sabato 25 febbraio 2023

Tre piani (E. Nevo)

Ci siamo mai fermati a pensare cosa possa accadere al piano di sotto, dietro quella porta che vediamo chiudersi silenziosamente quando ci passiamo davanti per salire al nostro piano? Cosa si nasconda dietro al silenzio di una palazzina tranquilla, ordinata, pulita? 

Vite. Banale, no? Non proprio...

Ci sono vite spesso celate agli altri da un rispettoso “buongiorno” o “buonasera” scambiati sul pianerottolo. Accade ovunque, è evidente, ma spesso ci si relaziona agli altri con tanta superficialità...

È quello che accade in Israele, in una palazzina che di storie da raccontare ne avrebbe mole. Tre storie, in particolare, quelle raccolte nel libro Tre piani che di fatto mette in relazione racconti apparentemente slegati tra loro ma che, a ben guardare, qualche punto di contatto lo hanno. Non fosse altro che lo sguardo che i protagonisti si scambiano all’ingresso.

Al primo piano la vita scorre tranquilla tra Arnon ed Ayelet: due giovani genitori che, dopo la nascita della loro bambina Ofri hanno la necessità di affidarla ogni tanto alle cure degli anziani vicini. Un rapporto cordiale, un aiuto reciproco – visto che la bambina riempie le giornate vuote dell’anziana coppia – che ad un certo punto, però, precipita per via di un episodio legato agli albori di una malattia di quel nonnino che tanto bene sembra volere alla piccina, pur non avendo con lei vincoli di sangue. Una demenza che lo consuma in fretta e che cela quanto accaduto un giorno in cui, per diverse ore, l’uomo è scomparso insieme alla piccola Ofri. Il tarlo del dubbio si insinua in Arnon e Ayelet… in Arnon, in particolare, tanto da portarlo a tenere comportamenti mai presi in considerazione pur di difendere le sue donne.

Al secondo piano c’è quella che viene chiamata la vedova dagli altri condomini ma che vedova non è. Hani è la moglie di Assaf che, spesso fuori per lavoro, la lascia sola con le sue ombre. Quelle di un marito assente, di un cognato ricercato dalla polizia e improvvisamente arrivato a casa sua… La sua lotta interiore la porta ad immaginare qualche cosa di diverso dalla realtà? E che ne sanno, gli altri, di cosa prova lei, sempre sola in casa con i suoi figli?

Al terzo piano vive Dovra, una donna anziana, giudice in pensione, che cerca di tornare al passato accanto al suo marito defunto parlando con lui, raccontandogli la sua vita attuale, la voglia di ritrovare quel figlio che si è allontanato tanto tempo fa. Gli racconta anche di un incontro con un uomo. Un incontro galante? No, sembra di no. Ma nemmeno lei sa darsi una risposta fino a che non avviverà la svolta…

I protagonisti delle tre storie si raccontano rivolgendosi tutti ad un interlocutore che non può rispondere (scrivono lettere, parlano ad una segreteria telefonica sempre senza risposta) e aprono il loro cuore mostrandosi profondamente umani e sconosciuti a tutti coloro che sfiorano le loro esistenze senza mai farne realmente parte.

In tre piani si intrecciano vite, si raccontano sofferenze ma anche aspirazioni, sogni.

Nel primo ho avvertito una sensazione di sospeso visto che il protagonista resta in attesa di una risposta che non arriva. Si arriva a compimento di un percorso, invece, nell’ultimo piano, nell’ultima storia.

Libro particolare: io non amo i racconti ma in questo caso non li ho considerati come tali proprio per via del legame che, in un modo o nell’altro, c’è tra di loro.

Autore che non conoscevo. Lettura che invita a riflettere su quanto poco ognuno di noi possa sapere delle esistenze altrui e di quanto non si sia autorizzati a giudicare. Mai.
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Tre piani
Eshkol Nevo
Neri Pozza
255 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

martedì 21 febbraio 2023

La reincarnazione delle sorelle Klun (M. Castagna)

Ero convinta che fosse un libro per ragazzi. Mi sono lasciata catturare dalla copertina di questo libro che mi ha incuriosita a prima vita. Sapevo - il titolo parla chiaro - che sarebbe stato un genere molto particolare ma non sono riuscita a resistere al suo richiamo e l'ho preso.

Mai avrei immaginato di leggerlo con tanta voglia di scoprire come si sarebbero svolti gli eventi e, soprattutto, come sarebbe andata a finire la storia. Se dovessi definirlo, come genere, direi di aver avuto tra le mani un dark thriller in cui l'aspetto esoterico ha un ruolo fondamentale, in cui luce e tenebre si rincorrono e diventano le vere protagoniste. L'autore è abile ad imbastire una trama complessa, con storie di oggi che si alternano a storie passate apparentemente slegate l'una dall'altra ma che, ben presto, diranno qualche cosa di diverso.

