Dopo aver conosciuto la storia di una spedizione tra i ghiacci mi sono trovata a fare i conti, anche nel libro L'isola, con una vicenda storica di cui non ero a conoscenza.
O meglio, con una realtà di cui non ero a conoscenza. Ho imparato che tra il 1903 e il 1957 l'isola di Spinalonga, al largo della costa settentrionale di Creta, è stata la principale colonia greca di lebbrosi.
Non lo sapevo. Ora lo so.
Ora è una meta turistica ma all'epoca è stata il luogo in cui venivano confinati i lebbrosi che arrivavano da diverse zone, dall'isola di Creta ma anche da Atene. Qui vivevano per lo più lontani delle famiglie d'origine, qui hanno cercato di costruirsi un futuro senza mai perdere la speranza di averlo, un futuro, davanti ai propri occhi.
Ne ho conosciuto la storia grazie ad Alexis, una giovane archeologa inglese che va in vacanza a Creta con il fidanzato Ed al culmine di una crisi di coppia. La vacanza, per lei, si trasforma non solo nell'occasione di guardare dentro sé stessa ma anche di andare alla ricerca di un passato - quello della sua famiglia - rispetto al quale sua madre Sofia è sempre stata molto misteriosa.
Andando a ritroso nel tempo, fino agli anni '30 fino ad arrivare al giorno d'oggi, Alexis viene a conoscenza delle sue origini, quelle che sua madre ha tentato di tenerle nascoste per non aprire un Vaso di Pandora che avrebbe potuto riversarle addosso delle verità difficili da accettare e rispetto alle quali, anni prima, Sofia aveva scelto di prendere le distanze.
Grazie alla testimonianza di una cara amica di famiglia, che le pone davanti agli occhi delle foto sbiadite di un tempo ormai andato, Alexis viene a conoscenza delle sorti di una famiglia segnata dalla lebbra, di due sorelle (sua nonna Anna e la sorella di lei Maria) che, molto diverse per carattere, hanno anche fatto delle scelte differenti seguendo strade più o meno obbligate dalle circostanze del momento.
Alexis viene a conoscenza della storia di famiglie segnate dalla perdita, dal disonore, dal tradimento, dalla malattia, dalla vergogna, dalla tragedia ma anche da riavvicinamenti e da grandi gioie. Viene a conoscenza di profondi sensi di colpa, di omissioni, di dignità ed orgoglio.
Non posso dire altro perché si tratta di una storia che va seguita con passione, un passaggio dopo l'altro.
Mi permetto solo alcune considerazioni su ciò che tutto il racconto mi ha trasmesso.
Innanzitutto mi è sembrato di sentirmi addosso tanti occhi insistenti e tante dita puntate contro, proprio come è capitato a coloro che, per via della lebbra, sono stati confinati nell'isola, allontanati tra la paura generale e la diffidenza davanti ad una loro possibile integrazione qualora la lebbra fosse stata sconfitta.
Ho sentito sulla mia pelle il dolore di quella gente incolpevole, deformata nel fisico e profondamente provata nell'anima, sull'orlo della disperazione ma in costante attesa di una speranza, una qualsiasi speranza di guarigione e di un futuro.
Ho avvertito il dolore di un uomo, padre di Anna e Maria, segnato dalle perdite, provato dalla fatica ma sempre instancabile nel fare la propria parte per chi era più bisognoso lui.
Ho sentito il vuoto provato da Anna nel momento in cui ha fatto una scelta dettata non dal cuore ma dall'ambizione di fare il grande salto, di allontanarsi da una vita modesta per vivere negli agi e nelle comodità. Ho sentito la sua passione nel momento in cui ha avuto l'occasione di colmare quel vuoto, nonostante tutto.
Ho guardato il mondo con gli occhi di Maria: così diversa da sua sorella, così responsabile e servizievole, così modesta nelle sue pretese ma grande nei sentimenti. Ho avvertito la sua sofferenza davanti ad una realtà che l'aveva già privata di molto e che, da un giorno all'altro, torna a toglierle ancora e ancora... ho sorriso con lei ai tanti malati che ha aiutato ed anche a quel destino che, ad un certo punto, è sembrato prendere una nuova piega.
Ho portato un gran peso sulle spalle, quello di Sofia, che ha tentato di nascondere tutto ciò che era stato prima di lei per un senso di vergogna legato a ciò che aveva segnato la vita dei suoi antenati e, di riflesso, anche la sua. Ha tentato di cancellare tutto consegnando i suoi ricordi all'oblio. Fino a che, però, sua figlia non ha sentito la necessità di conoscere quella parte di sé che le mancava per poter dire di conoscersi a fondo e fare le sue scelte.
Quella narrata da Victoria Hislop è la storia di due famiglie ma anche di due isole, quella di Creta e quella di Spinalonga, con le loro consuetudini, con le loro caratteristiche e particolarità.
Un bel libro. Ben scritto, con perizia nei particolari, con personaggi ben delineati. Peccato qualche refuso che, onestamente, da un'edizione Bombiani non mi aspettavo ma poca cosa. Ho preso questo libro con uno scambio senza nemmeno curarmi di leggere prima la trama. E credo di poter dire che sia stato un ottimo scambio.
***
L'isola
Victoria Hislop
Bompiani Editore
457 pagine
12.00 euro copertina rigida