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lunedì 11 dicembre 2017

Cuori (e nuvole) a colazione (F. Baldacci)

Non me ne voglia l'autrice ma il romanzo Cuori (e nuvole) a colazione non mi è proprio piaciuto. Scritto bene, non è questo il punto, ma con personaggi piatti, storia banale, ripetitivo e a volte irritante. Come tutte le volte in cui vengono utilizzati dei diminutivi o vezzeggiativi che non solo non danno niente al discorso ma lo penalizzano, secondo me, rendendo la scrittura quasi adolescenziale. Ecco, ora che ci penso, potrebbe essere una lettura per ragazzine romantiche in cerca del principe azzurro: non ci sono passaggi a luci rosse e la storia potrebbe essere a loro misura.

Fanny è irritante di suo. Distratta, ok, ma a volte davvero irritante. 

E' una ragazza distratta per sua natura, Fanny. E' appena uscita - malamente - da una storia importante e al momento il suo cuore è libero anche se non ha del tutto dimenticato il suo ex, Mauro.
Quando decide di iscriversi ad un corso serale di ripasso di materie classiche studiate a scuola, si ritrova con un prof che altro non è se non uno studente della sua stessa scuola, di un paio d'anni più grande. Il tempo è passato e non l'avrebbe mai riconosciuto in altre circostante (proprio come le capita) e, inutile dire, scocca la scintilla. Peccato che lui sia fidanzatissimo con Adele, bella e tutta d'un pezzo, proprio come lui. 
Anche lui, però, Fausto, dimostrerà un certo interesse per Fanny tanto che prende avvio una specie di storia. Ma è davvero così o è solo un incidente di percorso?
Quando, all'improvviso, Mauro torna all'attacco rimescolando le carte, Fanny torna sui suoi passi e ricomincia a frequentare il suo ex considerando Fausto un capitolo chiuso.

Insomma, una ragazza che non solo esce con la giacca del pigiama addosso o con i mollettoni nei capelli ma ha anche una personalità davvero definita: ci mette un attimo a perdere la testa per un uomo fidanzato e un altro attimo per tornare con un ex (anche se non in modo convinto) che fino a qualche momento prima considerava come la peste nera.

Non mi è piaciuta questa storia. Non mi è piaciuta lei ed ho trovato parecchie forzature. Mi dispiace, magari ad altri sarà pure piaciuto, ma questo romanzo non è stato nelle mie corde già dalle prime pagine. 

Un altro appunto, se mi è concesso: andare a capo ad ogni punto mi ha fatto pensare alla volontà di rendere il romanzo di più pagine con un semplice escamotage grafico. Non serviva. Anzi, sembra quasi che ogni concetto sia spezzettato, che manchi di continuità.

Il personaggio più simpatico di tutti, a mio avviso, l'amica di Fanny che lancia imprecazioni a seconda di ciò che ha in mano: si passa da porca spazzola a tutto il resto che le si trova a tiro. Simpatica.

Che altro dire? Consiglio la lettura di questo libro a chi ama le storie romantiche ma solo per potermi confrontare con un giudizio diverso dal mio. Magari non sono entrata in sintonia con i personaggi per un mio limite ma... non è questo il genere di letture che amo.

Con questa lettura partecipo all'ultima fase della gara di lettura The Hunting Word Challenge. La parola utile per la challenge è NUVOLE che trovo nel titolo così come rappresentata in copertina.

mercoledì 6 dicembre 2017

La donna con l'anello di rubini (J. Corry)

Due storie lontane nel tempo che si incrociano, si incontrano e si scontrano. Sono quelle narrate nel libro La donna con l’anello di rubini che ho letto partecipando alla gara di lettura The Hunting Word Challenge per la parola anello che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.

Laura è una giovane donna che si imbatte, improvvisamente, nell’uomo della sua vita. Charles: troppo bello per essere vero, troppo veloce per poter essere reale. Eppure…  si trova nell’arco di pochi mesi con una fede al dito, un marito e due figliastre. Un marito che conosce poco ma con il quale si sente in perfetta sintonia, due figliastre con le quali – invece – la sintonia non arriva in modo così immediato. Per amore cambia città, si impegna ad appianare le divergenze con le figlie di lui ma non riesce ad essere completamente sincera con quell’uomo che ha sposato. Laura custodisce un segreto che le pesa e del quale vorrebbe rendere partecipe il suo uomo ma non riesce a farlo.

Mary Rose è vissuta un centinaio d’anni prima di Laura: è una ragazzina orfana di madre con un padre che ama e che cerca in ogni modo di consolare dopo essere rimasti soli. Quando lui si innamora e sposa la sua istitutrice, che inizialmente le era sembrata simpatica e amorevole, per lei la vita cambia in modo irreversibile. Arriverà un fratellino che, però, non avrà lunga vita e della sua morte sarà accusata proprio lei, Mary Rose. Un triste destino l’aspetta ma non smetterà mai di dichiararsi innocente e non perderà mai la speranza di essere compresa da suo padre e personata per un delitto che non ha commesso. 

Le due storie vengono raccontate in parallelo, in due periodi storici differenti e con un ritmo incalzante soprattutto per quanto riguarda Mary Rose. Sarà lei a lasciare tracce che arriveranno fino a Laura grazie a dei ricami molto particolari.
Le due esistenze hanno dei punti di contatto, delle similitudini. E le due storie sono collegate anche da un misterioso anello appartenuto alla mamma di Mary Rose e a lei lasciato nel momento della sua morte. “Non te ne dovrai mai separare, custodiscilo con amore”, queste le parole della sua mamma in punto di morte.

E se ne entrerà in possesso qualcuno non legittimato ad averlo?
Facile intuire: disgrazie, sfortuna, disperazione.

Devo ammettere di aver letto questo libro con una certa curiosità soprattutto per quanto riguarda la figura di Mary Rose che mi è decisamente piaciuta di più rispetto a quella di Laura. Ragazzina forte, Mary Rose, tenace e ferma nella convinzione che, prima o poi, la verità debba sempre venire a galla. Non ha mai abbassato la testa nemmeno quando le circostanze avrebbero fatto pensare che la speranza fosse definitivamente estinta. Mary Rose non ha mai smesso di professarsi innocente.
La storia di entrambe, con i relativi intrecci, non mi è dispiaciuta anche se ho trovato alcuni passaggi troppo forzati. Il segreto di Laura, tanto per cominciare, mi è sembrato un tantino assurdo.
E poi la circostanza in cui viene descritta la prigionia di Mary Rose con l’arrivo di una tela e dei colori: pensare di ricamare una vera e propria opera d’arte al buio, in un luogo lercio e puzzolente, tra sporcizia e abbandono mi è sembrato davvero esagerato.
A parte questo, ho letto con una certa curiosità le storie di queste due donne ed ho ammirato Mary Rose per il suo coraggio e la sua integrità.

lunedì 4 dicembre 2017

La condanna del sangue. La primavera del Commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Ci sono storie. E poi ci sono Storie.
De Giovanni racconta Storie. Quelle che sono capaci di appassionare, quelle che ti fanno affezionare ai personaggi, quelle che ti vengono a cercare nei sogni la notte. Così, vedi quella bellissima donna dannata per via della sua bellezza, vedi quella bambina rimasta sola con il padre soffrire in silenzio, vedi quell'uomo combattuto tra l'amore della sua vita e un amore nuovo, vedi quelle carte consumate per via dell'uso continuo da mani di vecchia. E senti la sofferenza, l'insoddisfazione, l'inquietudine, l'ambizione di tutti quei personaggi che, di quelle storie, sono protagoniste.

