mercoledì 31 ottobre 2018

Zucchero filato (D. Visser)

Ha aspettato tanto il ritorno di suo padre e quando lui torna a casa la loro vita non è  più la stessa. Non è più lontano, è vero, ma non è  più lui. Ezra se ne rende conto subito. Ha dodici anni, oramai... certe cose le capisce. Non come sua sorella che di ani ne ha otto ed ancora  gioca con le Barbie! 
Si rende conto che qualche cosa non va in quell'uomo scosso, così facilmente irritabile ed impressionabile. Non era così il suo papà. Il papà di prima. 

Lei capisce che qualche cosa si è spezzato in lui e sa bene che ciò avrà delle conseguenze.

Zucchero filato racconta i segni profondi che la guerra può lasciare in chi torna. Racconta come gli equilibri familiari vengano meno da un momento all'altro. Racconta la voglia di tornare ad essere una famiglia anche nei momenti più difficili.

La mamma di Ezra e di Zoe, la sua sorellina minore, è una figura chiave del racconto secondo il mio punto di vista. È una donna che tenta di nascondere l'evidenza, sulle prime, ma che comprende quale sia l'unico modo per aiutare suo marito e per dare una seconda opportunità alla loro famiglia.

Non è una posizione semplice, la sua. Si trova a fare scelte inevitabili e che anche lei ha cercato di scartare, all'inizio. 

Ezra non condivide la scelta della madre ma ben presto si troverà a fare i conti con la realtà. 

Il libro, di piccolo formato e molto comodo da tenere in borsa, è proposto con caratteri ad alta leggibilità e fa parte della collana "Gli arcobaleni" di Camelozampa editore. 
Propone un argomento non semplice per un giovane lettore ed introduce temi importanti come le conseguenze psicologiche della guerra sui reduci, le violenze in famiglia, la presenza di personale dei servizi sociali accanto a famiglie in difficoltà. Non sono concetti semplici per un giovane lettore.

Ezra ė una ragazzina coraggiosa, pronta a tutto pur di difendere le persone che ama. La figura del padre, contrariamente a quello che si potrebbe pensare,  è marginale. Una figura discreta pur essendo lui stesso il punto centrale della storia.

Il titolo porta un po' fuori strada. Se non si legge la trama, titolo e copertina secondo il mio parere fanno pensare a qualcosa di diverso anche se il richiamo allo zucchero filato, nella storia, non è casuale e ce se ne rende conto andando avanti con la lettura.

Con questo libro partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un prato, utile per questo mese di gara che va verso la conclusione.

Souvenir per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

Mi mancavano i Bastardi. Per scelta non ho visto la serie tv restando affezionata alla loro immagine che mi è arrivata dai libri di Maurizio De Giovanni e non me ne pento affatto.

Aspettavo l'occasione giusta per tornare a vivere con loro un'avventura e tornare a sbirciare nelle loro vite ed eccola qui, servita su un piatto d'argento quando, per la Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle mi è stato assegnato, come obiettivo, un libro con fiori in copertina. I fiori ci sono, nella cartolina, e non solo loro! C'è anche una donna che mi permette di partecipare anche alla Visual Challenge
e, per concludere in bellezza, riesco a partecipare anche alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio giallo in quanto libro da cui sia stata tratta una serie. Una triplice buona occasione per tornare a Pizzofalcone.

Un uomo viene trovato privo di conoscenza in un cantiere della metropolitana. Nessun documento, coperto di sangue, con chiari segni di un pestaggio e nessun elemento che possa aiutare coloro che si trovano ad indagare sul caso: Palma e i suoi, i Bastardi di Pizzofalcone
Dalle indagini emergono le sue origini: americano, figlio di un'ex attrice di Hollywood molto famosa all'epoca, ora malata di Alzheimer, fratello di Holly e con le quali ha raggiunto Sorrento per una vacanza. 
Difficile capire chi e perché possa aver ridotto quell'uomo in fin di vita ma i Bastardi - nei confronti dei quali, come al solito, i superiori non hanno alcuna fiducia - pian piano mettono insieme elementi che collegato il passato al presente e fanno emergere un segreto lungo cinquant'anni ed una realtà molto pericolosa. 

Si intrecciano affetti, sacrifici per amore, scelte importanti, legami di sangue, vicende losche e pericolose in una storia proposta in perfetto stile De Giovanni. Pian piano emergerà uno scenario del tutto inaspettato e molto più pericoloso di quanto si potesse immaginare.
L'ispettore Lojacono, il Cinese, agli ordini del commissario Palma, si trova ad indagare attuando i suoi soliti metodi poco ortodossi: ritroviamo il suo intuito, la sua calma - è uno degli aspetti che più mi piacciono di lui, quel suo modo di mantenere il controllo anche quando le circostanze porterebbero a ben altro - la sua capacità di guidare un gruppo con un metodo che, anche se fuori dai canoni, porta di solito i suoi frutti.

In questa storia ho apprezzato l'equilibrio perfetto in cui il passato ed il presente si intrecciano con maestria. Ma ho anche apprezzato le novità: la squadra si sposta a Sorrento ed anche il crimine commesso è diverso dal solito... 

Oltre alla storia, al mistero ben imbastito e strutturato, oltre all'abilità narrativa di De Giovanni rispetto alla quale non avevo alcuni dubbio, ho apprezzato molto l'aspetto umano che l'autore sottolinea ogni volta. Giorgio Pisanelli, Alex Di Nardo, Francesco Romano, Ottavia Calabrese, Marco Aragona: sono le loro storie, le loro fragilità, le loro passioni a rappresentare un'ulteriore ricchezza anche al di fuori delle indagini ed è questo che più mi piace nei Bastardi, in tutta la serie. Sono loro che si fanno amare. E' Lojacono con il suo bisogno d'affetto, è Marco Aragona con il suo piglio da ganzo ma con la sua estrema timidezza in fatto di cuore, è Alex Di Nardo con il suo rapporto conflittuale con un padre che, a differenza di quanto lei possa pensare, l'ama più di ogni altra cosa. Ma lo è anche Ottavia con quel figlio difficile e quell'amore impossibile e lo sono tutti gli altri.  Ognuno con una storia da raccontare, ognuno con un frammento di vita consegnato al lettore per permettergli di prendere la propria esistenza tra le mani e tirare le somme.

