sabato 29 aprile 2017

Cuccioli per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

Questa volta a De Giovanni devo anche riconoscere il merito di avermi commossa. Eh sì! Le avventure del Commissario Palma e della sua squadra, i Bastardi di Pizzofalcone, questa volta sono arrivate alle corde del cuore grazie a personaggi che mostrano ancora una volta il loro lato umano e  che non temono di farlo. Non sono i supereroi dai muscoli d'acciaio, i Bastardi: sono uomini e donne che hanno fragilità e debolezze, che soffrono, che amano, che sperano e che svolgono il loro dovere con competenza. Alla faccia di chi vorrebbe chiudere quel commissariato scomodo, quello che - come De Giovanni ricorda in ogni avventura seguita al primo libro dei Bastardi - a seguito di una questione di droga che ha avuto per protagonisti quattro ex colleghi, ha visto arrivare a Pizzofalcone agenti dei quali altri commissariati hanno fatto volentieri a meno. 
Luigi Palma è il Commissario che ha avuto il compito di riorganizzare una squadra: nemmeno ci sperava di riuscire a farlo ma ora, con i suoi ragazzi attorno e con i risultati ottenuti, si è dovuto ricredere un bel po'.
Giorgio Pisanelli continua nella sua missione del caso dei suicidi-presunti omicidi. Ancora non è riuscito a venire a capo della sua indagine sotterranea, quella che lo porta sulle tracce di un assassino la cui mano, secondo lui, si cela sotto i tanti suicidi verificatisi nella zona. Nel precedente libro ci era arrivato vicino alla soluzione del caso ma ora...
Giuseppe Lojacono ora fa coppia fissa con Laura Piras - il magistrato - ma sono una coppia fantasma visto che lei preferisce così. Per il bene del commissariato, dice.
Francesco Romano non si rassegna alla perdita della moglie, che l'ha lasciato, ma trova qualcuno a cui affezionarsi e arriva quasi a dimenticarla sua moglie.
Ottavia Calabrese è forse quella che in questo episodio resta più statica degli altri per quanto riguarda le sue vicende personali, se non fosse per un invito a cena da parte di Palma che scompiglia le carte in tavola.
Alex Di Nardo questa volta riesce a dimostrare che la sua dimestichezza con le armi non è necessariamente un problema, tutt'altro. Prende una decisione importante dal lato personale ma non sempre le cose vanno come si vorrebbe,
Marco Aragona mi ha fatto sorridere più del solito. Spocchioso, confusionario, sempre pronto alla battuta ma dal cuore tenero. Impacciato con la donna che gli ha rapito il cuore ed incapace di dire di no ad un fan che lo considera il miglior poliziotto al mondo, e che poi gli chiede un favore che lo metterà sulla pista di un losco giro di animali scomparsi.

Anche stavolta è la squadra che vince. I Bastardi si trovano ad indagare sull'abbandono di una bambina appena nata e sulla morte di una giovane donna ucraina. Contemporaneamente, Aragona fa il segugio solitario (o, almeno, pensa di farlo), alle prese con la scomparsa di cuccioli di cani e di gatti che, da qualche tempo, non si vedono più per le strade.
Cuccioli: sono i cuccioli i protagonisti di questo episodio dei Bastardi. Quegli esseri indifesi che si trovano a pagare colpe non proprie, errori di altri. 

Il caso della donna trovata morta è legato al ritrovamento della bambina? Ce la farà, la piccina, a sopravvivere? Ed i cani, chi può essere interessato a loro e per quale scopo?

Come di consueto la narrazione non è farcita di particolari macabri che abbondano in romanzi di altri autori: le descrizioni sono minuziose ma De Giovanni non eccede mai. Manca il superfluo mentre l'essenziale è ben proposto. 

Anche stavolta - l'avevo notato in Gelo ma non l'avevo rilevato nella mia recensione - l'autore racconta anche altre storie, brevi storie di personaggi che non hanno a che fare con i casi di cui i Bastardi si stanno occupando. E quelli restano sospesi. La storia della donna con la figlia grassa, ad esempio... tanto per citarne uno.

Ma tutto quadra. De Giovanni lascia intendere che la vita va avanti per tutti, anche per chi non è protagonista della storia principale. A Pizzofalcone succede anche altro, e ci sono vicende che spesso si consumano tra le quattro pareti di un'abitazione e qui restano.

