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lunedì 12 gennaio 2015

Monthy keywords reading challenge 2014. Ho vinto!

Nel 2014 ho partecipato ad una sfida di lettura lanciata da Serena nel suo blog. Si è trattato della 
 
che mi ha tenuta impegnata per un intero anno. Una sfida che non ho preso con leggerezza: sono sempre stata dell'idea che se si accetta una sfida si debba fare del proprio meglio per raggiungere l'obiettivo ed io l'ho centrato in pieno. A conti fatti, sono risultata la vincitrice!
Dico a conti fatti perchè, in applicazione del regolamento, si cumulavano punti con le letture ed io ho raggiunto il punteggio più alto.
E' stato divertente ma anche impegnativo. Ammetto di aver fatto una selezione molto attenta dei libri da leggere e di aver cercato parecchio nelle biblioteche della mia zona: già lo scorso anno (mi sono portata gli strascichi anche nel 2014) avevo parecchi libri in attesa di essere letti e solo in pochi casi sono riuscita a smaltirne alcuni potendo - con i loro titoli - partecipare alla gara. Per il resto, ho cercato tutte le combinazioni possibili ed immaginabili tra le disponibilità delle biblioteche ed è stato bello anche questo.

Sono certa che se non fosse stato per la gara parecchi dei libri letti quest'anno mi sarebbero rimasti sconosciuti a lungo. Complessivamente, solo in tre o quattro casi - non ricordo di preciso e, onestamente, in questo momento non ho voglia di andare a spulciare a ritroso tra tutti i libri recensiti nel 2014 - sono rimasta del tutto delusa da quanto letto. In un caso in particolare il genere non era proprio quello adatto a me. In altri mi sono imbattuta in terrificati e-book che mi hanno davvero fatto solo perdere tempo ed innervosire.
E' stato divertente anche confrontarmi con gli altri concorrenti in fatto di titoli e vedere cosa avevano scelto, leggere le loro recensioni!

Bello. Impegnativo (perchè molte letture che avrei voluto iniziare sono rimaste in attesa per dare precedenza a quelle della gara) ma davvero bello! Non ho cercato casualmente di abbinare i titolo che avevo per le mani alla gara ma ho, di mese in mese, cercato e scelto i titoli che mi avrebbero permesso di accumulare più punti...

Non posso che ringraziare Serena per l'occasione che mi ha dato. Avevo partecipato ad altre gare, gli anni scorsi, ma erano meno creative di questa e... non avevo avuto un gran successo. 

A gara terminata Serena è stata velocissima: mi ha chiesto tre titoli tra i quali avrebbe scelto il mio premio. Ed ha scelto questo:
Grazie ancora! Del libro ma anche del bellissimo segnalibro che lo ha accompagnato e del graditissimo biglietto.
Ovviamente non macherà una recensione a lettura terminata!

Chiusa questa esperienza... via a letture LIBERE senza vincoli di titolo eh eh!!!

sabato 8 novembre 2014

Se chiedi al vento di restare (Paola Cereda)

Solitamente non mi lascio attirare più di tanto dalle nuove uscite, soprattutto quando sono troppo pubblicizzate e quando si leggono ovunque recensioni positive già prima che il libro fosse in libreria. Se chiedi al vento di restare è una nuova uscita. Ci siamo incontrati - io ed il libro - in occasione della visita a casa di parenti nel pote del primo e due novembre. Mi ha attirata la copertina e l'ho comprato. 
Non sapevo di cosa parlasse, non conoscevo l'autrice, non avevo letto alcuna recensione ne' come presentazione ne' come commento critico. L'ho portato con me alla cassa e, dopo aver pagato - ed aver ascoltato la ragazza alla cassa che cercava di convincermi a comprare un'altra ultima uscita quella, sì, molto pubblicizzata - l'ho infilato in borsa.

Ho capito subito che si trattava di un libro un po' strano. Strano perchè avvolto da un alone di mistero, di suggestione, di cose dette-non dette che mi hanno catapultata in una storia molto singolare. Singolare è la protagonista, Agata. Singolare è il luogo in cui vive, l'isola senza nome. Così come singolare è la nascita di sua figlia Isola... una bambina molto particolare e che avrà un ruolo determinante nello svolgimento della storia.

Anche questo libro inizia con la nascita di un bambino. Una bambina, per la precisione. Ultimamente mi sono imbattuta in parecchi libri in cui protagonisti sono dei bambini: Agata viene alla luce contemporaneamente alla morte della madre che l'ha partorita e la sua infanzia non sarà affatto semplice. A dire il vero, la sua vita non sarà mai semplice: lei, però, si dimostrerà coraggiosa, fiera ed anche ribelle in determinate situazioni.
Incontrerà qualcuno che le starà accanto anche e soprattutto quando tutti gli altri tendono ad allontanarsi da lei.

Non vorrei dire molto sulla trama perchè merita di essere letto. Mi limito a riportare la presentazione del libro che si trova sulla bandella interna, la stessa proposta nel sito della casa editrice, Piemme:
Agata non sa nulla dell’amore e della bellezza. È una ragazza semplice, cresciuta su un’isola nel mezzo del Mediterraneo, da un padre distante, che è solo capace di toccare il ferro della sua fucina, e una zia bigotta, invecchiata anzitempo e terrorizzata all’idea di volerle bene.
Al posto di una madre, un’assenza, sotto forma di un vestito azzurro sepolto in un armadio. Al posto delle carezze che meriterebbe, parole dure che feriscono come schiaffi.
È la scoperta della passione a cambiare per sempre il corso della sua esistenza. Per la cucina, grazie alla creazione di una salsa capace di dispensare il buonumore e far gustare il mondo. Per un giovane addestratore di cavalli in un circo, Dumitru, che le fa capire, in un muto linguaggio di soli gesti, che la vita non è un inferno, come le hanno fatto sempre credere. È il piacere di un istante, un paio di scarpe rosse che danno scandalo, un ballo silenzioso con l’uomo amato e la pienezza che si prova solo realizzando i propri sogni.
Così Agata inizia finalmente e vivere, a ribellarsi a un mondo chiuso, schiacciato dal moralismo, dalla corruzione, dalla prepotenza. Ma lì è nata, e lì vuole rimanere.
Capirà che l’amore e la bellezza, in fondo, sono come il vento. Se non chiedi loro di restare, rimarranno a riempire i tuoi giorni.
Un romanzo mediterraneo, forte, fantasioso, originale, allegro e profondamente umano.
Il romanzo è scritto in modo molto originale, somma un pizzico di magia con suggestioni di luoghi incantati. Una favola moderna, se vogliamo, che stupisce con quei dialoghi che spuntano all'improvviso senza che il lettore se lo aspetti...
E' vero, Agata è una ragazza semplice alla quale è mancata la figura della madre. Nessuno le ha mai parlato di lei. A nessuno la bambina ha mai chiesto nulla. Cresce praticamente da sola e da sola incontra i segni della sua crescita: la maturità sessuale, la maturità e l'indipendenza professionali grazie ad una invenzione che sa di miracoloso...