In questo capitolo uno dei personaggi che più mi ha colpita e fatta riflettere è stata una donna... Laura Piras, quel magistrato che ha messo la carriera davanti a tutto e che è sul punto di sacrificare molto per questo. Una donna che deve sempre apparire fredda, dura come la pietra ma che nasconde un'anima calda e pulsante, una donna combattuta tra l'amore e l'attrazione per un uomo e la sua carriera. Una carriera che potrebbe risentire di un legame affettivo profondo, tanto più se c'è una figlia di mezzo. Quanto spesso capitano situazioni di questo tipo, nella vita reale? Quanto coraggio mette in campo una donna nel fare una scelta?

Ed anche un'altra figura femminile mi è particolarmente piaciuta: una donna costretta a vivere nell'ombra ma che è stata capace di dimostrare carattere e coraggio, pur essendo considerata una specie di nullità da chi, invece, ha molto da temere da lei. Mai sottovalutare una donna, soprattutto se ha una vita da proteggere oltre alla propria!
Non posso dire di chi si tratta visto che non amo lo spoiler ma chi ha letto il libro - o lo leggerà - non avrà bisogno di altri elementi per capire.

Bel libro. Letto in poco tempo. Non perché avessi voglia di una lettura frettolosa ma perché è una di quelle storie che chiamano il lettore quando lascia il libro sul comodino, una di quelle storie per le quali si sacrifica qualche ora di sonno senza rimpianti! 
Consigliato. 
Ovviamente andando in ordine con la lettura: pur essendo una vicenda autoconclusiva sul fronte delle indagini, le storie dei protagonisti iniziano da lontano e si rischia di non comprendere appieno alcuni passaggi perdendosi le tappe precedenti. 

Ps. ci sono delle sorprese sul finale e non manca una capitolo in cui - e non è la prima volta nelle storie di De Giovanni - vengono proposti adi vite di persone che non diventeranno mai protagoniste ma che vivono drammi personali non di poco conto... Un modo, così lo interpreto io, per trasmettere al lettore che sono tante le vite ad un bivio, anche quando l'attenzione dei più è concentrata altrove.

sabato 27 ottobre 2018

Sfida a Central Park (L. Garlando)

E se la sfida si spostasse dai campi di calcio milanesi al meraviglioso scenario di Central Park? Ne verrebbe fuori un incontro indimenticabile, per un sacco di motivi!
E' quanto accade alle Cipolline, la squadra di calcio allenata dal cuoco Gaston Champignon e che si trova ad affrontare un improvviso quanto inaspettato e piacevole viaggio.
Un viaggio nel quale giocatori e giocatrici - perché, lo ricordo - le Cipolline sono una squadra mista - non mancheranno di vestire i panni dei turisti con tutti i canoni che ciò richiede. Non mancheranno nemmeno, però, di allenarsi in modo originale, divertente ma in ogni caso efficace!

Anche nell'avventura dal titolo Sfida a Central Park della serie Goal i protagonisti mostrano le loro caratteristiche sia dal punto di vista caratteriale che per quanto riguarda le proprie abilità in campo. Ed anche quando rischiano di subire un colpo basso da parte di chi, invece, veniva ritenuto come un amico riescono a venirne fuori a testa alta. 

Questa volta l'avventura viene spostata lontano dai campi di calcio ma la passione dei ragazzi e delle ragazze per la palla non viene mai meno. 

Anche in questo caso, prima di iniziare la storia vengono presentati i personaggi in illustrazioni che sono abbinate ai rispettivi nomi per cui è possibile dare un volto ed una fisicità ad ognuno. Trattandosi di una serie, suggerisco di leggere i vari libri in ordine visto che all'avvio della storia - in questo ma credo anche che sia un discorso valido per tutti gli altri libri della seri - si fa riferimento a quanto accaduto in precedenza. La storia si regge benissimo anche senza conoscere i precedenti ma è solo avendo letto la puntata precedente che si riesce a riallacciare il discorso captando alcuni dettagli che, in caso contrario, resterebbero sospesi.

Sappiamo, ad esempio, che il ristorante dell'allenatore ha vissuto un momento poco felice per via di una concorrenza improvvisa e poco corretta. Sappiamo anche alcuni dettagli dei rapporti tra i vari membri della squadra, simpatie, antipatie, qualche punto debole... ebbene, leggendo le varie storie in ordine si riescono ad avere tutti i tasselli necessari per avere un quadro completo.

Ciò che più mi è piaciuto, di questa avventura, sono alcuni risvolti tra coppie ma non dico di più per non togliere il gusto della lettura. 
Lo stile di scrittura è scorrevole e adatto ad un libro che, come questo, rientra nella collana Il battello a vapore, Piemme Editore.

Mi è piaciuto, ed è una conferma dopo aver letto un altro libro della serie, il fatto che la squadra di calcio sia mista, che ci siano ragazze che riescono a  tenere testa senza problemi ai ragazzi del gruppo e non solo a loro. Mi è piaciuto anche il clima che si vive all'interno di una squadra così eterogene, anche grazie alla presenza di ragazzi che arrivano da diverse parti del mondo. 

E, su tutto, ciò che mi piace di questa serie (almeno da quanto mi è parso di poter valutare fino ad ora) è la positività che viene trasmessa sul gioco di squadra, sul principio che prima di tutto debba venire il divertimento nel gioco poi tutto il resto, del sano agonismo che si basa comunque sul rispetto reciproco. 

