Matteo Bussola sa toccare le corde dell’anima. Soprattutto, in questo caso, di chi certe situazioni le ha in qualche modo vissute. Protagonisti di questa storia sono genitori e figli adolescenti ma lo è, in primis, il male di vivere che porta – in un modo o nell’alto – questi adolescenti a vivere situazioni di difficoltà.
Nelle prime pagine del libro ho pensato: “…mamma mia, che tristezza sto libro! Ne uscirò più che depressa”.
Perché nel raccontare la fragilità degli adolescenti di oggi ho letto tante storie di dolore messe insieme per un dolore amplificato all’ennesima potenza. L’ambientazione è quella del reparto di neuropsichiatria infantile di un grande ospedale. La situazione è quella di un padre con un figlio ricoverati assieme, perché così è che avviene. E con loro altri genitori ed altri figli in situazioni analoghe. I nostri protagonisti hanno a che fare con l’anoressia. Ma si parla anche di depressione, di bulimia, di malessere di vivere intesto in tante accezioni. E si parla del dolore che tutto questo comporta, oltre che delle conseguenze fisiche per ognuno, oltre che della difficoltà, delle famiglie, di trovarsi all’altezza del compito educativo loro assegnato.
I personaggi proposti sono fragili. Spezzati. Feriti. Ma affrontano il presente con grande dignità. E se qualcuno sembra perdere le staffe, perdere il controllo e lasciarsi andare ad osservazioni che appaiono fuori luogo, c’è chi riesce a nascondere la propria difficoltà e a mostrarsi sereno, tranquillo pur avendo un tormento interiore inimmaginabile.
Io voglio pensare che siano i genitori i veri protagonisti. Mi sono trovata molto tra le righe di quel libro ed è stato a tratti doloroso, a tratti consolante. Perché mi sono resa conto che, alla fine, non sono la sola ad affrontare la crescita di figli adolescenti (due, per la precisione, uno di 18 mesi più piccolo dell’altra) e che le mie difficoltà non sono, a ben guardare, solo le mie. E’ un romanzo, lo so, ma credo che sia lo specchio di una realtà che, soprattutto in questo periodo storico, è palpabile.
Bussola – che conosce già per aver letto altro di suo – conferma il suo tatto nel parlare di problematiche così delicate. Dimostra, ancora una volta, di saperci fare.
Il libro è arrivato a casa mia per mano di mia figlia che ha scelto di comprarlo di sua spontanea volontà. Cosa molto rara di questi tempi, sempre troppo impegnata a fare altro per poter utilizzare il suo tempo per leggere. Non lo ha ancora letto ma mi auguro che lo faccia. E che lo faccia cercando di guardare un po’ anche il punto di vista dei genitori, non solo quello dei suoi coetanei.
Perché se nei suoi coetanei è facile che riesca a ritrovarsi con una certa facilità – anche se non in situazioni estreme, è chiaro – il punto di vista dei genitori non so se abbia mai cercato di comprenderlo. O, se l'ha fatto, se è riuscita a comprenderlo almeno un po'.
***La neve in fondo al mare
Matteo Bussola
Einaudi Editore
pag. 192
17.00 euro copertina flessibile,
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