Ecco, questo è quanto ho pensato appena ho chiuso il libro di Maurizio De Giovanni La condanna del sangue. La primavera del Commissario Ricciardi.
Avevo avuto modo di conoscere il Commissario Ricciardi - quello che vede i morti - nella sua precedente avventura, quella in cui indagava sulla morte di un tenore. Lo avevo già apprezzato al primo incontro anche se, probabilmente sbagliando, mi era venuto spontaneo un parallelo con un altro Commissario frutto della penna di De Giovanni.

Questa volta Ricciardi si fa conosce ancora di più ai lettori e mostra molto della sua personalità. 

Già nell'introduzione l'autore mi ha rapita. Nel presentare le vite di diversi personaggi, ognuno intento nelle proprie beghe quotidiane, fa subito comprendere come questo libro sia un incontro di tante storie. Storie diverse tra loro ma tutte accomunate da sofferenza, da dolore, da paura. 

Ricciardi si trova ad indagare sulla morte di una donna anziana, conosciuta per essere una benefattrice - così dicono tutti - ma che faceva del bene in modi alquanto singolari: leggeva le carte, la vecchia, ma prestava anche soldi a strozzo. Non come quegli strozzini violenti che alla scadenza ti vengono a cercare per farsi valere con la violenza. No, non è questo il caso. Ma pur sempre di soldi a strozzo si tratta. 
Ecco, dunque, che tante storie si intrecciano nel momento in cui Ricciardi trova ed apre il libretto degli appuntamenti segnati, seppur con una grafia e con un gergo non semplici da decifrare, dalla vecchia.

Ricciardi ha accanto a se il suo fedele collaboratore. Un uomo che ripone fiducia assoluta nel suo superiore ed uno dei pochi che lo sa comprendere appieno. Una figura positiva, quella di Maione, che viene poi approfondita anche grazie ad una post-fazione alquanto originale: alla fine del libro l'autore incontra per strada questo personaggio e, ponendogli delle domando, lo fa meglio conoscere ai lettori attraverso le sue risposte.

I personaggi che ho amato maggiormente sono tre. 
Maione è uno di questi. Un uomo che ha una bella famiglia spezzata, però, dalla morte del figlio Luca. Una tragedia che ha lasciato segni profondi soprattutto nella moglie Lucia che, da quel momento, si è sentita sempre più lontana rispetto alle persone che l'amano.

Ricciardi è l'altro personaggio che ha fatto breccia nel mio cuore di lettrice. I suoi non sono metodi violenti. E' una persona equilibrata, capace di sintetizzare e arrivare alle proprie conclusioni senza doversi ficcare per forza nei guai. Complice il periodo storico ci sono ambientate le sue storie - siamo agli inizi degli anni Trenta - la sua figura mi è rimasta impresso come quella di un personaggio mite e sofferente. La sua sofferenza è la sofferenza altrui, quella delle anime dei morti che ancora vagano per essere viste da chi può vedere. Più che una dote, quella di vedere e sentire i morti, per Ricciardi è un peso. Vive schiacciato dal dolore altrui e questo lo rende lontano dai vivi più di quanto non vorrebbe. Mostra tutta la sua fragilità, il Commissario, e questo lo rende molto umano.
Ricciardi lo osservava. "Non sono io che posso dirti come funziona in una famiglia. Lo sai, io una famiglia non ce l'ho e non ce l'ho avuta nemmeno da piccolo. Sono cresciuto con la mia tata, e ancora sto con lei. Le voglio bene, ma non è una famiglia. Lo sai che penso? Che è facile stare insieme quando va tutto bene. Il difficile è quando si devono superare le montagne, fa freddo e tira vento. Allora, forse, per trovare calore, uno si deve fare un poco più vicino. Te lo dice uno che campa nel freddo. E che non ha nessuno per cui trovare calore".
Filomena: una donna schiava della sua bellezza che, con orgoglio e sempre a testa alta, ha il coraggio di fare le sue scelte che, seppur dolorose, la renderanno libera.
Una donna forte, un bel personaggio secondo il mio parere.

Con questa lettura partecipo all'ultima fase della gara di lettura The Hunting Word Challenge. La parola utile per la challenge è COMMISSARIO.

venerdì 1 dicembre 2017

Sbucciando arance (J. Lawless) - Venerdì del libro

Credo che sia la prima volta in assoluto che trovo, in coda ad un libro che non sia testo scolastico o, comunque, didattico, un elenco di domande per i club del libro.
Cosa curiosa, non c'è che dire!
Per recensire Sbucciando arance, libro che ho appena terminato, proverò a seguire la traccia.

Sensazioni. Dunque, la sensazione che mi ha pervasa è difficile da definire. Un certo nervosismo si è impossessato di me davanti a continui errori che, chi mi segue lo sa, mi danno fastidio.

Andava di frequente in biblioteca pur di non partecipare anche solo alle più banali comunicazioni fatiche. 
Ma che vuol dire?

Poi si parla spesso di una pistola, termine tradotto con revolver. Ma si dice sempre la revolver. Mamma mia quanto mi suona male! Nel nostro vocabolario viene data come parola singolare maschile, non femminile! Lo so, sono pignola. Quando c'è qualche cosa che mi stona in una lettura non riesco a continuare la lettura con serenità.
 Mia madre era scettica: "Perchè ce l'hanno bisogno così grosso?
Non è un discorso erotico quello che coinvolge la madre del protagonista ma... che vuol dire? Suvvia!

Qualche altro passaggio? 
Cosè un diplomatico? (...) un esperto nel spaccare i capelli in quattro... 
 No, dai, non ce la posso fare ad apprezzare un libro scritto così.  
Uno sparò risuonò
Basta così. Credo di aver reso l'idea. Posto tutto ciò, posto che mi sono proprio indispettita, la storia non mi ha presa, non ha provocato in me nessuna emozione particolare. 
Il protagonista mi ha trasmesso un senso di inquietudine e di vuoto, questo sì. Quel vuoto e quella inquietudine che possono derivare dall'incertezza circa le proprie origini e dalla rabbia che la voglia, inizialmente insoddisfatta, di conoscere la verità può provocare.

