domenica 28 febbraio 2021

Milk and honey (R. Kaur)

Quando le parole possono curare un'anima. 

Milk and honey è un libro arrivato a casa mia su richiesta di mia figlia che, così mi ha detto, lo ha visto e ne ha letto su un profilo Instagram. Come ho avuto più volte modo di dire, quando mia figlia mi chiede dei libri cerco sempre di leggerli io prima di metterli in mano a lei perché non sempre ciò che viene venduto come adatto a lettori adolescenti realmente lo è.

Dopo averne lette poche pagine me ne ha parlato con entusiasmo: non sono riuscita a leggerlo prima di lei perchè appena arrivato si è immersa nella lettura ma ieri, in sua assenza, mi sono permessa di prenderlo in prestito dal suo comodino.

In quattro capitoli l'autrice racconta le sue emozioni. Non un romanzo ma poesie, più o meno strutturate, che mettono a nudo un'anima tormentata. E' un libro carico di sofferenza ma anche di speranza. Tra le pagine si legge un percorso di consapevolezza, di accettazione del dolore, degli ostacoli ma anche della propria fragilità per arrivare, alla fine, ad un messaggio di speranza e di riscatto.

Anche le situazioni più negative possono essere trasformati in viatico per un cammino fatto di bellezza, di delicatezza, di amore prima di tutto per se stessi.

E' un libro duro, a tratti. Quando l'autrice racconto di violenze subite, di illusioni finite in frantumi, di sofferenza sottopelle non fa sconti. Non indora la pillola ed ha la capacità di usare le parole per trasmettere emozioni. Forti e pure. Reali, dirette. 

Non sapevo nulla di questa autrice e, a lettura terminata, mi sono documentata un po'. Ed ho scoperto che l'autrice ha affidato alle parole la sua guarigione, il suo riscatto dalla sofferenza vissuta sulla sua pelle ed ha voluto contribuire a dare una testimonianza di tutto ciò a tutte quelle donne - perché si rivolge ad un pubblico femminile, ma credo che sia una lettura che non faccia male nemmeno agli uomini - che si possano trovare in situazioni analoghe alla sua.

Si rivolge a donne smarrite, svuotate, a disagio, sole, deluse, innamorate, calpestate nel corpo e nell'anime. Ma anche a tutte quelle donne che apparentemente non si trovano in nessuna di queste condizioni, secondo il mio parere. Si rivolge a chi voglia vedere la luce anche nelle situazioni più buie e si faccia cullare dalle parole anche quando raccontano qualche cosa di estremamente doloroso come può essere un corpo violato, un amore tradito. 

Me ne sono dovuta andare / ero stanca di / permetterti di / farmi sentire / qualche cosa di meno / di un intero 

Questo è uno dei passaggi che più mi è piaciuto, la dimostrazione di come con poche parole si possa esprimere una grande verità, un grande riscatto, la consapevolezza della propria integrità e del proprio valore anche dopo tanto dolore.

I testi sono scritti senza usare mai maiuscole e con un uso poetico della punteggiatura. Ciò non mi ha disturbata anche quando mi è sembrato, sulle prime, che qualche cosa stonasse. E' uno stile particolare così come lo è lo stile espressivo scelto. Un'anima che si mette a nudo ma che prende per mano il lettore in un viaggio che passa dal ferire all'amare, dallo spezzare al guarire.

E' da un po' che mia figlia manifesta interesse per libri di questo tipo. Segno, secondo il mio parere, di una sensibilità propria degli adolescenti che vivono i loro squilibri, i loro dubbi, le loro paure senza trovare, a volte, appigli. Se letture di questo tipo possono aiutare, ben vengano.
***
Milk and honey
Rupi Kaur
tre60 editore
204 pagine
12.00 euro copertina flessibile - 14.90 copertina rigida - 2.99 Kindle

sabato 27 febbraio 2021

La circonferenza delle arance (G. Genisi)

Mi spiace ma Lolita Lobosco, il commissario Lolita Lobosco, è un personaggio che non mi piace. Ho letto il primo libro della serie, approdata di recente in tv, ma ammetto di averlo terminato a fatica. 

Quella femminilità continuamente sbattuta in faccia al lettore - come se fosse l'unica donna ad avere determinate caratteristiche - mi ha irritata almeno quanto il linguaggio scurrile che abbonda tra le pagine.

Lei non mi piace. Non mi ha trasmesso nessuna emozione. Niente. Nessuna empatia.

Ok, è una donna ed è un commissario. Lavora in un ambiente fatto principalmente di uomini. E allora? Serve stare continuamente a parlare di tette e di appetiti sessuali? Onestamente questa cosa mi ha infastidita e... niente, non è un personaggio con cui mi sono trovata in sintonia ed anche l'indagine secondo il mio parere lascia molto a desiderare, più volte intervallata da una serie di situazioni che, se da un lato credo siano state concepite per rendere simpatico il personaggio e per affezionare il lettore, dall'altra (per quanto mi riguarda) hanno appesantito la storia con divagazioni che mi sarei senza ombra di dubbio risparmiata. Soprattutto quelle che riguardano i riferimenti al sesso. Ho anche capito che questo aspetto del romanzo è una caratteristica di questo personaggio e credo che sarà un motivo in più per fermarmi qui con la lettura.

La storia: arriva al cospetto del commissario un professionista, un dentista per la precisione, accusato di violenza sessuale dalla sua assistente alla poltrona. Nientemeno che Stefanucciomio (così lo chiama più volte il commissario): ex fidanzato della nostra protagonista, che l'ha lasciata parecchi anni prima perché lei non era persona gradita alla sua facoltosa ed influente madre. Lui, molto giovane, ha dato seguito alle intimazioni della madre e l'ha lasciata. Eccolo lì, ora, disperato per un'accusa che rimanda al mittente senza dare sulle prime troppe spiegazioni ma svelando, pian piano a Lolitasua qualche interessante dettaglio che aiuterà il commissario nella sua indagine.  

Quando poi tutto sembra risolto la situazione precipita... e l'epilogo di una nuova indagine che va a sovrapporsi alla precedente è talmente rapido che mi sono trovata all'ultima pagina senza quasi aver realizzato cosa stesse accadendo.

Ovviamente si tratta di un'opinione personale, non tutto può piacere a tutti allo stesso modo.
L'uso del dialetto non mi ha reso più simpatico il personaggio o le situazioni.
Anzi, mi ha fatto solo pensare che di Camilleri ce n'è uno solo!

La prima indagine di Lolita Lobosco per me sarà anche l'ultima.
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La circonferenza delle arance
Gabriella Genisi
Sonzogno editore
190 pagine
9.50 copertina flessibile - 7.99 kindle

venerdì 26 febbraio 2021

Una morte compassionevole (K. Elliot)

Primo volume di una serie che ha per protagonista Mercy Kilpatrick, agente dell'FBI che ha un passato da nascondere ed un presente inquieto, Una morte compassionevole è un libro che promette tensione ma che ne offre solo in parte, nell'epilogo della storia.

