domenica 27 febbraio 2022

Blue. La trilogia delle gemme. Vol. 2 (K. Gier)

Con il primo sarà stata la novità della storia a rendermi scorrevole il tutto. Con questo secondo volume mi sono proprio arenata. Un po' sarà il periodo storico che stiamo vivendo a rendere tutto più difficile, anche la lettura di un fantasy che prevede viaggi nel tempo... però un po' sono state anche le aspettative perché pensavo che avrei trovato la storia focalizzata su Paul e Lucy. Non è stato così se non all'inizio e alla fine.

Ritroviamo Gwen, la protagonista, a pochi giorni di distanza dall'aver saputo di essere una viaggiatrice nel tempo che i Guardiani - setta segreta che ha sede nel dedalo di vie intorno a Temple Church - inviano indietro nel tempo per prelevare una goccia di sangue dai dodici prescelti e completare il cronografo, una missione da cui dipende il destino dell'umanità. Anche lei è una dei prescelti per cui anche il suo, di sangue, è prezioso per chi volesse lavorare in modo uguale e contrario a quello dei Guardiani. Come si pensa che vogliano fare Paul e Lucy...

Dopo i primi giorni nei quali la ragazza è stata sopraffatta dagli eventi, ora inizia ad assumere maggiore consapevolezza del suo ruolo e la storia torna nuovamente a focalizzarsi su di lei che è protagonista, tra l'altro, di turbolenze amorose per via del suo affascinante compagno di viaggio, Gideon.

L'avventura che li vede protagonisti mi ha appassionata meno di quanto non l'abbia fatto quanto narrato nel primo libro e in alcuni punti ho trovato la storia molto lenta e confusa. Sul finale, quando spunta di nuovo la figura di Paul, il mio interesse si è nuovamente riacceso tanto che ora ho necessità di leggere il capitolo che chiude la trilogia per capirci qualche cosa. In questo l'autrice è stata abile perché se non ci fosse stato lo scatto finale probabilmente avrei mollato qui la trilogia.

In questo secondo volume i più simpatici sono i non-personaggi: Gwendolyn ha un dono che si manifesta nel momento in cui riesce a vedere e sentire i fantasmi... sono proprio alcuni di questi i più simpatici della storia. 

In assoluto Xemerius, il piccolo gargoyle demoniaco che, però, di demoniaco non ha nulla: con la sua capacità di passare tra le pareti senza ovviamente essere visto se non da lei è una spia molto utile...

Mi sono trascinata questa storia più di quanto avrei voluto... e spero che il terzo volume sia migliore per concludere la trilogia in bellezza.
***
Blue. La trilogia delle gemme. Vol. 2
Kerstrin Gier
TEA editore
345 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 7.99 kindle

venerdì 25 febbraio 2022

Sono Vincent e non ho paura (E. Koens)

 

Molto bello il formato, cartonato e gradevole da tenere in mano. Ottima presenza ma, soprattutto, di sostanza.

Quella di Vincent è una storia dolorosa ma carica di speranza e di coraggio. Lui è un ragazzino solitario. Più per necessità che per scelta. É preparatissimo in fatto di sopravvivenza e sa cosa fare in ogni circostanza. Sa come accendere un fuoco, come raccogliere l'acqua, come difendersi dal freddo... Ma sa anche come tacere e nascondere i lividi con i quali torna a casa ogni volta che suona la campanella da scuola. É lì che vive il suo incubo: un incubo fatto di mani che spingono e che picchiano, di piedi che scalciano e calpestano, di lingue che offendono taglienti. Quello che fa a scuola, di fatto, è sopravvivere. 

Vincent soffre ma intende proteggere le persone che lo amano e che, purtroppo, sono un tantino distratte da non accorgersi di nulla di ciò che gli accade. Per questo, non parla.

L'unica con la quale condivide la sua sofferenza è Charlotte, la babysitter (perché è vero che è grande ma ai genitori super-impegnati serve qualcuno che si occupi di lui affinché non gli accada nulla...) e devo dire che se, da una parte, la vicinanza di questa ragazza è importante per Vincent in quanto sa che con lei non deve fingere, dall'altra mi ha innervosita il fatto di recepire passivamente, come un dato di fatto inevitabile, ciò che accade al ragazzino e che nessuno sembra mai vedere, nemmeno quando si tratta di percosse violente e di dispetti tutt'altro che innocenti.

