venerdì 1 marzo 2013

Generazione Cloud (Facci, Valorzi, Berti) - Venerdì del libro

Anche questa volta avevo in mente un libro diverso da proporre per questo Venerdì del libro ma ha cambiato idea qualche minuto fa... quando ho terminato di leggere Generazione Cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tablet
Si tratta di un libro edito da Erickson nella collana Capire con il cuore - Educazione. Non è un racconto, un romanzo, una storia di fantasia ma un libro che mira a fornire a genitori, insegnanti ed educatori la cornice culturale, le modalità di approccio e le indicazioni che possono aiutarli e sostenerli nella loro azione quotidiana a favore della crescita e dello sviluppo dei bambini e dei giovani nell'Era digitale.

Un libro che ben si coniuga ad una iniziativa che è stata organizzata nel mio comune, ma che se non ho capito male è indirizzata solo agli studenti e non ai genitori, assieme alla Polizia Postale per parlare dell'uso e dell'abuso delle nuove tecnologie.

Il libro è scritto da tre autori:
Michele Facci, laureato in Psicologia e si occupa delle dinamiche psicologiche e delle variabili cognitive che intervengono nell'interazione mente-tecnologie;
Serena Valorsi, psicologa e psicoterapeuta congitivo-comportamentale, esperta in prevenzione e trattamento delle nuove dipendenze;
Mauro Berti, Sovrintendente della Polizia di stato impiegato presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Trentino Alto Adige di Trento, responsabile dell'Ufficio Indagini Pedofilia.
Si tratta di un libro molto recente, finito di stampare nel mese di dicembre del 2012, e che tratta un argomento molto attuale: il ruolo dei genitori - e degli educatori in genere - nell'Era digitale.

Non ho intenzione di svelare i contenuti del libro, che merita di essere letto e assimilato. Mi permetto di fare alcune considerazioni in merito.
Innanzitutto trovo che sia scritto in modo molto chiaro, con tanto di glossario finale per chiarire alcuni termini che potrebbero risultare difficili in particolare a chi ha poca familiarità con la rete e con le tecnologie. E poi aiuta a riflettere, a pensare su quanto siano cambiati i tempi e di come non sia possibile pensare semplicemente di inibire ai bambini o ai ragazzini (anche adolescenti) l'uso delle nuove tecnologie ma quanto serva, piuttosto, accompagnarli lungo un percorso che li renda consapevoli di cosa fare e cosa non fare.

Riporto una frase che riassume il senso dell'intero libro: 
La strada del proibizionismo risulta inefficace e rischia di allontanare i giovani da una cittadinanza digitale consapevole. Gli interventi sui minori non devono essere volti alla cancellazione dei profili che hanno su internet, al divieto dell'uso del computer e dei cellulari. Il primo passo da compiere è quello di aiutarli a darsi dei limiti nell'uso dei mezzi.

A ben guardare, non viene detto nulla di nuovo o di chissà quanto strano. Il punto è che, spesso, a questo non si pensa. Così come non si pensa ad aiutare i nostri figli a ben capire il funzionamento di un computer o della rete perchè, magari, noi stessi abbiamo dei limiti e chiediamo a loro di insegnarci, lasciando che si barcamenino da autodidatti tra una connessione internet, un tablet e un giochino on line.
Il libro contiene molti spunti di riflessione ed anche dei suggerimenti, oltre che esempi pratici, che costringono a riflettere.

Prima che sui nostri figli, una riflessione è d'obbligo anche su di noi: quante volte neghiamo un abbraccio perchè dobbiamo finire di aggiornare il blog o di scrivere un'email o di aggiornare il database del pc? Quante volte squilla il nostro cellulare mentre stiamo leggendo loro una storia in un momento di relax o quante volte chiediamo loro di tacere perchè siamo impegnati in una lunghissima telefonata importante? Io ho riflettuto parecchio su questo e su molto altro e devo dire che tale riflessione mi ha portato fin da subito a cambiare alcuni miei comportamenti. Non può passare il messaggio che la mamma viva in simbiosi con il pc perchè è con il pc che lavora. E' vero che lavora con il pc ma il tempo del lavoro non può essere esteso all'inverosimile. Ci devono essere dei momenti in cui si è disponibili solo per loro perchè ad un certo punto al lavoro bisogna dire stop!

