Ho incontrato Paolo Giordano in
occasione della presentazione del suo nuovo libro Divorare il cielo e devo dire
che è stata una serata molto piacevole. L’occasione è stata fornita dall’anteprima
di #Leggerestate, rassegna estiva che viene proposta a Porto Sant’Elpidio (Fm) e
nel corso della quale sarà proposta – da qui ad agosto - una interessante serie
di incontri con autori.
Intervistato come di consueto da
Giovanna Taffetani (Libreria Il Gatto con gli stivali), Giordano – per capirci,
l’autore de La solitudine dei numeri primi - ci ha fatto conoscere nuovi
personaggi in una nuova, intensa storia.
La storia si svolge quasi del tutto in Puglia, l'ambientazione è quella di una masseria...
"Teresa, che è uno dei protagonisti ed è la voce narrante, non è pugliese ma si affeziona molto a quella terra.
Cercavo un luogo, un nome che diventasse riconoscibile, che restasse familiare al lettore. La masseria è un luogo contadino e mi è sembrato il termine ed il luogo adatto. Ed è un luogo che cambia in parallelo con i personaggi: prima è una comune religiosa, poi un luogo di peccato, un luogo di agricoltura etica... In questo caso il luogo non è solo un'ambientazione ma è un vero e proprio protagonista".
Da dove arriva il titolo? E' tuo?
"E' opera mia ma anche no nel senso che il titolo è rubato ad un libro che c'è dentro il libro".
Cosa puoi dirci dei personaggi?
"Protagonisti sono tre fratelli-non fratelli. Vivono in questa masseria che è una specie di casa-famiglia con un padre, Cesare, che li prende in custodia (ha un solo figlio suo) e che è religioso a modo suo. Pregano al mattino e alla sera, fa loro lezione perchè non vuole che vengano contaminati dal mondo esterno: quello del padre è un personaggio bizzarro, con una visione tutta sua della vita, ma con una grande anima. Ha un'idea ben precisa in mente: se faccio il bene, se faccio conoscere ai miei figli solo il bene, loro cresceranno con una concreta idea di rettitudine e si comporteranno di conseguenza.
I tre figli, che non sono fratelli di sangue, sono molto uniti tra loro da piccoli ma gli insegnamenti che ricevono dal padre poi, negli anni, si declineranno in modo diverso per ognuno di loro fino a metterli in conflitto, l'uno contro l'altro.
Bern è il figlio che assorbe più profondamente gli insegnamenti di Cesare. Non è suo figlio di sangue ma gli somiglia molto e questo crea anche delle gelosie. Bern ad un certo punto è attirato da un bisogno di sfida e smette di credere e nel libro si racconta il vuoto che gli resta dentro.
Questi ragazzi ad un certo punto cercheranno la vita fuori dalla masseria e combineranno qualcosa che diventerà, per loro, un patto di segretezza..".
Questo senso di religiosità a volte eccessivo non è un po' prevaricante?
"Secondo me Cesare non è un padre oppressivo ma molto credente. Non mi sono mai sentito di condannare ne' lui ne' altri personaggi per i comportamenti o le scelte che fanno".
La storia narra di giovani che poi crescono. Quanto ti è stato facile (o difficile) riconoscerti in un uomo che cresce? L'autore Paolo Giordano è cresciuto?
"Tra La solitudine dei numeri primi e questo nuovo libro ci sono delle somiglianze. Attraversano entrambi lo stesso spazio temporale dei protagonisti ma mentre il precedente libro è stato scritto con tutti e due i piedi nella post-adolescenza, quest'ultimo libro è stato scritto con tutti e due i piedi fuori. Ora mi viene da parlare più di educazione, cosa che non avrei mai fatto dieci anni fa".
Quando un tuo libro viene tradotto all'estero, ti fidi del traduttore?
"Mi fido ma... un occhio ce lo butto. Parto dall'idea che i traduttori siano affidabilissimi, la mia è una fiducia intrinseca per aver letto tanti libri tradotti... ma un occhio ce lo butto comunque".
Quale potrebbe essere la colonna sonora giusta per leggere questo libro?
"C'è qualche cosa di intrinseco nel libro. Siamo a metà degli anni '90, erano gli anni del Festivalbar, nella cassetta dello walkman che viene lasciato a Bern c'è Robert Miles.... Non si sceglie dove l'anima va ad incastrarsi... a me si è incastrata nella musica di Robert Miles".
Che tipo di lettore è Paolo Giordano?