Quando l'agente speciale Mercy Kilpatrick viene inviata a Eagle’s Nest sulle tracce di un assassino che ha preso di mira prepper solitari che vivono nella zona, per lei si aprono delle ferite mai guarite. Conosce molto bene quella zona perché vi è nata e cresciuta ma è stata anche allontanata, anni prima, da un padre che non ha condiviso le sue scelte ed ha preferito cancellarla dalla vita sua e dei suoi familiari.

Ora, alle prese con un assassino che minaccia da vicino la comunità in cui è cresciuta, Mercy vede riaffiorare un passato ancora doloroso e che potrebbe avere delle conseguenze piuttosto importanti per lei e per persone a lei vicine.

Tre gli uomini uccisi con modalità analoghe ma un particolare delle irruzioni nelle rispettive abitazioni fa tornare in mente a Mercy vecchi delitti mai risolti nei quali è coinvolta più di quanto si possa pensare. E non solo lei.

Ad Eagle's Nest verrà coadiuvata dal capo della polizia locale, Truma Daly, che assumerà un ruolo importante nella sua vita, non solo dal punto di vista professionale.

Nella prima parte del romanzo la narrazione è piuttosto descrittiva e lenta. Ho atteso a lungo qualche cosa che alzasse la tensione, un po' d'azione, di suspense ed ho trovato tutto ciò nella parte finale di un libro che introduce il lettore in una realtà a me poco nota: quella dei prepper. Sono coloro che si preparano ad affrontare l'apocalisse, la fine del mondo. Scorte di cibo, tecniche di sopravvivenza, rifugi ben attrezzati: la loro vita è votata ad un impegno di questo tipo e sono delle vere e proprie comunità organizzate quelle che si incontrano nel romanzo. Lo era e lo è anche la famiglia di Mercy, quella famiglia che ha delle regole ben precise da rispettare e che non ammette scelte differenti. La stessa protagonista ha nel sangue quell'organizzazione così particolare, anche se ha deciso di ribellarsi alle regole imposte dal capo, suo padre. Il sangue che le scorre nelle vene è quello di una generazione di persone che hanno da sempre vissuto in un certo modo e non può nascondere di essere pur sempre parte di quella comunità, anche se con atteggiamento ribelle.

Nella prima parte - che ho trovato estremamente descrittiva e piuttosto piatta - il lettore impara a conoscere quelle comunità con le loro regole e i loro segreti. Ma si rende conto che Mercy porta un grande fardello sulle spalle: quello di un segreto che rischia di mettere a repentaglio la sua vita dal punto di vista professionale e non solo. Il mistero che la riguarda viene pian piano svelato fino ad arrivare a momenti di maggiore tensione sul finale. 

Ho molto apprezzato il fatto che l'autrice non abbia calcato la mano sull'aspetto romance della vicenda che, pure, avrebbe potuto rappresentare un percorso percorribile per come si mettono le cose. Ha scelto di non snaturare il racconto e l'ho molto apprezzato. 

Devo ammettere che la figura di questo agente speciale così particolare, donna coraggiosa e perfettamente calata nel suo ruolo di tutore dell'ordine malgrado il peso del suo passato, mi incuriosisce molto. Così come mi ha incuriosita parecchio l'ambiente in cui la storia è stata calata, quello dei prepper: una realtà che non ho mai avuto occasione di approfondire e che conoscevo solo superficialmente.

Letto in collaborazione con Thrillernord, per il momento è l'unico volume della serie tradotto in italiano.
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Una morte compassionevole
Kendra Elliot
Amazon Crossing
382 pagine
9.99 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

giovedì 25 febbraio 2021

Nel nostro fuoco (M. Chiulli)

Nel nostro fuoco racconta vite che si intrecciano, che si completano ma anche che si perdono nel momento in cui sopraggiunge un evento destabilizzante, una difficoltà mai immaginata prima.

E' la nascita di una figlia con dei problemi  a destabilizzare l'esistenza di Tommaso, in primis. E di Elena, sua moglie, di riflesso. Lei così paziente, così positiva, pronta a dare a Tommaso il tempo necessario per comprendere che anche quello è amore, anche quei silenzi lo sono, anche quei gesti improvvisi... tempo che, però, non è eterno...

Nina è una bambina con delle difficoltà evidenti, con delle caratteristiche che la rendono speciale ma anche non semplice da gestire e quei gesti ripetuti ogni giorno, con metodo e senza particolari prospettive di miglioramento o di cambiamento schiacciano Tommaso ogni giorno di più, in modo lento ma costante. Ecco, dunque, che quel mondo che ha sempre cercato di tenere sotto controllo, quell'esistenza misurata, voluta per compiacere soprattutto i suoi genitori, quei gesti che hanno sacrificato il suo essere bambino alla necessità di essere il migliore per essere apprezzato ed amato ben presto  sembra esplodere in un turbinio di stimoli nuovi che alimentano quel suo modo di essere che è rimasto, da sempre, sepolto sotto la cenere.

L'autrice usa uno stile non semplice ma efficace.
E bisogna fare attenzione ai salti temporali: importanti, necessari ma che possono confondere un lettore poco attento.

Racconta in modo diretto, doloroso, come se passasse un gessetto sulla lavagna per fare un segno che non finisce più ma che scuote i sensi con il suo fastidioso suono. 

Racconta di un bambino che è nato già grande, che ha sacrificato la sua infanzia davanti alla necessità di essere perfetto per essere motivo di soddisfazione per una famiglia alla quale, lui lo sa, senza volerlo ha provocato un grande dolore. Un ragazzo, poi, che ha tradito la sua giovinezza, dimenticandola morta ammazzata nell'armadio di casa dei suoi...

Racconta di una ragazza che ha trovato nel fuoco la sua forza vitale: lei, la figlia del drago, che trasmette a quel ragazzo vuoto tutta la sua energia e lo porta in mondi nuovi, dove anche lui merita un amore profondo, intenso, bruciante.

E poi racconta la storia di Nina: una bambina cresciuta nelle sue (di sua madre) pareti di carne per poi nascere e murare vivi i suoi genitori in due stanze separate. Lei, nel mezzo, muta e crudele, che sta benissimo senza i suoi genitori ma che li tiene stretti, quasi in ostaggio, a marcire in un'esistenza che non hanno mai chiesto ne' lontanamente immaginato. 

Questa è la storia di una famiglia che fa i conti con le difficoltà e non solo quelle attuali ma anche quelle che arrivano da lontano, da trascorsi mai dimenticati, come se le esperienze di allora - in particolare per quanto riguarda Tommaso - continuassero ad allungare la loro ombra su un'esistenza diventata già difficile di suo. 

E' una storia di allontanamenti e riavvicinamenti ma anche una storia di speranza e di quella salvezza che l'amore può offrire a chi vuole essere salvato.
Stile molto particolare. Sensazioni che si incidono sulla pelle proprio come se venissero marcate a fuoco. Un epilogo che lascia senza fiato.