Genere inusuale per me ma la lettura mi ha tenuta attaccata alle pagine nonostante il buio, la morte, i misteri, le citazioni, i silenzi, le ombre. Anzi, più che nonostante direi grazie a tutto ciò. 

Due sono le famiglie che, loro malgrado, sono le protagoniste della storia: la Klun e la famiglia Odescalchi/Monforte/Dalcò. Nel primo caso siamo tra gli anni '50 e '60 mentre nelle seconda i fatti avvengono in epoca contemporanea.

Augusto e Dora Klun hanno una vita felice. Semplice ma felice con le loro due bambine Gorizia e Fiorenza. Quando a seguito di un terribile incidente stradale le due bambine perderanno la vita, per i Klun qualche cosa cambia. Un nuovo concepimento, due gemelle in arrivo. É è possibile vedere in Gloria e Felicita la reincarnazione delle due bambine morte? Augusto ne è convinto ed ha anche delle prove a sostegno della sua convinzione. Dora, invece, fa fatica ad accettare che qualche cosa di simile possa essere possibile. Le due gemelle sono davvero un dono del Signore o dietro a quei grembiulini neri e quei fiocchi bianchi si nasconde qualche cosa di diverso? Basterà affrontare un viaggio e lasciare la propria terra d'origine per mettere svoltare pagina e mettere a tacere le tante voci che si rincorrono su quelle due bambine?

Alla loro storia si alterna quella di Rina Monforte. Donna insoddisfatta del suo attuale rapporto (vive con il suo compagno dopo aver lasciato il suo primo marito), incontra qualcuno che le cambierà la vita. Non necessariamente in meglio. Quando il suo primo marito viene trovato morto si apre un'indagine che porterà lontano, malgrado non si tratti di un vero e proprio caso visto che l'uomo sembra morto d'infarto.

Epoche diverse, storie diverse. Quale legame può esserci tra loro? E quale con la storia di Irin? Un ragazzino affetto da una terribile malattia che le impedisce di vivere alla luce del sole e che scopre, sotto la guida del suo maestro, di avere delle capacità molto particolari... Dalla terza parte del libro in avanti Irin parla in prima persona, accompagna il lettore alla scoperta di quei legami che inizialmente sembrano mancare ma che sono più forti che mai.

Trama ben costruita, intrecci sapientemente messi a punto. Dal punto di vista delle citazioni che ricorrono tra le pagine non sono per niente pignola per cui le ho prese così come vengono enunciate, senza troppi approfondimenti: non era quello l'aspetto che mi interessava di più.

Ottima la resa dei personaggi dal punto di vista psicologico, minuziose le descrizioni (soprattutto delle scene che avvengono al buoi dove il lettore ha l'impressione di essere anch'esso avvolto dalle ombre e dove gli sembra si sentire i suoni descritti) e un finale che chiude la storia ma che, secondo il mio parere, può lasciare spazio anche ad un seguito. Chissà!

Ps. ho fatto tanta ma tanta fatica a comprendere le ragioni dei comportamenti di Rina. E onestamente credo proprio che sia impossibile accettare un comportamento come il suo, soprattutto da madre...
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La reincarnazione delle sorelle Klun
Manlio Castagna
Mondadori editore
564 pagine
20.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

venerdì 17 febbraio 2023

Il giorno della civetta (L. Sciascia)

Non so se mio figlio sia pronto a leggere e comprendere questo libro. Seconda liceo, poco più di 15 anni, lettura assegnata dall'insegnante di italiano. Non so... Non so se è pronto a comprendere il messaggio dell'autore. Se sia pronto a comprendere cosa voglia dire che in un certo periodo della Storia il Governo (siamo nell'estate del 1960 quando questo libro venne scritto) non solo si disinteressava al fenomeno della mafia ma esplicitamente lo negava. Così come lo negava la gente comune.

Non so se riesca a rendersi conto che quanto riportato tra queste pagine è in parte vero. Perché se è vero che si tratta di un romanzo, nella parte finale viene riportata una riposta vera data dal Governo ad una interrogazione sull'ordine pubblico in Sicilia. Non so nemmeno se riuscirà - con il suo senno di quindicenne di oggi un po' svagato e fondamentalmte disinteressato alla cronaca - a rendersi conto che quello che dà il la alla storia è un evento realmente accaduto visto che l'autore prende ispirazione dall'uccisione di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, avvenuto nel gennaio del 1947 per mano di Cosa Nostra.

Sciascia racconta una Sicilia soggiogata dalla mafia, abituata al suo potere ma il messaggio che arriva - ad un lettore adulto, per lo meno - secondo il mio parere è che la parte peggiore dell'Italia, quella che crede che l'illegalità sia un vantaggio per tutti e che l'omertà sia la strada migliore per garantirsi la sopravvivenza abbia purtroppo allargando nel tempo i suoi confini.