Sono storie positive. Storie che fanno anche sorridere, che dipingono alla perfezione una passione - quella per il calcio - che è comune a molti adolescenti, a molti ragazzini e ragazzine che nelle Cipolline possono ritrovarsi. 

Carina anche l'idea di inserire, di tanto in tanto, un fumetto che completa la storia. 

Con questa lettura partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare la neve, elemento utile per la gara in corso in questo mese di ottobre che volge verso la fine.

venerdì 26 ottobre 2018

Il tuo sguardo illumina il mondo (S. Tamaro) - Venerdì del libro

Non conoscevo la storia personale di Susanna Tamaro e devo dire che sono rimasta un tantino interdetta nel conoscere tutta la sofferenza che l'ha accompagnata dall'infanzia all'adolescenza fino ad arrivare alla sua maturità. Maturità come persona, intendo, prima ancora che come artista.
Nel libro Il tuo sguardo illumina il mondo l'autrice scrive ad un amico scomparso: a quel Pierluigi Cappello che, seppur con dieci anni di differenza all'anagrafe, tanto in sintonia si è trovato con lei pur essendo due persone opposte per caratteristiche ed esperienze. Due opposti che si completano in un'amicizia profonda, segnata anche dalle distanza, ma comunque un'amicizia importante e nella quale è rimasto un grandissimo vuoto nel momento della morte di lui.

Ho avuto tra le mani questo libro per via di una specifica richiesta di mia madre. L'ho comprato per lei, lo ammetto, ma visto che era impegnata a terminare quello che aveva in lettura, ne ho approfittato e l'ho letto io.
Ed eccomi qui, a segnalarne la lettura per questo venerdì del libro di fine ottobre.

Nel suo ultimo libro la Tamaro si rivolge al suo amico, racconta affinità, desideri con uno stile poetico e profondo, anche difficile in alcuni passaggi, ma sempre delicato e capace di trasmettere l'emozione che un'amicizia così trasmette ancora. Parla anche della sua persona, però, della sua vita, delle sue difficoltà, del suo passato più o meno recente e del suo presente, della sua famiglia e dei sentimenti - qui sono rimasta davvero colpita, lo ammetto, per la lucidità e la schiettezza con cui affronta il tema dei rapporti familiari - ed anche della sua salute, del suo essere donna, del suo passato da ragazzina bullizzata e presa di mira dai più forti, della sua voglia di silenzio e di solitudine, delle sue sfide quotidiane.

Questo libro mi ha sorpresa. O meglio, mi ha presa in contropiede. Non mi aspettavo proprio di leggere ciò che ho letto e, soprattutto, di sentire quasi la sofferenza uscire dalle pagine. Questo è ciò che la Tamaro mi ha trasmesso: ho visto davanti agli occhi una bambina maltrattata, considerata diversa, lei stessa che sente di essere diversa in quanto non ama ciò che tutti gli altri bambini della sua età amano, un'adolescente che cresce con il peso di una famiglia come la sua, rapporti con l'altro sesso che non vanno mai a buon fine "...perchè io sapevo di non essere in grado di dare loro ciò che cercavano". Ho avuto davanti agli occhi l'immagine di una donna fragile ma anche capace di alzare la testa davanti alle prove più dure. 

E' un libro molto toccante, una storia che non ha nulla di romanzato e che, davvero, non mi aspettavo.
L'autrice parla in prima persona, fa delle considerazioni, racconta momenti indimenticabili (nel bene e nel male) e fa conoscere al lettore una serie di personaggi che si tratteggiano con chiarezza. La figura che mi ha lasciato maggiormente amareggiata è stata quella della madre.
Cosa vuol dire - si chiede l'autrice - venir pesantemente maltrattati, e vedere tua madre che guarda distrattamente dall'altra parte?
E' una scena che mi ha colpita al cuore, un'immagine che mi è rimasta impressa sottopelle. L'autrice è stata capace di trasmettere emozioni. Emozioni forti, intense.
E credo che non sia poco.

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio verde, libro uscito nel 2018 ed anche alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un bel prato verde, elemento utile per la gara in corso.

Ps. piacerà a mia madre? Facciamo una scommessa? Io dico che le piacerà la storia ma mi farà notare che è scritto usando termini un po' troppo difficili... non che voglia sottovalutare mia madre come lettrice, ma oramai la conosco bene, conosco i suoi gusti e la voglia di scorrere le frasi senza troppi intoppi!

martedì 23 ottobre 2018

La felicità delle piccole cose (C. Vermalle)

Frédéric Solis è un avvocato di successo. Ha una profonda passione per i quadri, un'avviata carriera professionale, è un uomo di gran fascino e talentuoso. Frédéric, però, è un uomo solo. Solo per scelta: non ha avuto un'infanzia semplice e ne porta ancora addosso si segni. Non è stato maltrattato, no, non è questo il punto.
E' stato abbandonato da suo padre alla vigilia di un Natale di 30 anni prima e, da allora, non l'ha mai cercato. Dopo aver giurato a quel bambino che, da grande, non avrebbe mai avuto figli a cui dare una delusione così grande, dopo aver perso la madre e la donna che amava, è solo. 
Ed è convinto di stare bene così. Passa del tempo ad ammirare le opere d'arte che tiene in casa, segue alcuni clienti facoltosi e la sua vita si è oramai stabilizzata attorno ad una routine fatta di appuntamenti di lavoro e poco più.
Nel momento in cui scopre di aver ricevuto una misteriosa eredità, però, quell'equilibrio che credeva di aver raggiunto con la vita viene minato nelle fondamenta.

Nel libro La felicità delle piccole cose viene narrata la storia di un uomo che si lascia coinvolgere in un'avventura misteriosa che lo porterà a rivivere i propri ricordi, anche quelli dolorosi. Un'avventura che lo sconvolgerà, in alcuni momenti, ma al termine della quale è convinto di trovare un quadro di grande valore. Sarebbe un'eredità capace di risollevare le sue sorti visto che, da un giorno all'altro, si rende conto di non essere poi così facoltoso come voleva far credere mantenendo un tenore di vita più alto di quanto realmente potesse permettersi. La sua passione per i quadri prestigiosi ha avuto un ruolo importante in tutto questo. E lui spera che possa essere proprio un quadro la chiave di volta. 