Anche stavolta De Giovanni non mi ha dato la soddisfazione di vedere risolto il caso dei suicidi-omicidi ed ammetto che inizio ad essere un tantino impaziente su questo fronte.

Mi ha comunque catturata, dalla prima pagina all'ultima. 
E con questa lettura  partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: avendo iniziato la serie dei Bastardi per l'obiettivo serie Thriller/Giallo non ce l'ho fatta a smettere.
 

venerdì 28 aprile 2017

Isadora Moon. Primo giorno di scuola - Harriet Muncaster (Venerdì del libro)



TITOLO: Primo giorno di scuola
AUTORE: Harriet Muncaster
ILLUSTRATRICE: Harriet Muncaster
CASA EDITRICE: De agostini
PAGINE: 124

Ho  deciso di comprare il libro Isadora Moon. Primo giorno di scuola solo vedendo la copertina. E’ stato un colpo di fulmine!


Eravamo a Milano in una libreria con una famiglia di nostri amici e appena il papà dell’altra famiglia me lo ha fatto vedere io ho deciso subito, lo avrei comprato e ho fatto anche bene perché mi è piaciuto un sacco!!!

E’ un genere che non avevo mai letto. Di vampiri, intendo, ancora non avevo letto nulla.
Parla di una bambina di nome Isadora Moon: padre vampiro e madre fata. Quindi, lei è metà vampiro e metà fata. Lei vorrebbe andare a scuola ma non sa se è più vampira o più fata. Allora decide che di giorno va alla scuola per fate e di notte a quella per vampiri e… sarà difficile scegliere, perché…

Come ho detto prima per me è un bel libro, si legge in fretta, scorrevole e lo consiglio soprattutto per le ragazzine perché mi sembra un po’ più da femmine ma se un maschio lo vuole leggere è libero di fare come preferisce: credo che le storie siano storie e possano piacere a tutti, non solo a maschi o a femmine!
Il mio personaggio preferito è stata la protagonista perché ha vissuto molte avventure che piacerebbe vivere anche a me.
 
Il libro ha una bella copertina, è scritto in caratteri non troppo piccoli, ha un prezzo molto conveniente probabilmente per far conoscere Isadora, la sua famiglia e i suoi amic. Credo che sia stato un prezzo promozionale per il primo libro della serie, per invogliare a conoscere questa novità.
Con me ha funzionato: dopo aver letto il primo ho voluto comprare tutti gli altri in italiano perché ce ne sono anche nella versione inglese.

Segnalo questa serie per il Venerdì del libro di oggi, ovviamente ai lettori più giovani ma se anche un lettore adulto volesse conoscere questo personaggio non ci sarebbe niente di male.

Spero lo leggiate anche voi e (se lo fate) spero anche vi piaccia.
Buona lettura a tutte.

mercoledì 26 aprile 2017

La ragazza con la bicicletta rossa (M. Hesse)


Originale.

Ho trovato originale la storia narrata da Monica Hesse nel libro La ragazza con la bicicletta rossa. Il contesto storico è quello della Seconda Guerra Mondiale quando i Paesi Bassi, dopo essere stati violentemente invasi, subirono una serie crescente di restrizioni nei confronti della popolazione ebrea. Siamo nel 1943 ad Amsterdam ed è in questo contesto che l'autrice presenta Hanneke: una ragazza che ogni giorno procura di che vivere alla sua famiglia facendo delle consegne porta a porta scovando beni di diverso tipo e commerciandoli sul mercato nero. 
E' brava, Hanneke.
a questo mestiere per soldi e non ha tempo di provare sentimenti tra una transazione e l'altra, nel mezzo di una transazione o di un'altra.

Sentimenti.
Li ha sepolti completamente quando è morto il ragazzo che amava e della cui morte si sente responsabile. Le manca, Bas. Le manca il suo sorriso, le mancano i suoi occhi ma respinge il pensiero ogni volta, lasciandolo annegare nel mare della colpa che prova per la sua morte.
La storia viene narrata usando dei flash-back nei quali Hanneke rivela pezzetto dopo pezzetto la sua vicenda personale. Il suo passato, dunque, si somma al suo presente. Ad un presente in cui vige il coprifuoco, in un presente in cui ci sono persone che scompaiono e che non tornano più a casa, in un presente in cui è la paura il sentimento dominante.
In tale contesto Hanneke viene coinvolta in una vicenda più grande di lei: viene incaricata di cercare una persona scomparsa. Non una cosa, un oggetto ma una ragazza che era stata nascosta per sfuggire alla morte - che peraltro era toccata alla sua famiglia - ma che così, da un giorno all'altro, non si trova più nell'abitazione in cui le era stato offerto riparo. Nessuno sa nulla. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito. Volatilizzata. Sparita. Nessun traccia da seguire, apparentemente.
Hanneke è titubante ma, alla fine, accetta. E lo fa, come di consueto, per soldi.

