Il figlio maschio in una famiglia è necessario. Per il futuro della famiglia. Per il futuro dell'attività economica da cui la famiglia trae sostentamento. Per la tranquillità di un padre che, in punto di morte, porta addosso anche la preoccupazione di chi porterà avanti ciò che lui, per la famiglia, ha fatto.
Perché le femmine, si sa, non sono capaci. Le femmine sono femmine ed il mondo è fatto per i maschi.O, per lo meno, lo era nella Sicilia del 1934 dove nascere femmina voleva dire solo stare sottomessa al maschio di casa e poco più. Studiare, per le femmine? Non se ne parla. A che serve studiare? Non serve studiare per sfornare figli, meglio se maschi.
Eppure don Turiddu Ciuni deve fare i conti alle cose che cambiano sotto ai propri occhi a partire dalla volontà della moglie Concetta Russo di far studiare i suoi figli, tutti, femmine comprese. E da quel figlio maschio che della terra, del podere, della tenuta di famiglia non ne vuole sapere, preferendo la letteratura. Apre una libreria, una casa editrice, per la disperazione del padre che se ne va con un grande peso sul cuore: cosa ne sarà della sua famiglia? Dei tanti figli avuti pare che nessuno, nessun maschio per lo meno, sia pronto a raccogliere il suo testimone e questo lo rattrista, gli svuota il cuore.
Alla sua morte, però...
Inizia così, con la morte del capostipite la vera storia della famiglia che l'autrice affida alla voce dei singoli protagonisti dedicando ad ognuno di loro un capitolo.
Devo dire che aggiungere un albero genealogico, come spesso avviene nelle saghe familiari nelle quali entrano in scena parecchi personaggi, avrebbe aiutato. Se non altro a collocare ognuno dei protagonisti - perchè i protagonisti sono tanti - immediatamente al posto giusto.
Io ho risolto con carta e penna: aiutano i titoli dei vari capitoli che sono dedicati ad ognuno dei personaggi e scorrendo il sommario ci si rende conto di quanti siano coloro che entreranno in scena ed anche i loro legami, tenendo conto dei cognomi. Poi, ovviamente, tutte le indicazioni arrivano dalla lettura.
La scelta di dedicare un capitolo ad ogni personaggi, dando anche conto in questo modo del passare del tempo, è un tratto di originalità di questa storia che pone particolare attenzione sul mondo femminile. Non sono d'accordo, però, con chi (così ho letto da qualche parte) sostiene che si tratti di un romanzo al femminile. Non è affatto così, secondo me: è vero che si assiste ad un grande cambiamento sul fronte della condizione femminile, del rapporto con il mondo del lavoro ed anche un certo cambiamento degli equilibri familiari ma compaiono uomini di peso, importanti anche nella loro assenza.
La storia narrata è la vera storia di una famiglia che ha scritto una pagina importante dell'editoria nazionale: quella scritta da Vito Cavallotto editore. Un progetto faticoso, importante, non comune quello portato avanti in una terra non semplice come la Sicilia di quell'epoca e che, come poi anche l'attualità rimostra, ha avuto la meglio sulle difficoltà.
Una storia che è una via di mezzo tra la biografia di una famiglia e il racconto storico di un'epoca, che è fatta di storie d'amore importanti ma lungi dall'immaginare che si arrivi al romance. Una storia di conquiste, coraggio, discese e risalite. La storia di una famiglia che, come tante, ha affrontato il presente con determinazione grazie, soprattutto, a figure femminili di spessore.
Ps: spesso vengono utilizzati termini, espressioni, frasi in dialetto, soprattutto nei dialoghi. All'inizio ho pensato che questo potesse essere un limite per me (che peraltro in Sicilia non sono nemmeno mai stata) ma questa scelta ha reso tutto più vero, più calzante, più concreto. Ci sta e ci sta bene.
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Il figlio maschio
Giuseppina Terragrossa
Rizzoli editore
309 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 11.29 copertina rigida, 7.99 kindle
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