Per parlare di questo fenomeno l'autore usa il romanzo giallo. Parte da una morte, quella di Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore di un paesino siciliano ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre sale su un autobus diretto a Palermo. Il Capitano Bellodi è incaricato di portare avanti le indagini. Testimoni? Molti, si può pensare, visto che l'uomo stava salendo su un mezzo di trasporto pubblico. No, due. Solo due: l'autista e il bigliettaio che negano di conoscere quell'uomo e negano pure di aver assistito ad un omicidio. Da qui hanno inizio indagini difficili, in un mondo omertoso. Il capitano Bellodi, però, non molla: seppur posto davanti ad un muro di gomma riesce a trovare indizi che legano quella morte violenta alle organizzazioni mafiose locali e alle forze politiche al potere. Quella morte riuscirà ad avere giustizia? Verrà dato un nome all'assassino? E al suo mandante? 

Io trovo che l'autore abbia fatto una scelta coraggiosa nel trattare il tema che ha trattato. E mi spiace dire che, seppur con i dovuti distinguo, in alcune zone d'Italia è una storia ancora attuale.

Un passaggio che mi ha colpita è quello relativo al cane di un contadino. Un cane cattivo, dice lui. Ed è un cane che si chiama Bargello, come il capo degli sbirri. Un passaggio breve che non passa però inosservato visto che rende l'idea di quello che era, all'epoca il rapporto tra i siciliani e le istituzioni.

Tanti gli spunti di riflessione sui quali mi auguro che l'insegnante di mio figlio voglia aprire un dibattito piuttosto che assegnare un compito in classe come se si trattasse di un qualsiasi romanzo giallo. 

Non lo è.
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Il giorno della civetta
Leonardo Sciascia
Edizione allegata al Corriere della Sera - collana I grandi romanzi
pag. 143

mercoledì 15 febbraio 2023

Le notti bianche (F. Dostoevskij)

Sono notti particolarmente luminose, le notti bianche, quel periodo dell'anno in cui nella Russia del nord, e quindi anche nella zona di San Pietroburgo, il sole tramonta dopo le 22.

Sono notti tutte da vivere, verebbe da dire. 

Notti che per i protagonisti dell'omonimo racconto giovanile di Fëdor Dostoevskij

L'ho trovato in una vecchia edizione in biblioteca, cercato perché indicato dall'insegnante di letteratura di mia figlia come lettura mensile. L'ho preso per lei ma l'ho letto io, per ora.

 Io non amo i racconti brevi perché preferisco storie più articolate ma stavolta mi sono fatta prendere la mano ed avendolo a disposizione l'ho letto in poche ore.

Sulle prime a colpirmi è stata la cifra narrativa d'atri tempi. L'uso del voi, quel manierismo che nel tempo è andato perduto... ed ho temuto che la storia sarebbe stata troppo obsoleta per i miei orecchi.

Invece, l'autore indaga a fondo nell'animo umano pur con poche pagine. Non tratteggia caratteri marcati dei due protagonisti - due sono, nel vero senso della parola - che in un dialogo quasi casuale all'inizio si mettono a nudo e mettono sul piatto i sogni, le speranze, le illusioni che serbano nel cuore.

Tutto molto veloce, mi sono detta: un giovane ed una giovane si incontrano, si piacciono, sentono consolidare fin da subito una profonda amicizia tanto da portarli a svelare rispettivamente le proprie vite senza risparmiare gli aspetti più dolorosi: uomo solo e abituato ad esserlo, lui, giovane innamorata in attesa del ritorno del suo innamorato, lei. 

Lui ci spera che possa essere arrivato il momento giusto per lasciarsi alle spalle la solitudine di una vita ma quando si rende conto che il cuore di lei appartiene già a qualcuno, allora fa un passo indietro.

Ma di passi, avanti e indietro, se ne faranno diversi e da tutte e due le parti tanto che ho pensato che anche i giovani di un tempo, pur usando frasi arzigogolate e pur girando attorno a certi discorsi, fossero piuttosto impulsivi e veloci.

Tutto, infatti, si svolge in poche notti, quelle notti bianche che hanno un significato specifico per quanto riguarda i fenomeni atmosferici ma che a me hanno fatto pensare a delle "notti in bianco" visto come si evolve la situazione. 
Quattro, per la precisione. Tante sono le notti nell'arco delle quali i due si avvicinano, si conoscono, si aprono l'uno all'altra, trovano una certa comunione d'intenti per poi... non svelo altro per non togliere il gusto della lettura a quei pochi (io a 50 anni rientravo in tale categoria) che non avessero ancora letto questo classico della letteratura. 

Quattro notti che sembrano strappare via l'uomo dal suo isolamento, dal suo spirito di sognatore ma che alla fine non gli riconsegnano altro che un'illusione, o qualche cosa che gli arriva molto vicino.
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Le notti bianche
Fedor Dostoewskij
Newton Compton editore
89 pagine
edizione omaggio de Il Resto del Carlino
collana Mille lire

martedì 14 febbraio 2023

La biblioteca dei giusti consigli (S. N. Adams)

La lista. Io così avrei intitolato il libro d'esordio di Sara Nisha Adams che, invece, chiama in causa una biblioteca. Ci sta. Nelle more del racconto ci sta, ma il mio sarebbe stato un titolo più calzante.