Quando in classe arriva una nuova alunna, una compagna che non lo considera un rifiuto della società ma che ha interesse a conoscerlo e passare del tempo con lui, Vincent riconquista quell'autostima necessaria per prendere poi una decisione importante...

Ho provato emozioni contrastanti nel leggere questo libro, devo ammetterlo. Rabbia, tanta. Ma anche tanta tenerezza...

Mi sono chiesta, da madre (e non mi pare secondario), quante volte sarà capitato anche a me di non comprendere appieno gli stati d'animo dei miei figli e di quanto possa essere difficile parlare con un adulto di ciò che può accadere quando si ha a che fare con i classici bulli! Il ruolo dei genitori resta marginale e onestamente avrei voluto sapere qualche cosa di più su di loro perché, pur essendo una storia focalizzata su Vincent, il ruolo dei genitori è comunque fondamentale. 

Qui restano entrambi ai margini e... non ci fanno propriamente una bella figura, sono onesta!

Segnalo - da ultimo ma non per importanza - che è un libro ad alta leggibilità grazie all'uso del font EasyReading.
***
Sono Vincent e non ho paura
Enne Koens
Camelozampa editore
237 pagine
15.90 euro

giovedì 24 febbraio 2022

Fuoco (E. Pandiani)

Quello che lega i quattro della banda Ventura è un segreto che tutti credevano (o si auguravano) fosse oramai al sicuro. 

Un segreto che affonda le proprie radici in un passato che tutti e quattro hanno fatto del tutto per dimenticare e che vorrebbero anche che il resto del mondo dimenticasse: un passato che li ha portati, per un motivo o per l’altro, in galera e che ne ha segnato l’esistenza. Ancora oggi, dopo essere evasi e dopo che tanti anni difficili hanno permesso loro di crearsi una nuova vita oltre che una nuova identità, la paura che quel passato torni a bussare alla porta è sempre attuale. Max, Vittoria, Sanda e Abdel si trovano a fare i conti, purtroppo, proprio con la loro paura più grande: qualcuno ha scavato nel loro passato e li ha in pugno. Un ricatto. Uno strano ricatto.
Vengono messi davanti a qualche cosa a cui non possono dire di no se non vogliono tornare nelle patrie galere: per loro è pronto un incarico, affidato da un uomo misterioso, volto in qualche modo a fare giustizia in una situazione risalente ad anni prima, archiviata come incidente, ma che a qualcuno non convince.

Sono quattro persone molto diverse tra loro eppure affini. Sono diversi per esperienze, per età, per etnia, per sesso, per estrazione sociale. Eppure insieme formano una squadra che sa il fatto suo, pronta ad indagare a tutto campo per portare al termine l’incarico che gli viene affidato e per riscattare le rispettive esistenze.

Nella storia messa in piedi da Pandiani ho trovato dei buoni ingredienti per una storia ben costruita, con risvolti ad alta tensione e situazioni inaspettate che tengono il lettore con il fiato sospeso. La prima parte, quella che di fatto è introduttiva, appare più lenta e sembra a non portare da nessuna parte. Una volta entrati nella storia, però, il ritmo cambia. In alcuni momenti ho avuto la sensazione che quei personaggi vestissero i panni di piccoli supereroi… ma nel complesso della storia ci sta.

Ho molto gradito l’intuizione dell’autore che aiuta il lettore a comprendere la situazione grazie ad una particolare narrazione rispetto alla quale non posso dire di più per non togliere il gusto della lettura. Basti pensare che se, da una parte, i quattro protagonisti sono impegnati a mettere insieme i pezzi di un puzzle che fa fatica a comporsi, dall’altra il lettore viene aiutato a fare chiarezza tanto da avere in mano i pezzi giusti prima di Max e degli altri.

La storia che viene a galla è piuttosto intricata ma le fila si snodano con chiarezza proprio grazie a questa trovata narrativa che non credo di aver mai incontrato in altri libri del genere.

Storia originale, personaggi che si raccontano nelle more dell’indagine e che iniziano a fidelizzare il lettore: già in copertina si legge che si tratta della prima indagine di questa banda alquanto singolare e l’effetto è assicurato. Sono personaggi che sanno perfettamente che la loro libertà potrebbe andare in fumo in un attimo e ciò li rende fragili. Questa fragilità, però, diventa forza nel momento in cui si mostrano disposti a tutto pur di difenderla, quella libertà, con le unghie e con i denti.
***
Fuoco
Enrico Pandiani
Rizzoli Editore
384 pagine
16.00 euro copertina flessibibe - 9.99 kindle

martedì 22 febbraio 2022

Ninfee nere (M. Bussi)

 

 Ninfee Nere è il primo libro in assoluto che leggo di questo autore e non sapevo cosa aspettarmi. 

