Incontrare Giulia Ciarapica vuol dire lasciarsi contagiare da un entusiasmo e da una grinta senza fine.
Incontrare Giulia Ciarapica alla presentazione del suo libro Una volta è abbastanza vuol dire diventare parte della storia, di una storia fatta di amori, di sofferenza, di passioni, di scelte a volte difficili.
Giulia Ciarapica racconta una saga familiare: è la storia di gente della sua Casette d'Ete, luogo in cui Giulia vive, un borgo sconosciuto al mondo che, dopo la seconda guerra mondiale, tenta di rialzare la testa con l'orgoglio proprio del popolo marchigiano.
Racconta una terra, racconta radici profonde, racconta luoghi del cuore.
Racconti la storia di una famiglia della tua terra... ma è una storia vera? E' la storia dei tuoi antenati?
Racconta una terra, racconta radici profonde, racconta luoghi del cuore.
Racconti la storia di una famiglia della tua terra... ma è una storia vera? E' la storia dei tuoi antenati?
Parte della storia della mia famiglia - Valentino è mio nonno - è una storia vera ma molti elementi sono rivisitati, inventati. Nonno Valentino e nonna Giuliana... sono i miei veri nonni.
Ed hai fatto una scelta coraggiosa, l'uso del dialetto... I dialoghi sono molto verosimili grazie all'uso del dialetto del posto.
Il dialetto dà un senso di realtà al racconto. Il dialetto rende meglio le situazioni. Non mi sono spinta troppo in là, ho fatto in modo che fosse tutto molto comprensibile (la narrazione non è in dialetto, lo sono i dialoghi) ed ho avuto la prova di averci visto giusto visto che tra coloro che hanno avuto modo di leggere il mio libro e che non conoscevano il nostro dialetto, non c'è stato un lettore che mi abbia detto di non aver capito. Onestamente ci sono delle situazioni che non sarebbe nemmeno stato possibile rendere in italiano. Come, ad esempio, quando si litiga: la gente della mia terra litiga in dialetto, non sarebbero personaggi credibili se litigassero in italiano perfetto.
Il tuo personaggio del cuore?
Bhè, è Valentino. E' il mio personaggio del cuore, l'uomo della mia vita, la persona a cui ero più affezionata ed anche il mio modello di uomo.
Diverso è il discorso se mi chiedi qual è il mio personaggio preferito. E' Annetta: lei e Valentino sono due personaggi molto forti e in lei ho visto molto di me anche se me ne sono resa conto solo alla fine di tutto, quando ho concluso la scrittura del libro.
Che personaggio è, Annetta?
E' una tipa tosta. Anche lei è un personaggio realmente esistito. E' una donna indipendente che è alla perenne ricerca della sua indipendenza. Lo fa anche in modo eclatante, a volte. E poi lei ha una caratteristica particolare: c'è anche quando non c'è. Non dico altro, però, altrimenti non c'è gusto.
Che effetto ti ha fatto scrivere una storia come quella che proponi?
Mi sono ritrovata a scrivere di un passato che non ho mai vissuto ma di cui sentivo di avere nostalgia. Mi sono trovata a vivere quella storia mentre la scrivevo... ed è stata un'emozione.
Qual è stata la scena più dolorosa?
Senza dubbio quella con cui il libro si apre. Ho portato un reale episodio che arriva dal mio passato più recente ed ammetto di non essere riuscita a rileggere quella scena iniziale con facilità. Ce l'ho fatta solo nel momento in cui l'editor mi ha detto che era giunta l'ora di rileggere tutto nella sua interezza.
Una volta è abbastanza nasce come primo libro di una trilogia. Cosa dobbiamo aspettarci dal secondo volume?
Non posso anticipare niente ma una cosa posso dirla: ad Annetta succede una cosa che ci farà dire "...ma no, questo proprio non me lo aspettavo".
Mi fermo qui. Sto leggendo Una volta è abbastanza proprio in questi giorni e non vedo l'ora di recensirlo e di parlare delle mie, di emozioni, scaturite dalla conoscenza di personaggi che potrebbero tranquillamente essere anche i miei, di familiari... chi non ha avuto un nonno calzolaio e una vita legata alla sorte della produzione delle calzature? E' la storia della terra di Giulia, è vero, ma anche della mia, di terra, visto che anche io abito nello stesso comune marchigiano.
Ed hai fatto una scelta coraggiosa, l'uso del dialetto... I dialoghi sono molto verosimili grazie all'uso del dialetto del posto.
Il dialetto dà un senso di realtà al racconto. Il dialetto rende meglio le situazioni. Non mi sono spinta troppo in là, ho fatto in modo che fosse tutto molto comprensibile (la narrazione non è in dialetto, lo sono i dialoghi) ed ho avuto la prova di averci visto giusto visto che tra coloro che hanno avuto modo di leggere il mio libro e che non conoscevano il nostro dialetto, non c'è stato un lettore che mi abbia detto di non aver capito. Onestamente ci sono delle situazioni che non sarebbe nemmeno stato possibile rendere in italiano. Come, ad esempio, quando si litiga: la gente della mia terra litiga in dialetto, non sarebbero personaggi credibili se litigassero in italiano perfetto.
Il tuo personaggio del cuore?
Bhè, è Valentino. E' il mio personaggio del cuore, l'uomo della mia vita, la persona a cui ero più affezionata ed anche il mio modello di uomo.
Diverso è il discorso se mi chiedi qual è il mio personaggio preferito. E' Annetta: lei e Valentino sono due personaggi molto forti e in lei ho visto molto di me anche se me ne sono resa conto solo alla fine di tutto, quando ho concluso la scrittura del libro.
Che personaggio è, Annetta?
E' una tipa tosta. Anche lei è un personaggio realmente esistito. E' una donna indipendente che è alla perenne ricerca della sua indipendenza. Lo fa anche in modo eclatante, a volte. E poi lei ha una caratteristica particolare: c'è anche quando non c'è. Non dico altro, però, altrimenti non c'è gusto.
Che effetto ti ha fatto scrivere una storia come quella che proponi?
Mi sono ritrovata a scrivere di un passato che non ho mai vissuto ma di cui sentivo di avere nostalgia. Mi sono trovata a vivere quella storia mentre la scrivevo... ed è stata un'emozione.
Qual è stata la scena più dolorosa?
Senza dubbio quella con cui il libro si apre. Ho portato un reale episodio che arriva dal mio passato più recente ed ammetto di non essere riuscita a rileggere quella scena iniziale con facilità. Ce l'ho fatta solo nel momento in cui l'editor mi ha detto che era giunta l'ora di rileggere tutto nella sua interezza.
Una volta è abbastanza nasce come primo libro di una trilogia. Cosa dobbiamo aspettarci dal secondo volume?
Non posso anticipare niente ma una cosa posso dirla: ad Annetta succede una cosa che ci farà dire "...ma no, questo proprio non me lo aspettavo".
Mi fermo qui. Sto leggendo Una volta è abbastanza proprio in questi giorni e non vedo l'ora di recensirlo e di parlare delle mie, di emozioni, scaturite dalla conoscenza di personaggi che potrebbero tranquillamente essere anche i miei, di familiari... chi non ha avuto un nonno calzolaio e una vita legata alla sorte della produzione delle calzature? E' la storia della terra di Giulia, è vero, ma anche della mia, di terra, visto che anche io abito nello stesso comune marchigiano.
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