Ci sono incontri che vorresti non finissero mai.
Quello con Maurizio De Giovanni rientra in questa categoria.
Sorridente, disponibile, pronto a guidare i presenti in un viaggio tra le pieghe dei suoi libri e non solo. De Giovanni ha ammaliato tutti coloro che lo hanno incontrato al Teatro Comunale di Porto San Giorgio parlando di Lojacono e non solo. Perchè, è vero, l'occasione era la presentazione di Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone, ma De Giovanni non è solo questo.
Un libro è un viaggio. Ti deve portare via in breve tempo. Se così non è lo molli senza problemi. E' un'esperienza immersiva, non può distrarti sia nel leggerlo che nello scriverlo.
Da dove arriva Vuoto?
Uno dei vantaggi di quando inizi a vendere più di 10/12 copie dei tuoi libri è il poter scegliere la copertina e il titolo. Vuoto nasce dal rimpianto e da alcune considerazioni: quanto conta il vuoto rispetto al pieno? Quanto conta ciò che è normale rispetto a ciò che non lo è? Il vuoto è il peso di un'assenza come nel caso della storia della professoressa che, nel libro, scompare. Nel momento in cui scompare quella donna diventa rilevante. E poi, a ben guardare, il vuoto non è realmente vuoto. E' pieno di pezzi rotti.
Che rapporto hai con le storie che racconti?
Prendi i personaggi, stabilisci l'ambientazione, il motivo scatenante da cui ha avvio la storia e scrivi: spesso, però, mentre prosegui nella scrittura, capitano cose che non ti aspettavi all'inizio. Questo è quello che capita spesso a me. Prendiamo, per esempio, i personaggi femminili. Io le donne non le ho mai capite: le racconto e le lascio andare... la loro storia si dipana così ed è per questo che funziona.
Donne. Ce ne sono diverse e molto emblematiche nei tuoi libri...
In Vuoto arriva Elsa. E' un personaggio che ha un segno diverso da Pisanelli (per chi non ha letto il libro, arriva a sostituirlo perchè lui è in ospedale). Volevo un personaggio che fosse il contrario di Pisanelli e l'ho trovato. Questa donna ha una storia da raccontare e lo farà nei prossimi romanzi.
Poi c'è Ottavia: è un personaggio di rottura. La verità è che odia suo figlio. Avere un figlio autistico è una condanna per una donna. Ottavia incontra un uomo di cui si innamora ma una cosa è pensare di lasciare un marito che non si ama più, una cosa è solo immaginare di lasciare un figlio con tali difficoltà. Provo molta tenerezza per lei. Ha una lacerazione interiore profonda.
Aragona è un ragazzo che è perennemente contro tutti. Però è un figlio che non ha un padre pur avendolo.... e si avvicina sempre più a Pisanelli che è un padre con un figlio lontano. Sono due personaggi molto diversi ma che si avvicinano molto in questa storia.
Mi intriga molto il pensiero di far perdere ad Aragona il posto in albergo, quello che gli paga il padre, e fargli chiedere ospitalità a casa di Pisanelli. Chissà che non possa capitare prima o poi...
Parliamo della trasposizione televisiva. Come hai vissuto questa cosa?
Onestamente ci tengo molto a che i libri e i film camminino su due filoni narrativi diversi. Ho voluto - e su questo ho pesato parecchio - dare una linea narrativa precisa alla serie Tv. Ci sono situazioni che sui libri mancano e non è un caso quanto, piuttosto, una precisa scelta.
Poi c'è Sara...
Sì, Sara è la protagonista di una nuova serie che tra poco vedrà venire alla luce la seconda puntata. Dopo Sara al tramonto, la mia Sara avrà un'altra avventura. Io Sara l'ho incontrata davvero. L'ho incontrata fisicamente ed è la prova di come, spesso, sono le storie che vengono da te e non il contrario. Stavo rientrando a casa all'una e mezza di notte, un sabato notte, ed ho visto al lato della strada un'auto parcheggiata con una donna al volante. Capelli bianchi ma una bella donna, non anziana... era Sara. La domenica mattina ho dovuto subito chiamare il mio editore perchè avevo in mente la sua storia, una storia che nella mia mente avevo scritto durante la notte.
Chi è questa donna?
Sara non è una poliziotta. E' una giustiziera.
E' un'esperta di linguaggio non verbale, è un'osservatrice, legge il labiale. E' un personaggio strano e particolare. Ho scritto la sua storia senza essere molto convinto che andasse bene: mi sono affacciato per vedere cosa succedeva ed ho visto che è venuto fuori un romanzo di grande potenza.
E che ci dici di Ricciardi?
Il prossimo libro sarà l'ultimo della serie. Quando un autore scrive la storia di un romanzo non sa quanto durerà. Nella maggior parte dei romanzi i personaggi non cambiano. Ma se si fa una scelta diversa, ed i personaggi li si fa cambiare con il tempo, con le esperienze... bhè, allora ad un certo punto la storia deve finire. Ricciardi è un personaggio molto amato e mi piace l'idea di concludere la sua storia nel momento in cui i lettori lo amano.
Per il momento ho in mente di chiudere la serie.
Forse proporrò una raccolta di racconti su Bambinella, questo sì, posso dirlo.
Nelle tue storie compare una Napoli, la tua città, nei confronti della quale, però, sei impietoso...
Ho gli occhi per vedere e devo fatalmente raccontare quello che vedo.
Racconto, per amore, i drammi della mia città.
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