La prima cosa che mi viene da dire è che si tratta di un libro che rileggerei subito, immediatamente, perché lo stile, così come lo svolgimento della storia, mi hanno talmente spiazzata e positivamente colpita che vorrei mettermi alla prova per verificare se, con il senno del poi, tutte le tessere del puzzle vanno davvero al loro posto o se qualche incastro è un po' forzato o poco preciso. 

Perché questa è l'impressione che ho avuto appena sono arrivata all'ultima parola dell'ultima pagina: siamo sicuri che la costruzione di tutta l'impalcatura della storia sia precisa o qualche costa stride? 

Credo di poter dire di essere sicura!!!

Non credo sia possibile dire niente sulla trama che non vada oltre quanto non si sappia già: tre donne sono le protagoniste di una storia ambientata a Givery, il villaggio del grande Claude Monet. La sua presenza si respira nell'aria ad ogni angolo, come se l'intero paesaggio avesse preservato anche a distanza di anni le sue caratteristiche per apparire sempre come il grande pittore lo vedeva quotidianamente. Oramai diventato un luogo d'attrazione sia per gli ambienti che per la magia legata alle vicende che hanno caratterizzato l'esistenza di Monet, Givery è teatro di una morte alquanto sospetta. Le indagini ruotano attorno ad alcune figure sulle quali spiccano tre donne: Fanette, una bambina di 11 anni, una graziosa maestrina di nome Stéphanie ed un'anziana signora che appare piuttosto strana, cattiva (o incattivita dalla vita? Me lo sono chiesta fin dalle primissime pagine) che si rivolge al lettore nel raccontare la storia e gli parla come se stesse davvero dialogando con lui.

Sulle prime questa cosa non mi è piaciuta molto ma piano piano l'ho apprezzata sempre più soprattutto notando una diversità nella narrazione quando la protagonista era lei rispetto a tutti gli altri personaggi. Solo lei si è sempre rivolta al lettore chiamandolo in causa in modo diretto. Nessun altro. Ed ho voluto pensare che questa scelta non fosse casuale anche se non riuscivo a capire il perché.

Posso dire che sul finale la storia subisce un'accelerazione vertiginosa ed ho fatto fatica a staccarmi dall'ultima parte, quella che ha portato all'epilogo e che mi ha fatto comprendere la scelta narrativa dell'autore. Una scelta originale ed azzeccatissime, secondo il mio parere, e nemmeno semplice da attuare soprattutto perchè richiede una precisione al millesimo. 

Il lettore si trova davanti ad una specie di labirinto dal quale fa fatica ad uscire ed ho avuto l'impressione che l'autore volesse metterlo alla prova pagina dopo pagina. Va anche detto che di tanto in tanto ho pensato di trovarmi davanti a qualche errore di traduzione... ma nel complesso tutto ciò è passato in secondo piano.

Trovo che sia una lettura da consumare con calma e attenzione, notando anche le interlinee che vengono lasciate tra un paragrafo e l'altro perché hanno anche loro un ruolo importante.

"Ci mancava solo il cane" mi sono detta ad un certo punto... anche un cane di nome Neptune ha un ruolo fondamentale nell'aiutare il lettore a comprendere con quale storia è alle prese. 

Sono molto curiosa di leggere altro di Michel Bussi. La storia di Fanette, della maestrina e della vecchia strega mi è piaciuta molto così come mi sono piaciute, nel dettaglio, le descrizioni degli ambienti che mi hanno fatto immaginare quei luoghi come se fossi lì anche io. Bel libro davvero, anche per le tante informazioni che vengono date, in un modo o nell'altro, sulla pittura di Monet, sui suoi luoghi, sulle sue passioni, sulle sue manie ed anche sui misteri legati alla sua produzione artistica.
***
Ninfee nere
Michel Bussi
Edizione E/O
394 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

domenica 20 febbraio 2022

Miss Merkel e l'omicidio nel castello (D. Safier)

 

Una donna che ha ricoperto un ruolo di un certo livello per anni che si trova, improvvisamente a fare la pensionata, come può occupare il suo tempo? 

A fare torte, certo. a se questo non basta?