Ma quella che ha tra le mani non è un'eredità come tutte le altre. Sono indizi, piccoli elementi da interpretare per arrivare non si capisce bene dove.
In questa avventura Frédéric incontrerà persone sconosciute che diventeranno parte importante della sua vita, scoprirà legami dimenticati, ne conoscerà di nuovi, a lui celati fino a quel momento. E sarà un percorso capace di sorprenderlo in più occasioni: seguirà una singolare caccia al tesoro sulle tracce dei quadri di Monet ma non gli è ben chiara la tappa finale o il perché di un'eredità di questo tipo.

Questo libro è stata una positiva sorpresa, per me. Ciò che maggiormente ho apprezzato è stato il fatto che ad emozionare siano stati personaggi maschili: nella maggior parte dei casi ci sono sempre delle donne a far vibrare le corde del cuore dei lettori. Questa volta sono uomini che scoprono le proprie fragilità, i propri punti deboli mettendo anche in campo della sana autocritica rispetto ad errori compiuti in passato e ai quali, oramai, non si può più porre rimedio.
Ecco, anche questo mi è piaciuto: la concretezza delle situazioni narrate. Non si ha un finale fiabesco ma molto concreto, molto realistico. L'autrice trasmette al lettore l'irrimediabilità di alcuni errori, quanto si debbano pagare alcune scelte sbagliate dettate dalla paura, dal timore di confrontarsi con l'altro, dalla paura di conoscere la verità.
Una verità che prima o poi viene a galla e che non lascia indifferenti.

Il protagonista viene descritto come un uomo bello e irraggiungibile. Sembra davvero un tipo con le spalle quadrate ma mostra ben presto le sue sofferenze, i segni che il passato gli ha lasciato addosso, la sua insicurezza nei confronti di un futuro che diventa improvvisamente incerto. Frédéric è un personaggio che matura nelle more del racconto e questo mi è molto piaciuto.

Mi sono emozionata sul finale ed anche questo mi ha fatto apprezzare la storia: scritta senza mai calcare la mano, senza appesantire la lettura ma con la capacità di trasmettere, ugualmente, messaggi importanti. 

Bella l'ambientazione parigina, bello il periodo natalizio raccontato, bello l'ambiente legato agli artisti, ai quadri più o meno importanti che compaiono spesso durante la narrazione.

E' un libro che ho apprezzato e che si è lasciato leggere in fretta. Lo consiglio a chi volesse lasciarsi emozionare e scaldare il cuore da una storia inventata ma che, a ben guardare, non è poi così lontana dalla realtà.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio verde, obiettivo 1, autrice straniera. Inoltre, partecipo alla Visual Challenge in quanto titolo suggerito come bonus.

lunedì 22 ottobre 2018

La città dalle porte blu (A. Dankovceva)

Non ricordo bene come è arrivato a casa mia il libro La città dalle porte blu. Un mercatino? Un acquisto che ho del tutto rimosso? Un dono no, ne sono sicura. Più probabile una delle prime due opzioni.
Fatto sta che il viaggio di Ivan, un viaggio fantastico in un mondo fatato dell'antica Russia, mi ha incuriosita. Mi capita spesso di leggere libri per ragazzi per valutare se siano adatti o meno ai miei figli. Difficilmente metto tra le loro mani qualche cosa a scatola chiusa. Ho voluto verificare anche stavolta e devo dire, a lettura ultimata, che a mia figlia non piacerebbe per una serie di motivi.
Innanzitutto per via dei nomi - l'autrice è russa, russa l'ambientazione, russi i nomi - visto che lei predilige nomi che riesce a memorizzare facilmente.
Poi per il genere: fino ad ora non ha manifestato particolare interesse per libri in cui si sono mostri da sconfiggere, sangue che scorre, botte da orbi! Preferisce generi più romantici ed anche nei fantasy cerca sempre una vena romantica. Non credo proprio che faccia al caso suo.

E già, con la premessa, ho detto qualcosina su ciò che si trova in questo libro.
Nel dettaglio, Ivan è un ragazzino che si trova catapultato, all'improvviso, in un mondo parallelo di cui non conosceva l'esistenza. Scopre di avere origini ben diverse da quelle che da sempre gli sono attribuite e scopre anche che la sua tendenza a prendersi a pugni con i compagni al termine della scuola non dipende tanto dal suo carattere quanto dalla sua formazione visto che, così gli viene detto, è stato addestrato a combattere.

Incredulo all'inizio, Ivan si lascia tentare dalla voglia di conoscere un po' di più di quella storia che una kikimora, una specie di essere acquatico, gli racconta. 

Ecco, dunque, che prende avvio un viaggio fantastico con compagni d'avventura che mai avrebbe immaginato di avere accanto. Compagni capaci di lottare (in alcune scene l'autrice calca un po' troppo la mano su questo aspetto, secondo me), di difenderlo, di aiutarlo, di proteggerlo ma che hanno anch'essi bisogno di qualcuno pronto a battersi per loro, per garantirsi un futuro.

Ma sarà tutto vero? O sarà un sogno? 
Una realtà parallela o l'immaginazione di una notte turbolenta?

Impossibile da dire a priori, bisogna leggere il libro e... chissà se basta? 

Si tratta di un'ambientazione a me del tutto nuova. Per un fantasy non mi era mai capitato di avere tra le mani una storia ambientata nell'antica Russia. I nomi un po' particolari possono rappresentare un limite, questo è vero, ma per chi ama l'avventura è comunque una storia avventurosa, di pura fantasia. Non posso paragonarla a fantasy più moderni, questo no, ma non è da bocciare.