Eh sì, perché di fatto tutto ruota attorno ad una misteriosa lista di libri da leggere in caso di necessità, come si legge sul biglietto che è stato trovato all'interno di un libro e che ha circolato finendo in più mani. Una lista di libri. Titoli diversi tra loro ma che, a quanto pare, non sono stati affatto scelti a caso.


 Si tratta di una lista scritta dalla mano di un lettore. Su questo non ci sono dubbi. Ma quale? 

In molti si interrogano ma, a dire il vero, il lettore individua in fretta l'identità di colui che ha inteso lasciare una traccia di lettura a persone sconosciute. Per me, almeno, è stato così. Non mi è sembrato affatto difficile capire che avesse avuto la premura di consigliare libri che evidentemente erano stati importanti, tanto da essere scelti tra centinaia di altri titoli. 

L'aver capito in fretta la soluzione di questo piccolo mistero, comunque, non ha tolto il piacere della lettura. La storia si fa leggere anche se il discorso dei libri che cambiano la vita, salvano la vita, danno una direzione diversa alla vita di chi li legge non è una novità.

Qui ho trovato, però, un aspetto in più: quello dei legami che la lettura può originare. Mi piacerebbe molto che fosse davvero come avviene nel libro: persone che si incontrano, esistenze che scoprono di avere qualche cosa in comune le une con le altre, distanze che si accorciano, solitudini che diventano qualcosa di diverso... 

Mi piacerebbe davvero trovare quel filo conduttore, dato dai libri, in vite differenti. Non sempre avviene soprattutto perchè le biblioteche spesso non sono così frequentate come mi piacerebbe che fossero. E non sempre vengono create occasioni di condivisione, di confronto. 

L'influenza dei libri sui protagonisti in alcuni casi appare una forzatura: una ragazza che non ama la lettura pur lavorando in biblioteca improvvisamente diventa l'esatto contrario di se stessa ed inizia a dare davvero buoni consigli che, però, non sono suoi ma arrivano dalla lista.

Un anziano signore che ha sempre avuto accanto un'accanita lettrice ma che ha sempre fatto fatica a compendere la sua passione e ad accettare la sua capacità (e voglia) di estraniarsi da tutto il resto per immergersi nelle pagine. Anche per lui si avrà uno stravolgimento così repentino che si fa fatica a credere che possa essere possibile. Eppure, mi piace pensare che ciò possa accadere. Io ne potrei essere la prova anche se di tempo, prima di diventare una lettrice forte, ce ne ho messo un po' di più dei protagonisti del libro.

Ecco perchè, tutto sommato, l'idea che un libro possa cambiare la vita o che la lettura possa diventare qualche cosa di irrinunciabile anche in chi non ha mai amato leggere non mi dispiace affatto. Perchè anche con me è stato così. Non che non amassi leggere per niente, da ragazzina/ragazza: avevo altro da fare. Poi improvvisamente ho capito di essermi persa molto ed ho iniziato a recuperare fino a diventare la lettrice che sono oggi.

Detto questo, e ribadito che la lettura è comunque piacevole, devo fare un'osservazione.

Il personaggio di Aidan, fratello di Aleisha (che è uno dei personaggi principali) secondo il mio parere avrebbe meritato maggiore approfondimento soprattutto dal punto di vista psicologico. Il lettore non riesce proprio a capire il suo toremeno, il suo stato d'animo, le sue insicurezze fino a che non gli arriva il colpo improvviso che lo mette davanti ad un doloroso dato di fatto. Ecco, anche se il colpo di scena fa gioco ai fini della storia, Aidan avrebbe meritato più spazio e maggiore approfondimento.

É forse questa la pecca maggiore di questo libro: i profili personali dei protagonisti, o comunque dei personaggi principali, secondo ma avrebbero dovuto essere più accurati sacrificando magari i continui rimandi ai libri per dare più spazio a loro. 

Un altro piccolo appunto: nel parlare troppo dettagliatamente dei libri della lista si rischia di scivolare in qualche spoiler... un rischio che ho avvertito subito e che è arrivato come un colpo al cuore per quanto riguarda Piccole Donne... attenzione, non si fa!!!

Complessivamente, comunque, devo dire che si tratta di un buon esordio e che l'autrice - che per scrivere questo libro si è ispirata a suo nonno - ha un buon margine di crescita.

ps. comunque nell'edizione inglese il titolo - l'ho scoperto a posteriori - era molto più vicino al mio che a quello scelto.
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La biblioteca dei giusti consigli
Sara Nisha Adams
Garzanti editore
384 pagine
13.00 euro copertina flessibile

sabato 11 febbraio 2023

Oliva Denaro (V. Ardone)

Di libri per le mani me ne sono passati tanti. Acquistati, avuti in dono, presi in prestito. Mai, però, mi era capitato di iniziare ad ascoltare un libro in audiolibro, avere la necessità di tenere il cartaceo tra le mani e chiederlo in prestito in biblioteca per poi decidere di acquistarlo per averlo sempre a portata di mano. Difficilmente rileggo libri. Questo lo rileggerei all'infinito. 