"Amo molto gli scrittori che ti fanno faticare e che poi, in una pagina, ti ripagano di tutta la fatica come Dostoevskij. La restituzione è pari a tutta la fatica accumulata fino a quel punto".
Il libro che hai sul comodino?
"Sotto il sole di satana di Georges Bernanos".
***
DIVORARE IL CIELO
Paolo Giordano
Einaudi editore - collana Supercoralli
22,00 euro - p. 430
La storia si svolge quasi del tutto in Puglia, l'ambientazione è quella di una masseria...
"Teresa, che è uno dei protagonisti ed è la voce narrante, non è pugliese ma si affeziona molto a quella terra.
Cercavo un luogo, un nome che diventasse riconoscibile, che restasse familiare al lettore. La masseria è un luogo contadino e mi è sembrato il termine ed il luogo adatto. Ed è un luogo che cambia in parallelo con i personaggi: prima è una comune religiosa, poi un luogo di peccato, un luogo di agricoltura etica... In questo caso il luogo non è solo un'ambientazione ma è un vero e proprio protagonista".
Da dove arriva il titolo? E' tuo?
"E' opera mia ma anche no nel senso che il titolo è rubato ad un libro che c'è dentro il libro".
Cosa puoi dirci dei personaggi?
"Protagonisti sono tre fratelli-non fratelli. Vivono in questa masseria che è una specie di casa-famiglia con un padre, Cesare, che li prende in custodia (ha un solo figlio suo) e che è religioso a modo suo. Pregano al mattino e alla sera, fa loro lezione perchè non vuole che vengano contaminati dal mondo esterno: quello del padre è un personaggio bizzarro, con una visione tutta sua della vita, ma con una grande anima. Ha un'idea ben precisa in mente: se faccio il bene, se faccio conoscere ai miei figli solo il bene, loro cresceranno con una concreta idea di rettitudine e si comporteranno di conseguenza.
I tre figli, che non sono fratelli di sangue, sono molto uniti tra loro da piccoli ma gli insegnamenti che ricevono dal padre poi, negli anni, si declineranno in modo diverso per ognuno di loro fino a metterli in conflitto, l'uno contro l'altro.
Bern è il figlio che assorbe più profondamente gli insegnamenti di Cesare. Non è suo figlio di sangue ma gli somiglia molto e questo crea anche delle gelosie. Bern ad un certo punto è attirato da un bisogno di sfida e smette di credere e nel libro si racconta il vuoto che gli resta dentro.
Questi ragazzi ad un certo punto cercheranno la vita fuori dalla masseria e combineranno qualcosa che diventerà, per loro, un patto di segretezza..".
Questo senso di religiosità a volte eccessivo non è un po' prevaricante?
"Secondo me Cesare non è un padre oppressivo ma molto credente. Non mi sono mai sentito di condannare ne' lui ne' altri personaggi per i comportamenti o le scelte che fanno".
La storia narra di giovani che poi crescono. Quanto ti è stato facile (o difficile) riconoscerti in un uomo che cresce? L'autore Paolo Giordano è cresciuto?
"Tra La solitudine dei numeri primi e questo nuovo libro ci sono delle somiglianze. Attraversano entrambi lo stesso spazio temporale dei protagonisti ma mentre il precedente libro è stato scritto con tutti e due i piedi nella post-adolescenza, quest'ultimo libro è stato scritto con tutti e due i piedi fuori. Ora mi viene da parlare più di educazione, cosa che non avrei mai fatto dieci anni fa".
Quando un tuo libro viene tradotto all'estero, ti fidi del traduttore?
"Mi fido ma... un occhio ce lo butto. Parto dall'idea che i traduttori siano affidabilissimi, la mia è una fiducia intrinseca per aver letto tanti libri tradotti... ma un occhio ce lo butto comunque".
Quale potrebbe essere la colonna sonora giusta per leggere questo libro?
"C'è qualche cosa di intrinseco nel libro. Siamo a metà degli anni '90, erano gli anni del Festivalbar, nella cassetta dello walkman che viene lasciato a Bern c'è Robert Miles.... Non si sceglie dove l'anima va ad incastrarsi... a me si è incastrata nella musica di Robert Miles".
Che tipo di lettore è Paolo Giordano?
"Amo molto gli scrittori che ti fanno faticare e che poi, in una pagina, ti ripagano di tutta la fatica come Dostoevskij. La restituzione è pari a tutta la fatica accumulata fino a quel punto".
Il libro che hai sul comodino?
"Sotto il sole di satana di Georges Bernanos".
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DIVORARE IL CIELO
Paolo Giordano
Einaudi editore - collana Supercoralli
22,00 euro - p. 430
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