Non ho letto il libro Educazione Siberiana ma ne ho sentito tanto parlare.
E non conoscevo affatto il suo autore, Nicolai Lilin.
Così,
con queste carenze si base ma con tanta voglia di colmare le mie
mancanze, ho partecipato ad un incontro proprio con lui, con Nicolai, in
occasione del primo appuntamento di una rassegna estiva di incontri con
gli autori.
Onesta
fino alla fine: non sapevo nulla di nulla, ne' delle sue origini, ne'
dei suoi trascorsi, tantomeno del suo modo di scrivere o degli argomenti
trattati (è al settimo romanzo, ed io conosco di fama solo quello poco
sopra citato) ma il personaggio mi incuriosiva un bel po' per cui mi ho
segnato al calendario l'incontro e ci sono andata.
Sola
soletta. Non che ci fossi solo io, s'intende. Sono andata da sola,
senza un'amica per chiacchierare o per distrarmi durante l'attesa,
insomma.
E poi lui.
Personaggio magnetico, un bell'uomo (il che non guasta) che porta con se una storia che è già di per se un romanzo. Una storia che arriva proprio da Educazione Siberiana (ho fatto delle ricerche, mi sono informata ma a posteriori) e che ha raccontato ai presenti in modo diretto e senza filtri.
Silenzio di tomba durante il suo intervento.
Nonostante le zanzare che tentavano di disturbare - eravamo all'aperto - non volava una mosca.
Atteso in città dall'esordio del suo primo fortunatissimo romanzo (dal 2009), l'autore è stato accolto dalla moderatrice Giovanna Taffetani della Libreria Il Gatto con gli Stivali e dal vice sindaco del comune di Porto Sant'Elpidio (FM) Monica Leoni che gli hanno anche strappato la promessa di tornare per incontrare i ragazzi delle scuole.
Protagonista del suo nuovo romanzo - Spy Story Love Story - è un personaggio che ha una vita inusuale. Ad ispirarlo è stata una figura realmente esistente nella vita dell'autore.
"Sono nato in un ambiente criminale, eravamo quelli che mettono davanti a tutti le idee del resistere ad un certo tipo di politica. In questo contesto c'era un uomo, un killer, che lavorava con un gruppo collegato al gruppo di mio padre. In un certo periodo della mia vita è diventato il mio idolo: era un uomo impassibile, un uomo di pietra. Zio Sergio, questo il suo nome, pur essendo una persona che uccideva persone sgradite, era un uomo colto. Per un periodo della mia vita sono stato ospite da lui, in Finlandia, e la sua casa aveva le pareti rivestite di librerie stracolme. Vicino a lui mi sentivo protetto, dietro di lui non c'era la sua ombra ma l'ombra della morte. Era un uomo molto bello ma dall'aspetto maledetto. In un certo periodo, mentre ero da lui, viene ucciso un amico comune suo e di mio padre. Sono stato con zio Sergio al funerale ma non ho potuto avvicinarmi a mio padre da cui ero stato allontanato allo scopo di proteggere la mia vita. Tutti piangevano. Zio Sergio no. Quando, in macchina, gli ho chiesto come mai lui non piangesse, mi rispose:
Ragazzo, io piango solo quando leggo.
Da lì ho capito che la vita del killer non era la sua vera vita. La sua vera vita, le sue emozioni, erano nei suoi libri. Zio Sergio è una persona che ho amato pur essendo consapevole che fosse un assassino. Volevo ricordarlo in questo libro costruendo sulla sua base il mio protagonista: un personaggio che è consapevole di essere il male ma che è stanco di essere il male".
Ecco da dove arriva il protagonista, quell'uomo che riscopre il suo lato personale ed inizia ad amare se stesso, nonostante tutto. Il tutto con, sullo sfondo, l'importanza della letteratura anche per una vita come quella del protagonista che della letteratura non ha mai fatto a meno. Nonostante tutto.Nel libro si parla di criminali onesti ... un po' una contraddizione in termini....
"Le origini del criminale onesto nascono dalla cultura russa ai tempi dello Zar e vanno ricercate nella necessità di resistere ad un sistema che si impone. Quando mio nonno mi regalò il coltello - quella di mio nonno è un'altra figura a cui sono molto legato - simbolo del momento del passaggio dall'essere un ragazzo all'essere uomo mi ha detto:
Ricorda: il cavaliere del re porta l'armatura ed un'uniforme. Il cavaliere del popolo porta il coltello.