La copertina non mi è piaciuta più di tanto: spesso sono attirata dalle immagini in copertina ma non è questo il caso.
Il personaggio che più mi ha incuriosita è stato quello della mamma di Ivan che, però, avrei voluto più presente nella storia.  

Con questo libro  partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio azzurro, obiettivo 1 ed anche alla Visual Challenge in quanto in copertina compare una luna (secondo me è una luna, ma potrebbe anche essere un sole) utile per il mese di gara in corso (anche il sole lo è).

venerdì 19 ottobre 2018

Un tè tra le stelle (D. M. Barnett) - Venerdì del libro

Credo di poter dire che Un tè tra le stelle sia il libro più bello che abbia letto, fino ad ora, nel 2018. 
Originale la storia. 
Molto credibili i personaggi, capaci di emozionare, di strappare un sorriso, di scaldare il cuore, di far arrabbiare. Personaggi che restano nel cuore con le loro debolezze, la loro spontaneità, i loro errori ma anche con il loro coraggio e la loro genuinità.
Stile narrativo curato ma non pesante, scorrevole e non superficiale.
Bel libro davvero.

Thomas è il primo uomo ad andare su Marte. Il suo sarà un lungo soggiorno su una navicella spaziale allo scopo di creare le condizioni per aprire le porte all'arrivo di altri esseri umani su Marte, in futuro. Un soggiorno lungo, lunghissimo, forse anche l'ultimo per lui.
Thomas è un uomo solo.
Ha scelto la solitudine convinto com'era di non avere più nessun per cui valesse la pena di continuare a vivere sulla terra. E' solo e contento di esserlo. Almeno questo è quello che pensa fino a che, grazie ad una serie di situazioni fortuite, entra in contatto con una singolare famiglia via telefono: Thomas conoscerà, così, una nonnina un po' sciroccata che risponde al nome di Gladys ed ha 71 anni, una ragazzina di diciassette anni che si chiama Ellie ed un ragazzino, suo fratello, di dieci anni che si chiama James. Una famiglia molto particolare, la loro, che si trova a vivere in un equilibrio delicato e precario, pronto a spezzarsi da un momento all'altro. 
E' Ellie che si fa carico del peso di badare ad una nonna che inizia a perdere colpi e ad un fratellino molto intelligente ma che viene continuamento preso di mira da un gruppetto di bulli a scuola. Oltre che, ovviamente, farsi carico della sua carriera scolastica e dei tanti lavori che svolge per poter racimolare di che vivere. E' un'adolescente che, per causa di forza maggiore, è dovuta crescere in fretta. Troppo in fretta.
Thomas non è sempre stato così scontroso e solitario e nelle more del racconto il lettore ha modo di conoscere a fondo la sua storia. E' un uomo segnato da vicende che, seppur lontane, hanno lasciato delle profonde cicatrici. Una zavorra, quella che ancora sente addosso, di cui fa fatica a liberarsi anche ora che è lontano da tutti.
James ed Ellie, da parte loro, sono due ragazzini che fanno i conti con una difficile realtà. Temono che i servizi sociali scoprano, prima o poi, che la loro tutrice inizia davvero a perdere colpi ed Ellie, che è di fatto la capofamiglia, cerca di fare di tutto per evitare che ciò avvenga. In questo modo, però, non vive una vita da adolescente: è una ragazzina forte, coraggiosa, intelligente, pronta a tutto pur di difendere la propria famiglia o ciò che ne resta.
Major Tom, così la famigliola chiama Thomas, è un personaggio che fa i conti con se stesso e comprende, a sue spese, che nessuno è un'isola grazie a quelle persone che sono entrate in modo così improvviso nella sua vita.
Ero convinto di poter vivere senza le altre persone - ammette - invece mi sbagliavo. Abbiamo bisogno degli altri, noi. Abbiamo tutti bisogno del prossimo.
Onestamente non sono in grado di dire quale sia il mio personaggio preferito perchè mi sono piaciuti tutti, ognuno per un motivo diverso.

Thomas vuole fare il duro - e in parte ci riesce anche - ma si trova a fare i conti con un lato della sua personalità che gli era quasi sconosciuto. Secondo me è un personaggio che incarna la voglia di lasciarsi tutto alle spalle che è tanto comune in chi vive una vita che non lo soddisfa, senza legami, senza affetti. Quella voglia di tagliare i ponti con tutti e non doversi preoccupare di niente e di nessuno: quanto spesso si sente dire "...quanto vorrei poter lasciare tutto e tutti e vivere lontano, in solitudine!". Ecco, è quello che realmente fa lui.

La figura della nonna è simpaticissima e molto tenera. Gladys si rende perfettamente conto di avere qualche problema - i segni della demenza senile le sono piuttosto chiari e si rende conto di ciò che le sta capitando - ma questo non le impedisce di fare la sua parte per difendere la famiglia. Non sempre i risultati sono quelli sperati ma lei, che ogni tanto crede di avere ancora accanto il suo defunto marito, non si tira indietro. Secondo me si tratta di un personaggio chiave della storia: una vecchina da proteggere ma anche un pilastro attorno al quale ruota la famiglia, una donna forte e fragile al tempo stesso, una nonnina saggia ma anche sconsiderata quanto basta... Adorabile, semplicemente adorabile. Gladys mi ha fatto un po' pensare alla mia nonnina e, come ogni volta che ci sono nonnine di mezzo, mi intenerisco già alla sola idea di una testolina bianca.

