sabato 20 febbraio 2016

Dolce come il cioccolato (L. Esquivel)

Di Laura Esquivel ho letto, tempo fa Veloce come il desiderio e ricordo che mi piacque molto di più di quanto non mi sia piaciuto Dolce come il cioccolato.

Ho preso in prestito in biblioteca un'edizione piuttosto vecchiotta (vi è stampato il prezzo in lire) e devo dire che la copertina non solo non mi è piaciuta affatto ma l'ho trovata un tantino inopportunta. Probabilmente, anni fa, le copertine in stile "Harmony" andavano alla moda per attirare lettrici... Anche in copertina è stata stampata una dicitura in rosso con cui si specifica che si tratta di un romanzo pizzante in dodici puntate con ricette, amori e rimedi casalinghi.

Ricette - amori - rimedi casalinghi: ingredienti, questi, che probabilmente avevano il compito di attirare lettrici.
Io vi ho trovato ricette, quello è vero, una per ogni capitolo (ed i capitoli sono dodici).
Amori, questo anche è vero visto che si intrecciano diverse storie d'amore.
Rimedi casalinghi, vero anche questo.
Allora cos'è che non va?
Innanzitutto il titolo non è per niente rispondente alla storia: la traduzione italiana del titolo originale porta fuori pista.

Como agua para chocolate: questo è il titolo originale e la dice lunga. Eh si... perchè nel libro, tra le varie ricette, si propone anche il metodo migliore per far sciogliere la cioccolata (al capitolo nove) nel modo giusto e senza inconvenienti. 
...si mette a cuocere una tavoletta di cioccolato nell'acqua (...) quando inizia a prendere bollore, si toglie dalla fiamma, si fa sciogliere perfettamente la tavoletta e si sbatte con il frullino finché si amalgama bene con l'acqua. 
Un passaggio carico di simbologia se lo si mette in collegamento con quanto accade tra due persone che si amano, che si desiderano... ciò che accade quando l'uno entra in contatto con l'altro. L'acqua che bolle e quel bollore che porta  sciogliere completamente la cioccolata fino a diventare un tutt'uno. Ecco, in questo contesto il titolo ha un senso. Ma Dolce come il cioccolato proprio non c'entra.

E poi la storia in se mi è piaciuta poco. 
La figura di Tita, la protagonista, è quella di una donna carismatica, forte e caparbia. Ama Pedro ma non può sposarlo per un'assurda tradizione di famiglia secondo cui l'ultima figlia non può convolare a giuste nozze perché deve accudire la madre fino alla sua morte. Ecco, dunque, che quando Pedro si presenta a chiedere la mano della sua innamorata il consenso da parte della madre di lei viene dato per un matrimonio, ma non per il suo!

Tutto ha inizio da qui. Un amore tormentato con personaggi che, secondo me, non sono molto approfonditi. La passione che mette Tita nella cucina è ammirevole e si tramuta in pietanze che non sono solo buone per il palato ma che hanno effetti anche per l'anima. A tutto ciò si mischia anche una certa aurea magica, misteriosa che, secondo mio parere, rende le situazioni assurde.
La storia non mi ha catturata. Non posso dire altro perché rischierei di svelare troppo ma - pur nella consapevolezza che all'epoca (siamo nel Messico dei primi del Novecento) si avessero abitudini particolari soprattutto in fatto di rapporti familiari, quanto accade mi è sembrato davvero assurdo e poco realistico. 

Il finale? Non me lo aspettavo proprio ma questa sorpresa non è stata sufficiente a farmi amare questo libro.

Da ultimo. Romanzo piccante proprio no. Su. Non ci ho trovato proprio niente di piccante. Magari in qualche momento si descrivono situazioni sensuali, di tensione amorosa tra i personaggi ma di piccante non c'è niente, fuorchè il peperoncino che magari Tita aveva in cucina!

Con questa lettura partecipo  alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 1: un libro con un alimento nel titolo. In questo caso, CIOCCOLATO.

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