 Ecco che Angela Merkel, quella Angela Merkel, per avendo scelto un luogo tranquillo in cui vivere con suo marito in serenità non riesce a stare lontana dai guai. Cerca di fare amicizia con la gente del posto ma la sua capacità, affinata in anni di politica, di comprendere al volo con chi ha a che fare, le fa realizzare che no, non tutti sono simpatici e pronti a socializzare. Poco importa perché ben presto la neo pensionata si trova alle prese con un mistero bello e buono che si mette in testa di voler risolvere, vista l’acclarata incapacità di chi dovrebbe occuparsene per mestiere e per competenza.

A far scattare la molla sarà la morte del barone Philipp von Baugenwitz ed il suo intuito la porterà ben presto a circoscrivere i potenziali assassini a poche persone. Anzi, a poche donne. I suoi ragionamenti non fanno una piega ma sembra che non portino da nessuna parte. Quando, poi, alla morte del barone segue anche un’altra misteriosa scomparsa la situazione si complica ma la tenacia della donna non la porta certo a gettare la spugna. Tutt’altro.

Ho trovato la lettura distensiva, idea simpatica. Non certo un giallo ad alta tensione, questo sicuramente no. Vengono proposte situazioni che strappano un sorriso – vogliamo parlare del cane Putin? – ed un’indagine che resta a livelli dilettantistici. Ho trovato un po’ ripetitivi i riferimenti a circostanze e persone collegate alla vita da cancelliera: non servivano questi continui rimandi, nulla danno alla storia ma, per quel che mi riguardano, la appesantiscono.

È un libro che trovo adatto per chi non sia alla ricerca di un giallo canonico e che sia disposto a chiudere un occhio di tanto in tanto lasciandosi andare ad una risata per le situazioni che vengono proposte. Adatto anche, o forse soprattutto, a giovani lettori che si vogliano avvicinare al genere ma con il rischio che non comprendano tutti i riferimenti legati alla vita precedente della nostra investigatrice dilettante, quando aveva un ruolo ben diverso che, magari, ai più giovani, poco interessa.
***
Miss Merkel e l'omicidio nel castello
David Safier
SEM editore
320 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 8.99 kindle

sabato 19 febbraio 2022

Gitanjali. Universo d’amore (Tagore)

Il prezzo di questo volumetto è in lire ma è cancellato perché credo che mi sia stato regalato tanto tempo fa. 
 
Si tratta di un’edizione del 1995 che è sbucata dai meandri più profondi della mia libreria qualche tempo fa. Fa parte della collana Acquarelli che raccoglie testi poetici che avevo quasi dimenticato: con lui ho trovato altri due volumi ai quali sono molto affezionata perché in quei casi, sì, ho dei bei ricordi appiccicati alle pagine.
Rabindranath Tagore in poco meno di cento pagine offre un messaggio universale di amore e di vita. I suoi versi – ne sono riportati 103 per la precisione – affronta un complesso e profondo percorso spirituale nel quale porta con sé i lettori che vogliano aprire la propria anima non ai versi in quanto somma di parole ma ad una poetica che mira al profondo con una musicalità tale da rimbombare nella testa.
 
Io non vado forte con la poesia, sono sincera, ma ogni tanto mi piace lasciarmi cullare da versi che arrivano alle corde dell’anima.
 
In tempi moderni sono spuntanti tanti, tantissimi poeti soprattutto sulla scia dei likes dei social: tra queste pagine ingiallite ed impolverate ho trovato versi poco conosciuti, proposti con un linguaggio semplice ma ricco di simboli, di similitudini e metafore che arrivano dal mondo della natura e della vita di tutti i giorni. É questa è un'altra cosa rispetto ai social, diciamolo... É un vero e proprio viaggio quello che ho letto in questi versi: un viaggio interiore che porta alla piena consapevolezza di sé e alla fede gioiosa in una entità superiore presente in tutti gli elementi della natura e nella stessa natura umana.
Lettura piacevole, da gustare parola per parola. 
 
Io credo che una coccola così ognuno se la dovrebbe offrire: le parole sono capaci di accarezzare l'anima, sempre se si è disposti a farle arrivare.
 
Per i nostalgici di libri d'altri tempi, per chi trova piccole perle nascoste sul fondo di un cassetto e vuole dare loro un'opportunità anche se piuttosto datate.
***
Gitanjali. Universo d’amore
Tagore
pag. 94
edizione in lire

venerdì 18 febbraio 2022

Il grido della rosa (A. Basso)

Seconda avventura che ha per protagonista Anita Bo, personaggio nato dalla penna di Alice Basso: una giovane e bella donna a cui il ruolo di procreatrice di figli sani e forti va stretto, molto stretto. Nell'epoca in cui vive, siamo nel 1935, è proprio questo che viene chiesto alle donne: dare figli alla patria. 

