sabato 16 gennaio 2016

Il ladro di merendine (A. Camilleri)

Salvo Montalbano, prima che catturare la mia attenzione per le sue indagini mi diverte.
Dopo aver letto La forma dell'acqua, primo romanzo della serie, ne ho avuto conferma con Il ladro di merendine.
Mi diverte il linguaggio usato da Camilleri che, se all'inizio, con il primo libro, mi era sembrato un ostacolo per la mia comprensione, alla fine ha iniziato a suonarmi familiare. Anche quando mi è capitato di incontrare parole a me del tutto sconosciute, nello stretto dialetto siciliano, le frasi si comprendono a senso e quelle parole stampate sulle pagine sembrano risuonare in testa come se venissero pronunciate da qualcuno di reale.

Giusto per citare un esempio, Montalbano che chiede ad un collega se, in sua assenza, sia successo qualche cosa di nuovo, si sente rispondere:
Niente da pigliarsi sopra il serio, dottori. Hanno dato foco al garaggi di Sebastiano Lo Monaco, ci sono andati i vigili pompieri del foco che hanno astutato il foco. Cinque macchini automobili che stavano nel garaggi sono state abbrustolite. Poi hanno sparato a uno che di nome suo di proprio si chiama Quarantino Filippo, ma l'hanno sbagliato e hanno pigliato la finestra della di cui la quale è abitata dalla signora Pizzuto Saveria la quale che per lo spavento appigliatosi è dovuta andare allo spitale. Doppo c'è stato un alro incendio, assicuramente tolòso, un incendio di foco. Insomma, dottori, minchiate, babbasiate, cose senza importanzia.
Mentre leggevo, e sorridevo, mi sembrava dei vederlo davanti ai miei occhi e sentirlo davvero il collega di Montalbano che rispondeva così!

Faccio presente che non ho visto nemmeno una puntata della serie televisiva per cui quanto proposto in tv non mi ha affatto influenzata anche se nel pensare a quel commissario che ama la buona tavola è stato inevitabile vedere davanti ai miei occhi il volto di Luca Zingaretti. Uomo di gran fascino, secondo me, come credo che davvero sia capace di essere Montalbano nonostante il suo carattere particolare, il suo voler sfuggire alle responsabilità, il suo modo di essere.

Stavolta un uomo viene trovato ucciso in ascensore, accoltellato. E poco prima un tunisino è stato assassinato a bordo di un motopeschereccio di Mazara del Vallo. Anche se i suoi superiori sono convinti che non ci siano collegamenti tra i le due morti, tanto da trattare separatamente i due casi, ben presto Montalbano scoprirà che non è così.
Emergono storie di tradimenti, di ricatti, di soldi, di traffici strani che affiorano in superficie pian pianino, una intuizione dopo l'altra.

In questo romanzo Montalbano svela un lato molto debole della sua personalità, la sua difficoltà di affrontare le situazioni legate ai propri affetti.
Livia, la sua donna, da una parte.
Suo padre dall'altra.
Ma anche un bambino che irrompe nella sua vita.
Oltre ai due casi di omicidio Salvo Montalbano si troverà ad affrontare anche situazioni personali che faranno emergere il suo lato umano più di quanto non sia avvenuto nel romanzo precedente.
Il ritmo del racconto non è incalzante come ci hanno abituati autori stranieri che scrivono thriller ma Camilleri ci sa fare e cattura il lettore, lo irretisce (nell'accezione positiva di questo termine) e lo tiene stretto a se fino alla fine.
Leggero altro di suo. Tornerò da Montalbano, non c'è dubbio!
Mi è piaciuto anche il formato del volume - anche se i caratteri usati sono un tantino piccini - molto agevole da portare sempre con me in borsa.

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.

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