I personaggi che incontra lungo la sua strada sono molto particolari, ognuno sembra avere qualche cosa di speciale (anche se non sempre in modo positivo). Agata avrà il coraggio di prendere la sua vita in mano e, con essa, anche quella di molte altre persone. La sua vita sarà segnata da gioie e dolori ma mai ha camminato a testa bassa tra la gente, mai ha fatto un passo indietro davanti agli altri. 

Cosa c'è di più bello di una carezza in un giorno di dolore?
Se lo chiede l'autrice ad un certo punto della narrazione ed è un interrogativo che mi ha trasmesso molto calore pensando alle carezze ricevute proprio in momenti di dolore... ma anche vuoto, per le carezze che avrei voluto ricevere in quei momenti e che non sono arrivate.

Insomma... è un romanzo particolare che si lascia leggere e che appassiona il lettore che voglia lasciarsi andare e che voglia credere nei sogni. Perchè, come ben si dice nel libro... ciò che conta di un sogno, è esserci nel mezzo.
***
Se chiedi al vento di restare
Paola Cereda
edizioni Piemme
14.50 euro

venerdì 29 agosto 2014

Racconti di Natale (C. Dickens) - Venerdì del libro

Qualche tempo fa ho avuto modo di parlare di una raccolta di libri che venivano venduti in abbinamento con un quotidiano locale e a quell'epoca - era nel mese di maggio - non avevo ancora letto nessuno di quei volumi.
Ad inizio agosto ho preso tra le mani il volume numero 9, i Racconti di Natale di Dickens. Lo so, li ho letti decisamente fuori stagione ma è stato un piacere farlo. Ecco dunque, che propongo questo volume per il Venerdì del libro di oggi

Come accennavo in occasione del post precedente, sono dei volumi impegnativi nel senso che sono solo testi senza immagini di nessun genere se non sulla copertina (in ogni caso non sono le classiche illustrazioni che ci si aspetta in un libro per bambini), i caratteri sono piccini e fitti fitti come tutti i libri "da grandi".
In effetti, pur essendo una collana di fiabe e favole, non è per niente adatta a bambini piccoli.

Il volume che ho letto io raccoglie cinque romanzi brevi di Dickens che si aprono con il più famoso in assoluto, Un canto di Natale. Seguono Le campane, Il grillo del focolare, La battaglia della vita, Il patto col fantasma.

Scritti tra il 1843 e il 1848, sono i Cinque libri di Natale, racconti che portano i segni della loro epoca e contrappongono la celebrazione dello spirito cristiano che attua quella che si usa chiamare la solidarietà cristiana ad una realtà dolorosa e degradata. Tanti sono i particolari che lasciano ben intendere situazioni di povertà, vite vissute di stenti senza che questo, però, alimenti compassione nel lettore ma comprensione e rispetto. Dickens nei sui racconti traccia una mappa precisa del malessere, segnala con chiarezza l'altra faccia del mito del progresso che, a quell'epoca, è già in atto.
In quasi tutti i suoi brevi romanzi Dickens prendere spunto dalla realtà del tempo e ne traccia, con le parole, un ritratto molto verosimile.  

Un canto di Natale (1843) narra la storia del signor Scrooge che si trova a vivere con gli spiriti del Natale passato, presente e futuro. E' un raccolto molto noto e, lo ammetto, l'unico del volume che mi era familiare. Degli altri non avevo mai sentito parlare. La storia è molto nota: un uomo che odia il Natale, egoista ed insensibile viene raggiunto da tre spiri ti che gli fanno vedere (ovviamente senza che possa direttamente cambiare il corso delle cose) i Natali passati, quello presente e quelli che verranno. La cosa lo colpisce a tal punto che decidere di cambiare vita.

Ne Le campane (1844) Dickens parla di un poveretto che, per tirare avanti, consegna al posta da una zona all'altra della città. Toby Veck è il suo nome ma tutti lo conoscono come Trotty, nomignolo che gli è stato affibbiato per via della sua andatura. Si troverà a vivere una surreale esperienza che, solo alla fine, si renderà conto essere stato un brutto sogno.

Il grillo del focolare (1845). Anche in questo caso il protagonista è un uomo perbene, semplice ed onesto che ospita in casa sua, oltre ai membri della sua famiglia, un misterioso ospite. Si tratta di una sorta di favola domestica, una favola che parla d'amore, di rapporti interpersonali, di situazioni che sfociano in un scelte dettate dal buonsenso e dal buon cuore...

La battaglia della vita (1846) ha come protagonista del dottor Jeddler ed è ambientato in un paesaggio inglese di campagna. Jaddler è un filosofo che considera il mondo come un grande scherzo. Ma le vicende di cui si trova ad essere protagonista, in modo diretto o indiretto, sono tutt'altro che uno scherzo. Anche in questo caso si tratta di storie di rapporti familiari, di amori... 