Riuscirà a restare distaccata davanti alle immagini che le sfileranno davanti agli occhi?
Riuscirà a non farsi coinvolgere in modo intimo e personale dalla sofferenza altrui?
Riuscirà a restare indifferente davanti al coraggio di chi, pur in un contesto di pericolo così elevato, mette in pericolo la propria vita per salvare quella di qualcun altro?
Soprattutto, sarà capace di trovare una persona con la stessa abilità con la quale scova oggetti?

Dicevo che ho trovato la storia originale. Le vicende storiche, purtroppo, sono tutt'altro che originali. Ciò che capitò in quegli anni è risaputo ed è stato raccontato in tanti romanzi storici, più o meno fedeli a quanto realmente accaduto. In tale contesto, la storia di Hanneke è originale perché lo è ciò che si trova ad avere per le mani.
E' un racconto che tenta di mettere in primo piano una normalità che, purtroppo, non è più tale quanto attorno impera la guerra, la violenza, l'odio razziale. 
Eppure, in un contesto del genere, ci sono dei giovani che cercano di non subire le vicende in modo passivo o rassegnato.

Ciò che mi ha maggiormente colpito in tutto il racconto, oltre alla particolare personalità di Hanneke - così forte e scaltra ma anche così profondamente fragile ed affamata d'affetto - è il ruolo della sua famigli. Una famiglia che resta in secondo piano mentre nel suo interno prende forma qualche cosa di grande, di importante e di pericoloso. I genitori di Hanneke pur stando in apprensione per lei quando non torna per l'ora del coprifuoco, non indagano più di tanto su ciò che fa la loro figlia, su cosa realmente la tiene fuori in orari tanto pericolosi. O, forse, non vogliono indagare perché preferiscono non sapere? Preferiscono l'incoscienza alla condivisione di qualche cosa di così grande come la Resistenza può essere. 
Sullo sfondo di un periodo storico che non si può dimenticare, parte una caccia all'uomo con le ore contate dove non ci sono commissari o ispettori nelle vesti dei protagonisti ma dove ci sono dei giovani che affrontano di petto una realtà che non intendono accettare.

Con questo libro partecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge. La parola utile per la challenge è BICICLETTA che compare nel titolo ed è raffigurata in copertina.

domenica 23 aprile 2017

La bambina che amava Tom Gordon (S. King)

Da Stephen King mi aspetto sempre momenti di puro terrore, così come scritto nella copertina del libro La bambina che amava Tom Gordon. In un commento del New York Times, riportato in giallo di lato, in basso a destra della copertina, è quello che si dice di questo libro. Momenti di puro terrore: non che ami questo genere ma, avendo letto un solo altro libro di King - che peraltro mi è piaciuto molto - e non avendo trovato terrore, ho voluto provare con un altro titolo che, dalla copertina, faceva delle promesse ben precise.

Invece...

Invece ho letto la storia di una bambina che si perde nel bosco con tutti i disagi e le situazioni difficili che questo può provocare. Ma di momenti di puro terrore non ne ho proprio incontrati, se non fosse per quel disagio che ha provocato in me l'idea di una bambina dell'età di mio figlio che resta tanti, troppi giorni da sola in un bosco, sotto la pioggia, senza cibo, con le zanzare che la torturano e con i tanti suoni di quell'ambiente che devono averla fatta impazzire. E' la situazione in se' ad essere terrificante!

Questa è la storia.
Innanzitutto devo dire che nell'edizione che ho avuto io  tra le mani - piuttosto vecchia, avuta in prestito dalla collezione privata di mia cognata che di King ha tutto - la traduzione non è affatto accurata. Basti un solo esempio: la cantante Céline Dion diventa Celine Dionne. Un dettaglio che, però, mi ha fatto capire quanto poco sia stata accurata la traduzione. Un errore così grossolano su un nome proprio viene poi accompagnato da diverse inesattezze.

