venerdì 26 giugno 2020

Vipera. Nessuna resurrezione per il Commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Questa volta Ricciardi si trova ad indagare su un caso molto particolare. Perchè l'ambiente in cui è stato consumato il delitto è particolare.
La vittima è Vipera, una delle signorine di punta del casino che si cela sotto il nome Paradiso.
Una donna, una giovane donna - venticinquenne - per la morte della quale, a quanto pare, si potrebbero alimentare sospetti su più persona. Ognuno potrebbe avere un movente diverso, ognuno un motivo per farla fuori, ognuno un'occasione propizia per restare solo con lei e usare quel cuscino che le ha tolto il respiro.
Eppure Ricciardi fa fatica a comprendere chi possa aver avuto il vero movente per uccidere quella donna per la quale in tanti avrebbero pagato cifre inimmaginabili pur di compare il suo tempo. Una donna per la quale qualcuno, in effetti, faceva proprio questo circoscrivendo così il numero dei potenziali clienti quotidiani che avrebbero potuto stare in stanza con lei.

Ma il Commissario Ricciardi non ha a che fare solo con un caso di omicidio.
No. Ricciardi deve vedersela anche con rapporti personali che si incrinano, con incomprensioni, con reazioni che rischiano di spezzare qualche importante equilibrio.
Ricciardi si trova anche a dover fare i conti con un episodio che rischia di costare caro ad un amico per il quale deve chiedere aiuto perchè, da solo, non ce la farebbe mai a risolvere la situazione.
Si trova a fare i conti con se stesso, con le sue scelte, con i suoi sentimenti ai quali riserva sempre troppo poco spazio.

Anche in questo volume della serie di De Giovanni il lettore trova un protagonista malinconico, fiaccato dal peso di un fardello che lo tormenta e che non gli permette di sentirsi libero al punto tale da avere una vita come tutti gli altri. Un Ricciardi riflessivo, silenzioso, un uomo che sa riconoscere l'amicizia quella vera ma fa fatica a comprendere i suoi sentimenti nei confronti di potrebbe condividere con lui (o vorrebbe farlo) un'esistenza fatta di famiglia con tutti i canoni che essa richiede. Non potrebbe essere altrimenti: questa sua caratteristica non lo abbandona e quel senso di malinconia che caratterizza il personaggi, sommato alle ambientazioni di un'altra epoca (è nato nel 1900, Ricciardi precisamente il primo giugno) mi hanno conquistata fin dal primo libro della serie.

In questa avventura torna ad emergere la figura di Maione: un collega per Ricciardi ma anche un amico. E strappa anche qualche risata quando è alle prese con quel femminiello che risponde al nome di Bambinella e con in quale si relaziona per avere informazioni utili per i casi che segue insieme al commissario. Tra Maione e Bambinella c'è un'amicizia grande, di quelle che cercano di non manifestarsi ma che si legge in ogni dialogo, in ogni atteggiamento, in ogni battuta scambiata tra i due. Ed è sempre bello sentire (o meglio, leggere) quei due parlare con le divagazioni di Bambinella e l'urgenza di andarsene via di Maione.

Torna, anche stavolta, l'attenzione alle singole storie. 
De Giovanni non focalizza le attenzioni solo sul protagonista principale ma rende tutti i personaggi importanti. 
Credo che ognuno avrebbe molto da dire, molto più di quando non dica un libro dopo l'altro della serie.

Nell'edizione che ho avuto tra le mani - Einaudi Stilelibero - viene proposta un'intervista molto particolare ai personaggi chiave della storia: l'autore incontra Livia, la vedova Vezzi, donna affascinante, di gran classe e perdutamente innamorata di Ricciardi. 
Come nei precedenti volumi ho molto apprezzato questa chicca finale e... mi sarebbe piaciuto essere al posto di De Giovanni ed incontrare davvero, un libro dopo l'altro, i vari personaggi per scambiare quattro chiacchiere con loro.
***
Vipera. Nessuna redezione per il Commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi Stilelibero
304 pagine
12.00 euro - 8.99 kindle

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