Il patto col fantasma (1848). Il chimico  Redlaw riesce ad ottenere dal suo fantasma un regalo inimmaginabile: la possibilità di dimenticare il suo passato e farlo dimenticare a tutti quelli che incontra nel proprio cammino. Gli sembra un potere davvero fantastico ma solo usandolo, in particolare per le persone che incontra, si rende conto che gli effetti che provoca non sono affatto piacevoli soprattutto perchè vengono cancellati ricordi ed emozioni. Riuscirà a trovare un rimedio? Anche in questo caso di parla di povertà, di persone pure di cuore, di buoni sentimenti...

Sono delle storie molto toccanti. Dickens usa una tecnica narrativa che lo rende protagonista in prima persona assieme ai suoi personaggi. Il narratore parla spesso in prima persona ed interviene per fare delle considerazioni personali davvero efficaci.

I periodi sono a volto piuttosto lunghi ed articolati e il suo modo di parlare risente del peso degli anni ma senza che questo renda i racconti poco gradevoli. Tutt'altro. Ammetto di essermi anche commossa in più passaggi... Ci ho messo un bel po' di tempo a leggere tutti e non è stata una lettura veloce ma ne è valsa la pena. Io ho letto la raccolta ma credo che si trovino in giro i singoli racconti. Meritano, secondo me.

mercoledì 27 agosto 2014

Mago Merlino e la Spada della Luce (M.P. Osborne)

Dopo aver letto un libro che mi ha particolarmente toccata, nel corso dell'estate mi sono concessa anche una piccola puasa leggera leggera. Mi sono lasciata incuriosire da uno dei libri della serie La magica casa sull'albero che mia figlia ha messo in valigia, da leggere durante il nostro soggiorno in Emilia Romagna... Si tratta di Mago Merlino e la Spada della Luce
L'ho preso tra le mani in un momento di relax: avevo appena terminato di leggere il mio libro ed ero sprovvista di qualche cosa da leggere. Così, visto che in borsa c'era questo volumetto, ho iniziato a sbirciare e... alla fine l'ho letto tutto.
Rispetto ad altri della stessa collana si tratta di un'edizione speciale, con copertina rigid. La struttura è la stessa di tutti gli altri libri: Alex ed Annie sono due fratelli che, ogni volta che si trovano all'interno nella magica casa sull'albero, vivono delle strabilianti avventure. Questa volta hanno avuto un particolare incarico da Mago Merlino: ritrovare la Spada della Luce altrimenti sarebbe stata la fine.
I due fratelli hanno accettato l'incarico senza paura (o quasi) e nella loro avventura hanno incontrato diversi personaggi alquanto singolari. Trattandosi di un libro per ragazzi è scritto molto bene ed in modo molto scorrevole: ovviamente un adulto che lo volesse leggere dovrebbe necessariamente tenere conto di ciò.

Si tratta di una collana interessante, adatta per le prime letture "impegnative" che non siano quelle delle letture di base con poche pagine e caratteri enormi. 

A mia figlia questa collana è piaciuta talmente tanto che in occasione di una tappa in libreria ha chiesto alla libraia se ne avesse in vendita: ci è stato detto che si tratta di una collana vecchia che oramai va ad esaurimento e che è piuttosto sorpassata... Ci siamo consolate pensando che in biblioteca si trovano parecchi volumi e per curiosità sono andata a sbirciare on line: ho visto che nei siti più importanti di vendita di libri li si trova. Noi per ora abbiamo deciso di setacciare le biblioteche in cerca di tutti i volumi disponibili... poi vedremo...

In vacanza ha portato con se anche Un giorno con i pirati e vederla stesa al sole con il libro in mano, dopo qualche tuffo in piscina, mi ha fatto davvero piacere... Ovviamente è stata lei a fare tutto da sola: non si tratta di una lettura imposta dalle insegnanti, non si tratta di un libro proposto da me... Bella soddisfazione per una mamma che, come me, ama la lettura ed ha sempre fatto del tutto per trasmettere tale amore anche ai suoi figli. Anche l'ometto di casa ha portato in vacanza un libro ma... era talmente impegnato con il calcetto, i gonfiabili, i tuffi e il calciobalilla che come si metteva a leggere si addormentava!
Quasi dimenticavo: ho molto apprezzato anche l'appendice del libro che propone degli approfondimenti tematici collegati alla storia. In questo caso si tratta di mitologia marina ma sono anche presenti dei suggerimenti per realizzare degli abiti di carnevale a tema ed anche qualche ricettina ad hoc!

domenica 24 agosto 2014

La sorella (Sàndor Marài)

Appena ho iniziato a leggere il libro La sorella, di Sàndor Marài (mi scuso per l'accento sbagliato ma non riesco a fare altrimenti) non sono riuscita ad inquadrare di che tipo di lettura si trattasse. L'autore parlava di un soggiorno natalizio non troppo riuscito, di personaggi piuttosto eterogenei che si sono ritrovati nello stesso posto a vivere un'esperienza molto particolare... ma di qualche cosa che richiamasse il titolo - La sorella - nemmeno l'ombra. Non riuscivo proprio a capire dove volesse arrivare, cosa volesse raccontare, chi fosse il protagonista del libro.
Poi, la svolta.

Non è quella del soggiorno natalizio la storia. Quello è solo il prologo, solo la "rincorsa" che precede il salto, quello che porta al racconto "vero". 

