"Depravate abitanti di Dorset Street e di Dean and Flower Street" che tutto sommato non lasciano un gran vuoto nella società dell'epoca. Anzi, se sono state uccise... vuol dire che si è fatta un po' di pulizia!
Una considerazione aberrante. Eppure, quelle parole furono realmente pronunciate - più o meno negli stessi termini - da parte di un alto funzionario del Colonial Office che si sentì in dovere di prendere carta e penna e scrivere una lettera al Times per manifestare la sua preoccupazione. No, non per la morte di cinque donne definite, appunto, depravate, quanto perchè sulla scia del trambusto provocato da quelle morti magari donne con quelle stesse caratteristiche avrebbero potuto spostarsi per invadere il suo scintillante vicinato portando "la corruzione su vie fino ad oggi incontaminate".
Era questo il sentire comune dell'epoca davanti alla morte di donne che vennero descritte dai giornali come ubriacone disgustose e diseredate: secondo le notizie diffuse (evidentemente raccolte in modo sommario e tutt'altro che approfondito) si trattava di prostitute disperate, sporche e inclini al turpiloquio. Donne, dunque, la cui dipartita non era stata così dannosa per la società.
Semplice, tutto molto semplice. Allora come ancora oggi, quando dietro al mito di Jack lo Squartatore - diventato una specie di personaggio "mitizzato", appunto - quelle donne restano in ombra, catalogate come vittime dalla dubbia moralità e senza che nessuno si sia mai preoccupato di cercare la verità sulla loro vita. Non era forse interesse della stampa scandalistica dell'epoca dare un'immagine di un certo tipo delle vittime del mostro seriale? E a chi sarebbe interessata la vita di quelle "depravate" ormai morte? A nessuno... A nessuno importava chi fossero realmente quelle vittime.
Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane hanno avuto una vita segnata fin da quando sono venute al mondo con vite in condizioni svantaggiate, difficoltà di ogni tipo e, soprattutto, nate del sesso sbagliato. Come se tutto ciò fosse una colpa già in partenza.
Se si considera poi che nel corso della loro esistenza possano aver fatto delle scelte discutibili (soprattutto per i canoni dell'epoca), il discorso potrebbe chiudersi qui.
Invece no.
Hallier Rubenhold restituisce loro dignità.
Lo fa mettendo a frutto un gran lavoro di ricerca e ricostruendo le loro vite. Lo fa senza dare il minimo spazio a quello che diventerà, nel tempo, un personaggio tanto da alimentare anche un certo mercato (a lui sono ispirati non solo libri e film ma anche videogiochi, gadget...).Viene nominato marginalmente e chi si aspetta di trovare tra queste pagine un noir o un fiume di sangue degno del misterioso soggetto... bhè... resterà deluso.
Si avvicina più ad un romanzo storico, ad una biografia. L'autrice racconta la vita di quelle cinque donne contestualizzandola nel periodo storico di riferimento, negli usi e costumi di un'epoca che non considerava le donne al pari degli uomini e, soprattutto nei bassifondi e negli ambienti più malfamati come quelli che vengono descritti, non considerava le donne come persone da aiutare e difendere ma come poco di buono, svergognate da mettere all'indice se avessero tenuto un comportamento anche di poco differente da quello che le avrebbe viste come mogli e madri.
Tra le pagine di questo libro si incontrano amori e passioni, dolori e ambizioni, sogni e delusioni. Si incontrano bambine cresciute in ambienti difficili, ragazzine che hanno dovuto sgomitare per assicurarsi un pasto caldo, donne che hanno dovuto fare delle scelte importanti per potersi conquistare il diritto ad un'esistenza dignitosa. Un diritto cancellato con violenza da una mano misteriosa che le ha relegate ad essere solo vittime. E nemmeno meritevoli di compassione, a dire il vero.
Triste. Molto triste. Questa lettura mi ha lasciato addosso una gran rabbia e mi ha fatto pensare a quanto siano facili certi giudizi. A quanto lo siano oggi e a quanto lo siano stati anche in passato. Rabbia e tenerezza per quelle esistenze difficili e per una sorte terribile.
Non è stato piacevole leggere questo libro sapendo la sorte che attendeva ognuna di loro dietro l'angolo ma le cinque protagonisti di questa lettura - perchè sono LORO le protagoniste, non LUI - mi hanno coinvolta. Ho trovato dei tratti comuni tra loro, non posso negarlo. Ma trovo che sia davvero troppo semplice ricordarle come le prostitute vittime di Jack lo Squartatore...
Sono state ragazze, donne che avrebbero meritato una sorte differente. Avranno pur commesso degli errori - chi di noi non ne commette - ma nulla può giustificare la loro uccisione così come nulla può giustificare la superficialità con cui sono state trattate.
***
Le cinque donne. La storia vera di Jack lo Squartatore
Hallie Rubenhold
Neri Pozza editore
pag. 432
19.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
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