi sta piacendo molto. 
Ne parlerò a tempo debito, a lettura ultimata.

Non male anche stavolta. E buone letture a tutti!

lunedì 7 marzo 2016

La stella del diavolo (J. Nesbø)

Questa volta credo che Nesbø abbia esagerato un po'.
Harry Hole, il protagonista assoluto della serie che mi ha letteralmente catturata, è meno superman dal punto di vista fisico - in altre sue avventure sembra davvero un supereroe per come sopravvive a situazioni davvero estreme! - ma mostra di essere molto molto acuto nel mettere insieme pezzi di un puzzle che per me non avevano affatto le caratteristiche per incastrarsi. O meglio, non avevo proprio afferrato le modalità secondo le quali si sarebbero incastrate! Insomma... ero lontana dal capire chi fosse il colpevole. Ecco, l'ho detto!

Forse non ho riflettuto abbastanza. Magari ho letto troppo di fretta, ma quando Hole è arrivato alla soluzione del caso mi è sembrato un piccolo genio uscito da un lampada. Più geniale ed intuitivo del solito. Così mi è sembrato Hole nel risolvere un altro di quei casi che lo porteranno sotto ai riflettori, volente o nolente, come accaduto qualche tempo prima.

Ne La stella del diavolo Hole è alle prese con delle morti apparentemente casuali ma legate, così intuisce che sia, da una logica piuttosto precisa. Troppo precisa, a dire il vero.
Saranno proprio l'eccessiva precisione ed i calcoli troppo perfetti ad insinuare il dubbio nella mente di un Harry Hole sempre più in preda ai suoi demoni interiori.
Demoni che non vogliono mollare la presa fino alla fine. Che lo tengono in pugno, lo torturano, lo inducono a cadere sempre più in basso.

Anche stavolta Nesbø mostra tutte le fragilità del suo personaggio di punta aggiungendo qualche elemento in più alla sua descrizione. Una descrizione che, da un'avventura all'altra, permette al lettore di prendere confidenza con quell'uomo altro, robusto, non bello a dire il vero ma carico di un fascino tutto suo. Un uomo che combatte per la giustizia ma che combatte anche per liberarsi delle ombre che si allungano sulla sua vita e che sembrano non volerlo mai abbandonare.

Anche stavolta lavora in coppia con una donna, con Beate, che però resta un personaggio secondario. Hole lavora fondamentalmente da solo pur avendo l'aiuto di persone che lo stimano, nonostante tutto. Persone che si mettono in gioco per lui e con lui, fondamentali per la riuscita dell'operazione.

In 471 pagine Hole si trova alle prese con un serial killer che lascia dietro di se dei segnali molto chiari. Troppo chiari, a ben guardare. Allo stesso tempo tenta di chiudere un caso oramai considerato vecchio, ma per lui mai dimenticato: la morte della sua collega Ellen. Un chiodo fisso. Un'ossessione rispetto alla quale Hole è convinto di avere delle risposte alle quali mancano solo delle prove.
Un doppio impegno, dunque, per Harry: scovare l'assassino seriale e provare la colpevolezza di un collega, coinvolto nel caso della morte di Hellen ma impelagato anche in qualche cosa di molto grande.

Anche se con qualche forzatura, con un'eccessiva accelerazione nella parte finale del libro e con una confessione completa da parte del colpevole che sembra troppo facile per essere vera, Hole mi piace. Le sue avventure mi catturano e non vedo l'ora di arrivare alla fine.
Sarà un controsenso ma, seppur in preda ad un gran mal di testa, quando ho visto il libro sulla mensola della finestra del bagno e stavo preparandomi per andare a letto non ho resistito: l'ho preso tra le mani ed ho letteralmente divorato gli ultimi capitoli. Mal di testa passato!

Ah, dimenticavo. 
Harry è impegnato anche in un terzo fronte. 
Quello della sua inquieta vita personale, con i suoi affetti, il suo futuro. Un bell'impegno anche questo, una donna che lo ama ma non riesce del tutto ad accettare le sue scelte, un figliastro che si troverà suo malgrado immischiato in uno dei momenti più difficili della storia.

Chi mi segue oramai si sarà stancato di sentirmelo dire. Harry Hole è un personaggio che mi piace, con il quale mi sembra di essere in sintonia (se così si può dire tra lettore e protagonista di un libro), mi intriga e mi emoziona con i suoi alti e bassi. Molti bassi, spesso. Troppi. Tanto da farmi quasi compassione. Poi si riscatta. Sempre e comunque! Questo va detto. 

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori e mi metto subito alla caccia del libro successivo, L'uomo di neve, che sarà presto mio!
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 4: un libro che faccia parte di una serie.
***
La stella del diavolo
Jo Nesbø
PICKWICK (Piemme)
10.90 euro