L'autore - che, lo ammetto, mi era sconosciuto prima di avere questo libro tra le mani - narra la storia di un musicista del quale non svela il nome ma che identifica con una lettera. Z  è un famoso pianista che si trova, all'improvviso, a fare i conti con una misteriosa malattia che lo prova profondamente nell'animo, nel fisico e nella mente. Marài dà voce alla sua malattia, al suo dolore. Un compito non facile perchè non è semplice trasmettere in un lettore tutto ciò che una persona che soffre si trova a patire. Marài riesce a colpire nel segno. Almeno con me.
Da cosa l'ho capito? Bhè, ci che ho letto si è insinuato dentro di me tanto da spuntare tra i miei pensieri nei momenti più impensati: mi sembrava di rivivere, seppur in modo distaccato, quelle situazioni che Marài descriveva soprattutto in relazione a persone di mia conoscenza che hanno sofferto molto per via di malattie che, purtroppo, non hanno avuto lo stesso epilogo che, invece, è stato riservato a Z. L'autore ha avuto la capacità di scombussolarmi un bel po'. 
Che tipo di malattia fosse, quella di Z, non l'ho proprio capito. Anche perchè nessuno gli dà un nome nemmeno dietro a precise sollecitazioni del pazienze. Quello che è certo è che si tratta di una malattia che lo riduce ad un automa e che lo lascia alla balìa di un dolore che solo lontanamente posso immaginare di quale intensità sia. 
L'autore lascia che sia proprio Z a raccontare e a raccontarsi: Z parla della sua malattia ma anche di un amore da cui si è trovato a scappare. Un amore molto strano e che, ad un certo punto, collega a doppio filo con la malattia che lo ha ridotto in un letto di ospedale. Anche lei, la sua amata, non ha un nome ma un'iniziale: E. Sarà l'amore per E che lo aiuterà a venir fuori dalla sua situazione di malato. O, meglio, nella sua mente sarà E a salvarlo. In realtà non è proprio così perchè ha delle presenze femminili attorno ma sono presenze di altro tipo. 
Ad accudirlo ci sono quattro suore e sarà proprio da una di queste che arriverà la scossa nel momento in cui Z sembra aver perso la voglia di lottare per la vita.

All'inizio, come accennavo, mi è sembrato un libro lento e confusionario... Poi è iniziato a scorrere... in alcuni punti mi è sembrato un po' ripetitivo ma, a ben pensare, la situazione che veniva raccontata richiedeva che si insistesse su alcuni aspetti per essere efficace. 

Arrivata all'ultima pagine ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo perchè, pur avendo letto il libro in vacanza, pensare ad una persona che soffre a quel modo mi aveva un po' angosciata... Non è stata una classica lettura da ombrellone, leggera e spensierata... quello no. Però è stata una lettura che mi ha toccata e che, ne sono certa, non dimenticherò.
Ps. ero a poco più della metà mentre i miei figli si divertivano in un parco divertimenti: per i grandi c'erano delle sdraio all'ombra ed ho approfittato molto volentieri per leggere!

lunedì 11 agosto 2014

La ragazza con l'orecchino di perla (T. Chevalier)

Quando mi hanno registrato il prestito mi avevano detto, con fare alquanto curioso, che non avrei potuto portarlo al mare (il bibliotecario si preoccupava che lo sgualcissi, lo rovinassi... credo) ma è stato proprio in un bellissimo fine settimana di mare che l'ho letto con crescente interesse.


De La ragazza con l'orecchino di perla si è parlato parecchio tempo  fa ma io, come al solito, non seguo molto la moda del momento in fatto di letture ed è arrivato tra le mani in occasione dell'ultima tappa in biblioteca.

Fin dalle prime pagine mi hanno rapita le descrizioni e lei, Griet
Griet è una ragazzina che, per aiutare la famiglia in un momento di difficoltà dovuto ad un incidente accorso al padre, va a servizio a casa Veermer. Siamo nel XVII secolo e la ragazzina prenderà servizio a casa del celebre Johannes Veermer: un pittore di gran fama che ha bisogno di una serva che, in particolare, pulisca il suo atelier "...senza toccare nulla".
Griet, grazie alla sua precisione, riuscirà a pulire la stanza creativa rimettendo sempre tutto al proprio posto ma riuscirà a fare molto di più. Senza volerlo e, soprattutto, senza rendersene conto, porterà scompiglio in una famiglia che, prima di quel momento, non ha mai avuto problemi con le serve che si sono succeduto nel tempo. Eppure lei di problemi non vuole assolutamente crearne. Anzi, è una serva devota e precisa che apprende immediatamente quale sia il suo ruolo, cosa può e cosa non può fare, cosa deve e cosa non deve fare. Impara subito chi comanda in casa e quali siano i ruoli di ognuno in una famiglia numerosa e apparentemente benestante. 
Il romanzo parla della famiglia, del pittore, del suo modo di creare e del suo carattere taciturno. E' la storia di un quadro - in origine La ragazza col turbante - che prende vita come un segreto in una casa in cui quegli occhi, quel volto, quelle labbra lasceranno un segno per sempre. Si tratta di una ricostruzione fantasiosa dell'autrice visto che non è dato sapere a chi appartenenza quel volto che è stato ritratto da Veermer con tanta intensità ed enigmaticità.
Tra i due nasce un legame speciale, fatto di sguardi, di parole dette e non dette, di sospiri... Un legame che nessuno dei due pare alimentare in alcun modo e che, eppure, li lega a doppio nodo, ogni giorno di più. Mai una parola fuori posto, mai un gesto sconsiderato eppure tra i due accadrà qualche cosa di sconveniente per l'epoca in cui sono vissuti e che li porterà a doverne pagare le conseguenze. 
Trovo che sia un romanzo molto delicato ed intenso allo stesso tempo. Non mi interessa più di tanto il contesto storico: non sono i riferimenti storici, gli approfondimenti dell'epoca che mi interessano: mi sono appassionata alla storia e mi sono immedesimata in quella ragazzina in più passaggi... Ho sentito il batticuore tanto quanto lei, mi è sembrato di sentire gli stessi passi che lei sentiva nella stanza, di vedere la luce che le illuminava o le metteva in ombra il viso. 

Griet è mossa non solo dalla consapevolezza del suo ruolo di serva ma anche da un profondo amore per l'arte. Io suo padrone vede in lei, fin dal primo momento in cui incontra il suo sguardo, una sensibilità fuori dal comune. Vede nel modo in cui allinea le verdure mentre prepara la zuppa, nella cucina di casa sua, molto più di una serva. Vede in lei un'alleata silenziosa ed attente, la custode di un segreto...

L'ho trovato sensuale ed anche misterioso: qual è la linea di confine tra l'interesse per l'arte e quella, senza dubbio più carnale, per una giovane serva?