Un libro che non ha nulla di sdolcinato, che non è una storia romantica, che non ha alcun risvolto rosa ma che è carico di passione, di amore, di sentimenti. Quelli che sanno anche far male, ma che possono salvare pur lasciando cicatrici profonde.
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Nel nostro fuoco
Maura Chiulli
Hacca edizioni
186 pagine
15.00 euro copertina flessibile - 7.99 Kindle

mercoledì 24 febbraio 2021

Rondini d'inverno. Sipario per il commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Nel sottotitolo si parla di sipario. Nell'ultima di copertina qualcuno si dice dispiaciuto per avere sparato a Ricciardi. Non faccio spoiler, dunque, se dico che Ricciardi si becca una pallottola. 

E chissà se il sipario si chiude su di lui? 

Di sicuro succede qualche cosa di doppiamente drammatico: un delitto in scena, quando in un'abituale rappresentazione in cui un famoso attore spara alla sua donna fedifraga parte un proiettile vero e lei muore sotto gli occhi di tutti ma anche un proiettile che arriva a Ricciardi. Non basta. Perché di drammatico in questo libro c'è altro ed anche stavolta è un rincorrersi di situazioni ed emozioni che mi ha tenuta attaccata alle pagine.

L'indagine legata alla morte della famosa attrice Fedora Marra, morta per mano del marito Michelangelo Gelmi sul palcoscenico del teatro in cui si stavano esibendo mi è sembrata, a dire il vero, più lenta del solito. Pochi, pochissimi gli sviluppi che arrivano pagina dopo pagina, quasi come se il commissario Luigi Alfredo Ricciardi e il brigadiere Maione girassero in circolo per ritrovarsi sempre nello stesso punto.

Maione stavolta si trova a portare avanti un'indagine parallela, per conto suo, senza coinvolgere il commissariato. E' un favore personale che gli chiede il dottor Modo che, dopo aver passato dei brutti momenti in passato per via delle sue idee politiche, ora è alle prese con un caso che lo tocca da vicino, molto da vicino.

Ciò che maggiormente mi ha catturata è, anche stavolta, la vita di Ricciardi, le sue vicende personali rispetto alla quali mi aspettavo una svolta che, fino a questo momento, è mancata. 

Una svolta arriva, eccome.
Ma non posso dire se nella direzione sperata...

Come di consueto le descrizioni offerte al lettore da De Giovanni gli permettono di arrivare in modo molto realistico tra quei vicoli nei quali si consumano drammi di vita quotidiana, gli permettono anche di sentire quasi quelle voci che tormentano il commissario o di avvertire quell'aria pesante che si respira in alcune zone della città. E' una Napoli viva più che mai, anche se mostra aspetti di vita poco piacevoli e carichi di violenza, anche per mano di chi non ti aspetti.

Questa volta la mia attenzione si è focalizzata su due personaggi, in particolare. 

Il primo è il dottor Bruno Modo: descritto come un uomo solo, amante della bella vita, della buona tavola e delle donne che gli tengono compagnia nel locale bordello, questa volta mostra la sua parte più sensibile. mostra la sua paura, la sua fragilità. Sempre disponibile e pronto a dare una mano ai suoi amici, questa volta è lui che chiede aiuto ma Ricciardi ne resta fuori. Perché non è a Ricciardi che Modo si rivolge.

L'altro personaggio è Nelide, la nipote di Rosa, colei che ne ha preso il posto nel prendersi cura del signorino. Molto simile a sua zia per modi di fare ed anche per una fisicità piuttosto mascolina, la ragazza entra nella narrazione in punta di piedi ma non passa inosservata al lettore che ne nota non solo la discrezione e al cura con cui presta i suoi servizi ma anche la sensibilità e la delicatezza (che non si direbbe mai, a dire il vero, dalle descrizioni che De Giovanni fa di lei) d'animo. 

Ricciardi è un uomo solo, è vero. Non ha una donna accanto perché non vuole trasferire ad altri il suo fardello. Ma a ben guardare ha attorno tante persone che gli vogliono bene, che tengono a lui e che si prodigano, ognuna a modo suo, per il suo bene. E' un uomo dannato, lo dice sempre. Ma io dico anche che è un uomo fortunato ad avere attorno persone così soprattutto quando, per il suo carattere chiuso e schivo, sarebbe più facile allontanarsi da lui e lasciarlo, solo, alla sua dannazione.

Inutile dire che lo consiglio se letto nell'ordine giusto (è vero che le indagini sui vari casi sono autoconclusive ma c'è una storia di fondo che va letta dall'inizio per poter inquadrare bene i personaggi) così come è inutile dire che ora cercherò il successivo.

Perché la serie non finisce qui.
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Rondini d'inverno. Sipario per il commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
348 pagine
14.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

martedì 23 febbraio 2021

Tommy la mummia e lo scarabeo d'oro (T. Menten)

...e all'improvviso arriva Tommy!

E' un'avventura fantastica quella che si trovano a vivere Gus e suo padre: è un ragazzino che ha molta fantasia, vive assieme ad un padre attento e premuroso ed il loro è un rapporto fatto di armonia e complicità. Di scherzi, anche. Ma Tommy uno scherzo non lo è affatto: è una piccola mummia arrivata a casa loro (siamo in Olanda, in una località immaginaria che risponde al nome di Polderdam) a seguito di un incidente del camion che trasportava il sarcofago in cui era conservata. Per via di una serie di circostanze fortuite quella mummia vissuta un bel po' di tempo prima e destinata ad essere esposta in un museo è ora lì, nell'armadio di Gus, viva, vegeta e pure puzzolente.

Inizia così una convivenza per niente semplice che porterà Gus e suo padre a fare delle scelte anche pericolose nel momento in cui decidono che per Tommy sia arrivato il momento di andare a scuola? Ci pensano a lungo ed escogitano un trucchetto per far passare inosservato un ragazzino tutto imbacuccato in bende bianche e senza un minimo di pelle esposta: è stato vittima di un incidente assieme alla sua famiglia ed è ustionato. Proviene dall'Egitto, parla poco la nostra lingua ma ha tanta voglia di imparare e passare del tempo con i suoi coetanei.

Basterà per evitare pasticci? 

Le varie avventure che si susseguono e che mettono alla prova l'ingegno dei protagonisti si sommano anche ad una riflessione - seppur indiretta - sulla diversità, sull'accettazione dell'altro, sulla comprensione delle difficoltà altrui.

Ci si renderà ben presto conto che ci sono reazioni diverse davanti ad un bambino ustionato che, comunque, appare diverso agli occhi degli altri. E scoprirà anche che non sono solo i bambini (qualche bambino, perché nella maggior parte dei casi non è così) ad essere diffidenti (per non dire altro) nei suoi confronti ma anche gli adulti lo sono. E sono loro, purtroppo, che danno l'esempio ai più piccoli!

Una storia divertente, un'avventura in piena regola, ben scritta e che non risparmia anche qualche riflessione su tematiche importanti. Ha una bella e robusta copertina rigida ed ogni tanto vengono proposte anche delle illustrazioni che completano la storia.