Il protagonista si porta addosso una sofferenza lunga una vita. Soffre della distanza che, da sempre, avverte da parte di sua madre. Una donna avara di sorrisi, di abbracci, di affetto. Come se quel figlio non l'avesse mai voluto, come se la sua fosse un'accettazione tacita di qualche cosa che è cresciuto dentro di sé ma nulla più.  

Nel momento storico in cui si articola il racconto la donna è malata e va pian piano degenerando. La sua non è più una mente lucida ed il tentativo di Derek Foley, questo è il nome del protagonista, di farsi raccontare la verità si rivela come un gran buco nell'acqua. Ad insinuare il dubbio in lui è la lettura di alcuni scritti di suo padre, del suo defunto padre. Da qui partirà la sua ricerca nel passato di una famiglia che, a quanto pare, ha molto da nascondere. Patrick non era il suo padre biologico. Ma allora chi era? Di chi è il sangue che scorre nelle sue vene? Da dove arrivano i suoi tratti somatici, alcune linee del suo carattere? E' ora di conoscere la verità dopo avere nascosto, per anni, quell'insoddisfazione che ha sempre aleggiato tra le mura di una casa in cui troppi misteri si sono annidati.

Personaggi. Non ce n'è uno che mi abbia colpita particolarmente. Le loro storie sono così fumose e anche quando si arriva alla verità si conosce ben poco dell'uno o dell'altro. La loro personalità non emerge se non in modo superficiale e questo non vota di certo a favore della storia, nel suo complesso.
Derek inizialmente non sembra in grado di portare a termine alcuna ricerca. E' piano di pregiudizi, di convinzioni che rischiano di farlo arrivare a conclusioni sbagliate.
Sua madre è una donna che ha sofferto. Lo si capisce anche se nei dialoghi - estremamente semplici ma spesso poco efficaci - non dice nulla di utile alla missione che il figlio intende portare avanti.

Trama. Trama avvincente? Storia interessante? La storia di Derek, la sua voglia di risalire alla verità, si intrecciano ad uno spaccato politico dell'epoca, con l'impegno politico-sociale che caratterizza la Spagna di Franco. 
In sé la trama non è niente di eccezionale e, a dire il vero, quella che poi si rivelerà essere la verità circa le origini di Derek ad un certo punto si intuisce senza fatica.

Ci sono altri spunti di riflessione, in coda al libro, ma evito di andare avanti perchè credo di aver detto abbastanza. Non è certo uno di quei libri che mi lasciano in piedi la notte o che mi fanno venir voglia di arrivare in fretta a fondo pagina per poter sapere come va a finire la storia. Arrivata a metà ho avuto, al contrario, la voglia di leggere sempre più in fretta per liberarmene al più presto. Mi spiace ma questo libro non era nelle mie corde già dalle prime pagine e fino alla fine non ho avuto che conferme a questa sensazione iniziale.

Sarà pure questione di gusti ma, a parte questi, i tanti errori in cui mi sono imbattuta non hanno certo facilitato le cose. Visto che oggi è venerdì, approfitto per partecipare alla rubriva del Venerdì del libro ma, stavola, il mio non è un suggerimento ma un avvertimento circa ciò che ci si può trovare tra le mani leggendo un libro così.

Con questa lettura partecipo alla fase finale della challenge The Hunting Word Challenge per la parola ARANCIA che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.
Inoltre, participo all'ultima tappa della Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo che richiede la lettura di un libro con copertina bianca.

mercoledì 29 novembre 2017

La grande rapina al treno (M. Crichton)

Non è un libro di ultima uscita e racconta una vicenda che si è realmente verificata nel 1855. I più conosceranno questa storia per via della trasposizione cinematografica che ha avuto Sean Connery come protagonista. Io il film non l'ho mai visto e mi sono gustata la lettura, dalla prima all'ultima riga. La grande rapina al treno è una grande avventura che ha come protagonista uno dei più grandi colpi dell'epoca: la rapina ad un treno che era considerato come inviolabile, con oro trasportato nella massima sicurezza con una serie di accorgimenti considerati come infallibili. Fino a che... Edward Pierce non vi metterà le mani.

Fin dalle prime pagine si capisce l'epilogo visto che si parla di un processo - ogni tanto vengono citate testimonianze o, comunque, dichiarazioni rese tempo dopo - ma questo nulla toglie all'avventura.
L'autore non si limita a raccontare la rapina, partendo dai preparativi, passando per le difficoltà e gli imprevisti fino ad arrivare al colpo ed al processo - ma traccia i caratteri di un'epoca, di un'affascinante Inghilterra vittoriana con le sue congetture e le sue regole di vita.
Pierce non è un ladruncolo qualunque, è il capo di una banda sapientemente scelta, astuto pianificatore e uomo di gran fascino. Fascino che rimane tale - anzi, viene ancor più amplificato - quando si arriverà al processo ed arriverà agli onori della cronaca in modo prepotente.

La storia è ben scritta, con tanto di dettagli non solo relativi ai personaggi e a ciò che accade loro ma anche con continui approfondimenti anche su aspetti storici, sociali del momento. Delle divagazioni rispetto alla storia principale che, però, non sono inseriti a caso e, tantomeno, per allungare la storia. No, sono parte integrante del racconto e permettono di mettere a fuoco un'intera epoca con le sua abitudini ed abitudini sociali che, in più d'una occasione, hanno inciso nell'evolversi delle varie vicende.

L'autore è molto abile nel portare il lettore dentro l'avventura fornendogli molteplici elementi per comprendere ciò che sta accadendo, cosa si inceppa, dove si commettono errori e dove, invece, si riesce a farsi beffe del sistema.

Il protagonista viene descritto in modo molto efficace: sembra davvero di vedere quel tipo rosso di capelli che si aggira furtivo a destra e a sinistra senza farsi notare più di tanto ma mettendo a punto un piano che mira a minacciare alla base un sistema considerato infallibile. Sorpresa nel finale e buon ritmo dalla prima all'ultima pagina.

Spesso viene utilizzato il gergo criminale con continui termini che potremmo considerare tecnici. Al significato di molti di essi si arriva a naso ma per altri bisogna pensarci un po'. Non sarebbe stato male trovare un glossario alla fine del libro, come avviene molte volte nei libri che usano termini particolari.
Se non fosse per i tanti termini non semplici da comprendere consiglierei questa lettura anche a lettori più giovani. A mia figlia, ad esempio, che ama le avventure potrebbe piacere ma credo che imbattersi in questi termini difficili da comprendere potrebbe essere un ostacolo.

Ps. in alcuni punti fanno sorridere le tecniche a cui si pensa per mettere a segno il colpo. Viene da sorridere se si fa un parallelo con i tempi moderni, con le tecnologie moderne ma, ovviamente, poi si pensa all'epoca a cui risale il colpo e i conti tornano.

