Duemila lire. Tale è il prezzo
stampato sull'ultima di copertina dell'edizione che ho trovato in biblioteca
del libro Le due verità di Agatha Christie. E' un'edizione Oscar
Mondadori del 1980, pubblicato nella collana Oscar Gialli ma il libro risale al
1957 quando venne pubblicato per la prima volta. Dico per la prima volta perché
poi se ne sono avute diverse edizioni successive.
Si tratta del primo libro in
assoluto che leggo di questa famosissima autrice e devo dire che non mi ha entusiasmata
più di tanto. Lo segnalo in questo Venerdì del libro con la speranza di
raccogliere qualche opinione che possa confermare la mia impressione o farmi
ricredere….
L'ho trovato un po' ripetitivo e
noioso in alcuni punti.
Arthur Calgary si
presenta a casa della famiglia Argyle per togliersi un peso: due anni prima
diede un passaggio ad uno sconosciuto di cui solo tempo dopo scoprì l'identità:
Jacko, figlio di Leo Argyle, accusato e condannato per
l'uccisione di sua madre Rachel moglie di Leo. Quel ragazzo, morto poi
in prigione per motivi di salute, due anni prima dichiarò di avere un alibi che
l'avrebbe scagionato: all'ora del delitto ebbe un passaggio da parte di un uomo
che, però, non si fece avanti in tempo utile per evitargli la galera. A
distanza di tempo, Calgary si fa avanti per redimere la figura di quel ragazzo
che si dichiarava innocente e che effettivamente lo era. Spiega a tutta la
famiglia perché non poté scagionarlo all'epoca ed immaginava un'accoglienza del
tutto diversa da quella che, invece, gli viene riservata.
La colpevolezza di Jacko era
oramai assodata, digerita, superata.
Scoprire, a distanza di anni, che
non era lui l'assassino non ha portato sollievo per la redenzione di quel
ragazzo rinchiuso in carcere ingiustamente ma ha fatto precipitare l'intera
famiglia nel panico.
Calgary non aveva pensato, in
origine, che la sua rivelazione avrebbe avuto dei risvolti: i membri della
famiglia iniziano a dubitare l'uno dell'altra e tutti avrebbero preferito che
quell'uomo non si fosse fatto mai vivo per rompere quell'equilibrio che oramai
era stato raggiunto.
Io credevo di portare termine qualcosa, dando, per così dire, una conclusione diversa a un capitolo già scritto. Ma mi si è fatto capire che, invece, di "metter fine" stavo "dando inizio" a qualcosa. Qualcosa di completamente nuovo.
L'indagine viene riaperta ed
emergono risvolti molto particolari circa la vita di ognuno dei membri della
famiglia, servitù compresa. Emerge un quadro fatto di rancori, di dubbi, di
sospetti, di sottili accuse reciproche che farà crollare del tutto
quell'idillio che la famiglia aveva costruito, quelle apparenze che fino a quel
momento si erano rette su fragili fondamenta.
Oramai Jacko era morto. Perché
tornare ad aprire la questione? Questo ciò che si chiedevano tutti.
Ma Calgary ha in mente qualche
cosa di diverso. Qualche cosa che risponde al nome di giustizia e va
avanti per la sua strada.
Emerge la figura di una madre -
Rachel - che è voluta diventare tale per forza, adottando in modo più o meno
lecito i suoi figli. Figli che non hanno ricambiato l'amore che lei ha
dispensato con modi molto particolari: ha pianificato la loro vita, a
controllato i loro sentimenti, ha cercato di dare loro un futuro secondo quella
che era la sua volontà. Tutti avevano un buon motivo per ucciderla. Tutti. Dai
figli al marito alla servitù. Tutti avrebbero potuto ucciderla in nome di
quella libertà - economica, nelle scelte del proprio futuro, del proprio
compagno di vita, della propria routine quotidiana - che Rachel limitava ad
ognuno.
Mi ha fatto un po' pena questa
donna. Tenta di comprare l'amore dei suoi figli ma non ce la fa. Li lasci
vivere negli agi, nella serenità più assoluta ma nessuno l'ha amata come lei
avrebbe voluto.
Christina e poi Hester, Mary,
Michael: nessuno è riuscito ad amarla come si può amare una madre. E Leo?
Succube anche lui di quella figura così imponente come Rachel sapeva essere.
La voce narrante è quella di
Calgary che si trova immischiato in una storia che non avrebbe mai immaginato
potesse essere di tali proporzioni.
Non c’è nessuno che raccoglie le
notizie che emergono dai vari racconti postumi. Anzi, ognuno dei protagonisti
potrebbe essere inquirente nei confronti di tutti gli altri. Sette persone si
ritrovano in una casa con un morto addosso ed un secondo morto che arriva tra
capo e collo. Un assassino si aggira tra di loro e nessuno sa chi può essere.
Qualcuno, a dire il vero, lo sa ma vorrebbe non saperlo.
I dubbi che ognuno prova nei
confronti negli altri vengono palesati in dialoghi che, soprattutto attorno alla
metà del libro, mi sono sembrati un po’ ridondanti. Mi aspettavo qualche cosa
di meglio ma credo di aver iniziato dal libro sbagliato per conoscere questa
autrice.
L’autrice lascia emergere, pian
piano, una realtà diversa dall’apparenza e lo fa senza immediatamente, appena Calgary si presenta al cospetto degli Argyle. Allo stesso tempo, lo fa senza fretta: è come se cadesse quel velo che rendeva la vita di quella famiglia tranquilla e serena. Sotto a quel velo, però, si scopre esserci ben
altro.
Pur avendo apprezzato il voler mostrare cosa covava sotto la cenere, resta
il fatto che in alcune parti mi sono proprio annoiata. I risvolti finali non mi
hanno colpita più di tanto, forse perché le mie capacità recettive si erano
rallentate a causa di quei dialoghi che ho ritenuto poco fruttuosi… non so.
E’ un giallo, c’è un assassino,
ci sono degli intrecci, delle situazioni che si dipanano pagina dopo pagina ma
non lo posso proprio promuovere del tutto. Sono certo che questa grande autrice
abbia scritto di meglio: andrò alla ricerca di Poirot e di Miss Marple, sarà
meglio!
Con questo libro, oltre che la Venerdì del libro di oggi, partecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge.
Ero alla ricerca di un libro che contenesse la parola VERITA' nel titolo (non potendo avere un'immagine di copertina che rimandasse a tale parola astratta).
Agatha Christie mi piace molto complice mio papà che adorava questa scrittrice. Non conosco il libro di cui parli ma una storia poco azzeccata in mezzo a tanti titoli ci sta! Se hai voglia di riprovare, ti consiglio Dieci piccoli indiani: non ci sono Poirot o Miss Marple ma ne vale la pena!
RispondiEliminaAndrebbe anche visto se è la traduzione completa o quella vecchia, ridotta (quelle complete sono quasi tutte degli anni 90). Di sicuro questo è un titolo che è stato più amato dall'autrice che dal pubblico. Io riproverei :)
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