E' una lettura che consiglio senza riserve. Se ci si aspetta un romanzo storico, con tanto di dettagli approfonditi di un'epoca allora meglio evitare. Se ci si aspetta una storia coinvolgente ed emozionante... allora si, lo consiglio.

Ps: terminata la lettura ho voluto conoscere meglio Veermer, la sua arte, le sue opere e mi sono documentata a dovere... grazie al libro, altrimenti - probabilmente - sarebbe restato uno sconosciuto per me.
***
La ragazza con l'orecchino di perla
Tracy Chevalier
Neri Pozza Editore
14.50 euro

venerdì 8 agosto 2014

Il regalo (Danielle Steel) - Venerdì del libro


Prima di leggere Il regalo conoscevo Danielle Steel solo di fama. Da più parti mi era capitato di leggere che fosse l'autrice dei record, con milioni di copie dei propri libri vendute in tutto il mondo. Lunghissimo l'elenco dei suoi romanzi e, di questi, Il regalo è il primo che mi è capitato tra le mani. 

Forse ho iniziato con quello sbagliato visto che non mi è piaciuto più di tanto. O meglio, ben scritto, scorrevole, il romanzo ha evidenziato alcune lacune ai miei occhi che, nel complesso, hanno inciso negativamente sulla mia valutazione finale di quanto letto.

La storia, in estrema sintesi: Annie è una bambina di poco più di cinque anni che improvvisamente viene a mancare. La sua famiglia, una normale famiglia degli anni '50 del Midwest - padre, madre ed un fratello maggiore, cade nella disperazione. I rapporti tra i tre si raffreddano al punto tale da diventare quasi indifferenti l'uno all'altra. Improvvisamente nella loro vita arriva una presenza, quella di una ragazza che aspetta un bambino, si è allontanata dalla sua famiglia per questo - cacciata via dal padre - e questa presenza influenzerà la vita di tutti e tre. Positivamente.

La traccia è quella di un libro da ombrellone. Niente di più. E non ci sarebbe niente di male sia perché siamo nel periodo giusto sia perché a me piace spaziare tra i generi e non disdegno letture di questo tipo. Dopo aver letto di morti misteriose qualche cosa di leggero ci poteva stare.

Allora qual è il problema? 
Non mi permetterei mai di giudicare la reazione di una famiglia alla perdita di un bambino. Mai. 
Ma nella storia ci sono alcuni aspetti un po' "forzati". Senza dilungarmi troppo, mi limito a sottolinearne uno collegato alla gravidanza della ragazza e a ciò che poi accade a suo figlio.
Lei ha sedici anni, viene cacciata da casa da un padre severo ed inflessibile che le permetterà di rientrare solo dopo essersi "sbarazzata" del frutto del peccato.
Intanto il fatto che la ragazzina sia rimasta incinta la prima volta che ha fatto sesso e perso la verginità mi ha fatto un po' sorridere. Può capitare, ci mancherebbe, ma mi è sembrato che l'autrice volesse sbrigarsi alla svelta a portare avanti la trama del suo libro: Maribeth, questo è il nome della ragazzina, è stata educata con rigidità in famiglia e la prima volta che esce per un ballo va a finire a letto (in macchina) con il belloccio di turno che, guarda un po', dopo due settimane si sposa con la sua fidanzata di sempre. 
Maribeth incontra Tommy, il fratello di Annie, e tra i due scocca la classica scintilla che li porterà a legarsi di un amore profondo e puro.  Sono giovanissimi - entrambi sedicenni - eppure vivono un amore maturo e su questo l'autrice insiste parecchio.
Maribeth non vuole tenere suo figlio e vuole darlo in adozione: qui si apre una parentesi delicata.
Io non so quali leggi regolassero all'epoca l'adozione in quella zona ma mi è sembrato assurdo che una coppia potesse scegliere in quattro e quattr'otto di adottare un bambino, prenderselo, portarselo a casa, chiamare un legale e sbrigare il tutto in un paio di giorni. Funzionava così in quegli anni? Mha... Mi è sembrato un altro aspetto un tantino sbrigativo. Mi verrebbe da dire che si è trattato di un romanzo fugace, che l'autrice ha voluto sviluppare in fretta senza troppe preoccupazioni.
L'ho trovato anche ripetitivo: decine di volte si ripetono discorsi inerenti la volontà di Tommy di sposare Maribeth e la maturità di lei che non accetta per non indurre entrambi a commettere un errore.
Si insiste sul fatto che la ragazza voglia "dare via" suo figlio perchè non si sente in grado di garantirgli un futuro, perchè vuole avere lei un futuro, perchè con un'altra famiglia starebbe meglio... Su questo avrei mooooolto da dire ma anche in questo caso non mi permetto di scendere nei dettagli di situazioni che vanno vissute per poter essere giudicate anche se, ovviamente, ho un'idea tutta mia in merito.

Mi limito a dire che, pur avendone apprezzato le intenzioni e la delicatezza con cui è stato fatto passare il concetto, io non credo proprio che si possa considerare un bambino come un "regalo" da mettere sotto l'albero di Natale... perchè alla fine è questo che capita nel libro... questa cosa mi ha fatto storcere un po' il naso, seppur motivata da buone intenzioni.

Ci sono alcuni passaggi ben assestati per colpire al cuore del lettore, questo va detto.
Secondo lei alcune persone compaiono nella nostra vita per un breve momento solo per lasciarci in dono qualcosa, come Annie... prova la stessa cosa riguardo al suo bambino, sente di doverlo mettere al mondo ma non di dover far parte della sua vita a tutti i costi.
Insomma, per questo Venerdì del libro il mio non è un grande consiglio di lettura, anzi. Non so se tutti i romanzi della Steel sono così ma a me in questo caso è rimasto l'amaro in bocca. L'unica consolazione è che si tratta di un romanzo ben scritto e che l'autrice aveva delle buone, buonissime intenzioni nel proporre l'arrivo di Maribeth in una famiglia che aveva bisogno di una presenza di questo tipo per riprendersi dalla morte di Annie. Credo, però, che l'argomento potesse essere sviluppato meglio ed in modo meno scontato e frettoloso. Non me ne voglia l'autrice.

domenica 3 agosto 2014

Nessuno può toglierti il sorriso (V. Pitzalis)

Ho letto il libro di Valentina Pitzalis - Nessuno può toglierti il sorriso - in poche ore. Non perchè sia una lettura superficiale e che non meritasse attenzione... tutt'altro. Non so ben spiegare le sensazioni che ho provato durante la lettura ma ci proverò... Nel leggere la prima parte ho provato tanta rabbia ed incredulità. Mi sono detta: "...ma come è possibile che una ragazza intelligente come ritengo sia Valentina non abbia capito che si trovava accanto ad una persona pericolosa, instabile, malata e che prima o poi ne avrebbe fatto le spese?". 