Adatto per bambini curiosi, amanti dell'avventura, dell'Antico Egitto e che non si fanno abbattere dalle difficoltà!
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Tommy la mummia e lo scarabeo d'oro
Tosca Menten
Fabbri Editore
238 pagine
11.40 euro copertina rigida - 7.99 Kindle

domenica 21 febbraio 2021

L'ultimo battito del cuore (V. Cebeni)

Valentina Cebeni scrive molto bene e riesce a trasmettere emozioni. L'ho scoperto leggendo La collezionista di meraviglie che mi ha conquistata e ne ho avuto  conferma andando a ritroso tra i suoi libri, con L'ultimo battito del cuore

Scrive bene ed emoziona anche se, lo devo ammettere, con i personaggi di questa storia non mi sono trovata e le emozioni che ho provato sono state diverse da quelle che avrei voluto.

Non ho condiviso le scelte, gli atteggiamenti, il modo di fare della protagonista. Ed anche von gli altri, tranne qualche eccezione, non sono riuscita a trovarmi d'accordo. 

Ma è la vita che va così, no? Che ti mette davanti persone diverse da come le vorresti, che fanno scelte diverse (e non necessariamente sbagliate) che non condividi o percorre sentieri differenti da quelli che vorresti indicare loro. 

Con Penelope mi sono trovata davanti a tutto ciò, ad una storia diversa da come me l'ero aspettata ma... comunque una storia potente. 

Penelope è sopravvissuta ad un incidente stradale nel quale ha perso la vita il suo compagno, Adam. Tutto ruoto attorno al dolore legato ad una così grande perdita. Si sente perduta.

Mi sento esiliata da me stessa. Tutto quello che mi è appartenuto, che ero, è finito contro quel camion.

Questa è Penelope. Così si sente.

Quando viene ospitata a casa di sua sorella Addison, ancora di salvezza in quel periodo così buio, inizia la vera storia. Sì, perché pian piano il lettore comprende un passato che ancora allunga le sue ombre sulla vita delle due sorelle (sorellastre), ma anche un presente fatto di incomprensioni, di sacrifici, di fatica che tocca Addison e suo marito Ryan, costretto su una sedia a rotelle dopo essere stato investito anni prima. Una casa, quella in cui Penelope si trova a vivere, in cui non percepisce alcun calore, nessuna armonia...

Ho odiato l'atteggiamento di Addison anche se, a ben guardare, ho potuto capire il perché di quel modo di fare così autoritario, quella mania del controllo su tutto e tutti, quella fatica di vivere mascherata da sicurezza assoluta. 

Non ho condiviso l'atteggiamento di Penelope che, però, non mi sento giudicare: troppo grande la sofferenza che si porta dietro, una sofferenza davanti alla quale ognuno reagisce a modo suo e rispetto alla quel non mi sento di dare giudizi. Mi limito a dire che mi hanno innervosita alcuni suoi atteggiamenti, alcune sue scelte che, pure, sono profondamente umane.

Il personaggio che più mi ha toccato il cuore è stato il piccolo Leonard: un personaggio minore, sempre all'angolo anche nella narrazione così come nella vita. Un bambino che secondo il mio parere porta addosso una sofferenza che avrebbe meritato più spazio in una storia in cui non è affatto secondario. Stretto tra l'apprensione di una madre iperprotettiva ed un patrigno che non sono riuscita bene a comprendere in questo suo ruolo, ho avuto l'impressione che oltre ad essere affetto di mutismo selettivo, come si dice nel racconto, non sia mai stato felice... 

E' una storia diversa da ciò che mi ero aspettata ma è ben scritta e, comunque, mi ha trasmesso emozioni e mi ha fatto riflettere su tematiche importanti come l'elaborazione del lutto, la perdita, lo stascico delle scelte dei genitori sulle vite dei figli... per essere stato il libro d'esordio dell'autrice credo di poter dire che sia stata un'ottima prova e leggerò altro di suo.
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L'ultimo battito del cuore
Valentina Cebeni
Giunti Editore
304 pagine
7.90 euro copertina flessible - Kindle Unlimited

giovedì 18 febbraio 2021

Il figlio giusto (S. Zecchi)

Il libro di Stefano Zecchi Il figlio giusto ha coperto una distanza di 400 chilometri per arrivare da me. L'ho avuto in virtù di uno scambio. Non lo cercavo, non avevo nemmeno idea che esistesse ma mi ha incuriosita e sono contenta di averlo letto.

Quello proposto dall'autore è il romanzo di una maternità cercata a tutti i costi. La narrazione è proposta dal punto di vista di lei, Francesca, e di lui, Andrea. Una coppia ben equilibrata che si trova a fare i conti con una realtà ben diversa da quanto immaginato: un figlio che non arriva, seppur fortemente voluto.

 

Dando voce ai pensieri della coppia l'autore pone interrogativi importanti: è giusto che una donna insista a voler avere un figlio ad ogni costo, andando anche oltre i limiti imposti dal proprio corpo? È indispensabile avere un figlio per essere completi come coppia? La mancanza di un figlio può mettere in discussione un equilibrio consolidato nel tempo tra marito e moglie?

Francesca vuole un figlio. Dopo aver usato per anni contraccettivi di ogni tipo per evitare tale evenienza sente che è arrivato il momento e propone a suo marito Andrea di coronare il sogno di maternità. Un desiderio normale, la normale estensione di un rapporto di coppia felice ed equilibrato. Quella normalità tanto desiderata, però, non arriva. Dopo vari tentativi Francesca ed Andrea si rendono conto che il tempo passa e il loro desiderio di avere un figlio tarda a realizzarsi. La loro storia viene messa a dura prova dal susseguirsi degli eventi: iniziano a perdersi, ad allontanarsi, a reagire in modo differente a ciò che sta capitando loro.

E non è più il desiderio di un figlio a motivare le loro scelte, quelle di Francesca, in particolare, quanto i bisogno di maternità in quanto tale, quasi la sfida al proprio corpo affinché si decida a svolgere il compito a cui è chiamato.

La prima parte del libro è dedicata a Francesca, ai suoi pensieri, ai suoi ricordi, alle sue aspettative e alle sue decisioni. Parla con un'amica, Francesca. Si confronta con lei, si mette a nudo, riporta a galla ricordi importanti e mette sul piatto aspettative ancora più importanti.

La seconda parte è dedicata ad Andrea: il punto di vista di un uomo, padre mancato, professionista di successo che sente in modo diverso il problema, reagisce in modo diverso e fa il suo percorso, proprio come Francesca decide di fare il suo.

Prima innamorati e complici, poi determinati e calcolatori fino a diventare quasi due estranei. La storia di Francesca ed Andrea non può non risentire di una situazione sempre più pesante che segna in modo profondo il corpo di lei ma anche l'anima di entrambi. Tra loro si fa largo, lentamente ma in modo costante, un'infelicità profonda.