E' nel bosco con sua madre e suo fratello, Trisha, ma nessuno dei due fa caso a lei, rimasta un pochino indietro così come nessuno sente la sua voce che li chiama. Sono troppo impegnati a discutere che sembra proprio che non si ricordino nemmeno della sua presenza. E resta indietro. Dall'alto dei suoi nove anni Trisha non si rende conto di quanto possa essere pericoloso, nel bosco, perdere di vista i suoi compagni di viaggio. Se ne renderà conto solo successivamente quando sarà completamente sola, con poche provviste, un solo zainetto al seguito, qualcosa da bere ed uno walkman a farle compagnia fino a che le batterie lo vorranno.

Trisha cammina. Cammina in una direzione che la porta sempre più lontano. Cammina e cade, si ferisce, piange, si rialza, continua a camminare, mangia qualche briciola, beve acqua di torrente che la fa star male, cala di peso un giorno dopo l'altro, combatte con le zanzare, viene punta e punta e punta ancora. Sente una vocina malefica dentro di se che le ricorda quanto si vicina alla morte ma la scaccia con decisione: sarà il pensiero del suo giocatore preferito, Tom Gordon, a farle compagnia e a darle coraggio. Arriverà ad avere le allucinazioni, perderà le forze, perderà il senso del tempo e dello spazio e dovrà affrontare anche un grande pericolo. Mentre i giorni passano.

Per il resto del mondo, per coloro che la stanno cercando, la montagna l'ha inghiottita. La foresta dei Monti Appalachi la custodisce come un grande segreto da celare agli occhi di tutti gli altri, quasi come fosse diventata parte di se. Ma per chi la sta cercando, Trisha è morta, inghiottita dalla natura chissà dove e chissà secondo quali modalità.

Lei non si lascia scoraggiare, però, chiama a raccolta tutte le sue forze e vuole cercare la vita, vuole cercare voci umane, presenze umane che possano aiutarla. Non credo proprio che una bimbetta di quell'età potrebbe fare ciò che fa lei. Nemmeno un adulto ci riuscirebbe, secondo me! King è minuzioso nelle descrizioni ma, secondo me, ha messo su un personaggio poco verosimile. E' solo una bambina di nove anni ma si comporta come un super eroe. Una specie di piccola Rambo a cui mancano solo ago e filo per ricucirsi le ferite.

Personaggio poco verosimile in una situazione estrema per un King che, comunque, invita a non perdere la speranza anche in circostanze come questa.

Con questo libro partecipo alla Challenge  La ruota delle letture.
Mi è utile per l'obiettivo11 del decimo giro di ruota che prevede un libro ambientato in montagna.

venerdì 21 aprile 2017

Lorenzo Marone - Magari domani resto (Venerdì del libro)

Per il Venerdì del libro vorrei condividere l'incontro con Lorenzo Marone, per la presentazione del suo ultimo libro Magari domani resto
E' stato ospite dell'anteprima Leggerestate, una iniziativa che si svolge nel comune di Porto Sant'Elpidio (nelle Marche), un ciclo di incontri con autori che di solito si svolge in estate e che, appunto, è stato proposto in anteprima.
   
Intervistato da Giovanna Taffetani (Libreria Il Gatto con gli stivali), Marone ha portato in mezzo a noi Luce

Luce è la protagonista di quel romanzo, l'ultimo, che ha definito come il suo lavoro più descrittivo in riferimento alla città in cui si svolge il racconto. Napoli, la sua Napoli, da cui ha preso in prestito i caratteri dei personaggi che la sua stessa città gli ha offerto. Ovviamente sono personaggi inventati ma le loro caratteristiche arrivano proprio dalla sua Napoli.

Magari domani resto che tipo di romanzo è?
"E' un romanzo pieno di contraddizioni. Volevo raccontare una storia piena di vita, di colori, di sapori, di speranza. Anche la protagonista è piena di contraddizioni e merita di essere conosciuta".

Luce Di Notte: un nome, quello della protagonista, che è tutto un programma!
"Eh sì. Il nome dalla protagonista non è un nome scelto a caso. E' una piccola, grande femmena del sud. Ha un caratteraccio ma è molto sensibile, vive con ironia. Uno strumento, quello dell'ironia, con il quale cerca di affrontare le difficoltà quotidiane. Con ironia ma anche con leggerezza. Lavora in un ambiente maschilista e combatte ogni giorni per chi è inerme, indifeso. E' insoddisfatta della sua vita privata: è la primogenita, nasce e cresce con questo ruolo. E' una ragazza che prende in mano le redini e ciò contribuisce a renderla ciò che è. E' una ragazza coraggiosa".