Con questa lettura partecipo alla fase finale della challenge The Hunting Word Challenge per la parola TRENO che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.

martedì 21 novembre 2017

Foglie morte (G. G. Marquez)

Ho preso in prestito in biblioteca il libro Foglie morte perchè utile per una della challenge che sto seguendo. 
Sono sincera. Non credo che l'avrei preso in considerazione altrimenti soprattutto perchè la copertina non mi piace per niente e il titolo mi ha subito messo addosso una certa tristezza. 
Posta tale premessa, va anche detto che non disdegno affatto la lettura di libri datati, non vado dietro alle ultime uscite, alle anteprime e, soprattutto, ai libri troppo pubblicizzati. Spesso mi concedo un tuffo nel passato e così ho fatto anche stavolta.
Va anche detto che non ho letto nulla di questo autori (eh sì!!) per cui non ho elementi sufficienti per poter fare confronti con altri suoi libri più famosi. E' una mia mancanza, lo so... e intendo rimediare appena possibile.

Ho letto Foglie morte in due giornate di trasferta fuori Regione per una visita medica con mio padre, avevo del tempo libero da impiegare e mi ha tenuto compagnia. Non è stata una lettura scorrevole, però. Questo devo dirlo visto che sono dovuta entrare nello stile di un autore che a volte mi è sembrato volesse divagare mentre, a ben guardare, non ha fatto altro che intrecciare punti di vista differenti fornendo al lettore molteplici elementi di valutazione.
Lo spazio temporale in cui si snoda il libro è quello di un'ora (tempo scandito con chiarezza durante la narrazione), della giornata in cui muore un uomo - impiccato - e ci si adopera per ricomporre i suoi resti e per convincere il Sindaco ad autorizzarne degna sepoltura. Un arco temporale brevissimo per un racconto comunque ricco di ricordi e frammenti di quella storia che alita attorno a quel corpo senza vita.

Tre i punti di vista proposti: quello del colonnello che ha ospitato quell'uomo parecchi anni prima e che intende mantenere una promessa fattagli nel momento in cui gli ha salvato la vita, quello di sua figlia che si è trovata in casa un uomo di cui non ha mai saputo molto e quello di suo nipote. Un bambino attento, lui, capace di guardarsi attorno con attenzione.

Lui, il defunto, il dottore, è un personaggio misterioso, arrivato in quella Macondo che ha vissuto fasti migliori e che ora si trova a fare i conti con un cadavere scomodo. Eh sì, scomodo, perchè i più vorrebbero liberarsi di quel pese senza troppe cerimonie tanto che al capezzale del defunto si trovano solo i tre personaggi principali, quelli di cui si riporta il pensiero.

La figura che mi è piaciuta di più è senza dubbio quella del dottore che, pur non essendo più in vita, ha molto da dire grazie ai ricordi di chi lo ha conosciuto: un uomo misterioso, schiacciato sotto il peso della solitudine ed incapace di fare del bene usando quei mezzi di cui dispone essendo, appunto, un dottore. Quelle conoscenze che dice di aver dimenticato. Quello spirito di servizio che dovrebbe essere comune a tutti coloro che hanno la vocazione del medico nel sangue. 
Lui ad un certo punto si chiude, chiude definitivamente con il mondo. Figura misteriosa, enigmatica, scomoda.

Interessanti i tre punti di vista proposti tanto che l'autore corre volentieri il rischio di essere ripetitivo. E' evidente che narrando tutti e tre le stesse vicende, alcune ripetizioni sono d'obbligo.

Per me non è stata una lettura scorrevole perchè in alcuni punti ho rischiato di perdermi per via di descrizioni che mi sono sembrate inutili, superflue. Tutto, però, alla fine della lettura, si interseca alla perfezione, anche se ciò che al momento poteva sembrare di troppo.

Con questa lettura partecipo all'ultima tappa della The Hunting Word Challenge con la parola FOGLIE che trovo nel titolo così come raffigurata in copertina.

giovedì 9 novembre 2017

La collezionista di libri proibiti (C. Giorgio)

La storia d'amore è piuttosto scontata ma il contesto originale.
Quella narrata nel libro La collezionista di libri proibiti è una storia che si snoda tra due città - Venezia e Parigi - in ambienti legati ai libri d'altri tempi. Biblioteche ma anche collezioni private, case d'asta, vecchie botteghe: un'ambientazione suggestiva, particolare per una storia che vede come protagonista una ragazza (una ragazza facoltosa) che ha una grande passione per i libri e trova il modo di coltivarla andando a lavorare in una bottega d'antiquariato che diventerà la sua seconda casa.
Ama i libri d'altri tempi e, in particolare, i libri messi all'indice e censurati all'epoca ed ora difficili da trovare, diventati delle vere e proprie rarità. Sarà grazie al proprietario della bottega, Anselmo, che Olimpia, questo è il suo nome, potrà coltivare la sua passione e farne il proprio lavoro. Una lavoro di successo, a dire il vero, aiutata anche da un cospicuo conto in banca. 
Nella bottega di Anselmo Olimpia incontra anche il suo grande amore, Davide, nipote del titolare e anch'egli amante dei libri. 
Due anime gemelle che, però, si perderanno per tanto tempo.

La storia d'amore, come accennavo, è prevedibile e, a dire il vero, trovo anche i personaggi presentati in modo poco approfondito. Sono più minuziose le descrizioni dei luoghi (di Venezia in particolare) piuttosto che dei personaggi. Avrei preferito conoscere meglio la loro personalità e non solo le loro vicende quotidiane. 
Di Davide, soprattutto, il lettore sa ben poco pur essendo un personaggio importante e onestamente avrei voluto sapere qualche cosa di più di lui.

La storia non mi ha stupita, anche se bene scritta e - per fortuna - senza errori (lo sottolineo visto che ogni volta che leggo un e-book mi trovo a fare a lotta con refusi d'ogni tipo). 

Nella prima parte ho trovato superfluo il continuo riferimento a delle canzoni, titoli inseriti nella narrazione che secondo il mio parere non sono serviti a nulla ai fini della storia.

L'autrice dimostra di essere preparata in fatto di libri ed anche in merito ad un personaggio in particolare che fa da filo conduttore a tutta la storia e che, lo ammetto, secondo me è quello che incuriosisce maggiormente il lettore. 
Quella Veronica Franco, cortigiana e poetessa veneziana del ‘500, i cui scritti scandalosi sono arrivati tra le mani di Olimpia è il personaggio che, seppur inserito in modo indiretto nella storia, mi ha catturata maggiormente. Se ne parla continuamente, il suo nome viene fuori spesso ma resta un personaggio secondario della storia eppure la sua figura mi è rimasta impressa. E' proprio Veronica il personaggio che mi ha lasciato di più. La stessa Olimpia mi ha lasciato poco.

