mercoledì 10 ottobre 2018

Lo sguardo di uno sconosciuto (K. Fossum)

In un piccolo paesino, si sa, tutti si conoscono. E quando una quindicenne viene trovata morta sulle sponde di un laghetto poco lontano dal centro abitato tutti sospettano di tutti. Gli uomini, in particolare, possono essere tutti sospettati soprattutto se il cadavere della ragazza - forte, atletica ed in gran forma - viene trovato privo di vestiti.
Un tentativo di stupro finito male? 
Un approccio maldestro da parte di qualcuno che, poi, non ha visto la situazione evolversi come avrebbe voluto? 

Sul caso arriva ad indagare, da Oslo, il commissario Konrad Sejer che, con i suoi modi diretti e pacati, cerca di fare luce su un mistero che appare inestricabile, un delitto senza colpevoli.

Annie era una ragazzina solare, amava i bambini, atletica, sempre pronta a fare chilometri e chilometri di corsa sotto il sole così come sotto la pioggia, brava a scuola, poco attenta alle frivolezze proprie delle adolescenti della sua età, viveva con sua madre, suo padre e la sua sorellastra. Era conosciuta da tutti, in paese, soprattutto per via della sua buona volontà nell'accudire i bambini che avevano bisogno di compagnia aiutando, in questo modo, le loro famiglie a farli crescere.
Una ragazzina adorabile. Una che non si sarebbe appartata con uno sconosciuto...
Dove cercare? 
Se lo chiede Sejer che, con il suo collega Skarre,  intende seguire ogni pista per fare luce sul delitto.

Nel libro Lo sguardo di uno sconosciuto ho trovato una storia originale, ben strutturata, con un  buon approfondimento dei personaggi e delle loro vite. Emergono situazioni celate ai più, eventi passati che ancora allungano le loro ombre sulle persone che li hanno vissuti, segreti inconfessati ed inconfessabili degli abitanti di un paesino tranquillo, dove lo scorrere del tempo è scandito dalla solita routine e dove niente di strano sembra mai accaduto.

Eppure, emergono personaggi che si piegano sotto il peso di pesanti segreti, emergono adolescenti che hanno dovuto fare i conti con un'infanzia difficile, storie che nessuno vorrebbe mai raccontare.

Il commissario ha, anche lui, il suo passato. Solo leggendo la bandella finale del libro - a lettura ultimata - mi sono resa conto che Sejer compare in un precedente libro e, ancora una volta, ho iniziato la lettura al contrario. Cercherò di recuperarlo se non altro per inquadrare meglio il personaggio anche se da quanto l'autrice svela, pagina dopo pagina, mi sono fatta un'idea piuttosto precisa della sua personalità, della sua vita. E' segnato da un dolore profondo, da una dolorosa perdita e non lo nasconde affatto. Eppure, ciò non mette in discussione il suo equilibrio, la sua abilità investigativa. 

Devo dire che questa autrice mi ha positivamente impressionata. Ho trovato in alcuni passaggi i dialoghi piuttosto freddi, troppo diretti, soprattutto quelli che hanno per protagonisti il commissario e, di volta in volta, uno dei potenziali colpevoli. Un botta e risposta che avrei voluto fosse un po' più... come dire... più morbido, più discorsivo. Poi, però, ho pensato che nella realtà quando un sospettato di un delitto viene interrogato, anche se informalmente, non ha certo voglia di perdersi troppo in chiacchiere. E quando anche dall'altra parte c'è chi mira dritto al punto allora è molto credibile uno scambio di battute diretto e franco.

Si avverte il tocco femminile nella narrazione: quando si parla di cadaveri, di scontri violenti, di colluttazioni pur fornendo una descrizione molto efficace di ciò che si ha davanti agli occhi non vengono forniti dettagli troppo crudi ed ho apprezzato l’abilità dell’autrice di rendere le situazioni alla perfezione senza rendere i protagonisti come una specie di robocop indistruttibili.

Ho letto il libro nell'ambito della Challenge Di che colore sei? per lo spicchio giallo, obiettivo 2, autori nordici. Una positivia scoperta anche se il mio autore nordico preferito resta Jo Nesbø ed il mio commissario preferito è il suo Harry Hole.

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