domenica 21 giugno 2020

Le avventure di Oliver Twist (C. Dickens)

Ho letto Le avventure di Oliver Twist con grande deferenza.
Ne ho avuta tra le mani un'edizione piuttosto vecchia (datata 1966), avuta in prestito in biblioteca: non avrei mai immaginato che prestassero libri così vecchi ma - forse anche per via del lock down e dell'impossibilità di consultare il testo nei locali della biblioteca - quando me lo hanno affidato mi sono sentita investita di una grande responsabilità.

E con questo animo l'ho letto: con estremo rispetto.

Non ho portato il libro in giro con me come sempre fatto, l'ho letto seduta alla scrivania o in cucina per non tenerlo in mano in posizioni che ne potessero pregiudicare la conservazione ed anche per questo la lettura è durata più del previsto.
Avevo in mente di leggere da tempo la storia del piccolo Oliver: dopo aver letto David Copperfield ed essermene innamorata mi ripromisi di arrivare anche a quest'altro personaggio nato dalla penna di Dickens.

Inutile dire che si tratta di un libro piuttosto datato: Dickens lo scrisse nel 1838 ed uscì alla fine di quell'anno.
Una trama solida, quella stratturata dall'autore, proponendo personaggi ben delineati ed efficaci con una rappresentazione tragica della realtà dell'epoca, in un nodo complesso di vicende e di personaggi ben definiti.

Viene narrata la storia di un povero orfanello che viene allevato a spese della parrocchia in cui la giovane partoriente, sua madre, si era rifugiata e dove ha perso la vita (subito dopo aver sentito il primo vagito di suo figlio). Padre sconosciuto. 
Ad attenderlo, però, non c'è un'infanzia facile e spensierata, come dovrebbe esssere quella di ogni bambino.
Oliver si trova ad affrontare terribili prove ma la sua purezza, la sua trasparenza, il suo buon cuore - che in alcuni punti sono caratteristiche davvero disarmanti - non vengono fiaccati nemmeno dalle prove più dure e dai tentativi di spezzare la sua ingenua bontà.

Nella sua strada, nell'arco dei suoi pochi anni di vita, incontra personaggi piuttosto discutibili che, non solo lo maltrattano, ma hanno a cuore tutt'altro che la sua salute e la sua serenità: viene avviato lungo la strada del ladrocinio e si troverà anche a pagare per colpe non sue.
Per via di una serie di fortuiti incontri - in circostanze che, a dire il vero, appaiono un po' troppo fortuite - a quei personaggi abietti e sinistri che hanno segnato i primi anni della sua vita si frappongono persone di buon cuore che trattano Oliver con benevolenza. 

L'autore traccia una linea netta tra i buoni ed i cattivi: cambiano ovviamente le descrizioni ma anche il tono del racconto con l'uso di termini efficaci per fare capire fin da subito a quelle delle due categorie i vari personaggi appartengano. 

Oliver è un bambino a cui non ci si può non affezionare e di cui non si può non avere compassione: inserito in quell'ambiente in cui i ladri sono coloro che dettano legge, sembra un pesciolino fuor d'acqua ed ogni volta il suo carattere remissivo, la sua ingenuità e la sua bontà lo portano a subire maltrattamenti continui quasi senza fiatare, come se fosse quello ciò che il destino ha da sempre avuto in serbo per lui. 

L'autore calca molto la mano sugli ambienti malfamati in cui la storia si dipana. 
Quegli ambienti cupi e misteriosi, quel dedalo di viuzze contorte e tenebrose, quei quartieri poverissimi di Londra, quelle osterie malfamate in cui si muovono, avvolte in una densa e cupa atmosfera, figure strane e quasi allucinanti sono dei punti fissi del racconto. Situazioni che sembrano sempre uguali a loro stesse così come sempre uguali a loro stessi e sempre pronti a commettere i loro errori sono coloro che li frequentano. Eppure non mancano situazioni bizzarre, quasi comiche, con personaggi che strappano una risata pur nelle tragiche situazioni in cui vengono inseriti.
In questo contesto emerge la figura di Nancy: una ragazza costretta fin da giovanissima al marciapiede, compagna di malaffare di loschi figuri, legata da uno strano sentimento ad uno di essi ma ragazza di gran cuore e spiccata sensibilità. Sarà questa una figura chiave nella vita di Oliver. E' un personaggio che cambia durante il racconto: una povera infelice che accetta rassegnata la sua sorte ma che non riesce a restare indifferente davanti all'evolversi delle vicende.

Vengono descritti ambienti realmente esistiti all'epoca, come gli ospizi di carità. Ed anche congetture dell'epoca: in alcuni discorsi emerge la scarsa considerazione che gli uomini hanno delle donne, si parla d'impiccagione come la fine naturale dei malfattori ed altro ancora. 

Dickens, ancora una volta, ha saputo descrivere con maestria i costumi e le tare della sua epoca restando, soprattuto, un meraviglioso, efficace e delicatissimo poeta.
Me lo aveva dimostrato con Un canto di Natale, con David Copperfield e - non che fosse necessario - lo ha confermato con il piccolo, dolcissimo Oliver.
***
Le avventure di Oliver Twist
Charles Dickens
Unione Tipografico-editrice Torinese
359 pagine
edizione del 1966

3 commenti:

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