La storia parte con una Olimpia adolescente per ritrovarla, alla fine, sopra la soglia dei quaranta. In tutto questo periodo di tempo, a dire il vero, oltre all'affermazione dal punto di vista professionale le succede ben poco.

Un mistero è alla base della ricca collezione di libri antichi che Olimpia potrà vantare nel tempo ma anche qui, devo ammetterlo, la provenienza di quei pezzi è piuttosto prevedibile. 

Apprezzabile la preparazione dell'autrice in merito agli aspetti legati ai libri così come è apprezzabile la scrittura semplice e fluida, scorrevole. 
Non è certo un libro indimenticabile, almeno non lo è stato per me. D'altronde, ognuno hai suoi gusti e non tutto può piacere a tutti. 

Con questa lettura partecipo alla Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo n. 3 - libro nel cui titolo sia presente un aggettivo.
Inoltre, partecipo alla quarta ed ultima tappa della The Hunting Word Challenge con la parola LIBRO che trovo nel titolo così come raffigurata in copertina.

mercoledì 25 ottobre 2017

I gatti lo sapranno (G. Ricciardi)

Il Ricciardi che conosco io non scrive libri ma fa lo stesso mestiere del protagonista del libri che questo Ricciardi, Giovani, propone nel libro I gatti lo sapranno.
Si tratta di un libro piuttosto breve (appena 157 pagine) che propone un commissario molto diverso da quelli proposti da autori più blasonati: Ottavio Ponzetti è una persona normale, come tante altre, che racconta un'indagine svolta anni prima facendo conoscere al lettore anche la sua storia personale, i suoi sentimenti, i suoi legami familiari.
Non è un commissario bello e dannato, non ha a che fare con fiumi di sangue ed inverosimili torture mortali, non è un alcolizzato, non è un reietto. E' uno sbirro, ma sì, egli stesso concede al lettore di chiamarlo così. E come tale è alla ricerca della verità.

Un verità nascosta, in questo caso, dietro a quello che sembra un incidente: una donna investita da un pirata della strada. Una donna che non è un cadavere ma che è ridotta in fin di vita.  

Lei, poi, è una persona particolare: è Giovanna la gattara. 

Che ci sia qualche cosa di strano dietro a quell'incidente così misterioso? Eh sì, perchè ci sono dei dettagli che a Ponzetti fanno proprio pensare a qualche cosa di diverso.

Ecco, dunque, che inizia un viaggio nella vita di quella donna. Un viaggio che porterà alla scoperta di segreti mai svelati ma anche di una profonda umanità in quella che tutti consideravano una donna tanto strana e particolare. Una donna che ha commesso degli errori, una donna alla ricerca dei suoi affetti, una donna pronta a credere anche a ciò che è difficile dare per vero pur di arrivare ad essi.

E lui, Ponzetti, racconta questa indagine e si racconta. Parla in prima persona e mette in mano al lettore la storia di un uomo come tanti. Non è un supereroe, è un uomo che ha delle debolezze ma che sa riconoscere i punti fermi della sua vita. E' un padre alle prese con una figlia oramai grande ed un'adolescente con i suoi alti e bassi. E' anche una persona sensibile nei confronti di chi si trova accanto.

La sua storia e quella di sora Giovanni sono ambientate in una Roma dei tempi di oggi. Una Roma cambiata dalla presenza massiccia di persone di etnie diverse, dove il mercato non è più quello di una volta, dove ognuno si fa i fatti suoi e nessuno vede o sente niente. 
Una Roma - o meglio, un rione di Roma - dove bisogna saper cercare nel modo giusto e con i dovuti modi per avere qualche informazione e raccogliere elementi utili per dare risposte ad interrogativi che rischiano di restare insoluti.

Lo stile di scrittura è molto semplice e poco pretenzioso. L'intercalare romano è simpatico e ben comprensibile ed il commissario, nella sua semplicità, si dimostra all'altezza della situazione senza troppe forzature e, soprattutto, senza essere mai sopra le righe.

Non è certo un romanzo indimenticabile ed un personaggio di quelli che ti attaccano alle pagine però la storia è gradevole anche se la copertina, non posso non dirlo, non attira affatto. O, per lo meno, a me proprio non piace.

Con questo libro partecipo alla quarta ed ultima tappa della The Hunting Word Challenge con la parola GATTO che trovo nel titolo e raffigurata in copertina anche se al plurale.

lunedì 16 ottobre 2017

L'uomo di neve (J. Nesbø)

Con Nesbø ho un problema molto serio: non riesco a mollare i suoi libri. Nel momento in cui inizio la lettura sono consapevole della difficoltà di smettere. Così, succede che - avendo il libro in lettura sempre con me, in borsa - ritardo di 10 minuti la palestra e mi metto a leggere un capitolo in macchina, nel parcheggio; un altro capitolo lo leggo al centro commerciale mentre attendo che mia figlia torni dal negozio in cui si è recata con un'amichetta, mentre attorno a me brulicano centinaia di persone rumorose; passo la notte (quasi) in bianco per arrivare alla fine. 
Ecco, questo è il rischio che corro con lui.
E lo corro sempre sempre volentieri.

Con L'uomo di neve continuano le avventure di uno dei commissari più tosti che conosco: Harry Hole. Perennemente alle prese con i suoi demoni interiori, con una vita sentimentale piuttosto instabile, con alcune figure che sono oramai imprescindibili quando si parla di lui. 
Rachel e Oleg: queste sono, principalmente, le figure a cui mi riferisco.
Rachel oramai è insieme ad un altro uomo e la storia con Hole è (o meglio, dovrebbe essere) definitivamente relegata nel passato di entrambi. Eppure... eppure Oleg continua a riferirsi a lui quando parla di suo padre (il suo papà biologico non ha mai vissuto con lui e sua madre ed è lontano da loro, da sempre). Eppure Rachel non riesce a dimenticare quell'uomo così combattuto tra il suo lavoro - a cui dà anima e corpo - e la sua voglia di dimenticare con un bicchiere di Jim Bean in mano. O forse due, o tre...

Non ha ancora vinto del tutto la sua battaglia con l'alcolismo, Harry Hole, ed i suoi colleghi sanno bene di avere a che fare con un uomo che ha dei limiti ben precisi sul lato personale ma che, questo è indubbio, sul suo lavoro ci sa fare. E' un uomo intuitivo, capace di riconoscere i propri errori e pronto a dare tutto se stesso soprattutto quando c'è di mezzo la sua famiglia, o quella che considera tale. E sul lavoro è uno tosto sia dal punto di vista meramente operativo che in quanto ai ragionamenti che stanno alla base delle varie indagini.

Anche stavolta, e non è la prima volta, Hole è a caccia di un assassino che ha preso lui stesso di mira. Lui e le persone che gli stanno a cuore.
Non è una novità, così come non lo è il fatto che si le apparenze ingannino, che niente è come sembra e che la svolta arriva dal punto in cui meno è prevedibile che arrivi.