E quella copertina... quegli occhi penetranti, quei lineamenti delicati e forti allo stesso tempo. Impossibile da scrollarsi di dosso quello sguardo e, a libro terminato, quella storia.


 É la storia di Oliva, Oliva Denaro

Oliva ha 15 anni, abita in un piccolo paese della Sicilia del 1960. Lì dove essere nate femmine vuol dire essere delle brocche che chi le rompe se le piglia. Lì dove le donne sono destinata a soddisfare i mariti e pensare alla famiglia. Lì dove le ragazze devono vivere con lo sguardo basso, non devono parlare con i maschi, devono ritirarsi tra le pareti di casa appena divenute donne in attesa che qualcuno si faccia avanti e le chieda alla famiglia.

Oliva è cresciuta secondo i dettami di una società che fissa dei paletti difficili da sradicare. Con una madre che ha ben chiaro in mente cosa voglia dire essere femmina ma con un padre che è fatto di tutt'altra pasta. Un uomo silenzioso, gran lavoratore, che ha una luce diversa negli occhi, però.

La ragazzina si troverà a fare i conti con situazioni che non capisce ancora bene e con altre che le si palesano con una chiarezza tale da fare male. E quando un giovanotto piuttosto in vista del posto le mette gli occhi addosso si sente all'inizio combattuta, emozionata sotto quello sguardo insistente, ma anche infastidita per qualche cosa che lei sente di non volere.

Ma quanto conta, in questo contesto, ciò che vuole una ragazzina?
Chi riesce a sentire la sua voce?
I suoi no?

Stretta nella morsa di convenzioni che sente di dover rispettare - per non fare torto alla mamma... perché certe cose una femmina non le fa - ma che piano piano valuta come ingiuste, restrittive, asfissianti, Oliva si metterà in gioco (non senza paura) per affermare il suo diritto ad essere libera.

Libera da ciò che pensa la gente.
Libera da ciò che gli altri vogliono per lei.
Libera di scegliere.

Bellissima la figura di Oliva: la sua voce è vibrante, tocca le corte del cuore, anche del più duro. E non è semplice non sentire addosso quello sguardo che si incontra nell'avere tra le mani il libro, con quella bellissima ed efficace immagine di copertina.

Bellissima la figura di suo padre. Un uomo umile la cui umile esistenza non equivale a stoltezza. Un uomo semplice ma dal grande cuore anche quando tutti gli altri (moglie compresa) pensano che non sia un uomo di carattere, non sia un vero capo famiglia. 

Ciò che più mi ha toccata, oltre alla vicenda che riguarda Oliva e che, purtroppo, era piuttosto comune in quell'epoca, è stato proprio il rapporto tra padre e figlia: quegli occhi capaci di comunicare anche senza parole, quei cuori sintonizzati sempre sulla stessa lunghezza d'onda, quella sintonia che nessuno (tranne loro) riesce a comprendere.

Bella anche la figura della madre di Oliva che, a suo modo - e seppur odiosa - rappresenta un altro elemento importante della storia. Una donna tutta d'un pezzo, lei che si è sacrificata a scendere al sud per amore, lei che all'amore non crede più, lei che non vuole stare sulla bocca di tutti ma che, alla fine, apre il suo cuore e si dimostra capace di un altro modo di amare andando oltre le convenzioni e il giudizio altrui.

Una storia difficile ma molto, molto bella. Viola Ardone torna ad emozionare con una grande storia, scritta in punta di pennza. Un libro che non dimenticherò e che rileggerò più e più volte. Un libro che ho messo sul comodino di mia figlia caldeggiandone la lettura: perchè le nostre ragazze debbono sapere che il coraggio di ognuna di loro è necessario per cambiare le cose, perchè ognuna sia consapevole di quanto sia importante avere la libertà di scegliere, perchè il loro amore non sia mai un amore piegato al volere altrui. Mai.
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Oliva Denaro
Viola Ardone
Einaudi editore
312 pag.
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 8 febbraio 2023

Dormi stanotte sul mio cuore (E. Galiano)

Comprato sulla scia dell'entusiasmo di mia figlia, rimasta colpita dalla copertina, Dormi stanotte sul mio cuore è rimasto a lungo sul comodino, prima, e tra gli altri libri da leggere poi. 

Ha atteso un po', poi il momento giusto è arrivato.
Per me, non per mia figlia che al momento è presa da letture completamente diverse.

Per me sì, è arrivato il momento e a lettura terminata ho chiuso il libro e l'ho posto sul comodino della sua cameretta, sotto quello che ha in lettura, dicendole solamente "...leggilo". 


 Sì, perché la storia di Mia e di Fede merita di essere letta anche da una giovane lettrice (o lettore, perchè no!).