Andare o restare è il tema di fondo del libro. Luce è una che resta?
"La storia di Luce lascia emergere una tematica a me cara: quella del partire e del restare. Ci vuole coraggio sia per partire che per restare. Luce è una che resta. Luce non scappa. Affronta i problemi e dimostra che migliorare il nostro pezzetto di mondo contribuisce a cambiare la nostra vita".

Napoli. Qual è la Napoli che viene descritta da Marone in questa storia?
"Non amo raccontare il nero di Napoli. Ci sono altri che lo fanno. Io cerco sempre le vie di mezzo. Napoli non è solo quella di Gomorra. Per carità, quello pure c'è! Ma c'è anche molto altro. C'è anche chi tira avanti con coraggio, c'è chi nonostante tutto resta".

Da dove arriva la scelta della copertina?
"Sulla presenza della rondine non dico nulla. Lo si scoprirà leggendo. Posso dire, però, che avevo chiesto all'editore una copertina luminosa, allegra, primaverile che riscattasse un po' i toni tetri del romanzo precedente.

Marone quando scrive, quando è alle prese con un nuovo romanzo, legge oppure no?
"Io leggo sempre. Ho sentito di questa cosa che ci sono autori che quando scrivono non leggono. Io non potrei stare lontano dalla lettura. Onestamente sono per il leggere qualunque cosa, purchè si legga".

Io condivido appieno quest'ultima affermazione. Ricordo la mia insegnante di italiano delle scuole medie che ci consigliava di leggere qualunque cosa. Ai maschi consigliava anche la Gazzetta dello Sport, purchè leggessero!

Ora non mi resta che leggere il libro e lo farò presto.

Ps. non sono riuscita ad incontrare di nuovo Marone a Tempo di Libri, a Milano e, per consolarmi, mi sono accontentata di una foto con la sua foto! Da fuori, perchè dentro la vetrina non c'entravo proprio!

giovedì 20 aprile 2017

Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

Non ho letto questo libro ma l'ho ascoltato. E' il secondo di De Giovanni che ascolto in audiolibro e stavolta non è stato un caso. Avendo davanti a me dieci ore di viaggio in macchina (non da guidatore) - cinque all'andata e cinque al ritorno - ho pensato bene di rendere fruttuoso il tempo che avrei passato altrimenti in modo passivo, magari chiacchierando un po' e sonnecchiando per la maggior parte del tempo. 

Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone è stata la prosecuzione naturale di Buio, letto qualche giorno fa, e che ha consolidato l'affezione a De Giovanni, a Lojacono e a tutta la squadra dei Bastardi.

Anche questa volta De Giovanni mi ha catturata e la voce di Peppe Servillo lo ha aiutato in questo visto che è perfetta per la tipologia di racconto e per rendere al meglio i personaggi, alcuni più di altri ma comunque tutti ben riusciti.

Anche questa volta le indagini che arrivano al cospetto del Commissariato di Pizzofalcone sono due: un duplice omicidio e un sospetto di violenza sessuale su una dodicenne da parte del padre. 

Le due piste stavolta non hanno contatti come avvenuto in Buio e proseguono parallelamente l'una all'altra. La ragazzina lancia dei segnali molto chiari contro suo padre ma l'infamante accusa che traspare da ciò che scrive sui suoi tempi di italiano richiede parecchio tatto ed indagini approfondite.

Il duplice omicidio è un caso piuttosto intricato: fratello e sorella trovati morti in casa, un quell'appartamento che lui, Biagio, occupava da tempo e che di recente aveva ospitato anche la sua bellissima sorella di poco più piccola di lei. 
Cadaveri trovati da un amico e collega di Biagio, che poi si scoprirà essere anche il proprietario dell'appartamento che il ragazzo occupava gratuitamente da tempo.
Padre in carcere, uscito da poco. 
Fidanzato di lei piuttosto geloso. 
Un agente piuttosto ambiguo che ha introdotto la bella ragazza nel mondo dei set fotografici. Attorno a questi soggetti gravitano le indagini. Da loro si cerca di sapere qualche cosa di più ed emergono rapporti piuttosto controversi, con un padre che - di recente uscito da galera dove ha scontato 16 anni per omicidio - sembra essere colui nei confronti del quale i sospetti prendono sempre più corpo. Però... come al solito c'è qualche cosa che non quadra e Lojacono manifesta i suoi dubbi anche quando il Commissario Palma - forse per la fretta di dare qualche elemento alla stampa, tentando di evitare la chiusura del Commissariato che è la perenne spada di Damocle che pende sulla sua testa e su quella dei suoi ragazzi - ha un'idea diversa. Lui non è convinto, Lojacono. 
La svolta arriva nell'arco di poche pagine: sarà la conferma della colpevolezza del padre dei due ragazzi oppure no?