Lo schema narrativo di quello che è il settimo libro della serie Harry Hole non è affatto nuovo e questo in linea di principio potrebbe stancare. Elementi comuni alle precedenti storie potrebbero far puzzare la storia di stantìo... ma non scherziamo! 
Non è affatto così. 
La scrittura di Nesbø è fluida e chiara, così come è indubbia la sua capacità di tenere il lettore in pugno, fino alla fine. 
Con il fiato sospeso: sono rimasta letteralmente con il fiato sospeso e non esagero...

Ad Oslo è arrivata la neve.
Può un innocuo pupazzo di neve essere un elemento capace di fare da legame tra terribili delitti che vedono, come vittime, delle donne? Può essere un serial killer che lascia tracce per essere trovato da qualcuno che sia dotato del giusto acume per mettere insieme una serie di piccoli pezzi sparsi ad arte?
Quest'uomo non può che rispondere al nome di Harry Hole. Sarà lui il commissario incaricato delle indagini con una squadra che, per suo volere, sarà ridotta ai minimi termini e con qualche amico su cui poter contare. 
Sono parecchi i personaggi le cui storie si intersecano ne L'uomo di neve. Alcuni arrivano dal passato, altri sono del tutto nuovi, altri ancora destinati a non lasciare nemmeno un piccolo segno nella vita di Hole mentre altri, anche se non si direbbe, la segneranno in modo molto chiaro.
Non sono indagini semplici e si arriva troppo presto ad una soluzione che, però, non convince Hole. Una soluzione di comodo, che potrebbe far uscire a testa alta l'intero commissariato e le sfere alte del potere ma che non convince. E' così che Hole va avanti a testa bassa, con i suoi metodi, con le sue intuizioni e trova nessi tutt'altro che casuali tra le morti di oggi e diverse morti del passato, apparentemente inspiegabili. 

Harry si imbatte in una collega che rischia di segnare la sua fine come commissario.
Si imbatte in un uomo che è l'esatto contrario di ciò che vuole mostrare di essere.
E si imbatte in un amore che non ha bisogno di parole. E' così, punto e basta. Volenti o nolenti. 

Protagonista assoluto di questo libro è Hole, anche se ammetto di aver guardato con un occhio piuttosto attento la figura del piccolo Oleg. Eh sì! In passato ho commesso l'errore di leggere uno dei libri successivi a questo che hanno proprio Oleg - un giovane Oleg e non più un ragazzino - come protagonista per cui, conoscendo alcuni sviluppi, l'ho tenuto parecchio sotto controllo!
Mi è rimasto qualche dubbio solo attorno alla figura di un tizio che entra in casa di Hole dicendo di doverla bonificare da antipatici e pericolosi funghi. Una figura misteriosa, a mio avviso, che non mi pare abbia avuto un ruolo nel racconto. Allora, a che è servita la sua introduzione? Che sia un gancio con il prossimo libro della serie? Lo scoprirò presto! 

Con questa lettura partecipo alla quarta ed ultima tappa della The Hunting Word Challenge con la parola NEVE che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.
Inoltre, partecipo anche all'ultima tappa della challenge Leggendo serialmente per l'obiettivo generico: autori nordici! Un obiettivo che adoro, perchè vi rientra un autore che adoro.

venerdì 29 settembre 2017

La pietà dell'acqua (A. Fusco) - Il Venerdì del libro

Il Commissario Casabona torna con una nuova indagine. 

Un'indagine che lo porta sempre più lontano dai suoi affetti tanto da rischiare di darci un taglio netto.
Tommaso Casabona torna con un caso che si rivelerà più intricato del previsto e che lo porterà a lavorare fianco a fianco con una nuova collega che avrà un ruolo importante nella sua vita, in quel particolare momento storico. Oppure no? Credo che questo sia un elemento che potrebbe trovare degli sviluppi in futuro anche se, per come si mettono le cose, ci sono tutte le caratteristiche affinché sia una storia aperta e chiusa.

Anche questa volta mi ha un po' innervosita il modo di chiamare il Commissario per cognome in abbinamento a persone chiamate per nome.
Nel precedente libro era Casabona e Cristina, stavolta è Casabona e Monique. Come ho già detto, non c'è una regola da seguire ma a me suonano meglio due cognomi abbinati tra loro o due nomi.
Un dettaglio.

La storia è piuttosto intricata ma gli elementi emergono, pian piano, con una certa facilità.

Questa volta è un caso di vendetta. Una vendetta che si consuma in un borgo molto particolare ed in un periodo altrettanto particolare: siamo sulle colline toscane, ai confini di Valdenza. E siamo in un periodo storico particolare visto che dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, con il prosciugamento del lago torna alla luce il vecchio borgo di Torre Ghibellina. Tornano alla luce le case di pietra, il campanile ed anche un piccolo cimitero. Ma tornano alla luce, pian piano, anche vecchi delitti rimasti impuniti e risalenti al periodo nazista.

Qualcuno sapeva ma ha fatto finta di non sapere. Qualcuno ha preferito ignorare la verità. Ma alla verità si può mettere il bavaglio? Si può impedire alla verità di tornare alla luce?
E, soprattutto, per quanto tempo si può covare nel proprio profondo il desiderio di vendetta per atroci delitti dimenticati o sconosciuti ai più ma rimasti scritti sulla pelle di chi è sopravvissuto?

La pietà dell'acqua è il secondo libro della serie delle indagini del Commissario Casabona che leggo.
L'ho odiato per la facilità con cui ha dimenticato di avere una moglie e mi è sembrato anche un po' troppo semplice che gli venga permesso di tornare alla normalità come niente fosse. Anche nel suo caso, per quanto potrà la verità restare nascosta, per quanto potrà essere taciuta? Non so se sarà così ma ci sono tutte le carte in regola per poter dare un seguito alla vicenda personale. 

Certo è che un elemento caratterizzante di questo commissario è il suo rapporto altalenante con sua moglie. 
Un personaggio secondario, questo, che credo possa essere preso in considerazione - magari in futuro - per avere più spazio e per caratterizzarsi un po' meglio.
Questi commissari, che vita tormentata che hanno! Come non pensare a Montalbano e alla sua Livia? Alle difficoltà che si affrontano nel tenere in piedi un rapporto di coppia quanto si fa un mestiere in cui le emergenze sono all'ordine del giorno e dove non c'è vacanza che tenga?

Scrittura fluida, intreccio non eccessivamente complicato, colpo di scena finale al quale si arriva con una certa delicatezza. Quella stessa delicatezza che la situazione richiede. 

Sono sincera: dopo il primo romanzo che mi aveva convinta per metà, ora ho voglia di leggere altro di Fusco, vorrei proprio sapere come si sviluppa soprattutto la sfera personale del Commissario. Ed avere la curiosità di leggere altro credo che sia proprio un buon segno.