Sono tanti gli interrogativi che si pongono nel leggere una storia di questo tipo. Una storia intensa, dolorosa, toccante. Ci si interroga sui risvolti non solo fisici (perché Federica soffre anche fisicamente) ma soprattutto psicologici di una situazione di questo tipo. 

Personalmente mi sono trovata davanti ad un mio grosso limite: la mancata capacità di consolare, di stare accanto a chi mi è vicino ed ha vissuto o vive una situazione di questo tipo. Mi sono interrogata a lungo su cosa dire, cosa fare e mi sono resa conto di non essere stata presente quanto avrei dovuto ed ora so con chiarezza perché: non ho gli strumenti giusti, non so cosa fare, cosa dire. Sarei scontata, banale, anche irritante, credo. Me lo ha fatto capire Francesca con le sue reazioni davanti a chi si è posto nei suoi confronti, in estrema buona fede, ma con le solite frasi fatte... magari avendo pure alle spalle delle gravidanze portate felicemente a termine (ovviamente non che si possa fare loro una colpa di questo... ma nella situazione di Francesca anche questo incide). Questo libro mi ha posto davanti agli occhi e all'anima il dolore e le difficoltà che una mancata gravidanza provoca nella donna, in primis, ma anche nel suo uomo e, in generale, negli equilibri di un rapporto di coppia. Chi non vive una situazione del genere credo che non possa capire e non possa essere in grado di consolare... Ne ero già consapevole ma Zecchi mi ha fatto toccare con mano i risvolti psicologici a cui, magari, avevo dato poca importanza.

Anche se in alcuni punto o trovato i dialoghi un po' artefatti, un po' troppo strutturati e costruiti per essere spontanei, è una lettura che mi ha toccato le corde dell'anima. E non me lo aspettavo. 

In particolare ho trovato tanta delicatezza e tanta sensibilità da parte dell'autore che riesce a rendere appieno la personalità, i dubbi, i timori, il dramma vissuto da entrambi i protagonisti.
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Il figlio giusto
Stefano Zecchi
Mondadori editore
255 pagine
17.50 copertina rigida - 7.00 euro copertina flessibile

martedì 16 febbraio 2021

Serenata senza nome. Notturno per il Commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Vincenzo non la vuole una nuova vita. Rivuole la sua e in fretta.

Vincenzo se n'era andato non per timore della guerra... no, non era stata la paura di essere arruolato al fronte ad indurlo a lasciare la sua amata e ad imbarcarsi su quella nave. 

Se n'era andato per sfuggire alla mancanza di speranze che aveva lì, nella sua terra. Aveva in mente un futuro di successo e soldi in mano per tornare e coronare il suo sogno d'amore.
Ma se ogni sua scelta è stata dettata dalla voglia di tornare a casa, alla sua Cettina, per chi è rimasto la vita è andata avanti. E lui, in quella vita, non ha più posto.

Vincenzo, diventato Vinnie Sannino in America dove ha trovato la sua strada su un ring, quando torna nella sua terra non trova più Cettina, il suo unico amore, ad attenderlo. Ora è una donna, non più una ragazzina innamorata. E' una moglie che, ben presto, diventa una vedova. 

Suo marito, un facoltoso commerciante che ha risollevato le sorti del negozio di famiglia di lei e di suo fratello, viene trovato morto in un vicolo, perito sotto i colpi violenti di un'aggressione. E se il colpo decisivo che ne ha determinato la morte è molto simile al colpo che ha reso famoso Vinnie sul ring, è facile puntare contro di lui il dito accusatore.

Troppo semplice, però. Troppo insistenti e decise le accuse contro di lui. Il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi non è per le soluzioni frettolose. Lui, Ricciardi, è sempre alla ricerca della verità, costì quel che costi. Inizia, così, un'indagine che farà emergere rapporti rimasti sotto traccia in un'esistenza ben diversa da quella mostrata dal commerciante di successo. Un'indagine, questa, che corrisponde anche a dei risvolti personali nelle vicende che riguardano Ricciardi e Maione: Ricciardi non si è ancora liberato del peso che lo opprime, della dannazione che gli impedisce di pensare ad un futuro con una donna accanto; Maione, da parte sua, si trova coinvolto in una faccenda che lo tocca da vicini, pur non rigurdano la sua famiglia. Entrano in ballo affetti, amori, rispetto, compassione, speranze di una Napoli che torna a mostrarsi come un elemento fondamentale per i racconti della serie nata dalla penna di Mauzio De Giovanni.

Le vicende personali di Ricciardi arrivano ad una svolta importante ed era inevitabile, prima o poi, che questo momento arrivasse. Ma il suo tormento, no... quello non se ne va.  

L'inferno, si disse Ricciardi. Se l'inferno esiste, che cosa potrà riservarmi di peggio? Quanto dolore dovrò ancora sentirmi arrivare addosso prima di avere pace? Lanciò un'occhiata in tralice all'uomo al suo fianco. Tu credi di essere disperato, pensò. Dovresti affacciarti per un solo secondo sul panorama della mia anima.

Altra storia ben scritta, che tocca le corde delle emozioni (pur non essendo stata la più emozionante in assoluto, letta fino adora) e che rende al lettore un Ricciardi sempre più tormentato. Un personaggio che non si può non amare.
Almeno per quanto mi riguarda.

L'indagine è autoconclusiva ma non lo sono le vicende personali del Commissario per seguire le quali è necessario andare avanti con il volume successivo che, guarda caso, ho già!
***
Serenata senza nome. Notturno per il Commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
374 pagine
19.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

lunedì 15 febbraio 2021

Un tempo ingiusto (G. Tinning)

Un tempo ingiusto è un romanzo che si ispira a vicende storiche reali. La manifattura tessile Ruben – ambientazione principale della storia – è davvero esistita ed è stata, dal 1857 al 1927, uno dei più grandi luoghi di lavoro dell’epoca con manodopera femminile. Così come erano reali le condizioni di lavoro misere, i pericoli sul lavoro tra quelle mura, per quelle donne che si chinavano sui telai o mettevano in ammollo le mani nella candeggina per strizzare i filati. Ed altrettanto vero è che proprio da lì, da quell’azienda, prese le mosse il primo sciopero femminile in Danimarca con a capo una donna di cui si hanno scarse informazioni ma che riuscì a smuovere le coscienze e ad aprire una nuova epoca. E che, seppur con un nome inventato, ritroviamo nel romanzo. 

E’ lei la grande protagonista.

Nel leggere questo romanzo ho provato tante emozioni. Ho anche pensato che la narrazione stesse rallentando, ad un certo punto, per poi accorgermi che era tutto necessario per arrivare al fulcro del racconto.

L’autrice è abile nel proporre una storia importante prendendo anche in contropiede il lettore perché i personaggi che si immagina possano essere protagonisti nel leggere la prima parte cederanno poi il passo ad altri. Una sorpresa, questa scelta, che ho gradito. Sarebbe stato tutto troppo scontato altrimenti.

