Lui non ci sarà. Franco Bomprezzi, autore del libro La Contea dei Ruotanti non sarà presente alla presentazione della nuova edizione del suo libro - la terza - che arriva a 16 anni di distanza dalla prima.
Bomprezzi è venuto a mancare di recente, nel dicembre dello scorso anno, ed in suo omaggio è stato messo a punto un appuntamento al quale avrei parteciperei molto volentieri se solo fossi un po' meno lontana.
Il 28 di marzo prossimo, alle ore 11.30, presso
la Sala conferenze della Casa dei Diritti intitolata a Franco Bomprezzi
(Via De Amicis 10 - ingresso senza barriere Via Fabbri 9 a Milano) il suo romanzo sarà presentato alla presenza di Lella Costa,
Sibyl von der Schulenburg, Padre Giuseppe Bettoni, Gerardo Bombonato,
Marco Bomprezzi e Simone Fanti del Corriere della Sera.
Io ho appena terminato di leggerlo, il suo libro. E devo dire che mi ha spiazzata. Eh si, perchè non ho mai pensato alla disabilità in questi termini.
La Contea dei Ruotanti è un posto futuristico in cui la disabilità è la normalità e i "diversi" sono i camminanti, coloro che non stanno su una sedia a rotelle. Ogni ambiente è concepito a misura di ruotante, cioè pensato per rendere normale la vita di chi - essendo costretto su una carrozzina - in un ambiente diverso troverebbe indubbiamente difficoltà e barriere, architettoniche e non solo.
Ed è la stessa società ad essere al contrario.
Non ci sono barriere architettoniche di nessun tipo. Persino gli ambienti più prestigiosi dal punto di vista artistico sono stati riconcepiti a misura di ruotante demolendo scalinate da sostituire con comodi scivoli, tanto per citare un esempio.
Una società di questo tipo è frutto di una rivoluzione che ha avuto, in testa, un leader che ha saputo trasmettere di forti ideali, tali da creare un ambiente chiuso in se stesso dove sono banditi coloro che verrebbero abitualmente considerati normali.
Tant'è che si arriva addirittura a pensare che i medici debbano intervenire geneticamente qualora un bambino concepito sano da due ruotanti corra il rischio di nascere camminante. Si arriva al paradosso ma il messaggio che viene lanciato è chiaro.
Visto che la società ha sempre lasciato ai margini i disabili, creando un mondo a misura di persone normali (passatemi il termine... è per far capire il concetto...) ci si è ribellati cambiando completamente la prospettiva creando una Contea in cui tutto viene concepito a misura di chi è in carrozzina.
Ad un certo punto gli equilibri faticosamente raggiunte all'interno della Contea vengono sbilanciati dalla cattura di un camminante che deve seguire un percorso di riabilitazione... in carrozzina. Anche questo è al contrario: è colui che cammina che va riabilitato affinchè sia al pari di tutti gli altri... e questo compito viene affidato ad una bellissima ragazza in carrozzina che dovrà confrontarsi con dei sentimenti e dei tumulti interiori che la portano a mettere in discussione l'intero sistema, nel quale ha sempre creduto.
Gli ingranaggi iniziano ad incepparsi tanto che emerge un certo malessere in coloro che, fino a quel momento, hanno sempre accettato e condiviso i principi del capo assoluto della rivoluzione che ha portato alla costituzione della Contea: Giovanni delle Ruote Nere.
Qualcuno inizia a contestare un sistema così rigido, fatto di regole così chiuse e atte ad escludere i "diversi", i non ruotanti.
Io ho appena terminato di leggerlo, il suo libro. E devo dire che mi ha spiazzata. Eh si, perchè non ho mai pensato alla disabilità in questi termini.
La Contea dei Ruotanti è un posto futuristico in cui la disabilità è la normalità e i "diversi" sono i camminanti, coloro che non stanno su una sedia a rotelle. Ogni ambiente è concepito a misura di ruotante, cioè pensato per rendere normale la vita di chi - essendo costretto su una carrozzina - in un ambiente diverso troverebbe indubbiamente difficoltà e barriere, architettoniche e non solo.
Ed è la stessa società ad essere al contrario.
Non ci sono barriere architettoniche di nessun tipo. Persino gli ambienti più prestigiosi dal punto di vista artistico sono stati riconcepiti a misura di ruotante demolendo scalinate da sostituire con comodi scivoli, tanto per citare un esempio.
Una società di questo tipo è frutto di una rivoluzione che ha avuto, in testa, un leader che ha saputo trasmettere di forti ideali, tali da creare un ambiente chiuso in se stesso dove sono banditi coloro che verrebbero abitualmente considerati normali.