Letto in e-book, tranne un piccolissimo errorino del tutto trascurabile devo dire che non ho trovato errori o i classici strafalcioni che, in più d'una occasione, mi hanno fatto odiare i supporti telematici a tutto vantaggio del libro tradizionale.

Con questa lettura partecipo alla quarta tappa della The Hunting Word Challenge con la parola ACQUA che trovo nel titol e rappresentata in copertina visto che tra le abitazioni si vede il mare.

Inoltre, partecipo con Fusco al Venerdì del libro di questa settimana lasciando il mio pensiero su quello che è stato il suggerimento di lettura di Paola venerdì scorso.
Inutile dire che il genere mi piace un bel po'. Ho appena preso in mano un altro giallo e la lettura successiva sarà dello stesso genere (libro già preso in prestito in biblioteca e in attesa sulla libreria di casa).

lunedì 18 settembre 2017

Vacanze al faro maledetto (D. Luciani)

Prendi un ragazzino convinto di essere un acuto investigatore che si ispira al grande Sherlock Holmes. Prendi una punizione che si trasforma in una grande opportunità di vivere un'avventura unica. Prendi un faro abbandonato attorno al quale aleggiano leggende e dicerie che lo danno per maledetto ed infestato dai fantasmi. Prendi anche una bella ragazza dai lunghi capelli neri, un'amica con un cane dall'aspetto singolare e fai un bel mix.
Il risultato è una storia con un protagonista divertente ma anche acuto, un adolescente che fa un po' di pasticci ma che è anche capace di fare chiarezza su un mistero alimentatosi nel tempo. Il risultato è la storia narrata nel libro Vacanze al faro maledetto che ho letto in e-book.

Lui è Jerry, la punizione arriva da suo padre che vieta a tutta la famiglia di andare in vacanza a seguito di un vero e proprio abbaglio preso dal ragazzo, il faro è quello di una località che la dice lunga già dal nome: Lido Funesto.
E poi la bella ragazza dai lunghi capelli neri risponde al nome di Noemi passando poi Tilla (Domitilla) e il cane Morti (Mortimer) che hanno già vissuto un'avventura in precedenza accanto al nostro protagonista.

Eh sì! Perchè Jerry e Tilla sono stati protagonisti di un altro libro - che io non ho letto - e nel quale sono emerse le capacità investigative dei due. Capacità messe a dura prova, questa volta, da fantasmi, presunti cadaveri, uomini incappucciati e nascondigli misteriosi. Ingredienti giusti, questi, per un mistero in piena regola e per un'indagine in piena regola: quella che avvia Jerry alle spalle della sua famiglia che, alla fine, al richiamo delle vacanze ha ceduto spinta (il padre in particolare) da una straordinaria offerta speciale.

Sarà stato davvero un affare o una clamorosa fregatura?
Jerry, di certo, ci ha visto lungo ed il mistero che trapela già dal nome del posto non gli ha lasciato dubbi! Affare, senza dubbio un affare soprattutto per vivere una intrigante avventura.

Si tratta di un libro per ragazzi ben scritto, storia ben costruita, non mi sono imbattuta in errori (è un aspetto a cui faccio caso ogni volta che leggo un e-book, dopo aver avuto diverse esperienze negative) e l'ho letto volentieri. E' per ragazzi, è vero, ma questo non vuol dire che sia scritto in modo elementare o scontato. No. Testo piacevole, personaggio ironico e divertente, indagini vere portate avanti con tanto di deduzioni logiche ed intuizioni, mistero fitto, fittissimo con un epilogo inaspettato.

Il personaggio che più mi è piaciuto... bhè, è Mortimer! Spesso sottovalutato, considerato una sottospecie di cane per via del suo particolare aspetto porcino, dimostra di essere un grande amico, un fedele compagno d'avventure ed anche di avere un certo fiuto.

Un dettaglio mi ha colpita: Jerry dice di avere 14 anni e in più di un'occasione lo si vede con in mano alcolici... Sarà pure per fare scena - il calice di champagne o di vino (non ricordo bene) e un singolare aperitivo alcolico nelle prime ore del mattino - per creare atmosfera in quelle singolari situazioni che vengono narrate ma sono aspetti che hanno un po' stonato nell'insieme, riferimenti a cui avrei fatto volentieri a meno soprattutto se penso che è una lettura per ragazzi. Nulla danno alla storia e la loro assenza nulla avrebbe tolto, almeno secondo me.

Con questa lettura partecipo e concludo la terza tappa della The Hunting Word Challenge con la parola FARO che trovo nel titol e rappresentata in copertina.

mercoledì 6 settembre 2017

La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte (J. B. Morrison)

Compiere 81 anni ed essere investito, proprio nel giorno del compleanno, da un camioncino del latte non è poi il massimo. Non lo è nemmeno se di anni se ne compissero di meno, ovviamente, ma per Frank Derrick, abituato ad una vita solitaria, quella che potrebbe essere considerata una circostanza sfortunata si rivela come l'occasione per una svolta alla sua vita da nonnino.
Una vita che non ha certo voluto, quella confinata in casa sua con l'unica compagnia del gattino Bibì e con cibo scaduto in frigo, ma che è arrivata a bussare alla sua porta un giorno dopo l'altro, con il passare degli anni.

Dal giorno in cui viene dimesso dall'ospedale la vita di Frank cambia perchè arriva una dolce ventata di novità che risponde al nome di Kelly, infermiera Kelly.
E' lei l'incaricata ad assisterlo - per un periodo limitato - e la sua presenza rappresenterà un valido motivo per alzarsi ogni giorno dal letto e presentarsi in perfetta forma. 

Questo è quel che pensa Frank che, da quel momento, affronta la vita con spirito diverso. E' proprio l'arrivo di Kelly a ricordargli che fuori dalla porta di casa c'è un mondo che lo aspetta.

Ovviamente è la fantasia di Frank che vede ciò che Kelly non alimenta affatto visto che si limita ad accudire il nonnino come farebbe con chiunque altro. 

La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte è un libro ironico, divertente, che strappa una risata ma fa anche riflettere e commuovere. Frank ricorda ad ognuno che dietro al volto e alle braccia flaccide di un vecchietto c'è un uomo che ha avuto un'esistenza, anche brillante perchè no, e che seppur considerato vecchietto, decrepito ed un po' rimbambito, ha diritto ad un'esistenza ricca di avventure come avviene per tutti gli altri. 
Si rende conto, non senza ironia, che non è vero che l'età non conta perchè con essa sono aumentate anche le difficoltà, le limitazioni e sono diminuiti i rifletti, la tonicità muscolare (se ne rende conto quando riceve un secco no da un tatuatore a cui si rivolge) ma non la voglia di sognare.
Eh sì, perchè il suo sogno nel cassetto Frank ce l'ha ancora chiaro in mente e lo rispolvera con l'arrivo di Kelly: realizzare un cinema nel capanno accanto alla sua abitazione. Un sogno abbandonato nel momento della morte di sua moglie ma sempre vivo nel suo spirito e pronto a tornare d'attualità, se solo ce ne fossero le condizioni.