E poi James. E' un ragazzino curioso, dalle grandi potenzialità, ingenuo come ogni suo coetaneo ma anche maturo per la sua età avendo dovuto fare i conti con una vita che non gli ha certo fatto sconti. E' spontaneo e diretto e con Thomas crea un legame che nessuno dei due avrebbe mai immaginato che si potesse concretizzare.
E' vittima di bullismo e avrei davvero voluto poter fare qualche cosa per lui. Subisce in silenzio perchè, pur volendo, non può ribellarsi per le conseguenze che questo provocherebbe agli occhi di chi ha il potere di intervenire sulla sua famiglia. Il fenomeno del bullismo viene reso alla perfezione: traspare la cattiveria di certi atteggiamenti, la voglia di fare male anche solo con parole taglienti se non quando con gesti palesi ma che sembrano sempre passare inosservati. Mi è piaciuto il modo in cui l'autore ha reso l'idea: senza calcare troppo la mano ma dando la perfetta misura di ciò che capita, purtroppo troppo spesso, a bambini considerati più deboli, indifesi, facili mire dei bulletti di turno.

Ellie... l'ho ammirata, lo ammetto. Ce ne fossero di ragazzine così!

Secondo me è una storia che merita di essere letta, assaporata una pagine dopo l'altra. A ciò che accade al presente si alternano ricordi che non rubano la scena al momento attuale ma la completano. Ottima scelta, ottima capacità dell'autore di offrire emozioni ben dosate.

Ho scoperto questo libro partecipando alla Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle e ne sono proprio contenta. Propongo questo libro per il Venerdì del libro di oggi.

domenica 14 ottobre 2018

Puoi sentire la notte? (P. Costa)

Stefano e Kevin. Diciotto e ventitre anni. 

Vivono nella stessa città ed hanno entrambi alle spalle storie difficili, storie di sofferenza, di difficoltà, di dolore.
Entrambi insoddisfatti della loro vita, si sentono fuori posto nella loro quotidianità.
Ognuno ha il suo bagaglio di esperienze, ognuno il suo peso sulle spalle, dietro ad ogni silenzio è nascosto un mondo. 

Stefano, nonostante ciò che la vita gli ha riservato fino a quel momento, non nasconde il suo essere omosessuale.
Kevin, invece, cerca di nascondere a tutti la sua vera personalità, stretto in una vita che non gli appartiene, in una realtà che non sente sua pur facendone parte come attore principale.

Entrambi sono alla ricerca di qualcosa ma non sanno ancora bene cosa. Anche quando passano del tempo su un sito di incontri riservato a gay non sanno bene cosa cercare. 
Un'amicizia? L'occasione di una notte? Un confidente? Un compagno per la vita? 

Stefano e Kevin si incontrano. 
I loro occhi si incontrano e si riconoscono.
Tra loro nasce un legame che non è facile da definire.
Una conoscenza? 
Un'amicizia? 
Certo è che ben presto la situazione evolve fino a far prendere entrambi consapevolezza di come quella conoscenza possa celare qualche cosa di più profondo ed intenso. Di delicato, di puro.

Puoi sentire la notte? è un libro in cui, secondo me, è la speranza la protagonista. La speranza di riuscire a vivere una storia importante anche tra due uomini ma anche la speranza di riuscire a lasciarsi il passato alle spalle, con tutto il suo carico di sofferenza ed umiliazione, la speranza di avere la forza di guardare avanti con fiducia.

Purtroppo mi sono imbattuta in diversi errori: magari sono presenti solo nella versione e-book, che è quella che ho letto io... però, mi hanno comunque un tantino disturbata...
ho smesso di contare i sospiri che butto fuori un giorno fa, quando ho capito che erano fin troppi per essere contati...
Magari sono io ad essere pignola, non dico di no, ma di errori (ne riporto solo uno a mo' di esempio), chiamiamoli refusi, ne ho trovati diversi e la cosa mi ha un po' indispettita. 

A parte questo, devo dire che l'autore scrive con intensità di argomenti delicati come possono essere il senso di colpa, difficili rapporti familiari, la difficoltà di accettarsi e di uscire alla scoperto superando l'inevitabile giudizio altrui, il bullismo, la perdita... 
Tanti argomenti importanti che gravano sull'uno o sull'altro protagonista. 
Ho apprezzato le intenzioni dell'autore e so, per aver letto alcune sue interviste, che ha messo anche qualche cosa di suo nei personaggi. 
Per questo lo apprezzo e lo stimo, come persona pur non conoscendolo. 
Non è semplice, credo, mettere qualche cosa di personale in una storia così. 
Come scrittore credo che abbia buoni margini di crescita e mi auguro che non prenda a male queste mie considerazioni (posto che queste mie righe gli arrivino) che, da lettrice, non mi sento di tacere.

Il romanzo è scritto con l'alternanza dei punti di vista dei due protagonisti e non ho ben capito la necessità, ad un certo punto, di inserire un terzo punto di vista, quello di Roberto che compare in un capitolo e poi sparisce del tutto. E' vero che entra in contatto con entrambi i protagonisti ma non sono riuscita a capire perchè l'autore abbia ritenuto necessario dargli voce in modo tanto rilevante da dedicargli un capitolo. Credo che avrebbe potuto rendere alla perfezione il concetto che aveva in mente (molto chiaro) anche senza interferire con i due punti di vista principali.

A parte alcune perplessità che non mi permettono di promuovere a pieni voti questo libro, è comunque una storia che arriva al cuore, che emoziona e mi permette di partecipare alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio rosa, obiettivo 2.

Ps. mi sono piaciuti molto i riferimenti ai libri e l'idea di ragazzi che amano la lettura mi ha scaldato il cuore!

venerdì 12 ottobre 2018

Titivillus. Il demone dei refusi (J. I. González Montañés) - Venerdì del libro


Ognuno ha i suoi demoni, giusto?

Ce n’è uno, in particolare, che però è comune – o almeno dovrebbe esserlo – a chi si prodiga nella scrittura. Penso ai giornalisti, tanto per cominciare (e da giornalista posso dire che mi sento particolarmente toccata nel vivo) ma anche scrittori in genere.

Si tratta di Titivillus, il demone dei refusi
Una figura riportata alla luce in un libro dello storico dell’arte spagnolo Julio Ignacio González Montañés e che porta proprio il suo nome.