Anche stavolta il libro mi è piaciuto anche se in alcuni punti l'ho trovato un po' ripetitivo. In particolare per quanto riguarda vicende pregresse che chi ha letto i libri precedenti conosce bene (anche perchè ogni volta l'autore ne fa cenno per permettere anche a chi scegliesse di leggere un solo libro della serie di capirci qualche cosa) e che, proprio perchè ho letto gli altri della serie ed anche in un ristretto arco di tempo mi sono apparsi ridondanti. 
Passaggi obbligati per un autore che, pur proponendo una serie, non vuole penalizzare in nessun modo il lettori, ma troppo ripetitivi per chi la serie la legge diligentemente in ordine d'uscita.

Pur restando un romanzo in cui ad emergere è la squadra tutta, la mia attenzione è stata attirata maggiormente dalla Dottoressa Laura Piras, il magistrato di cui Lojacono è innamorato. Si tratta di un personaggio che sta accanto a Lojacono fin dal caso del Coccodrillo e che torna con forza in questo capitolo della saga manifestando più il suo lato umano che non quello professionale, pure ineccepibile.
Laura è una donna innamorata che non vuole e non può permettersi di perdere tempo in corteggiamenti più adatti a degli adolescenti che non ad un uomo e una donna che già con uno sguardo si sono detti molto fino a quel punto. Molto ma non tutto. Laura vuole Lojacono e decide che è il momento di manifestarsi in modo chiaro. Stanno bene insieme, molto bene. Sarà giunto il momento di essere una vera coppia?
E per Alex e Rosaria - altri due personaggi chiave della serie - è arrivato il momento di far emergere il loro rapporto omosessuale, così intenso e coinvolgente? Anche la figura di Alex mi ha colpita: una donna forte ma incapace di farsi valere in una famiglia che le toglie il respiro, come se fosse una ragazzina appena maggiorenne. Una famiglia che non accetterebbe mai la sua omosessualità ed al cospetto della quale non ha nemmeno la forza di dire che esce con qualcuno, ogni volta che inventa cene di lavoro. Una donna forte ma allo stesso tempo fragile: forte e decisa sul lavoro, fragile dal lato personale.
Donne diverse, Laura ed Alex, ma entrambe innamorate e giunte sul punto di non riuscire più a mettere a tacere i loro sentimenti.

E poi c'è la storia dei suicidi che, onestamente, vorrei che arrivasse ad una soluzione viste le premesse gettate nel libro precedente. Anche la figura di Giorgio Pisanelli mostra la sua fragilità in questo racconto, più di quanto non abbia fatto in precedenza.

Credo che sia proprio questa la carta vincente di De Giovanni in questa serie: sviluppa i personaggi pian piano, legandoli sempre più al lettore. Un lettore che è pronto a perdonargli un po' di lentezza in alcuni punti, alcune ripetizioni di fatti già noti pur di conoscere non solo il colpevole, ma anche la sorte dei singoli Bastardi.
 
Ho il libro successivo sul comodino e intanto con questa lettura partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: si tratta del terzo libro che ho scelto come lettura di una serie Thriller/Giallo.
 
Inoltre, partecipo anche alla Challenge  La ruota delle letture.
Mi è utile per l'obiettivo 2 del decimo giro di ruota che prevede la lettura di un giallo/trhiller.

martedì 18 aprile 2017

Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

I bastardi, con la lettera minuscola, erano i quattro agenti che si macchiarono di un grave crimine e che hanno infangato il buon nome del commissariato di Pizzofalcone. 
I Bastardi, con la lettera maiuscola, sono coloro che sono stati chiamati a fa risorgere quel commissariato. Quelli che, volenti o nolenti, quel soprannome se lo portano stampato addosso anche ora che stanno dimostrando di essere in gamba, nonostante il passato di ognuno, non del tutto limpido. 