Ho l'abitudine di leggere prima io i libri che poi legge lei, semplicemente per capire se si tratta di tematiche adatte ma anche di uno stile adatto a lei (qualcuno mi ha anche detto che questo mio modo di fare è una specie di censura nei confronti di mia figlia ma io non la vedo in questo modo) e stavolta posso dire che la scrittura è scorrevole e rispettosa anche di un lettore giovane. Dico rispettosa perché spesso vengono usati termini e frasi pesanti solo per fare colpo e per descrivere situazioni che si potrebbero rendere al meglio anche in altro modo. 

Mia è la voce narrante. Ha quasi trent'anni ma non racconta i giorni della sua maturità di donna. 

No, Mia racconta quando e perché il suo piccolo cuore di bambina le è sembrato scoppiare in petto e gli anni che sono seguiti ad un grande dolore. 

Racconta di un'adolescente con qualche problema a relazionarsi con gli altri, di quel cuore che non si rassegna a smettere di battere per quello che è stato il suo primo, grande amore che assume tali contorni ogni giorno di più. Perché da bambina lei non sa cosa sia l'amore che abbia sfumature diverse da quello per mamma e papà... piano piano, però, impara a riconoscerne le caratteristiche e le trova tutte lì, in quel periodo della sua vita in cui è stata felice.

Quella narrata è una storia di guerra, dolore, paura ma anche una grande storia d'amore. Non mancano frasi ad effetto, questo devo dirlo, ma a differenza di altre letture ridondanti e mielose stavolta mi sono trovata tra le mani una storia che mi ha catturata ed anche spiazzata un po'. Fino alla fine ho avuto la sensazione che ci fosse qualche cosa di non detto. Che si fosse saltati alle conclusioni con tanta, troppa fretta. La stessa con cui il piccolo cuore di Mia è stato spezzato da un'assenza improvvisa che ha pesato come un macigno per tanti anni.

Ora, quasi trentenne, Mia decide di raccontare e raccontarsi. Racconta di quanto ha lottato per cercare di darsi risposte che nessuno le dava ma anche di quando è stata sul punto di gettare la spugna. Racconta di un ragazzino arrivato in affido nelle famiglia di Mia dopo un passato che nessuno conosce, scappato da una guerra che non ha guardato in faccia a nessuno e che ha lasciato ferite profonde in tutti coloro che l'hanno vissuta. Racconta di un'empatia nata tra due ragazzino apparentemente così distanti tra loro ma così vicini. Un'empatia che coinvolge, emoziona.

Devo ammettere che si tratta del primo libro che leggo di questo autore ed ho anche sentito pareri contrastanti in merito al suo stile: io ho amato questa storia. Probabilmente ne avevo bisogno e sono più che convinta di aver fatto bene nell'appoggiare quel libro, con discrezione, sul comodino di mia figlia.

Sperando che lo legga!

Ps. non posso negare di essermi imbattuta, tra le pagine, in un viaggio che mi è sembrato un tantino assurdo vista una serie di situazioni... ma nel complesso non ci ha stonato più di tanto.
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Dormi stanotte sul mio cuore
Enrico Galiano
Garzanti editore
368 pagine
17.90 copertinta rigida, 8.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

martedì 7 febbraio 2023

Addio mia amata (R. Chandler)

Un cappello, una sigaretta, un cappotto e una pistola. Un "A-ah!" detto al momento giusto, un lavoro da investigatore privato che non ha nulla a che fare con la sicurezza di un lavoro salariato e tranquillo. 

 

Philip Marlowe è il protagonista del libro che ho letto dopo averlo rimirato nella libreria di casa per tanto tempo, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1940. 

Lui non usa la violenza per ottenere ciò che cerca - anche se spesso la violenza non risparmia lui- ma con l'uso della parola e della verità riesce spesso ad ottenere l'aiuto dalle peggiori persone che incontra. Tutto a fin di bene, ovviamente. 

In 41 capitoli Addio mia amata è il secondo di otto romanzi che hanno Marlowe  come protagonista. Io l'ho conosciuto qui, in questo secondo volume. L'ho avuto parecchio tempo fa da un'amica che, in vista di un trasloco, aveva bisogno di liberarsi di qualche volume di troppo ed io non ho detto di, visto che non l'avevo letto.

Quello che ho avuto io tra le mani è un volume piuttosto datato - con il prezzo il lire, 12.000 lire - con pagine ingiallite e scrittura fitta fitta. Nuovo al tatto, però, segno che la mia amica non deve averlo nemmeno sfogliato. Conservato, sì, ma probabilmente finito nella pila dei libri da leggere e mai letto. 

Ciò che colpisce - che per lo meno ha colpito me - è l'aplomb del protagonista che sembra mantenere sempre la calma anche nelle situazioni più complicate e pericolose. E colpisce anche la sua ironia così come quell'immagine resa dall'autore di una Los Angeles che diventa la coprotagonista della storia. 