Tant'è che si arriva addirittura a pensare che i medici debbano intervenire geneticamente qualora un bambino concepito sano da due ruotanti corra il rischio di nascere camminante. Si arriva al paradosso ma il messaggio che viene lanciato è chiaro.
Visto che la società ha sempre lasciato ai margini i disabili, creando un mondo a misura di persone normali (passatemi il termine... è per far capire il concetto...) ci si è ribellati cambiando completamente la prospettiva creando una Contea in cui tutto viene concepito a misura di chi è in carrozzina.
Ad un certo punto gli equilibri faticosamente raggiunte all'interno della Contea vengono sbilanciati dalla cattura di un camminante che deve seguire un percorso di riabilitazione... in carrozzina. Anche questo è al contrario: è colui che cammina che va riabilitato affinchè sia al pari di tutti gli altri... e questo compito viene affidato ad una bellissima ragazza in carrozzina che dovrà confrontarsi con dei sentimenti e dei tumulti interiori che la portano a mettere in discussione l'intero sistema, nel quale ha sempre creduto.
Gli ingranaggi iniziano ad incepparsi tanto che emerge un certo malessere in coloro che, fino a quel momento, hanno sempre accettato e condiviso i principi del capo assoluto della rivoluzione che ha portato alla costituzione della Contea: Giovanni delle Ruote Nere.
Qualcuno inizia a contestare un sistema così rigido, fatto di regole così chiuse e atte ad escludere i "diversi", i non ruotanti.
Noi non volevamo una Contea per soli handicappati, noi volevamo essere la misura delle cose e dei servizi, aspiravamo a un mondo migliore, nella misura in cui anche i camminanti avrebbero potuto comprendere i propri errori, fare autocritica e ricominciare da capo, senza arroganza e senza prevaricazioni. Sono stanca di vedere carrozzine dappertutto!Sono questi i pensieri rivoluzionari che iniziano a circolare tra i più giovani. Sono questi i pensieri che iniziano a far cambiare le cose o che, per lo meno, tentano di farlo.
Senza voler togliere il gusto della lettura svelando la trama nei dettagli, mi limito a dire che un romanzo di questo tipo cambia completamente la prospettiva delle cose e fa riflettere. Fa riflettere circa la necessità di un cambiamento, affinchè realmente non ci siano "diversi" ma tutti siano sullo stesso piano, tutti messi nella condizione di avere le stesse opportunità attuando una vera uguaglianza, concreta, che non sia fatta di tante belle parole.
A sedici anni di distanza dalla prima edizione di questo libro trovo che si tratti di un romanzo molto attuale che invita alla riflessione sul concetto di normalità così come su quello di diversità, che propone argomenti spesso considerati come "scottanti" quali i sentimenti, l'amore, il sesso.
Ammetto che sulle prime mi è sembrato un racconto paradossale. Ma il paradosso accende la riflessione e lascia il segno. E' un romanzo che consiglio a tutti e che, credo, vada letto con occhi attenti e mente aperta affinchè il messaggio che passa non scivoli addosso al lettore ma ne faccia un "...ambasciatore di pace" proprio come si ritroverà ad essere Paolo, il camminante protagonista della storia.
Se posso permettermi un appunto, ma si tratta più di una considerazione di carattere personale che di una critica, non mi è piaciuta la grafica utilizza per i discorsi diretti con il trattino all'inizio e alla fine della frase e il punto che chiude il discorso dopo il trattino. Ma si tratta di un dettagli che passa in secondo, terzo, quarto, centesimo piano davanti a tutto il resto.
A sedici anni di distanza dalla prima edizione di questo libro trovo che si tratti di un romanzo molto attuale che invita alla riflessione sul concetto di normalità così come su quello di diversità, che propone argomenti spesso considerati come "scottanti" quali i sentimenti, l'amore, il sesso.
Ammetto che sulle prime mi è sembrato un racconto paradossale. Ma il paradosso accende la riflessione e lascia il segno. E' un romanzo che consiglio a tutti e che, credo, vada letto con occhi attenti e mente aperta affinchè il messaggio che passa non scivoli addosso al lettore ma ne faccia un "...ambasciatore di pace" proprio come si ritroverà ad essere Paolo, il camminante protagonista della storia.
Se posso permettermi un appunto, ma si tratta più di una considerazione di carattere personale che di una critica, non mi è piaciuta la grafica utilizza per i discorsi diretti con il trattino all'inizio e alla fine della frase e il punto che chiude il discorso dopo il trattino. Ma si tratta di un dettagli che passa in secondo, terzo, quarto, centesimo piano davanti a tutto il resto.
Parte del ricavato della vendita del libro verrà devoluta alla Fondazione Arché Onlus di cui l'autore è stato un grande amico e sostenitore. Può essere acquistato a 10.00 euro direttamente dal sito dell'editore con spedizione gratuita.
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