Titivillus, il demone dei refusi è un libro piccino ma pieno di informazioni su un demone con il compito di annotare su una pergamena le sillabe e le parole omessa dei chierici durante la messa, la recita delle Ore e nel canto liturgico, per poi presentarle a Dio come prova incriminante nei loro confronti nel giorno del giudizio. Da qui, però, il suo compito si è ampliato piano piano riempiendo il suo sacco di parole inutili, superflue, ridondanti m anche di pettegolezzi che vengono attribuiti principalmente alle donne.
Per svolgere al meglio il suo lavoro, questo demone deve necessariamente avere una perfetta padronanza della lingua ed una profonda conoscenza letteraria.
Nel libro di Julio Ignacio González Montañés si approfondiscono, con una ricca bibliografia citata in appendice, aspetti riguardanti l’origine del nome del demone, la storia della sua figura che compare nel 1230, con il libro De universo creaturarum del teologo e vescovo di Parigi Guglielmo d’Alvernia.

Successivamente, con l’avvento della stampa, i refusi vengono trasferiti dalle prediche, dunque dalle parole dette a voce, allo scritto. Pian piano Titivillus comprende la necessità di modernizzarsi e sposta il suo lavoro sugli stampatori ma anche nell’ambito del teatro inglese e dell’arte in genere.
Ecco, dunque, che nel libro viene percorsa la sua storia con tanto di riferimenti precisi. Il demone viene descritto come notaio di parole vane, censore di chierici distratti, raccoglitore di peccati, forse (e su questo c’è una lunga riflessione) anche come colui che confonde gli scrivani per poi arrivare ad essere definito come demone degli stampatori e araldo dell’inferno. Viene poi approfondito il suo ruolo nel teatro, nell’arte passando per il periodo Romanico, per il Gotico, per il Rinascimento, il Barocco, per l’Arte Bizantina. L’ultima parte del libro è quella che riguarda la sua figura in Italia.

Da diavolo dei refusi la sua figura diventa, nel tempo, quella del patrono dei refusi… 
Sarà un refuso anche questo?

Il piccolo libro dalla copertina rossa, di appena 50 pagine a cui si somma l’appendice iconografica e la bibliografia, fornisce tutte le informazioni necessarie per chi fosse interessato ad approfondire una figura di questo tipo.

Una proposta singolare, la mia, per questo Venerdì del libro. Magari può essere utile per qualche appassionato o per qualche curioso.

E... occhio ai refusi, mi raccomando.

Ringrazio la Graphe.it edizioni per avermi dato l'opportunità di conoscere questo demonietto!

mercoledì 10 ottobre 2018

Lo sguardo di uno sconosciuto (K. Fossum)

In un piccolo paesino, si sa, tutti si conoscono. E quando una quindicenne viene trovata morta sulle sponde di un laghetto poco lontano dal centro abitato tutti sospettano di tutti. Gli uomini, in particolare, possono essere tutti sospettati soprattutto se il cadavere della ragazza - forte, atletica ed in gran forma - viene trovato privo di vestiti.
Un tentativo di stupro finito male? 
Un approccio maldestro da parte di qualcuno che, poi, non ha visto la situazione evolversi come avrebbe voluto? 

Sul caso arriva ad indagare, da Oslo, il commissario Konrad Sejer che, con i suoi modi diretti e pacati, cerca di fare luce su un mistero che appare inestricabile, un delitto senza colpevoli.

Annie era una ragazzina solare, amava i bambini, atletica, sempre pronta a fare chilometri e chilometri di corsa sotto il sole così come sotto la pioggia, brava a scuola, poco attenta alle frivolezze proprie delle adolescenti della sua età, viveva con sua madre, suo padre e la sua sorellastra. Era conosciuta da tutti, in paese, soprattutto per via della sua buona volontà nell'accudire i bambini che avevano bisogno di compagnia aiutando, in questo modo, le loro famiglie a farli crescere.
Una ragazzina adorabile. Una che non si sarebbe appartata con uno sconosciuto...
Dove cercare? 
Se lo chiede Sejer che, con il suo collega Skarre,  intende seguire ogni pista per fare luce sul delitto.

Nel libro Lo sguardo di uno sconosciuto ho trovato una storia originale, ben strutturata, con un  buon approfondimento dei personaggi e delle loro vite. Emergono situazioni celate ai più, eventi passati che ancora allungano le loro ombre sulle persone che li hanno vissuti, segreti inconfessati ed inconfessabili degli abitanti di un paesino tranquillo, dove lo scorrere del tempo è scandito dalla solita routine e dove niente di strano sembra mai accaduto.

Eppure, emergono personaggi che si piegano sotto il peso di pesanti segreti, emergono adolescenti che hanno dovuto fare i conti con un'infanzia difficile, storie che nessuno vorrebbe mai raccontare.

Il commissario ha, anche lui, il suo passato. Solo leggendo la bandella finale del libro - a lettura ultimata - mi sono resa conto che Sejer compare in un precedente libro e, ancora una volta, ho iniziato la lettura al contrario. Cercherò di recuperarlo se non altro per inquadrare meglio il personaggio anche se da quanto l'autrice svela, pagina dopo pagina, mi sono fatta un'idea piuttosto precisa della sua personalità, della sua vita. E' segnato da un dolore profondo, da una dolorosa perdita e non lo nasconde affatto. Eppure, ciò non mette in discussione il suo equilibrio, la sua abilità investigativa. 

Devo dire che questa autrice mi ha positivamente impressionata. Ho trovato in alcuni passaggi i dialoghi piuttosto freddi, troppo diretti, soprattutto quelli che hanno per protagonisti il commissario e, di volta in volta, uno dei potenziali colpevoli. Un botta e risposta che avrei voluto fosse un po' più... come dire... più morbido, più discorsivo. Poi, però, ho pensato che nella realtà quando un sospettato di un delitto viene interrogato, anche se informalmente, non ha certo voglia di perdersi troppo in chiacchiere. E quando anche dall'altra parte c'è chi mira dritto al punto allora è molto credibile uno scambio di battute diretto e franco.