 

Punto. Fine. 

Impensabile che abbiano l'ambizione di andare a lavorare o di ricoprire un qualsivoglia ruolo nella società che non sia quello di procreare, soprattutto perché come arrivano alle soglie del matrimonio le loro velleità lavorative verranno, sistematicamente, ridotte a zero visto che all'epoca matrimonio=licenziamento.

Eppure Anita trova il modo di ritagliarsi un posto nel mondo che non sia quello che pare scritto a chiare lettere per lei anche se, lo sa bene, a scadenza. Figlia di tabaccai nella Torino dell'epoca, Anita è una ragazza molto intelligente a cui le regole del sistema, le imposizioni di qualsiasi genere, vanno sempre più strette. É molto furba e si rende conto che deve darsi da fare per pensare a sé stessa visto che nessuno lo farà per lei: alle soglie del matrimoniocon un ragazzo bello e buono, buon partito ma un po' tonto, riesce a posticipare il giorno del sì di sei mesi e in questo arco di tempo si mette alla prova  diventando un membro attivo della società, portando a casa uno stipendio e creandosi la sua occasione, senza attendere che qualcuno lo faccia al posto suo. Ottiene un lavoro come dattilografa in una piccola casa editrice. É qui che si sente davvero viva nel momento in cui, grazie alla trascrizione di racconti gialli americani nella rivista Saturnalia, riesce a prendere confidenza con un mondo che l'appassiona ogni giorno di più. Un mondo che ad un certo punto si incrocia e si confonde con la realtà con vittime vere di reati veri, con colpevoli veri. 

Anita è una ragazza molto passionale. Questo è un aspetto che mi piace sottolineare: non intendo passionale dal punto di vista carnale ma mette passione in tutto ciò che fa e quando, lavorando nella casa editrice,  si rende conto che leggere può essere davvero interessante e che le si apre davanti un mondo lo accoglie senza riserve. Da quel momento inizia a notare situazioni, attorno a sé, a cui nessuno sembra interessato. Sono piccole ingiustizie che non arriveranno mai all'attenzione del sistema ma che non passano inosservate ai suoi occhi. Ai suoi e a quelli del suo "complice", Sebastiano (direttore editoriale della casa editrice) con il quale escogiterà un modo - non privo di rischi - per fare in qualche modo giustizia anche se non per le vie ufficiali.

Questo è quanto sappiamo di Anita dal primo volume della serie (e che va detto per inquadrare il personaggio a chi non lo conoscesse) che, secondo il mio parere, va letto assolutamente prima di questo perché pur occupandosi di vicende tra loro scollegate, se si leggesse solo il secondo si rischierebbe di perdere elementi importanti della storia di questa donna che sa il fatto suo.

Questa volta Anita e Sebastiano (ma non solo loro) si trovano alle prese con la morte di una ragazza-madre attorno alla quale si apre un mondo: quello di una realtà che si occupa di ragazze come lei e che ha delle buone intenzioni ma... con un ma! Anita capisce subito che c'è qualche cosa che non va ed inizia a guardarsi attorno. Quell'incidente, per tale viene fatto passare, lo è davvero? Quella ragazza potrà mai avere giustizia?

Il personaggio che ho amato di più non è Anita, sarebbe troppo scontato. É piuttosto Sebastiano, il suo complice: è un giovane che sa stare al suo posto ma che lo fa con una certa inquietudine, una persona intelligente, attenta, sensibile in un periodo storico in cui deve anche fingere, più e più volte, di essere allineato con un sistema che non condivide. Un personaggio che ha coraggio, più di quanto ci si potrebbe aspettare.

Devo ammettere che nella prima parte della storia ho accusato una certa lentezza nella narrazione ed ho temuto il peggio. Dalla metà in avanti, però, la situazione ha iniziato ad essere più chiara, dinamica e sono entrata appieno nei meccanismi. Ciò che più mi è piaciuto dell'intera costruzione narrativa è il ruolo dei personaggi femminili che sono nettamente superiori (sia per numero che per personalità) di quelli maschili alla faccia del sistema dell'epoca!

Credo che Anita abbia tutte le caratteristiche per continuare a fare quello che fa ed ho anche una certa curiosità per via di quel matrimonio che, comunque, è alle porte perché sei mesi prima o poi passano. 

