Ore 2.25: questo l'orario che segnava l'orologio sul mio comodino questa notte, quando mi sono svegliata, ho girovagato un po' per casa e poi ho preso in mano il libro Una volta è abbastanza che avevo lasciato proprio accanto alla sveglia poche ore prima.
Arrivata quasi alla fine, la stanchezza mi aveva imposto di andare a dormire ieri sera e rinviare la lettura delle ultime pagine ad un altro momento. Poi, però, evidentemente la mente ha detto qualche cosa di diverso e mi sono svegliata apparentemente senza un perchè. Detto fatto: ho preso in mano il libro e, nel cuore della notte, mentre tutti se ne stavano a letto, ho continuato a vivere la storia di Valentino, Annetta, Giuliana e tutti gli altri.
Tutto questo cosa dovrebbe interessare a chi è qui per leggere una recensione? Bhè, niente!
E' solo per dire che Giulia è stata capace di creare dipendenza. Questo è il punto.
Vivere la loro storia: questo è quanto mi è accaduto leggendo di una famiglia, di una terra che ho sentito molto vicini a me.
Giulia Ciarapica racconta, in forma romanzata e non del tutto autobiografica, la storia della famiglia dei suoi nonni, Valentino e Giuliana. Racconta una saga familiare che cattura, coinvolge.
Siamo a Casette d'Ete, un borgo sconosciuto del comune di Sant'Elpidio a Mare, dell'entroterra marchigiano (che io conosco molto bene perchè è il mio stesso comune di residenza) dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un borgo in cui si respira la voglia di rialzare la testa grazie a gente caparbia, che non si lascia impaurire da un futuro incerto. I marchigiani sono così, lo so bene: sono testardi, tenaci, geniali, capaci di inventarselo un futuro.
Ed è quello che accade a Casette d'Ete dove tutto ruota attorno alle botteghe artigiane di calzature. Sono gli esordi di quella produzione artigiana che diventerà, pian piano, il fulcro del distretto calzaturiero delle Marche.
Annetta e Giuliana vivono a Casette d'Ete. Sono due sorelle molto diverse. Annetta, la primogenita, ha un carattere forte ed indipendente. Giuliana, la minore, è una insicura e timorosa pur serbando uno spirito inquieto. Sono legate da un rapporto molto forte che subirà uno scossone, però, per via di un paio di occhi scuri che appartengono ad un giovanotto del posto: Valentino.
Tra innamoramenti, tradimenti, delusioni, passione, ingegno e fantasia, le vicende di Annetta, Giuliana e Valentino catturano il lettore facendolo diventare parte integrante di un racconto che emoziona.
Io mi sono emozionata per diversi motivi.
Innanzitutto perchè anche io ho avuto un nonno calzolaio che ricordo ancora con gli strumenti del mestiere in mano e con il suo grembiule da lavoro. Un'emozione, quelle descrizioni così minuziose del lavoro del calzolaio, delle sue paure, dei suoi azzardi, che mi ha letteralmente travolta.
E poi l'uso del dialetto: l'autrice ha fatto un azzardo che, secondo me, è stato azzeccato. Usa il dialetto marchigiano nei dialoghi e questo, secondo il mio parere, rende i personaggi più veri. Mi ha fatto sorridere con alcuni intercalare tipici della nostra zona, in alcuni passaggi ho dovuto proprio smettere di leggere per via degli occhi umidi dovuti in parte all'emozione e, in parte, al divertimento per alcuni scambi d'opinione tra i personaggi davvero folcloristici.
I personaggi principali sono dominanti - Valentino (di cui non mi sono piaciuti certi comportamenti), Annetta (che emerge come donna forte ed indipendente e che, come la stessa autrice ha avuto modo di sottolineare, c'è anche quando fisicamente non c'è) e Giuliana (la classica madre di famiglia, lavoratrice che incarna le caratteristiche delle donne dell'epoca) - ma io ho amato soprattutto dei personaggi minori. Quelli che fanno capolino con timidezza.
Ho amato Filomena, ad esempio: una donna discreta, sempre al suo posto, sempre pronta a fare la sua parte senza mai far notare la sua presenza. Incarna il prototipo di tante donne dell'epoca, quelle che stavano sempre a testa bassa quasi senza respirare per non disturbare. E' una donna che mi ha intenerita molto.
E poi Gianna. E' una bambina che soffre per il mancato amore di una madre che le è inspiegabilmente distante. E' una bambina che non si è mai sentita dire ti voglio bene da quella donna che le manca tanto anche quando le è a due passi. L'avrei stretta in un soffocante abbraccio, quella bambina, che pure fa del tutto per avere l'approvazione di una madre agli occhi della quale vorrebbe riscattarsi, anche se non sa il perchè.
Giulia Ciarapica scrive molto bene, cattura, coinvolge. Traccia i caratteri di personaggi molto intensi, ognuno per le proprie caratteristiche, ed emoziona.
Ho appena terminato la lettura - si tratta del primo libro di una trilogia - e quei personaggi mi mancano già. E poi la copertina, quasi dimenticavo, molto bella!!!
Con questa lettura partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle.
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Una volta è abbastanza
Giulia Ciarapica
Rizzoli Editore
366 pagine
19.00 euro
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