E' un romanzo tenero e commovente: il punto di vista di una persona anziana mi ha permesso di guardare con occhi diversi ai tanti nonnini che incontriamo per casa. A coloro che per Natale ricevono per regalo le solite saponette o i soliti calzini di spugna, a coloro che trovano nella cassetta della posta pubblicità per gli apparecchi acustici o per un comodo montascale volto a favorire i movimenti... Frank mi ha divertita e commossa. Più commossa che divertita, dico la verità, perchè dietro ai suoi discorsi strampalati, alle sue imitazioni di personaggi famosi, ai suoi tentativi di racimolare qualche soldo ho letto la voglia di vivere che, spesso, non si considera possa essere così forte in un anziano. 

Inutile dire che Frank mi ha fatto pensare a mia nonna. Ancora non ho ben accusato il colpo della sua morte e se ripenso ai suoi occhi, al suo sguardo rassegnato sotto il peso della vecchiaia non posso non immaginare una donna con tanto entusiasmo e tanta voglia di fare che, malgrado le tante limitazioni dovute all'età, non ha mai imbavagliato. 

Ho letto anche una bella storia d'amicizia. Quella tra Frank e Bibì, con un gatto che dimostra la sua fedeltà nonostante tutto, anche quando le circostanze hanno portato il suo amico umano ad allontanarlo da sé. Ed anche un'amicizia tra persone anziane, tale da lasciare un vuoto incolmabile nel momento in cui viene interrotta per cause di forza maggiore.

Ho letto anche una storia di distacco, non dico di abbandono (anche se Frank la vive così) con un protagonista che è comunque pronto ad affrontare il futuro, seppur con i suoi limiti ed i suoi trascorsi che lasciano segni nell'anima più che sulla pelle.

Non è un libro per chi ama colpi di scena o chissà quale azione. Ma è un libro piacevole, letto in fretta ma, non per questo, in modo superficiale da parte mia.

Segnalo un dettaglio in merito alla copertina: al nonnetto raffigurato mancano i capelli lunghi bianchi... non è così spelacchiato come appare!
 
Con questo libro partecipo alla terza tappa della The Hunting Word Challenge per la parola STORIA che trovo nel titolo.

lunedì 4 settembre 2017

Il libro dei profumi perduti (M. J. Rose)



E se esistesse una fragranza capace di evocare, in chi l’annusa, le sue vite passate? Che riportasse alla mente vite precedenti, storie precedenti, amori, paure e sentimenti?
E’ questa la missione in cui si trova coinvolta Jac L'Étoile assieme a suo fratello Robbie. Ed è ciò che si racconta ne Il libro dei profumi perduti.

Sono i più giovani, lei e Robbie, di una grande famiglia di profumieri. Malgrado suo padre le abbia sempre detto di essere lei il naso più acuto della famiglia, ha deciso di non intraprendere la stessa strada dei suoi predecessori cosa che, invece, ha fatto suo fratello lavorando in modo attivo nell’azienda di famiglia.
Un’azienda che è in difficoltà e che appartiene ai due fratelli in egual misura ma, mentre Robbie si è dato anima e corpo alle fragranze, Jac cerca di sfuggire loro come può soprattutto per via dei suo trascorsi che l’hanno vista – e purtroppo continuano a vederla anche ora – tormentata da visioni collegate ai profumi che le hanno reso necessari dei cicli di trattamenti volti a liberarla dai suoi tormenti.
Pazza, sua madre diceva che la sua bambina era pa-azz-za. Così diceva, facendo poi seguire una risata che a me è sembrata di scherno nei confronti di una bambina in difficoltà.
Sua madre: quella donna che è legata a doppio filo alla sua avversione per il mondo dei profumi e che, anche da morta, continua ad avere un ruolo importante nella sua vita.
Jac ha scelto una strada diversa: da Parigi – dove vive la sua famiglia o quel che ne resta – si è trasferita a New York ed ha portato avanti studi sulla mitologia ed è autrice di un programma televisivo legato alla sua formazione. E’ reduce da una storia d’amore di cui è ancora ostaggio, pur cercando di convincersi del contrario.

In questo contesto si innesta un’avventura molto fantasiosa introdotta da suo fratello: sostiene di aver trovato il Libro dei profumi perduti e delle tracce di un mistico profumo capace di riportare alla memoria vite passate. Non un profumo come tanti ma quello che potrebbe essere una prova concreta dell’esistenza della reincarnazione.

Con continui cambi di scenario, con passaggi da un’epoca all’altra, tra ricordi che affiorano continuamente durante la narrazione, il libro racconta come Jac ed altri personaggi che le gravitano attorno si troveranno a fare i conti con un passato che appare più vivo che mai, con intrighi, amori, passioni di oggi e di ieri che si intrecciano in modo indissolubile.
Devo dire che la trama, tutto sommato, non è poi così male ma ho trovato la narrazione piuttosto confusionaria. Spesso mi sono imbattuta in digressioni di cui avrei fatto volentieri a meno, i continui salti temporali (non solo da un capitolo all’altro ma anche all’interno dello stesso capitolo) secondo il mio parere rendono molto nebulosa la narrazione. Appaiono personaggi dal nulla senza che si capisca chi sono se non dopo diverse pagine: ho avuto l’esigenza di prendere carta e penna per appuntare nomi e legami tra i personaggi ed è un sintomo di quanto poco chiaro sia il racconto.
Peccato, perché le epoche evocate, le storie che si intrecciano hanno pure un buon potenziale ma complessivamente in risultato mi è apparso troppo confuso.

Il personaggio di Jac, per le caratteristiche che vengono accennate, avrebbe potuto essere molto più interessante se proposto in modo più accurato dal punto di vista psicologico. L’autrice lo ha fatto solo in parte. Tanto per citare un esempio, la vicenda che riguarda la morte di sua madre – una vicenda chiave per spiegare molto degli atteggiamenti di Jac – non viene approfondita a sufficienza per dare spazio a descrizioni di aspetti inutili e che non danno nulla all’arricchimento della storia. Un vero peccato!

Ho letto il libro in e-book: appena l'ho scaricato mi sono trovata un testo visualizzato male sul mio dispositivo. La pagina non veniva visualizzata per intero sullo schermo per cui per leggere una pagina ho dovuto scorrere continuamente e la cosa mi ha un po' innervosita.
Ho trovato anche qualche errore ma niente di importante, dettagli.

In ogni modo, con questo libro partecipo alla terza tappa della The Hunting Word Challenge per la parola PROFUMO che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.