Tra razzismo (la morte violenza di un negro non interessa più di tanto alle forze dell'ordine, a quanto pare) e pericoli nascosti dietro ogni angolo, la città arriva al lettore in tutta la sua maestosità e in tutto il suo fascino d'altri tempi.

La storia propone intrecci che sembrano sulle prime elementi di situazioni che nulla hanno a che vedere l'una con le altre, ma strada facendo si capirà che non è così. 

Lo capisce il lettore assieme a Marlowe, non lo capisce più di tanto il poliziotto titolare del caso...

Non uno ma più casi, a dire il vero. Impegnato ad indagare su tutt'altro, Marlowe si lascia incuriosire da un uomo grande e grosso che lo trascina con sé all'interno di un locale di soli neri, alla ricerca della sua Velma. 

Ma Velma nel locale non c'è, locale che peraltro ha cambiato i connotati nel tempo e il tentativo di quell'omone di scovare la sua bella finisce con un uomo ammazzato, un fuggitivo ed un testimone (suo malgrado) che risponde al nome di Philip Marlowe. Ho letto quelle pagine con una certa impazienza, devo essere sincera, di capire come si sarebbero risolte le varie situazioni... la pagine restanti erano sempre meno e non sembrava arrivare mai la svolta. Poi, puff! Un finale che non avrei mai immaginato ed al quale non avevo proprio pensato per niente. Una sorpresa, con tutte le tessere del puzzle finite al loro posto.

Ho fatto la conoscenza, con questo romanzo, con il genere hard boiled, con un investigatore che spicca per senso dell'onestà, rigore morale ed una pungente ironia. Uomo di poche parole (ma dette al momento giusto) Marlowe è un duro che ha un modo di fare molto particolare. Non è una persona che ama le sceneggiate: molto concreto e deciso - anche con le donne che, comunque, gli gravitano attorno - non è troppo attento al guadagno quanto ad arrivare alla verità. Non ama la violenza a meno che non sia necessaria per difendersi, non ha paura ad affrontare il pericolo e si mette in gioco con estrema naturalezza.

Se leggerò gli altri sette della serie? Per il momento non ne sento la necessità. Magari più avanti ci ripenso.
***
Addio mia amata
Raimond Chandler
Feltrinelli editore (quarta edizione del 1999)
pag. 238
prezzo di copertina 12.00 lire
nuove edizioni: 20.00 euro copertina flessibile, 13.99 Kindle

domenica 5 febbraio 2023

La più grande (D. Morosinotto)

Canton, 1770.

Una storia d'altri tempi, quando le orfanelle diventavano serve già a pochi anni senza alcuni diritto a fronte di tantissimi doveri, quando i mari erano minacciati dalle navi pirata e questi ultimi erano personaggi di gran fascino, quando essere donna voleva dire valere poco più di niente.


Non stavolta, però. Quella di Shi Yu è una storia di riscatto, coraggio, libertà.

Grandissima avventura, gran ben romanzo di formazione ispirato alla vera storia di colei che comandò la più grande flotta pirata di tutti i tempi.

Lo consiglio a giovani lettori (in particolare ragazze, per una sana iniezione di autostima) ma anche a lettori adulti che apprezzano una scrittura fluida, descrizioni accattivanti, personaggi ben resi e avventure al cardiopalma).

La prima cosa in assoluto che ho apprezzato è stata la copertina: mi ha catturata e mi ha reso l'idea di un personaggio che mi sarebbe piaciuto. Così è stato.

Poi ho apprezzato la presenza, nelle prime pagine, di un glossario piuttosto articolato: vengono riportati i nomi di tutti i (tanti) personaggi che compaiono con relativa descrizione e ruolo, la spiegazione di parole che nella cultura occidentale potrebbero non essere familiari, la spiegazione delle unità di misura utilizzate con relative corrispondenze nonché spiegazioni relative a come viene tenuto conto del tempo in Cina. Ringrazio l'autore per aver messo queste pagine prima dell'inizio della storia. Spesso vengono messe in coda e se non si è abituati a sfogliare il libro prima o durante la lettura nemmeno ci si fa caso.

Un aiuto non indifferente per una lettura più agevole, questo, ma devo ammettere di non aver avuto mai bisogno di tornare indietro per cercare di comprendere ciò di cui si stesse parlando: la narrazione è così chiara e scorrevole che non mi sono trovata mai in difficoltà.

La storia in pochissime parole: Shi Yu è abituata a pulire, lavare, sistemare in una locanda nella quale non ha nessun diritto, tantomeno quello ad essere pagata. Deve solo essere riconoscente per essere stata presa come sguattera tuttofare quando il mondo non le avrebbe potuto riservare nessun altro posto. Lei, però, non ci sta. É una bambina, è vero, ma coltiva ogni giorno il suo sogno di libertà fino a che non arriva l'occasione giusta. O meglio, quella che si configura solo più tardi come un'occasione nel momento in cui accade altro non è che un rapimento. Tutto ha inizio da qui, quando ha l'occasione di mettere a frutto gli insegnamenti che ha ottenuto in precedenza - furtivamente - da un vecchio maestro, nonno del suo amico Li Wei. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, la ragazzina conquista con coraggio il suo posto nel mondo fino ad arrivare a tenere testa ad una flotta di 40.000 pirati. Impossibile? Mera fantasia? Pare proprio di no visto che si tratta di una storia scritta basandosi sulla vita di una ragazzina che ha realmente percorso le stesse tappe della nostra protagonista.