Io non sono una mamma che demonizza le nuove tecnologie. Anzi. 
Anche io ho sperimentato il fascino delle chat, anche io ho un telefono cellulare, un pc portatite, uno "da lavoro" più grande ed un tablet... E come ben sapete, ho un blog che amo moltissimo e che mi prende anche tempo... Come potrei demonizzare tutto ciò? Sono perfettamente consapevole, però, del fatto che ci si debbano porre dei limiti anche se si è adulti, non solo se si è bambini o ragazzini. Tenere il cellulare spento non è uno scandalo così come non è uno sgarbo non accendere il pc per un po'....

Devo dire, però, che non posso digerire l'uso di telefonini a sette o otto anni, tablet di ultimissima generazione in mano ad adolescenti che, magari, hanno anche in tasca un telefonino super moderno con centinaia di sms gratis da mandare in ogni momento del giorno e della notte. I miei figli sono dei nativi digitali, come vengono definiti sul libro, su questo non c'è dubbio. Dovremo essere noi genitori ad accompagnarli nella loro crescita da nativi digitali: io che non ho internet sul telefonino perchè credo di non averne bisogno, riuscirò a far passare ai miei figli il messaggio che ogni cosa deve arrivare a tempo debito e che se ne deve fare un uso corretto? Di certo il mio impegno sarà massimo. Lo è già da ora, a dire il vero, con bimbi piccoli che spesso pensano al telefonino come ad un gioco perchè magari vedono il ragazzino più grande che in ogni momento libero si mette a giocare con un giochino tanto carino... oppure ad un'amichetta che ha tantissimi giochi sul pc e dimentica le bambole, le perline, le costruzioni, i libri perchè ha qualche cosa di più coinvolgente da fare.

Nel periodo natalizio sono stata ad un concerto, nel teatro del mio comune. Ero al piano superiore e sporgendomi leggermente in avanti potevo vedere dall'alto tutte le prime file: erano occupate da un gruppetto di adolescenti che, durante l'attesa dell'inizio, avevano letteralmente illuminato quella parte di sala tanti erano i telefonini accesi per messaggiare e chattare o i tablet tra le loro mani...
Un'altra volta ero ad un concerto e accanto a me c'erano due signore con due bambini, uno ciascuna: per farli stare buoni avevano messo tra le loro mani due tablet con i quali giocavano durante l'esibizione. Bhè, non vi dico il fastidio che davano agli spettatori che erano lì vicino con quelle luci ed anche con i suoni che, seppur a basso volume, davano fastidio. Colpa loro? O di chi quegli aggeggi li ha messi tra le loro mani senza dare un minimo di regole e senza far capire cosa sia il rispetto per gli altri in luoghi così^
Oppure ricordo tempo la la figlia di un'amica, un'adolescente di 13/14 anni, che puntualmente quando andava a pranzo dai nonni si isolava da tutti con cuffiette ed Mp3 a tutto volume: colpa sua? O dei genitori che non si sono presi la briga di farle capire che a tavola non si fa così, tantomeno quando si è ospiti in casa altrui? Pensiamoci....Voi che ne pensate?

Ho trovato il libro utile per riflettere su tutto ciò anche se non si deve pensare di trovare una soluzione ad ogni problema collegato al mondo del web e delle nuove tecnologie. 
In alcuni punti l'ho trovato un po' ripetitivo, probabilmente perchè si vuole insistere su determinati concetti ma la lettura scorre, è interessante ed educativa. 
Una lettura che consiglio. 
***
Generazione Cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tablet
Michele Facci, Serena Valorzi, Mauro Berti
Erickson editore collana Capire con il Cuore Educazione
17.50 euro

9 commenti:

  1. Ciao Stefania. Cominciavo a pensare di essere l'unica a farsi questo scrupolo:" quante volte neghiamo un abbraccio perchè dobbiamo finire di aggiornare il blog o di scrivere un'email o di aggiornare il database del pc? ". Non condivido però quanto dici sulla ragazzina con l'Mp3 a pranzo dai nonni. Io penso credo che si isola perché si annoia, magari è stufa di sentire i genitori parlare con i nonni di come va a scuola, o magari è stufa di sentire le loro discussioni. Gli adulti sanno essere pesanti e noiosi a volte, e soprattutto sono i primi a dare il cattivo esempio. Ed io credo proprio nella forza contagiosa del buon esempio e non delle parole. - Graziana

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  2. ...onestamente vedere quella ragazzina, in una delle poche occasioni in cui era in visita ai nonni, con le orecchie tappate da auricolari con musica a tutto volume a me ha dato un gran fastidio... a prescindere dalle motivazioni di tale comportamento... mi è sembrato un comportamento molto maleducato...