Mi è sembrato così strano che Valentina non fosse riuscita a dare il giusto peso ai tanti segnali che le arrivavano dal suo uomo... In più passaggi mi sono detta: "...ma come si fa a non capire cosa le sta accadendo? Come si fa a non reagire?".

Ma si è trattato di un momento. 

Più andavo avanti con la lettura e più realizzavo che quando si ama una persona incondizionatamente si tende a vedere solo ciò che di positivo c'è in lei. Il resto viene visto come qualche cosa di superabile, di poco importante e di passeggero, di guaribile. E non certo per ingenuità quanto sulla scia di un sentimento puro ed intenso che tende ad offuscare i contorni di ciò che non ci piace nella persona che abbiamo accanto e ad enfatizzare tutto ciò che, invece, amiamo in lei.

Per Valentina è stato proprio così. Per lei come per tante altre donne, giovani o meno giovani, che si trovano ad amare intensamente compagni che hanno dei problemi seri che non possono essere guariti con l'amore. Lo si pensa, è vero, proprio come dice Valentina: si è portati a pensare di poter essere d'aiuto alla persona amata con il proprio amore ma, poi, la realtà è un'altra e ce se ne accorge - spesso - quando è troppo tardi.

Cosa è successo a Valentina? Ha sposato un uomo che amava e che l'amava... l'amava di un amore morboso e malato che lo portava a tenerla chiusa in casa, a farle tagliare i ponti con tutti i suoi amici, conoscenti ed anche parenti. Questa sua indole, però, si è manifestata solo dopo il matrimonio... non prima se non per piccoli sporadici episodi.
Lei lo ha assecondato per un lungo periodo fino a che, dopo una serie di vicissitudini, ha detto basta. A questo punto la situazione è degenerata e si è ritrovata cosparsa di cherosene da parte del suo uomo che le ha dato letteralmente fuoco ed è morto nel compiere questo gesto. Lei è sopravvissuta. O meglio... Valentina, quella che c'era prima di quel giorno, è morta il 17 aprile 2011 e al suo posto c'è un'altra persona... una donna nuova che, seppur sfigurata da quanto le è accaduto, resa disabile da ciò che ha dovuto subire per salvarsi, non ha mai smesso di combattere ed ora grida al mondo intero la sua voglia di vivere cercando di aiutare altre donne a venir fuori da situazioni di coppia malate, insane, che potrebbero arrivare a tragedie simili alla sua. 

Dopo quel giorno Valentina ha dovuto sopportare delle sofferenze indicibili, inimmaginabili... dalla lettura del libro si può arrivare a comprendere solo in parte - credo - la grande sofferenza che ha dovuto sopportare. Sofferenza fisica ma anche psicologica che, però, non l'hanno portata ad abbattersi ma a reagire con forza, coraggio, ironia e, grazie anche all'amore ed al sostegno della sua famiglia e delle persone che ha avuto vicino, anche con la consapevolezza di poter essere d'aiuto a tante donne... Con un nuovo volto, una mano amputata ed il braccio destro soggetto a molteplici operazioni per riaverne la funzionalità, Valentina non è più lei. Ora è Morgana... una donna nuova che ha soppiantato la vecchia Valentina non solo nell'aspetto ma anche nel modo di essere. Oggi è una donna matura, che ha saputo imparare dai propri errori. Sa di averne commessi, di errori, e da loro vuole ripartire per aiutare tante altre donne che si trovano a vivere situazioni simili alla sua.

Nella prima parte del libro Valentina racconta della sua vita da ragazza innamorata, prima, e da donna sposata (e sempre più innamorata), poi. Racconta di come l'amore del suo uomo nei suoi confronti sia andato via via degenerando in un morboso e malato attaccamento, di come lei abbia tentato di aiutarlo a cambiare. Racconta poi dell'epilogo di un rapporto fatto di alti e bassi, di allontanamenti e riavvicinamenti, fino a quel maledetto giorno.
Da quel momento in avanti il racconto è quello di una persona ridotta quasi in fin di vita che, aiutata da medici e familiari, lotta per la vita. E' un racconto di sofferenza, di piccoli ma grandi progressi, di forza di volontà, di speranza. Poi Valentina racconta delle tante persone che, pur non conoscendola, le sono state vicine. Sono i suoi "angeli": coloro che la seguono nel profilo FB aperto a suo tempo per lei, Un sorriso per Vale. Parla anche di situazioni poco piacevoli legate al suo modo di essere ma lo fa con eleganza e senza rancore...
Ecco un punto fondamentale: rancore... Non prova rancore soprattutto nei confronti dell'uomo che le ha irrimediabilmente cambiato la vita. Non odia il suo carnefice perchè sa che, a modo suo, l'amava... Sa che era a sua volta vittima di un amore malato e che non è riuscito a controllare i suoi gesti.

Io non so, onestamente, se riuscirei a perdonare. Sono sincera: non so se ce la farei. Valentina/Morgana ha sempre preteso che non si facesse passare il suo uomo per un mostro ma per una persona malata, quale era. Anche in occasione di un'apparizione in tv, una condizione che ha imposto prima di accettare è stata proprio questa: non demonizzare quell'uomo ma considerarlo così com'era... una persona malata, legata a lei da un amore malato.

