domenica 10 giugno 2018

Quanta stella c'è nel cielo (E. Bruck)

Anita non ha ancora compiuto sedici anni ed è una sopravvissuta. E' sopravvissuta ai campi di concentramento e lo stesso non si può dire della sua famiglia, perduta per sempre. Ora è in fuga da u un orfanotrofio, diretta verso la casa della zia Monika che è il suo unico legame con una famiglia oramai decimata. A farle da guardia del corpo è Eli, giovane cognato di Monika, che la sta accompagnando in Cecoslovacchia: un Paese che la vedrà entrare da clandestina e dove non può certo dire di aver raggiunto la libertà.

Quanta stella c'è nel cielo - titolo che mi ha lasciata un po' perplessa ma che, spiega l'autrice, altro non è se non il primo versodi una ballata di un poeta ungherese - è un libro che mi ha lasciata molta amarezza addosso. 

Non mi è piaciuto.
Non che la storia di Anita non sia toccante: non è questo il punto. E' la costruzione delle vicende che la riguardano che mi sono sembrate molto forzate ed artefatte.

Anita è una ragazzina che fugge dall'olocausto ma che non vuole dimenticare ciò che ha visto e che le è successo accanto. Tutti gli altri, invece, sono propensi a non parlarne come se ciò potesse dare loro l'illusione che certe barbarie non si siano mai verificate.
E' questo l'aspetto che più mi ha colpita: il voler reprimere, ad ogni costo, la necessità di Anita di parlare, di condividere con qualcuno le proprie esperienze, di aiutarla a rendere un pochino più leggere quel fardello che si porta dietro da quando ha perso tutto, anche la sua dignità di persona. 

Tutto il resto mi ha delusa. Mi ha delusa Eli, un ragazzo che usa Anita in modo quasi animale, per soddisfare le proprie voglie approfittando della necessità della ragazzina di avere un po' di calore umano accanto a se. 
Mi ha delusa il modo in cui lei si è arresa a questo stato di cose e mi hanno delusa quegli zii che non ha saputo - o voluto - capire ciò che accadeva ogni notte nella stanza in cui i due ragazzi erano stati relegati. Due zii che non hanno nemmeno notato il gonfiore di un ventre sempre più teso sotto gli abiti consumati, cose se essere incinta di cinque mesi volesse dire poco più di niente.
Mi ha delusa nuovamente Eli per la brutalità con cui ha deciso di sbarazzarsi del problema.

Non mi ha delusa ma mi è sembrato un tantino assurdo quanto accade davanti al dottore incaricato di far abortire una ragazzina al quinto mese di gravidanza.

L'epilogo, poi, deludente anche quello. Un finale un po' troppo frettoloso (avendo poche pagine da leggere mi sono chiesta quale travolgente epilogo potesse essere concentrato in così poche pagine) e non all'altezza dell'argomento dominante del libro: quello degli orrori della selezione

Con questa lettura partecipo  alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio verde in quanto libro da cui è stato tratto un film (Anita B.).
Partecipo inoltre alla VisualChallenge in quanto in copertina compare una coppia, utile per questo mese di gara.

2 commenti:

  1. Mi ricordo del film tratto dal libro (ammetto che mi aveva colpito la giovane attrice interprete di Anita), ma non ho visto l'uno, né letto l'altro.

    Certo il bagaglio di vita della Bruck, per quel poco che ne so, è difficile a dir poco... forse c'è un blocco emotivo alla base di questa distanza, di questa artificiosità che hai riscontrato.

    Diciamo che resta nella mia wishlist, ma certo non nelle prime posizioni ;)

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    1. Mi aspettavo qualche cosa di meglio! Sicuramente fote dal lato emotivo, su questo non ci sono dubbi. Per il resto mi ha lasciata dei dubbi.

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