Grazie a @greta.photo_
 

Secondo me Alice Basso (che ho avuto occasione di incontrare e salutare di recente al Nebbiagialla noir festival di Suzzara) ha inanellato un'altra storia capace di arrivare al lettore ed ho molto apprezzato il fatto di farlo riflettere su situazioni che spesso erano destinate ad essere dimenticate nell'indifferenza più totale di chi era attento a tutto tranne che a situazioni che riguardavano i più deboli. In un periodo storico particolare trovare persone sensibili e vicine a chi sembrava essere trasparente agli occhi dei più e, soprattutto, senza troppi diritti, mi è sembrata un'ottima scelta.

Ps. come Anita, anche io sono uscita dalla lettura di questo libro con delle conoscenze in più: ho imparato cosa sia il rasoio di Occam (che Alice scrive Ockham dal nome del filosofo da cui deriva ma che, se non ho capito male, si è più comunemente latinizzato in Occam)... anche per me, cosa che peraltro sostengo da sempre, leggere vuol dire conoscere sempre di più. Per fortuna che anche Anita - che non amava certo la scuola e la lettura da ragazzina - se n'è resa conto!
***
Il grido della rosa
Alice Basso
Garzanti editore
304 pagine
16.90 copertina flessibile, 9.90 Kindle

martedì 15 febbraio 2022

Il visconte dimezzato (I. Calvino)

 

Nel corso dell’estate del 2020 Il visconte dimezzato è arrivato da noi come lettura indicata dall’insegnante di italiano per mia figlia che aveva concluso la prima liceo ma all'epoca non ho avuto voglia di leggerlo. 

Poi è tornato, nella stessa e non molto gradevole edizione trovata in prestito in biblioteca, come lettura assegnata sempre dall’insegnante di italiano ma a mio figlio, che dovrà sostenere un compito proprio su questa lettura. Stavolta gli ho proposto un Gruppo di lettura, io e lui, per leggere commentare insieme capitolo dopo capito un libro che fin dal principio non l’ha attirato come non aveva attirato me la volta precedente. Devo dire che è stata una bella esperienza.

Il visconte dimezzato è un’opera di Italo Calvino che fa parte della trilogia I nostri antenati e racconta la storia del Visconte Medardo di Terralba che, durante la guerra contro i Turchi, venne letteralmente diviso a metà da una pallottola di cannone. “Racconto di fantasia”, ha subito commentato mio figlio. Non ho potuto che convenire aggiungendo, però, l’alto valore simbolico di ciò che stavamo leggendo.

Perché se è vero come è vero che un uomo non può vivere diviso a metà come accade al Visconte è anche vero che la simbologia usata da Calvino intende rappresentare qualche cosa di più complesso.

Medardo torna a casa incattivito. La metà che sopravvive – l’altra viene data per dispersa in guerra – è una metà cattiva, che gode nel provocare dolore agli altri e snatura il ricordo che tutti avevano di lui. Suo nipote, voce narrante, è il primo a sottolineare le tante storture e cattiverie che quell’uomo che stenta a riconoscere (non tanto per l’aspetto fisico quanto per il comportamento) va perpetrando di giorno in giorno nella sua terra, tra la sua gente.

Ben presto si arriva alla metafora della vita, alla necessità di trovare un equilibrio tra la parte buona e la parte cattiva di ognuno di noi perché come la parte cattiva può essere odiosa, anche quella buona, se estremizzata, può non piacere. Ecco, dunque, che arriva la necessità di trovare un equilibrio tra le due parti.

Non è di semplice lettura e, soprattutto, non è semplice da capire per un ragazzino che non sia preparato ad affrontare simbologie e metafore di questo tipo: per questo sono contenta di avere proposto la modalità “lettura condivisa” perché altrimenti temo che per mio figlio sarebbe stata una lettura fantastica e poco più.

Anche se scritto in un linguaggio d’altri tempi, il testo scorre bene. L’edizione che ho preso in prestito in biblioteca non è delle migliori e se avessimo dovuto giudicare dalla copertina… bhè… non sarebbe stata certo una lettura che avrebbe catturato la nostra attenzione. Ma com’è che si dice, l’abito non fa il monaco, giusto? Ed eccolo qua, questo Visconte che oramai ci è diventato familiare e che, con la sua strampalata avventura, rappresenta il conflitto interiore di ognuno, fino a che non riesce a trovare un equilibrio anche a costo di prove dolorose e scelte difficili.

***
Il Visconte dimezzato
Italo Calvino
Garzanti editore
pag. 101