A sangue freddo, romanzo di Truman Capote, mi ha presa e catturata ma ci ho messo molto (troppo per i miei gusti) a leggerlo perchè - credo che sia questo il motivo - l'ho letto in un volume piuttosto pesante e allo stesso tempo con pagine piccole... e caratteri davvero piccini.
L'ho trovato in biblioteca, parte della raccolta pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore, collana I Meridiani. Una bella raccolta, non c'è che dire, di racconti e romanzi.
A sangue freddo è un romanzo del 1965 di cui sono venuta a conoscenza partecipando ad un gruppo di lettura che lo aveva scelto (su indicazione dei membri) come lettura del mese di febbraio. Io l'ho preso tra le mani la seconda settimana di febbraio e l'ho concluso qualche giorno fa e devo dire che è un romanzo ben strutturato con delle caratteristiche particolari.
Una famiglia viene sterminata. Famiglia normale, tranquilla.
Fin da subito si sa chi sono i colpevoli.
Anzi, il racconto prosegue pur nello stesso piano temporale ma in piani narrativi differenti.
Ciò che mi ha colpita è stata la capacità dell'autore di proporre moltissimi personaggi e molte storie nella storia lasciando sul fondo il delitto e la ricerca dei colpevoli che il lettore conosce già.
Fin da subito mi sono chiesta come avrebbe fatto l'autore a tenere i lettori incollati alle pagine visto che si sapeva già chi ha fatto cosa ed anche in che modo.
Va detto, però, che non sapevo nulla di quel romanzo e del fatto che raccontasse uccisioni realmente verificatesi e che i protagonisti fossero reali. Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock, i due assassini, non sono frutto dell'invenzione di un romanziere ma reali assassini... per questo, non sapendo nulla di tutto ciò, ho preso il romanzo come tale, un romanzo. E per questo mi sono chiesta cosa avrebbe escogitato l'autore per arrivare a scrivere così tante pagine.
Solo a lettura ultimata - e spinta dalla mia classica curiosità di saperne di più - mi sono resa conto che si tratta di un romanzo-verità che raccontava fatti realmente esistiti.
Non sta a me dire con quanta verosimiglianza ciò sia stato fatto ma posso dire che l'autore ha dimostrato di conoscere molto bene le situazioni di cui parla nel libro e di aver fatto un'opera di ricerca non indifferente.
Tanti sono i personaggi che vengono citati - e non in modo superficiale - da un capitolo all'altro.
Tante le situazioni che vengono raccontate lasciando sullo sfondo un crimine così atroce che viene quasi lasciato in sospeso mentre l'autore è impegnato a raccontare altro.
Ed è stato abile a farlo. Io fino a poche pagine dalla fine non sono riuscita a capire se i due colpevoli sarebbero stati davvero puniti per il loro crimine oppure no. Certo, se avessi conosciuto la storia a cui il romanzo è ispirato sarebbe stato un discorso diverso. Io ero all'oscuro di tutto, per cui... mi sono goduta la lettura fino all'ultima riga.
Il fatto che siano stati usati caratteri piccoli piccoli (ancora più piccoli quando venivano riportate lettere o comunicazioni di altro genere) non mi ha aiutata a velocizzare la lettura. E poi, pur avendo una gran voglia di arrivare alla fine, la mole del volume mi ha impedito di tenerlo comodamente in borsa e portarlo in giro con me per "ammazzare il tempo" durante le attese.
A me è piaciuto come romanzo. Ben scritto anche se con termini un po' in disuso - è pur sempre un romanzo datato e vorrei segnalarlo per questo Venerdì del libro.
Ovviamente, mi è piaciuto come romanzo, non che mi sia piaciuta la storia perchè - sapendo che è un storia vera anche se sicuramente romanzata - un crimine di questo tipo non può certo piacere come racconto in se.
Qualcun altro che l'abbia letto e che possa lasciarmi il suo commento? Così... giusto per confrontarci.
Il grande Capote, immenso, anche al di là di Tiffany!
RispondiEliminaNon l'ho mai letto, ma le tue parole mi hanno incuriosito
RispondiEliminaDopo la tua recensione mi piacerebbe leggerlo. Ne avevo sentito tanto parlare ma non mi e' mai capitato di prenderlo in mano.
RispondiEliminaL'unico problema è che già ho difficoltà a leggere di assassini, poi sapendo che è una storia reale, temo di non reggerla!