sabato 13 giugno 2020

Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Il commissario Ricciardi mi emoziona sempre. Mi emoziona la sua figura, il suo modo di essere, il peso che si porta addosso. Mi emozionano i personaggi che gli gravitano attorno e che, ogni volta, hanno qualche cosa da dire.

Questa volta il personaggio che mi ha emozionata più di tutti è il brigadiere Raffaele Maione. Ed a prescindere dal caso che i due si trovano ad affrontare. Sono le sue vicende personali che arrivano al cuore.
Credo che sia proprio questa la caratteristica di De Giovanni: la capacità di non focalizzare le attenzioni esclusivamente sui casi di cui, di volta in volta, il commissario Ricciardi si occupa con il suo fedele collaboratore Maione ma di dare vita a personaggi che restano nel cuore del lettore ed ai quali si affeziona. In ogni episodio della serie vengono aggiunti tasselli non solo nella vita del protagonista principale, Ricciardi appunto, ma anche di tutti gli altri che gli gravitano attorno. 
Il risultato?
Il lettore viene fidelizzato al punto tale da avere la necessità di scoprire cosa accadrà non solo nei casi di omicidio che di volta in volta si susseguono ma, soprattutto, nelle vite delle persone.
Persone che diventano familiari.
Diventano madri e padri come fossero i nostri.
Diventano amici come fossero i nostri.
Figli come fossero i nostri.
Questo è ciò che ho pensato arrivata all'ultima pagina.

Questa volta ad essere rinvenuti in un bagno di sangue sono due coniugi.
Siamo nei giorni che precedono il Natale e Ricciardi è ancora in via di ripresa dopo le vicende che lo hanno avuto per protagonista qualche mese prima, quando indagava sulla morte di un bambino.
Si tratta di un funzionario della Milizia, Emanuele Garofalo, e di sua moglie Costanza.
Le indagini porteranno Ricciardi e Maione a contatto con un ambiente, quello della Milizia, molto particolare. Ma li porterà anche a contatto con la povertà, con la disperazione e con la dignità: con la dignità di chi deve fare i conti con un presente che non ha voluto, che non ha cercato ma che ne attanaglia il fisico e l'anima.

Per mano mia è, soprattutto, una storia di vendetta: vendetta cercata, agognata, desiderata... 
Vendetta che arriva a portata di mano e che arriva così vicina da mettere paura.
Vendetta che, però, vuol dire ancora dolore, ancora morte, ancora sofferenza, ancora allontanamenti...
Vendetta che riesce a lasciare spazio alla speranza e alla fiducia, in nome di chi si vorrebbe vendicare.
 
Lo stile di De Giovanni è impeccabile, secondo il mio punto di vista. Il suo modo di rendere vivi i personaggi e di porli accanto al lettore come se avessero una reale corporalità si somma alla sua capacità di evocare luoghi, situazioni, ambienti, attimi di vita rendendoli veri. La sua narrazione ha sempre qualcosa di nostalgico che è in linea con il signorino Ricciardi.
 
Le donne che gli gravitano attorno hanno sempre un ruolo importante anche se non sembra. Tanto più in questo capitolo in cui emergono fragilità, smarrimenti, determinazione in quelle donne che hanno - o vorrebbero avere - un ruolo nella vita di quel commissario così triste e solitario che sembra portare sulle sue spalle il peso del mondo.
 
Chi conosce Ricciardi sà che, in effetti, è proprio così: Ricciardi si trova anche stavolta a fare i conti con i vivi e con i morti. Anche se è Natale. Soprattutto se è Natale. Perchè si rende conto di vivere all'interno di un grande presepe, che è il suo mondo, fatto di lucine, di personaggi che hanno un ruolo, di situazioni che hanno un significato... sia esso un presepe di legno che un presepe fatto di esistenze reali, di luoghi di vita quotidiana.
 
Mi sono già procurata il volume successivo ma non credo che ne inizierò subito la lettura perchè non vorrei che... finisse subito! Il rischio è quello. 
***
Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
299 pagine
14.00 euro copertina flessibile - 9.99 kindle

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