I bastardi, con la lettera minuscola, erano i quattro agenti che si macchiarono di un grave crimine e che hanno infangato il buon nome del commissariato di Pizzofalcone.
I Bastardi, con la lettera maiuscola, sono coloro che sono stati chiamati a fa risorgere quel commissariato. Quelli che, volenti o nolenti, quel soprannome se lo portano stampato addosso anche ora che stanno dimostrando di essere in gamba, nonostante il passato di ognuno, non del tutto limpido.
Buio per il Bastardi di Pizzofalcone è il libro che mi ha accompagnata nel giorno di Pasqua e in un tranquillo lunedì di Pasquetta legandomi a doppio filo a quei personaggi che De Giovanni rende impossibili da dimenticare.
Non molti giorni fa dicevo che a quei personaggi ci si affeziona. Ed è più che vero. Ne ho le prove. Con questo secondo libro della serie ho trovato personaggi a me familiari, dei quali volevo sapere di più anche dal lato personale, non solo in relazione alle indagini in corso. E questo mi è piaciuto. Perchè non c'è un commissario supereroe o un ispettore acchiappatutto ma è il gioco di squadra e l'importanza che ogni suo membro ha nelle more del racconto così come durante le indagini che fa la differenza con tanti altri libri che rientrano nel genere giallo-poliziesco dove c'è un personaggio principale attorno a cui ruotano tutti gli altri ma senza che abbiano troppa importanza.
Giuseppe Lojacono è l'ispettore a cui è legato il primo racconto, quello del caso del coccodrillo, a cui si continua a far riferimento ma è la squadra che cattura il lettore così come i meriti dei successi vanno alla squadra, non ad un singolo. Lo è stato in precedenza e continua ad esserlo anche ora.
Anche questa volta sono due le indagini in cui al commissariato di Pizzofalcone sono impegnati. Il rapimento di un bambino di dieci anni è il più grave e quello che tiene maggiormente in tensione il gruppo. Poi c'è un furto in appartamento. O un tentativo di furto in appartamento. Bisogna capire bene di che cosa si tratta. Le indagini vanno avanti su due binari paralleli fino a che...
Le indagini si alternano con approfondimenti relativi alla personalità dei vari personaggi. Strappa sempre qualche risata Marco Aragona, con quel suo modo di fare così teatrale. Un Marco Aragona che, però, si dimostra sempre più arguto malgrado la sua sempre più palese mancanza di tatto.
E Pisanelli ci arriva vicino alla soluzione di quei casi collaterali che segue fuori dal lavoro, quelle indagini su suicidi che crede legati ad una mano omicida. Vicino, molto vicino, pur non rendendosene conto.
Si sa qualcosina in più della figura del commissario Palma: un uomo solo, che tende a trascurarsi e che alla sua capacità di tenere unita la squadra somma una silenziosa e latente passione per Ottavia, la veterana del commissariato di Pizzofalcone.
Vicende personali che non appesantiscono il racconto, che non distolgono il lettore dal caso - o meglio dai casi - tutt'altro. Sono informazioni che contribuiscono a creare un insieme sempre più chiaro, a far conoscere sempre meglio la squadra.
Dodo. Dodo è il bambino che ho sul cuore. E' un bambino figlio di genitori che hanno smesso da tempo di amarsi e che si sono fatti una nuova vita l'uno lontano dall'altra, un bambino con un nonno molto ricco ed anche molto malato. E' un bambino che viene tradito e che, suo malgrado, si troverà a pagare colpe non sue.
Sono alla ricerca di Dodo, i Bastardi di Pizzofalcone e le loro indagini gravitano in una cerchia familiare in cui c'è qualche cosa che stona. Ma non si capisce bene cosa. Così come la pista del furto in appartamento: anche qui c'è qualche cosa che non quadra.
Il ritmo del racconto accelera vorticosamente verso la fine e mi concedo anche un po' di spoiler che chi vorrà, potrà leggere nelle righe fantasma sotto al banner della Challenge.
Bastardo.
Mi viene da dire.
Ma non mi riferisco ad uno del commissariato. No no... Mi riferisco al colpevole! Gran bastardo.
Con questo libro partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: si tratta del secondo libro che ho scelto come lettura di una serie Thriller/Giallo.
Il libro mi è piaciuto non solo per la capacità di De Giovanni di catturare il lettore grazie a personaggi magnetici, non solo per la sua capacità di snodare il filo delle indagini pian piano, lasciando in giro elementi che, alla fine, si completano per dare vita al quadro complessivo, ma anche perchè non va alla ricerca forzata del lieto fine. Non c'è sempre un lieto fine, nella vita. Ed anche se mi costa dirlo, perchè la vittima è un bambino, il racconto è credibile anche per questo. Perchè spesso, purtroppo, storie di questo tipo vanno proprio a finire così!
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