La parte finale è un appello a chi si trova a vivere situazioni analoghe alla sua: è un invito a non tacere, a non voler fare a tutti i costi le "crocerossine" perchè ci sono esperti che possono aiutare mariti o compagni che danno segni di difficoltà nel gestire in modo "sano" un rapporto di coppia. E' un invito a non annientarsi mai per amore dell'altro perchè amare l'altro non è questo... 
Amare non vuol dire annullarsi. Ora lo so e vorrei tanto che tutte le donne ne fossero consapevoli: non sono la tua bambola, ho il mio cervello e devo potermi confrontare con gli altri per arricchire la relazione. Altrimenti si resta isolati e non si cresce. Ci si deve staccare dal "male" e bisogna cercare specialisti che possano aiutare i nostri mariti e compagni, perchè noi non siamo psicologhe o medici e l'amore non basta.
Credo che sia un libro che meriti di essere letto da tutti, non solo da ragazze o donne. Come indicato in copertina, quella di Valentina è una storia d'amore e di violenza. Una lezione di coraggio e di speranza.
***
Nessuno può toglierti il sorriso
Valentina Pitzalis
Mondadori Editore
euro16.00 - disponibile anche in ebook

venerdì 1 agosto 2014

L'uomo che comprò Londra (E. Wallace) - Venerdì del libro

E' indispensabile andare a caccia di nuove uscite per trovare una lettura interessante, intrigante e capace di catturare il lettore? No, non credo proprio. Ultimamente mi sono capitati tra le mani diversi libri piuttosto datati e con L'uomo che comprò Londra ho avuto l'ennesima dimostrazione di come non sia per niente necessario cercare tra tutto ciò che è nuovo e che va di moda perchè lanciato da massicce campagne promozionali. Ed è proprio questa la lettura che vorrei proporre per questo Venerdì del libro. Si è trattato dell'ultimo libro letto nel mese di luglio, prima che si aprisse la parentesi vacanziera.

Quando ho chiesto in biblioteca il libro di Edgar Wallace mi è stato detto con un tono un po' sorpreso: "Signora, si tratta di un giallo!". Sulle prime ero tentata di rispondere "...e allora? Dov'è il problema?" ma ho fatto la gentile e mi sono limitata a dire "...si, lo so".

La prima stesura del romanzo risale al 1915 con il titolo originale The Man Who Bought London ma in Italia è arrivato nel 1931 con il titolo L'uomo che comprò Londra. Ne sono state proposte parecchie ristampe: quella che ho avuto io tra le mani è del 1997, si tratta di un'edizione integrale proposta in 130 pagine ed in copertina è riportato il bollino del prezzo: 1500 lire.

La prima cosa in assoluto che ho notato sono stati i caratteri piuttosto piccoli e mi sono subito detta che probabilmente questo dettaglio avrebbe rappresentato un ostacolo ad una lettura scorrevole visto che spesso mi capita di prendere un libro tra le mani di sera, quando - a fine giornata - sono un tantino stanca. Invece non è stato così perchè gli eventi si susseguono in modo tale da mantenere alta l'attenzione del lettore.

Senza svelare troppo la trama, mi limito a dire che King Kerry è un grande uomo d'affari che mette in atto una serie di operazioni finanziarie tali da mendare a ko la concorrenza. Compra palazzi, negozi, giornali, stabilimenti... da qui l'appellativo di Re di Londra... visto che le sue iniziative sono destinate a cambiare Londra, in un modo o nell'altro. Elsie Marrion è una ragazza che si trova nel posto giusto al momento giusto ed ha anche il viso giusto: diventa la segretaria di Kerry ed avrà un ruolo fondamentale nell'evolversi della storia. Hermann Zeberlieff è un personaggio alquanto strano e misterioso. E' il rivale d'affari di Kerry per eccellenza e non teme di macchiarsi anche di qualche crimine pur di arrivare a raggiungere i suoi obiettivi. Vera è la sua sorellastra ed il loro rapporto è piuttosto strano: fratelli di padre, su entrambi grava un onere molto pesante per poter entrare in possesso della loro parte di eredità. Gordon Bray è uno studente di architettura innamorato perso di Vera e intenzionato a mostrare il suo amore solo quando avrà fatto strada e non dovrà dipendere dalla ricchezza di lei. 
Attorno a loro ruotano altri personaggi che in alcuni punti rischiano di far perdere il filo del racconto ma si tratta di una breve parentesi.

La scrittura è scorrevole e chiara, vengono usati, a volte, dei termini un po' arcaici e desueti ma è del tutto comprensibile, vista l'età del libro. In ogni caso ciò non appesantisce la lettura. Anzi, la rende alquanto originale.

Ho notato alcune espressioni ripetute più volte... Una su tutte mi è rimasta il mente... quel "...misurava la stanza a grandi passi"... un'espressione ripetuta almeno quattro volte. Niente di fastidioso ma che mi è saltato agli occhi.

martedì 29 luglio 2014

Gli occhiali d'oro (G. Bassani)

Anche questa volta mi sono imbattuta in un libro piuttosto datato ed ambientato in un periodo di guerra. Ultimamente, pur non facendolo di proposito, mi è capitato in più occasioni.
Gli occhiali d'oro è un libro di un autore che mi era sconosciuto prima di imbattermi in questo testo preso in prestito in biblioteca. Sulla prima pagina c'è scritto che si tratta di una donazione che è andata ad arricchire il patrimonio bibliotecario già esistente.

Si tratta di un libro piccino che, sulle prime, non mi infondeva molta fiducia. Andando avanti nella lettura mi sono affezionata al personaggio e mi sono lasciata incuriosire dal suo modo di fare, dal suo modo di essere...

Il libro è ambientato in una Ferrara ricca nel periodo del fascismo. Il narratore è un giovane studente di origini ebree che racconta del suo incontro con il dottor Athos Fadigati: è un medico stimato, di buona fama che lascia, però, dietro di se, una scia di chiacchiere, di ipotesi, di dubbi... Ad alimentare tutto ciò è la sua presunta omosessualità che, nell'epoca in cui è ambientato il romanzo, era considerato un peccato mortale, segno di perversione assoluta. 