Buio per il Bastardi di Pizzofalcone è il libro che mi ha accompagnata nel giorno di Pasqua e in un tranquillo lunedì di Pasquetta legandomi a doppio filo a quei personaggi che De Giovanni rende impossibili da dimenticare. 

Non molti giorni fa dicevo che a quei personaggi ci si affeziona. Ed è più che vero. Ne ho le prove. Con questo secondo libro della serie ho trovato personaggi a me familiari, dei quali volevo sapere di più anche dal lato personale, non solo in relazione alle indagini in corso. E questo mi è piaciuto. Perchè non c'è un commissario supereroe o un ispettore acchiappatutto ma è il gioco di squadra e l'importanza che ogni suo membro ha nelle more del racconto così come durante le indagini che fa la differenza con tanti altri libri che rientrano nel genere giallo-poliziesco dove c'è un personaggio principale attorno a cui ruotano tutti gli altri ma senza che abbiano troppa importanza.

Giuseppe Lojacono è l'ispettore a cui è legato il primo racconto, quello del caso del coccodrillo, a cui si continua a far riferimento ma è la squadra che cattura il lettore così come i meriti dei successi vanno alla squadra, non ad un singolo. Lo è stato in precedenza e continua ad esserlo anche ora.
Anche questa volta sono due le indagini in cui al commissariato di Pizzofalcone sono impegnati. Il rapimento di un bambino di dieci anni è il più grave e quello che tiene maggiormente in tensione il gruppo. Poi c'è un furto in appartamento. O un tentativo di furto in appartamento. Bisogna capire bene di che cosa si tratta. Le indagini vanno avanti su due binari paralleli fino a che...

Le indagini si alternano con approfondimenti relativi alla personalità dei vari personaggi. Strappa sempre qualche risata Marco Aragona, con quel suo modo di fare così teatrale. Un Marco Aragona che, però, si dimostra sempre più arguto malgrado la sua sempre più palese mancanza di tatto.

E Pisanelli ci arriva vicino alla soluzione di quei casi collaterali che segue fuori dal lavoro, quelle indagini su suicidi che crede legati ad una mano omicida. Vicino, molto vicino, pur non rendendosene conto.

Si sa qualcosina in più della figura del commissario Palma: un uomo solo, che tende a trascurarsi e che alla sua capacità di tenere unita la squadra somma una silenziosa e latente passione per Ottavia, la veterana del commissariato di Pizzofalcone.

Vicende personali che non appesantiscono il racconto, che non distolgono il lettore dal caso - o meglio dai casi - tutt'altro. Sono informazioni che contribuiscono a creare un insieme sempre più chiaro, a far conoscere sempre meglio la squadra.

Dodo. Dodo è il bambino che ho sul cuore. E' un bambino figlio di genitori che hanno smesso da tempo di amarsi e che si sono fatti una nuova vita l'uno lontano dall'altra, un bambino con un nonno molto ricco ed anche molto malato. E' un bambino che viene tradito e che, suo malgrado, si troverà a pagare colpe non sue.
Sono alla ricerca di Dodo, i Bastardi di Pizzofalcone e le loro indagini gravitano in una cerchia familiare in cui c'è qualche cosa che stona. Ma non si capisce bene cosa. Così come la pista del furto in appartamento: anche qui c'è qualche cosa che non quadra. 

Il ritmo del racconto accelera vorticosamente verso la fine e mi concedo anche un po' di spoiler che chi vorrà, potrà leggere nelle righe fantasma sotto al banner della Challenge.

Bastardo. 
Mi viene da dire. 
Ma non mi riferisco ad uno del commissariato. No no... Mi riferisco al colpevole! Gran bastardo. 

Con questo libro partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: si tratta del secondo libro che ho scelto come lettura di una serie Thriller/Giallo.

Il libro mi è piaciuto non solo per la capacità di De Giovanni di catturare il lettore grazie a personaggi magnetici, non solo per la sua capacità di snodare il filo delle indagini pian piano, lasciando in giro elementi che, alla fine, si completano per dare vita al quadro complessivo, ma anche perchè non va alla ricerca forzata del lieto fine. Non c'è sempre un lieto fine, nella vita. Ed anche se mi costa dirlo, perchè la vittima è un bambino, il racconto è credibile anche per questo. Perchè spesso, purtroppo, storie di questo tipo vanno proprio a finire così!