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  3. Ma pure a me danno fastidio quei comportamenti! Solo che mi domando sempre cosa ci sia dietro, tutto qui. Ma c'è da dire che io ne ho viste tante di ragazzine e ragazzini così, e forse ci sto facendo l'abitudine...

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  4. Penso che sia importante dibatterne, e molto. E che la tecnologia va usata per quello che è: strumento, non totem. Sulla questione degli auricolari, è vero, è maleducato (ma allora il giudizio è sulla famiglia medesima prima che su di lei). Però, santa miseria, i pranzi in famiglia possono essere una noia mortale... ;-)

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  5. Ciao Stefania! Per un genitore hai consigliato una lettura utile, che può dare molti spunti di riflessione. Purtroppo non ho figli ma osservo molto i comportamenti dei bambini e dei loro genitori, mi piace studiarne le dinamiche e da quando sono zia (da sette mesi!!) lo faccio ancora di più. Io credo che, come in ogni cosa, la via di mezzo sia sempre quella preferibile. Un bambino nato in un'era digitale non può prescindere dall'utilizzare la tecnologia ma deve essere il genitore a porre dei limiti. Un cellulare ad un bambino di sei/sette anni è inconcepibile per me come consentire ad una ragazzina di isolarsi ad un pranzo familiare è questione di educazione impartita un po' così dai suoi genitori, con leggerezza. Seguirò con vero piacere il tuo blog, ho già intravisto altri post interessanti :-). Grazie per essere passata da me, un abbraccio e bellissima serata!!

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  6. Condivido la tua posizione e non comprerò il cellulare a mia figlia finchè non ne avrà realmente bisogno, non quando lo imporrà la moda o la maggioranza.....è vero anche che ormai non possiamo sfuggire alla tecnologia e allora l'unica possibilità è ridurne l'uso, spengere il pc e giocare o condividere momenti solo con loro......vado a farlo subito!:-)
    Condivido il tuo suggerimento anche nel gruppo l'amore per i libri:

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  7. Ho già fatto copia e incolla di: Prima che sui nostri figli, una riflessione è d'obbligo anche su di noi: quante volte neghiamo un abbraccio perchè dobbiamo finire di aggiornare il blog o di scrivere un'email o di aggiornare il database del pc? Quante volte squilla il nostro cellulare mentre stiamo leggendo loro una storia in un momento di relax o quante volte chiediamo loro di tacere perchè siamo impegnati in una lunghissima telefonata importante? Io ho riflettuto parecchio su questo e su molto altro e devo dire che tale riflessione mi ha portato fin da subito a cambiare alcuni miei comportamenti. Non può passare il messaggio che la mamma viva in simbiosi con il pc perchè è con il pc che lavora. E' vero che lavora con il pc ma il tempo del lavoro non può essere esteso all'inverosimile. Ci devono essere dei momenti in cui si è disponibili solo per loro perchè ad un certo punto al lavoro bisogna dire stop!

    Perché Maria Rita Parsi all'incontro di Navigare Sicuri a cui ho partecipato e di cui parlo appunto nel mio post, ha insistito molto sulla PRESENZA dei genitori accanto ai figli digitali... Grazie di questo ulteriore punto di vista e a presto:)

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  8. Grazie per qs suggerimento Stefania!
    l'amichetta di Sofia ha SEMPRE il cell. di sua mamma in mano. ci gioca praticamente sempre. Sofia vorrebbe fare lo stesso ma io glielo nego. giusto, sbagliato? non so, a me fa strano vedere mia figlia con un cell in mano che non sia per gioco con quelli finti. cercherò il libro! grazie ancora! :-)

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