Fadigati è un uomo molto discreto e di animo buono. Persona di grande cultura, il dottore svela pian piano la sua profonda solitudine fino a che, azzardatosi ad intavolare una relazione con un ragazzo, si troverà ferito e bastonato, abbandonato di nuovo a se stesso ma con tante chiacchiere di più addosso e... parecchi beni materiali in meno.

La vita del narratore, del ragazzo ebreo, si intreccia con quella del dottor Fadigati, il professionista omosessuale. I due si trovano invinghiati in un'amicizia che, seppur mantenendo le dovute distanze per una serie di motivi, li porterà a trovarsi in sintonia e li guiderà verso un epilogo doloroso ed inaspettato.

Il linguaggio utilizzato dall'autore è piuttosto datato (non potrebbe essere altrimenti visto che è stato pubblicato per la prima volta nel 1958), non scade mai nel volgare descrivendo i personaggi in modo tale da far immaginare le loro caratteristiche anche dal punto di vista umano, non solo fisico.
Il dottore mi ha fatto una gran tenerezza, lo ammetto. L'ho immaginato imbarazzato, impacciato nei suoi dialoghi con le persone che gli stavano accanto nel tentativo di non lasciar trapelare troppo della sua vita. Quel poco che trapela, però, basta per il narratore per capirne l'indole e le debolezze, trasmettendole al lettore. Ho avuto l'impressione che il dottore vivesse con una certa difficoltà la sua omosessualità. Dai dialoghi, dai quali soprattutto all'inizio traspare il suo imbarazzo... dal modo con cui viene preso in giro dai bulli di turno... ho avuto l'impressione di una persona che non riuscisse a convivere con serenità con questa sua caratteristica.
L'epilogo, poi... non voglio svelare nulla per non togliere il gusto della lettura a chi non avesse avuto ancora modo di leggerlo ma posso dire che, chiuso il libro, mi è rimasta addosso una certa amarezza non solo per le vicende storiche che segnarono la vita delle persone che hanno vissuto all'epoca ma anche per quel dottore... lo stimato dottor Fadigati.

Ps. il titolo deriva dagli occhiali che il dottore indossava, divenuti quasi il segno distintivo della sua diversità.
Ho anche letto in giro che dal libro è stato tratto un libro ma ammetto di non averlo visto.

lunedì 28 luglio 2014

Il mondo negli occhiali (A. Munter)

In biblioteca ho scovato un libro dall'aspetto un po' vintage e che, in effetti, si è dimostrato essere tale visto che risale al1973, pubblicato in Italia dalla Emme Edizioni, scritto da Anke Munter e tradotto da Rosellina Marconi. 
Si tratta del libro Il mondo negli occhiali che ho letto insieme ai miei figli nei giorni scorsi: un libro che parla di diversità e di accettazione con testi ed illustrazioni che stimolano la fantasia di chi legge.

Nicola è un bambino che viene escluso dai giochi dei suoi compagni perchè porta gli occhiali e, così dicono, non può giocare al gioco del calcio o agli indiani perchè per via degli occhiali non può correre come loro. Lo hanno soprannominato "il gufo"...

I bambini anche negli anni settanta sapevano essere cattivi e lo sono, a volte, tutt'ora... ovviamente quando dico "cattiviti" mi riferisco a dei comportamenti poco delicati nei confronti di chi ha qualche cosa di poco comune... ovviamente non lo fanno di proposito ma posso garantire - e lo dico per esperienza - che a volte sono proprio cattivelli in quel che dicono e che fanno, sia ciò fatto di proposito oppure no... 

Nicola non si lascia scoraggiare ed è estremamente positivo. Lui proprio i suoi amici non li capisce... perchè mai dovrebbero pensare che portare gli occhiali debba essere un limite?
Lui sa di essere speciale perchè grazie ai suoi occhiali riesce a vedere un mondo che gli altri nemmeno riescono a sognare. Lui mette in moto la fantasia e vede oltre l'usuale, oltre le immagini che lo circondano. Vede... bhè, per sapere cosa vede bisogna leggere il libro. 
Posso dire che, a suo modo, e grazie anche a delle immagini molto colorate e ricche di elementi, aiuta a comprendere che ciò che spesso è visto come qualche cosa di strano, la diversità, è invece qualche cosa di straordinario.
Se negli anni '70 portare gli occhiali era considerato come qualche cosa di "diverso" rispetto a chi invece non li aveva, oggi è molto più comune incontrare un bambino o una bambina con gli occhiali per cui l'impatto è diverso ma il messaggio resta comunque valido. 
Nicola viene rappresentato come un bambino sorridente, allegro, spensierato e alla fine si integra alla perfezione nel gruppo di amici che, all'inizio, tendeva ad isolarlo per qualche cosa che veniva considerato strano.
Sarà pure un libro vintage ma ci è piaciuto molto. Trovo che lanci un messaggio estremamente positivo ed anche il fatto di descrivere il bambino con immagini allegre, capaci di trasmettere serenità... bhè, trovo che sia molto importante. 

Approfitto di questa occasione per dire che spesso i bambini ci danno delle grandi lezioni di vita e sono molto più pronti ad affrontare la realtà di quanto non lo siamo noi...

Ne ho prova ogni volta che mia figlia mi sorride e si comporta con una naturalità tale da farmi commuovere: l'avere addosso apparecchi acustici da quando aveva cinque anni per lei non è affatto un limite. E' così serena, sicura di se, tranquilla che ogni volta che vede qualcuno che la guarda con particolare stupore è pronta a spiegare cosa ha addosso e per che cosa serve. 
A volte siamo noi grandi che non riusciamo a superare ciò che, ai nostri occhi, sono degli ostacoli insormontabili...
Certo, ora che ha nove anni inizia a chiedere se potrà mai toglierli... inizia a guardarsi allo specchio con occhi diversi... ma affronteremo anche questo strada facendo e, conoscendola, so già che sarà lei ad insegnarci la strada giusta per farlo.
Ho visto molto di lei in quel faccino sorridente di Nicola... se non altro hanno in comune le lentiggini!!!!