Molto efficaci le descrizioni degli ambienti, delle situazioni: ho avuto l’impressione di essere perennemente al freddo, al buio e tra odori molto particolari (quelli della fabbrica, dei vicoli, delle bettole, delle camere, della prigione) che quasi ho avuto la sensazione di sentire davvero.

Molto efficace anche la descrizione dei personaggi sia dal punto di vista fisico che umano. Dico “umano” perché li ho visti come persone, prima di tutto, non come operaie, contadini, accattoni, prigionieri. Mi è arrivato il lato umano di ognuno: le loro aspettative, le loro ambizioni ma anche il loro dolore e lo smarrimento davanti a situazioni inaspettate e del tutto diverse da quanto si potesse immaginare.

L’ambientazione storica mi ha fatto pensare a quanto studiato sui libri: la rivoluzione industriale, la necessità di produrre sempre di più e a prezzi sempre più bassi, il bisogno di lavorare anche a condizioni indecenti pur di potare a casa un tozzo di pane per famiglie numerose, il dover stare sempre a testa bassa per non rischiare una detrazione sulla paga o addirittura il licenziamento.

Le figure femminili sono dominanti. Si incrociano le vite di donne coraggiose, di donne capaci di lottare e di affrontare i problemi (piccoli o grandi che siano) a testa alta, anche a costo di perdere tutto. Quelle maschili passano decisamente in secondo piano ma sono perfettamente in linea con la situazione dell’epoca: un padre attento ad un matrimonio favorevole della propria figlia pur di sollevare le proprie sorti (…ma che c’entra l’amore?), un uomo certo di poter sposare una donna solo perché povera e perché lui potrebbe rappresentare la svolta, un datore di lavoro che non compare mai in prima persona ma che si affida a persone fidate e senza scrupoli, forze dell’ordine (uomini) attente a tutto meno che a fare giustizia in nome di interessi superiori…

Ci sono anche dei personaggi maschili positivi: Johannes che mi ha fatto tanta compassione e un giornalista che avrà un ruolo importante in tutta la vicenda. Su tutti, però, dominano le donne. Le loro convinzioni, le loro scelte, il loro modo di combattere che non ha nulla da invidiare a coloro che, per antonomasia, portano i pantaloni.

Bel libro. L’ho letto con piacere - in collaborazione con Thrillernord - pur avendo sofferto molto per quanto accaduto. Mi sono sentita piccola piccola, impotente. Ammetto di aver anche pensato di essere fortunata ad essere nata qui e ora.

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Un tempo ingiusto
Gertrud Tinning
384 pagine
Mondadori editore
16.90 copertina rigida - 8.99 Kindle

domenica 14 febbraio 2021

Gli ultimi giorni di quiete (A. Manzini)

Non riesco a decifrare la sensazione che mi è rimasta addosso, chiusa l'ultima pagina del libro di Antonio Manzini, Gli ultimi giorni di quiete.

Amarezza. Credo che si tratti di amarezza. 

Ed un profondo senso di impotenza, di perdita, di sconfitta. Ed anche tristezza.

Quando avvengono eventi tragici che sconvolgono le esistenze, la sofferenza è palpabile da più parti. O, almeno, è vissuta da più parti anche se qualcuno riesce a mascherarlo più di altri.

Così, mentre Nora e Pasquale si trovano a fare i conti - in modo ancora molto vivido anche dopo cinque anni dall'accaduto - con la morte del figlio Corrado, anche colui che ha provocato tale morte si porta addosso un peso che nessun carcere può cancellare. Pietro ha pagato la sua colpa, per la giustizia italiana ha saldato il suo debito a soli cinque anni dall'accaduto o poco più, ma Nora e Pasquale vivono questa situazione come un dramma nel dramma e fanno fatica a convivere con il loro dolore, oggi più che mai.

Manzini mette su carta un dolore profondo, autentico, inconsolabile: quello di due  genitori che dall'accaduto hanno perso ogni motivo per vivere. Sono andati avanti in silenzio per cinque anni, quasi ignorandosi ed ignorando i loro sentimenti fino a che Nora, per uno strano scherzo del destino, non incontra Pietro. 

Pietro ha pagato il suo debito davanti alla giustizia, è vero, ma la legge è fredda, distaccata, oggettiva, non tiene conto dei sentimenti, non può essere emotiva. Ecco, dunque, che si apre una voragine ai piedi di quei due genitori che cadono sempre più verso il basso mentre Pietro, all'inizio, è ignaro di tutto. Ha cercato di rifarsi una vita, di riscattare quell'esistenza macchiata da un grande sbaglio. Uno sbaglio per il quale, però, ha pagato.

Ma Pietro ha diritto a vivere la sua vita mentre Corrado se l'è vista strappare via proprio dalle sue mani? E' questo l'interrogativo che porta Nora e Corrado sempre più verso il fondo. 

Quello che si consuma sotto gli occhi del lettore è un vero e proprio dramma di quelle esistenze che non riescono ad avere pace. Sono persone sole, fondamentalmente sole. Perché davanti al dolore si è sempre soli anche quando si ha tanta gente attorno. E questa solitudine porta ognuno a fare delle scelte che segneranno la rispettiva vita.

Quello che si incontra in questo libro è un Manzini diverso dagli altri, da quello che i suoi lettori più fedeli hanno imparato a conoscere con i precedenti libri. E' un Manzini che indaga ed invita il lettore ad indagare nell'animo umano facendolo entrare nella testa dei personaggi, rendendolo partecipe dei loro pensieri oltre che dei loro dialoghi e delle loro azioni. 

A ben guardare, quella narrata è una storia di persone normali come ce ne possono essere tante: un giovane che si macchia di un delitto (è successo... anche se lui non voleva la morte di quel ragazzo) e che paga la sua colpa, un giovane che rivendica il suo diritto a continuare a vivere ma anche due genitori che non riescono a scendere a compromessi con la loro perdita, con il loro immenso dolore. 

Un libro che mi ha tenuta attaccata alle pagine, è una lettura che consiglio senza riserve, è un libro autoconclusivo che non ha nulla a che fare con altri scritti da Manzini ed è vortice di sensazioni che non possono lasciare il lettore indifferente.

Ho anche ritrovato una terra che conosco, luoghi a me familiari... e questo ha reso la lettura ancora più piacevole.

Ps. Una curiosità. Ad ispirare questo romanzo, come ha avuto occasione di svelare l'autore, è stato un vecchio episodio che però gli è rimasto impresso nella mente e nel cuore. Un uomo gli raccontò di aver incontrato l'assassino di suo figlio... la storia ha preso le mossa da qui. E' rimasta sotto la cenere per un po' ed è ora su carta, con una potenza tale da sconvolgere l'anima.
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Gli ultimi giorni di quiete
Antonio Manzini
Sellerio Editore
240 pagine
14.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

martedì 9 febbraio 2021

Isolati (I. Bonetti)

Ramon Perez è un ex studente che, da tre anni, vive isolato nella sua camera. Ha chiuso letteralmente il mondo fuori.