Si avverte il tocco femminile nella narrazione: quando si parla di cadaveri, di scontri violenti, di colluttazioni pur fornendo una descrizione molto efficace di ciò che si ha davanti agli occhi non vengono forniti dettagli troppo crudi ed ho apprezzato l’abilità dell’autrice di rendere le situazioni alla perfezione senza rendere i protagonisti come una specie di robocop indistruttibili.

Ho letto il libro nell'ambito della Challenge Di che colore sei? per lo spicchio giallo, obiettivo 2, autori nordici. Una positivia scoperta anche se il mio autore nordico preferito resta Jo Nesbø ed il mio commissario preferito è il suo Harry Hole.

domenica 7 ottobre 2018

Quando nessuno ascolta (C. K. Harp)

Dodici anni sono passati dal giorno in cui si sono detti addio ma tra loro, anche se ognuno crede di convincersi del contrario, niente è cambiato.

Roger Wallace e Waylon Mars hanno preso due strade diverse, hanno tentato di dimenticare ma ciò non è servito a cancellare l'uno dalla mente e dal cuore dell'altro.

E' così per Roger che, reduce da un profondo dolore, si trova a fare i conti con una vita che sta cadendo a pezzi ed è così per Waylon che ha trovato un successo anelato per anni ma che non è quello che davvero avrebbe voluto. Ora ha soldi, fama, fans ma gli manca ciò che di più prezioso ha conosciuto quando era un giovane con una chitarra in mano e tanti sogni per la testa: l'amore.
Quell'amore che non risponde al nome di una ragazza. No. Risponde al nome di un uomo, oggi, un giovane atleta dalle spalle larghe allora, dodici anni prima. 
Quell'amore che risponde al nome di Roger.

Proprio in nome di quell'amore Way decise di andarsene lasciandosi alle spalle, non senza sofferenza, un sentimento profondo, ricambiato, per il quale valeva la pena soffrire. Ne ha la prova oggi, a dodici anni di distanza, quando incrocia quegli occhi, sente ancora quella voce, avverte quelle vibrazioni che per tanto tempo aveva evocato solo nei suoi ricordi. 

Roger non ha mai dimenticato quel ragazzo che gli faceva vibrare le corde dell'anima ma non lo ha nemmeno mai perdonato. Non ha perdonato quell'abbandono così improvviso, quella profonda sofferenza che è arrivata come un fulmine in ciel sereno. 
Ed ora non è disposto a tornare indietro. 
Oppure sì?

Quando nessuno ascolta è la storia di un amore profondo, di un amore tenuto il più possibile nascosto agli occhi dei più in quanto sconveniente, controcorrente, inopportuno. Soprattutto per Roger. O meglio, per la sua famiglia. Lui avrebbe tanto voluto uscire allo scoperto ma non sempre ciò che si ha in mente di fare è poi così semplice da realizzare soprattutto se si vive sotto al tetto di un padre-padrone che non ha nessuna intenzione di avere una checca tra i piedi, tantomeno in famiglia. Questo è il tono dei discorsi che fa a suo figlio senza che nessuno possa obbiettare più di tanto. 

Waylon, invece, può contare su una famiglia comprensiva. Ho molto apprezzato la figura del padre: un uomo che riesce ad ascoltare suo figlio anche quando non parla, che lo comprende anche quando è chiuso in un ostinato silenzio, che lo sprona a fare ciò che gli dice il cuore anche quando tutto, intorno, vorrebbe che facesse il contrario.
E' un uomo molto diverso dal padre di Roger, una famiglia molto diversa da quella di Roger.
Eppure è lui - Way - che scappa, lui che se ne va apparentemente senza motivo. 
Solo ora, a distanza di tanto tempo, Roger inizia a capire la verità, inizia a vedere là dove in passato aveva fatto finta di non vedere, a tirare le giuste, dolorose somme.

Devo ammettere che è stato il primo libro in cui fossero per protagonisti due uomini alle prese con una travolgente storia d'amore. Non mi era mai capitato prima e ammetto di averlo affrontato con un certo scetticismo. Mi sono ricreduta strada facendo. La storia è ben strutturata, i personaggi resi molto bene anche se, questo debbo sottolinearlo, mi sono imbattuta in parecchi errori che, in altre circostanze, mi avrebbero fatto innervosire.
Eh sì, dico in altre circostanze perché in questo caso la storia ha avuto la meglio sugli errori di traduzione (consideriamoli così) e non vedevo l'ora di sapere cosa sarebbe successo a quei due giovani che non temono di manifestare i loro sentimenti, che non temono di piangere, di tremare, di emozionarsi. 

Non è una storia semplice quella che viene raccontata. 
I due protagonisti si pongono, fin dall'inizio, con trasparenza davanti al lettore che comprende le loro paure, le loro difficoltà, le contraddizioni che i loro sentimenti provocano fin da ragazzini ma comprende anche la gioia dello stare insieme, la serenità e la sicurezza di un abbraccio, l'intensità di un sentimento tanto profondo quanto tormentato. Tormentato soprattutto per la necessità di salvare le apparenze quando, invece, sarebbe naturale e bellissimo stare insieme alla luce del sole.

La narrazione è più maschile di quanto non lo siano altri romanzi d'amore, lasciatemi correre il termine, canonici. Si usano degli intercalare da maschio, diciamo così, che rendono la storia ancora più vera, secondo il mio punto di vista. E i due protagonisti si fanno voler bene. Questa è la sensazione che ho provato a storia finita.

In coda al libro, dopo i ringraziamenti finali, segnalo la presenza dei testi delle canzoni cantate da Way.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? e ringrazio le organizzatrici per aver inserito questa categoria di letture e, in particolare, per aver suggerito questo titolo.

Ps. la copertina proprio non mi è piaciuta!