Quella della strega dei mari è una storia appassionante e tutta da gustare, riga dopo riga. Sono altri tempi, altre abitudini sociali ma la voglia di libertà, il coraggio, la tenacia sono sempre attuali: vincitore dell'edizione 2021 del premio Strega categoria ragazzi 11/15 anni, non mi ha fatto sentire per niente fuori posto pur essendo una lettrice adulta e decisamente fuori quota. 

Non credo di sbilanciarmi troppo nel dire che è il più bel libro letto in questi primi mesi dell'anno. 

Regalatelo e regalatevelo. Ne varrà la pena.
***
La più grande
Davide Morosinotto
Rizzoli editore
528 pag.
13.00 euro copertina flessibile, 17.00 euro copertina rigida, 7.99 Kindle

giovedì 2 febbraio 2023

Educazione siberiana (N. Lilin)

Criminale e onesto: sono questi i due termini che vengono citati più spesso tra le pagine di Educazione siberiana di Nicolai Lilin.

Ho avuto modo di conoscere l'autore in occasione della presentazione di un suo libro più recente - Spy story Love story - ma solo a distanza di anni mi sono sentita pronta a leggere questo suo famoso libro.

 

E credo di aver fatto bene a leggerlo oggi, con una certa maturità... 

Nato in un ambiente criminale, tra gente che educa fin da bambini a mettere davanti a tutti le idee del resistere ad un certo tipo di politica, l'autore racconta la storia di una comunità che lo ha avuto come protagonista. Storia vera, dunque, anche se romanzata, quella che ha rappresentato un potente esordio letterario. Una storia che non è per tutti, devo ammetterlo, ma che rende bene l'idea di ciò che è stato e di cosa voglia dire ricevere un'educazione siberiana.

Ciò che ho incontrato con maggior frequenza è stata, per me, una contraddizione in termini: quella del criminale onesto. Essere criminali onesti voleva dire essere dalla parte del popolo, di chi continuamente subiva: un modo di opporsi con coraggio ad un sistema considerato corrotto. Criminale onesto... ancora mi risuona nella mente questa apparente contraddizione che cela, però, sotto ad un mantello di criminalità intesa come non rispetto dell'autorità imposta, tanti punti condivisibili... e questo mi ha sconvolta, lo ammetto. Mi sono trovata ad ammirare certi modi di fare, legati a forti principi che in altre comunità, onestamente, non sono semplici da trovare.

All'interno della comunità siberiana, da quanto ho appreso, le regole da rispettare sono molto ferree. C'è un vero e proprio codice comportamentale e niente accade per caso. I rapporti sono regolati da veri e propri rituali anche per gli scambi più semplici come possono essere dei messaggi orali. La violenza è all'ordine del giorno ma mai senza un motivo scatenante, mai per il gusto di essere violenti. Ciò che ricorre molto spesso è anche l'aspetto religioso così come molto affascinante è stato l'approfondimento relativo ai tatuaggi, al loro significato, al rituale della realizzazione, all'arte del tatuatore.

Il protagonista - Kolima, questo il suo soprannome che di fatto altri non è se non l'autore stesso - era parte di una comunità di criminali onesti che difendevano la stessa comunità dal male che arrivava dall'esterno. Questa è la realtà che ha vissuto sulla sua pelle e che ha raccontato in un libro scorrevole, scritto in modo chiaro ma anche con una certa freddezza secondo il mio punto di vista.

Ciò che viene raccontato è terribile - a partire dai bambini armati fin da piccoli, da vendette, pestaggi, regolamenti di conti, violenze di ogni tipo - ma viene reso con estrema naturalezza, segno di quanto ciò fosse la normalità per quel bambino di allora, educato in quel modo e con l'esempio degli adulti che erano cresciuti all'interno dalla comunità di cui erano diventati i pilastri. Uno di questi è il nonno di Kolima, vero e proprio idolo e guida del ragazzino ma anche elemento di riferimento all'interno della comunità.  

Non posso e non voglio scendere nei dettagli della trama, basti sapere che incontriamo un Kolima bambino agli inizi del romanzo e lo ritroviamo uomo alla fine in un viaggio che sconvolge e colpisce nel profondo. 

So che questo libro è diventato il primo di una trilogia e mi piacerebbe leggere anche il resto ma sento di aver bisogno di una pausa, di dover riprendere fiato dopo tanta violenza e dopo un rigore che mi fa rabbrividire al solo pensiero (e non mi riferisco alle temperature di quelle zone...).
***
Educazione siberiana
Nicolai Lilin
Einaudi editore
348 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle, 18.00 euro copertina rigida