Ecco che ho capito che essere criminali onesti voleva dire essere dalla parte del popolo, di chi subisce e tutto ciò mi ha affascinato: l'opporsi con coraggio ad un sistema considerato corrotto. Ciò mi ha portato molto presto in carcere: quando avevo 14 anni ho sparato ad uno spacciatore di droga. Per noi essere parte della criminalità onesta voleva dire difendere con tutte le tue forze il tuo quartiere, la tua gente, da un male che arriva la droga. Quello era il male arrivato da noi: la droga sotto cui cadevano molti miei amici. Eravamo criminali onesti che difendevano la comunità dal male che arrivava dall'esterno. Questa è la realtà che ho vissuto".
Uno dei personaggi del romanzo è Katia, descritta come malata di possesso. Nella vita è pieno di gente così...
Qui ritrovo un'altra frase detta da mio nonno e che mi è rimasta dentro. Un assunto che arriva da un'antica regola del cacciatore siberiano. Va detto che i cacciatori siberiani hanno delle rigide regole. In Siberia non si caccia per divertimento ma per sopravvivenza e da qui arriva la regola secondo cui non si possa uccidere più di quanto il cacciatore non possa portare via da solo. E qui arriva la frase di mio nonno:
Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore non possa amare
Questo è il senso del mio pensiero nel rapporto con il mondo. Nella mia visione del mondo sono molto attaccato alla fisica quantistica. Di mia impronta culturale sono cristiano e la fisica quantistica è la scienza che più si avvicina alla fede. In soldoni, per la fisica quantistica tutti noi facciamo parte di uno stesso campo energetico. Tutti noi siamo concentrazione temporanea di energia ed è inutile possedere di più perchè tutti torneremo ad essere mera energia alla fine. Credo che chi possiede troppo nel momento in cui si guarda allo specchio non veda ciò che ha ma veda riflessa la sua pochezza interiore. Chi possiede troppo manca di basi culturali ed emotive che cerca di compensare con cose materiali".
Titolo e copertina. Da dove arrivano?
"Il titolo è stato pensato dai miei editori. Io l'avevo chiamato semplicemente romanzo n.7 visto che era il mio settimo romanzo. La copertina l'ho affidata al mio amico Stefano Fusaro: una persona di cui mi fido che ha letto il mio scritto prima ancora che venisse editato ed ha pensato alla copertina. Non so nemmeno chi sia l'uomo che vi compare. Probabilmente un amico di Stefano, non saprei".
Nelle more del racconto si apre, poi, un capitolo particolare. Quello dei tatuaggi. Sollecitato da Giovanna, Nicolai racconta come "... quella dei tatuaggi è l'arte con la quale comunico con le persone.
E' un'arte che ho conosciuto ad otto anni ed è diventata un mio modo di essere, di comunicare: pratico l'arte del tatuaggio e continuo ad esercitare la tradizione siberiana.
Le persone vengono da me e mi raccontano la loro storia. Questa loro storia diventa un tatuaggio unico e irripetibile perchè la storia di ognuno è unica e irripetibile.
Tatuo le persone non per motivi estetici, non è questo ciò che faccio.
Ascolto la loro storia e la riscrivo con il tatuaggio sulla pelle. Ho uno studio a Milano dove insegno la mia tradizione a due allievi che spero vogliano portarla avanti e considero questo mio modo di concepire il tatuaggio come contrappeso al concetto consumistico che oramai dilaga. Mi faccio strumento per dare un'opportunità a chi cerca qualche cosa di più profondo: ogni storia merita di essere raccontata ed è quello che io faccio. Ogni tatuaggio che realizzo è un sigillo di un legame personale che si crea tra me e chi mi racconta la sua vita. Un po' come avviene tra un confessore ed una persona che va a confessarsi. Ciò che conta è la sincerità, l'autenticità e se vedo che ciò manca non realizzo nessun tatuaggio".
io invece ho letto tre dei suoi romanzi (Educazione Siberiana e i due successivi) e ne sono rimasta affascinata, idem mio marito. Nel ho parlato sul blog. Mi sarebbe piaciuto moltissimo partecipare all'incontro con l'autore a cui sei stata tu!!
RispondiEliminaE' stato un incontro molto particolare. Ha catalizzato le attenzioni con naturalezza... Sono davvero contenta di aver partecipato!
Elimina