Ryan Walsh è uno scrittore irlandese in cerca della propria identità professionale: nessuno lo conosce come tale perchè, fino ad ora, ha sempre fatto il gosthwriter per un autore di successo.

Matt Horley è un poliziotto ormai tagliato fuori per aver messo il naso in questioni che non avrebbe mai dovuto conoscere.


Maurice Duris è un medico francese che non è riuscito a salvare la vita a suo figlio.

Javier Hernandez è un narcotrafficante in cerca di vendetta.

Avril Flores
è un'aspirante attrice.

Sono gli unici superstiti dei 318 passeggeri che erano a bordo di un aereo precipitato e inabissato nell'Oceano Indiano il 27 dicembre alle ore 10.20. 

Il mare li ha restituiti alla terraferma in un luogo non meglio identificato nel quale attendono che qualcuno li vada a cercare. Ma nessuno lo sa. I giorni passano e nessuno li cerca. Si rendono ben presto conto che il loro soggiorno forzato in quel posto sarà molto più lungo e duro del previsto.

Quella che avrebbe potuto essere una trama sfruttatissima (tante sono le storie di persone che si trovano a vagare su isole deserte sulle quali sono arrivate per via di incidenti di diverso tipo e in attesa che qualcuno li porti in salvo) ha riservato, contro ogni aspettativa, tante positive sorprese.

Nel conoscere i sei protagonisti, nella prima parte del libro, ho avuto l'impressione che la storia di ognuno potesse essere il soggetto di un libro a sé stante. Penso alla storia di Ramon, che chiude fuori il mondo e vive da hikikomori all'interno delle quattro pareti di una cameretta diventata - per scelta - la sua prigione. Penso al poliziotto che non fa altro che il suo dovere ma si trova a scoprire traffici che coinvolgono persone insospettabili ed intoccabili, tanto da rischiare di giocarsi la carriera. O al narcotrafficante che avrebbe una lunga storia da raccontare. 

Questo è stato il pensiero che mi ha accompagnata per tutta la parte del racconto. 

Quando le esistenze di queste persone si incrociano su una spiaggia sconosciuta, ognuno ha un bagaglio di esperienze e di vita che, però, scelgono di lasciare nell'ombra per mostrare solo ciò che ritengono di far sapere agli altri. Dal mix di queste esistenze che si incrociano su quella spiaggia l'autrice imbastisce una storia di amore e paura, di follia e coraggio, di fantasia e leggenda, realtà ed invenzione che non risparmia alta tensione, colpi di scena, momenti di puro terrore ma anche tenerezza, coinvolgimento, scoperte ed anche oscure presenze. 

In quella terra che aveva vinto tutte le battaglie contro il progresso e vedeva le loro vite come un'anomalia, i sei sopravvissuti si troveranno ben presto a fare i conti con la ricerca di un equlibrio che, volenti o nolenti, va affermato. Non mancherà una certa tensione dovuta alla definizione di tali equlibri soprattutto perchè si incontrano - e si scontrano - sensibilità diverse e un diverso modo di concepire la vita ed il rapporto con gli altri.

Cinque uomini e una donna. Isolati in chissà quale posto del mondo. Lontani da tutto e da tutti. Apparentemente soli. L'ago della bilancia, in quel luogo in cui le regole si erano spogliate di secoli di civiltà ed erano tornate al punto zero, è lei: Avril. Ben presto si rende conto che quel posto le ha tolto ogni possibilità di scelta e che il suo destino, in quelle circostanze, è chiaro seppur lontano dalla sua volontà. Ben presto si rende conto di non appartenere più a se stessa: il destino ha scelto per lei e si rende conto di non potersi opporre in nessuno modo. Per il bene di tutti. Ma il suo, di bene? Qui potrei aprire un lungo discorso che non è il momento di fare per non svelare troppo. Magari chi avesse letto questo libro e avesse voglia di confrontarsi sul ruolo e sulle scelte (più o meno volontarie) di Avril faccia un fischio!

Ben presto i sei compagni d'avventura si rendono conto di non essere soli e di avere a che fare con una comunità che vive allo stato selvaggio. Ma non è questa la scoperta più sconvolgente. A terrorizzarli è la presenza di creature demoniache alle quali quei selvaggio pagano dei tributi in termini di vite umane in cambio di una tranquilla esistenza.

A questo punto la lotta per la sopravvivenza si fa ancora più dura. Non posso dire altro sulla trama. Il libro merita di essere letto. 

Mi permetto di dire che secondo il mio parere il personaggio centrale è Avril. Ed ho anche riflettuto a lungo sul titolo: isolati perchè finiti su un'isola... ma nel dare uno sguardo alle loro vite, ognuno dei sei non è forse isolato rispetto al resto del mondo per via di scelte personali, circostanze o situazioni?

Ho trovato qualche errore che mi auguro sia stato corretto nella versione cartacea ma nel complesso del romanzo, ben scritto e articolato, è poca cosa. I personaggi mi sono arrivati con le loro particolarità: un ulteriore approfondimento delle loro storie e delle loro personalità, come dicevo in apertura, avrebbe richiesto un romanzo per ogni loro storia. Chissà che l'autrice non voglia farci un pensierino per il futuro! Io leggerei volentieri la storia di Ramon, di Javier e di tutti gli altri a prescindere dall'avventura sull'isola e dall'epilogo.

Positiva scoperta. Lettura lunga ma che non mi ha annoiata affatto.
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Isolati
Iris Bonetti
486 pagine
16.64 euro copertina flessibile - 3.49 euro Kindle

lunedì 8 febbraio 2021

Domeniche da Tiffany (J. Patterson - G. Charbonnet)

Un libro scritto a quattro mani nel quale, secondo il mio parere, dominano quelle femminili. Ne esce una storia romantica e magica, adatta a lettori che amino lasciarsi andare all'amore sdolcinato e che si lasciano andare alla fantasia. Perché di fantasioso, in questa storia, c'è molto.

E' un libro scorrevole sia per lo stile di scrittura che per la storia decisamente poco impegnativa. 

I personaggi non sono molto approfonditi dal punto di vista psicologico e le situazioni si susseguono, soprattutto nella seconda parte, con una certa fretta. Quasi come se gli autori avessero fretta di concludere il discorso.

La protagonista è Jane: compare come una bambina rapita dagli occhi azzurri e dalla dolcezza, oltre che dall'attenzione e dalla cura, del suo amico immaginario Michael. E' l'unico che si prende cura di lei perché sua madre - separata da una scia di mariti - è troppo impegnata con gli impegni che la compagnia teatrale che dirige ha in agenda. 

Ma un amico immaginario non è per sempre. Questo vuole la regola (regola stabilita da chi?) e quando la ragazzina è alle soglie dei nove anni resta definitivamente sola perché Michael scompare. Probabilmente gli verrà assegnato un altro bambino e così via, andando avanti nel tempo.

