giovedì 31 gennaio 2019

Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone (M. De Giovanni)

Ho resistito per tre mesi senza i Bastardi
E sono tornata da loro.

I Bastardi di Pizzofalcone, in Vuoto, sono protagonisti sul piano operativo ma anche sul piano umano di una nuova avventura firmata da Maurizio De Giovanni.
Tornano con la loro grinta, con i loro modi un po' sopra le righe, con la loro professionalità ma anche con le loro fragilità e le loro vite.
 
Questa volta hanno a che fare con la scomparsa di una insegnante, moglie di un ricco e famoso imprenditore, che sembra sparita nel nulla. Ha lasciato qualche flebile traccia, qualche elemento che possa far pensare a qualche cosa su cui indagare ma potrebbe anche essersi allontanata volontariamente. I dubbi sono tanti.

Nessuna denuncia da parte del marito. 

Tanta preoccupazione, però, da parte di una collega della donna che, alla fine, decide di farsi avanti e raccontare al vicequestore Palma, all'ispettore Lojacono e tutti gli altri ciò che teme possa essere accaduto.

La squadra è in un periodo tranquillo, non fosse per la malattia del Presidente - alias Giorgio Pisanelli che è in ospedale - per cui si inizia senza troppi affanni a seguire qualche pista che possa far arrivare a qualche cosa di concreto.
Un brutto evento come la segnalazione di una scomparsa, però, seppur grave ma all'ordine del giorno in un distretto, può a volte spalancare le porte su un mondo di degenerazione, di orribile ed inaccettabile sfruttamento. I Bastardi questa volta ne hanno la prova e fanno fatica a trattenere i loro istinti che - chi li conosce lo sa - non ci mettono molto ad avere la meglio sulla ragione.

Per chi non lo sapesse, credo pochi oramai, abbiamo a che fare con una serie che ha per protagonista una squadra composta da elementi considerati dei veri e propri scarti. Ognuno si porta dietro una storia personale tutt'altro che semplice ma tutti, ancora una volta, dimostrano non solo di non essere affatto scarti ma di saper lavorare in squadra, essere acuti, intuitivi, uomini e donne d'azione capaci di portare a casa risultati importanti.

Anche stavolta ciò che colpisce non è solo il caso - forse uno dei meglio strutturati di tutta la serie, secondo il mio parere - ma sono proprio gli agenti a fare la differenza. Le loro storie vengono narrate parallelamente al caso da seguire e, un libro dopo l'altro, l'autore fornisce elementi che rendono familiari ognuno di loro al lettore.

Questa volta il personaggio che mi è piaciuto più di tutti è stato Serpico, al secolo Marco Aragona. Dice bene il suo collega Giorgio Pisanelli: Aragona è uno dei migliori poliziotti che abbia incontrato. Un talento naturale, una limpida capacità deduttiva nascosta sotto tonnellate di comportamenti imbecilli. Eccolo qui, dipinto con precisione, Marco Aragona: con i suoi occhiali dalle lenti scure anche di notte, i suoi giubbotti dai colori improbabili, i capelli impomatati e l'andatura dondolante, ancora una volta - perchè non è la prima - dà un contributo importante alle indagini ma sembra quasi non rendersene conto. Ma non è per questo, o non solo per questo, che mi è piaciuto più di tutti. Oltre al suo modo così particolare di atteggiarsi e all'acume che dimostra nelle indagini, Marco si mette in gioco a livello personale esponendosi con il suo collega preferito, proprio con quel Pisanelli che accudisce come fosse suo padre, che desidererebbe davvero che fosse suo padre. Mi ha fatto tenerezza, Serpico, e parecchia, come se fosse un ragazzino alla ricerca dell'approvazione e della carezza di suo padre. 

In questo capitolo, poi, c'è una novità. A sostituire Pisanelli arriva un nuovo vice ispettore. Una donna, per la precisione, che si trova subito in sintonia con la squadra proprio come se fosse una di loro da secoli e secoli. E' una donna fredda, dura, di carattere che, però, mi ha dato la sensazione di essere profondamente sola.
Potenzialmente candidata a mettere in pericolo i delicati equilibri conquistati nel tempo all'interno della squadra di Lojacono (è pur sempre una donna, arriva dal nord, non conosce i colleghi e i loro metodi se non per sentito dire) Elsa Martini viene descritta come bellissima ma non ostenta la sua bellezza, è all'altezza della fama dei Bastardi grazie anche a dei precedenti che la mettono allo stesso livello di tutti gli altri, ha un amore grande per sua figlia e - allo stesso tempo - un amore grande per il suo lavoro. Il tutto, senza sacrificare la sensibilità propria di ogni donna, anche se apparentemente sembra che non sia così. La stessa sensibilità davanti al colpo di scena finale che, lo si scoprirà nelle ultime pagine, anche Lojacono dimostra, pur non essendo una donna.
Elsa è un personaggio femminile che mi è piaciuto e che non ha rappresentato affatto - secondo il mio parere - quell'elemento di disturbo che inizialmente sembrava potesse essere all'interno del gruppo.

De Giovanni coinvolgente come sempre, non si smentisce. Mi ha tenuta attaccata alle pagine come al solito offrendo anche momenti di tenerezza con storie che un lettore affezionato conosce bene e rispetto alle quali si aspettava degli sviluppi che, anche se in parte, si sono avuti.

Vuoto è l'ultimo libro della serie ma non può essere l'ultimo in assoluto. Almeno lo spero.
La storia è, come di consueto, autoconclusiva ma resta un sospeso che riguarda Lojacono e che, credo (e mi auguro), possa essere l'aggancio per la prossima avventura.
Spero presto.

Con questa lettura partecipo alla challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro che fa parte di una serie ed anche alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro giallo o thriller.
***
Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone
Maurizio De Giovanni
Einaudi Editore 
344 pagine
€ 19.00

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