Ma se dopo venti anni Jane incrocia quegli stessi occhi azzurri che le hanno fatto battere il cuore un tempo e se sa che appartengono proprio a Michael, cosa può succedere? Sulle prime crede di essere impazzita ma ben presto realizza che no, non è così. Michael è tornato e lei lo ama più che mai. Ora ha trent'anni e la situazione è diversa da quando era una ragazzina anche se la madre, Vivienne, ha sempre lo stesso atteggiamento distratto, scostante e quella tendenza a mortificare Jane-cara, la sua eterna bambina. 

Devo ammettere di non aver compreso la natura di quell'amico immaginario. La mia parte razionale ha avuto la meglio su quella che, invece, si lascia andare alla fantasia. Alla fine, però, ho smesso di cercare elementi che mi permettessero di fare chiarezza ed ho preso la storia così come veniva proposta. Una storia di fantasia.

Inutile dire che la figura più strana e particolare sia quella di Michael ma, come per tutti gli altri, non è una figura approfondita. Si comprende ben poco di lui e, da quel che si legge, lui stesso fa fatica a darsi delle risposte su ciò che gli accade. 

La figura più odiosa è quella di Vivienne, la più falsa quella di Hugh (fidanzato di Jane e attore di professione) e poi c'è Jane. Io non so se avrei resistito come ha fatto lei all'atteggiamento di sua madre...

Come lettura di disimpegno ci può stare, magari per staccare dopo qualche cosa di più impegnativo. 

Magari essendo arrivata la settimana che porta a San Valentino può essere una lettura adatta soprattutto per i sognatori, per chi crede che l'amore possa tutto, che in ogni storia ci sia un pizzico di magia e che il principe azzurro possa davvero esistere. 

Per chi ama le storie d'amore più realistiche... meglio scegliere altro. 

Ps: ho avuto il libro nell'ambito dell'iniziativa Libro in viaggio, organizzata per far circolare libri da un lettore all'altro. Ogni libro è accompagnato da una quadernino su cui ogni lettore appunta dei pensieri, delle sensazioni, delle osservazioni e durante la lettura, a matita, ognuno ha lasciato sottolineature e commenti tra le pagine. Ora il libro tornerà alla sua proprietaria visto che io sono l'ultima lettrice della lista e non sarà più lo stesso che è partito - nuovo nuovo - tempo fa. Bella iniziativa!
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Domeniche da Tiffany
J. Patterson - G. Charbonnet
Casa editrice Tea
258 pagine
15.60 copertina rigida, 9.00 euro copertina flessibile, 1.99 Kindle

domenica 7 febbraio 2021

Enola Holmes. Il caso del marchese scomparso (N. Springer)

Chi l'avrebbe mai detto che l'acuto Sherlock avesse una sorella minore? E, soprattutto, che fosse estremamente intelligente, abile, agile, acuta, osservatrice e furba al punto giusto?

Di certo non i suoi fratelli maggiori che, pur sapendo della presenza di questa giovane creatura nata quasi per sbaglio quando loro erano oramai grandi, poco sanno di lei e quel che credono di sapere si dimostra del tutto sbagliato. 

Oltre a Mycroft - tutto d'un pezzo, attento alle convenzioni dell'epoca e fratello maggiore - ecco che arriva lei: una ragazzina piena di telanti coltivati all'ombra non di un ombrellino parasole come le convenzioni dell'epoca vorrebbero ma di all'aria aperta, sotto un bell'albero o in riva ad un fiume. Sa leggere, sa scrivere e fare di conto, ama esplorare nidi di uccelli e vermi, ama pescare ed andare in bici. Questo è quanto lei stessa ammette. Ma Enola è molto di più di tutto ciò e lo dimostra nella sua prima avventura.

Siamo alla fine del 1800 quando da una ragazzina ci si aspetterebbe una certa postura, un certo contegno, modi aggraziati. Enola, però, sfida le convenzioni dell'epoca, coltiva abilità ben diverse da quelle che il resto dalla società si aspetterebbe da una ragazzina come lei e quando si accorge che sua madre se n'è andata decide di non rassegnarsi ma di cercarla. 

Quando i suoi impettiti fratelli arrivano nella sua grande casa e si trovano davanti "...una ragazzina selvaggia educata da una donna selvaggia" e alla quale riconoscono un quoziente d'intelligenza al di sotto della media (sulla base di cosa, poi, i due arrivano a tali giudizi non l'ho mica capito! Tanto più se l'ultima volta che l'hanno vista aveva quattro anni!) decidono - in particolare Mycroft - che è il momento di darle una vera educazione in una struttura adatta. Di cercare la mamma, Eudoria (rimasta vedova quando la bambina era piccola) sembra interessarsi solo lei perché per i fratelli ciò non appare una priorità.

Quella ragazzina considerata poco più di una sciocca, però, dimostra di essere più sveglia del suo geniale fratello e anche del sapiente fratello maggiore, tanto da farla ad entrambi sotto al naso.

Mentre è impegnata a sfuggire ai suoi fratelli e alla strada che hanno in mente per lei, non dimentica il suo obiettivo: cercare sua madre. E' proprio in questo contesto che si imbatte nella scomparsa di un giovane marchese...

Senza scendere troppo nei dettagli della trama devo dire che nella prima parte ho fatto un po' fatica ad ingranare il ritmo di lettura. Mi sono distratta spesso ed ho notato che ogni piccolezza era buona per fare altro... dalla metà in avanti è andata un po' meglio.  

Un libro per ragazzi, è vero, ma devo dire che ne ho letti altri di questo genere che mi hanno catturata molto di più. Avrei gradito maggiore approfondimento sui personaggi, almeno. Avrei tanto voluto conoscere meglio la personalità di quella madre che è protagonista di gran parte della storia ma per la sua assenza,n on oper la sua presenza. Avrei gradito capire cosa potesse esserci sotto alla necessità di andarsene e di lasciare da sola una ragazzina... Credo che ci sarebbe stato da lavorare perchè il personaggio si presta (anzi, i personaggi si prestano) ad un approfondimento maggiore. Anche lo stesso Mycroft... sarebbe stato bello conoscerlo meglio. Sherlock è noto già  di suo ma gli altri no!

Sherlock Holmes non fa una gran bella figura in questa avventura sia per i suoi commenti piuttosto pesanti e segno di una mentalità molto molto gretta sia nei confronti della madre che della sorella (...delle donne in generale) ma anche per... non posso dire per che cosa ma sul finale la situazione mi ha fatto davvero sorridere. Per essere uno che ha fama di risolvere chissà quali misteri mi è sembrato un tantino distratto e poco attento.

Che altro dire... non è un libro che rileggerei e avevo immaginato una lettura molto più scorrevole e coinvolgente di quella che mi sono trovata tra le mani.

E poi mi chiedo.... marchese e visconte sono sinonimi? I conti non tornano... lascio ai lettori capire perché.
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Enola Holmes. Il caso del marchese scomparso
Nancy Spinger
De Agostini Editore
224 pagine
14.90 copertina rigida - 6.99 Kindle